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Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

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Glossario B

NOTA: i termini con l’asterisco costituiscono altrettante voci del Glossario e quindi sono eventualmente consultabili nelle sottosezioni alfabeticamente corrispondenti.

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Bacca: è un frutto* carnoso indeiscente* (a maturazione non si apre spontaneamente per far uscire i semi) con epicarpo* (parte esterna che avvolge e protegge i semi) membranoso, mesocarpo* (strato mediano del pericarpo.) polposo e succoso contenente uno o più semi. Esempi sono uva, pomodori, ecc.

Balsamico: contiene balsami emollienti (V. Emolliente) per le vie respiratorie.

Batteri: sono microrganismi unicellulari, microscopici (da 2 a 10 – 15 micron), con membrana azotata, privi di clorofilla*. Possono essere sferoidali (cocchi, quali stafilococchi e streptococchi), a bastoncello (bacilli), arcuati (vibrioni), spiralati (spirilli), provvisti o meno di ciglia, isolati o in catena. Inoltre possono vivere come saprofiti (che si nutrono di materia organica in decomposizione; quelli dell’intestino non sono patogeni per l’uomo e costituiscono la normale flora intestinale), parassiti (che se immessi dall’esterno nell’organismo sottraggono nutrimento alle cellule, emettendo rifiuti tossici), simbiotici (che sono in grado di stabilire rapporti simbiotici con altri organismi in modo da ottenere reciproco vantaggio). Molti batteri sono patogeni per piante, animali e per l’uomo; altri, che concorrono alla fermentazione e putrefazione di sostanze organiche, sono utili nell’agricoltura. Sono ad es. malattie batteriche la faringite*, la pertosse*, la scarlattina* ed altre.

Battericida: V. Antisettico.

Bechico: calma la tosse* e le irritazioni della faringe*.

Betacarotene: sostanza fortemente antiossidante* precursore della vitamina A (cioè che viene trasformata dal nostro organismo in vitamina A), utile principalmente per la vista, per la pelle* e per le mucose (V. Membrana mucosa). E’ un pigmento arancione che appartiene al gruppo  dei flavoni*, unitamente ad altri pigmenti vegetali che conferiscono il colore a fiori, frutta e verdura. Il colore che il betacarotene conferisce varia dal giallo al rosso ed  è particolarmente contenuto in frutti come albicocche, cachi, meloni, pesche, arance e verdure come carote, pomodori, zucca gialla, peperoni rossi, ma anche in verdure a foglia verde come spinaci, broccoli, rape e cicoria. L’assunzione di betacarotene prima dell’esposizione al sole, fa aumentare la produzione di melanina che rende più intensa l’abbronzatura, ma non protegge dall’azione dannosa dei raggi ultravioletti del sole (raggi UV).

Bilioso: V. Temperamento bilioso.

Biodiversità: è la varietà delle forme di vita vegetale e animale presenti negli ecosistemi* del pianeta, intendendo per questi ultimi i luoghi nei quali i suddetti organismi interagiscono tra di loro e con l’ambiente che li circonda.

Bioflavonoidi: V. Flavonoidi.

Biotipo: è il modo di raggruppare gli individui in classi sulla base di caratteristiche omogenee a partire dalla natura che impone una sorta di impronta. Il biotipo è il complesso dei caratteri morfologici, fisiologici (metabolici-funzionali) e psicologici propri di ciascun uomo, risultanti dall’interazione del patrimonio genetico con le condizioni ambientali in cui egli vive e cresce e che lo rendono qualcosa di unico, un individuo diverso dagli altri. In pratica corrisponde alla costituzione*.

Blefarite: infiammazione* dei bordi delle palpebre degli occhi. Può essere causata da infezione batterica (spesso da stafilococco), da malattie della pelle (dermatite seborroica*, acne*), da allergie, da problemi alimentari, da fattori ambientali (fumo, vento, polvere, lenti a contatto, cosmetici, ecc.). L’infezione batterica produce una blefarite ulcerativa; le altre cause in genere producono una blefarite squamosa o seborroica (non ulcerativa). I primi sintomi sono prurito, lacrimazione eccessiva, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, sensibilità alla luce, talvolta accompagnati da arrossamento e gonfiore delle palpebre. La forma ulcerativa si manifesta con piccole pustole (lesioni rilevate della pelle contenenti pus) all’altezza dei follicoli piliferi delle ciglia; la forma non ulcerativa si manifesta con squame untuose ai margini delle palpebre. La malattia è soggetta a recidiva.

Blenorragia: detta anche gonorrea o volgarmente scolo, è una malattia venerea contagiosa provocata dal batterio gonococco, consistente nell’infiammazione, acuta o cronica, delle basse vie urinarie, in particolare dell’uretra e per questo è altresì nota come uretrite gonococcica. Si manifesta sia nelle donne, con delle perdite vaginali anomale, che soprattutto negli uomini con una secrezione uretrale purulenta, prima sieromucosa, a gocce trasparenti o biancastre, poi abbondante, densa, cremosa, di colore giallo e giallo-verdastro. Gli altri sintomi sono congestione, bruciore, dolore, febbre.

Bocca: cavità del capo che costituisce la prima parte del tubo digerente e l’inizio delle vie respiratorie. E’ limitata anteriormente dalle labbra, lateralmente dalle guance, in alto e in basso dalle arcate dentarie, dal palato e dal pavimento boccale su cui è impiantata la lingua. E’ ricoperta da una mucosa* ricca di ghiandole salivari. Nella bocca avviene la prima fase della digestione grazie alla masticazione ed all’azione della saliva. Tramite le papille gustative della lingua si percepiscono i cinque sapori fondamentali (dolce, amaro, salato, aspro e umami). La cavità della bocca, assieme alla lingua ed alle labbra, è anche uno degli organi necessari alla fonazione.

Brevilineo astenico: è il biotipo* caratterizzato da uno scarso funzionamento della tiroide* (ipotiroidismo), della corticale del surrene* (ipocorticosurrenismo) e delle gonadi* (ipogonadismo). Corrisponde alla costituzione carbonica* o al temperamento linfatico*.

Brevilineo stenico: è il biotipo* caratterizzato da un aumentato funzionamento della corticale del surrene* (ipercoticosurrenismo). Corrisponde alla costituzione sulfo-carbonica* (sulfurico grasso) o al temperamento sanguigno*.

Bronchiettasia: dilatazione di un bronco o di un bronchiolo dovuta ad un processo infettivo.

Bronchite: infiammazione* dei bronchi che può essere dovuta a diverse cause, quali agenti microbici, infezioni, allergie, immunodeficienze, fumo attivo o passivo, inquinamento. I sintomi tipici sono difficoltà di respirazione, tosse* con espettorato*, infezioni frequenti delle vie respiratorie, stanchezza, cefalea*, febbre*, dolore* al torace. Può essere acuta o cronica. La bronchite acuta di solito si presenta dopo un’infezione respiratoria di tipo virale, mentre la bronchite cronica si verifica a seguito di una lunga esposizione agli agenti patogeni in grado di danneggiare i bronchi in modo irreversibile.

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Se l’alito è pesante

Se-l'alito-è-pesanteL’alitosi può avere diverse cause, tra cui le principali sono i problemi digestivi e quelli di denti e gengive. Recenti studi hanno dimostrato che il cattivo odore dell’alito è in genere dovuto alla proliferazione di alcuni tipi di batteri che si depositano sulla lingua. Occorrerebbe quindi adottare alcune norme aggiuntive di igiene del cavo orale (quali ad es. bere abbondante acqua per mantenere idratata e pulita la lingua, adoperare spatoline di legno o altri accessori adatti per pulire la lingua giornaliermente, usare colluttori orali) e tenere una più corretta alimentazione (quali ad es. fare uso di fermenti lattici, mangiare molte fibre, integrare la dieta con alimenti ricchi di vitamine A e betacarotene, B, C e contenenti calcio).

I seguenti rimedi naturali suggeriti dalla nonna consentono di contrastare efficacemente il problema.

Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, impacchi, cataplasmi, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Anice + Limone: mettere a macerare in una tazza d’acqua fredda per 4 ore il succo di 1/2 limone con un pugno di polvere di semi di anice; fare risciacqui 2 – 3 volte al giorno; il risultato è assicurato.

□ Caffè: tenere un chicco di caffè in bocca aiuta a risolvere il problema dell’alito cattivo.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Camomilla + Genziana + Melissa + Rosmarino: per combattere l’alito cattivo bere l’infuso delle quattro erbe un paio di volte al giorno (due pizzichi di fiori di camomilla, un pizzico di genziana, due pizzichi di melissa, un pizzico di rosmarino, in una tazza d’acqua bollente).

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Ginepro: fare risciacqui e gargarismi con l’infuso preparato con le bacche (10 g in 1 tazza d’acqua bollente).

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Lavanda + Menta + Salvia: i risciacqui e i gargarismi fatti con l’infuso che utilizza una miscela delle tre piante (una presa di fiori di lavanda, una di foglie di menta e una di foglie di salvia, essiccati o freschi, in una tazza d’acqua bollente), sono rinfrescanti e profumano l’alito.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Menta piperita: masticare le foglie fresche della pianta, oppure preparare un infuso con 5 g di foglie fresche sminuzzate in 100 ml di acqua bollente, tenere in infusione 10 – 15 min, filtrare comprimendo la parte solida, praticare risciacqui 4 – 5 volte al dì.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Prezzemolo: masticarne qualche fogliolina per combattere l’alitosi dovuta all’ingestione di aglio e cipolla.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Salvia, prepararne un infuso con 5 g di foglie sminuzzate in 100 ml di acqua bollente, lasciare in infusione 10 – 15 min, filtrare spremendo bene il residuo, praticare risciacqui 4 – 5 volte al dì.

□ Tè verde: l’infuso di tè verde preparato secondo il proprio gusto, aiuta a tenere l’alito fresco e profumato.

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.com□ Verbena: il decotto di foglie e radici (5 g in 200 ml d’acqua), da usare per risciacqui più volte al dì, è disinfettante per le affezioni della bocca ed elimina l’alito cattivo.

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Carciofo

FAMIGLIA: Astaraceae                    GENERE: Cynara                   SPECIE: Cynara cardunculus

 

CARCIOFO_1Il carciofo, il cui nome latino è cynara scolymus, è una pianta erbacea perenne, orticola, originaria dei Paesi del Bacino del Mediterraneo, attualmente coltivata prevalentemente nell’Europa meridionale, nell’Africa settentrionale ed in America. Il termine “cynara” deriverebbe dal greco “kynara” (canina), in riferimento alle punte dure esterne paragonabili ai denti di un cane. Per altri studiosi il termine deriverebbe dalla parola “cenere”, perché con questa anticamente veniva concimata la pianta. Il nome italiano “carciofo” deriva invece dalla parola araba “harsciof”.

Il carciofo ha caratteristiche molto simili al cardo, tant’è che secondo alcuni studiosi entrambi gli ortaggi deriverebbero dal cardo selvatico. Ha un fusto solcato, eretto e ramificato; foglie oblunghe, alterne ed opposte; fiori azzurri o violacei riuniti in infiorescenze a capolino. Ogni ramificazione termina con un’infiorescenza. Si dice a “capolino” perché i fiori sono inseriti all’estremità allargata di un peduncolo, che ne è la base.

La base del capolino è denominata ricettacolo carnoso. Sul ricettacolo, in mezzo ai fiori, sono presenti numerose setole bianche e traslucide, che costituiscono il pappo. Sulla periferia del ricettacolo si sviluppano le brattee, ovvero delle squame carnose, verdi o violacee, con o senza spina apicale.

CARCIOFO_2Il carciofo altro non è che il capolino giovane, prima cioè che esso si apra e questo si verifica più tardi quando si ha la divaricazione delle brattee. L’apertura del capolino in effetti corrisponde alla schiusura del bocciolo di qualsiasi pianta durante la fioritura; tale fenomeno in botanica si chiama “antesi” e serve per l’impollinazione. L’antesi per la pianta di carciofo avviene in estate, dopo il periodo della raccolta che normalmente viene fatta dall’autunno alla primavera precedenti.

Nel carciofo le brattee sono comunemente chiamate “foglie del carciofo”, quelle interne sono tenere e carnose, mentre quelle esterne sono consistenti e fibrose. Il ricettacolo carnoso e le brattee più interne costituiscono la parte meglio commestibile del carciofo, detta anche “cuore”. L’insieme dei fiori e del pappo è chiamato comunemente “peluria”.

La coltura del carciofo è diffusa particolarmente in Italia e poi in Francia, Spagna, Algeria e Marocco, mentre esso è poco conosciuto in altri paesi.

 

VARIETA’

Esistono numerose varietà di carciofo, molte delle quali comunque derivano da varietà trapiantate che, per i fattori ambientali locali, hanno acquisito nel tempo delle leggere differenze rispetto a quelle di origine.

La principale classificazione delle varietà di carciofi viene fatta distinguendoli tra:

□     spinosi, che presentano una spina all’estremità delle brattee del capolino;

□     non spinosi o inermi, che non presentano la suddetta spina e che sono le più diffuse.

Nell’ambito della suddetta classificazione, le varietà che si coltivano in Italia, in base al periodo di produzione, si distinguono a loro volta in:

◆     precoce o autunnale, vengono coltivate prevalentemente lungo le aree costiere dell’Italia meridionale;

◆     tardiva o primaverile, vengono coltivate prevalentemente lungo le aree costiere dell’Italia centro-settentrionale, dove il clima è più rigido.

Le varietà di carciofi più note e più coltivate risultano le seguenti:

 

Carciofi SPINOSIColore Forma Carciofi INERMIColoreForma
Spinoso Campano (Autunnale)Verde violaLunga della Campania detto “Mammarella” (Primaverile)Verde violaTonda
Violetto di Provenza (Autunnale)ViolaLunga Romanesco detto “Mammola” (Primaverile)Verde violaTonda
Spinoso di Sicilia (Autunnale)VerdeTonda di Paestum (Autunnale)Rosso scuroTonda
Spinoso Sardo (Autunnale)ViolaLunga Violetto di Catania <produz. 2/3 tot. Italia> (Autunnale)Verde violaLunga
Veneto di Chioggia (Primaverile)Verde chiaroLunga Violetto di Toscana (Primaverile)ViolaLunga

 

UN PO’ DI STORIA

Il carciofo si mangiava comunemente ai tempi dei Greci e degli Egizi; veniva considerato da questi ultimi un “dono del sole”. Le prime descrizioni risalgono allo storico greco Teofrasto (371 – 287 a.c.) e probabilmente si trattava di carciofo selvatico.

Continuò ad essere apprezzato all’epoca dei Romani. come attestano gli scritti di alcuni autori antichi, quali Columella (4 – 70 d.c.) e Plinio il Vecchio (23 – 79 d.c.).

Era conosciuto anche dagli Arabi che intorno al XI secolo lo portarono nelle regioni meridionali italiane.

Notizie più certe sulla sua coltivazione in Italia risalgono al XV secolo, quando fu introdotto nel napoletano, durante il regno di Ferdinando I re di Napoli, dal fiorentino Filippo Strozzi il Vecchio (1428 – 1491). Da qui si diffuse prima in Toscana, ove Caterina de’ Medici (1519 -1589) ne era una gran consumatrice, e successivamente in molte altre regioni d’Italia. La stessa Caterina de’ Medici lo diffuse inoltre in Francia quando divenne regina dei francesi.

Nel XIX secolo in Italia incominciava ad essere apprezzato non solo per le sue caratteristiche nutritive, ma anche per le sue proprietà terapeutiche, tant’è che veniva utilizzato per combattere malattie all’epoca molto diffuse, quali scorbuto, affezioni epatiche, reumatismi, ecc.

Agli inizi del ‘900, grazie alle prime intensificazioni ed estensioni delle colture, il carciofo in Italia diventava un alimento più economico e quindi accessibile a buona parte della popolazione.

Dopo la I Guerra Mondiale la coltura iniziava a diffondersi anche negli Stati Uniti d’America, in particolare California e Florida, grazie agli emigranti italiani e francesi.

In Italia le coltivazioni di carciofo incominciavano a diventare ancora più importanti con le opere di bonifica dei terreni paludosi effettuata negli anni trenta, anche se la produzione restava maggiormente concentrata nell’Italia centrale ed insulare.

Dopo la II Guerra Mondiale e più precisamente negli anni sessanta, le coltivazioni di carciofo in Italia si sviluppano enormemente, con incrementi notevoli anche nel meridione, grazie alle maggiori estensioni delle aree di coltivazione e soprattutto alle maggiori rese.

Attualmente l’Italia è il primo paese produttore di carciofi e contribuisce nella misura del 50% circa all’intera produzione mondiale. Le coltivazioni si trovano prevalentemente nell’Italia centro-meridionale e più precisamente in Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

 

HABITAT

La pianta di carciofo predilige un clima costantemente dolce, mite, piuttosto asciutto; teme il freddo e l’umido; resiste al vento e sopporta la salsedine tanto dell’aria, quanto del terreno. Resiste comunque abbastanza bene fino a temperature prossime a 0°C. Ama suoli profondi silicei, argillosi, calcarei e ricchi di sostanza organica, con pH tendente al neutro (in genere 6,4 – 6,8). Richiede molta acqua.

Le coltivazioni di carciofo necessitano di lavorazioni che praticamente impegnano tutto l’anno. Il ciclo inizia a fine estate per terminare nell’estate successiva e comprende essenzialmente: preparazione del terreno, concimazione, propagazione (che può essere per seme o per parti della stessa pianta), eliminazione delle erbe infestanti, irrigazione, controllo e contrasto delle avversità (malattie e parassiti), raccolta.

 

PROPRIETA’

Il carciofo contiene molte proprietà nutritive e sostanze che aiutano il nostro organismo a stare meglio. Vediamole insieme:

□     basso apporto calorico, a fronte di un alto potere nutritivo, che rende il carciofo particolarmente adatto nelle diete dimagranti;

□     molto ferro, che lo rende indicatissimo per gli anemici;

□     sodio, potassio, fosforo e calcio, che svolgono funzioni essenziali per la vita, partecipano infatti ai processi cellulari come la formazione di denti e ossa, mantengono l’equilibrio dei liquidi, concorrono alla crescita dei tessuti organici, regolano la contrazione muscolare e la trasmissione degli impulsi nervosi, partecipano alla costruzione delle proteine ed allo sfruttamento energetico degli alimenti;

□     carboidrati, tra i quali si distinguono le fibre e l’inulina; quest’ultima è uno zucchero consentito anche ai diabetici che ha anche la proprietà di facilitare la digestione e di ridurre i gas intestinali;

□     vitamina A e beta-carotene, vitamine del gruppo B, vitamina C, che sono indispensabili alla vita; ognuna è specializzata per svolgere ben specifiche funzioni; devono essere introdotte con la dieta in quanto non sono prodotte dall’organismo:

     ▷  la vitamina A ed il beta-carotene (quest’ultimo è un antiossidante precursore della vitamina A, nel senso che viene trasformato dal nostro organismo in vitamina A) rigenerano le cellule e le proteggono dall’azione nociva dei radicali liberi, aiutano la vista, riducono il rischio di vari tipi di tumore, prevengono le malattie cardiache, proteggono le mucose;

     ▷  le vitamine del gruppo B, aiutano il sistema nervoso, proteggono il tono muscolare dell’intestino, aiutano il funzionamento della pelle, dei capelli, bocca, occhi e fegato, ma soprattutto convertono i carboidrati in glucosio, utilizzato dall’organismo per produrre energia, e sono fondamentali per l’assorbimento dei lipidi (o grassi) e delle proteine;

     ▷  la vitamina C (o acido ascorbico) aumenta le difese immunitarie, riduce stress e stanchezza, risulta indispensabile per la formazione del collagene, che rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa;

□     flavonoidi, in particolare la rutina, nota anche come vitamina P, che svolge un’importante funzione antiossidante (evita la produzione di radicali liberi che danneggiano le cellule), di protezione da alcuni tipi di tumore, di rafforzamento delle pareti dei capillari, di riduzione del colesterolo cattivo LDL. Essa è presente in numerose altre piante tra cui limone, uva, eucalipto, capperi, menta piperita, cipolla , ecc.

□     polifenoli, quali i tannini, che contribuiscono a conferire al carciofo il tipico sapore amaro ed hanno proprietà astringente (riduzione delle secrezioni nelle infiammazione della pelle o delle mucose, riduzione dell’evacuazione intestinale), antiossidante, emostatica (capacità di arresto del sanguinamento), antibiotica (in grado di rallentare o fermare la produzione di batteri), antidiarroica, antinfiammatoria, regolatrice della pressione arteriosa;   

□     acido clorogenico, che è un antiossidante naturale che previene le malattie arteriosclerotiche e cardiovascolari, nonché intervenire nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue; è molto contenuto nel “cuore” del carciofo;

□     acido folico, che è essenziale per il nostro organismo, in quanto regola la crescita e la riproduzione delle cellule, in particolare quelle sanguigne;

□     ma è la cinarina la vera sostanza meravigliosa contenuta nel carciofo, in quanto possiede diversi principi attivi estremamente preziosi per la nostra salute; essa è presente nel capolino (carciofo) ed anche nelle foglie e nel succo della pianta; è determinante nel conferire al carciofo il caratteristico sapore amarognolo. 

Le principali proprietà terapeutiche della cinarina sono:

     ▷  abbassa il tasso di colesterolo, quello totale ed in particolare quello cattivo LDL e riduce il livello dei trigliceridi nel sangue;

     ▷  migliora la funzionalità epatica e aiuta la secrezione biliare, stimolando in quest’ultimo caso, rispettivamente, il fegato (azione coleretica) e la colecisti (azione colagoga);

     ▷  regola le funzioni intestinali, dando una mano all’intestino pigro;

     ▷  stimola la diuresi renale e concorre a sciogliere i calcoli renali;

     ▷  ha azione depurativa e disintossicante, in particolare sull’alcool, riducendone la presenza nel sangue per effetto dell’aumentata diuresi e per un’accelerazione del metabolismo dell’etanolo.

Quindi, l’azione terapeutica esercitata del carciofo diventa eccezionale, in quanto contiene numerosissime sostanze i cui principi attivi sono tutti benefici per la salute e questo ne fa un ortaggio davvero unico.

 

UN TOCCASANA

Riepilogando, le innumerevoli proprietà benefiche del carciofo risultano essere le seguenti:

COLERETICA, COLAGOGA, EPATOPROTETTIVA, DIURETICA, DEPURATIVA, DISINTOSSICANTE, DIGESTIVA, GASTROREGOLATRICE, IPOCOLESTEROLIZZANTE, ANTIGLICEMICA, ANTICALCOLOTICA,   ANTIDIARROICA, ANTINFIAMMATORIA, ANTIOSSIDANTE, ANTIBIOTICA, DIETETICA,  EMOSTATICA, ANTITUMORALE, VASOPROTETTRICE, DERMOPROTETTRICE, CARDIOPROTETTRICE, IMMUNITARIA, ANTIANEMICA, DIETETICA DIMAGRANTE, ANTISTERSS e probabilmente altre ancora.

Per queste sue caratteristiche il carciofo deve essere considerato un vero e proprio toccasana!

Si presta, pertanto, a diversi usi:

¨     Alimentare, è da considerarsi certamente l’uso più importante e andrebbe privilegiato al punto tale che il carciofo dovrebbe entrare nella dieta quotidiana di ogni individuo ed in particolare di coloro che soffrono di colesterolo e di diabete.

Dai fiori si ottiene un caglio vegetale, chiamato “cagliofiore”, utilizzato ancora oggi in alcune località  per la produzione di formaggi.

¨     Liquori, per il suo tipico sapore amarognolo (dovuto alla combinata presenza della cinarina e dei tannini) e per le sue proprietà digestive, la pianta del carciofo diviene la base per la preparazione di diversi liquori amari a carattere digestivo.

¨     Fitoterapia, dove si utilizzano prevalentemente le foglie ed il fusto, per preparare tisane, decotti, infusi, ecc. aventi proprietà terapeutiche.

¨     Cosmetica, dove il carciofo trova impiego per preparare impacchi e lavaggi per la cura e la pulizia della pelle, conferendo alla stessa tonicità ed elasticità,  nonché come stimolante del cuoio capelluto.

 

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E CUCINA

Le caratteristiche organolettiche del carciofo sono largamente influenzate dalla presenza combinata dei flavonoidi e dei polifenoli, in particolare dalla cinarina e dai tannini, che ne determinano il tipico sapore amarognolo molto piacevole. Per questo suo sapore spiccato, gradevole e poco invadente si presta a molte preparazione culinarie ed è capace di sposarsi perfettamente con altri ingredienti senza coprirli.

I carciofi possono essere cucinati in vario modo: alla napoletana, alla romana, alla “giudia”, alla siciliana, indorati e fritti, stufati, interi in umido, sott’olio, lessati in pinzimonio, ecc. Quando sono giovani e teneri possono essere mangiati crudi, tagliati a fettine, conditi con olio e limone e se piace qualche fogliolina di mentuccia.

Bisogna però stare attenti a non attenuare o addirittura vanificare i molteplici benefici di quest’ortaggio con una cottura scorretta, per cui sarebbe preferibile non fare uso di ricette che prevedono fritture od elevati shock termici che sono dannosi alle sostanze preziose di cui il carciofo è dotato.

Sarebbe perciò opportuno utilizzare ricette meno aggressive e meno elaborate che possono comunque consentire di salvaguardare le proprietà organolettiche e terapeutiche. Quand’è possibile è consigliabile consumarli crudi.

 

CURIOSITA’

☺     Il carciofo nell’antichità era considerato una pianta di origine divina: basti pensare che la mitologia greca attribuisce a Giove la creazione del carciofo. Il re degli dei, infatti, si era innamorato di una fanciulla dai capelli color cenere di nome Cynara cui donò l’immortalità trasformandola in pianta

☺     Marilyn Monroe nel 1949 fu eletta a Castroville in California la “Regina del carciofo” nella prima edizione del Festival del Carciofo, che ogni anno da allora si tiene.

☺     Pablo Neruda, Nobel per la Letteratura nel 1971, scrisse il poema Oda a la Alcachofa (“Ode al carciofo”).

☺     I carciofi puliti e tagliati esposti all’aria anneriscono, in quanto si ossida il ferro di cui sono molto ricchi; per evitare ciò vanno immersi subito in acqua acidulata con limone che si comporta da antiossidante.

☺     I carciofi cotti, dopo un po’ di tempo, assumono un particolare colore verde-azzurrino in quanto con la cottura si determina la fuoriuscita di ferro e rame che a contatto con l’aria si ossidano. Restano però commestibili.

☺     Curiosamente nel linguaggio popolare con il termine “carciofo” si indica una persona sciocca e incapace: non si conoscono le motivazioni che accostano un alimento così gustoso e salutare ad una persona sciocca e incapace, a meno che non si voglia denotare la semplicità e la genuinità di questo magnifico ortaggio.

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Melo

GENERE: Pirus                     FAMIGLIA: Rosaceae                                  SPECIE: Malus

 

DESCRIZIONE

Il Melo è una pianta dalle origini antichissime, proveniente dal sud del Caucaso (regione dell’Asia al confine dell’Europa, tra il Mar Nero e il Mar Caspio). In Italia la produzione è maggiormente concentrata nel settentrione, in quanto la pianta predilige i climi umidi e freddi. Una buona coltivazione la si trova anche in Campania, specie per alcune varietà (soprattutto la Annurca).

La pianta può raggiungere l’altezza di  8-10 metri, è caratterizzata da una chioma espansa e da una corteccia  liscia  di color cenere, ha foglie di color verde scuro di forma ovale con il margine seghettato, i fiori sono composti da cinque petali di color bianco rosato. Si adatta bene a vari tipi di terreno.

I principali parassiti animali e le malattie di origine fungina più note che possono attaccare il Melo sono riportate di seguito. Per evitare la loro proliferazione è buona norma adottare una serie di misure preventive volte ad aumentare la resistenza della pianta, quali corretta concimazione, controllo periodico del terreno e della pianta, intervento tempestivo alle prime avversità, uso di rimedi naturali, ecc. Bisogna cioè operare secondo la logica che “la prevenzione è la migliore cura”. Sarebbe opportuno ricorrere al trattamento chimico solo ed esclusivamente nei casi strettamente necessari.

 

ParassitiDanni MalattieDanni
CocciniglieDanneggiano rami, foglie e frutti: ne succhiano la linfa, immettono saliva tossica e rilasciano escrementi che facilitano la formazione di funghi. TicchiolaturaAggredisce foglie e frutti.
AfidiSi annidano sui germogli e sulle foglie accartocciandole. Favoriscono la formazione di funghi e batteri. Oidio o mal bianco Muffa bianca che colpisce germogli e foglie.
TignoleSi nutrono di foglie e germogli.   
CarpocapseMangiano i frutti e li danneggiano.   

 

LA MELA

DESCRIZIONE

Glossario B - image  on https://rimediomeopatici.comLa Mela è il frutto del Melo. In realtà è un falso frutto, poiché il vero frutto è il pericarpo, cioè quello che noi chiamiamo comunemente torsolo, che è formato da cinque logge nelle quali si trovano i semi (uno o due per loggia). La Mela è un pomo tondeggiante di colore e dimensioni diverse a seconda delle numerosissime varietà (attualmente se ne coltivano più di mille). Presenta due cavità: una in alto in corrispondenza del picciolo, chiamata cavità  peduncolare, e l’altra in basso nella zona del calice, chiamata calicina. In quest’ultima si possono osservare cinque alette secche, che sono i resti dei cinque sepali, che nel fiore formavano il calice.

La raccolta delle mele inizia nella maggior parte dei casi tra settembre e dicembre. Quasi tutte le varietà si conservano a lungo e diventano più saporite ed aromatiche con il passare del tempo. Sono reperibili tutto l’anno, in quanto vengono raccolte non ancora mature e poi immagazzinate facendole maturare lentamente con delle tecniche particolari. Fino a gennaio-febbraio, le mele in commercio sono abbastanza fresche di raccolta. Oltre ad essere consumate fresche, possono essere mangiate cotte, essiccate oppure trasformate in marmellate (in particolar modo la mela cotogna), succhi e gelatine.

Le mele a seconda della varietà cambiano di colore, sapore, aroma, consistenza, grandezza, ecc., però mantengono tutte le stesse proprietà nutritive. Le varietà più diffuse risultano essere le seguenti:

Varietà

Colore buccia

Dimensioni

Caratteristiche

Immagine

AnnurcaRosso intenso e giallo-verde nelle due cavità.Media pezzatura.Polpa bianca, leggermente acidula, poco succosa.

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Golden DeliciousGiallo oro.Media pezzatura.Polpa giallo-bianca di sapore dolce e molto profumata.

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Golden MiraGiallo sfumato di rosso.Media pezzatura.Polpa croccante, molto dolce, mediamente acida e aromatica.

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RenettaGiallo leggermente verde, con macchie rugginose.Grossa pezzatura.Polpa tenera, poco zuccherina, molto profumata, succosa e leggermente acidula.

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RoyalGiallo-rosso.Grossa pezzatura.Polpa fine, succosa e soda, dall’aroma dolce.

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StarkRosso.Grossa pezzatura.Polpa consistente e farinosa, dall’aroma tipico.

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Granny SmithVerde brillante e lucido.Grossa pezzatura.Polpa bianca, soda e croccante, dal sapore dolce e leggermente acidulo.

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FujiRosso su fondo giallo-verde.Grossa pezzatura.Polpa croccante e succosa, dal sapore dolce, acidulo e aromatico.

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ImperatoreRossoMedia-grossa pezzatura.Polpa bianchissima poco profumata.

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Red DeliciousRosso intenso.Media-grossa pezzatura.Polpa croccante, bianco-crema, di gusto dolce e poco acido.

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PROPRIETA’

La mela è uno dei frutti che ha le migliori qualità alimentari, per la sua ricca composizione e l’elevata digeribilità. Infatti possiede, nella buccia e nella polpa, sostanze altamente nutritive e terapeutiche, indispensabili al benessere del nostro organismo. Le principali sono:

◊ acqua per l’85%: che rende la mela dissetante, depurativa e diuretica;

◊ zuccheri per il 12%: che hanno la funzione energetica indispensabile per lo sviluppo delle attività dell’organismo;

◊ vitamine A, B1, B2 e C: la vitamina A rigenera le cellule e le protegge dall’azione nociva dei radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo, che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento), aiuta la vista, riduce il rischio di vari tipi di cancro e previene le malattie cardiache; la vitamina B1 (o tiamina) facilita la digestione, aiuta il sistema nervoso e quello cardiovascolare, protegge le mucose della bocca; la vitamina B2 (o riboflavina) regola la crescita, protegge le mucose e i tessuti dell’occhio, della bocca, della cavità nasale, dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, rinforza capelli e unghie; la vitamina C (o acido ascorbico) aiuta il sistema immunitario, è indispensabile per la produzione del collagene (principale proteina del tessuto connettivo), facilita l’assorbimento del ferro.

◊ pectina: è una fibra contenuta in molti frutti ed in modo particolare nella mela, ove è presente nella polpa e soprattutto nella buccia; abbassa il livello di colesterolo “cattivo” nel sangue (LDL) riducendo così il rischio di ipertensione, di arteriosclerosi e delle altre malattie cardiocircolatorie tra cui le più temute sono l’infarto del miocardio e l’ictus; rallenta e regola l’assorbimento degli zuccheri, tenendo così sotto controllo la glicemia; ha la proprietà di rendere gelatinose le soluzioni acide, per cui protegge lo stomaco dall’acidità gastrica e l’intestino dalle irritazioni; per la stessa proprietà è usata anche dall’industria alimentare e dolciaria per la preparazione di marmellate, confetture, gelatine di frutta, gelati , succhi di frutta, ecc., assumendo la denominazione E440; inoltre elimina dall’organismo le sostanze tossiche dovute all’inquinamento, per cui molti dietologi ne consigliano l’uso per coloro che vivono in città o in ambienti inquinati; infine svolge un’azione normalizzante in caso di diarrea; 

◊ sali minerali: riducono i grassi e stimolano l’eliminazione dei liquidi in eccesso nell’organismo; tra i principali troviamo fosforo, potassio, sodio, bromo, magnesio, calcio;

◊ ferro e rame: utili nel trattamento dell’anemia e per la sua prevenzione;

◊ polifenoli del tipo bioflavonoidi: conosciuti anche come vitamina P, sono sostanze che hanno un’azione antiossidante, di protezione dal cancro, di rafforzamento dei capillari, di riduzione del colesterolo “cattivo” (LDL);

◊ terpeni: molecole che conferiscono alla mela aroma e sapore; esse sono maggiormente contenute nella buccia della mela Red Delicious e secondo una recente ricerca americana contrastano lo sviluppo delle cellule cancerose;

◊ acidi organici: quali acido citrico (usato dall’industria alimentare, con la denominazione E330, come acidulante e conservante), acido malico, acido fosforico, acido ossalico e altri, che stimolano e facilitano la digestione, sbiancano e puliscono i denti.

 

UN DONO DELLA NATURA

Riepilogando:

◇ La mela è un valido dissetante, per l’elevato contenuto di acqua.

◇ Previene ictus e tumore, per la presenza degli antiossidanti, come i bioflavonoidi, che combattono i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento del nostro corpo e dei danni alle cellule, delle vitamine e della pectina che, tra l’altro, durante la sua fermentazione produce l’acido butirrico, contenuto in alcuni farmaci sperimentali per la lotta ai tumori.

◇ Abbassa il colesterolo “cattivo” (LDL) anche in breve tempo, ancora una volta per il contenuto di pectina e degli antiossidanti quali i bioflavonoidi.

◇ Facilita la digestione, per la presenza della vitamina B1 e della pectina.

◇ Aumenta la concentrazione degli anticorpi,  favorisce l’assorbimento del ferro e la buona condizione del tessuto connettivo,  facilita le cicatrizzazioni, essenzialmente per il contenuto di vitamina C.

◇ E’ ben tollerata dai diabetici, in quanto contiene il fruttosio, uno zucchero che viene assimilato senza richiedere l’intervento dell’insulina; inoltre la pectina contribuisce a tenere sotto controllo il livello di glicemia, in quanto assicura il lento e continuo assorbimento degli zuccheri evitando i bruschi aumenti. 

◇ Fa bene al cuore, in quanto il contenuto di pectina e delle vitamine contrasta il colesterolo e le malattie cardiovascolari.

◇ E’ utile per depurare l’organismo, per la presenza della pectina che consente di eliminare le sostanze tossiche dovute all’inquinamento (piombo e arsenico in particolare); per questo motivo è consigliato mangiarla al mattino a digiuno.

Inoltre:

◇ Se abbiamo sete e siamo stanchi, è sufficiente mangiare una mela per riacquistare le energie: ciò è dovuto, rispettivamente, all’elevato contenuto di acqua e di fosforo, avendo quest’ultimo la caratteristica di essere assimilato dall’organismo in tempi brevissimi.

◇ Chi mangia mele riesce a respirare meglio, in quanto il frutto tonifica la muscolatura dei bronchi e li difende dall’attacco degli agenti irritanti.

◇ E’ astringente se mangiata cruda, viceversa è emolliente se mangiata cotta.

◇ E’ consigliabile concludere ogni pasto mangiando una mela, per le sue proprietà digestive (è l’unico frutto che non provoca fermentazione intestinale) e perché sbianca i denti e massaggia le gengive.

◇ La buccia, la polpa e il succo della mela applicati sulla pelle producono un effetto tonificante: ciò è dovuto al pH acido, alla presenza delle vitamine (in modo particolare il betacarotene) e degli acidi organici (in particolare l’acido fosforico). 

◇ E’ consigliata nelle diete dimagranti, per il basso contenuto calorico e per la caratteristica di indurre sazietà, dovuta all’alta concentrazione di pectina, fibra che forma massa combinandosi con l’acqua.

◇ Aiuta a riprenderci dalle fatiche intellettuali, per la presenza di azoto e dell’acido fosforico.

◇ Protegge i denti, per il contenuto di fluoro che è indispensabile alla loro salute.

◇ Regola le funzioni intestinali, in quanto l’elevata concentrazione di fibre nella buccia e nella polpa favorisce il transito intestinale e stimola l’intestino pigro.

◇ E’ contro il mal di gola: sono benefici i gargarismi fatti con il liquido ottenuto dalla cottura di tre mele in un litro di acqua. 

◇ Una mela prima di dormire favorisce il sonno, per la presenza della vitamina B1.

 

CURIOSITA’

☺ La mela è sicuramente il frutto più rappresentato nella storia dell’umanità e nella nostra cultura, si va dalla mela mangiata da Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, con la quale commisero il peccato originale, al  “pomo della discordia” che diede origine alla guerra di Troia, dalla mela posta da Guglielmo Tell sul capo del proprio figlio, a quella del famoso dipinto di Caravaggio “Canestro di frutta”, dalla mela caduta sulla testa di Newton che gli fece intuire la legge di gravità, a quella avvelenata offerta dalla matrigna a Biancaneve, ecc.

☺ La polpa della mela si scurisce pochi minuti dopo che si è tolta la buccia: questo perché i polifenoli contenuti nella polpa a contatto con l’ossigeno dell’aria si ossidano, generando sostanze di colore bruno. Se invece si bagna la parte sbucciata con succo di limone, si potrà notare che questa tarderà a scurirsi, in quanto l’acido ascorbico (vitamina C) contenuto nel succo di limone funge da antiossidante, proteggendo i polifenoli della mela dal processo di ossidazione.

☺ Con le mele è possibile ottenere la maturazione dei cachi o di qualsiasi altra frutta: porre in un vassoio 5 o 6 cachi, mettendo al centro una mela intera, quindi chiudere il vassoio in un sacchetto di plastica lasciando all’interno l’aria; per effetto del gas naturale etilene che produce la mela, dopo circa una settimana i cachi saranno perfettamente dolci e maturi.

☺ Il succo di mela mescolato con succo di limone schiarisce le macchie della pelle. Le fettine di mela applicate sul viso rassodano e tonificano la pelle. Una maschera preparata con pezzi di mela cotti nel latte ha effetto antirughe. Invece una maschera fatta di mela grattugiata mista a miele e yogurt ridona al viso lucentezza e splendore.

☺ Dalla fermentazione del succo di mela si ottiene una bevanda alcolica chiamata sidro. Essa ha origini antichissime ed è molto diffusa nei paesi dove manca o scarseggia il vino. Ovviamente in Italia è di difficile reperibilità. 

 

In conclusione la mela è sinonimo di salute e benessere, pertanto è più che mai appropriato il famoso detto popolare che recita: “una mela al giorno toglie il medico di torno”.

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Arancio

GENERE: CITRUS                                                                  FAMIGLIA: RUTACEAE

SPECIE: CITRUS SINENSIS (arancio dolce), CITRUS AURANTIUM (arancio amaro)

 

DESCRIZIONE

La pianta cresce in Italia, specie nelle regioni meridionali e negli altri Paesi a clima mediterraneo. E’ un albero che raggiunge i 10 – 12 m di altezza, sempreverde, originario della Cina e del Giappone. Fu introdotto in Italia dagli arabi nel XIV sec.

I fiori sono bianchi e molto profumati. Le foglie sono di forma ovata.

I frutti, chiamati arance, quando sono maturi hanno la buccia di colore dal giallo-arancione al rosso scuro. Sono di varietà dolce, amara, sanguigna. Di arance ne esistono moltissime, le più famose sono il Tarocco, il Moro e il Sanguinello: cambia il colore della polpa e del succo, varia la dimensione del frutto, la quantità di semi contenuti e la quantità di zuccheri.

La varietà amara deve il suo gusto amarognolo ad un olio essenziale, l’aurantiamarina. Essa è adoperata per liquori, canditi e marmellate.

Le varietà rosse con semi stanno scomparendo a vantaggio di quelle senza semi (tarocchi).

La raccolta dei frutti va da ottobre (arancia navel) a luglio (arancia valencia).

L’olio essenziale: le foglie ed i petali dei fiori, visti in controluce, mostrano una punteggiatura di colore giallognolo. Questi punti sono ghiandole che contengono un olio essenziale, cui si deve le proprietà aromatiche. Lo stesso olio è contenuto anche nella buccia dei frutti: difatti schiacciando con le dita una buccia d’arancia (o di un agrume in genere) si produce uno spruzzo costituito per l’appunto proprio da tale essenza. Per le restanti proprietà vedi LA BUCCIA.

Fiori d’arancio: il fiore dell’arancio è per tradizione associato alla buona fortuna ed è abitudine diffusa utilizzarlo per i bouquet di nozze.

 

L’ARANCIA

LA STRUTTURA

L’arancia appartiene al genere comune degli agrumi, insieme a limoni, mandarini, clementine, bergamotti, chinotti, cedro ed altri.

Strutturalmente è costituita da:

una parte esternadetta comunemente buccia o scorza, a sua volta costituita da:
un epicarpo sottile, di superficie rugosa, ricco di ghiandole e di colore che varia dal giallo-arancio al rosso-arancio, che è la cosiddetta parte colorata della buccia
un mesocarpobianco, spugnoso e asciutto, che è la cosiddetta parte bianca della buccia, detto anche albedo
una parte internadetta polpa, che costituisce l’endocarpo, che si trova all’interno di spicchi racchiusi da membrane, contenenti succo e semi

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In botanica questo tipo di frutto si chiama esperidio.

Una magia con l’arancia: potete stupire i vostri amici indovinando il numero di spicchi presenti nell’arancia senza sbucciarla, né tagliarla! Basta rimuovere, quando ancora presente, il picciolo (il rametto verde cui sono attaccati frutti e foglie) dal frutto e contare le “alette” chiare che si trovano disposte in circolo vicino al bordo della cavità scoperta. Il numero di spicchi coincide esattamente con il numero di alette.

  

 

 

LA POLPA

La polpa dell’arancia contiene le seguenti principali sostanze:

◊ Acido citrico

◊ Vitamina C (in misura minore anche vitamina B)

◊ Sostanze antiossidanti

◊ Oligoelementi (calcio, fosforo, potassio, ferro, selenio, sodio, magnesio).

Acido citrico:  riduce il pH del corpo umano, diminuisce l’acidità delle urine e previene la formazione di calcoli renali.

Vitamina C (acido ascorbico). come tutte le vitamine è poco resistente al calore; ecco perché i cibi cotti perdono gran parte del loro contenuto vitaminico. La vitamina C non viene accumulata né viene prodotta dall’organismo, pertanto la sua assunzione deve essere effettuata quotidianamente. Essa viene in gran parte espulsa con le urine.

La vitamina C  ha le seguenti principali proprietà:

□ facilita l’assorbimento del ferro da parte dell’intestino e quindi favorisce la formazione dei globuli rossi;

□ aumenta le difese immunitarie e aiuta a combattere le infezioni da virus e da batteri;

□ riduce lo stress e la stanchezza;

□ risulta indispensabile per la formazione del collagene (sostanza le cui fibre si trovano nel tessuto sottocutaneo, nella cartilagine delle ossa, nei vasi sanguigni, nei denti e nelle ossa), che, insieme alle fibre elastiche, conferisce alla pelle tonicità ed elasticità:

□ è utile per il ricambio del calcio, magnesio e zinco, che hanno diverse funzioni importanti nell’organismo.

La carenza di vitamina C può determinare sanguinamento delle gengive, fragilità capillare, dolori articolari, perdita dell’appetito, senso di debolezza.

Sono ricchi di vitamina C i seguenti alimenti:

• ortaggi e verdure: peperoni, peperoncini rossi piccanti, prezzemolo, radicchio, spinaci, cetrioli, piselli, rape, cavoli, cavolfiori, asparagi, cipolle, carote, pomodori, vegetali di colore rosso-arancio in genere;

• frutta: arance, mandarini, limoni, cedri, pompelmi, ribes, mirtilli, lamponi, fragole, banane, frutta acidula in genere.

Vitamina B: è basilare per una alimentazione corretta ed è importante per l’equilibrio del sistema nervoso.

Sostanze antiossidanti: rallentano o impediscono l’ossidazione di altre sostanze presenti nell’organismo. Tale processo di ossidazione può produrre radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo) che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento.

Il colore dell’arancia è dovuto alla presenza del betacarotene, sostanza fortemente antiossidante, che il nostro organismo trasforma in vitamina A, utile principalmente per la vista, per la pelle e per le mucose. Tale betacarotene appartiene al gruppo dei flavoni, unitamente ad altri pigmenti vegetali che conferiscono il colore a frutti e fiori. L’assunzione di betacarotene prima dell’esposizione al sole, fa aumentare la produzione di melanina che rende più intensa l’abbronzatura, ma non protegge dall’azione dannosa dei raggi ultravioletti del sole (raggi UV).

Le arance rosse contengono le antocianine, che sono pigmenti (flavoni) antiossidanti che ne conferiscono il colore e che, per l’appunto, sono presenti in tutti i frutti rossi.

Anche la vitamina C è un efficace antiossidante.

Oligoelementi:

Calcio (simbolo chimico Ca): si trova in gran parte nelle ossa e favorisce molte funzioni del nostro organismo, ad es. la coagulazione del sangue, la trasmissione dei messaggi al sistema nervoso, la contrazione muscolare, la regolazione del battito cardiaco e della pressione sanguigna, ed è persino utile alla digestione. Il calcio viene fissato nelle ossa dalla vitamina D che è attiva ai raggi solari. Sono ricchi di calcio i seguenti alimenti: latte, formaggi (specie parmigiano, emmenthal e groviera), salvia, rosmarino, rucola ed altri.

Fosforo (simbolo chimico P): è molto utile ai muscoli ed alle ossa, alla funzionalità renale, al sistema nervoso ed ai processi metabolici. Fonti alimentari di fosforo sono: cereali, verdure, latte carni bovine, pesce pollami e legumi.

Potassio (simbolo chimico K): è utile a tutte le cellule del nostro organismo ed è un elemento essenziale alla vita vegetale. Tutti gli alimenti contengono potassio: in particolare la frutta secca ed oleosa, ma anche i legumi, la carne, il pesce, la frutta e gli ortaggi.

Ferro (simbolo chimico Fe): si trova nei globuli rossi ed è il pigmento rosso del sangue. E’ indispensabile alla vita sia vegetale ed animale. I vegetali lo traggono dal terreno, gli animali invece dai vegetali. Gi alimenti più ricchi di ferro sono: carne, pesce, fagioli e ceci.

Selenio (simbolo chimico Se): è un antiossidante che si trova prevalentemente nei muscoli del nostro corpo. La sua mancanza provoca debolezza muscolare. Gli alimenti che contengono più selenio sono: albicocche, baccalà, grano, tonno, aringa, uova, frutta secca.

Sodio (simbolo chimico Na): è indispensabile al mantenimento dell’equilibrio fra i liquidi all’interno ed all’esterno delle cellule del nostro organismo. Ha inoltre un ruolo importante nella protezione dell’organismo dalle eccessive perdite di acqua, nella contrazione muscolare e nella trasmissione dei messaggi lungo i nervi. Per tali scopi basta introdurre anche meno di un grammo al giorno. Non è quindi indispensabile l’aggiunta di sale ai cibi in quanto il sodio naturalmente contenuto negli alimenti è sufficiente ai bisogni dell’organismo. Gli alimenti a maggior contenuto sono: soia, prosciutto crudo, salmone, salame, pecorino, pancetta, bresaola, speck, salsiccia, aringa.

Magnesio (simbolo chimico Mg): è implicato in diverse reazioni chimiche che avvengono nell’organismo, nella trasmissione degli impulsi muscolari e nervosi. La mancanza di questo minerale può portare a numerosi disturbi, quali: nervosismo, agitazione, palpitazioni, insonnia, nausea e vomito, diarrea, crampi muscolari, ipertensione, ridotta assimilazione del calcio. Il magnesio è contenuto in tutte le piante verdi, essendo un importante componente della clorofilla (pigmento che conferisce il colore verde alle piante). Lo si trova in molti prodotti alimentari, come: cereali (soprattutto integrali), noci, verdure verdi, ma anche carni, farinacei, prodotti e derivati del latte. Tuttavia la cottura dei cibi ne riduce sensibilmente la presenza.

Altre proprietà:

Il succo ricavato dalla polpa, dopo quello del limone, è un eccellente disinfettante della bocca ed offre facile soluzione a piccole emergenze, quali ad es. le gengiviti. Ha anche proprietà digestive e combatte la stitichezza. Contiene poco zucchero, quindi è indicato anche per i diabetici. Ha un alto contenuto d’acqua, pertanto è utile come dissetante.

Un’arancia mangiata a digiuno la mattina per un po’ di tempo, è utilissima contro le cattive digestioni e mette in ordine lo stomaco. Inoltre è particolarmente indicata nelle diete dimagranti ed a questo scopo è meglio consumarla a spicchi piuttosto che sottoforma di spremuta: la polpa, infatti, più ricca di fibre, dà un senso di sazietà.

L’arancia la si può consumare anche la sera, contrariamente a quanto afferma il detto popolare secondo il quale l’arancia è “oro al mattino, argento a mezzogiorno e piombo la sera”.

Il succo ricavato dalla premuta delle arance, salato, applicato sulla pelle schiarisce le macchie scure e le lentiggini.

 

LA BUCCIA

La parte bianca sotto la buccia, chiamata albedo, è ricca di pectina, fibra alimentare che favorisce il transito intestinale e regola l’assorbimento dei grassi e degli zuccheri. Se l’albedo viene trasferito nel succo lo rende particolarmente amaro.

La parte esterna della buccia, quella colorata, presenta uno strato superficiale più o meno rugoso costituito da cere. Tale strato di solito contiene funghi e batteri, per cui è buona norma lavare energicamente l’arancia prima di qualsiasi uso alimentare.

La buccia contiene i flavoni e gode di proprietà aperitive e digestive.

La spremitura a freddo della buccia d’arancia, dopo averla privata della parte bianca, consente di estrarre un olio essenziale, che è un liquido di colore dal giallo all’arancio scuro e dall’aroma dolce e fruttato fresco. Esso è utilizzato in diversi campi. Ha un’azione calmante e sedativa dell’apparato digestivo, combatte l’ansia ed il nervosismo ed ha proprietà antisettiche. Da diversi anni è impiegato come aromatizzante in bevande, dolci e prodotti farmaceutici. In cosmetica è utilizzato per la profumazione di saponi e detergenti. Una pratica domestica utile nei casi di cattiva digestione è quella di fare un decotto con le scorze fresche dell’arancia. L’olio essenziale se usato nella vasca da bagno esplica un’azione rilassante.

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