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Menta piperita – Mimosa

Sommario Menta piperita – Mimosa:

◊ TM di Menta piperita

◊ TM di Mimosa o Acacia catechu o Cathecù

Tintura Madre di Menta piperita

Menta piperita
Menta piperita

La Menta piperita è una pianta erbacea aromatica della famiglia delle Labiate. È una pianta alta al massimo 70 cm., con steli eretti. I suoi rizomi si espandono nel terreno allo stesso modo delle piante infestanti. Le foglie di colore verde brillante sono lanceolate, sono opposte e sono ricoperte da una leggera peluria. I fiori, di colore bianco, rosa o viola costituiscono le cime terminali di forma conica. La fioritura avviene in piena estate e prosegue fino all’autunno.

Le foglie contengono oli essenziali, flavonoidi, acidi tra cui l’acido ascorbico, tocoferoli, caroteni, betaina, colina e anche tannini. Esse hanno un odore forte ed hanno anche un sapore pungente e rinfrescante.

L’olio essenziale e il mentolo contenuti nelle foglie e nelle sommità fiorite sono usati in medicina. Il mentolo è in commercio con il nome di menta glaciale, per liquoreria.

Essenza è il termine antico di chimici e farmacisti ancora attualmente usato per indicare la parte “essenziale”, cioè di maggiore interesse, contenuta in molte sostanze vegetali e ottenuta da esse con vari metodi, fra cui particolarmente frequente quello della distillazione in corrente di vapore.

Al distillato è dato il nome di essenza od olio essenziale, e olio etereo o spirito o alcolato.

Sebbene il termine vada assumendo carattere antiquato, esso è ancora largamente usato in chimica farmaceutica e in taluni campi della chimica industriale, ad es. a indicare le sostanze odorose usate in profumeria.

Il mentolo è un alcol ciclico derivato da un idrocarburo terpenico, il mentano. Si presenta in cristalli incolori dal sapore e dall’odore caratteristico. In medicina il mentolo si usa come antisettico ed eccitante dell’apparato respiratorio.

Data la grande richiesta di mentolo, oltre all’estrazione dalla menta piperita si sono messe a punto varie vie sintetiche per produrlo.

Il mentolo è uno dei monoterpenoidi della menta, in cui viene prodotto per biosintesi. Il componente intermedio è il (+)-pulegone che può essere ossidato a mentofurano oppure essere ridotto a (+)-mentone o (+)-isomentone, che a sua volta per riduzione viene convertito in mentolo e acetato di mentile.

Una via sintetica parte dal citronellale, il quale in seguito ad una ciclizzazione interna genera l’isopulegolo, il quale viene poi idrogenato a mentolo.

Tuttavia la ciclizzazione del citronellale porta anche alla formazione degli altri stereoisomeri, in quanto la reazione non è diastereoselettiva. Ci sono però altri metodi di sintesi. Tra questi il più seguito parte dal mircene e permette di ottenere isopulegolo che viene idrogenato a mentolo.

Un processo alternativo a quello appena menzionato è quello che sintetizza il timolo da m-cresolo e propilene. Il timolo è poi idrogenato per dare la miscela dei vari stereoisomeri del mentolo. Questa miscela viene sottoposta a distillazione frazionata per estrarre il mentolo racemo, il quale viene fatto reagire con benzoato di metile per dare il benzoato di mentile. Il mentolo viene quindi ottenuto per cristalizzazione frazionata, idrolisi dell’estere e ricristalizzazione con una purezza finale del 90%.

Preparazione

La parte attiva è costituita dalle foglie quando hanno raggiunto la grandezza ottimale, e dalle sommità fiorite raccolte in luglio e in agosto. Per la Tintura si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 45°.

Proprietà

Tonica, antispastica, carminativa, digestiva, antiemetica, diaforetica, antisettica e anche blanda analgesica.

Utilizzo

È utilizzata nei dolori digestivi con flatulenza, colica intestinale, vomito, raffreddore, dismenorrea e anche cinetosi. Inoltre essa si rivela un sinergico utile anche come tonico per i nervi in caso di ansia e di tensione nervosa.

Dosi

30 gocce 3 volte al dì, dopo i pasti.

(*) V. Note esplicative

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Tintura Madre di Mimosa o Acacia catechu

Mimosa
Mimosa

La Mimosa è un albero deciduo e spinoso della famiglia delle Leguminosae che cresce raggiungendo anche un’altezza di 15 m. Ha origine nel Borneo. Il suo legno contiene Tannini, Mucillagini, Flavonoidi e anche ceneri. L’odore però è assente.

Preparazione

La parte attiva è costituita dall’estratto secco acquoso del legno dell’albero.

Per la Tintura si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 45°.

Proprietà

Astringente e antisettica

Utilizzo

È usata nella diarrea e per la terapia di stati infiammatori delle alte vie aeree e digestive per la sua attività astringente: gengivite, stomatite, faringite, per risciacqui e anche gargarismi.

Dosi

10-15 gocce, 1 – 2 volte al dì.

Le T.M. di Menta piperita-Mimosa si ottengono dalle relative piante, per estrapolazione del principio attivo.

(*) V. Note esplicative

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Menta piperita – Mimosa

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Limone

Il limone il cui nome botanico è Citrus limon è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae. Il termine limone si usa per indicare sia la pianta che il frutto.

La polpa e la buccia

I limoni sono frutti che appartengono al VII gruppo degli alimenti, in quanto ricchissimi di vitamina C (acido ascorbico). Essi sono fortemente dissetanti, sia per il contenuto in acqua, sia per la concentrazione in sali minerali ed acido citrico.

L’apporto energetico dei limoni è trascurabile. Essi forniscono all’organismo un ottimo contributo di sali minerali (potassio) e anche di antiossidanti. Tra questi ultimi i citroflavonoidi (esperidina, diosmina e rutina) che sono potenti antiossidanti, ipocolesterolemizzanti, capillaroprotettrici ed antineoplastici.  Sono un alimento fortemente alcalinizzante, indicato nelle diete depurative ed in quelle mirate alla prevenzione delle calcolosi renali da accumulo di cistina ed acido urico.

Il profumo dei limoni è dovuto alla presenza di oli essenziali, in particolare di limonene, un’altra molecola benefica.

L’imbrunimento della polpa di mela quando viene a contatto con l’aria è dovuto ad una reazione enzimatica di ossidazione dei polifenoli presenti. In quanto tale non comporta alcuna perdita delle proprietà, sia dal punto di vista nutrizionale che terapeutico, ma solo un problema estetico e volendo di gusto. Per rallentarlo sensibilmente basta aggiungere in po’ di succo di limone che funge da antiossidante.

Il succo di limone in genere è sconsigliato a stomaco vuoto per chi soffre di gastrite.

In campo erboristico, la buccia di limone è utilizzata per favorire la digestione; assumendone un decotto senza zucchero o altri edulcoranti, è possibile giovare dell’incremento secretivo a carico delle ghiandole esocrine annesse al tubo digestivo. È infatti percettibile un incremento della salivazione mentre, ancor più importante ma silente, è il miglioramento del rilascio di altri enzimi nelle fasi successive del processo.

L’assorbimento del ferro è favorito dalla vitamina C e dall’acido citrico, per cui è sempre bene accompagnare detti alimenti con succo di agrumi, soprattutto limone ed è anche favorito dagli zuccheri e dagli aminoacidi. Il ferro è assorbito facilmente dall’intestino quando è associato alla vitamina C, largamente presente negli agrumi e nei prodotti vegetali freschi.

La torrefazione della buccia consiste nel riscaldamento della stessa allo scopo di disidratarla e quindi di conservarla più a lungo. La torrefazione può essere fatta in casa o con il forno oppure con una bistecchiera sul fornello. La si riduce in polvere e se ne assume un cucchiaino da caffè più volte al dì secondo necessità. Ma i limoni, buccia e polpa, possono essere assunti anche freschi.

Il limone
Il limone

L’olio essenziale

La spremitura a freddo della buccia di limone, dopo averlo privati della parte bianca, consente di estrarre un olio essenziale. L’olio essenziale di limone, maggiormente concentrato nella buccia, contiene diversi principi attivi (flavonoidi, acido citrico, limonene, acido malico, acido tartarico, pectina, inositolo, zuccheri, vitamina C, vitamina PP, ecc.) dalle numerosissime proprietà terapeutiche e benefiche (antisettico, cicatrizzante, depurativo, diuretico, ipotensivo, digestivo, battericida, vermifugo, astringente, antireumatico, febbrifugo, ecc.), tra cui, appunto, anche quella di abbassare la temperatura corporea.

Gli oli essenziali degli agrumi (limone, bergamotto, arancio, mandarino), servono per placare gli stati ansiosi e nervosi.

Questi sono i motivi per cui le fette di scorza dei limoni da adoperare devono riguardare il più possibile la parte gialla, dove sono contenuti i preziosi oli essenziali dalle proprietà terapeutiche indicate.

Il limone: Usi

Una bevanda per contrastare le manifestazioni diarroiche e per contribuire a regolarizzare le funzioni intestinali è il tè con limone. Ma è altresì utile la camomilla con limone ed eventualmente con un po’ di zenzero.

Il limone uno degli alimenti più indicati per depurare il fegato. Tra gli altri alimenti troviamo: carciofo, cardo mariano, broccoli, cavolfiore, cavolo, asparagi, ortaggi a foglia verde, carote, barbabietole, aglio, lievito, cereali integrali, curcuma, olio extravergine di oliva, ecc.

I risciacqui con il succo di limone diluito in acqua sono tra i rimedi che possono aiutare in caso di bocca secca. Ma è anche importante bere acqua in modo regolare durante la giornata ed assumere cibi ricchi di vitamina C.

Il succo di limone è utile per trattare localmente le macchie brunastre sul viso (efelidi).

Una bevanda a base di acqua e limone con l’aggiunta di bicarbonato è utile per lo stomaco, in caso di reflusso.

Tra le preparazioni più casalinghe, risultano essere molto efficaci lo sciroppo di cipolla e limone. Lo sciroppo è di valido aiuto per combattere la tosse e per favorire l’espettorazione.

Le applicazioni locali del succo di limone sono utili per le smagliature

Per contrastare l’iperidrosi ascellare sarebbe opportuno adottare alcuni accorgimenti altrettanto utili ed efficaci, come ad es. sciacquare ogni sera le ascelle con acqua e succo di limone.

Il succo di limone con l’aggiunta di un cucchiaino di miele è un ottimo rimedio contro il mal di gola essenzialmente per le proprietà lenitive, antisettiche, antivirali e antibatteriche.

Per ridurre l’aspetto di un cheloide, per il trattamento delle cicatrici cheloidi e per evitare che il cheloide degeneri e per attenuarne ulteriormente l’aspetto, è comunque buona norma mantenere la cicatrice pulita ed applicare quotidianamente creme nutrienti ed antiossidanti, come ad esempio il succo di limone.

Il limone è un alimento consigliato anche in caso di oligoteratospermia, perché ricco di vitamina C

Una soluzione a base di succo di limone e acqua in cui imbibire un batuffolo di cotone è utile per un’azione abrasiva di pulizia della lingua nei casi di patina bianca. Detta soluzione limita la crescita batterica e riduce i processi infiammatori. In alternativa vengono adoperate le applicazioni locali di bicarbonato di sodio sciolto in acqua.

Alla buccia di limone si riconosce la capacità di contribuire a combattere le verminosi intestinali, in particolare per l’ossiuriasi. Gli ossiuri sono i piccoli vermi bianchi che più comunemente possono infestare l’intestino crasso dei bambini.

Il succo fresco di limone è impiegato anche nei casi di Epistassi (sanguinamento). Allo scopo di fermare il sanguinamento ed esercitare un’attività vasocostrittrice ed emostatica, viene applicato localmente un tampone di cotone imbevuto nel succo fresco.

Per contrastare efficacemente la pelle grassa e lucida il succo di limone (da diluire con acqua in parti uguali, da applicare con un batuffolo di cotone sul viso e risciacquare prima con acqua calda e poi con acqua fredda). Sono di valido aiuto anche gli impacchi di limone e rosmarino.

Un rimedio casalingo per rafforzare i capelli consiste nel preparare un composto con quattro cucchiai di olio extravergine di oliva e il succo di un limone; si lascia in posa sui capelli per circa mezz’ora e poi si procede al lavaggio, risciacquando bene con acqua tiepida

Un’alimentazione sana ed equilibrata, prevedendo un buon consumo di succo di limone, può fornire una limitazione della crescita e della formazione dei lipomi.

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Fame nervosa

All’origine del disturbo alimentare definito fame nervosa ci sono quasi sempre fattori psicologici ed emotivi che occorrerebbe cercare di individuare e rimuovere, avviando nel contempo un percorso di rieducazione alimentare e di miglioramento del proprio stile di vita.

La fame nervosa si esterna con un desiderio ardente ma ingiustificato di cibo che non si riesce a gestire. È una risposta psicologica o psicosomatica negativa che sopravviene a fronte di una condizione di disagio.

Le cause sono per lo più di natura psico-emotive. Agitazione e/o ansietà, Calo del tono dell’umore e depressione sono le emozioni scatenanti.  A monte vi è principalmente la difficoltà nella metabolizzazione di un lutto, l’infedeltà del coniuge, le difficoltà economiche, il licenziamento, l’aborto, la separazione coniugale, la gestazione indesiderata, il divorzio ecc. Ma talora possono avere un peso enorme anche situazioni “normali” come un trasloco, il cambio di lavoro o dissapori con il capo, piccole frustrazioni, l’organizzazione delle ferie o il rientro dalle stesse ecc.

Il cibo viene visto come unico modo per sconfiggere la tristezza di un momento, oppure per calmare l’irrequietezza e l’agitazione dovuti all’ansia. Ma il cibo viene visto anche come un motivo per concedersi una pausa dal lavoro, dallo studio o da qualsiasi altra attività noiosa, o ancora un modo per scaricare e sfogare la rabbia. In tutti questi casi, si ricorre al mangiare non per soddisfare un bisogno fisiologico, ma per saziare una voglia di cibo scatenata da segnali emotivi.

Se è di lieve entità il problema può essere efficacemente fronteggiato e gestito con stratagemmi logici e facilmente applicabili.

Due elementi che ne favoriscono la gestione sono l’esercizio fisico e il rilassamento sia fisico che mentale. Alcune tecniche utili allo scopo sono il Training autogeno, il rilassamento guidato, la meditazione, gli esercizi di yoga ecc.

Dal punto di vista alimentare nei momenti critici sarebbe buona regola evitare gli snack e ciò che ci “suggerisce l’istinto”. Sarebbe meglio mettere sotto i denti ortaggi quali carote, rapanelli, sedano, pomodori, ecc., nonché evitare di nutrirsi con cibi molto calorici.

Senza dubbio la fame nervosa è un problema maggiore in chi segue una vita sregolata e una dieta altrettanto disordinata.

Un aiuto può venire dall’omeopatia

Spesso la cura omeopatica segue due linee di azione: una sintomatica e l’altra di fondo.

Fame nervosa
Fame nervosa

Tra i principali rimedi omeopatici che vengono utilizzati per la fame eccessiva, a bassa diluizione per controllare il sintomo, troviamo:

Abies nigra, Anacardium orientale, Antimonium crudum, Argentum nitricum, Arsenicum album, Calcarea carbonica, Capsicum, China, Coffea, Gelsemium, Graphites, Hepar sulphr, Ignatia, Hypericum, Kali phosphoricum, Natrum muriaticum, Natrum sulphuricum, Nux vomica, Sulphur, Thuya.

Rimedi

Fame nervosa
Fame nervosa

La fame può essere definita come il bisogno di mangiare e rappresenta una sensazione in grado di determinare un comportamento complesso in cui lo scopo è quello di soddisfare questo bisogno. La sua esistenza è conosciuta in tutto il regno animale. Il suo periodico ripetersi che, con frequenza variabile, determina l’assunzione di nutrimento, è d’importanza vitale.

Cibarsi rappresenta un bisogno ineluttabile per tutti gli esser viventi e, se i mezzi biologici e fisiologici ad esso preposto variano considerevolmente secondo il posto occupato dagli animali nella scala zoologica, la soddisfazione di questo bisogno indispensabile ad ogni tipo di vita.

Per un certo periodo di tempo ogni essere vivente può condurre una vita autonoma, all’interno di un circuito chiuso, ma presto la possibilità di autoregolazione si esaurisce e diventa inevitabile attingere gli alimenti indispensabili al mantenimento della vita dall’ambiente esterno.

Meccanismi sempre più perfezionati si sono andati costruendo per permettere alcune regolazioni.

La vita cellulare dipende fondamentalmente dal rifornimento di ossigeno e dall’apporto di principi nutritivi diversi.

L’apparato digerente, attraverso le sue attività meccaniche e chimiche, è un fattore di regolazione e le ghiandole endocrine intervengono, a diversi livelli, con grande efficacia.

Il S.N.C. riceve l’insieme dei dati. Esso li integra, li coordina e scatena l’insieme delle reazioni psicomotorie che tendono a soddisfare questo bisogno.

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(*) V. Note esplicative e la home-page della sezione.

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Abbronzatura sicura

Ecco alcuni accorgimenti da adottare prima della esposizione al sole, per un’abbronzatura sicura.

Per prevenire ogni eritema solare è consigliabile usare dei filtri solari biologici che utilizzano molecole organiche contenenti anelli aromatici aventi la proprietà di bloccare le radiazioni ultraviolette, sia UVA che UVB.

Almeno un mese prima dell’esposizione solare è importante privilegiare un’alimentazione ricca di frutta a polpa gialla e rossa e di verdure che sono fonti di vitamina A, C, E e di antiossidanti (carote, melone, albicocca, fragole, uva, olio extravergine d’oliva, pomodori, spinaci, germe di grano, ecc.), di omega-3 e omega-6 (pesce azzurro), di selenio (cereali integrali, aglio, alghe, frutti di mare, ecc.) e di zinco (lievito di birra, verdura a foglia verde e insalata, patate, mele, pesche, banane, ecc.), nonché idratarsi bene bevendo molta acqua.

Abbronzatura sicura
Abbronzatura sicura

Effetti delle radiazioni solari sulla pelle

Le radiazioni ultraviolette aumentano il numero di melanociti attivi, stimolando di conseguenza la produzione di melanina. Questa sostanza (presente nei capelli e in alcune parti dell’occhio) viene sintetizzata dai melanociti. Essa è responsabile dell’abbronzatura a medio e lungo termine. Nel primo caso, osservabile generalmente solo nelle persone con carnagione moderatamente scura, si verifica una foto ossidazione della melanina che tende a diventare più scura. Tale fenomeno si manifesta immediatamente dopo l’esposizione solare e recede nel giro di pochi minuti.

La melanina, se da un lato ci garantisce un colorito più scuro, dall’altro protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari agendo come un vero e proprio filtro. Tale sostanza è in grado infatti di ostacolare la penetrazione dei raggi ultravioletti negli strati più profondi della cute. I cheratinociti intervengono invece in un secondo sistema di protezione: l’ispessimento cutaneo. I raggi ultravioletti stimolano la proliferazione delle cellule che formano lo strato più esterno della pelle in modo da impedire ai raggi ultravioletti di penetrare in profondità e danneggiare le cellule.

A seguito dell’esposizione al sole (raggi UVB in particolare) la cute può sintetizzare la vitamina D.

Alcune regole fondamentali per un’abbronzatura sicura

È opportuno adottare una serie di comportamenti, suggeriti di seguito, per prevenire i pericoli di un’esposizione prolungata ai raggi solari:

  • Esporsi al sole gradatamente: il primo giorno è quello più pericoloso perché la pelle non è preparata all’esposizione solare intensa e prolungata;
  • Non esporsi al sole nelle ore calde: si stima che circa il 50% dei raggi ultravioletti raggiunga la Terra tra le ore 11,00 e le ore 15,00;
  • Fare attenzione alle superfici riflettenti: il rischio di eritemi aumenta nelle vicinanze di queste superfici. La neve è in grado di riflettere circa l’80% dei raggi ultravioletti, la sabbia più del 25%;
  • Stare attenti alle abbronzature in quota: l’intensità delle radiazioni aumenta del 12% ogni 100 m di altezza ed è quindi più pericolosa l’esposizione in montagna che al mare;
  • Applicare creme fotoprotettive in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione ai raggi solari.

Nei casi di pelle arrossata per esposizione prolungata

Bere molta acqua per prevenire la disidratazione;

Idratare la pelle arrossata con lozioni o creme specifiche (per un maggior sollievo, è possibile raffreddare il prodotto in frigorifero prima di applicarlo);

Dopo la doccia, si consiglia di tamponare la pelle umida delicatamente, anziché asciugare la superficie del corpo strofinando panni di spugna ruvida;

Non manipolare o rompere eventuali bolle formatesi sulla pelle: potrebbe aumenterebbe il rischio d’infezione;

Scegliere un’alimentazione ricca di alimenti con betacarotene e vitamina E, come frutta e verdura, che aiutano a rigenerare la pelle e stimolano la produzione di melanina (es. carote, albicocche, melone, pomodori; spinaci, asparagi e frutti di bosco).

In ogni caso, è necessario evitare l’ulteriore esposizione alla luce solare, fino alla completa guarigione della scottatura solare.

Tra gli antichi rimedi della nonna che si possono rivelare utili per l’eccessivo arrossamento cutaneo dovuto ad un’esposizione al Sole prolungata ci sono:

Impacchi con estratti vegetali, come quelli di aloe, amamelide, tè verde, malva e camomilla, Borragine, Cipolla, Verbasco, olio d’oliva, che hanno un effetto calmante ed addolcente.

Applicazioni di fette di patate crude e impacchi di amido di riso nel periodo immediatamente successivo all’evento. Infatti è importante raffreddare la pelle scottata dal sole con degli impacchi di acqua fresca e amido.

Per contrastare prurito e bruciore, tenere sulla zona interessata una borsa del ghiaccio avvolta in un panno di cotone.

Per un’abbronzatura sicura:

Quando si riprende nuovamente ad abbronzarsi, l’approccio deve essere graduale, in quanto la pelle rimane a lungo sensibilizzata. In particolare, nella prevenzione di nuove scottature, è fondamentale evitare le esposizioni eccessive rispetto alla tolleranza del soggetto ed utilizzare schermi solari adatti al proprio fototipo.

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(*) V. Note esplicative

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Herpes zoster

Descrizione

Herpes zosterL’Herpes zoster, detto comunemente Fuoco di Sant’Antonio, è un’infezione di origine virale dovuta alla riattivazione del virus che causa la varicella (malattia molto comune in età pediatrica), precisamente il virus varicella-zoster il quale si localizza nei gangli nervosi ove resta allo stato latente. Tale riattivazione in genere si verifica per un abbassamento delle difese immunitarie dovuto ad es. all’età, a malattie, all’uso prolungato di alcune tipologie di farmaci (corticosteroidi e soprattutto immunosoppressori), stress psico-fisico severo, esposizione intensiva ai raggi solari.

L’età avanzata rappresenta comunque il primo fattore di rischio per la riattivazione del virus varicella-zoster.

La malattia si manifesta sul corpo con dolore, bruciore ardente e prurito, che precedono di qualche giorno la comparsa di sfoghi cutanei, distribuiti lungo il decorso di uno o più nervi intercostali o cranici, caratterizzati da macchie rosse, piane o rilevate, che evolvono presto in vescicole o bolle e successivamente, previa rottura, in croste. Il processo evolve in 15-30 giorni con desquamazione e spesso con cicatrici e chiazze discromiche. In qualche caso sporadico, se l’infezione colpisce il viso, possono rimanere compromesse le funzioni uditiva e/o visiva.

La complicanza più comune dell’Herpes zoster è la nevralgia post-erpetica, che comporta la permanenza di un dolore superficiale, di un dolore urente (bruciore) e di prurito per lungo tempo, mesi o anni, dopo la risoluzione delle lesioni cutanee, con intensità e modalità variabili da persona a persona, per cui la sintomatologia può anche limitarsi a prurito e bruciore più o meno leggeri.

Principali rimedi omeopatici per Herpes zoster e nevralgia post-erpetica

– Mezereum: è il rimedio omeopatico più spesso prescritto, in particolare se il dolore e/o bruciore e/o prurito è violento, aggravato dal caldo, con il bagno, di notte, al tatto. Anche per nevralgie facciali (nevralgie localizzate a livello dello zigomo, cioè dell’osso malare e del seno mascellare).

– Arsenicum album: se il bruciore è migliorato dal caldo.

– Coffea: se il bruciore è migliorato da applicazioni fredde.

– Bryonia: se il bruciore è aggravato dal movimento della parte interessata.

– Magnesia phosphorica: se il bruciore è violento, si manifesta bruscamente e migliora esercitando una forte pressione sulla zona interessata.

– Kalmia latifolia: se il dolore è improvviso come un lampo e risale lungo il tragitto del nervo interessato.

– Hypericum: se il dolore è aggravato da contatto e scosse, all’aria fredda e umida.

– Nux vomica: se si avvertono sensazioni di crampi con marcata lateralità destra.

– Gnaphalium: in caso di intorpidimento e parestesie.

– Colocynthis: se il dolore è errante.

– Phytolacca decandra: se il dolore è come una scossa elettrica.

La malattia erpetica può essere recidivante ed in tal caso richiede una terapia di fondo con rimedi omeopatici suggeriti dalla propria costituzione e diatesi.

Ogni forma di Herpes zoster richiede la valutazione medica.

Per un intervento prioritariamente sintomatico, in genere si ricorre alle basse diluizioni (ad es. 5-7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di 3-5 granuli pro-dose, più volte al dì (ad es. 3-4 volte), lontano dai pasti, salvo diverso parere del medico, al quale è sempre opportuno rivolgersi.

Alimentazione consigliata

La prima prevenzione da mettere in atto è quella di rafforzare il sistema immunitario e ciò lo si può fare cominciando dall’alimentazione, che deve essere sana ed equilibrata, orientata anche ad abbassare l’infiammazione e lo stress ossidativo, riducendo quindi il consumo degli zuccheri semplici e dei grassi saturi (grassi idrogenati in particolare) e privilegiando i cibi ricchi di vitamine (in particolare A/betacarotene, gruppo B, C, D, E), minerali (in particolare calcio, magnesio, zinco), acidi grassi polinsaturi (omega-3 e omega-6 non ossidati dal calore), cereali integrali, prebiotici e probiotici.

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