Con il termine di esofagite vengono considerate, pur trattandosi di forme del tutto diverse tra loro, sia le flogosi di origine infettiva (e. microbica), sia le manifestazioni conseguenti all’ingestione di caustici (e. corrosiva), sia infine le alterazioni da reflusso di succo gastrico (e. peptica). L’e. peptica rappresenta l’entità clinica oggi più diffusa nell’ambito delle esofagiti.
Esofagiti microbiche
Si distinguono in acute e croniche, aspecifiche e specifiche. Tra esse ci sono:
L’e. acuta catarrale si associa per lo più alla faringite e alla laringite (e. discendente). L’agente più spesso responsabile della flogosi è lo streptococco. I sintomi sono rappresentati da dolore più o meno intenso nella deglutizione, riferito al giunglo o dietro lo sterno o al dorso. A nche la semplice deglutizione di saliva può risultare dolorosa. L’esame esofagoscopico dimostra l’arrossamento, la dilatazione vasale e l’edema della mucosa, eccezionalmente piccole ulcerazioni superficiali.
L’esofagite suppurativa e flemmonosa rappresenta per lo più una complicazione di lesioni traumatiche a carico della mucosa esofagea. Si distinguono flogosi circoscritte, con esito in ascessi nella sottomucosa in rapporto con il trauma di natura endogena (corpi estranei, lesioni strumentali), e flemoni diffusi. I sintomi consistono in dolori alla regione cervicale o dietro lo sterno, esacerbati dalla deglutizione che può diventare addirittura impossibile.
Sotto il termine di e. cronica aspecifica sono compresi non soltanto processi primitivamente microbici, ma anche alterazioni organiche nella cui genesi i germi entrano come concausa, mentre predominano fenomeni irritativi di origine non batterica, quali il ristagno degli alimenti e della saliva nei casi di stenosi, e i disturbi della circolazione sanguigna (specialmente venosa), forme polipoidi e forme atrofiche o scleroatrofiche.
Esofagiti corrosive
È classico definire con tale termine l’insieme delle alterazioni esofagee, che conseguono all’azione di agenti chimici caustici. I caustici possono essere sia basici (soda, potassa) che acidi (acido solforico, cloridrico, fenico, ecc). La lesione rientra pertanto nel più ampio capitolo delle ustioni dell’esofago di origine fisica, tra cui particolarmente quelle da alte temperature (ingestione di cibi o liquidi molto caldi). Spesso le esofagiti corrosive conseguono a fatti accidentali, specie nei bambini; altre volte si tratta di ingestioni a scopo suicida. I sintomi sono rappresentati dai dolori urenti retrosternali, o epigastrici, o al dorso; dalla disfagia; dai segni generali di shock al momento dell’ustione stessa.
Esofagite peptica
Con questo termine si indicano alcune alterazioni, in uso comune s’intendono le alterazioni provocate nella parete esofagea all’azione digestiva del succo gastrico acidopeptico.
Il contatto tra succo gastrico e parete esofagea determina l’esofagite da reflusso, che può determinarsi spontaneamente o in seguito ad interventi chirurgici. Si distinguono quindi una forma spontanea e una postoperatoria dell’esofagite peptica. Perché la malattia si realizzi è necessario il concorso di più fattori: da un lato una situazione anatomica tale da consentire il reflusso, cioè un’insufficienza del cardias o la sua assenza in seguito ad interventi chirurgici; dall’altro un succo gastrico dotato di un certo grado di attività acidopeptica (esistono infatti casi di reflusso gastrico senza esofagite).
L’e. peptica spontanea si verifica specialmente in ernie iatali da scivolamento dello stomaco, nelle quali il cardias è trasposto sopra lo iato esofageo del diaframma e diviene quindi insufficiente.
L’e. peptica postoperatoria è dovuta a tutti gli interventi che possono incidere sulla funzione cardiale o che modificano la struttura anatomica del cardias stesso, fino eventualmente a sopprimerla del tuuto. Tali sono ad esempio le plastiche cardiali, certe esofagogastrostomie cardioplastiche, e le resezioni del cardias seguite da esofagogastrostomia.
Nel meccanismo genetico dell’esofagite peptica ha importanza anche il tipo di reflusso: quando questo si verifica solo per gravità, è possibile ovviarvi con la profilassi posturale; quando invece esiste reflusso dinamico o funzionale (quindi anche in posizione eretta) il pericolo d’insorgenza dell’esofagite è più grave e non può essere evitato con provvedimenti posturali.
Il reflusso gastroesofageo causa l’infiammazione cronica della mucosa dell’esofago, dovuta alla risalita dei succhi gastrici provenienti dallo stomaco. Si manifesta con la tosse secca cronica.
I rimedi specificamente indicati a trattare un’esofagite da reflusso gastroesofageo sono Argentum nitricum, Arsenicum album, Calcarea carbonica, Chamomilla, China, Ignatia amara, Iris versicolor, Kalium carbonicum, Lycopodium, Nux vomica, Phosphoricum acidum, Phosphorus, Robinia pseudoacacia, Sanguinaria, Sulphuricum acidum, Teucrium.
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(*) V. Note esplicative