Esistono tre diversi metodi di prescrizione che fanno capo ad altrettante scuole omeopatiche, che sono la Unicista, la Pluralista e la Complessista.
L’omeopatia unicista (sviluppatasi soprattutto in Gran Bretagna), rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato “simillimum”. Questo rimedio è adatto alla tipologia costituzionale del paziente ed è capace di coprire tutti i sintomi del malato.
L’omeopatia unicista non si prefigge quindi di debellare il disturbo ma di curare la persona nella totalità dei sintomi che presenta per curarne i disequilibri.
L’omeopata unicista effettua un’accurata anamnesi con il colloquio omeopatico, alla ricerca delle caratteristiche costituzionali del paziente che ricorre a questo tipo di approccio.
Il colloquio omeopatico consiste nell’osservare e nell’ascoltare il malato. L’omeopata fa domande sulla storia familiare, abitudini di vita, alimentari, condizioni psicologiche, qualità del sonno, sfera sessuale. Egli indaga sui cosiddetti miasmi, ovvero le predisposizioni ad ammalarsi, che ogni essere umano contempla in sé.
Il medico quindi ricerca nel soggetto le caratteristiche distintive che permettono di personalizzarne la cura, e di agire così alla radice dei suoi disturbi, amplificando le naturali difese organiche verso di essi.
L’omeopatia unicista permette di rispettare pienamente l’essere e la sua naturale interezza ed ha modo di indirizzare la terapia in modo mirato, riconducendo l’intero organismo ad una guarigione del tutto naturale.
L’omeopatia pluralista (legata allo sviluppo della cosiddetta Scuola francese) prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra loro. Dei rimedi prescritti, generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo.
L’omeopatia complessista (adottata da alcune Scuole tedesche) prescrive più rimedi sinergici contemporaneamente, realizzando i cosiddetti “complessi”. I rimedi complessi sono di solito tutti sintomatici, cioè fatti per curare i sintomi e per questo più superficiali nella loro azione terapeutica.
Sia l’omeopatia pluralista che l’omeopatia complessista si discostano dall’omeopatia unicista perché considerano i diversi sintomi non come l’espressione della perturbazione complessiva dell’organismo sotto l’azione di stimoli patogeni, ma bensì come localizzazioni differenti di differenti quadri di malattia.
Quando si utilizzano più rimedi, per evitare che le reazioni dell’organismo siano disarticolate e contraddittorie, bisogna stare attenti che i rimedi siano tutti sinergici, cioè che l’uno migliori o completi l’azione dell’altro. Indubbiamente la scuola unicista è quella che meglio interpreta lo spirito ed i principi fondamentali dell’omeopatia.
Ma, delle tre scuole omeopatiche, l’omeopatia unicista è anche quella più impegnativa.
E’ più impegnativa in quanto la sua applicazione richiede bravura, preparazione, esperienza, aggiornamento, capacità di una corretta anamnesi omeopatica del paziente ed un’ottima conoscenza della Materie Mediche e dei Repertori dei principali Autori.
Sono comunque tutte e tre dei metodi di prescrizione validi; la prevalenza dell’uso di uno su un altro dipende molto anche dalla formazione e dalle abitudini dell’omeopata. L’importante è che sia applicata correttamente la Legge di Similitudine, l’unica dalla quale non si può prescindere.
L’omeopatia non è rimasta ferma ai tempi di Hahnemann, ma si è aggiornata ed evoluta fino ai giorni nostri, sia introducendo nuovi rimedi omeopatici, nuove patogenesi, nuove costituzioni, nuove diatesi, ecc. e sia aprendosi ad altri bioterapici, in particolare ai gemmoterapici ed agli organoterapici, senza però mutare il suo principio terapeutico.
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(*) V. Note esplicative