Premessa
La medicina omeopatica, o semplicemente omeopatia, è la disciplina terapeutica che si basa sul concetto di “malattia del simile”. Il termine deriva dalle parole greche ómois = simile e pàthos = malattia. Essa risponde ai principi della Legge di Similitudine (“similia similibus curantur”), già formulata da Ippocrate (460-370 a.c.), medico greco considerato il padre della medicina, secondo la quale una sostanza (di origine vegetale, animale o minerale) che causa in un individuo sano una serie di sintomi (leggasi malattia) se assunta in dosi ponderali, è in grado di curare quegli stessi sintomi se assunta in dosi diluite dall’individuo ammalato. Ad esempio se il vegetale Arnica montana causa travasi sanguigni nei tessuti sottocutanei, Arnica montana diluita aiuta a curare questi sintomi. Se il veleno dell’ape provoca irritazioni di tipo infiammatorio della pelle, Apis diluito è il rimedio adatto per vincere queste manifestazioni.
Si deve al medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), considerato il padre dell’omeopatia, la riscoperta di tale principio e la messa a punto della tecnica di preparazione dei rimedi omeopatici, tuttora adottata, consistente essenzialmente nella diluizione della sostanza di origine, eventualmente pre-elaborata, in soluzione idroalcolica e nella dinamizzazione ad ogni passaggio. Tra le tante sostanze esistenti in natura diventa importantissimo, al fine di ottenere l’effetto curativo desiderato, scegliere quella più adatta alla situazione del malato. Per quest’attività le osservazioni e gli studi di Hahnemann sono stati fondamentali ed hanno decretato, con la citata preparazione dei rimedi, la nascita della medicina omeopatica.
Il rimedio omeopatico deve essere scelto sulla base della somiglianza dei sintomi, sia fisici che psicologici che esso stesso è in grado di sviluppare, con quelli presenti nella persona ammalata. Tanto più alta è questa similitudine, tanto maggiore sarà l’azione terapeutica. Il rimedio omeopatico perfettamente simile al paziente è chiamato simillimum ed è quello teorizzato e privilegiato da Hahnemann. Tale rimedio è molto personalizzato, è <<l’abito su misura>> e per questo può essere prescritto alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce.
La medicina tradizionale invece si basa sul principio completamente opposto, adoperando farmaci che hanno un’azione contrapposta al sintomo allo scopo di eliminarlo o attenuarlo. Per questo è denominata anche “medicina allopatica” o “allopatia” (il termine fu coniato proprio da Hahnemann), dalle parole greche allos = diverso e pàthos = malattia, cioè malattia del diverso, del contrario. E’ quindi una medicina che identifica la malattia nei sintomi della malattia stessa e l’obiettivo dei sistemi di cura è di sopprimere la sintomatologia in atto.
Importanza delle costituzioni
Come abbiamo detto, l’approccio terapeutico della medicina omeopatica, rispetto a quella allopatica, è completamente differente: non si considera la malattia, ma si considera il malato. Non bastano i soli sintomi del paziente, ma occorre tenere conto di tutte le altre peculiarità che rendono il soggetto unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa malattia. Sarà il medico omeopata a cercare nella storia del paziente e nelle sue manifestazioni somatiche e psichiche, il rimedio omeopatico più “simile” a lui, cioè il simillimum.
Cosicché ogni rimedio omeopatico ha i suoi sintomi fisici e psicologici, simili a quelli posseduti da quel determinato paziente. L’essenza e la straordinaria originalità dell’omeopatia è che “ogni rimedio è una persona”, capace cioè di impersonificare il malato in tutte le sue manifestazioni. Ciascun rimedio ha i suoi tratti caratteristici distintivi: ad es. Aconitum napellus è il rimedio delle persone altamente reattive, le cui manifestazioni scoppiano all’improvviso come un temporale estivo, Actaea racemosa è la donna isterica, Agaricus muscaris è l’ubriaco, Allium sativum è l’ingordo, Arnica montana è lo sportivo, Baryta carbonica è lo scemo del villaggio, Carbo vegetabilis è la signora del ventaglio e così via. Quindi, in omeopatia non esiste un farmaco generale per una certa malattia, ma farmaci diversi per organismi diversi che ne sono affetti. Sempre a titolo di esempio, in omeopatia non esiste la cura per la gastrite del Sig. X, ma la cura del Sig. X con la sua gastrite sicuramente diversa da quella di un altro paziente che soffre della stessa patologia.
La malattia deve poter essere integrata nella storia complessiva dell’individuo e nelle sue caratteristiche biologiche. Bisogna tenere conto delle caratteristiche ereditarie, delle patologie passate, degli aspetti somatici, dei sintomi psichici, dei comportamenti, delle abitudini, dei sentimenti, delle relazioni, della reattività agli stimoli ambientali e quant’altro (processo di individualizzazione). La natura impone a ciascun individuo una sorta di “impronta” che ne caratterizza l’aspetto fisico, psicologico e comportamentale. Raggruppando gli individui in classi sulla base di caratteristiche omogenee, è possibile ottenere i cosiddetti “biotipi”, che sono il complesso dei caratteri morfologici, fisiologici e psicologici propri di ciascun uomo, risultanti dall’interazione del patrimonio genetico con le condizioni ambientali in cui egli vive e cresce e che lo rendono qualcosa di unico, un individuo diverso dagli altri.
Lo studio dei biotipi è antico di migliaia di anni, in quanto già a quei tempi si comprendeva che una certa tipologia di individui reagiva in un certo modo ad una particolare medicina. I primi studi furono condotti dagli orientali, in particolare in India con la medicina ayurveda e poi con quella buddista.
La medicina occidentale, che suole farsi nascere con Ippocrate, considera, con formulazioni apparentemente diverse e sempre più complete, delle biotipologie che si rifanno al concetto di “costituzione”, nella quale le componenti morfologiche, fisiologiche (metaboliche-funzionali) e psicologiche si influenzano e si coordinano reciprocamente.
Il modello costituzionale di Ippocrate: approccio umorale
Fu proprio Ippocrate nel V secolo a.c. l’autore di un’analisi biologico-costituzionale che, rifacendosi al pensiero delle scuole medico-filosofiche nate in Magna Grecia un secolo prima di lui e soprattutto a quello di Empedocle di Agrigento (492-432 a.c.), estese la dottrina dei quattro elementi fondamentali (Aria, Fuoco, Terra e Acqua) alla natura umana introducendo la teoria dei quattro umori, secondo cui quattro umori base (flegma, sangue, bile nera e bile gialla) governano il corpo umano determinandone lo stato di salute o di malattia. La predominanza di un umore sugli altri, che egli poi legò alle strutture anatomiche degli organi ed alle loro funzionalità, determinava la configurazione di quattro tipi psicosomatici fondamentali (flegmatico, sanguigno, melanconico e collerico). Autori successivi ed in particolare Galeno (129-199 d.c.) codificarono ulteriormente questa suddivisione senza però modificarne i principi. Bisogna arrivare a tempi molto più moderni, intorno alla metà del XIX secolo, per veder formulare con diversi contributi la classificazione dei temperamenti (comprensivi della fisicità) tuttora adottata:
■ Temperamento linfatico, che sostituisce il flegmatico: si riferisce ad un individuo corpulento, tendente all’obeso, beato, calmo, lento, pigro in cui prevale la funzione nutrizione.
■ Temperamento sanguigno: si riferisce ad un individuo normale, rubicondo, allegro, attivo e mobile, tendenzialmente instabile in cui prevale la funzione riproduzione.
■ Temperamento nervoso, che sostituisce il melanconico: si riferisce ad un individuo magro, debole, pallido, triste, avaro, con frequenti inibizioni in cui prevale la funzione recettività.
■ Temperamento bilioso, che sostituisce il collerico: si riferisce ad un individuo di bel colore, non equilibrato, irascibile, permaloso, forte, con tendenza all’eccitazione in cui prevale la funzione reattività.
Il modello di Vannier: approccio psico-somatico
Solo in tempi ancora più recenti e precisamente nella seconda metà del secolo scorso, proprio quando la medicina omeopatica viveva un momento di declino sia in Europa che negli Stati Uniti d’America, si avverte l’esigenza di procedere verso un’analisi costituzionale che, partendo sempre dalle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e psicologiche, potesse meglio identificare il terreno dell’individuo su cui la malattia ha possibilità di insediarsi, cioè la tendenza potenziale di un individuo a contrarre determinate malattie, la sua predisposizione patologica. La classificazione delle costituzioni più accettata, tuttora vigente, si deve alla scuola omeopatica francese e precisamente al medico Antoine Nebel (1870-1954), alla relativa elaborazione del suo allievo Léon Vannier (1880-1963) ed al più recente contributo del dott. Henri Bernard. Essa prevede l’esistenza di quattro costituzioni che trovano riscontro in altrettanti rimedi omeopatici capostipiti.
■ COSTITUZIONE CARBONICA: corrisponde al brachitipo, cioè ad un soggetto che ha gli arti più corti rispetto al tronco, mani tozze e grosse, viso tondo, denti quadrati, rigidità muscolare, tendenza a svilupparsi più in larghezza che in altezza, a trattenere liquidi, all’obesità. E’ ordinato, tenace, lento, freddoloso, goloso, ama mangiare. Le predisposizioni morbose da bambino sono le malattie infiammatorie della pelle (eczema, prurito, orticaria), dell’apparato respiratorio (laringite, tracheite, bronchite), dell’apparato gastroenterico (enterite, gastroenterite), dell’apparato urogenitale (cistite, uretrite, prostatite, vaginite, vulvite) e di quelle a carico dell’occhio (congiuntivite, blefarite). Nell’età matura le predisposizioni sono le malattie reumatiche (artrite, artrosi) e quelle degenerative verso la sclerosi (arteriosclerosi, aterosclerosi, sclerosi a carico del fegato, pancreas, rene, cuore, encefalo). Può soffrire di tromboflebiti, alterazioni del ricambio con ipercolesterolemia, diabete, obesità. Si associa al temperamento linfatico. I rimedi omeopatici più adatti sono quelli contenenti carbonio. Il rimedio capostipite è Calcarea carbonica. Gli atri principali sono Magnesia carbonica, Kalium carbonicum, Ammonium carbonicum, Baryta carbonica, Natrum carbonicum, Carbo animalis, Carbo vegetabilis, Graphites.
■ COSTITUZIONE SULFURICA: corrisponde al normotipo, cioè ad un soggetto con corporatura armoniosa, altezza e peso medi, muscolatura ben sviluppata e tonica, mani e dita ben proporzionate. Ha una buona resistenza allo sforzo, è dinamico, attivo, sportivo, creativo, socievole, ma a volte instabile e volubile. Manifesta tendenza all’autointossicazione per accumulo di tossine. In genere gode di buona salute anche se le patologie cui va incontro sono quelle a carico del sistema cardiocircolatorio e respiratorio e problemi di pelle (dermatiti, dermatosi, orticaria, punti neri, acne, pustole, ecc), in quanto elimina attraverso la cute le tossine che i suoi organi emuntori non riescono a smaltire. Si associa al temperamento sanguigno. I rimedi omeopatici più adatti sono quelli contenenti zolfo. Il rimedio capostipite è Sulphur. Gli altri principali sono Calcarea sulfurica, Magnesia sulfurica, Natrum sulphuricum, Kalium sulphuricum, Hepar sulphur, Petroleum, Psorinum. Diversi autori preferiscono rappresentare questa costituzione con due biotipi: il “sulfurico grasso”, la cui costituzione pur rimanendo prevalentemente sulfurica si avvicina a quella carbonica e il “sulfurico magro” (o “muriatico”) che si avvicina a quella fosforica. In tal caso la costituzione qui descritta si riferisce al biotipo “sulfurico neutro”.
■ COSTITUZIONE FOSFORICA: corrisponde al longitipo, cioè ad un soggetto snello, alto, slanciato, elegante, con arti lunghi e muscolatura ipotrofica, torace esile, viso triangolare e allungato, colorito pallido. E’ freddoloso, manca di vigore, si stanca facilmente, ma recupera velocemente le energie perché si sa risparmiare. Soffre di pressione arteriosa bassa che si innalza solo a causa dell’emotività E’ un intellettuale, ipersensibile, emotivo, idealista, che ci tiene all’estetica, malinconico, depresso, preoccupato della sua salute. Le predisposizioni morbose sono distonia neurovegetativa, malattie del sistema nervoso, problemi a carico dell’apparato respiratorio per l’insufficienza toracica (faringite, bronchite, asma, pertosse, ecc.), malattie reumatiche, scoliosi, piedi piatti, atonia gastrica e intestinale con conseguenti disturbi gastroenterici, colite, stitichezza. Si associa al temperamento nervoso. I rimedi omeopatici più adatti sono quelli contenenti fosforo. Il rimedio capostipite è Calcarea phosphorica. Gli altri principali sono Kalium phosphoricum, Magnesia fosforica, Natrum phosphoricum, Phosphorus, Chamomilla, Pulsatilla.
■ COSTITUZIONE FLUORICA: corrisponde ad un soggetto con asimmetria pronunciata e irregolarità morfologica del fisico, magro, dita allungate e sottili, con scheletro decalcificato, ipotonia muscolare, fragilità e lassità dei legamenti. E’ paragonabile all’acrobata per la capacità di assumere posture particolari. E’ molto intelligente ma instabile, reagisce in modo imprevedibile ed estemporaneo, è cioè il classico genialoide. Le predisposizioni morbose sono instabilità psichica tendente alla paranoia, scoliosi, sclerosi, osteoporosi, carie dentali, problemi a carico delle articolazioni (distorsioni, lussazioni), lombalgie, ptosi di stomaco, rene e utero, ernie congenite, varici, emorroidi. I rimedi omeopatici più adatti sono quelli contenenti fluoro. Il rimedio capostipite è Calcarea fluorica. Gli altri principali sono Fluoricum acidum, Mercurius solubilis, Argentum nitricum, Aurum metallicum. Diversi autori non annoverano questa costituzione tra quelle di base (si limitano a considerare solo le prime tre), in quanto sarebbe un’espressione patologica derivante dalla costituzione fosforica, corrispondente cioè al longitipo maggiormente astenico.
Ogni costituzione presenta, come abbiamo visto, un peculiare dinamismo psico-fisico per cui la individuazione di quella cui appartiene il paziente consente di prevedere e di prevenire la comparsa di patologie verso le quali esiste una sua predisposizione. Infatti a ciascuna costituzione corrispondono uno più organi o apparati più soggetti rispetto agli altri a sviluppare patologie o a non funzionare correttamente. Conoscendo questi organi o apparati e le loro disfunzioni è possibile praticare una terapia omeopatica (o qualunque altra) di prevenzione non generica ma mirata e quindi con maggiori possibilità di successo. Inoltre anche nel caso in cui ci si trova di fronte ad una diminuzione o ad una perdita dello stato di salute, la conoscenza della costituzione risulta indispensabile in quanto essa permetterà di adottare un intervento terapeutico sicuramente più mirato. Ciò avverrà, lo ripetiamo, con la individuazione del rimedio omeopatico più “simile” al paziente.
E’ evidente però che la suddetta classificazione del biotipo umano nelle quattro costituzioni è solo schematica. Nella realtà difficilmente un individuo si identifica completamente con una sola costituzione: è più facile che egli abbia una costituzione mista a caratteristiche incrociate, connotata però sempre da una predominanza di una delle quattro costituzioni-base su tutte le altre.
Il modello di Pende: approccio endocrinologico
Altri studi, dello stesso periodo e degli ani successivi, hanno proposto altre interessanti classificazioni che hanno ulteriormente ampliato e completato la materia. Si deve al medico endocrinologo italiano Nicola Pende (1880-1970) il merito di aver elaborato, riprendendo la dottrina costituzionalistica del suo maestro Giacinto Viola (1870-1943), un’analisi della costituzione in cui viene rintracciata la connessione tra le caratteristiche morfologie, fisiologhe e psicologiche e le funzioni endocrine degli organismi umani, gettando così le basi per l’introduzione dell’endocrinologia costituzionale. In altri termini viene osservato come il funzionamento delle ghiandole endocrine può agire sull’aspetto fisico e sulla disposizione psicologica del singolo individuo. Secondo Pende la costituzione è la risultante morfologica, fisiologica e psicologica, variabile da individuo a individuo, delle proprietà di tutti gli elementi cellulari ed umorali del corpo e delle loro combinazioni, determinata dalle leggi dell’ereditarietà ed accessoriamente dalle azioni perturbatrici esercitate dall’ambiente. Sono evidenti in tale tesi, come egli stesso sosterrà pubblicamente, i legami tra la moderna medicina clinica veramente ippocratica, la “medicina del malato più che della malattia” e la medicina omeopatica di Hahnemann tesa alla continua ricerca della “individualizzazione” del malato, attraverso lo studio delle sue caratteristiche psico-somatiche e delle predisposizioni patologiche, finalizzata alla scelta della terapia singola e personalizzata a lui corrispondente, secondo la Legge di Similitudine.
Le ghiandole endocrine maggiormente interessate sono la tiroide, la midollare del surrene e la corticale del surrene che compongono la ghiandola surrenale o surrene, nonché le ghiandole sessuali (gonadi) ovaie e testicoli. Le ghiandole endocrine sono ghiandole a secrezione interna, cioè quelle il cui prodotto, che sono gli ormoni, viene direttamente immesso nel sangue.
La tiroide produce gli ormoni (al 90% la tiroxina o T4 ed al 10% la triiodotironina o T3) che agiscono sul metabolismo cellulare e sui relativi processi di accrescimento, per cui una sua eccessiva attività (ipertiroidismo) o una sua ridotta attività (ipotiroidismo) comportano rispettivamente un aumento o un rallentamento del metabolismo basale, cioè del consumo energetico dell’organismo a riposo e dell’attività metabolica dei tessuti, cioè della velocità di utilizzazione delle sostanze energetiche come ad es. i grassi.
Il surrene produce, in risposta a situazioni di stress, gli ormoni che migliorano la reattività dell’organismo preparandolo in tempi brevissimi a gestire l’emergenza, a fornirgli l’energia supplementare necessaria. La midollare del surrene, che è la ghiandola più interna, produce l’adrenalina che è l’ormone che interviene nei primissimi istanti e determina una vera e propria scarica di energia. La corticale del surrene, che è la ghiandola più esterna che avvolge la midollare, produce il cortisolo, che è l’ormone che interviene successivamente se la situazione stressante si prolunga e determina la resistenza allo stress.
Le ovaie producono estrogeni e progesterone che sono gli ormoni responsabili nella donna del ciclo mestruale, delle caratteristiche fisiche femminili, della distribuzione della peluria, dei caratteri sessuali secondari (lo sviluppo delle mammelle), del tono della voce, dell’attrazione verso il sesso maschile, ecc.
I testicoli producono gli androgeni che sono gli ormoni maschili che determinano lo sviluppo degli organi sessuali e delle masse muscolari, la struttura delle ossa, la distribuzione dei peli, l’attrazione verso il sesso femminile, ecc.
Il modello costituzionale elaborato dall’endocrinologo italiano si sintetizza graficamente tramite la costruzione di una piramide triangolare, denominata “Piramide del Pende”, la cui base racchiude il patrimonio genetico e le tre facce rappresentano:
1) la faccia morfologica che evidenzia appunto la forma e la struttura della costituzione, cioè che identifica la costituzione fisica. Rappresenta ciò che si è fisicamente;
2) la faccia dinamica-umorale che comprende il temperamento, cioè l’indole, il modo di agire e di reagire agli stimoli esterni, che è congenito, presente fin dalla nascita, non dipendendo dalle esperienze post-natali. Rappresenta ciò che si è in sé, dentro se stessi.
3) la faccia psicologica che costituisce il carattere, comprensivo dell’intelligenza, cioè quel modo unico di essere e di reagire dettato dall’impatto del temperamento con l’ambiente, sulla base delle singole esperienze di vita. Rappresenta ciò che si diviene, in seguito alla relazione con il mondo esterno. Due persone che alla nascita presentano lo stesso temperamento non avranno mai lo stesso carattere, perché esse sicuramente vivranno esperienze diverse in circostanze diverse.
La sintesi delle tre facce è il vertice della piramide, cioè la sintesi delle proprietà vitali dell’individuo, la sua resistenza all’ambiente (alle cause patogene), il suo rendimento dinamico complessivo. Ciò è proprio indicativo della costituzione.
In ogni costituzione è sempre possibile distinguere una fase “stenica” di difesa attiva ed una fase “astenica” di cedimento, ognuna delle quali si presenta con caratteristiche peculiari per ciascun biotipo.
La scuola di Pende descrive pertanto quattro quadri endocrini corrispondenti ad altrettante costituzioni:
■ Brevilineo astenico, caratterizzato da uno scarso funzionamento della tiroide (ipotiroidismo), della corticale del surrene (ipocorticosurrenismo) e delle ghiandole sessuali (ipogonadismo). Corrisponde al biotipo carbonico o al biotipo linfatico.
■ Brevilineo stenico, caratterizzato da un aumentato funzionamento della corticale del surrene (ipercoticosurrenismo). Corrisponde al biotipo sulfurico grasso o al biotipo sanguigno.
■ Longilineo astenico, caratterizzato da un aumentato funzionamento della tiroide (ipertiroidismo) e della midollare del surrene (ipermedullosurrenismo), ma da uno scarso funzionamento della corticale del surrene (ipocorticosurrenismo). Corrisponde al biotipo fosforico o al biotipo nervoso.
■ Longilineo stenico, caratterizzato da un aumentato funzionamento sia della midollare che della corticale del surrene (ipersurrenismo). Corrisponde al biotipo sulfurico magro (muriatico) o al biotipo bilioso, anche se quest’ultima corrispondenza è un po’ forzata, è solo didattica, in quanto il biotipo bilioso può associarsi a qualsiasi costituzione.
Il modello di Martiny: approccio embriologico
Successivamente il medico francese Marcel Martiny (1897-1982), il più brillante dei discepoli di Pende, introduce un’analisi costituzionale di tipo embriogenetico che cerca di dare una risposta sulle origini dei segni morfologici, fisiologici, neuroendocrini, psicologici che caratterizzano il biotipo. Secondo Martiny la costituzione di ciascun individuo dipende dallo sviluppo del disco germinativo e quindi dei foglietti embrionali che daranno origine, differenziandosi, a tutte le strutture dell’essere umano. Nelle prime tre settimane di gestazione, in seguito al processo di gastrulazione, si sviluppa il disco germinativo composto da tre strati sovrapposti di cellule, i foglietti embrionali, da cui avranno origine i diversi organi e apparati.
Il primo foglietto, quello più profondo, è l’endoblasto da cui si originano bocca, esofago, stomaco, intestino tenue, intestino crasso, retto, ano, fegato, pancreas, timo, prostata, epitelio dei bronchi, mucose degli organi interni, ecc.
Il secondo foglietto embrionale, quello in posizione centrale, è il mesoblasto da cui si originano cuore, vasi sanguigni, muscoli, polmoni, corticale del surrene, ipofisi anteriore, scheletro, ovaie, testicoli, elementi corpuscolati sia del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) che della linfa (linfociti), ecc.
Il terzo e ultimo foglietto, quello più esterno, è l’ectoblasto da cui si originano pelle, cervello, nervi, midollare del surrene, ipofisi posteriore, retina, ecc.
La predominanza nello sviluppo di un foglietto embrionale sugli altri determina un’esuberanza dei rispettivi organi di appartenenza e di conseguenza l’origine di tre costituzioni, cui si aggiunge una quarta quando i tre foglietti si trovano in una situazione di perfetto equilibrio. Più precisamente le costituzioni umane secondo Martiny risultano essere:
■ Endoblastica, nella quale prevale il foglietto endoblasto. Corrisponde al brevilineo astenico o al carbonico o al linfatico.
■ Mesoblastica, nella quale prevale il foglietto mesoblasto. Corrisponde al brevilineo stenico o al sulfurico grasso o al sanguigno.
■ Ectoblastica, nella quale prevale il foglietto ectoblasto. Corrisponde al longilineo astenico o al fosforico o al nervoso.
■ Cordoblastica, nella quale si ha l’equilibrio in quantità dei tre foglietti embrionali. Corrisponde al longilineo stenico o al sulfurico magro (muriatico) o al bilioso. Quest’ultima corrispondenza, lo ripetiamo, è un po’ forzata in quanto il biotipo bilioso può associarsi a qualsiasi costituzione.
Conclusioni
I modelli costituzionali esposti a mano a mano che si sono succeduti nel tempo sono diventati sempre più ricchi e completi. Si parte dal modello risalente a Ippocrate basato sulla teoria dei quattro umori (approccio umorale), si passa per il modello attribuibile a Vannier basato sull’analisi dei caratteri fisici e psichici (approccio psico-somatico), si passa ancora per il modello di Pende basato sull’analisi delle funzioni endocrine (approccio endocrinologico), si giunge infine al modello di Martiny basato su un’analisi di tipo embriogenetico (approccio embriologico).
Tali modelli, anche se partono da considerazioni ed approcci diversi (o apparentemente diversi), anche se sono il risultato di studi e di autori diversi in periodi diversi, anche se hanno contenuti scientifici diversi, anche se possiedono complessità diverse, presentano tutti delle evidenti similitudini e convergenze che non fanno altro che confermare la validità dei metodi adottati.
Le corrispondenze tra i diversi modelli costituzionali trattati sono riportate nello schema qui allegato.
In conclusione la costituzione umana, qualunque sia l’approccio con cui viene individuata, deve intendersi l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici (metabolici-funzionali) e psicologici di un individuo in grado di influenzare la sua reattività. Tali caratteri, legati prevalentemente all’ereditarietà e poco condizionati dall’ambiente, rendono gli individui tutti diversi tra di loro, soprattutto nell’aspetto esteriore.
Lo studio delle costituzioni umane assume un notevole interesse clinico, in particolare nella medicina omeopatica, perché consente di ricavare informazioni indispensabili sulle caratteristiche del paziente e sulle sue predisposizioni patologiche (il cosiddetto terreno), al fine di prescrivere il rimedio più adatto, il rimedio più “simile” a lui (al limite il simillimum). Ciò permetterà di attuare sia una terapia nei confronti delle malattie in atto, rimuovendone le cause profonde, sia una a carattere preventivo particolarmente mirata nei confronti delle predisposizioni morbose. Il concetto base, di ispirazione ippocratica e hahnemanniana, è che l’omeopatia è la medicina del malato più che della malattia.
Ilaria dice
Buongiorno,
Volevo domandare se fosse possibile che il tipo fisico cambi nel corso degli anni o addirittura dei mesi.
Ho avuto due gravidanze ravvicinate, di mio sono di costituzione minuta, ma l’allattamento mi gonfia terribilmente. Perdo tutti i liquidi accumulati subito dopo il parto (durante la gravidanza non metto su adipe, ma acqua) e li rimetto con gli interessi appena arriva la montata.
Con la mia prima figlia la situazione è molto migliorata con il capoparto e lo svezzamento, mentre ora mio figlio minore ha cominciato con le pappe, il capoparto è arrivato, ma la situazione è migliorata solo leggermente. In fase premestruale mi gonfio moltissimo e prima non accadeva.
Ritengo liquidi nella parte inferiore, soprattutto esterno ed interno cosce e polpacci. Anche questo, prima non accadeva.
Mi hanno prescritto Lymdiaral (prima 40 gocce in due litri e poi 30 gocce in un litro) per due mesi, ma non ho visto miglioramenti. Eppure faccio molto sport, l’ho sempre fatto, fino al giorno del parto e ho ripreso quasi subito.
Si tratta di ritenzione, come conferma la mia ginecologa.
Non mi riconosco più. Mi sembra di aver mutato tipologia fisica. É possibile?
Come posso eliminare questo problema?
Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Ilaria, in genere, com’è noto, il principale responsabile della ritenzione idrica, quando viene esclusa ogni causa patologica, è lo stile di vita sbagliato, con particolare riferimento all’alimentazione ed all’attività fisica. L’alimentazione consigliata è quella povera di sale, evitando i cibi grassi, le bevande alcoliche e ricche di caffeina, utilizzando più cibi ad alto contenuto di fibre (frutta e verdura in particolare), anche per aumentare la motilità intestinale ed allontanare la stitichezza che ostacola il deflusso venoso a livello addominale. Bere molta acqua, meglio se oligominerale, favorisce l’eliminazione delle tossine e dei liquidi in eccesso. Anche l’eventuale sovrappeso contribuisce a rallentare la diuresi e quindi a favorire la ritenzione idrica. Risulta altresì fondamentale un’attività fisica regolare, che oltretutto contribuisce a riattivare e rinforzare il microcircolo. Per quanto riguarda l’Omeopatia, i rimedi che possono essere di aiuto sono diversi, tra cui si citano: Apis, Arsenicum album, Bovista, Digitalis, Kali carbonicum, Lachesis, Rhus toxicodendron, Silicea, Tellurium metallicum, Thuya, Urtica urens. In diversi casi vengono associati dei gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata (trattasi di macerati glicerici di gemme vegetali fresche con diluizione alla prima decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia), come: Castanea vesca M.G. D1, che è un drenante elettivo per i vasi linfatici, particolarmente indicato negli edemi e nella stasi di origine linfatica, negli edemi da insufficienza venosa degli arti inferiori e nella cellulite; Sorbus domestica M.G. D1, che in associazione con il precedente permette un sinergismo ottimale nel trattamento delle manifestazioni da insufficienza venoso-linfatica degli arti inferiori. Per quanto riguarda la Fitoterapia classica, anche qui sono diverse le piante che consentono di ridurre la ritenzione idrica e di migliorare la circolazione venosa e linfatica, tra cui si citano: Amamelide, Ananas, Betulla, Centella, Gramigna, Ippocastano, Pilosella. Dia anche un’occhiata all’articolo “Ok con depurativi e diuretici” nella sezione del sito “Rimedi della nonna”. Le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere ciò che è necessario al suo caso specifico. Infine, per quanto riguarda l’aspetto costituzionale, come riportato nel presente articolo, la costituzione è legata prevalentemente all’ereditarietà e poco all’ambiente. Cordiali saluti.
Letizia dice
Buonasera, chiedo se esiste qualcosa di omeopatico per piastrine che da anni stanno sui 70, ma adesso con menopausa tendono a calare, globuli bianchi 397 neutrofili 1 60…
Ne soffro da anni…di questo emocromo un po insolito…milza bella norma, ematologo mi ha fatto accertamenti, ma nulla di che…
Ho sofferto di depressione in gioventu e fatto analisi per 20 anni…
Resto un ansiosa e un lungo periodo di stress e mi occupo da figlia unica di mio padre e prima mia madre…
Le piastrine hanno i inziato a calare 10 anni fa, 80 100…ma ora che ho 56 anni 70 72 e sono preoccupata.
Grazie comunque, se mi darete indicazioni o no….saluti Letizia.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Letizia, è utile precisare che i rimedi omeopatici non vengono scelti in base al nome della patologia o della disfunzione o del disturbo, bensì in base alla migliore somiglianza tra le manifestazioni, segni e sintomi del paziente (quadro clinico) e quelli contemplati dal rimedio (quadro patogenetico, ovvero l’insieme dei sintomi, dei modi e dei processi fisiopatologici che il rimedio omeopatico è in grado di trattare). Infatti, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia fonda il suo principio terapeutico, un rimedio omeopatico per essere curativo deve “assomigliare al paziente”, ossia il relativo quadro patogenetico deve potersi sovrapporre al quadro clinico del paziente e quanto più è esatta tale sovrapposizione (somiglianza) tanto migliori saranno i risultati. Sarà cioè la sintomatologia psico-fisica del paziente a suggerire l’individuazione del rimedio omeopatico giusto. Pertanto, in Omeopatia non esiste un rimedio specificamente indicato per il calo delle piastrine nel sangue, ma potrà esistere, come detto, un rimedio capace di riflettere e perciò di trattare la condizione psico-fisica del paziente. Se lei intende quindi avvalersi dell’Omeopatia, le consiglio di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere quanto le potrà essere necessario. Cordiali saluti.
simona dice
Articolo interessantissimo, pieno di spunti ed approfondimenti Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Simona, grazie per gli apprezzamenti. Continui a visitare il sito che è in costante aggiornamento e dove quindi potrà trovare nuove ed interessanti pubblicazioni, comprese le risposte ai commenti dei visitatori. Cordiali saluti.
Ambra dice
Gentile dott.ssa mio figlio causa stress ha una dermatite seborroica. L omeopata ha però cambiato più rimedi con una frequenza rapidissima…tipo ogni due giorno o anche ogni 4 ore. Non ricordo con l altro omeopata un cambio di rimedio cosi frequente. La dermatite è leggermente diminuita ma non si è tolta. È il caso di cambiate omeopata. ( il nostro di sempre non è più in Italia)
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Ambra, ovviamente l’operato di un medico deve essere valutato a posteriori, al termine del ciclo di cura, basandosi sui risultati clinici effettivamente ottenuti, perché le strategie terapeutiche possono essere diverse e possono anche sfuggire ad una comprensione immediata. Solo alla fine si potrà fare il punto della situazione, preferibilmente insieme al medico omeopata, per poi prendere liberamente una propria decisione. Tenga comunque presente che la dermatite seborroica è una malattia cronico-recidivante che richiede una terapia alquanto articolata ed alcuni interventi correttivi, presentando diversi fattori scatenanti, tra cui si ricordano lo stress, un’alimentazione sbilanciata e l’uso di detergenti o shampoo inappropriati. La componente psicologica può avere infatti una sua precisa collocazione, per cui il surmenage intellettuale e fisico, l’ansia e lo stress possono essere una concausa da tenere in debita considerazione. Lo stesso dicasi per l’alimentazione, che se troppo sbilanciata in grassi e zuccheri semplici, può favorire o aggravare il problema. Anche il lavaggio dei capelli deve essere appropriato (shampoo neutri e delicati) e moderato in frequenza, tenendo presente che più i capelli vengono trattati con shampoo, più le ghiandole sebacee secernono sebo. A titolo esclusivamente informativo, consulti l’articolo “Dermatite, Eczema, Dermatosi” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Cordiali saluti.
sabrina dice
Buonasera dottoressa, volevo capire un pò l’andamento dei sintomi quando dicono si faccia una cura omeopatica costituzionale anche se poi rimane tutto individuale e personale ovviamente. A volte ho sentito di amici che hanno avuto sintomi particolari dopo ogni assunzione ,per una settimana circa hanno avuto raffreddori,tosse e una febbriciattola che alla sera saliva a 37.5 circa per poi riscendere la mattina e risalire la sera,poi magari si associava male a un ginocchio e cosi via. La cosa che non ho mai capito però è il significato proprio di questi sintomi, di raffreddore e febbriciattola visto che non sono prettamente i sintomi del paziente,che di solito dovrebbero essere quelli che dovrebbero peggiorare dopo l’assunzione per poi risolversi . Giusto? L’unica idea che ho avuto è quella di sintomi di purificazione da tossine di terreno che si evolvono poi ogni volta con raffreddori,tosse e” febbre”,sbaglio? Ma questo continuerebbe fino poi a trovare e curare anche la totalità invece dei sintomi del paziente mi auguro… quello per cui la cura è stata intrapresa,quindi curare psicofisicamente e patologicamente la persona nel suo insieme e quindi nei SUOI sintomi. Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, in una cura omeopatica costituzionale il simillimum deve essere sempre adoperato con la dovuta cautela. Poiché troppo spesso viene prescritto direttamente con una diluizione molto alta, onde ottenere un’azione profonda e sistemica, può succedere che venga a provocarsi sia l’aggravamento omeopatico (quello terapeutico, consistente, com’è noto, nel temporaneo peggioramento dei sintomi da curare e/o nella ricomparsa, sempre temporanea, di vecchi sintomi del proprio passato patologico) e sia l’aggravamento iatrogeno (quello da evitare, consistente, com’è noto, nella comparsa temporanea di sintomi nuovi contenuti nella patogenesi del rimedio), in relazione al grado di sensibilità del paziente ed alla posologia utilizzata. Una possibile soluzione, a giudizio del medico omeopata, sarebbe quella di iniziare con le diluizioni meno alte e salire progressivamente, verificandone di volta in volta i risultati, di accompagnare eventualmente il simillimum con i relativi antidoti omeopatici (che, com’è noto, incanalano correttamente gli effetti troppo impetuosi) e di utilizzare le posologie rispettose delle durate di copertura terapeutica delle diluizioni in uso. Cordiali saluti.