Caratteristiche generali
Con il termine “macchia mediterranea” si intende quella particolare associazione vegetale, tipica delle terre costiere che si affacciano sul Mare Mediterraneo, formata da alberi con portamento arbustivo e da arbusti in prevalenza sempreverdi. Gli arbusti, a differenza degli alberi, sono piante i cui rami si separano dal tronco centrale in posizione molto vicina al terreno o il cui tronco non è presente del tutto ed in genere hanno un’altezza non superiore ai 4 – 5 m. Le piante sempreverdi sono quelle che, a differenza delle caducifoglie o decidue, non lasciano cadere le foglie durante la stagione invernale. Il nome “macchia” deriva dal fatto che tali piante si dispongono sul terreno in modo non uniforme ma per l’appunto a macchie.
In Italia la macchia mediterranea si trova lungo le coste tirreniche, nelle isole, lungo il basso versante adriatico e in buona parte del versante ionico. Al di fuori dell’area mediterranea, formazioni arbustive che hanno caratteristiche molto simili alla macchia, ma con specie del tutto diverse, si trovano anche in Sudafrica, in Australia, in California e in Cile.
La macchia mediterranea è una formazione vegetale, fatta di piante per lo più autoctone, che si è costituita come risultato della trasformazione del paesaggio ad opera dell’uomo nel corso dei millenni, attraverso incendi e disboscamenti a discapito della primordiale foresta mediterranea, caratterizzata da alberi secolari, poderosi, di alto fusto (fino a 20 – 30 m), quali soprattutto il leccio. Pertanto l’eccessivo consumo di legna da ardere e per le costruzioni, la necessità di ricavare pascoli e campi per l’agricoltura hanno determinato la graduale sostituzione spontanea della foresta con la macchia, cioè con arbusti di minori dimensioni.
La macchia mediterranea, pur ricoprendo una minima parte delle terre emerse del pianeta (appena il 2%), ospita una quantità abbastanza rilevante di specie botaniche (oltre il 20% dell’intero pianeta), costituendo una importantissima riserva di biodiversità. La biodiversità è la varietà delle forme di vita vegetale e animale presenti negli ecosistemi del pianeta, intendendo per questi ultimi i luoghi nei quali i suddetti organismi interagiscono tra di loro e con l’ambiente che li circonda. L’ecosistema macchia mediterranea fornisce nutrimento e riparo a insetti (cicale, cavallette o meglio locuste, scorpioni, millepiedi, ecc.), rettili (bisce, vipere, testuggini, ecc.), uccelli (tordi, capinere, cardellini, cinciallegre, verdoni, picchi, ecc.) e mammiferi (cinghiali, istrici, tassi, volpi, ecc.).
La macchia mediterranea, pertanto, è una delle formazioni vegetali più interessanti e complesse non solo dal punto di vista botanico, rappresentando un patrimonio di estremo valore scientifico e naturalistico, tale da attirare l’attenzione degli studiosi che da sempre ne hanno esaminato tutti gli aspetti che la caratterizzano. La sua conformazione e l’estetica dei suoi costituenti, inoltre, conferiscono ai paesaggi costieri un’immagine unica di notevole bellezza e suggestione.
Caratteristiche ambientali
La macchia mediterranea si estende in massima parte su suoli aridi, poco profondi, rocciosi, calcarei e con un rapido drenaggio idrico. Svolge anche l’importantissima funzione di difesa del territorio dall’azione avversa ed eccessiva degli agenti atmosferici (vento e maggiormente pioggia), scongiurando i fenomeni di dissesto quali dilavamento ed erosione del suolo, frane, alluvioni. Essa è in grado quindi di preservare il corretto equilibrio idrogeologico. Più specificamente, essendo l’acqua uno dei più efficaci solventi naturali, quando cade con la pioggia avvia nel terreno un processo di erosione per dilavamento che ne diminuisce la consistenza e quindi la stabilità, dando luogo successivamente a crolli strutturali che sono le frane. Su un territorio ricoperto da fitta vegetazione il fenomeno è molto meno significativo, in quanto la presenza delle piante ostacola il dilavamento del suolo rallentando il relativo apporto idrico, sia perché le stesse piante costituiscono una sorta di ombrello protettivo, sia perché ritengono meccanicamente il terreno con le proprie radici e sia perché assorbono direttamente l’acqua in eccesso, indispensabile al processo di fotosintesi clorofilliana. La fotosintesi clorofilliana è il processo secondo il quale le piante imprigionano la luce solare per mezzo della clorofilla (pigmento verde) contenuta nelle foglie e contemporaneamente assorbono l’anidride carbonica attraverso le foglie (dagli stomi, organi situati prevalentemente nella pagina inferiore della foglia) e l’acqua attraverso le radici. La luce serve come fonte di energia per separare nelle molecole di acqua gli atomi di idrogeno da quelli di ossigeno. L’idrogeno reagisce chimicamente con l’anidride carbonica per formare gli zuccheri, necessari alla vita biologica delle piante. L’ossigeno viene liberato nell’atmosfera come prodotto di scarto (sempre attraverso gli stomi), che invece risulta indispensabile alla vita animale tramite la respirazione, la quale in effetti è il processo inverso a quello di fotosintesi clorofilliana.
Nelle zone costiere in cui vive la macchia mediterranea il clima è temperato, caratterizzato cioè da inverni miti e umidi e da estati calde e secche. La piovosità, mai rilevante, è concentrata principalmente nei mesi invernali, per diventare scarsissima o quasi assente nei mesi estivi. La temperatura estiva è mediamente superiore ai 20 °C e d’inverno il gelo è assai raro.
Caratteristiche della vegetazione
La vegetazione della macchia mediterranea è tipicamente costituita da arbusti, in genere sempreverdi, a crescita bassa, di altezza compresa tra qualche decina di cm e qualche metro. Presenta delle caratteristiche particolari che sono il risultato delle trasformazioni messe in atto per adattarsi all’ambiente in cui vivono.
Per questo molte piante sono delle “sclerofille”, cioè con foglie piccole e dure e spesso anche lucide, che sono capaci di conservare le riserve idriche e di riflettere la luce solare. Infatti questa morfologia determina la riduzione del processo di traspirazione, con il quale le piante eliminano, attraverso soprattutto le pagine inferiori delle foglie (dagli stomi), l’acqua assorbita sotto forma di vapore acqueo. Ciò rende la vegetazione adatta a resistere ai lunghi periodi della siccità estiva. Ad esempio nella macchia troviamo piante come il leccio (nome scientifico Quercus ilex), il corbezzolo (Arbutus unedo), l’alloro (Laurus nobilis), la fillirea (Phillyrea latifolia e angustifolia), il lentisco (Pistacia lentiscus) che hanno le foglie lucide e ricoperte da uno strato di cera e di resina che impedisce loro di perdere l’acqua. L’oleandro (Nerium oleander) invece presenta una peluria sulle pagine inferiori delle foglie che serve sempre a ridurre la perdita di vapore acqueo.
Le piante della macchia hanno generalmente fusti forti e resistenti in modo da tollerare i venti salmastri che soffiano dal mare.
Le radici sono molto sviluppate ed estese, in grado di raggiungere gli strati profondi del terreno per assorbirne l’umidità e le sostanze minerali. Il fogliame è abbastanza denso e persistente tale da riparare il suolo dalla luce solare evitando che si dissecchi rapidamente. Per questo motivo all’interno della macchia sono scarsamente presenti le piante erbacee.
Adattandosi al clima, le piante concentrano la fase di maggiore attività vegetativa nel periodo invernale o primaverile (ove, come detto, si verifica il massimo della piovosità), mentre rallentano la loro attività fino a cadere in una condizione di stasi vegetativa durante il periodo estivo (ove, come detto, fa caldo e si verifica il massimo della siccità). Per gran parte di esse, quindi, la produzione di nuove foglie, la fioritura e la fruttificazione avvengono durante i mesi invernali e primaverili. Tale fenomeno è noto come “estivazione” ed è tipico delle zone sub-tropicali, come quelle in cui ricade la macchia mediterranea e le citate altre macchie esistenti sul pianeta.
Un’altra strategia adottata per adeguarsi al clima è quella delle cosiddette piante geofite, che sono piante con le gemme inserite in organi vitali sotterranei quali bulbi, rizomi e tuberi. Ciò le rende capaci di resistere al calore estivo. Ad esempio nella macchia troviamo molte liliacee, che hanno proprio tali caratteristiche, come l’asparago selvatico (Asparagus albus), il pungitopo (Ruscus aculeatus), l’asfodelo (Asphodelus microcarpus) con i suoi bellissimi fiori.
Sui tratti di costa bagnati dalle acque marine o comunque esposti ai venti carichi di salsedine crescono diverse varietà di piante alofile (o alofite), che hanno cioè la capacità di vivere su terreni o in ambienti fortemente salini, cioè con elevata concentrazione di cloruro di sodio. I meccanismi di adattamento delle piante alofile alla elevata salinità sono essenzialmente: una maggiore resistenza all’entrata del cloruro di sodio nella cellula vegetale, l’accumulo del cloruro di sodio nei vacuoli cellulari, l’eliminazione del cloruro di sodio mediante cellule secretrici. Troviamo quindi la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), la camomilla marina (Anthemis maritima), l’eringio marino (Eryngium maritimum), l’erba medica marina (Medicago marina), il giglio marino (Pancratium maritimum), l’ammofila (Ammophila arenaria).
Sono inoltre presenti molte piante aromatiche, cioè contenenti sostanze aromatiche, ricche di oli essenziali (essenze) profumati che hanno la funzione di tenere lontani gli animali per non farsi mangiare o molestare. Troviamo quindi, solo per citare le più note, il rosmarino (Rosmarinus officinalis), la menta (Mentha piperita), la salvia (Salvia officinalis), l’origano (Origanum vulgare), la maggiorana (Origanum majorana), il ginepro (Juniperus communis ), il mirto (Myrtus communis), la lavanda (Lavandula officinalis), il timo (Thymus vulgaris), l’elicriso (Helichrysum italicum). Spesso di queste piante aromatiche se ne fa un uso farmaceutico e cosmetico, per le loro proprietà terapeutiche ed anche un uso alimentare per aromatizzare cibi e bevande.
La foresta mediterranea
Come si è detto, la vegetazione originaria che anticamente occupava il bacino del Mediterraneo era la foresta mediterranea, costituita da piante poderose a portamento arboreo, cioè da alberi dalle cospicue dimensioni. L’albero è una pianta capace di svilupparsi in altezza tramite un fusto legnoso, detto tronco, che di solito inizia a ramificarsi a qualche metro dal suolo, a differenza dell’arbusto ove il tronco inizia a ramificarsi quasi subito.
Nella foresta mediterranea vi era la netta prevalenza del leccio (nome scientifico Quercus ilex), detto anche elce, che è un albero sempreverde del genere delle querce, con tronco raramente diritto, singolo o diviso alla base, di altezza che può arrivare anche a 30 m, di aspetto maestoso con una folta chioma. Può vivere fino a 400 anni.
Discretamente diffusa era anche la sughera (Quercus suber), che è un albero sempreverde ancora del genere delle querce, originario della parte più occidentale del bacino del Mediterraneo (Marocco e Penisola Iberica), di altezza fino a 20 m, dal portamento contorto e dalla chioma più rada ed espansa. Vive mediamente 250 – 300 anni. In tempi moderni dalla sua corteccia, densa e spessa, si ricava il famoso sughero e per questo la pianta è stata soggetta ad uno sfruttamento così intenso da rischiare l’estinzione. La sughera, rispetto al leccio, teme di più le temperature rigide (di qualche grado al di sotto dello zero), però resiste meglio agli incendi proprio grazie all’azione protettiva del sughero.
Il suolo della foresta era umido e di notevole spessore, a causa della fitta coltre di chiome ed il sottobosco era costituito da poche specie vegetali capaci di vivere all’ombra dei possenti alberi.
Lo sviluppo progressivo delle grandi civiltà antiche (fenici, greci, romani), specie lungo le coste, determina la conseguente intensificazione dei disboscamenti legati alle attività antropiche (che sono le attività dell’uomo che hanno incidenza sull’ambiente). I grandi alberi secolari vengono abbattuti per ricavare la legna con cui accendere i fuochi o da utilizzare come materiale per le costruzioni. L’esigenza crescente di avere a disposizione campi per la pastorizia o per l’agricoltura porta altresì alla distruzione di intere foreste. A ciò si aggiungono gli incendi intenzionali per queste ed altre finalità, come ad es. quella per ricavare gli spazi abitativi.
Il protrarsi nel tempo di tali attività antropiche comporta che la foresta cede sempre di più il posto alla macchia mediterranea, in quanto l’impoverimento della copertura vegetale crea gradualmente le condizioni per la crescita di una vegetazione arbustiva più bassa e “meno esigente”, in grado cioè di vivere su terreni dilavati e quindi più aridi e poveri.
Classificazione della macchia
In relazione alla composizione delle specie residenti ed allo sviluppo in altezza della vegetazione, la macchia mediterranea può essere classificata nei seguenti tipi.
◊ Macchia alta, costituita da boschi di alberi a portamento arbustivo, con altezze che mediamente raggiungono i 4 – 5 m. Sono rappresentativi il leccio (Quercus ilex), la sughera (Quercus suber), il pino domestico (Pinus pinea), il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il corbezzolo (Arbutus unedo), il carrubo (Ceratonia siliqua) e, nei versanti più freschi o ad altitudini più elevate, le querce caducifoglie come la roverella (Quercus pubescens) e il cerro (Quercus cerris).
◊ Macchia bassa, costituita da diverse specie di arbusti con altezze non superiori ai 2 – 3 m, di aspetto bello e rigoglioso, che iniziano a fiorire verso la fine dell’inverno e durante la stagione autunnale si riempiono di frutti aventi, in molti casi, dei colori vivaci. Ne fanno parte l’ilatro comune (Phillyrea latifolia), l’olivastro o olivo selvatico (Olea europea sylvestris), il lentisco (Pistacia lentiscus), il mirto (Myrtus communis), l’alloro (Laurus nobilis), la malva (Malva sylvestris), l’oleandro (Nerium oleander), il ginepro rosso (Juniperus oxicedrus), l’erica (Erica arborea, multiflora e scoparia) ed altre piante.
◊ Gariga, costituita da vegetazioni cespugliose e discontinue di altezza massima di 1 – 1,5 m, ma in genere inferiore ai 50 cm. In realtà la gariga è una formazione vegetale secondaria che rappresenta il successivo stadio involutivo della macchia mediterranea dovuto ad un ulteriore degrado del territorio. Dopo di essa, nella scala dell’involuzione, esiste la steppa, che è una prateria senza alberi e subito dopo il deserto. Quindi una sua diffusa presenza è indice di un inizio di desertificazione. Quando su un territorio occupato dalla gariga termina ogni intervento umano, dopo un certo lasso di tempo ricompare la macchia, si risale cioè nella scala precedente e si va verso l’evoluzione dell’ecosistema.
In sintesi gli effetti del degrado del territorio dovuto alle attività antropiche ed ai cambiamenti climatici sono schematizzabili nei seguenti passaggi involutivi:
Foresta mediterranea >> Macchia mediterranea >> Gariga >> Steppa >> Deserto.
Il terreno della gariga è molto più arido, calcareo, sabbioso e ricco di rocce affioranti. La vegetazione, fatta di specie più adatte a resistere all’aridità dei luoghi, è più rada e per questo più ricca nelle varietà rispetto alla macchia vera e propria, in quanto negli ampi spazi che vengono lasciati possono insediarsi numerose specie erbacee. Sono abbondanti le piante spinose, aromatiche o addirittura velenose per difendersi dai morsi degli animali.
Le piante tipiche della gariga nostrana sono il rosmarino (Rosmarinus officinalis), la salvia (Salvia officinalis), l’origano (Origanum vulgare), la maggiorana (Origanum majorana), la menta (Mentha piperita), il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), la lavanda vera (Lavandula officinalis) e quella marittima (Lavandula stoechas), la ginestra odorosa (Spartium junceum), il timo (Thymus vulgaris), l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides) e quella cespugliosa (Euphorbia characias), l’elicriso (Helichrysum italicum), la ruta (Ruta angustifolia), l’artemisia (Artemisia arborescens), il cisto marino (Cistus monspeliensis), quello femmina (Cistus salviefolius) e quello cretese (Cistus creticus), la palma nana (Chamaerops humilis), l’efedra (Ephedra distachya), l’asparago selvatico (Asparagus albus), il pungitopo (Ruscus aculeatus), l’asfodelo mediterraneo (Asphodelum microocarpus) e tante altre.
Negli ambienti salini delle scogliere e delle dune sabbiose troviamo, isolate o in cespugli, le piante alofile come il ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides), il giglio marino (Pancratium maritimum), la violaciocca selvatica (Matthiola tricuspidata), il papavero cornuto (Glaucium flavum), il ravastrello marittimo (Cakile maritima), la salsola (Salsola kali), l’eringio marino (Eryngium maritimum), la camomilla marina (Anthemis maritima), l’erba medica marina (Medicago marina), il poligono marittimo (Polygonum maritimum), il finocchio marino (Crithmum maritimum), la veccia assottigliata (Vicia pseudocracca), l’ammofila (Ammophila arenaria), la cineraria marittima (Senecio cineraria), le specie rare come la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum) e quella allungata (Agropyron elegantum) ed altre ancora.
La predominanza della specie vegetale determina il nome della gariga: avremo così la gariga a rosmarino (rosmarineto), la gariga a cisto (cisteto), la gariga a elicriso (elicriseto), ecc.
Le tonalità di verde della gariga, in genere, sono più spente e tendenti al grigio. Per gran parte dell’anno appare paesaggisticamente desolata e nella stagione estiva assume il tipico aspetto “bruciato”, dovuto al disseccarsi delle foglie. Nel periodo della fioritura di determinate specie, più solitamente in primavera, la gariga si arricchisce di odori e di colori molto belli ed accattivanti: ad esempio di azzurro-violaceo nelle formazioni a rosmarino, di viola nelle formazioni a lavanda, di giallo nelle formazioni a elicriso e ginestra, di bianco nelle formazioni di cisto marino e di cisto femmina, di rosso nelle formazioni di cisto cretese e così via.
Ovviamente, com’è facile intuire, sul territorio i tre tipi di macchia non si presentano perfettamente distinti, ma generalmente coesistono almeno in coppia. Quasi sempre la macchia alta si accompagna alla macchia bassa, come pure quasi sempre la macchia bassa ha la sua gariga. In non pochi casi assistiamo alla significativa presenza contemporanea della macchia alta, della macchia bassa e della gariga.
La macchia mediterranea, unica per la ricchezza e la bellezza della sua vegetazione, per il verde che permane tutto l’anno, per la varietà dei colori dei suoi fiori e dei suoi frutti, per la dolcezza del clima, per la vicinanza del mare, apre la vista a immagini e paesaggi straordinariamente belli e suggestivi, non mancando di costituire un patrimonio naturale di notevole valore scientifico essendo una riserva di biodiversità tra le più importanti del pianeta.
Lascia un commento