Nel linguaggio comune, la malattia emorroidaria viene denominata “emorroidi”. In realtà le emorroidi sono dei cuscinetti di tessuto vascolare spugnoso, formato da capillari, arterie e, soprattutto, vene. I cuscinetti nel loro insieme, costituiscono il plesso emorroidario.
I cuscinetti emorroidari sono normalmente presenti nel canale anale di ognuno di noi e servono a regolare e ammortizzare il passaggio delle feci nell’ultimo tratto dell’ano-retto; quindi svolgono una funzione di evacuazione e, insieme allo sfintere anale, di continenza con la capacità di trattenere feci, liquidi e gas.
In assenza di fattori costituzionali, gli elementi che possono intervenire nel determinare l’insorgenza della malattia emorroidaria sono numerosi. Tra essi:
- stati di denutrizione con atonia della muscolatura liscia e atrofia del tessuto connettivo delle pareti venose;
- la vita sedentaria oppure le occupazioni che costringono ad una prolungata stazione eretta e a sforzi fisici violenti;
- il caldo eccessivo che provoca vasodilatazione;
- le emozioni che possono provocare distonia vasale;
- le manifestazioni di involuzione senile, che compromettono la struttura della parete venosa;
- fattori di carattere endocrino che, come la gravidanza, determinano notevole dilatazione venosa, forse in rapporto alla secrezione di sostanze ad azione rilasciante sulla muscolatura liscia.
Tutti i fattori che determinano un rallentamento del ritorno venoso in corrispondenza del canale anorettale possono determinare l’insorgenza delle e. Prima di tutto la stitichezza, poi le stenosi, i tumori, corpi estranei, spasmi, il coito anale. Tra le lesioni estrinseche ci sono la gravidanza, la retroversione e il prolasso uterino, tumori e cisti dell’ovaio, tumori e ipertrofia della prostata e tutto ciò che provoca un aumento della pressione portale. Anche l’uso dei purganti contribuisce allo sviluppo delle e. in rapporto ad un’accentuazione della peristalsi intestinale.
Oltre al complesso degli elementi eziologici di carattere meccanico, contribuiscono all’insorgenza delle e. anche elementi di carattere flogistico. L’infiammazione del canale anale porta, a causa dell’iperemia che ne consegue, allo scivolamento extrasfinterico della mucosa, con successiva dilatazione dei vasi venosi in essa contenuti.
Le e. possono protrudere all’esterno dell’ano (e. esterne) fino a prolassare in modo permanente verso l’esterno dello sfintere anale.
Quando si infiammano le e. risultano gonfie, pruriginose, dolenti e/o sanguinanti.
Gonfiore, prurito, dolenzia e sanguinamento indicano l’instaurarsi della malattia emorroidaria.
Il sanguinamento ed il prurito sono i sintomi più comuni delle emorroidi infiammate; queste manifestazioni sono spesso associate ad un senso di peso e d’ingombro a livello anale. Il paziente ha la sensazione di un corpo estraneo a livello dell’orifizio anale.
Il volume delle e. varia secondo lo stato di ripienezza delle dilatazioni venose, e quindi, in modo più o meno critico, in rapporto ai vari fattori che ostacolano il circolo venoso refluo (ad es. nella stazione eretta, nell’atto di ponzare, nella defecazione, ecc.).
La malattia emorroidaria può complicarsi
- con la formazione di ascessi anali o perianali (attorno all’ano) e l’incontinenza fecale;
- possono insorgere complicazioni come la trombosi emorroidaria, in genere determinata da lievi infezioni, facili nel canale anale. Tale evento patologico può dare origine ad un’infiammazione acuta molto dolorosa, per la presenza di sangue coagulato all’interno delle emorroidi esterne. All’osservazione, quest’ultime risultano gonfie, tese e bluastre.
- lo strozzamento delle emorroidi prolassate, dovuto alla contrazione dello sfintere anale, è un’altra possibile complicanza. Anche in questo caso il paziente lamenterà un dolore acuto.
Anatomicamente le e. possono essere
- Interne: se rimangono localizzate all’interno del canale anale. Non sono visibili ad occhio nudo ma solo per via endoscopica, e sono generalmente indolori. Durante la defecazione possono uscire all’esterno (prolassare) per poi rientrare spontaneamente. Spesso sono indolore. Nelle fasi più avanzate possono comportare:
- Perdite di muco associate ad una fastidiosa sensazione di bagnato;
- Stimolo ad evacuazioni ripetute.
- Esterne si sviluppano vicino all’ano, fuoriscono facilmente e sono visibili ad occhio nudo. Appaiono come protuberanze dure, dolenti e talvolta sanguinanti. Il sanguinamento è dovuto allo sfregamento o all’eccessivo assottigliamento delle strutture che compongono lo sfintere.
- Miste sono quelle che si sviluppano contemporaneamente nelle due sedi.
La progressione della malattia emorroidaria si verifica, in ogni caso, per una congestione di sangue; in pratica, quest’ultimo si accumula nelle emorroidi, dilatandole e facendole scivolare verso il basso.
A seconda dello stadio evolutivo le e. interne si distinguono emorroidi di:
1° grado: sono quelle che fanno salienza, più o meno leggermente, all’interno del canale anale, specie durante la congestione venosa indotta dalla defecazione. I cuscinetti protendono nel lume anale. Non c’è prolasso e per questo sono visibili soltanto all’esame anoscopico. Le emorroidi di 1° grado provocano fastidio, prurito e possibile sanguinamento durante la defecazione, mentre il dolore è spesso assente.
2° grado: sono quelle che hanno le caratteristiche descritte precedentemente. Quese però, durante il massimo sforzo della defecazione o del parto, prolassano. Cessato lo sforzo rientrano spontaneamente all’interno del canale anale. In questo caso, oltre al sanguinamento, può essere presente anche prurito e perdita di secrezioni.
3° grado: Sono quelle che prolassano con facilità durante la defecazione e non rientrano spontaneamente all’interno del canale, ma devono esservi riposte mediante manovre digitali. Oltre ai precedenti disturbi, la sintomatologia prevede dolore e lieve perdita di feci all’esterno, con imbrattamento della biancheria.
4° grado: sono quelle che, divenute irriducibili, protundono costantemente all’esterno. I sintomi comprendono dolore, prurito intenso ed incontinenza fecale.
I rimedi omeopatici più adoperati in assoluto per la cura delle e. sono Aesculus hippocastanum e Hamamelis. Il primo si adopera prevalentemente quando le emorroidi sono brucianti, pruriginose e raramente sanguinano, il secondo invece quando sanguinano.
Aesculus hippocastanum e Hamamelis irrobustiscono le pareti dei vasi sanguigni e ne aumentano l’elasticità ed inoltre espletano una spiccata azione antinfiammatoria e vasocostrittrice periferica.
Tra i rimedi più prescritti ci sono anche Aconitum, Agaricus, Alumina, Arsenicum, Carbo animalis, Carbo vegetabilis, Causticum, Collinsonia, Graphites, Kali carbonicum, Kali ars., Kali s., Lachesis, Lycopodium, Mercurius biniodatus, Muriaticum acidum, Nitricum acidum, Paeonia, Phosporus, Pulsatilla, Ratania, Sanguinaria, Sepia, Silicea, Sulphur, Thuya.
Riepilogo dei principali rimedi omeopatici che vengono utilizzati per la cura delle emorroidi in omeopatia:
Sono parimenti utili tutti i rimedi che presentano nella loro patogenesi la congestione venosa.
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(*) V. Note esplicative