Premessa
Nell’articolo “Omeopatia e Costituzioni” della presente sezione, si è avuto modo di argomentare diffusamente sulla indispensabilità della conoscenza e della individuazione delle costituzioni umane in coerenza con i principi terapeutici su cui si basa la medicina omeopatica. Con tale profilo è stato approfondito il rapporto natura umana – malattia ed è stato fatto un excursus sui vari modelli costituzionali, a partire da quello di ispirazione ippocratica del V secolo a.c. sino ad arrivare ai giorni nostri, evidenziando le correlazioni tra loro esistenti. Ciò ha consentito di comprendere meglio la validità delle analisi, delle impostazioni, dei modelli adottati e dei loro risvolti terapeutici in una visione olistica (unitaria) di un sistema complesso qual è l’uomo.
Per costituzione si intende l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici e psicologici di un individuo, legati prevalentemente all’ereditarietà e poco condizionati dall’ambiente, in grado di influenzare la sua reattività e che rendono gli uomini tutti diversi tra loro, soprattutto nell’aspetto esteriore.
Nella medicina omeopatica lo studio delle costituzioni umane diventa indispensabile perché la conoscenza di quella peculiare del paziente, rivelatrice delle sue proprietà vitali e delle predisposizioni patologiche (il cosiddetto terreno), risulta essere fondamentale per la scelta del rimedio più “simile” a lui, cioè di quello che più si avvicina al simillimum, al fine di praticare nel profondo sia una terapia risolutiva nei confronti delle malattie in atto e sia una di prevenzione nei confronti di quelle per le quali si è predisposti.
Le malattie acute e croniche
Fu proprio Samuel Hahnemann (1755-1843), il medico tedesco considerato il padre dell’omeopatia, ad osservare, mediante le sue continue e numerosissime esperienze cliniche, che le cure omeopatiche fino ad allora adottate avevano una notevole azione terapeutica nelle malattie acute, mentre nei casi cronici si registravano mancate guarigioni e ricadute. Già nel 1810 con la pubblicazione della prima delle sue opere più importanti, “L’Organon della medicina razionale” (le successive edizioni ulteriormente arricchite escono con il titolo “L’Organon dell’arte del guarire”), nel riportare i principi fondamentali dell’omeopatia, delinea con grande precisione la distinzione tra malattie acute e croniche. Per Hahnemann le malattie acute, quando non dovute a fattori traumatici o ad errori alimentari, derivano da fattori esterni occasionali (quelli che oggi chiamiamo agenti patogeni) che causano una perturbazione improvvisa della “forza vitale” interna all’organismo. E’ questa forza vitale, immateriale, spirituale e dinamica, che consente all’essere umano di svolgere tutte le sue funzioni vitali. Se essa viene disturbata si provoca uno squilibrio che conduce alla malattia, la quale si manifesta attraverso i sintomi. I sintomi non sono quindi la malattia ma sono lo sforzo di reazione dell’organismo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio perduto, per andare naturalmente verso la guarigione. La suddetta forza o energia vitale è rinvigorita dalle stimolazioni deboli, cioè fatta con dosi basse, come appunto agiscono i farmaci omeopatici che, com’è noto, vengono sottoposti a diluizioni spinte.
Tale fenomeno è stato enunciato nel 1899, dopo la morte di Hahnemann ed è noto come la Legge di Arndt-Shulz, dai nomi dei due ricercatori tedeschi, il psichiatra e omeopata Rudolph Arndt(1835-1900) e il farmacologo Hugo Schulz(1853-1932), che l’hanno formulata. Si riferisce all’ormesi, fenomeno secondo cui molte sostanze nell’interagire con gli organismi biologici possono esercitare effetti opposti a seconda della loro dose: un’azione di stimolazione a basse dosi e di inibizione ad alte dosi. Questa legge, che fu aspramente avversata dal mondo scientifico, è stata riconosciuta solo nel 1984.
Sempre secondo Hahnemann rientrano altresì nelle malattie apparentemente acute quelle condizioni legate all’inasprimento di malattie croniche, cioè di patologie più profonde, più radicate che esaurita la fase acuta ritornano in uno stato di quiescenza, per poi presentarsi nuovamente. Il riconoscimento di tali malattie croniche può essere fatto solo attraverso la valutazione della qualità e della intensità dei disturbi che sono capaci di scatenare, cioè da quei sintomi che indicano una predisposizione a soffrire in modo caratteristico, particolare, ripetitivo, propria di ciascuna categoria di individui.
Il concetto di diatesi (o miasma)
Hahnemann ipotizzò quindi l’esistenza di una predisposizione costituzionale, congenita o acquisita, ad ammalarsi di ben determinate malattie con caratteristiche e modalità proprie, differenti da individuo a individuo, la quale deriverebbe dall’alterazione dell’energia vitale non dipendente da fattori esterni occasionali (come invece avviene per le vere malattie acute), tale da rendere l’organismo sensibile ad alcune patologie. Questa predisposizione costituzionale e la sua persistenza nell’organismo, questa “alterata condizione di salute latente” è definita da Hahnemann la causa della malattia cronica e ad essa attribuisce il nome di “miasma” (più modernamente “diatesi”). La sua origine è ereditaria ma può essere anche acquisita a seguito della soppressione antinaturale delle malattie acute. Miasma in greco significa macchia, contaminazione (dalla parola miasmein) e sta proprio ad indicare che le malattie croniche derivano da questo stato di contaminazione dell’organismo.
Tali concetti vengono esposti in un’altro suo testo fondamentale per l’omeopatia, “Le malattie croniche: la loro natura specifica e il trattamento omeopatico”, pubblicato in quattro volumi tra il 1828 e il 1830, che fa seguito a “La materia medica pura” pubblicato nel 1821.
Per Hahnemann i sintomi dovuti alla recrudescenza dello stato alterato di salute latente (che non vanno confusi con quelli delle patologie acute vere e proprie) non sono la malattia ma sono l’espressione della malattia che si manifesta all’esterno sulla base del miasma (o diatesi) di appartenenza del soggetto. I sintomi sono, lo ripetiamo, lo sforzo di reazione dell’organismo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio energetico perduto, per andare naturalmente verso la guarigione, cercando cioè di liberarsi del miasma interno. Per questo motivo l’approccio terapeutico della medicina omeopatica non è quello della soppressione dei sintomi, che come visto sarebbe controproducente, a differenza di quanto avviene nella medicina allopatica, ma di agire sullo squilibrio che ha provocato i sintomi, sulla causa profonda della malattia, sul miasma. Il trattamento omeopatico deve quindi basarsi sul riconoscimento e sulla rimozione del miasma interno, attraverso l’adozione di rimedi che cerchino di sostenere e di favorire lo sforzo di guarigione dell’individuo, dagli organi più interni a quelli più esterni. L’utilizzo del simillimum porta proprio a questo risultato: l’eliminazione dei sintomi diventa la conseguenza della terapia e non il suo obiettivo, che con la rimozione del miasma profondo resta la guarigione.
La diatesi è quindi la modalità, propria di ciascun individuo, di sviluppo e di evoluzione della malattia verso la quale egli presenta una sua predisposizione, congenita o acquisita (il terreno) ed una particolare debolezza costituzionale. Essa in pratica è la causa delle malattie croniche, cioè rappresenta le condizioni che precedono e predispongono allo sviluppo delle malattie croniche, responsabili delle ricadute cui il soggetto può andare incontro, per effetto dell’ereditarietà o della soppressione antinaturale e reiterata delle malattie acute che ne determina nel tempo un sempre maggior approfondimento. Più recentemente per diatesi si intende la tendenza dell’organismo di liberarsi delle tossine o di neutralizzarle, per ristabilire l’equilibrio perduto.
Le diverse diatesi
Hahnemann arrivò alla conclusione che gli individui potevano essere raggruppati in “categorie reazionali” in base alla loro tendenza ad ammalarsi di una malattia piuttosto che di un’altra, alle proprie modalità di comparizione e di evoluzione della malattia, alla periodicità degli eventi, al tipo di manifestazione, se cioè cutanea o più profonda, ecc.
Tutto ciò si traduce nella classificazione degli individui secondo tre diatesi: la “psora”, la “sicosi” e il “luesinismo”, che sono le fondamentali, cui successivamente si aggiungono il “tubercolinismo” ed il “cancerinismo” con il lavoro dei medici Antoine Nebel (1870-1954) e Léon Vannier(1880-1963) della scuola omeopatica francese.
Ogni diatesi è collegata ad una manifestazione patologica caratteristica, che ricorda la modalità reattiva dell’organiamo, il “modo” di fare la malattia: la diatesi psorica è collegata alla scabbia (dalla parola greca psora), la diatesi sicotica alla blenorragia (dalla parola greca sycon, fico, escrescenza) e la diatesi luesinica alla sifilide (da lue). Esse rappresentano tre stadi patologici di alterazione funzionale, dalla gravità progressivamente crescente, le cui manifestazioni esprimono le modalità di difesa dell’organismo sempre più insufficienti alla conservazione dello stato di salute. Corrispondono alle manifestazioni cutanee pruriginose nel caso della psora, al secreto blenorragico nel caso della sicosi ed all’ulcera genitale nel caso del luesinismo, che stanno ad indicare un progressivo grado di approfondimento. Le diatesi si associano alle modulazioni della forza vitale per costituire altrettante modalità reattive dell’organismo nel tentativo di andare verso la guarigione e precisamente:
■ la psora è associata all’inibizione, al difetto, a reazioni del tipo “ipo”, che producono alterazioni cellulari come ipoplasie, ipotrofie, ecc. e mentali come ansia, insicurezza, timidezza, ecc. Si tratta di reazioni caratterizzate da una tendenza esonerativa dei processi vitali;
■ la sicosi è associata all’eccesso, all’espansione, a reazioni del tipo “iper”, che producono alterazioni cellulari come iperplasie, ipertrofie, ecc. e mentali come ambizione, audacia, impazienza, ecc. Si tratta di reazioni contraddistinte dalla presenza di processi a carattere produttivo-proliferativo;
■ il luesinismo è associato alla perversione, alla distruzione, a reazioni del tipo “dis”, che producono alterazioni cellulari come displasie, distrofie, ecc. e mentali come aggressività, violenza, irrequietezza, ecc. Si tratta di reazioni segnate dalla presenza di processi a carattere distruttivo nei confronti di organi e apparati con la conseguente perdita funzionale definitiva.
Come si vede sono situazioni patologiche sempre più gravi e profonde cui corrispondono reazioni di difesa dell’organismo sempre più inadeguate a restituire lo stato di salute e ad assicurare la salvaguardia degli organi vitali. La psora è la diatesi principale, quella che concorre alla formazione di tutte le malattie e senza la quale non potrebbero esistere la altre due. Essa precede sempre la sicosi ed il luesinismo.
Il tubercolinismo ed il cancerinismo sono delle diatesi di transizione. Precisamente il tubercolinismo si può considerare l’anello di congiunzione tra la psora e la sicosi, tra la modalità reattiva a carattere esonerativo e quella a carattere produttivo e proliferativo. Il cancerinismo esprime la modalità reattiva di passaggio tra la sicosi ed il luesinismo, nel corso della quale i processi produttivi e proliferativi smettono di essere benigni e manifestano un’aggressività di accrescimento e di disseminazione tipica delle alterazioni maligne.
Nel suo percorso patologico un individuo che instaura una terapia finalizzata alla sola soppressione dei sintomi tipici della psora, che sono a carattere esonerativo e quindi limitati principalmente alla cute ed alla parte superficiale delle mucose aeree e digestive, o che perseveri nello stile di vita errato, passa al tubercolinismo in cui si verifica un primo approfondimento dei processi patologici con l’interessamento anche della parte più profonda delle suddette mucose. Lo stadio successivo diventa la sicosi nel corso della quale l’organismo si difende con processi a carattere produttivo-proliferativo ad andamento benigno, coinvolgendo le mucose urogenitali. Proseguendo si passa per il cancerinismo in cui incominciano a deteriorarsi i meccanismi riparativi dell’organismo per giungere all’ultimo stadio, il luesinismo, ove si instaurano processi morbosi irreversibilmente aggressivi e distruttivi che si manifestano con malattie ulcerative e necrotiche di pelle, mucose, ossa, legamenti, polmoni, ecc.
Ogni diatesi presenta un quadro preciso che si basa sulla genesi delle patologie, sulle loro caratteristiche e sui rimedi omeopatici di reazione. Esaminiamole meglio nell’ordine che, come visto, rappresenta la loro modalità di approfondimento patologico, dalla periferia al centro.
Psora o Diatesi psorica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla scabbia (che è una malattia contagiosa della pelle provocata dall’acaro sarcoptes scabiei che scava cunicoli sotto l’epidermide per deporre le uova fecondate, che causano lesioni di vario tipo, con possibili croste e infezioni e un fastidioso prurito). E’ associata all’inibizione, all’ipofunzione. Esprime la tendenza ad eliminare le tossine attraverso la cute, le mucose o gli emuntori fisiologici (reni, fegato, ecc.). Provoca principalmente manifestazioni cutanee periodiche e alternanti con tendenza ad aggravamenti in senso centripeto, ossia verso l’interno dell’organismo. A livello mentale induce timidezza, insicurezza, ansia, paura, debolezza psichica, tendenza alla depressione. Presenta aggravamento con il freddo, specie al mattino e miglioramento con il riposo. Nella fase iniziale prevale l’eliminazione verso l’esterno delle tossine, per cui si riscontrano patologie come foruncoli, prurito, eczema, psoriasi, rinite allergica, diarrea. Nella fase successiva le tossine vengono convogliate verso organi interni per cui è possibile arrivare a lesioni quali ad es. il diabete o la cirrosi. La diatesi psorica in genere appartiene a soggetti di costituzione carbonica o sulfurica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Calcarea carbonica, Nux vomica, Sulphur, Antimonium crudum, Hepar sulfur, Lycopodium, Sepia, Graphites, Petroleum, Nitricum acidum, Kalium carbonicum, Carbo vegetabilis, Psorinum, Baryta carbonica.
Tubercolinismo o Diatesi tubercolinica
E’ il miasma che deriva dall’approfondimento della psora, con cui ha in comune la grande variabilità morbosa e comportamentale, arrivando ad intaccare prevalentemente le mucose respiratorie (da qui il suo nome). E’ la diatesi di transizione verso la sicosi. Fu introdotta dal medico svizzero Antoine Nebel (1870-1954). Esprime la tendenza dell’organismo ad accelerare i processi catabolici, cioè ad attivare i processi di degradazione delle tossine. E’ molto probabile che gli avi abbiano avuto problemi tubercolari. Tra le predisposizioni patologiche troviamo le malattie broncopolmonari, i disturbi da cattiva circolazione venosa periferica, i dimagrimenti, la demineralizzazione. A livello mentale provoca introversione, instabilità emotiva, alternanza dell’umore (dall’euforia alla depressione), tendenza alla malinconia, difficoltà di concentrazione, scarsa capacità mnemonica, affaticabilità intellettiva. Presenta aggravamento con il freddo e miglioramento con il riposo, all’aria aperta, con il movimento moderato. La diatesi tubercolinica in genere si riscontra nei soggetti a costituzione fosforica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Tuberculinum, Sulfur iodatum, Calcarea phosphorica, Ferrum metallicum, Pulsatilla, Natrum muriaticum, Iodum, Natrum phosphoricum, Argentum iodatum, Phosphorus, Silicea, Arsenicum album, Arsenicum iodatum.
Sicosi o Diatesi sicotica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla blenorragia (detta anche gonorrea, è una malattia venerea contagiosa provocata dal batterio gonococco,consistente nell’infiammazione, acuta o cronica, delle vie urinarie che si manifesta con l’emissione di pus, più evidente nell’uomo, congestione, bruciore, dolore, febbre). Attualmente si dà molta importanza anche all’abuso di vaccini e di farmaci come il cortisone. E’ associata all’eccesso, alla iperfunzione. Esprime un rallentamento degli scambi e la tendenza all’accumulo delle tossine, con conseguente formazione in zona di vere e proprie escrescenze. Le predisposizioni patologiche sono le forme catarrali croniche (es. bronchite cronica), uretrite cronica, ritenzione idrica, arteriosclerosi, obesità, cellulite, neoformazioni benigne dalle semplici verruche ai fibromi e papillomi. A livello mentale si caratterizza per ambizione, eccesso di audacia, impazienza, inquietudine, autoritarietà, fissazioni, fobie, depressione. Presenta aggravamento con l’umidità e miglioramento con il movimento lento. La diatesi sicotica prevale nei soggetti a costituzione carbonica o sulfurica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Thuya, Kalium sulphuricum, Sepia, Pulsatilla, Natrum sulphuricum, Silicea, Antimonium crudum, Causticum, Medorrhinum.
Cancerinismo o Diatesi cancerinica
E’ il miasma di transizione tra la sicosi ed il luesinismo, con cui inizia il sovvertimento dei meccanismi difensivi e riparativi dell’organismo, verificandosi una maggiore aggressività dei processi morbosi e la suscettibilità verso le formazioni maligne. La diatesi cancerinica fu introdotta dal medico francese Léon Vannier(1880-1963). In essa esiste una familiarità di forme tumorali maligne. Le predisposizioni patologiche sono le formazioni di noduli a prostata, utero, mammella, linfonodi, colon, processi infiammatori localizzati, malattie polmonari, malattie renali e uro-genitali. A livello mentale si registrano torpore intellettuale, affettività morbosa, idee ossessive, tristezza, paura di avere un tumore. Le modalità di aggravamento e di miglioramento sono contraddittorie. I rimedi omeopatici di reazione sono Carcinosinum, Kreosotum, Arsenicum album, Argentum nitricum, Conium maculatum, Iodum, Nitricum acidum, Carbolicum acidum, Lachesis mutus, Naja tripudians, Vipera, Crotalus horridus.
Luesinismo o Diatesi luesinica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla sifilide (che è una malattia infettiva a prevalente trasmissione sessuale, causata dal batterio Treponema pallidum, che tipicamente evolve in tre stadi: la sifilide primaria ove compare una piaga indolore sui genitali, la sifilide secondaria ove si verifica l’estensione ad altre parti del corpo con eruzioni cutanee e febbre, la sifilide terziaria ove, dopo una lunga latenza, iniziano i danni agli organi interni fino alla morte). E’ associata alla perversione, alla distruzione, alla disfunzione. Esprime la fissazione delle tossine o degli agenti patogeni in una zona del corpo con conseguente alterazione e/o distruzione dei tessuti interessati. Negli antenati è possibile ritrovare la sifilide o l’alcoolismo. Le predisposizioni patologiche sono il tropismo per il tessuto connettivo e osseo, con irritazioni, ulcerazioni, necrosi, sclerosi, distrofie e dismorfismi, come l’artrite reumatoide, varici, occlusione delle arteriole, scarlattina, disturbi della dentizione, stomatite, disfunzioni ormonali. A livello mentale si riscontrano aggressività, violenza, irrequietezza, angoscia, pessimismo, rancore, invidia, instabilità psichica, disturbi del sonno. Presenta aggravamenti al mare, per gli eccessi di temperatura, di notte e miglioramenti in montagna. La diatesi luesinica è in genere presente nei soggetti di costituzione fluorica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Mercurius solubilis, Argentum nitricum, Kalium bichromicum, Nitricum acidum, Calcarea fluorica, Fluoricum acidum, Aurum metallicum, Baryta carbonica, Iodum, Luesinum, Phytolacca.
Conclusioni
Ovviamente, come per le costituzioni, le diatesi (o miasmi) possono essere presenti nello stesso organismo variamente miscelate fra loro ed una può prevalere sulle altre, secondo un intreccio che è caratteristico di ciascun individuo.
Una buona terapia omeopatica deve essere in grado di liberare l’individuo delle sue diatesi, rimuovendole l’una dopo l’altra e ciò può avvenire solo con la somministrazione di rimedi omeopatici scelti in base alle modalità reattive del paziente. In altri termini bisogna accordare lo sforzo terapeutico con quello di un organismo già orientato naturalmente alla guarigione ma che non riesce a pervenirvi autonomamente per insufficienza dei processi vitali, ovvero per alterazione della reattività organica tale da non rendere più possibile il ripristino dell’equilibrio energetico perduto, cioè di liberarsi spontaneamente del miasma interno.
L’utilizzo del simillimum ad “orientamento antimiasmatico”, assieme alle correzioni dello stile di vita, conduce proprio a questo risultato agendo sul terreno profondo dell’individuo.
M. Cristina dice
Gent. Dott.ssa
volevo chiederle dopo quanto tempo un Pulsatilla diventa Silicea o Ignatia Natrum Muriaticum ?
Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile M. Cristina, una evoluzione possibile, più frequente, è: Pulsatilla >> Cyclamen >> Sepia. Infatti, Pulsatilla è il profilo/tipo/rimedio della donna adolescente o giovanissima, Cyclamen è quello della donna giovane o adulta e Sepia è quello della donna matura. I tempi di passaggio sono legati, oltre all’età, al vissuto. Silicea segue naturalmente Pulsatilla, è il suo cronico naturale. Natrum muriaticum segue bene Ignatia, è il suo cronico. Cordiali saluti.
marti dice
Salve dottoressa, scusi l’ignoranza un rimedio con miasma cancerinico (ars alb. Argentum nitricum) può essere assunto da tutti o solo da chi ha una predisposizione per malattia cancerosa? O non c’entra niente? ad esempio assumendo arsenicum album (miasma cancerinico) può essere assunto anche da una persona che fa parte di un altro tipo di miasma? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Marti, un rimedio omeopatico di un determinato miasma può essere assunto da tutti, anche da coloro con miasma diverso, a condizione, ovviamente, che trovino riscontro i sintomi patogenetici, ossia che la patogenesi del rimedio contempli i sintomi del paziente e le relative modalità di manifestazione. In tal caso, il rimedio omeopatico, scelto prioritariamente sulla base di detta somiglianza tra il suo quadro patogenetico ed il quadro clinico del paziente, potrà senz’altro espletare efficacemente la propria azione terapeutica, indipendentemente dal miasma. È pertanto sempre la patogenesi a dettare legge e non altro, anche se la clinica insegna che certi rimedi trovano più spesso riscontro in certi tipi di malati. Se vi è quindi la coincidenza di miasma, il paziente si mostrerà più sensibile di altri all’azione del rimedio e con esso inoltre sarà possibile praticare, se necessario, una cura omeopatica di fondo e di terreno, per liberare l’organismo dei suoi miasmi. Cordiali saluti.
sabrina dice
Grazie dott.ssa ,sempre precisa e ben chiara la sua risposta. Mi sembra di capire quindi che pur avendo quadri ben distinti e a se stanti sono tutti policresti e costituzionali ,per cui potrebbero coesistere benissimo alcuni nel terreno costituzionale della stessa persona senza problemi,sia un acuto che un cronico.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, in effetti è proprio così, laddove ciò occorra e laddove si ravvisi la corrispondenza rimedio-paziente, tenendo ben presente, per la dovuta efficacia, che l’acuto deve sempre precedere il suo cronico, se entrambi necessari. Ovviamente bisogna evitare i rimedi tra loro incompatibili. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Buonasera dottoressa… Una persona potrebbe essere costituzionalmente sia Natrum Muriaticum che Ignatia Amara? O Pulsatilla nonostante sia un antitodo di Ignazia?. E poi Pulsatilla, Sepia e Ignatia sono rimedi Carbo Fosforici? Grazie mile.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, Ignatia amara, Pulsatilla e Sepia hanno tutti e tre una costituzione fosfo-fluorica. Natrum muriaticum ha una costituzione fosforica. Inoltre Natrum muriaticum è il cronico di Ignatia amara. Tenga però presente che diversi autori ritengono che la fluorica non sia una costituzione a sé stante, ma un’espressione patologica derivante dalla costituzione fosforica, corrispondente cioè al longitipo maggiormente astenico. Effettivamente Natrum muriaticum e Ignatia amara dal punto di vista del biotipo possono considerarsi abbastanza vicini, avendo anche lo stesso temperamento (nervoso-linfatico) e la stessa diatesi (tubercolinica), ma comunque rimangono rimedi ben distinti. Si tratta cioè di rimedi omeopatici con caratteristiche omogenee, ma ovviamente non uguali, mantenendo ciascuno una propria patogenesi. Discorso analogo vale per Pulsatilla e Sepia, che però hanno temperamenti e diatesi alquanto differenti (Pulsatilla temperamento nervoso-sanguigno e diatesi tubercolinica-sicotica, Sepia temperamento nervoso-bilioso e diatesi psorica-sicotica). La informo infine che il sito riporta sia i policresti e sia i preziosi “rimedi ad azione locale”. Si ricorda che i policresti (i rimedi fin qui citati sono tutti policresti) sono “rimedi d’azione generale”, che posseggono un’azione profonda e polivalente, che intervengono nel trattamento di un gran numero di malattie, all’apparenza molto diverse tra loro, ma tutte in relazione con il concetto di diatesi. I “rimedi ad azione locale” intervengono in malattie ben determinate o su sintomi ben particolari e per questo sono da considerarsi preziosi al caso specifico del paziente che li richiede. Cordiali saluti.