Il sintomo concomitante è quello che accompagna altri sintomi e con essi si manifesta, ma non è ad essi correlato.
Il s. concomitante è cioè un sintomo accompagnatore di uno o più sintomi del paziente; è quello che si trova insieme, unitamente, in contemporaneità, in sincronismo e si mostra in maniera diversa da persona a persona. Il s. concomitante è quell’elemento accidentale o caratteristico che esiste sempre in ogni totalità, sia nel paziente che nel rimedio, e dal quale esso è differenziato da ogni altro caso o da ogni altri rimedio.
La concomitanza è un elemento importante per l’indagine medica e si aggiunge alla localizzazione, alla sensazione e alla modalità.
Il sintomo concomitante è per la totalità quello che la condizione di aggravamento o di miglioramento è per il singolo sintomo: è il fattore differenziante e non deve passare inosservato al medico omeopata né essere sottovalutato per la sua caratteristica mancanza di relazione con altri sintomi.
Boenninghausen nel suo manuale di terapia, diffuso tra molti celebri omeopati e vadamecum per oltre un secolo, dice:
“In quasi ogni caso possiamo trovare uno o più sintomi concomitanti e spesso notiamo che i sintomi concomitanti non solo sono coesistenti, ma sono quei sintomi che apparentemente non hanno relazione con i sintomi principali dal punto di vista della patologia teorica. Sono spesso sintomi per i quali non riusciamo a trovare una ragione di esistenza nell’individuo considerato. Potremmo definirli accompagnatori senza ragione del caso in questione; tuttavia essi hanno una reale relazione dacché esistono allo stesso tempo nello stesso paziente”.
La più larga visione del caso che riconosce che ogni sintomo o parte di sintomo appartiene all’intero caso, mette il medico in grado, secondo il piano di Boenninghausen, di completare i sintomi parziali combinando i frammenti separati in un tutt’uno.
L’esperienza ha confermato la verità della dottrina di Boenninghausen sull’importanza dei sintomi concomitanti.
Chi è Boenninghausen
Il barone Clemens Maria Franz Von Boenninghausen (1785 – 1864) nasce in Olanda nella tenuta di famiglia del padre. La famiglia trae la propria origine da antenati Vestfali e Austriaci.
L’istruzione di Boenninghausen comincia abbastanza tardi ma i suoi progressi sono rapidi. Si laurea presso l’università olandese di Groeningen in legge civile e criminale.
Nel periodo in cui frequenta l’Università, riceve qualche infarinatura di medicina, benché non fosse laureato in medicina. Nel 1812 si sposa e si trasferisce in una delle proprietà della famiglia, in Prussia occidentale. Si dedica alle pratiche agricole e fonda la prima associazione agricola nella parte occidentale della Germania.
Riceve da molte associazioni «diplomi ad honorem» per i suoi scritti di botanica e di agricoltura.
Nel 1827 si ammala ed è curato dal suo amico botanico, A. Weihe, dottore in medicina.
A. Weihe fu il primo medico omeopata delle provincie di Vestfalia e Renania.
Questo evento genera in Boenninghausen una ferma fede nei risultati del trattamento omeopatico.
Quindi egli si interessa massimamente ai principi di questo nuovo metodo di cura e studia la materia omeopatica attraverso la lettura delle opere che riesce a procurarsi.
Dal 1830 Boenninghausen è in stretto contatto con Hahnemann: è suo amico e allievo.
Non essendo laureato in medicina, esercitò poco ma si dedicò a sostenere la causa omeopatica attraverso i suoi scritti con i quali cercò di rendere più semplice la pratica dell’omeopatia.
Il Re Guglielmo Federico IV, in data 11 luglio 1843, autorizza Boenninghausen a praticare la medicina liberamente, senza nessuna restrizione.
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