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Basilico

Il Basilico, noto anche con il nome comune di Basilico da giardino, è una pianta annuale il cui nome botanico è Ocimum basilicum. La specie Ocimum basilicum appartiene alla famiglia delle Labiatae o Laminaceae ed è normalmente coltivata come pianta aromatica. La pianta ha steli quadrangolari, foglie ovali e appuntite dal forte profumo di chiodo di garofano; fiorisce nel periodo che va da giugno a settembre e i suoi fiori sono bianchi, piccoli, profumati. Il suo habitat è terreni ben drenati e soleggiati dell’Asia e dei paesi Mediterranei. Si coltiva negli orti o anche in vaso.

Basilico
Basilico
Le foglie fresche hanno un profumo e un sapore più intenso di quelle essiccate.

Sono state classificate circa 60 varietà e cultivar con un numero variabile di oli essenziali che conferiscono alla pianta il tipico profumo nelle diverse sfumature. L’aroma caratteristico della specie comune in Italia è dovuto all’eugenolo, sostanza chimica presente in grande quantità anche nei chiodi di garofano. Alcune varietà condividono, anche se in entità diverse, le sostanze che danno il tipico profumo al limone, alla menta, alla liquirizia o alla canfora.

Il Basilico è una pianta “mitologia” da un certo punto vista, giacché la mitologia greca cita la pianta come antidoto del basilisco o “re dei serpenti”. Il basilisco è il serpente con il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.

Ha proprietà antispasmodiche, antiinfiammatorie, sedative, stimolanti, stomachiche (utili in caso di inappetenza), carminative e diuretiche. Da alcuni studi è emerso che l’estratto di basilico possiede attività antiossidante ed è anche in grado di esercitare un’azione citotossica in diversi tipi di cellule tumorali. Il suo olio essenziale ha mostrato di possedere attività antibatterica, fungicida e repellente per gli insetti. Gli estratti dalla pianta allontanano le zanzare.

La pianta, fortemente aromatica, è largamente utilizzata nelle cucine italiane e asiatiche. Viene inoltre impiegata tradizionalmente in erboristeria e nella medicina popolare.

In erboristeria

Le foglie e le sommità fiorite vengono utilizzate in campo erboristico per preparare infusi ad azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica, diuretica, antimicrobica, antinfiammatoria. Il basilico è utilizzato anche contro l’indigestione e come vermifugo, nonché come collutorio per l’igiene del cavo orale. L’inalazione di vapore, assoluto o con l’aggiunta di erbe aromatiche come eucalipto, menta piperita, timo, rosmarino, basilico, lavanda, ecc. aiuta contro il catarro: allevia il disturbo, ha un effetto decongestionante e fluidificante. I suffumigi aiutano nei casi di sinusite acuta o cronica.

Gli impacchi locali con foglie fresche di basilico, applicati sulla zona arrossata, placano le irritazioni cutanee; ma deve essere evitato sulle pelli sensibili e in gravidanza. Il profumo rinfresca la mente e stimola l’olfatto difettato.

L’olio essenziale contiene eucaliptolo ed eugenolo. È un tonico nervino e, diluito in oli vettori, è adoperato in massaggi per alleviare i dolori dovuti a stanchezza muscolare, quelli reumatici e quelli articolari; favorisce la cicatrizzazione delle ferite, aiuta nei casi di raffreddore ed è anche di utilità per la depressione. Nell’industria profumiera serve per la preparazione di alcuni profumi e saponi.

In medicina

Nella medicina popolare, al basilico si ascrive un’attività galattogena. Esso viene da sempre utilizzato anche per contrastare disturbi gastrointestinali come senso di pienezza e flatulenza, nonché per favorire la digestione, la diuresi e per stimolare l’appetito.

Le nostre nonne usavano il basilico contro la caduta dei capelli; in infusione con la camomilla, per riposare meglio; contro il mal di mare e il mal d’auto insieme a melissa, cannella e camomilla.

La medicina cinese usa il basilico per trattare le disfunzioni renali e i crampi allo stomaco.

La medicina indiana, invece, adopera il basilico per trattare una grande varietà di disturbi quali anoressia, artrite reumatoide, dolore alle orecchie, affezioni cutanee, amenorrea, dismenorrea, stati febbrili e malaria.

In omeopatia è usato per il trattamento di disturbi ansiosi, nausea e vomito, mal di movimento, spasmi intestinali, bronchite e tosse grassa.

Le informazioni riportate non sono consigli medici e i contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

In cucina

Il sapore caldo e speziato delle foglie si combina bene con aglio, pomodori, zucchine e con la cucina mediterranea in genere; il basilico aromatizza condimenti, liquori, olio, aceto, minestre e la famosa salsa al pesto. Il vino preparato con le foglie è tonico, digestivo ed è anche antibatterico.

Tra le varietà più note ci sono

Ocimum basilicum

Citriodorum ha il profumo di limone. È una specie annuale con foglie verdi e fiori bianchi, delizioso nelle salse e con il pollo

Minimum detto anche basilico greco è un cespuglio compatto e rotondeggiante con un aroma di media intensità. Tollera un clima più freddo rispetto al basilico usuale.

Sanctum è una specie dalla base legnosa, sacra per gli induisti. Viene piantata intorno ai templi. Allontana le zanzare.

Purple Ruffles è una cultivar di colore rosso-viola scuro per contorni colorati e aromatici. Può essere adoperata come il basilico normale.

Purpureum ha foglie rosso-viola scuro e aroma non intenso, fiori rosso pallido. Inalando il suo profumo, specialmente l’olio, si stimola l’olfatto danneggiato da infezioni virali.

Morpha ha foglie che profumano come una miscela di spezie, aromatizza un’ampia gamma di piatti della Malesia e dell’India.

Anise è un esile pianta di basilico con steli scuri e foglie dal profumo di anice, con nervatura viola.

Cinnamomum il profumo di queste foglie, più simile alla cannella che al chiodo di garofano, è piacevole nei pot-pourri.

Crispum ha foglie grandi e succulente dal profumo intenso, adatte all’aglio, pomodori, peperoni, pesce, uova e anche pollo.

Ma alla stessa famiglia appartiene anche la specie Ocimum Gratissimum o basilico dell’India orientale.

E’una pianta simile al nostro basilico. È una specie cespugliosa dal profumo di limone con una base legnosa, steli ramificati e spighe fiorali con verticilli di fiori bianchi. Le foglie sono pendule, ovate e appuntite. È alta fino a 2,5 metri. Cresce nelle zone tropicali soleggiate dell’India e dell’Africa occidentale. Per il suo caratteristico e marcato profumo aromatizza pietanze nella cucina del Sud-est asiatico ed è venduto su larga scala, soprattutto nel Vietnam.

Basilico

Secondo la medicina popolare, in alcune località asiatiche, le foglie eduli stimolano l’appetito, alleviano il mal di schiena di natura reumatica, contrastano la diarrea, la tosse, il raffreddore e la pertosse, riducono la temperatura corporea favorendo la traspirazione. Il succo serve per curare gli occhi arrossati. Con le foglie della pianta alcuni popoli preparano anche una bevanda simile al tè.

Le foglie venivano un tempo considerate un depurativo per le malattie veneree. Costituivano un antidoto contro i morsi dei serpenti e, in applicazioni locali, erano di utilità per la scabbia e per la rogna.

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Fame nervosa

All’origine del disturbo alimentare definito fame nervosa ci sono quasi sempre fattori psicologici ed emotivi che occorrerebbe cercare di individuare e rimuovere, avviando nel contempo un percorso di rieducazione alimentare e di miglioramento del proprio stile di vita.

La fame nervosa si esterna con un desiderio ardente ma ingiustificato di cibo che non si riesce a gestire. È una risposta psicologica o psicosomatica negativa che sopravviene a fronte di una condizione di disagio.

Le cause sono per lo più di natura psico-emotive. Agitazione e/o ansietà, Calo del tono dell’umore e depressione sono le emozioni scatenanti.  A monte vi è principalmente la difficoltà nella metabolizzazione di un lutto, l’infedeltà del coniuge, le difficoltà economiche, il licenziamento, l’aborto, la separazione coniugale, la gestazione indesiderata, il divorzio ecc. Ma talora possono avere un peso enorme anche situazioni “normali” come un trasloco, il cambio di lavoro o dissapori con il capo, piccole frustrazioni, l’organizzazione delle ferie o il rientro dalle stesse ecc.

Il cibo viene visto come unico modo per sconfiggere la tristezza di un momento, oppure per calmare l’irrequietezza e l’agitazione dovuti all’ansia. Ma il cibo viene visto anche come un motivo per concedersi una pausa dal lavoro, dallo studio o da qualsiasi altra attività noiosa, o ancora un modo per scaricare e sfogare la rabbia. In tutti questi casi, si ricorre al mangiare non per soddisfare un bisogno fisiologico, ma per saziare una voglia di cibo scatenata da segnali emotivi.

Se è di lieve entità il problema può essere efficacemente fronteggiato e gestito con stratagemmi logici e facilmente applicabili.

Due elementi che ne favoriscono la gestione sono l’esercizio fisico e il rilassamento sia fisico che mentale. Alcune tecniche utili allo scopo sono il Training autogeno, il rilassamento guidato, la meditazione, gli esercizi di yoga ecc.

Dal punto di vista alimentare nei momenti critici sarebbe buona regola evitare gli snack e ciò che ci “suggerisce l’istinto”. Sarebbe meglio mettere sotto i denti ortaggi quali carote, rapanelli, sedano, pomodori, ecc., nonché evitare di nutrirsi con cibi molto calorici.

Senza dubbio la fame nervosa è un problema maggiore in chi segue una vita sregolata e una dieta altrettanto disordinata.

Un aiuto può venire dall’omeopatia

Spesso la cura omeopatica segue due linee di azione: una sintomatica e l’altra di fondo.

Fame nervosa
Fame nervosa

Tra i principali rimedi omeopatici che vengono utilizzati per la fame eccessiva, a bassa diluizione per controllare il sintomo, troviamo:

Abies nigra, Anacardium orientale, Antimonium crudum, Argentum nitricum, Arsenicum album, Calcarea carbonica, Capsicum, China, Coffea, Gelsemium, Graphites, Hepar sulphr, Ignatia, Hypericum, Kali phosphoricum, Natrum muriaticum, Natrum sulphuricum, Nux vomica, Sulphur, Thuya.

Rimedi

Fame nervosa
Fame nervosa

La fame può essere definita come il bisogno di mangiare e rappresenta una sensazione in grado di determinare un comportamento complesso in cui lo scopo è quello di soddisfare questo bisogno. La sua esistenza è conosciuta in tutto il regno animale. Il suo periodico ripetersi che, con frequenza variabile, determina l’assunzione di nutrimento, è d’importanza vitale.

Cibarsi rappresenta un bisogno ineluttabile per tutti gli esser viventi e, se i mezzi biologici e fisiologici ad esso preposto variano considerevolmente secondo il posto occupato dagli animali nella scala zoologica, la soddisfazione di questo bisogno indispensabile ad ogni tipo di vita.

Per un certo periodo di tempo ogni essere vivente può condurre una vita autonoma, all’interno di un circuito chiuso, ma presto la possibilità di autoregolazione si esaurisce e diventa inevitabile attingere gli alimenti indispensabili al mantenimento della vita dall’ambiente esterno.

Meccanismi sempre più perfezionati si sono andati costruendo per permettere alcune regolazioni.

La vita cellulare dipende fondamentalmente dal rifornimento di ossigeno e dall’apporto di principi nutritivi diversi.

L’apparato digerente, attraverso le sue attività meccaniche e chimiche, è un fattore di regolazione e le ghiandole endocrine intervengono, a diversi livelli, con grande efficacia.

Il S.N.C. riceve l’insieme dei dati. Esso li integra, li coordina e scatena l’insieme delle reazioni psicomotorie che tendono a soddisfare questo bisogno.

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(*) V. Note esplicative e la home-page della sezione.

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Abbronzatura sicura

Ecco alcuni accorgimenti da adottare prima della esposizione al sole, per un’abbronzatura sicura.

Per prevenire ogni eritema solare è consigliabile usare dei filtri solari biologici che utilizzano molecole organiche contenenti anelli aromatici aventi la proprietà di bloccare le radiazioni ultraviolette, sia UVA che UVB.

Almeno un mese prima dell’esposizione solare è importante privilegiare un’alimentazione ricca di frutta a polpa gialla e rossa e di verdure che sono fonti di vitamina A, C, E e di antiossidanti (carote, melone, albicocca, fragole, uva, olio extravergine d’oliva, pomodori, spinaci, germe di grano, ecc.), di omega-3 e omega-6 (pesce azzurro), di selenio (cereali integrali, aglio, alghe, frutti di mare, ecc.) e di zinco (lievito di birra, verdura a foglia verde e insalata, patate, mele, pesche, banane, ecc.), nonché idratarsi bene bevendo molta acqua.

Abbronzatura sicura
Abbronzatura sicura

Effetti delle radiazioni solari sulla pelle

Le radiazioni ultraviolette aumentano il numero di melanociti attivi, stimolando di conseguenza la produzione di melanina. Questa sostanza (presente nei capelli e in alcune parti dell’occhio) viene sintetizzata dai melanociti. Essa è responsabile dell’abbronzatura a medio e lungo termine. Nel primo caso, osservabile generalmente solo nelle persone con carnagione moderatamente scura, si verifica una foto ossidazione della melanina che tende a diventare più scura. Tale fenomeno si manifesta immediatamente dopo l’esposizione solare e recede nel giro di pochi minuti.

La melanina, se da un lato ci garantisce un colorito più scuro, dall’altro protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari agendo come un vero e proprio filtro. Tale sostanza è in grado infatti di ostacolare la penetrazione dei raggi ultravioletti negli strati più profondi della cute. I cheratinociti intervengono invece in un secondo sistema di protezione: l’ispessimento cutaneo. I raggi ultravioletti stimolano la proliferazione delle cellule che formano lo strato più esterno della pelle in modo da impedire ai raggi ultravioletti di penetrare in profondità e danneggiare le cellule.

A seguito dell’esposizione al sole (raggi UVB in particolare) la cute può sintetizzare la vitamina D.

Alcune regole fondamentali per un’abbronzatura sicura

È opportuno adottare una serie di comportamenti, suggeriti di seguito, per prevenire i pericoli di un’esposizione prolungata ai raggi solari:

  • Esporsi al sole gradatamente: il primo giorno è quello più pericoloso perché la pelle non è preparata all’esposizione solare intensa e prolungata;
  • Non esporsi al sole nelle ore calde: si stima che circa il 50% dei raggi ultravioletti raggiunga la Terra tra le ore 11,00 e le ore 15,00;
  • Fare attenzione alle superfici riflettenti: il rischio di eritemi aumenta nelle vicinanze di queste superfici. La neve è in grado di riflettere circa l’80% dei raggi ultravioletti, la sabbia più del 25%;
  • Stare attenti alle abbronzature in quota: l’intensità delle radiazioni aumenta del 12% ogni 100 m di altezza ed è quindi più pericolosa l’esposizione in montagna che al mare;
  • Applicare creme fotoprotettive in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione ai raggi solari.

Nei casi di pelle arrossata per esposizione prolungata

Bere molta acqua per prevenire la disidratazione;

Idratare la pelle arrossata con lozioni o creme specifiche (per un maggior sollievo, è possibile raffreddare il prodotto in frigorifero prima di applicarlo);

Dopo la doccia, si consiglia di tamponare la pelle umida delicatamente, anziché asciugare la superficie del corpo strofinando panni di spugna ruvida;

Non manipolare o rompere eventuali bolle formatesi sulla pelle: potrebbe aumenterebbe il rischio d’infezione;

Scegliere un’alimentazione ricca di alimenti con betacarotene e vitamina E, come frutta e verdura, che aiutano a rigenerare la pelle e stimolano la produzione di melanina (es. carote, albicocche, melone, pomodori; spinaci, asparagi e frutti di bosco).

In ogni caso, è necessario evitare l’ulteriore esposizione alla luce solare, fino alla completa guarigione della scottatura solare.

Tra gli antichi rimedi della nonna che si possono rivelare utili per l’eccessivo arrossamento cutaneo dovuto ad un’esposizione al Sole prolungata ci sono:

Impacchi con estratti vegetali, come quelli di aloe, amamelide, tè verde, malva e camomilla, Borragine, Cipolla, Verbasco, olio d’oliva, che hanno un effetto calmante ed addolcente.

Applicazioni di fette di patate crude e impacchi di amido di riso nel periodo immediatamente successivo all’evento. Infatti è importante raffreddare la pelle scottata dal sole con degli impacchi di acqua fresca e amido.

Per contrastare prurito e bruciore, tenere sulla zona interessata una borsa del ghiaccio avvolta in un panno di cotone.

Per un’abbronzatura sicura:

Quando si riprende nuovamente ad abbronzarsi, l’approccio deve essere graduale, in quanto la pelle rimane a lungo sensibilizzata. In particolare, nella prevenzione di nuove scottature, è fondamentale evitare le esposizioni eccessive rispetto alla tolleranza del soggetto ed utilizzare schermi solari adatti al proprio fototipo.

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(*) V. Note esplicative

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Cefalea, Emicrania, Mal di testa

La cefalea, più conosciuta come “mal di testa”, è un disturbo doloroso abbastanza comune, che coinvolge la regione cranica. Il dolore può essere localizzato o diffuso a tutta la testa. Spesso si manifesta in un punto preciso, per poi irradiarsi ad altre zone. Ne esistono tantissime forme e può essere di vario tipo: pulsante, esplosivo, vago, martellante, penetrante, lancinante e così via.

Cefalea, EmicraniaLa cefalea può comparire come patologia primaria o secondaria ad altro disturbo: infatti si è soliti operarne la distinzione tra “cefalea primaria” e “cefalea secondaria”.

La cefalea primaria è un disturbo autonomo, non legato ad altre patologie, che non sempre presenta cause scatenanti ben specifiche e facilmente identificabili, potendo, nella maggioranza dei casi, essere determinata dal concorso di più fattori (stress fisico ed emotivo, scorretto stile di vita, lavoro intellettuale, affaticamento degli occhi, posture sbagliate, variazioni ormonali, allergie o intolleranze alimentari, digiuno prolungato, eccessi di alcool, sbalzi climatici, inquinamento atmosferico, alterazioni del ritmo sonno-veglia, ecc.). Le forme più frequenti di cefalea primaria sono:

  • cefalea tensiva (o muscolo-tensiva);
  • emicrania;
  • cefalea a grappolo.

La cefalea tensiva, che rappresenta la forma più comune e relativamente meno dolorosa di cefalea primaria, nasce da una tensione eccessiva dei muscoli del viso, della nuca, del collo o delle spalle, oppure dalla contrattura dei muscoli della masticazione dovuta al serramento dentale o bruxismo notturno, che causano un’attivazione dei recettori del dolore. Ha carattere gravativo e si accentua in relazione a stress, ansia, depressione, tensione psichica, posture abnormi prolungate, clima freddo-umido. Si manifesta con un dolore bilaterale, persistente, costrittivo, generalmente di intensità media o lieve (il cosiddetto “cerchio alla testa”), oppure localizzato nella regione occipitale o frontale, con attacchi che spesso iniziano in tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Solitamente il movimento ne allevia i sintomi. Colpisce più frequentemente il sesso femminile.

L’emicrania, che rappresenta il secondo tipo più comune di cefalea primaria, è la sindrome dolorosa intensa e pulsante, martellante, che interessa un solo lato del capo, generalmente localizzata alle regioni temporale ed orbitale, caratterizzata da attacchi ricorrenti e accompagnata da malessere generale, nausea e vomito, possibili turbe visive (“aura visiva”, di tipo neurologico), generalmente aggravata dal movimento, da scosse, dalla luce e dal rumore. Si manifesta con episodi acuti e ciclici, di durata variabile. Si ipotizza un’origine neurovascolare, ovvero una reazione vasomotoria dei vasi sanguigni del cervello, per cui viene anche denominata “cefalea vasomotoria”. I principali fattori scatenanti sono: squilibri ormonali (emicrania mestruale), alcuni alimenti, condizioni ambientali, mancanza di sonno, alcool, ecc. È la forma che tende più facilmente a cronicizzare. Colpisce prevalentemente il sesso femminile. Spesso è inabilitante.

La cefalea a grappolo, che rappresenta la forma meno comune di cefalea primaria, si presenta con attacchi periodici unilaterali, molto dolorosi e ravvicinati (da qui il termine “grappolo”), con dolore lancinante e trafittivo, localizzato nella zona dell’occhio o dello zigomo e possibile irradiazione a tempia, naso, mandibola o mento, oppure talvolta con dolore a tutto il lato del capo. Spesso si riscontano irritazione della congiuntiva, lacrimazione, abbassamento della palpebra, rossore al viso. Rispetto all’emicrania non si accompagna quasi mai a nausea e vomito e non si associa mai all’aura visiva. I principali fattori scatenanti sono: stress, emozioni intense, alterazione dei normali ritmi circadiani, disturbi del ritmo sonno-veglia, alcool, alcuni farmaci, ecc. Colpisce più frequentemente il sesso maschile.

In una percentuale più bassa, troviamo la cefalea secondaria, che è per l’appunto secondaria a precise malattie sottostanti, oppure a condizioni patologiche o fisiologiche, quali, ad esempio, rinopatia ipertrofica, sinusite, nevralgie o nevriti craniche, faringite, otite, ipertensione arteriosa, malformazioni vascolari, ipossia, infezioni e infiammazioni, affezioni dentarie, febbre, traumi cranici, consumo o sospensione di alcolici, di caffeina, di alcuni tipi di farmaci, ecc.

Dal punto di vista omeopatico è invece più interessante conoscere il tipo di dolore, o meglio la sensazione provata dalla persona, la localizzazione precisa, i sintomi concomitanti, le modalità di aggravamento o di miglioramento, i riflessi psicologici, ecc. Ciò consente di individuare con maggiore precisione i rimedi omeopatici sintomatici, in grado di fronteggiare la fase acuta del disturbo. Inoltre, Mal di testasoprattutto in presenza di una cefalea cronica e recidivante, allo scopo di intraprendere una cura omeopatica di fondo per il superamento definitivo del disturbo, sarebbe opportuno avere molte più informazioni del paziente e delle sue caratteristiche psico-fisiche, con particolare riguardo alla tipologia del soggetto, al biotipo omeopatico, allo stile di vita, agli aspetti emotivi, al modo di essere e di vivere il disturbo, ecc., che consentono di individuare i rimedi omeopatici della costituzione e della diatesi, in grado di intervenire sul “terreno”, legato al patrimonio genetico e comportamentale.

L’integrazione delle due cure omeopatiche, quella sintomatica e quella di fondo, riesce in genere a pervenire alla risoluzione del problema o ad ottenere dei buoni risultati duraturi.

Occorre però dare il tempo necessario alla terapia di agire e di essere veramente efficace, senza avere alcuna fretta. Bisogna considerare che da quanti più anni si soffre di cefalea (ma anche di altre malattie), più tempo ci vorrà per guarire. Può darsi che all’inizio si verifichino degli alti e bassi, che le cefalee non si diradino, che dopo un periodo di sollievo dei sintomi si torni a soffrire, sebbene in maniera più blanda, che si entri in una fase di stallo, che ci siano ricadute, ecc.: occorrerà avere pazienza, sospendere ogni giudizio, non cedere al pensiero che «questa cura non fa al mio caso», altrimenti si corre il rischio, per una valutazione negativa ingiustificata, di abbandonare prematuramente una cura che invece faceva bene. In Omeopatia non c’è la legge del «tutto o niente»: i miglioramenti sono progressivi e quindi non si deve mai interrompere una cura per impazienza.

Ovviamente in tutto ciò diventa centrale ed imprescindibile la figura del medico omeopata, al quale bisognerà lasciare tutto il tempo che gli occorre per mettere in atto la strategia terapeutica a misura del caso in esame.

Nel seguito si riportano i principali rimedi omeopatici sintomatici che vengono più spesso prescritti nelle cefalee, con una breve descrizione delle relative sintomatologie di copertura. La diluizione solitamente adoperata è la «9CH», che essendo una diluizione medio-bassa, mantiene una prevalente attività sintomatica con un’attenzione anche al funzionale ed al sub-cronico. La posologia di riferimento è 3-5 granuli pro-dose, 2-3 volte al dì (durante gli attacchi anche con maggiore frequenza), lontano dai pasti, salvo diversa prescrizione medica.

Si richiameranno, inoltre, i fitoterapici classici che vengono prevalentemente impiegati nel mal di testa, come i rimedi della nonna, e si citeranno anche quelli della fitoterapia rinnovata, come i gemmoterapici.

Si fornirà infine qualche suggerimento sull’alimentazione che è consigliabile tenere e su altri interventi utili.

N.B.: Rimedi, diluizioni, posologie, prodotti e preparati riportati nel presente articolo sono generici, impersonali, tra i più menzionati in letteratura, che hanno quindi solo carattere conoscitivo e non intendono e non possono sostituire alcuna prescrizione medica.

Principali rimedi omeopatici

Actaea racemosa: dolore intenso che dall’occipite si estende al vertice con pulsazioni e senso di pressione; dolore tormentoso dietro la cavità orbitale. Aggravamento con il minimo movimento, con il freddo umido, durante la notte. Miglioramento con il calore, mangiando.

Actaea spicata: pressione alla fronte, contrazioni nelle tempie, dolori violenti alla mascella che si irradiano ai denti ed alla tempia, talvolta con nausea e vertigini. Aggravamento di notte, camminando, con il cambiamento di temperatura, per la fatica. Miglioramento con il caffè. Nelle cefalee catameniali.

Anacardium orientale: cefalea causata dal minimo lavoro intellettuale, con dolore nel cervello, come da contusione, o pressione nella fronte; pulsazione nella parte dx della testa, e lungo i bordi dell’orbita; cefalea degli studenti con sensazione di pressione nella zona orbitale. Aggravamento con il lavoro intellettuale, con l’esercizio fisico, di mattina, con le applicazioni fredde. Miglioramento evidente e immediato mangiando, con il riposo, la sera.

Apis: mal di testa che ha un esordio rapido e violento, con possibili vertigini e nausea, con tendenza a colpire il lato dx, fronte e tempia, che peggiora con il contatto, con la pressione delle mani e con il calore e che migliora con il freddo o con le applicazioni fredde.

Argentum nitricum: dolore accompagnato da fotofobia e sensazione di testa che scoppia; cefalea congestizia dopo un lungo lavoro o un eccitamento cerebrale prolungato; cefalea al mattino, al risveglio, con carotidi pulsanti. Tendenziale lateralità sx. Aggravamento con il calore, in un locale chiuso, la notte, con un esercizio mentale inusuale. Miglioramento con l’aria fredda, all’aperto, serrando fortemente la testa o con le mani o con una fascia stretta.

Arnica montana: dolori pressanti e penetranti, soprattutto in fronte; fitte in tempie e fronte; dolore crampiforme come se ci fosse un chiodo nel cervello o che lo stesso fosse contratto; dolore sopra un occhio; pesantezza e debolezza della testa. I sintomi si manifestano o si aggravano camminando, salendo, meditando, leggendo e dopo i pasti, migliorano distendendosi con la testa bassa.

Belladonna: mal di testa che si manifesta all’improvviso e con decorso rapido e violento; dolore esplosivo e martellante, come un chiodo fisso in testa, tendenzialmente dx o da dx a sx; pulsazioni alla carotide, volto congesto, occhi arrossati, bocca secca; aggravamento con l’esposizione al sole, il rumore, il movimento, le scosse e il freddo; miglioramento con il riposo in luogo tranquillo ed al buio. Persona vivace, emotiva, agitata, pletorica e allegra quando sta bene, profondamente abbattuta quando sta male.

Berberis vulgaris: sensazione di pressione e intorpidimento alla testa come se si avesse un casco; sensazione come se la testa fosse aumentata di volume; dolore tensivo, acuto, folgorante a fronte e tempie; sensazione di cuoio capelluto tirato e gonfio. Aggravamento con il movimento. Miglioramento all’aria aperta.

Bryonia: dolore acuto nella zona frontale; dolore maggiore sul lato dx o che inizia sul lato sx per spostarsi a dx, esplosivo e penetrante, lancinante; cefalea congestizia, fin dal mattino occipitale, con sensazione di cervello che scoppia. Aggravamento con il movimento, persino di quello degli occhi, con uno sforzo, con il calore, di sera, al mattino presto. Miglioramento con il riposo, in luogo tranquillo e buio, con una forte pressione sulla zona dolente.

Calcarea phosphorica: cefalea che si presenta sempre dopo sforzo intellettivo, in soggetti facilmente affaticabili; cefalea dell’infanzia e dell’adolescenza, degli scolari e degli studenti, specialmente se c’è stata una crescita rapida. Talvolta si sposta da dx a sx. Peggiora con il freddo e l’umidità, migliora mangiando.

Chamomilla: senso di pesantezza e di dolore come da contusione, mal di testa vivo e lancinante, cefalea addormentandosi o di mattina al risveglio con sensazione di testa che scoppia. Il paziente non sopporta il dolore. Aggravamento di notte e con le correnti d’aria. Miglioramento con il caldo e passeggiando.

Cocculus: dolore pulsante con inclinazione a nausea e vomito, dolore vivo agli occhi come se fossero tirati in avanti; aggravamento con il movimento, andando in auto, per la mancanza di sonno, per un’emozione, mangiando, bevendo, all’aria fresca; miglioramento sedendosi.

Coffea cruda: cefalea con inclinazione al vomito e con sensazione di avere un chiodo conficcato nel cervello, che si aggrava con le emozioni eccessive, con il rumore, con il freddo, di notte, per gli odori violenti, dopo aver bevuto caffè e migliora in ambiente caldo. Il paziente riesce a sopportare il dolore.

Cyclamen: sensazione di congestione di sangue alla testa, come se stesse per scoppiare, fitte nelle tempie, intorpidimento con offuscamento della vista, vertigini, nausee, sensazione di calore alla testa, dolore talvolta più intenso al mattino, alzandosi dal letto. Aggravamento all’aria aperta. Miglioramento in una camera calda. Nelle cefalee catameniali.

Dulcamara: cefalea che compare con l’umido, che si irradia dall’interno all’esterno, a tempie e fronte; cefalea stordente con pesantezza della testa, che dalla nuca sale all’occipite; aggravamento con il tempo freddo e umido, sdraiandosi e prima di mezzanotte; miglioramento con il tempo secco, con il calore, parlando ed allo scoppiare del raffreddore che libera il naso.

Gelsemium: dolore di tipo congestizio che inizia nella regione occipitale per fissarsi in quella frontale, con sensazione di laccio stretto al di sopra degli occhi; testa pesante e difficile da sollevare, palpebre pesanti; aggravamento con il calore, gli spaventi e le eccitazioni; miglioramento stando coricati con la testa sollevata e temporaneamente con la pressione.

Glonoinum: dolore esplosivo e martellante, pulsazioni alla carotide, dolore pulsante alla tempia ed a lato della fronte, congestione intensa alla testa con vampate di calore; aggravamento con il più piccolo movimento, la minima scossa, il minimo rumore, stando coricati con la testa bassa; miglioramento con le applicazioni fredde, all’aria aperta, serrandosi la testa.

Ignatia amara: cefalea congestizia, pressoria, generalmente unilaterale, con la sensazione di chiodo conficcato a un lato della testa, oppure cefalea al vertice o frontale, specialmente sopra la radice del naso. Interessa persone con sintomi paradossali, che cioè migliorano in compagnia, peggiorano con le contrarietà, sono preoccupati per nulla. Aggravamento con il freddo, il rumore, la luce, gli odori violenti, per dispiaceri ed emozioni. Miglioramento con il calore, la pressione forte, stando coricati sul lato dolente, passeggiando.

Iris versicolor: dolore più intenso a dx o che passa da un lato all’altro, che interessa un occhio o una tempia, con alterazioni visive, nausea e vomito; aggravamento a cadenza settimanale; miglioramento con il movimento.

Kali phosphoricum: cefalea occipitale che può durare tutta la notte, dolore dall’occhio sx al centro della testa, che riguarda persone stanche ed affaticate intellettualmente. Aggravamento per ogni eccitazione nervosa e con l’aria fredda. Miglioramento mangiando, con il caldo e con un esercizio moderato.

Lac caninum: alternanza abbastanza regolare tra dolore sul lato dx e sul lato sx; aggravamento con il movimento, un giorno su due, al mattino un giorno, alla sera il giorno dopo; miglioramento all’aria aperta.

Lachesis: cefalea sx o da sx a dx, con nausea e/o vertigini, dolore di tipo esplosivo, pressione sul vertice e/o sulla tempia sx; cefalea che precede il raffreddore; congestione intensa alla testa con vampate di calore e sensazione di testa pesante; aggravamento al mattino, con il movimento, salendo le scale e con la pressione; miglioramento con il calore e coricandosi dopo mangiato.

Lilium tigrinum: dolore sordo alla tempia, all’occhio ed a lato della fronte, che può stare a sx o passare da dx a sx; cefalea congestizia con sensazione di nastro stretto intorno alla testa e vertigini; aggravamento in luogo chiuso; miglioramento all’aria aperta.

Luffa operculata: cefalea violenta fronto-occipitale o cefalea che parte dalla fronte e si fissa all’occipite; aggravamento al chiuso, con aria secca; miglioramento all’aria aperta.

Lycopodium: cefalea lacerante che inizia frontale e poi si porta a destra; cefalea dx o da dx a sx, con pesantezza e pulsazioni, testa molto sensibile, fitte alla tempia, vertigini; aggravamento con il caldo e quando si ha fame; miglioramento mangiando e scoprendosi.

Naja tripudians: cefalea congestizia e battente, che può interessare la fronte e/o la tempia sx e l’occhio sx, che si irradia alla regione occipitale con intense pulsazioni, nausea e vomito; aggravamento con il movimento, in una camera calda; miglioramento all’aria aperta, di pomeriggio.

Natrum muriaticum: dolore come se tanti martelletti picchiassero sul cervello; dolore e compressione nella testa, specialmente nelle tempie e sopra gli occhi; cefalea degli scolari e studenti sovraffaticati, che inizia con disturbi visivi e capogiri; aggravamento con il caldo, la luce solare ed il lavoro cerebrale; miglioramento all’aria aperta, al tramonto.

Natrum sulphuricum: cefalea che non sopporta la luce ed i rumori, accompagnata da nausea e sensibilità al freddo; cefalea violenta e pulsante, specialmente nelle tempie; cefalea sx; aggravamento con l’umidità; miglioramento con il tempo secco e caldo e con la pressione.

Nux vomica: mal di testa pressante, penetrante, spasmodico e localizzato alla fronte, oppure al cervello, o all’occipite, o soltanto sul lato dx; cefalea intermittente con la sensazione di un chiodo conficcato nella regione parietale, specialmente dx. I dolori compaiono soprattutto al mattino dopo essersi svegliati, o dopo un pasto, o dopo eccessi alimentari, o all’aria aperta, dopo esposizione al sole, o ricorrono ogni giorno alla stessa ora, oppure si presentano dopo un affaticamento intellettuale, con il clima caldo, camminando, chinandosi o muovendo la testa. Aggravamento al mattino, appena sveglio, dopo un lavoro mentale, dopo mangiato, dopo aver preso stimolanti, con il tempo freddo e secco. Miglioramento di sera, durante il riposo, dopo un sonnellino, con il tempo umido e con una pressione forte.

Paris quadrifolia: dolore lancinante alle tempie, con sensazione di pesantezza alla fronte; il dolore di sera invade l’occipite, con sensazione di contrazione del cuoio capelluto e di occhi tirati all’indietro da un filo; aggravamento con il movimento, abbassandosi ed al tatto; miglioramento con il riposo ed all’aria aperta.

Phosphoricum acidum: cefalea molto dolorosa, con sensazione di peso schiacciante sulla testa o sulle vertebre cervicali; cefalea degli scolari e degli studenti dopo una fatica intellettuale o un affaticamento degli occhi; aggravamento con l’esercizio, il rumore, un’emozione; miglioramento con il calore, dopo un sonnellino.

Pulsatilla: dolore martellante come se il cervello scoppiasse e gli occhi uscissero dalla testa; cefalea congestizia con dolori laceranti che si irradiano verso la tempia, con senso di pesantezza della testa e sensazione di incrinatura nella regione frontale; cefalea dopo aver mangiato o dopo il consumo di alimenti troppo grassi; cefalea occipitale o sub-orbitale. Estrema variabilità dei sintomi. Aggravamento con il calore, la sera, in prossimità di un temporale. Miglioramento con il movimento, all’aperto, con le applicazioni fredde.

Sabina: cefalea pressoria, frontale, che appare bruscamente e si attenua lentamente. Aggravamento con il caldo, di notte, al tatto, con il minimo movimento. Miglioramento all’aria aperta, con il freddo.

Sanguinaria: dolore che inizia dall’occipite o dalla parte superiore della schiena che si irradia all’occhio dx e alla tempia dx, o che evolve da dx a sx; cefalea molto intensa, periodica (settimanale), che inizia al mattino, aumenta verso mezzogiorno e si attenua la sera. Aggravamento con il sole, la luce, il rumore e le vibrazioni. Miglioramento con il sonno e l’oscurità.

Sepia: cefalea che si manifesta con dolore pressorio e lancinante a un occhio, generalmente l’occhio dx, irradiandosi all’occipite con afflusso di sangue alla testa e vampate di calore, che peggiora scuotendo la testa e con il lavoro intellettuale e migliora con il riposo, di sera e all’aria aperta.

Silicea: dolore periodico (settimanale) occipito-frontale, che inizia dalla nuca, progredisce al vertice e si fissa nella regione sopraorbitaria (generalmente dx, ma anche entrambe), obbligando a tenere gli occhi chiusi; aggravamento con la luce intensa, il rumore, la minima corrente d’aria, lo studio, il movimento; miglioramento coprendosi bene, stringendo il capo con qualcosa di caldo.

Spigelia: dolori violenti e brucianti sul lato sx, sopra l’occhio sx, sensazione di avere conficcato un ago o un ferro rovente, oppure dolori che iniziano dall’occipite, si irradiano alla regione frontale e si fissano al di sopra dell’occhio sx, incominciando al mattino presto; aggravamento con il movimento, il tocco e la luce solare; miglioramento al tramonto, stando coricati con la testa alta.

Sulphur: sensazione di calore alla sommità della testa con pressione dolorosa, tensione, pulsazioni; cefalea periodica (tutti i mesi o ogni 15 giorni). Aggravamento al mattino e con tutti gli stimolanti. Miglioramento con il tempo secco e caldo. Tendenziale lateralità sx. Può essere adoperato come rimedio di fondo.

Zincum metallicum: dolore che colpisce la nuca, la parte posteriore del cranio, con sensazione di peso al vertice od anche la radice del naso; cefalea dopo la minima assunzione di vino; aggravamento dopo il pranzo ed al chiuso; miglioramento all’aria aperta.

Fitoterapici classici

Diversi fitoterapici di preparazione più casalinga, che vengono adoperati per combattere una cefalea, sono riportati nell’articolo “Addio mal di testa” della sezione del sito “Rimedi della nonna”.

Gemmoterapici

Si ricorda che i gemmoterapici (o gemmoderivati) sono macerati glicerici (M.G.) della Fitoterapia di nuova generazione, chiamati anche macerati glicerinati o gliceriti, ottenuti dalla macerazione di gemme vegetali fresche in acqua-alcool-glicerina e successiva diluizione alla prima decimale hahnemanniana (D1) in una miscela della stessa composizione, il tutto con titolazioni standard. Essi pertanto si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia, sia per la diluizione dei principi attivi che per l’identità vegetale delle piante da cui provengono le gemme. Vengono scelti in base al particolare tropismo che hanno nei confronti di organi o apparati e quindi alla specifica attività terapeutica che sono in grado di esercitare.

La posologia generalmente utilizzata è di 50-100 gocce al dì, da prendersi prima dei pasti diluite in un poco d’acqua, salvo diversa prescrizione medica. In caso di prescrizione di più gemmoterapici, le gocce possono essere somministrate separatamente o mescolate al momento nello stesso bicchiere.

I gemmoterapici che vengono più spesso adoperati per contrastare una cefalea sono:

Ribes nigrum M.G. D1 (Ribes nero), ottimo antinfiammatorio, con attività simil-cortisonica e simil-antistaminica.

Tilia tormentosa M.G. D1 (Tiglio), regolatore del sistema nervoso, ottimo sedativo, tranquillante e antispasmodico.

Rosa canina M.G. D1, nel trattamento delle cefalee resistenti alla maggior parte delle terapie classiche ed in quelle in cui interviene una componente allergica. Può essere utile l’associazione con Ribes nigrum e Tilia tormentosa, di cui in precedenza.

Betula pubescens M.G. D1 (Betulla), tonico generale, nelle cefalee di tipo reumatico o muscolare.

Pinus montana M.G. D1 (Pino mugo), stimolante i processi riparativi osteoarticolari, nelle cefalee secondarie di tipo artrosico. È complementare di altri rimedi. Può essere utile l’associazione con la linfa di Betulla, di cui in precedenza.

Sorbus domestica M.G. D1 (Sorbo), regolatore della circolazione venosa, rimedio femminile indicato nei disturbi circolatori della menopausa, come cefalea e vampate di calore.

Alnus glutinosa M.G. D1 (Ontano nero), regolatore della circolazione cerebrale, nelle cefalee vasomotorie.

Alimentazione

Anche se l’alimentazione non può ritenersi una causa primaria del mal di testa, è opinione diffusa che alcuni alimenti possono contribuire ad esacerbarne i sintomi, scatenando attacchi di cefalea in soggetti predisposti. Quindi, nonostante la dieta alimentare non rappresenti una terapia, l’esclusione o la limitazione di alcune tipologie di cibi può contribuire in maniera importante a tenere sotto controllo il disturbo ed a prevenirlo. L’elenco degli alimenti “proibiti” (più correttamente si dovrebbe parlare di alimenti “sospetti” e non di alimenti assolutamente proibiti) sarebbe abbastanza lungo e non uguale per tutti, ma sarebbero comunque da evitare in particolare i cibi contenenti sostanze come “tiramina”, “feniletilamina” e “istamina”, che sono ammine biogene dotate di attività psicoattive e vasoattive che possono favorire una cefalea. Tra gli alimenti maggiormente incriminati troviamo quindi: formaggi stagionati o fermentati, cioccolato, uova, carni stagionate, conservate o trattate (salumi, salsicce, pesce secco salato), agrumi, prugne, fichi, pomodori, glutammato monosodico (esaltatore di sapidità contenuto soprattutto nei dadi da brodo, in alcuni snack e nei preparati per zuppe), aspartame (dolcificante), nitriti (conservanti usati soprattutto nei salumi e nelle carni in scatola), solfiti (additivi presenti soprattutto nei vini), cibi grassi e fritture, bevande alcoliche o contenenti caffeina, gelato, yogurt e panna acida, frutta a guscio, ecc. Viceversa l’alimentazione consigliata è quella semplice e sana, con poco sale e con cibi ricchi di vitamine e di magnesio (frutta fresca, verdure a foglia verde, ortaggi, cereali integrali, legumi, mandorle, zenzero, semi di sesamo, mais ecc.).

Altri interventi

Per un pronto intervento possono risultare altresì valide alcune manovre e accorgimenti, quali:

  • avvolgere un panno umido e freddo intorno alla testa o applicare un impacco di ghiaccio tenendo mani e piedi in acqua ben calda;
  • premere in profondità i due punti sotto l’occipite, sulla parte posteriore del cranio, a circa 5 cm dal centro, allentando la pressione con il diminuire del dolore;
  • massaggiare il cuoio capelluto e i punti del collo e delle spalle da cui eventualmente si dirama il dolore;
  • fare un bagno caldo;
  • respirare a fondo, lentamente;
  • stendersi in una stanza buia e silenziosa;
  • ascoltare una musica dolce e rilassante.

Come forma di prevenzione di carattere generale, è utile praticare un’attività fisica moderata e continuativa.

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Glossario V-Z

NOTA: i termini con l’asterisco costituiscono altrettante voci del Glossario e quindi sono eventualmente consultabili nelle sottosezioni alfabeticamente corrispondenti.

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Varicella: malattia infettiva acuta, contagiosa, dovuta al virus* Varicella zoster. Colpisce i bambini. Si manifesta con febbre* e con una tipica eruzione cutanea, esantema, su testa, tronco, viso e arti, costituita inizialmente da papule* (piccole chiazze rilevate) rosa pruriginose che evolvono in vescicole* (piccole tumefazioni con siero), poi in pustole* (lesioni rilevate con pus) ed infine in croste granulari destinate a cadere. Ha decorso benigno.

Varici: V. Vene varicose.

Vene varicose: (o varici) dilatazione permanente e patologica di alcune vene, soprattutto di quelle delle gambe, dovuta essenzialmente ad una perdita di tonicità delle loro pareti. I sintomi sono dolore*, bruciore, prurito, crampi, gambe pesanti, edema* (gonfiore) di piedi e caviglie, cui occorre aggiungere il disagio estetico che può diventare importante se si considera che le varici affliggono principalmente le donne. Le cause della patologia possono essere genetiche oppure riconducibili ad uno stile di vita errato. Le possibili complicazioni sono ulcere* (lesioni che non tendono a guarire spontaneamente), flebiti* (infiammazioni delle varici), emorragie, infezioni, ecc.

Verruche: escrescenze della pelle*, di natura benigna, causate da virus*; spesso sono dolorose; sono contagiose ed interessano prevalentemente i piedi. Il contagio è più probabile in luoghi come piscine, saune o spogliatoi di palestre, perché la pelle macerata dall’acqua favorisce l’attecchimento del virus, oppure per contatto diretto delle verruche altrui laddove la propria pelle presenta un’abrasione nel punto di contatto.

Vescicola: piccola tumefazione, contenente liquido chiaro, al di sotto dello strato esterno dell’epidermide* (strato più superficiale della pelle). Il liquido deriva da un travaso di siero proveniente dai vasi sanguigni sottocutanei circostanti la lesione.

Vie urinarie: è il complesso degli organi cavi e dei condotti attraverso cui defluisce l’urina, che è il prodotto della escrezione dei reni con la quale vengono eliminate dall’organismo le scorie dannose presenti nel sangue*, soprattutto l’urea (V. Uremia), generate dal metabolismo. Le vie urinarie iniziano all’interno del seno renale, con il sistema dei calici (minori e maggiori) che confluiscono nella pelvi renale o bacinetto renale di ciascun rene. Da qui, tramite un restringimento ad imbuto, si prosegue nell’uretere, che è il condotto che convoglia l’urina, continuamente prodotta dal rene, all’interno della vescica dove viene raccolta prima di essere espulsa. Dalla vescica parte l’ultimo condotto, l’uretra, di lunghezza maggiore negli uomini (in media 16 cm conto i 3 cm delle donne), che convoglia l’urina verso l’esterno con l’atto della minzione. Per basse vie urinarie si intendono la vescica e l’uretra.

Virus: particelle submicroscopiche capaci di vivere e moltiplicarsi solo all’interno delle cellule, che così vanno incontro alla morte. Sono formati da una o più molecole di acido nucleico (DNA o RNA) protette da un involucro di proteine. Alcuni sono rivestiti da una membrana simile a quella delle cellule. Sono ad es. malattie virali l’influenza*, il morbillo*, la rosolia*, la varicella* ed altre.

Vitamina A: le vitamine sono composti organici indispensabili alla vita; non sono prodotte dall’organismo, per cui devono essere introdotte quotidianamente con la dieta; inoltre sono poco resistenti al calore, per cui i cibi cotti perdono gran parte del loro contenuto vitaminico. La vitamina A (o retinolo) è una vitamina liposolubile antiossidante*, che si trova in natura sotto varie forme. Con lo stesso termine vengono indicati sia il retinolo che i suoi analoghi detti retinoidi. La vitamina A svolge diverse funzioni biologiche, come favorire la rigenerazione cellulare e proteggere le cellule dall’azione nociva dei radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo con i processi di ossidazione, che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento), aiutare la vista, ridurre il rischio di vari tipi di tumore, prevenire le malattie cardiache, proteggere le mucose*. E’ presente maggiormente negli alimenti di origine animale e poi in latte e uova, che però sono ricchi di colesterolo* cattivo LDL, per cui è preferibile assumerla dalla frutta a colorazione giallo-arancione e dalla verdura a foglia (V. anche Betacarotene). Una carenza di vitamina A comporta inibizione della crescita, deformazione delle ossa, modifiche ai tessuti epiteliali* ed agli organi riproduttivi.

Vitamina B: le vitamine sono composti organici indispensabili alla vita; non sono prodotte dall’organismo, per cui devono essere introdotte quotidianamente con la dieta; inoltre sono poco resistenti al calore, per cui i cibi cotti perdono gran parte del loro contenuto vitaminico. Più che di vitamina B è più corretto parlare di vitamine del gruppo B, in quanto esse sono diverse e precisamente quelle propriamente dette sono otto (B1, B2, B3, B5, B6, B8, B9 e B12). Sono vitamine idrosolubili che intervengono nel metabolismo cellulare. Agiscono principalmente sul sistema nervoso, sull’apparato gastrointestinale, su cute, capelli, ma anche su bocca, occhi, fegato, e soprattutto convertono i carboidrati in glucosio*, utilizzato dall’organismo per produrre energia (V. anche Zuccheri), e sono fondamentali per l’assorbimento dei lipidi (o grassi) e delle proteine. La vitamina B1 (o anche tiamina) facilita la digestione, aiuta il sistema nervoso e quello cardiovascolare, protegge le mucose della bocca. La vitamina B2 (o anche riboflavina) regola la crescita, protegge le mucose e i tessuti dell’occhio, della bocca, della cavità nasale, dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, rinforza capelli e unghie. La vitamina B3 (o vitamina PP o niacina) esplica una funzione molto importante nelle attività del sistema nervoso, nella produzione degli ormoni sessuali e nella salute della pelle*. La vitamina B9 (o anche acido folico) è essenziale per l’organismo in quanto regola la crescita e la riproduzione delle cellule, in particolare quelle sanguigne. Le vitamine del gruppo B si trovano in diversi alimenti di origine vegetale, quali lievito di birra, grano intero, riso intero, erba medica, ortica, legumi, noci, nocciole, patate, ortaggi verdi freschi. Una carenza di vitamine B comporta sintomi quali secchezza e ruvidità della pelle, mancanza d’appetito, stitichezza*, insonnia, acne*.

Vitamina C: le vitamine sono composti organici indispensabili alla vita; non sono prodotte dall’organismo, per cui devono essere introdotte quotidianamente con la dieta; inoltre sono poco resistenti al calore, per cui i cibi cotti perdono gran parte del loro contenuto vitaminico. La vitamina C (o acido ascorbico) è una vitamina idrosolubile antiossidante* che svolge nell’organismo molteplici funzioni tra le quali si ricordano: aumenta le difese immunitarie e protegge dall’azione nociva dei radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo con i processi di ossidazione, che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento); aiuta a combattere le infezioni da virus* e da batteri*; facilita l’assorbimento del ferro* da parte dell’intestino e quindi favorisce la formazione dei globuli rossi*; riduce lo stress e la stanchezza; risulta indispensabile per la formazione del collagene* che, insieme alle fibre elastiche (o  di elastina*), conferisce alla pelle tonicità ed elasticità; è utile per il ricambio del calcio*, magnesio* e zinco*, che hanno diverse proprietà biologiche.. Gli alimenti ricchi di vitamina C sono ortaggi e verdure come peperoni, peperoncini rossi piccanti, prezzemolo, radicchio, spinaci, cetrioli, piselli, rape, cavoli, cavolfiori, asparagi, cipolle, carote, pomodori, vegetali di colore rosso-arancio in genere e frutta come arance, mandarini, limoni, cedri, pompelmi, ribes, mirtilli, lamponi, fragole, banane, frutta acidula in genere. L’acido ascorbico è utilizzato nell’industria alimentare come conservante con la sigla E300. La carenza di vitamina C può determinare sanguinamento delle gengive, fragilità capillare, dolori articolari, perdita dell’appetito, senso di debolezza.

Vitamina D: con il termine vitamina D si intende un gruppo di vitamine liposolubili che presentano l’attività biologica del calciferolo. Si conoscono due importanti composti ad azione vitaminica: l’ergocalciferolo (o vitamina D2) che è la forma sintetica che si ha a seguito all’esposizione alla luce ultravioletta dell’ergosterolo (forma provitaminica di origine vegetale) e il colecalciferolo (o vitamina D3) che è la forma naturale presente in tutti i mammiferi e quindi anche nell’uomo, molto più attiva della precedente. Questa è molto presente nell’olio di fegato dei pesci grassi ed in particolare nell’olio di fegato di merluzzo. La vitamina D è indispensabile all’organismo per la crescita e la salute delle ossa, infatti essa agisce favorendo l’assorbimento del calcio a livello intestinale, il riassorbimento del calcio e del fosforo nei reni e la deposizione del calcio a livello del tessuto osseo. Essa è altresì preziosa per la stabilità del sistema nervoso, per la normale funzionalità del cuore e del processo di coagulazione del sangue, che sono funzioni tutte legate all’utilizzo di calcio e fosforo. Gli alimenti contengono una scarsa quantità di vitamina D, ma questo non preoccupa in quanto la maggior parte della vitamina D necessaria al corpo umano è approvvigionata con l’esposizione alla luce solare, mediante un processo di sintesi cutanea . La vitamina così introdotta però deve subire due modificazioni per diventare attiva: la prima nel fegato dove si forma il calcidiolo, composto intermedio non ancora attivo e la seconda nei reni dove il calcidiolo è convertito in calcitriolo, la forma attiva. Una carenza di vitamina D nelle situazioni più gravi può portare rachitismo nei bambini, debolezza muscolare e deformazione delle ossa.

Vitamina E: le vitamine sono composti organici indispensabili alla vita; non sono prodotte dall’organismo, per cui devono essere introdotte quotidianamente con la dieta; inoltre sono poco resistenti al calore, per cui i cibi cotti perdono gran parte del loro contenuto vitaminico. La vitamina E (o tocoferolo) è una vitamina liposolubile antiossidante* (è la vitamina antiossidante per eccellenza) formata da un gruppo di componenti chiamati tocoferoli. Svolge anch’essa, come le altre vitamine, diverse funzioni importanti nell’organismo: protegge le membrane cellulari nervose e muscolari; protegge dall’azione nociva dei radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo con i processi di ossidazione, che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento); previene le malattie cardiovascolari; è fondamentale nella prevenzione dei tumori; risulta indispensabile per il corretto funzionamento dei muscoli; migliora il sistema immunitario; aiuta il sistema riproduttivo; protegge la pelle dai danni indotti dagli UV solari. Sono ricchi di vitamina E gli alimenti di origine vegetale, in particolare i semi e quindi gli oli da essi derivati quali l’olio di canapa, ma anche l’olio di oliva, i cereali (germe di grano), frutta e ortaggi. La carenza di vitamina E è difficile che si sviluppi in quanto è depositata in abbondanza nell’organismo, soprattutto nel fegato.

Vitamina P: altra denominazione dei flavonoidi*.

Vitamina PP: altra denominazione della vitamina B3 (V. Vitamina B).

Vitiligine: alterazione della pigmentazione dovuta a carenza di melanina. E’ caratterizzata da macchie bianche sulla pelle*, localizzate prevalentemente a mani, gomiti e volto. E’ indolore ed innocua.

Vulnerario: che aiuta a cicatrizzare le ferite, le piaghe ed a guarire le contusioni*.

Zinco: è un oligoelemento* antiossidante* presente nell’organismo in quantità inferiori solo al ferro*. E’ essenziale alla vita in quanto esplica una serie di funzioni biologiche fondamentali: è indispensabile per la crescita corporea, per la riparazione dei tessuti, per la normale risposta immunitaria, per la formazione delle proteine; è importante per la digestione dei carboidrati*, per il metabolismo del fosforo*, per l’assorbimento delle vitamine in particolare quelle del gruppo B (V. Vitamina B), per la produzione di sperma nei maschi; contribuisce al funzionamento della vista, dell’olfatto, del tatto e della memoria. Nel corpo umano si trova soprattutto nelle ossa, nei denti, nella pelle*, nel fegato, nei muscoli e nei capelli. Gli alimenti più ricchi di zinco sono ostriche, carne, noccioline, fagioli, pane integrale, semi di zucca e semi di girasole. Una carenza di zinco provoca sempre disturbi gravi.

Zuccheri: (o glucidi o carboidrati o saccaridi) sono sostanze indispensabili alla vita in quanto da esse l’organismo attinge la gran parte dell’energia per svolgere le proprie funzioni. La quantità di zucchero contenuta nel sangue* è mantenuta costante ed è chiamata glicemia. Dal punto di vista chimico, gli zuccheri sono composti di carbonio, idrogeno e ossigeno. Si dicono monosaccaridi se sono formati da una sola unità (molecola), quali il glucosio* o il fruttosio*; si dicono disaccaridi se sono formati da due unità, quali il saccarosio* (glucosio + fruttosio), che è il comune zucchero usato in cucina, o il lattosio* (glucosio + galattosio). Sono questi gli zuccheri semplici. Si dicono polisaccaridi gli zuccheri complessi, cioè composti da più unità (molecole) di glucosio legate insieme, quali l’amido* o la cellulosa. Gli zuccheri semplici sono facilmente assimilabili e subito bruciati dall’organismo. Gli zuccheri complessi invece per poter essere utilizzati dall’organismo devono essere ridotti, tramite la digestione, in unità semplici di glucosio. Difatti la digestione degli zuccheri inizia nella bocca, dove la ptialina* (enzima*) presente nella saliva incomincia a scindere l’amido, per poi proseguire nello stomaco e nell’intestino, dove si arriva all’unità più semplice (molecola), il glucosio, che viene quindi portato, tramite il sangue, a tutte le cellule alle quali fornisce energia. Una parte di glucosio viene trasformata in glicogeno, che si accumula nel fegato e nei muscoli per costituire una prima riserva energetica. Un’eventuale ulteriore eccedenza viene trasformata in grassi, che costituiscono il magazzino di energia da utilizzare in caso di necessità. La regolazione del livello di glucosio nel sangue (glicemia) e delle scorte di glicogeno è effettuata dall’insulina (ormone prodotto dal pancreas).

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