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Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

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Glossario L-M

NOTA: i termini con l’asterisco costituiscono altrettante voci del Glossario e quindi sono eventualmente consultabili nelle sottosezioni alfabeticamente corrispondenti.

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Laringe: tratto della gola* che inizia appena sotto la faringe* e termina nella trachea*. Nella laringe si trovano l’epiglottide*, che durante la deglutizione impedisce al cibo di accedere alle vie respiratorie, poi le corde vocali e la glottide*, che insieme partecipano alla fonazione.

Laringite: infiammazione, acuta o cronica, della laringe* che può essere di origine batterica o virale, ma anche causata dall’azione di sostanze allergizzanti e irritanti o da un cattivo uso della voce, come può succedere a cantanti e oratori.

Lassativo: che facilita l’evacuazione delle feci, aumentandone il volume e stimolando i movimenti peristaltici.

Lattosio: è il principale zucchero semplice contenuto nel latte di tutti i mammiferi. E’ un disaccaride* formato da glucosio e galattosio. Essendo uno zucchero semplice, è facilmente assimilabile e subito bruciato dall’organismo. V. Zuccheri.

Leucociti: V. Globuli bianchi.

Leucorrea: aumento patologico ed alterazione della normale secrezione delle mucose* uterina e vaginale, che può assumere aspetto più o meno vischioso, colore biancastro-trasparente o giallastro o giallo-verdastro ed odore sottile. Può essere causata da fenomeni infiammatori (vaginite) o dalla congestione della mucosa urogenitale. I sintomi che si associano sono prurito, bruciore, arrossamento, dolore. La prevenzione si attua con una normale igiene intima.

Lichen planus: malattia cronica infiammatoria (V. anche Infiammazione) su base immunitaria che può colpire sia la pelle che le mucose e nella maggioranza dei casi interessa le mucose della bocca. Molto spesso si presenta come un reticolo biancastro, una specie di ragnatela, ma può anche presentarsi con aree arrossate e con ulcere* (lesioni che non tendono a guarire spontaneamente). Le gengive, se coinvolte, appaiono arrossate e sanguinano con facilità. I sintomi possono essere fastidio, bruciore, dolore*, specie dopo l’assunzione di cibi o bevande irritanti (aceto, limone, superalcolici, spezie, ecc.).

Licopene: è un carotenoide (i carotenoidi sono una classe di pigmenti organici  presenti principalmente nelle piante) responsabile del colore rosso del pomodoro e del colore giallo e rosso anche di altri vegetali commestibili, come cocomero, albicocca, pompelmo rosa, uva rossa, papaia, ecc. A differenza del beta-carotene non è provitaminico A (o precursore della vitamina A), cioè non viene trasformato dall’organismo in vitamina A. Possiede un’elevatissima capacità antiossidante* (la più alta tra tutti i carotenoidi) e questo lo rende molto interessante dal punto di vista terapeutico. Per tale motivo rafforza le difese immunitarie, protegge le cellule dell’organismo dall’azione nociva dei radicali liberi (molecole che si formano dal metabolismo con i processi di ossidazione, che danneggiano le cellule e sono responsabili del loro invecchiamento), previene i rischi delle malattie cardiovascolari e di molti tumori. Vi sono delle evidenze scientifiche secondo cui il licopene aiuta anche ad abbassare i livelli di colesterolo* nel sangue*, è efficace nel contrastare i disturbi dell’età e protegge la pelle* dall’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti. L’organismo umano non è in grado di sintetizzare il licopene, per cui esso deve essere assunto con la dieta. L’alimento in assoluto a maggior contenuto di licopene è il pomodoro rosso maturo. La più alta concentrazione la si ritrova nel passato di pomodoro e nel ketchup. Le riserve di licopene nell’organismo si trovano nel fegato, nelle ghiandole surrenali, nei testicoli e nella prostata. Poiché è liposolubile (come del resto le vitamine A*, D*, E* ed il beta-carotene*), l’assorbimento del licopene è migliorato quando la dieta alimentare fa uso di olio.

Linfatico: V. Temperamento linfatico.

Linimenti: sono preparati fitoterapici* per uso esterno di consistenza liquida o semiliquida, costituiti da miscele di erbe con alcool o con aceto o con oli vegetali. Sono utilizzati per praticare massaggi di parti doloranti, per lenire il dolore causato da contusioni* o da traumi muscolari e più in generale nei casi di infiammazioni* di origine traumatica. Sono pertanto un ottimo rimedio esterno contro il dolore* . La basi vegetali usualmente adoperate sono farina di semi di lino, di senape, di peperoncino, di mirra.

Livido: V. Ecchimosi.

Lombaggine: lombalgia* acuta di origine muscolare, comunemente denominata colpo della strega, consistente in una contrattura dei muscoli paravertebrali con blocco dei movimenti. I sintomi principali sono dolore* e rigidità muscolare. Nella pratica lombaggine e lombalgia assumono lo stesso significato.

Lombalgia: comunemente chiamata mal di schiena, è il dolore* che colpisce la regione lombare e sacrale. Nel caso in cui il dolore si irradia anche alla gamba si parla di lombosciatalgia. Le cause possono essere le più diverse, quali ad es. uno sforzo eccessivo, una caduta, un trauma contusivo-distorsivo, patologie croniche e degenerative quali l’artrosi della colonna vertebrale, ecc. L’organismo risponde al dolore con la contrattura della muscolatura lombare che aumenta ulteriormente la sensazione dolorosa e comporta un aggravio della mobilità del tronco. La lombalgia acuta è caratterizzata da una lesione in sede (muscolare, legamentosa, articolare, ossea, ecc.) accompagnata da fenomeni infiammatori. La lombalgia può diventare cronica quando anche senza alcuna lesione il dolore si protrae a causa essenzialmente di uno stile di vita errato (scarsa attività fisica, sovrappeso, posture scorrette, movimenti scorretti, stress, ansia, ecc.).

Longilineo astenico: è il biotipo* caratterizzato da un aumentato funzionamento della tiroide* (ipertiroidismo) e della midollare del surrene* (ipermedullosurrenismo), ma da uno scarso funzionamento della corticale del surrene (ipocorticosurrenismo). Corrisponde alla costituzione fosforica* o al temperamento nervoso*.

Longilineo stenico: è il biotipo* caratterizzato da un aumentato funzionamento sia della midollare che della corticale del surrene* (ipersurrenismo). Corrisponde alla costituzione sulfo-fosforica* (sulfurico magro) o al temperamento bilioso*, anche se quest’ultima corrispondenza è un po’ forzata, è solo didattica, in quanto il biotipo bilioso può associarsi a qualsiasi costituzione.

Luesinico: V. Diatesi luesinica.

Luesinismo: V. Diatesi luesinica.

Lussazione: lesione della capsula e dei legamenti delle articolazioni*, dovuta ad un movimento brusco che comporta un allontanamento permanente dei capi articolari, andando al di là dei loro limiti fisiologici. E’ necessario un intervento esterno per riportare in sede le due superfici articolari fuoriuscite. Se dopo l’incidente i capi ossei ritornano spontaneamente nella loro posizione si parla allora di distorsione*. Le lussazioni interessano prevalentemente spalla, gomito, anca, dita e rotula. I sintomi sono dolore, impossibilità funzionale, deformazione articolare, gonfiore, calore, livido.

Macchia mediterranea: è quella particolare associazione vegetale, tipica delle terre costiere che si affacciano sul Mare Mediterraneo, formata da alberi* con portamento arbustivo e da arbusti* in prevalenza sempreverdi*. Il nome macchia deriva dal fatto che le piante* si dispongono sul terreno in modo non uniforme ma per l’appunto a macchie. La macchia mediterranea si è costituita come risultato della trasformazione del paesaggio ad opera dell’uomo nel corso dei millenni, attraverso incendi e disboscamenti, a discapito della primordiale foresta mediterranea*, caratterizzata da alberi secolari, poderosi, di alto fusto. Si classifica in macchia alta, costituita da boschi di alberi a portamento arbustivo, con altezze che mediamente raggiungono i 4 – 5 m, in macchia bassa, costituita da diverse specie di arbusti con altezze non superiori ai 2 – 3 m e nella gariga*, costituita da vegetazioni cespugliose e discontinue di altezza massima di 1 – 1,5 m, ma in genere inferiore ai 50 cm. In realtà la gariga è una formazione vegetale secondaria che rappresenta il successivo stadio involutivo della macchia mediterranea vera e propria dovuto ad un ulteriore degrado del territorio, in genere ad opera dell’uomo. La vegetazione della macchia è fatta da specie più adatte a resistere alla calura ed alla siccità estiva, come ad es. le piante sclerofille* e geofite*.

Magnesio: (simbolo chimico Mg) è un oligoelemento* implicato in diverse reazioni chimiche che avvengono nell’organismo, nella trasmissione degli impulsi muscolari e nervosi. La mancanza di questo minerale può portare a numerosi disturbi, quali nervosismo, agitazione, palpitazioni, insonnia, nausea e vomito, diarrea, crampi muscolari, ipertensione*, ridotta assimilazione del calcio. Il magnesio è contenuto in tutte le piante verdi, essendo un importante componente della clorofilla* (pigmento che conferisce il colore verde alle piante). Lo si trova in molti prodotti alimentari, come cereali (soprattutto integrali), noci, verdure verdi, ma anche carni, farinacei, prodotti e derivati del latte. Tuttavia la cottura dei cibi ne riduce sensibilmente la presenza.

Mal di gola: più che una malattia, è il sintomo di alcune malattie delle vie respiratorie: più precisamente è un’infiammazione* acuta o cronica della mucosa* della faringe* o della laringe*, od anche un’infezione a carico delle tonsille*. Le affezioni corrispondenti sono, rispettivamente, la faringite*, la laringite* e la tonsillite*. Sono malattie molto comuni, specialmente nei bambini, che si manifestano prevalentemente nella stagione invernale (ma possono verificarsi anche in estate quando si eccede con l’aria condizionata), sono contagiose e possono trasmettersi nei luoghi affollati attraverso tosse, starnuti, saliva. I sintomi in comune sono dolore, secchezza e bruciore alla gola, sensazione di avere un corpo estraneo all’altezza della laringe e delle tonsille, che risultano gonfie e arrossate, difficoltà di deglutizione ed a parlare, abbassamento della voce, a volte senso di soffocamento, raffreddore, tosse, febbre, malessere generale. Le cause del mal di gola sono maggiormente attribuibili a virus*, ma anche a batteri* (soprattutto allo streptococco, in tal caso la febbre è alta e le tonsille sono infiammate e con placche di pus), oppure a irritazioni delle vie respiratorie dovute all’azione di sostanze allergizzanti o irritanti (polveri, smog, fumo, agenti chimici, alcool, ecc.).

Medicina allopatica: V. Allopatia.

Medicina omeopatica: V. Omeopatia.

Membrana mucosa: (o semplicemente mucosa) membrana molle ed elastica che riveste le cavità interne dell’organismo che comunicano con l’esterno (es. bocca, stomaco, intestino, ecc.). E’ costituita da uno strato esterno di tessuto epiteliale* (tessuto costituito da cellule contigue, fittamente stipate tra loro) ed uno interno di tessuto connettivo* (tessuto che costituisce la struttura di appoggio e di riempimento). La maggior parte delle mucose contiene le ghiandole mucipare che secernono il muco* per la protezione e la lubrificazione delle membrane stesse.

Membrana sierosa: tessuto connettivo*, ricco di fibre elastiche, che riveste alcuni organi, la cui superficie è inumidita da un liquido trasparente incolore. Si chiama pleura la membrana sierosa che avvolge i polmoni, peritoneo quella che ricopre la cavità addominale e gran parte dei visceri, pericardio quella che avvolge il cuore e la prima porzione dei grandi vasi sanguigni collegati. Il rivestimento delle membrane sierose è detto mesotelio.

Membrana sinoviale: membrana connettivale, presente nelle articolazioni*, che riveste internamente la capsula articolare e i capi articolari delle ossa; contiene il liquido sinoviale o sinovia, che serve per la lubrificazione.

Meningite: infiammazione* delle meningi, che sono le tre membrane concentriche, dura madre, aracnoide e pia madre, che, all’interno del cranio, avvolgono l’encefalo ed il midollo spinale. La malattia è di origine infettiva e può essere causata da virus*, batteri* e da funghi*. La forma virale, detta anche meningite asettica, è la più comune e non ha conseguenze gravi.

Menometrorragia: condizione dell’ipermenorrea* in cui l’aumento delle perdite ematiche si manifesta con mestruazioni lunghe combinate con perdite intermestruali.

Menorragia: condizione dell’ipermenorrea* in cui l’aumento delle perdite ematiche si manifesta con mestruazioni lunghe.

Mesoblastico: V. Costituzione mesoblastica.

Mesoblasto: è il foglietto embrionale intermedio del disco germinativo*, da cui si originano cuore, vasi sanguigni, muscoli, polmoni, corticale del surrene, ipofisi anteriore, scheletro, ovaie, testicoli, elementi corpuscolati sia del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) che della linfa (linfociti), ecc.

Mesocarpo: è la parte intermedia del frutto* di una pianta*, la cosiddetta polpa quando si tratta di frutti carnosi. E’ lo strato mediano del pericarpo* (che avvolge e protegge i semi).

Meteorismo: è l’eccessiva produzione e accumulo di gas nel tratto digestivo, più usualmente nel tratto intestinale, che causa spasmo e distensione dell’addome.

Metrorragia: condizione dell’ipermenorrea* in cui l’aumento delle perdite ematiche si manifesta con perdite intermestruali.

Miasma: V. Diatesi.

Miceti: V. Funghi.

Micosi: infezione cutanea causata da funghi* microscopici (miceti), solitamente non grave ma fastidiosa, che può lasciare macchie e segni. Di solito si manifesta con macchie rossastre brune, con piccole bolle o croste che provocano bruciore o prurito. E’ contagiosa e si sviluppa con il caldo e l’umido. Quindi, i luoghi di contagio possono essere piscine, saune, spogliatoi, e le aree del corpo interessate sono ascelle, inguine, piedi (tipico è il cosiddetto piede dell’atleta). Una forma abbastanza diffusa è la candidosi*.

Midollare del surrene: V. Surrene.

Miorilassante: rilassa e riscalda i muscoli, calmandone le contrazioni.

Monosaccaride: zucchero semplice formato da una sola unità (molecola), quali il glucosio* ed il fruttosio*. Gli zuccheri semplici sono facilmente assimilabili e subito bruciati dall’organismo per il fabbisogno energetico. V. Zuccheri.

Morbillo: malattia virale contagiosa, che colpisce spesso i bambini, i cui sintomi sono in successione: raffreddore* con febbre* alta, puntini bianchi all’interno della bocca, eruzione cutanea caratteristica, esantema, fatta di puntini rossi prima dietro le orecchie e sul viso, poi sul resto del corpo.

Mucillagine: sostanza vischiosa presente in varie parti di quasi tutte le piante*, di aspetto simile alla gomma ma con composizione più complessa. La sua funzione è di aiutare le piante a trattenere l’acqua evitandone il disseccamento e rendendole quindi più resistenti alla siccità. Nelle piante è spesso associata ai tannini* (sostanze antiossidanti astringenti) ed agli alcaloidi* (sostanze organiche azotate dalle proprietà medicamentose o tossiche).

Muco: è il fluido bianchiccio, denso e filante, secreto dalle ghiandole mucipare (ghiandole esocrine delle membrane mucose), che ha la funzione di lubrificare e di proteggere le mucose degli apparati respiratorio, digerente, urinario e genitale (V. Membrana mucosa). Il muco viene secreto in maggiori quantità durante i processi infiammatori locali, ad es. nel corso delle malattie da raffreddamento, in tal caso dicesi catarro*.

Mucosa: V. Membrana mucosa.

Muriatico: V. Costituzione sulfo-fosforica.

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Oleoliti e Oli essenziali

Sommario:

□ Oleoliti o Oli

□ Oli essenziali

OLEOLITI o OLI

Gli oleoliti o semplicemente oli sono preparati fitoterapici ottenuti “estraendo” il principio attivo contenuto nella “droga” (parte della pianta, fresca o secca, che viene opportunamente selezionata e preparata) a mezzo di un solvente costituito da olio grasso.

Una preparazione casalinga di oli medicamentosi può essere fatta a partire da piante fresche o secche, utilizzando come solvente olio extravergine di oliva oppure olio di mandorle dolci.

Il procedimento è il seguente, con droga fresca:

1) Si tritura finemente la parte della pianta fresca contenente il principio attivo (di solito foglie e sommità fiorite) e la si mette in un contenitore di vetro trasparente.

2) Si versa l’olio fino a coprire e si tappa.

3) Si lascia al sole o in un luogo caldo e luminoso per almeno 3 – 4 settimane, agitando di tanto in tanto il contenitore e facendo uscire il vapore acqueo che vi si può essere formato.

4) Si filtra, spremendo bene il residuo, si versa l’olio in un altro contenitore però di vetro ambrato, si tappa e si conserva in luogo fresco e buio.

La preparazione di oli medicamentosi può avvenire, come già detto, anche con droga essiccata. In tal caso il procedimento diventa il seguente:

a) La droga secca, già finemente triturata, viene mescolata all’olio e poi posta a macerare a bagnomaria alla temperatura di 50° – 60° per 1 – 3 ore.

b) Se non si vuole utilizzare il procedimento a bagnomaria, si può lasciare il contenitore di vetro trasparente al sole o in ambiente caldo con minimo 18°C, per almeno 1 mese.

c) Si filtra, spremendo bene il residuo, si versa l’olio nel contenitore di vetro ambrato, si tappa e si conserva in luogo fresco e buio.

Glossario L-M - image  on https://rimediomeopatici.comGli oli migliori sono quelli che vengono esposti al sole tutta l’estate.

Si può aromatizzare l’olio aggiungendo il 2% di olio essenziale.

Il rapporto in peso droga:solvente è variabile da droga a droga. Generalmente è 1:5 per la droga fresca e 1:10 per la droga secca.

In pratica, molto più semplicemente, si riempie il contenitore con la droga, pressandola leggermente e poi si versa l’olio fino a coprire, facendo attenzione a saturare tutti gli interstizi.

In genere gli oli si adoperano per uso esterno, per le attività terapeutiche legate ai principi attivi della pianta da cui provengono. Tuttavia esistono anche oli, come ad es. la propoli (sostanza resinosa prodotta dalle api), che si utilizzano anche per via interna, oltre agli oli aromatizzati che si usano in cucina, quali ad es. l’olio santo (olio di peperoncino o capsicum).

(*) V. Note esplicative 

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OLI ESSENZIALI

Gli oli essenziali sono le “essenze” che conferiscono la profumazione alle piante. Le ghiandole che contengono tali essenze aromatiche possono trovarsi in qualsiasi parte della pianta: nei fiori, nelle foglie, nelle gemme, nei frutti, nei semi e finanche nel legno e nelle radici. Per ottenere poche gocce di olio essenziale occorrono grandi quantità di materiale vegetale, ad es. per ottenere 1 ml di olio essenziale di Camomilla blu occorrono circa 2 kg di fiori, per ottenere 1 ml di olio di Melissa occorrono addirittura circa 25 kg di foglie. Tali oli presentano una  composizione molto complessa, sono poco solubili in soluzioni acquose e sono altamente volatili, cioè con facilità tendono a passare allo stato gassoso; proprio grazie a questa caratteristica raggiungono agevolmente il nostro olfatto.

Glossario L-M - image  on https://rimediomeopatici.comIn genere l’olio essenziale non viene utilizzato allo stato puro, ma disciolto in olio di mandorle nel rapporto 1:10.

L’olio essenziale si conserva anche per qualche anno se tenuto in contenitori di vetro ambrati, in luogo fresco e buio.

La storia degli oli essenziali è ricca di simbologie, misteri e riti collegati ai loro profumi, di pozioni magiche che promettevano poteri soprannaturali, di mercanti orientali di spezie che ne attribuivano la provenienza da essenze rare e sconosciute, e così via. Oggi invece incominciano ad essere ampiamente apprezzati per le loro numerose proprietà salutistiche e perché con la loro profumazione riescono a stimolare il nostro sistema olfattivo, procurando piacere e gratificazione.

Infatti gli oli essenziali hanno molte opportunità di utilizzo. Oltre a costituire le essenze di profumi, deodoranti e di altre preparazioni cosmetiche, poche gocce di olio essenziale possono essere utilizzate in massaggi ed auto massaggi, per suffumigi ed inalazioni, per bagni completi o limitati a parti del corpo come piedi e mani, per applicazioni locali tramite impacchi e compresse, per maschere di bellezza, per purificare e deodorare gli ambienti ed altro ancora. Alla generalità degli oli essenziali si riconoscono, più o meno presenti, le proprietà terapeutiche ANTISETTICHE, ANTITOSSICHE, CICATRIZZANTI, ANTIPARASSITARIE, ANTIREUMATICHE, TONIFICANTI.

Bisogna però sempre considerare che essendo miscele complesse e concentrate di sostanze chimiche, il loro uso senza la prescrizione del medico può essere pericoloso. Infatti essi hanno un basso indice terapeutico (rapporto tra la dose massima tollerata e la dose minima efficace), per cui anche piccoli aumenti del dosaggio possono produrre fenomeni tossici più o meno gravi.

Le tecniche di estrazione oggi più utilizzate consistono in un processo di distillazione in corrente di vapore oppure in una spremitura a freddo.

◊ Distillazione in corrente di vapore

Le parti selezionate della pianta vengono esposte in una corrente di vapore acqueo, che trascinando le essenze a temperatura inferiore a quella di ebollizione, ne lasciano inalterate le proprietà. Generalmente le piante aromatiche che si distillano sono allo stato fresco.

Viene utilizzata una caldaia per produrre il vapore acqueo che, provocando la rottura delle piccole ghiandole oleifere contenenti le essenze, si satura delle sostanze oleose volatili. Successivamente il vapore acqueo misto a olio essenziale passa in una serpentina refrigerante, si condensa e si raccoglie in un recipiente, dove le due fasi acqua e vapore si separano naturalmente per differenza di peso specifico. La parte oleosa costituisce l’olio essenziale, la parte acquosa costituisce l’idrolato o acqua aromatica che comunque contiene disciolta una piccola quantità di essenza.

◊ Spremitura a freddo

La tecnica di estrazione di premitura a freddo viene usata per le piante che hanno una grande quantità di olio essenziale nelle cellule superficiali (es. i frutti del genere Citrus, quali limone, mandarino, arancia, bergamotto, ecc.). La pressione esercitata sull’epicarpo del frutto determina la rottura delle ghiandole oleifere e la fuoriuscita dell’olio essenziale, che quindi viene raccolto.

(*) V. Note esplicative

Tipi di preparati fitoterapici

Sommario:

□Infuso □Decotto □Tisana □Tinture Madri □Sciroppo □Succo □Capsule □Pillole □Pasticche □Compresse □Pomate □Unguenti e Creme □Supposte □Linimenti □Impacco □Cataplasma

Glossario L-M - image  on https://rimediomeopatici.comLa classificazione dei preparati fitoterapici, effettuata sulla base delle metodiche utilizzate per la lavorazione delle droghe vegetali o secondo il loro utilizzo, è consultabile all’articolo “Preparati fitoterapici” della presente sezione.

Di seguito si descrivono i tipi di preparati fitoterapici più comuni e più usati, evidenziandone le caratteristiche e le modalità di preparazione.

Gli oleoliti e gli oli essenziali sono trattati a parte nell’articolo “Oleoliti e Oli essenziali” sempre della presente sezione.

Molti prodotti fitoterapici sono utilizzati come base di partenza per la preparazione dei rimedi omeopatici (in particolar modo le Tinture Madri).

Infuso

L’infuso è un tipo di tisana che consente di estrarre i principi attivi delle parti più tenere della pianta officinale, quali fiori, foglie e parti erbacee.

Si segue tale procedimento: si porta ad ebollizione l’acqua, a fuoco spento si immergono le parti selezionate e sminuzzate della pianta , si lascia il tutto in infusione per un certo tempo (in genere da 5 a 15 min), tenendo il contenitore coperto, quindi si filtra spremendo bene il residuo (si può usare il normale colino). Si può dolcificare a piacere con zucchero o preferibilmente miele.

Poiché l’estrazione non avviene durante l’ebollizione dell’acqua, l’infuso risulta più adatto per estrarre componenti che si possono facilmente degradare o perdere con l’ebollizione stessa (quali gli oli essenziali che sono molto volatili), per cui le erbe aromatiche vanno generalmente preparate in infuso. Inoltre considerati i ridotti tempi di infusione le parti della pianta, come detto, devono essere le più tenere e delicate.

Quando si prepara un infuso è bene adoperare un recipiente costituito da materiale inerte, generalmente porcellana, ceramica o vetro e non acciaio o alluminio, dotato di coperchio per evitare la perdita delle sostanze più volatili.

In genere il rapporto in peso tra le parti della pianta da sottoporre all’infusione ed il volume di acqua varia da 1:50 a 1:5, cioè da 2 a 20 g per ogni 100 ml di acqua.

Gli infusi possono essere conservati in frigorifero per max 24 ore, oppure conservati in termos per essere consumati durante il dì.

Decotto

Il decotto è un altro tipo di tisana che si utilizza per estrarre i principi attivi dalle parti più dure e resistenti della pianta officinale, quali radici, semi, corteccia e fusto, che sono poco termolabili.

Glossario L-M - image  on https://rimediomeopatici.comSi segue tale procedimento: si immergono le parti selezionate e sminuzzate della pianta in acqua, si porta il tutto all’ebollizione a fuoco lento, si lascia bollire per un certo tempo (in genere da 10 a 20 min), poi si lascia intiepidire per circa 15 min e quindi si filtra spremendo bene il residuo (si può usare il normale colino). Si può dolcificare a piacere con zucchero o preferibilmente miele.

Per rendere ancora più efficace l’estrazione, sarebbe meglio se, prima della cottura, le parti sminuzzate della pianta si lasciassero macerare per due o tre ore nella stessa acqua a temperatura ambiente.

I decotti servono quindi ad estrarre principi attivi come mucillagini (proteine che aiutano le piante a trattenere l’acqua), tannini (composti polifenolici presenti nelle piante vascolari), oli amari o altri elementi poco volatili contenuti nelle parti più coriacee della pianta.

Solitamente il rapporto in peso tra le parti della pianta e l’acqua di cottura non è superiore 1:20, cioè non più di circa 5 g per ogni 100 ml di acqua.

I decotti, come gli infusi, possono essere conservati in frigorifero per max 24 ore, oppure conservati in termos per essere consumati durante il dì.

In genere un cucchiaino da dessert di decotto equivale ad un cucchiaio da minestra di infuso.

Tisana

E’ il termine generico di una soluzione acquosa preparata mediante la tecnica di infusione o di decozione viste prima, con la differenza però che l’infuso e il decotto derivano da una sola pianta, mentre la tisana utilizza una miscela di piante, generalmente essiccate.

Tinture Madri

Trattasi di preparazioni liquide che risultano dall’azione dissolvente di un mezzo idroalcolico sulle droghe vegetali. Per i dettagli consultare l’omonima sezione del sito “Tinture Madri”.

Spesso in Omeopatia le Tinture Madri sono utilizzate come base di partenza  (ceppo omeopatico) per la preparazione di molti rimedi omeopatici, cioè la base da cui procedere con il metodo hahnemanniano delle diluizioni (ovverossia diluizioni intervallate da dinamizzazioni, fino alla potenza desiderata). In tal caso la droga può essere anche di origine animale.

Sciroppo

Lo sciroppo si ottiene introducendo il principio attivo della pianta officinale in uno sciroppo semplice, che è una soluzione acquosa zuccherina molto concentrata in acqua, preparata a caldo. Si può utilizzare indifferentemente sia dello zucchero che del miele (quest’ultimo però è da preferire), ad una concentrazione di almeno il 45%. Il gusto è molto dolce, la viscosità è elevata. L’alto contenuto di zucchero, oltre che per il gusto, serve per conferire allo sciroppo la stabilità, nel senso che le sue proprietà essenziali non devono cambiare per un lungo periodo di tempo ed inoltre a renderlo resistente alla crescita microbica.

Gli sciroppi si possono preparare a partire dalla Tintura Madre (TM) o dalla tisana (infuso o decotto).

□  Sciroppo con TM

Dosi: 500 g di miele;

         300 ml di acqua potabile, meglio se demineralizzata;

         TM nel rapporto 1:9.

Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Vi si versano poi i 300 ml di acqua e si mescola continuamente fino a ben amalgamare. Si lascia raffreddare. A freddo si unisce la TM nella proporzione 1:9, cioè 1 parte di TM e 9 parti di sciroppo.

□  Sciroppo con tisana

Dosi: 500 g di miele;

         300 g di tisana.

Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Quando il miele è diventato liquido, si versano i 300 g di tisana e si mescola bene per amalgamare il tutto. Si lascia raffreddare e si imbottiglia a freddo. L’imbottigliamento a freddo evita che, a causa dei vapori che si produrrebbero sulle pareti più fredde del recipiente, si formi una porzione di sciroppo più diluita e quindi più facilmente attaccabile dai batteri.

Gli sciroppi si conservano a temperatura ambiente o preferibilmente in frigorifero, al riparo dalla luce. E’ sempre bene agitare prima dell’uso.

Sono generalmente somministrati alla dose di 10 – 30 ml, 2 – 3 volte al dì.

Succo

Il succo si ottiene dalla spremitura a freddo della pianta fresca. In casa si può preparare strizzando le parti della pianta interessate con un telo fino a farne uscire la parte acquosa. Lo stesso risultato si ottiene adoperando una centrifuga. Si assume appena fatto.

Capsule

Le capsule contengono circa 0,5 g di erbe finemente polverizzate, racchiuse in un contenitore di gelatina rigida, composto da due parti che si incastrano una nell’altra. Si preparano in laboratorio.

Pillole

Le pillole si preparano amalgamando le parti della pianta officinale contenente il principio attivo, finemente polverizzate, con gomma arabica e polvere di liquirizia. Da questo impasto si formano le pillole che si fanno essiccare prima di essere inserite nei contenitori ambrati, sterili, per la conservazione e commercializzazione. Si preparano in laboratorio.

Pasticche

Le pasticche sono una combinazione di erbe, zucchero, miele, resine e mucillagini di vario tipo. Si preparano in laboratorio. Per una preparazione casalinga si può seguire tale procedimento.

Si prepara dell’acqua bollente nella quale viene sciolta la resina, ad es. la resina di Astragalo (pianta erbacea perenne ricca di resine). Si lascia a bagno 24 h, mescolando con un agitatore. Si aggiunge poi l’erba polverizzata, l’edulcorante e si impasta. Si stende la pasta su di un piano di marmo utilizzando dell’amido o dello zucchero, per evitare che lo stesso si attacchi al piano. Successivamente si tagliano le pasticche, si fanno essiccare all’aria, quindi si conservano in contenitori ambrati sterili e ben chiusi.

Le pasticche sono ideali come rimedi per la bocca, per la gola e per l’apparato respiratorio (vie aeree superiori).

Compresse

Le compresse si ottengono pressando le polveri delle droghe od i loro estratti secchi con dei leganti come l’amido e il lattosio.

Pomate

Le pomate si preparano in laboratorio e sono costituite da una base grassa (eccipiente) contenente una modica percentuale di acqua, alla quale si aggiunge il principio attivo della pianta officinale. Sono indicate in qualunque localizzazione e nel trattamento delle superfici cutanee delicate, sia secche che non eccessivamente umide. Una pomata si definisce tale se possiede il carattere di idrofilia (capacità delle molecole di legarsi con l’acqua) e di delicatezza. La base grassa, per le sue proprietà occlusive, esplica infatti una vantaggiosa azione emolliente che permette al principio fitoterapico di agire in profondità ed inoltre assicura alla pelle un appropriato apporto lipidico, senza bloccarne la traspirazione e gli scambi di calore.

Le basi grasse più comunemente utilizzate sono vasellina, lanolina, olio di oliva, altri oli vegetali, burro di karité, burro cacao, cera d’api, miscele di oli diversi, ecc. Per una preparazione casalinga si può seguire questo procedimento.

La base grassa viene sciolta in un contenitore a bagnomaria o a fuoco lento. La dose è 200 g di base e 50 g di erba, oppure 200 g di base e 30 g di TM al 20%. Quando la base si è liquefatta si aggiunge l’erba o la TM e si fa bollire il tutto a fuoco lento per 10 min, mescolando continuamente per evitare che si attacchi o che si bruci. Quindi si filtra a caldo, comprimendo il residuo. Prima che il composto si raffreddi si può aggiungere qualche goccia di olio essenziale per la profumazione e si versa in vasetti non trasparenti.

Unguenti e Creme

□ Gli unguenti sono pomate in cui la base (eccipiente) è formata oltre che da sostanze grasse anche da sostanze resinose. Sono particolarmente indicati per il trattamento delle dermatosi secche e squamose. Nella fabbricazione degli unguenti come eccipienti oggi vengono utilizzati, tra gli altri, olio di arachidi, olio di mandorle, amido, glicerina, vasellina, lanolina e cera d’api.

□ Le creme invece sono usualmente costituite da emulsioni poco grasse. Per il loro più elevato contenuto acquoso, sono particolarmente indicate nel trattamento di lesioni e di zone cutanee umide, come la zona dell’inguine e quella delle ascelle, ove permettono il deflusso del secreto ed  un rapido essiccamento della pelle.

Supposte

Le supposte utilizzano una base di burro di cacao o di burro di karité, alla quale viene mescolata la paste selezionata della pianta officinale finemente triturata tale da essere ridotta in polvere. Si può anche usare la tisana (infuso o decotto) o la tintura madre. In tal caso l’eccipiente è costituito da glicerina e gelatina. Si preparano in laboratorio. Per una preparazione casalinga si può seguire questo procedimento.

Dosi: 10 parti di gelatina;

         40 parti di tisana;

         15 parti di glicerina.

Procedimento: la gelatina viene messa un po’ a bagno nell’acqua, poi viene sciolta a bagnomaria o a fiamma bassa. Si aggiunge la glicerina e quindi la tisana, si riscalda a fuoco lento per far evaporare l’acqua, mescolando di continuo. Si dispone il preparato su fogli di alluminio o su stampi già predisposti a forma di piccoli siluri lunghi 2,5 cm e si lascia raffreddare.

Linimenti

I linimenti sono prodotti di consistenza liquida o semiliquida, costituiti da miscele di erbe con alcool o con aceto o con oli vegetali. Sono utilizzati per praticare massaggi di parti doloranti, per lenire il dolore causato da contusioni o da traumi muscolari e più in generale nei casi di infiammazioni di origine traumatica. Sono pertanto un ottimo rimedio esterno contro il dolore.

La basi vegetali usualmente adoperate sono farina di semi di lino, di senape, di peperoncino, di mirra.

Impacco

L’impacco è una preparazione casalinga che fa uso di una garza, oppure un  panno pulito di cotone o di lino, imbevuta di infuso o di decotto caldo ed applicata sulla parte del corpo interessata. Il calore favorisce l’azione delle erbe. Per mantenere il calore più a lungo, è preferibile coprire con una pellicola su cui si appone una borsa d’acqua calda.

Cataplasma

Il cataplasma ha indicazioni ed effetti molto simili all’impacco. Mentre nell’impacco si utilizza l’estratto liquido della pianta ben caldo (la tisana), nel cataplasma si usano le parti della pianta fresche o secche (meglio se fresche) tritate e scaldate a bagnomaria, poste quindi tra due garze o in un sacchetto di tela da applicare sulla zona interessata. Le erbe calde possono essere applicate anche direttamente sulla pelle, previa spalmatura di una piccola quantità di olio. Anche questa volta la zona del cataplasma va tenuta in caldo apponendo una pellicola e la borsa d’acqua calda.

(*) V. Note esplicative

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