La presente sezione è configurata come un ricettario omeopatico: sono riportate in ordine alfabetico le AFFEZIONI più ricorrenti a ciascuna delle quali corrisponde una scheda contenente i principali RIMEDI OMEOPATICI in grado di curarla, con le relative diluizioni e dosi indicative, nonché una sintesi delle caratteristiche più significative al fine di indirizzare meglio la scelta.
Sono altresì riportate, laddove condotte, alcune esperienze di casi reali risolti positivamente.
La forma di prodotti omeopatici utilizzata nel ricettario è quella in “granuli”, che è la più pratica e la più comune.
I singoli rimedi possono essere consultati utilizzando i link associati, che rimandano alle relative schede contenute nella sezione del sito “Rimedi omeopatici”, o accedendo direttamente a queste.
In omeopatia ha senso utilizzare un ricettario solo per fronteggiare gli eventi acuti per i quali si ravvisa la necessità di effettuare un primo intervento curativo. Trattasi in genere di affezioni che possono presentarsi improvvisamente, accompagnate da fastidio, disagio, dolore, ansia e fenomeni secondari importanti quanto il principale. In questi casi si può ricorrere all’uso di rimedi selezionati solo in base al quadro sintomatologico, che pertanto hanno basse diluizioni e quindi un’azione più superficiale, per cui anche se non si ottenesse il risultato desiderato o si sbagliasse la scelta non avrebbero alcun effetto negativo a livello organico.
Appena possibile occorre rivolgersi al medico omeopata che valuterà se quanto è stato fatto può ritenersi sufficiente oppure esiste qualcosa di più profondo su cui indagare onde “personalizzare” al meglio la cura.
Infatti più volte abbiamo avuto modo di dire le cure omeopatiche, agendo secondo la Legge di Similitudine, vanno praticate con rimedi omeopatici che devono somigliare il più possibile al paziente, non solo nei sintomi fisici ma anche nelle altre caratteristiche individuali. Il principio fondamentale è che l’omeopatia è la medicina del malato più che della malattia, per cui l’approccio terapeutico è di tipo globale nel senso che viene esaminato il paziente nella sua totalità psico-fisica, considerando perciò, non solo il quadro sintomatologico, ma anche l’ambiente in cui vive, le sue pulsioni, i comportamenti, gli stili di vita, i desideri, le emozioni, ecc. ecc. Occorre tenere conto di tutti gli aspetti peculiari che rendono il soggetto unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa malattia. Non si prescinde mai dal considerare che se un organo non è funzionale, esso comunque vive in una persona, in un organismo dove fisico e mente sono fortemente legati ed è in questa struttura che va ricercata la non funzionalità.
La visita che pertanto il medico omeopata conduce diventa una sorta di investigazione tesa ad individuare ed esaminare tutti gli elementi che possono condurre ad una diagnosi corretta (processo di individualizzazione). Si parte dall’esame del quadro sintomatologico, dove diventano importanti le fasi di valorizzazione e di gerarchizzazione dei sintomi, per poi procedere alla scoperta delle altre caratteristiche individuali di cui si è detto in precedenza, mediante domande, osservazione, ascolto, storia clinica, accurata visita del paziente e quant’altro. Si va quindi verso la ricerca di qualcosa di più profondo, di quello che cioè costituisce il terreno dell’individuo, che in senso lato può essere assimilato all’eredità acquisita con la nascita, accresciuta da tutto ciò che il soggetto accumula con il suo vissuto. La malattia deve poter essere integrata nella storia complessiva dell’individuo (trascorso ereditario + vissuto) e nelle sue caratteristiche biologiche.
Si individueranno quindi in modo particolare la costituzione, che correla le caratteristiche morfologiche, fisiologiche e psicologiche dell’individuo alle sue potenzialità patologiche, il temperamento, che è strettamente legato alla costituzione e rappresenta l’insieme delle caratteristiche congenite dell’individuo sotto lo stretto controllo della psiche, il carattere, che è il modo di reagire e di formarsi dell’individuo in risposta agli stimoli esterni e la diatesi (o miasma), anch’essa legata alla costituzione, che è la modalità propria di sviluppo e di evoluzione della malattia verso la quale esiste una predisposizione acquisita o congenita.
Tra i diversi rimedi omeopatici potenzialmente in grado di curare quella malattia, sarà, quindi, possibile individuare il rimedio e quindi la cura omeopatica più adatta alla persona che ne è affetta. La scelta, cioè, deve essere fatta cercando di sovrapporre il più possibile l’insieme dei sintomi del paziente e delle altre caratteristiche individuali (di cui al processo di individualizzazione), con le caratteristiche del rimedio omeopatico. Il rimedio che si sceglie dovrà possedere una complessità di sintomi, fisici e psicologici, simili a quelli che presenta il paziente, in modo che possa diventare curativo sulla base della Legge di Similitudine (“similia similibus curantur”).
L’essenza e la straordinaria originalità dell’omeopatia è che “ogni rimedio è una persona”, capace cioè di impersonificare il malato in tutte le sue manifestazioni.
Tanto più il rimedio corrisponde al paziente, cioè tanto più è simile a lui, tanto maggiore sarà il suo effetto terapeutico. Il rimedio omeopatico perfettamente simile al paziente è chiamato simillimum, che è quello teorizzato e preferito da Hahnemann. Tale rimedio è molto personalizzato, è <<l’abito su misura>> e per questo può essere prescritto alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce. La Scuola di Medicina Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, che prescrive un solo rimedio alla volta, utilizza proprio il simillimum.
In omeopatia, quindi, non esiste un farmaco generale per una determinata malattia, ma farmaci diversi per organismi diversi che ne sono affetti.
La regola, che in generale si segue nelle cure omeopatiche, è che per le malattie che si trovano nello stato acuto si assumono rimedi omeopatici a bassa diluizione (in genere fino a D8 e 5CH), la cui azione è più superficiale (sono i cosiddetti sintomatici), mentre per le malattie allo stato cronico si adoperano rimedi ad alta diluizione (in genere oltre D24 e 12CH), la cui azione è più profonda (sono i cosiddetti costituzionali o di fondo). Più grande è la sovrapponibilità di cui si è detto in precedenza, più il rimedio omeopatico si avvicina al simillimum e quindi più può essere prescritto alle alte diluizioni ed agire più in profondità.
E’ bene ricordare che la guarigione avviene seguendo un iter scandito da una legge ben precisa di eliminazione dei sintomi: dall’alto al basso, dall’interno all’esterno ed in ordine inverso rispetto alla loro apparizione. Spariranno prima i sintomi comparsi più recentemente e successivamente, con una eventuale nuova prescrizione, quelli che hanno un’origine più remota nel tempo. Il miglioramento avviene prima a livello mentale poi a livello fisico.
E’ possibile che all’inizio della cura alcuni sintomi peggiorino: si verifica cioè quello che viene chiamato l’aggravamento omeopatico. Tale aggravamento, che in genere non deve preoccupare perché del tutto naturale, è tanto più sensibile quanto più il rimedio somministrato è simile al paziente, cioè quanto più esso si avvicina al simillimum e quanto più è lungo il periodo di cura.
Può accadere, inoltre, che nel corso della cura il rimedio omeopatico prescelto debba essere sostituito, o per la comparsa di nuovi sintomi o per migliorarne e completarne l’azione (in tal caso si ricorre al complementare), oppure che debbano essere modificate la dose e/o la diluizione dello stesso. Questo si verifica soprattutto con la Scuola di Medicina Omeopatica Pluralista, che prescrive più rimedi alternati tra loro.
Per ulteriori informazioni consultare gli articoli riguardanti l’omeopatia nella sezione del sito “Approfondimenti”.
I rimedi omeopatici si assumono lontano dai pasti (in genere mezz’ora prima o due ore dopo) e non necessariamente di notte. Quelli per via orale vengono trattenuti sotto la lingua, per un minuto se sono liquidi, fino a completo scioglimento se sono granuli o globuli. Se il rimedio è stato preparato in soluzione acquosa (ad es. granuli sciolti in acqua), prima dell’assunzione occorre effettuare il travaso rapido del liquido dal contenitore di origine ad un altro contenitore idoneo per un numero pari di volte (in genere si ritengono sufficienti 20 – 30 travasi). Se invece il preparato è in gocce, occorre agitare più volte energicamente il contenitore prima dell’assunzione. Tali manovre servono per modificare la potenza del rimedio onde scongiurare o attenuare il fenomeno dell’aggravamento omeopatico prima citato. Durante la cura è bene evitare l’uso di cibi o bevande dai sapori forti, come caffè, menta, alcool, spezie piccanti, ecc.
Ribadiamo infine che per intraprendere qualsiasi terapia è assolutamente indispensabile rivolgersi al medico. Pertanto le informazioni contenute nel presente sito sono solo di carattere divulgativo e non intendono sostituirsi alle diagnosi ed alle prescrizioni del medico.
Fabio dice
Gentile Dottoressa, le scrivo per mia madre 90enne da sempre incline alla depressione e con atuale insufficienza renale tra il 4 e 5 stadio. Ha fatto uso per decenni di antidepressivi e ansiolitici e suppongo che abbiano avuto una parte non insignificante nella sua IRC. Da qualche giorno le sto facendo assumere litio sotto forma di oligoelemento e devo dire che noto una miglioria sotto il profilo umorale. Ho anche letto che il litio oligoelemento è indicato anche in caso di IRC e ritenzione idrica, mi conferma? Ho notato però che il contenuto dei vari preparati farmaceutici varia da un minimo circa di 0,016 mg/die fino a 16 mg/die. Ho letto che comunque il lito a dosi ponderali può avere delle controindicazioni. Nel caso degli oligoelementi quale dosaggio mi consiglia? Sotto il profilo omeopatico mia mamma ricalca al 90% il profilo ignatia amara e, da profano in materia, suppongo appartenga alla costituzione fluorica. La ringrazio cordialmente. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, le principali indicazioni terapeutiche che l’oligoelemento Litio riporta, ovvero le principali proprietà farmacodinamiche, sono: alcalosi, ritenzione idrica, ansia, arteriosclerosi diffuse, depressione psichica, sbalzi di umore, abulia, tensioni muscolari, cellulite, gotta, insonnia ansiosa, manie, obesità, ossessioni a carattere depressivo, litiasi renale, uremia, uricemia. Gli oligoelementi in genere si trovano sotto forma di gluconati in fiale da 1 cc oppure in flacone-dosatore. La posologia generale è di una-due fiale al dì, a seconda dello stato. Il contenuto della fiala va mantenuto quanto più possibile a contatto con le mucose orali e sub linguali, proprio come si fa per i granuli e le diluizioni liquide omeopatiche. Le sottolineo comunque che spetta al medico praticante questa forma terapeutica, generalmente il medico omeopata, il compito della scelta e della posologia dei suddetti rimedi catalitici. Infine le confermo che Ignatia amara è un rimedio omeopatico con costituzione fosfo-fluorica. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile dottoressa, sono affetto da sindrome di Gilbert e soffro da anni di problemi cutanei (eczemi, forfora ecc.) probabilmente ad essi connessi o quantomeno accentuati. Nel corso degli anni (ora ne ho 58) questi problemi si sono accentuati sempre piùLa medicina allopatica sostiene che questa sindrome è totalmente benigna ma secondo altre voci comunque provoca un affaticamento del fegato che di tanto in tanto ha bisogno di essere depurato. La mia costituzione è fosforica con diatesi tubercolinica, può suggerirmi qualche rimedio che possa darmi giovamento. Grazie. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, potrebbero essere di aiuto i rimedi omeopatici di cui all’articolo “Dermatite, Eczema, Dermatosi”, paragrafo “Dermatite con squame”, nella presente sezione del sito. Tra essi i rimedi con costituzione fosforica e diatesi tubercolinica sono Arsenicum album, Lycopodium e Phosphorus. Con la stessa costituzione e diatesi troviamo anche Apis, Natrum muriaticum e Pulsatilla. Ovviamente la prescrizione giusta per lei la può garantire solo un medico omeopata, previa visita. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile dottoressa, avrei bisogno di un informazione che fatico a trovare in rete. Da un pò di tempo si consiglia l’associazione delle vitamine K2+D. Le chiedo: la vitamina K2 agisce anch’essa sulla coagulazione così come fa la K1? Chi, per svariati motivi, deve avere un INR più alto della norma deve fare attenzione dall’associazione K2+D?. Qualche suo collega non fa molta differenza tra K1 e K2 mentre qualche altro attribuisce alla k2 (che è soggetta a studi da soli 10 anni ca.) proprietà molto diverse dalla K1. Qual’è il suo pensiero in merito? La ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, da biologa le posso dire che la vitamina K garantisce la corretta funzionalità di alcune proteine implicate nella coagulazione del sangue (attività antiemorragica) e nel legame del calcio nelle ossa e in altri tessuti. In natura la vitamina K è costituita da due vitameri: la vitamina K1, presente negli alimenti di origine vegetale (soprattutto nelle verdure a foglia verde) e la vitamina K2, forma tipica dell’organismo animale. La vitamina K1 può svolgere le normali funzioni biologiche della vitamina K2 e può comunque essere convertita in essa dall’organismo. Il giusto apporto di vitamina K (indifferentemente K1 o K2) può essere raggiunto semplicemente seguendo una dieta alimentare equilibrata. L’eventuale carenza di vitamina K può aumentare il tempo di protrombina del sangue e quindi può provocare un disturbo emorragico. Come lei certamente saprà l’INR (International Normalized Ratio), che è l’indice con cui si standardizza il tempo di protrombina, viene prescritto per monitorare periodicamente le persone in terapia con anticoagulanti orali, essendo tali farmaci antagonisti della vitamina K. Pertanto vanno evitati per queste persone gli integratori di vitamina K. Per quanto riguarda gli integratori di vitamina D, di norma non è necessario ricorrervi, dal momento che tale vitamina può essere semplicemente sintetizzata nella cute a seguito dell’esposizione al sole (raggi UVB in particolare). Ovviamente quanto detto deve incontrare il parere del medico in relazione al caso specifico. Cordiali saluti.
Marianna dice
Mi potreste consigliare un alternativa alle fiale rekin 11 dr reckeweg, sempre in fiale iniettabili? È urgente, grazie mille!
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Marianna, come lei certamente saprà, Rekin 11 dr. Reckeweg non è un rimedio unitario dell’Omeopatia classica, bensì è un rimedio complesso dell’Omotossicologia, la quale pur avendo diversi punti di contatto con l’Omeopatia, cui si ispira (in particolare alla scuola complessista), adotta orientamenti terapeutici, rimedi e criteri di scelta degli stessi completamente differenti. Tale complesso è costituito da un mix di rimedi omeopatici unitari a varie diluizioni decimali (Berberis D4, Calcarea phosphorica D12, Causticum D6, Rhododendron D4, Rhus toxicodendron D4, Dulcamara D4, Nux vomica D4) e troverebbe indicazione in caso di: Mialgie acute e croniche, lombaggine, diatesi reumatica, postumi da raffreddamento, distorsioni, superallenamento. Sciatica da umidità, da sedili bagnati e da soppressione della sudorazione. Reumatismi articolari cronici con deformazioni. Spondiloartrite, spondilosi, artrite sacroiliaca. Nell’ambito dei rimedi complessi dell’Omotossicologia, potrebbero avvicinarsi: Apis D3 Cum Levisticum, Gnaphagin, Gnaphalium, Infi*Para Lws, M, Myogeloticum-N. Invece per i rimedi unitari dell’Omeopatia classica, consulti la pagina “Reumatismi” in questa stessa sezione del sito. Le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
FRANCO dice
Gentile Dott.ssa,
Le esprimo il mio quesito: ho un nipote di 25 anni che da tanti anni fa uso di stupefacenti, prima di droghe leggere come il fumo, poi è passato all’eroina. Ora assume il metadone che gli viene somministrato al SerD, ma ogni tanto va in escandescenza e gli viene da rompere tutto ciò che ha d’avanti.
Le chiedo, pertanto, se in omeopatia esistono farmaci in grado di liberarlo dalla dipendenza, e nel caso quali sono i farmaci più consoni al suo stato.
In attesa di un suo gentile riscontro, porgo cordiali saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Franco, non esiste un rimedio omeopatico specificamente indicato per la liberazione dalla dipendenza di sostanze stupefacenti, però in un percorso di cura multidisciplinare l’Omeopatia potrebbe fornire il suo contributo, ma non da sola. A titolo esemplificativo un rimedio come Nux vomica potrebbe essere di aiuto, considerato che viene spesso utilizzato nei casi di intossicazione dell’organismo dall’abuso di sostanze (alcool, fumo, eccitanti, ecc.), agendo sia a livello fisico che psichico. Sarebbe comunque opportuno che la valutazione di merito la facesse un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Sybi dice
Gentile Dott.ssa Vorrei sapere se puo usare omeogriph nei bambini sotto 2 anni di vita grazzie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sybi, in genere i rimedi omeopatici possono essere adoperati a qualsiasi età. Però sull’argomento è sempre opportuno che si esprima un medico omeopata, previa visita. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gent.ma Dottoressa, ho letto da più parti che l’assunzione di acido folico può mascherare una carenza di vitamina B12 anche se quest’ultima dalle analisi sembra rientrare nella norma, ed ecco perciò che in alcuni integratori sarebbe presente solo la B12. Da un altra fonte ho invece letto il contrario, e cioè che l’assunzione di vitamina B12 può mascherare una carenza di acido folico. Come stanno in realtà le cose? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, non mi preoccuperei troppo di ricercare una discriminante o un’interferenza tra le due vitamine, che sono funzionalmente complementari e vanno perciò introdotte entrambe, in quanto indispensabili al corretto funzionamento del nostro corpo ed al buono stato salute. Non mi risulta quindi che l’assunzione dell’una possa mascherare la carenza dell’altra. Esiste una stretta correlazione tra esse: la carenza di vitamina B12 (cobalamina) può causare una carenza di acido folico (vitamina B9) e la carenza di una sola delle due vitamine può causare forme di anemia. Tra l’altro gravi carenze di vitamina B12 per insufficiente apporto alimentare sono abbastanza rare, considerate le molteplici fonti ed i lunghi tempi di immagazzinamento dell’organismo (da 3 a 6 anni). Anche per l’acido folico le riserve durano un tempo adeguato (circa 3 mesi) e le relative disponibilità alimentari sono plurime. Tuttavia esistono persone a rischio, come gli anziani, gli individui con problemi intestinali e coloro che abusano di alcool. Pertanto, una carenza di vitamina B12 (come detto abbastanza rara per una dieta normale e per un adulto sano) o di acido folico (anch’essa relativamente poco probabile) riflette una carenza cronica di una o entrambe le vitamine. Diventa dunque importante consumare combinazioni di alimenti che le contengono tutt’e due. Cordiali saluti.
Cat dice
Gentile dottoressa
Ho letto la sua descrizione sul soggetto ipotiroideo. Io ho t. Hashimoto. Io non mi ritrovo però né nel soggetto calcareo (brachitipo che ha tendenza a prendere peso, metabolismo rallentato, turbe metaboliche con possibile elevazione di colesterolo e trigliceridi, ritenzione idrica, lento, pigro, flemmatico, che ama mangiare e che tende a condurre una vita di routine) perché caratterialmente non sono pigra, flemmatica lenta etc. E non sono brachitipo.
Ma non corrispondo caratterialmente nemmeno al fosforico (che manca di vigore). In questi casi come capire qual è il rimedio più giusto?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Cat, laddove un rimedio omeopatico, scelto comunque sul massimo grado di similitudine, appartiene anche alla propria costituzione, vorrà solo dire che l’organismo sarà più sensibile di altri all’azione del rimedio stesso. Pertanto, un rimedio omeopatico, benché di costituzione diversa da quella del paziente, potrà senz’altro espletare efficacemente la propria azione terapeutica, a condizione quindi che sia “somigliante”, ovvero che nella patogenesi contempli una sintomatologia psico-fisica simile a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. È perciò sempre la patogenesi a dettare legge e non necessariamente la costituzione del paziente, anche se la clinica insegna che certi rimedi trovano più spesso riscontro in certi tipi di malati. Infatti, nella risposta precedente su questa pagina, sono state citate le costituzioni carbonica e fosforica perché in esse più di sovente si rilevano i segni ed i sintomi dell’ipotiroidismo, ma, come detto, ciò non è assolutamente esclusivo. La scelta del rimedio omeopatico “giusto” deve avvenire tutte le volte basandosi esclusivamente sulla somiglianza tra il quadro patogenetico del rimedio ed il quadro clinico del paziente, a prescindere dalla costituzione, che può solo confortare la scelta, ma non la può certamente condizionare. La Legge di Similitudine, su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, rappresenta quindi l’unico riferimento e la regola fondamentale consiste nella sua corretta applicazione. Sarà pertanto la sintomatologia del paziente, sia fisica che psichica, associata nello specifico alla tiroidite di Hashimoto, che, com’è noto, è la causa più comune di ipotiroidismo, a fare da guida per l’individuazione del rimedio omeopatico appropriato. La sintomatologia da considerare per la scelta di detto rimedio sarà composta sia dai segni comuni della patologia e sia dai sintomi propri, quelli individuali (considerato che la malattia produce segni e sintomi diversi), come ad es. la tipologia dei disturbi, la loro localizzazione precisa, le modalità delle manifestazioni, i sintomi concomitanti, le condizioni di aggravamento e di miglioramento, le sensazioni che si provano, i riflessi psicologici, ecc. Ovviamente la prescrizione a misura del singolo caso la può garantire solo un medico omeopata, previa visita. Cordiali saluti.
Claudia Patricia dice
Buongiorno Dott.ssa,
Sono tornata in Italia 17 anni fa, in Argentina facevo solo omeopatia, tanto che mi sono portata la scorta per un anno.
Poi qui è cambiato tutto, l’omeopatia non era alla mia portata economicamente, ho dovuto accontentarmi con l’allopatia…
Arrivata qui con 130 kili di peso mi hanno scoperto l’ipotiroidismo e faccio una cura con Eutirox ad oggi con 75 mcg al giorno.
Ho l’intenzione di ritornare a fare solo omeopatia. C’è un rimedio specifico per l’ipotiroidismo?
Nell’attesa di un suo riscontro, la saluto cordialmente.
Claudia Patricia
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Claudia Patricia, come lei sa, un rimedio omeopatico non viene scelto in base al nome della patologia o della disfunzione o del disturbo, bensì in base alla somiglianza con le caratteristiche e con la sintomatologia individuale del paziente, sia a livello fisico che psichico. Infatti, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia fonda il suo principio terapeutico, un rimedio omeopatico per essere curativo deve “assomigliare al paziente”, ossia deve possedere un quadro patogenetico (l’insieme dei sintomi, dei modi e dei processi fisiopatologici che il rimedio è in grado di curare) sovrapponibile al quadro clinico del paziente e quanto più è esatta tale sovrapposizione (somiglianza) tanto migliori saranno i risultati. Pertanto l’Omeopatia può essere di aiuto nel trattare l’ipotiroidismo, a condizione, come detto, che si individui il “rimedio omeopatico giusto”. In genere per l’ipotiroidismo sono adatti i rimedi omeopatici carbonici, ossia quelli che fanno capo alla costituzione carbonica, o ad una costituzione prevalentemente carbonica (corrispondente al brachitipo che ha tendenza a prendere peso, metabolismo rallentato, turbe metaboliche con possibile elevazione di colesterolo e trigliceridi, ritenzione idrica, lento, pigro, flemmatico, che ama mangiare e che tende a condurre una vita di routine). Il capostipite di detta costituzione è Calcarea carbonica, che è infatti il rimedio omeopatico più adoperato in caso di ipotiroidismo. Tra gli altri principali rimedi utilizzati troviamo Ammonium carbonicum, Baryta carbonica, Carbo animalis, Carbo vegetabilis, Graphites, Kalium carbonicum, Magnesia carbonica, Natrum carbonicum… Quando la costituzione del paziente è più vicina a quella fosforica (corrispondente al longitipo, con muscolatura ipotrofica, freddoloso, che manca di vigore, che si stanca facilmente), allora possono trovare impiego rimedi omeopatici come Lycopodium o Sepia. In diversi casi, se la condizione specifica lo richiede, la cura si completa con l’associazione di alcune tipologie di bioterapici, sempre in preparazione omeopatica o simil-omeopatica, quali organoterapici (trattasi di estratti ghiandolari e tissutali omologhi diluiti e dinamizzati) e/o gemmoterapici (trattasi di macerati glicerici di gemme vegetali fresche con diluizione alla prima decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia e l’Omeopatia). Sempre a titolo esclusivamente informativo, spesso trovano impiego organoterapici come Ipotalamo, Tireostimolina e Tiroide, oppure gemmoterapici come Betula pubescens M.G. D1 e Quercus peduncolata M.G. D1. Per tutto quanto detto finora avrà ben compreso che il suo stato clinico non può essere gestito in proprio, per cui le consiglio di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico, tenendo anche conto dell’Eutirox attualmente in uso. Cordiali saluti.
Carmela dice
Gentile dottoressa,
la ringrazio infinitamente per la sua consulenza. Concordo pienamente sulla necessità di un medico a cui mi rivolgerò appena possibile, ma adesso devo provare a fare da me.
Dal momento che non ho dolore e che il problema è quello del ritardo nella formazione del callo osseo
io opterei per la Calcarea phosphorica da 30 ch granuli da prenderne 3/5 alla volta 3 o più volte al giorno.
Senza responsabilità da parte sua le sarei grata se mi desse un suo parere sulla scelta e sulla posologia.
Cordiali saluti ed ancora grazie
Carmela
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Carmela, come abbiamo detto nella risposta precedente, sia Calcarea phosphorica che Symphytum sono rimedi omeopatici che vengono prescritti nelle fratture onde favorire il callo osseo, il primo specialmente in soggetto che presenta una formazione lenta del tessuto osseo, il secondo per facilitare comunque la saldatura delle ossa fratturate. Inoltre, Calcarea phosphorica è un “rimedio ad azione generale”, mentre Symphytum è un “rimedio ad azione locale”. Si ricorda che i rimedi ad azione generale, chiamati anche “policresti”, sono i grandi rimedi dell’Omeopatia, che posseggono un’azione profonda e polivalente, in grado di trattare un gran numero di malattie o disfunzioni, tutte legate dalla costituzione e dalla diatesi di riferimento (costituzione fosforica e diatesi tubercolinica per Calcarea phosphorica). I rimedi ad azione locale invece sono quelli che intervengono in malattie ben determinate o su sintomi ben particolari. Si tratta in sostanza di rimedi che quando, per le specifiche caratteristiche patogenetiche, riescono a coprire la sintomatologia del paziente, risultano ugualmente preziosi. La 30CH è una diluizione medio-alta, centrale, importantissima, molto versatile: infatti anche se viene prioritariamente prescritta per i casi sub-cronici e cronici, per i sintomi generali e per il funzionale, ha effetto anche sui sintomi acuti e sulla componente psicologica. Tenuto conto che ha una durata terapeutica di diversi giorni, la posologia può essere di una dose (in genere 3-5 granuli) da una volta al dì a una volta a settimana, salvo diversa prescrizione medica. Cordiali saluti.