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Risultati della ricerca per: limone

Limone

Il limone il cui nome botanico è Citrus limon è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae. Il termine limone si usa per indicare sia la pianta che il frutto.

La polpa e la buccia

I limoni sono frutti che appartengono al VII gruppo degli alimenti, in quanto ricchissimi di vitamina C (acido ascorbico). Essi sono fortemente dissetanti, sia per il contenuto in acqua, sia per la concentrazione in sali minerali ed acido citrico.

L’apporto energetico dei limoni è trascurabile. Essi forniscono all’organismo un ottimo contributo di sali minerali (potassio) e anche di antiossidanti. Tra questi ultimi i citroflavonoidi (esperidina, diosmina e rutina) che sono potenti antiossidanti, ipocolesterolemizzanti, capillaroprotettrici ed antineoplastici.  Sono un alimento fortemente alcalinizzante, indicato nelle diete depurative ed in quelle mirate alla prevenzione delle calcolosi renali da accumulo di cistina ed acido urico.

Il profumo dei limoni è dovuto alla presenza di oli essenziali, in particolare di limonene, un’altra molecola benefica.

L’imbrunimento della polpa di mela quando viene a contatto con l’aria è dovuto ad una reazione enzimatica di ossidazione dei polifenoli presenti. In quanto tale non comporta alcuna perdita delle proprietà, sia dal punto di vista nutrizionale che terapeutico, ma solo un problema estetico e volendo di gusto. Per rallentarlo sensibilmente basta aggiungere in po’ di succo di limone che funge da antiossidante.

Il succo di limone in genere è sconsigliato a stomaco vuoto per chi soffre di gastrite.

In campo erboristico, la buccia di limone è utilizzata per favorire la digestione; assumendone un decotto senza zucchero o altri edulcoranti, è possibile giovare dell’incremento secretivo a carico delle ghiandole esocrine annesse al tubo digestivo. È infatti percettibile un incremento della salivazione mentre, ancor più importante ma silente, è il miglioramento del rilascio di altri enzimi nelle fasi successive del processo.

L’assorbimento del ferro è favorito dalla vitamina C e dall’acido citrico, per cui è sempre bene accompagnare detti alimenti con succo di agrumi, soprattutto limone ed è anche favorito dagli zuccheri e dagli aminoacidi. Il ferro è assorbito facilmente dall’intestino quando è associato alla vitamina C, largamente presente negli agrumi e nei prodotti vegetali freschi.

La torrefazione della buccia consiste nel riscaldamento della stessa allo scopo di disidratarla e quindi di conservarla più a lungo. La torrefazione può essere fatta in casa o con il forno oppure con una bistecchiera sul fornello. La si riduce in polvere e se ne assume un cucchiaino da caffè più volte al dì secondo necessità. Ma i limoni, buccia e polpa, possono essere assunti anche freschi.

Il limone
Il limone

L’olio essenziale

La spremitura a freddo della buccia di limone, dopo averlo privati della parte bianca, consente di estrarre un olio essenziale. L’olio essenziale di limone, maggiormente concentrato nella buccia, contiene diversi principi attivi (flavonoidi, acido citrico, limonene, acido malico, acido tartarico, pectina, inositolo, zuccheri, vitamina C, vitamina PP, ecc.) dalle numerosissime proprietà terapeutiche e benefiche (antisettico, cicatrizzante, depurativo, diuretico, ipotensivo, digestivo, battericida, vermifugo, astringente, antireumatico, febbrifugo, ecc.), tra cui, appunto, anche quella di abbassare la temperatura corporea.

Gli oli essenziali degli agrumi (limone, bergamotto, arancio, mandarino), servono per placare gli stati ansiosi e nervosi.

Questi sono i motivi per cui le fette di scorza dei limoni da adoperare devono riguardare il più possibile la parte gialla, dove sono contenuti i preziosi oli essenziali dalle proprietà terapeutiche indicate.

Il limone: Usi

Una bevanda per contrastare le manifestazioni diarroiche e per contribuire a regolarizzare le funzioni intestinali è il tè con limone. Ma è altresì utile la camomilla con limone ed eventualmente con un po’ di zenzero.

Il limone uno degli alimenti più indicati per depurare il fegato. Tra gli altri alimenti troviamo: carciofo, cardo mariano, broccoli, cavolfiore, cavolo, asparagi, ortaggi a foglia verde, carote, barbabietole, aglio, lievito, cereali integrali, curcuma, olio extravergine di oliva, ecc.

I risciacqui con il succo di limone diluito in acqua sono tra i rimedi che possono aiutare in caso di bocca secca. Ma è anche importante bere acqua in modo regolare durante la giornata ed assumere cibi ricchi di vitamina C.

Il succo di limone è utile per trattare localmente le macchie brunastre sul viso (efelidi).

Una bevanda a base di acqua e limone con l’aggiunta di bicarbonato è utile per lo stomaco, in caso di reflusso.

Tra le preparazioni più casalinghe, risultano essere molto efficaci lo sciroppo di cipolla e limone. Lo sciroppo è di valido aiuto per combattere la tosse e per favorire l’espettorazione.

Le applicazioni locali del succo di limone sono utili per le smagliature

Per contrastare l’iperidrosi ascellare sarebbe opportuno adottare alcuni accorgimenti altrettanto utili ed efficaci, come ad es. sciacquare ogni sera le ascelle con acqua e succo di limone.

Il succo di limone con l’aggiunta di un cucchiaino di miele è un ottimo rimedio contro il mal di gola essenzialmente per le proprietà lenitive, antisettiche, antivirali e antibatteriche.

Per ridurre l’aspetto di un cheloide, per il trattamento delle cicatrici cheloidi e per evitare che il cheloide degeneri e per attenuarne ulteriormente l’aspetto, è comunque buona norma mantenere la cicatrice pulita ed applicare quotidianamente creme nutrienti ed antiossidanti, come ad esempio il succo di limone.

Il limone è un alimento consigliato anche in caso di oligoteratospermia, perché ricco di vitamina C

Una soluzione a base di succo di limone e acqua in cui imbibire un batuffolo di cotone è utile per un’azione abrasiva di pulizia della lingua nei casi di patina bianca. Detta soluzione limita la crescita batterica e riduce i processi infiammatori. In alternativa vengono adoperate le applicazioni locali di bicarbonato di sodio sciolto in acqua.

Alla buccia di limone si riconosce la capacità di contribuire a combattere le verminosi intestinali, in particolare per l’ossiuriasi. Gli ossiuri sono i piccoli vermi bianchi che più comunemente possono infestare l’intestino crasso dei bambini.

Il succo fresco di limone è impiegato anche nei casi di Epistassi (sanguinamento). Allo scopo di fermare il sanguinamento ed esercitare un’attività vasocostrittrice ed emostatica, viene applicato localmente un tampone di cotone imbevuto nel succo fresco.

Per contrastare efficacemente la pelle grassa e lucida il succo di limone (da diluire con acqua in parti uguali, da applicare con un batuffolo di cotone sul viso e risciacquare prima con acqua calda e poi con acqua fredda). Sono di valido aiuto anche gli impacchi di limone e rosmarino.

Un rimedio casalingo per rafforzare i capelli consiste nel preparare un composto con quattro cucchiai di olio extravergine di oliva e il succo di un limone; si lascia in posa sui capelli per circa mezz’ora e poi si procede al lavaggio, risciacquando bene con acqua tiepida

Un’alimentazione sana ed equilibrata, prevedendo un buon consumo di succo di limone, può fornire una limitazione della crescita e della formazione dei lipomi.

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Noce cineraria – Olmo rosso

Sommario di Noce Cineraria e Olmo rosso:

◊ TM di Noce cineraria o Juglans cineraria, Butternut Bark, White Walnut, Lemon Walnut

◊ E. F. di Olmo rosso o Ulmus fulva Michaux

Tintura Madre di Noce cineraria

Noce cineraria
Noce cineraria

La noce cineraria comunemente è nota con il nome di Juglans cinerea, ma anche con i termini di Noce bianca, Butternussbaum, Lemon Walnut, Oil Nut, White Walnut, Nogal Ceniciento, ed altri ancora.  Appartiene alla famiglia delle Juglandacee ed è un albero deciduo a crescita lenta la cui altezza può arrivare fino a 25 m. Predilige terreni sabbiosi leggeri, argillosi e ben drenati; cresce meglio sulle rive del torrente, su terreni ben drenati e al riparo dal vento. Raramente si trova su terreni asciutti, compatti o poco fertili.

Juglans si trova più frequentemente nelle insenature, sulle panchine e sui terrazzi dei corsi d’acqua, sui pendii, nell’astragalo delle sporgenze rocciose e in altri siti con un buon drenaggio. Si trova con molte altre specie arboree in diversi tipi di legno duro nella foresta mesofitica mista e, in Virginia, fino a un’altitudine di 1.500 metri. Le noci vengono mangiate dalla fauna selvatica.

La corteccia dell’albero è grigio chiaro e le foglie sono pennate con una pubescente lanuginosa e un giallo-verde leggermente più luminoso rispetto a molte altre foglie degli alberi.

La sua fioritura si può osservare in maggio e in giugno; i suoi fiori sono amenti monoici (i fiori maschili e quelli femminili si trovano sulla stessa pianta) di colore giallo-verde. L’impollinazione è di tipo anemofilo. Il seme può anche essere conservato in condizioni fresche e umide (come lo scomparto dell’insalata di un frigorifero) durante l’inverno e seminato all’inizio della primavera, ma potrebbe richiedere un periodo di stratificazione fredda prima che possa germogliare.

Il seme viene seminato al meglio non appena è maturo in singoli vasi profondi in una cornice fredda e protetto da topi, uccelli, scoiattoli ecc.; di solito germina a fine inverno o in primavera. Le giovani piantine occupano le loro posizioni permanenti all’inizio dell’estate, protette dal freddo per i primi due inverni.

Il frutto è una noce a forma di limone circondato da una buccia di un verde lussureggiante, prima della maturità che avviene a metà autunno. È prodotto in mazzi da due a sei insieme.

Le noci sono commestibili e i nativi americani le trasformano in un prodotto simile al burro, che usano per vari scopi. Hanno un odore rancido ed un sapore amaro ed acre. Le giovani noci verdi, messe in salamoia quando sono ancora morbide, necessitano di un cambio di acqua salata a giorni alterni per una settimana e una successiva stagionatura di almeno due settimane. Dalla linfa della pianta si produce uno sciroppo.

Il legno di N.c. è leggero e si lucida bene, è molto resistente alla putrefazione, ma è molto più morbido del legno di noce nero. Viene spesso utilizzato per realizzare mobili ed è uno dei preferiti dagli intagliatori del legno.

Un tempo la corteccia di noce e la scorza di noci venivano utilizzate per tingere i tessuti.

Preparazione

Per la “droga” si usa la corteccia d’albero raccolta in autunno.

La tintura madre (TM) si prepara ponendo la droga in infusione in alcol 25° nella proporzione 1 : 5, cioè una parte di droga e cinque parti di alcol.

Proprietà

BLANDA PURGANTE, COLAGOGA, AGENTE DERMATOLOGICA.

Utilizzo

Stipsi cronica associata a dispepsia, disfunzione epatica, eruzioni essudative della cute.

Dosi

La posologia massima generalmente prescritta è di 10-15 ml al giorno, secondo prescrizione medica.

(*) V. Note esplicative

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Noce cineraria e Olmo rosso

Estratto fluido di Olmo rosso

Olmo rosso
Olmo rosso

L’Olmo rosso o Ulmus fulva Michaux o semplicemente Ulmus è noto anche con il nome di Slippery Elm Bark.

L’epiteto specifico rubra (rosso) allude al durame bruno-rossastro dell’albero, mentre il nome comune Slippery Elm ‘olmo sdrucciolevole’ allude alla corteccia interna mucillaginosa.

La pianta arborea appartiene alla famiglia delle Ulmacee, è originaria del Nord America, preferisce esposizioni soleggiate. Cresce su subsatrati fertili, ricchi di sostanze organiche e ben drenati, irrigati dalla pioggia.

È un albero deciduo di medie dimensioni che raggiunge 20 metri in altezza al massimo. La sua chioma è costituita da un insieme di rami che si allarga. Le foglie sono obovate e lunghe fino a 20 cm.; sono ruvide sulla pagina superiore e vellutate sulla inferiore con margini grossolanamente seghettati, hanno apici acuminati. Le foglie giovani sono rosse, ma diventano verde scuro in estate e ingialliscono prima di cadere, in autunno.

I fiori sono apetali, impollinati dal vento e vengono prodotti prima delle foglie all’inizio della primavera, di solito in grappoli stretti, a gambo corto. Il frutto bruno-rossastro è una samara ovale alata, da orbicolare a obovata, leggermente dentellata in cima, con un singolo seme centrale.

I nativi americani mangiavano la corteccia interna mucillaginosa dell’albero cruda o bollita.

La specie ha vari usi medicinali tradizionali. La corteccia interna è stata a lungo utilizzata come emolliente ed è ancora prodotta commercialmente per questo scopo negli Stati Uniti. A volte le foglie, essiccate e triturate, vengono usate per preparare un tipo particolare di tè. L’omo r. ha un odore debole e caratteristico e un gusto mucillaginoso.

Il legname non ha molta importanza commerciale e non si trova da nessuna parte in grande quantità. Il legno dell’Olmo r. è talvolta utilizzato per fabbricare archi per il tiro con l’arco.

Preparazione

L’estratto fluido si prepara mettendo la corteccia in infusione in alcol a 60° nella proporzione 1 : 5

Proprietà

LENITIVA, EMOLLIENTE, NUTRIENTE, ANTITUSSIVA

In uso topico come cataplasma nei foruncoli, vescichette, ulcere e ascessi.

Utilizzo

Ulcera gastrica o duodenale, gastrite, enterite, convalescenza, colite, diarrea. È molto usato come decongestionante della mucosa intestinale infiammata.

Dosi

Secondo il parere medico.

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Noce cineraria e Olmo rosso

(*) V. Note esplicative

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Basilico

Il Basilico, noto anche con il nome comune di Basilico da giardino, è una pianta annuale il cui nome botanico è Ocimum basilicum. La specie Ocimum basilicum appartiene alla famiglia delle Labiatae o Laminaceae ed è normalmente coltivata come pianta aromatica. La pianta ha steli quadrangolari, foglie ovali e appuntite dal forte profumo di chiodo di garofano; fiorisce nel periodo che va da giugno a settembre e i suoi fiori sono bianchi, piccoli, profumati. Il suo habitat è terreni ben drenati e soleggiati dell’Asia e dei paesi Mediterranei. Si coltiva negli orti o anche in vaso.

Basilico
Basilico
Le foglie fresche hanno un profumo e un sapore più intenso di quelle essiccate.

Sono state classificate circa 60 varietà e cultivar con un numero variabile di oli essenziali che conferiscono alla pianta il tipico profumo nelle diverse sfumature. L’aroma caratteristico della specie comune in Italia è dovuto all’eugenolo, sostanza chimica presente in grande quantità anche nei chiodi di garofano. Alcune varietà condividono, anche se in entità diverse, le sostanze che danno il tipico profumo al limone, alla menta, alla liquirizia o alla canfora.

Il Basilico è una pianta “mitologia” da un certo punto vista, giacché la mitologia greca cita la pianta come antidoto del basilisco o “re dei serpenti”. Il basilisco è il serpente con il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.

Ha proprietà antispasmodiche, antiinfiammatorie, sedative, stimolanti, stomachiche (utili in caso di inappetenza), carminative e diuretiche. Da alcuni studi è emerso che l’estratto di basilico possiede attività antiossidante ed è anche in grado di esercitare un’azione citotossica in diversi tipi di cellule tumorali. Il suo olio essenziale ha mostrato di possedere attività antibatterica, fungicida e repellente per gli insetti. Gli estratti dalla pianta allontanano le zanzare.

La pianta, fortemente aromatica, è largamente utilizzata nelle cucine italiane e asiatiche. Viene inoltre impiegata tradizionalmente in erboristeria e nella medicina popolare.

In erboristeria

Le foglie e le sommità fiorite vengono utilizzate in campo erboristico per preparare infusi ad azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica, diuretica, antimicrobica, antinfiammatoria. Il basilico è utilizzato anche contro l’indigestione e come vermifugo, nonché come collutorio per l’igiene del cavo orale. L’inalazione di vapore, assoluto o con l’aggiunta di erbe aromatiche come eucalipto, menta piperita, timo, rosmarino, basilico, lavanda, ecc. aiuta contro il catarro: allevia il disturbo, ha un effetto decongestionante e fluidificante. I suffumigi aiutano nei casi di sinusite acuta o cronica.

Gli impacchi locali con foglie fresche di basilico, applicati sulla zona arrossata, placano le irritazioni cutanee; ma deve essere evitato sulle pelli sensibili e in gravidanza. Il profumo rinfresca la mente e stimola l’olfatto difettato.

L’olio essenziale contiene eucaliptolo ed eugenolo. È un tonico nervino e, diluito in oli vettori, è adoperato in massaggi per alleviare i dolori dovuti a stanchezza muscolare, quelli reumatici e quelli articolari; favorisce la cicatrizzazione delle ferite, aiuta nei casi di raffreddore ed è anche di utilità per la depressione. Nell’industria profumiera serve per la preparazione di alcuni profumi e saponi.

In medicina

Nella medicina popolare, al basilico si ascrive un’attività galattogena. Esso viene da sempre utilizzato anche per contrastare disturbi gastrointestinali come senso di pienezza e flatulenza, nonché per favorire la digestione, la diuresi e per stimolare l’appetito.

Le nostre nonne usavano il basilico contro la caduta dei capelli; in infusione con la camomilla, per riposare meglio; contro il mal di mare e il mal d’auto insieme a melissa, cannella e camomilla.

La medicina cinese usa il basilico per trattare le disfunzioni renali e i crampi allo stomaco.

La medicina indiana, invece, adopera il basilico per trattare una grande varietà di disturbi quali anoressia, artrite reumatoide, dolore alle orecchie, affezioni cutanee, amenorrea, dismenorrea, stati febbrili e malaria.

In omeopatia è usato per il trattamento di disturbi ansiosi, nausea e vomito, mal di movimento, spasmi intestinali, bronchite e tosse grassa.

Le informazioni riportate non sono consigli medici e i contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

In cucina

Il sapore caldo e speziato delle foglie si combina bene con aglio, pomodori, zucchine e con la cucina mediterranea in genere; il basilico aromatizza condimenti, liquori, olio, aceto, minestre e la famosa salsa al pesto. Il vino preparato con le foglie è tonico, digestivo ed è anche antibatterico.

Tra le varietà più note ci sono

Ocimum basilicum

Citriodorum ha il profumo di limone. È una specie annuale con foglie verdi e fiori bianchi, delizioso nelle salse e con il pollo

Minimum detto anche basilico greco è un cespuglio compatto e rotondeggiante con un aroma di media intensità. Tollera un clima più freddo rispetto al basilico usuale.

Sanctum è una specie dalla base legnosa, sacra per gli induisti. Viene piantata intorno ai templi. Allontana le zanzare.

Purple Ruffles è una cultivar di colore rosso-viola scuro per contorni colorati e aromatici. Può essere adoperata come il basilico normale.

Purpureum ha foglie rosso-viola scuro e aroma non intenso, fiori rosso pallido. Inalando il suo profumo, specialmente l’olio, si stimola l’olfatto danneggiato da infezioni virali.

Morpha ha foglie che profumano come una miscela di spezie, aromatizza un’ampia gamma di piatti della Malesia e dell’India.

Anise è un esile pianta di basilico con steli scuri e foglie dal profumo di anice, con nervatura viola.

Cinnamomum il profumo di queste foglie, più simile alla cannella che al chiodo di garofano, è piacevole nei pot-pourri.

Crispum ha foglie grandi e succulente dal profumo intenso, adatte all’aglio, pomodori, peperoni, pesce, uova e anche pollo.

Ma alla stessa famiglia appartiene anche la specie Ocimum Gratissimum o basilico dell’India orientale.

E’una pianta simile al nostro basilico. È una specie cespugliosa dal profumo di limone con una base legnosa, steli ramificati e spighe fiorali con verticilli di fiori bianchi. Le foglie sono pendule, ovate e appuntite. È alta fino a 2,5 metri. Cresce nelle zone tropicali soleggiate dell’India e dell’Africa occidentale. Per il suo caratteristico e marcato profumo aromatizza pietanze nella cucina del Sud-est asiatico ed è venduto su larga scala, soprattutto nel Vietnam.

Basilico

Secondo la medicina popolare, in alcune località asiatiche, le foglie eduli stimolano l’appetito, alleviano il mal di schiena di natura reumatica, contrastano la diarrea, la tosse, il raffreddore e la pertosse, riducono la temperatura corporea favorendo la traspirazione. Il succo serve per curare gli occhi arrossati. Con le foglie della pianta alcuni popoli preparano anche una bevanda simile al tè.

Le foglie venivano un tempo considerate un depurativo per le malattie veneree. Costituivano un antidoto contro i morsi dei serpenti e, in applicazioni locali, erano di utilità per la scabbia e per la rogna.

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Matico-Melissa

Sommario Matico-Melissa:

◊ TM di Matico o Piper angustifolium

◊ TM di Melissa officinalis

Tintura Madre di MATICO o PIPER ANGUSTIFOLIUM

Tintura

Il Matico leaves o Piper angustifolium è noto anche con il termine di erba del soldato. La pianta è un arbusto che cresce in America meridionale. Le sue foglie sono verdi, oblunghe e coriacee, hanno un odore fortemente aromatico ed hanno un sapore pungente, simile al pepe. Le foglie contengono diversi oli essenziali tra cui la canfora che è il componente principale. Ma le foglie contengono anche altre sostanze tra cui azulene, asarone, cineolo o eucaliptolo, terpeni, etere maticico, maticina, acido artantico, tannini, mucillagini e resina.

In particolare

L’azulene, un idrocarburo aromatico. In uso topico è utilizzato come calmante e lenitivo delle irritazioni cutanee. Per le pelli più secche aiuta a ristabilire il film lipidico e un corretto livello di idratazione. È in grado di aiutare la guarigione di rossori e irritazioni della pelle post-depilazione, post-rasature e da eccessiva esposizione solare donando sollievo immediato.

L’asarone, un composto chimico della classe fenilpropanoide. È un olio profumato volatile , viene utilizzato per uccidere parassiti e batteri;

La maticina è un principio attivo dal sapore amaro

L’etere maticico è composto dall’apiolo dell’Anethum graveolens e dall’apiolo del Petroselinum sativum.

Preparazione

La parte attiva è costituita dalle foglie

Per la Tintura si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 60°.

Proprietà

Azione Astringente, antidiarroica, antisettica dell’apparato urinario.

Utilizzo

È usata per la diarrea con stato di debilitazione generale, per la colite spastica, per le infiammazioni dell’apparato urinario.

Dosi

15-20 gocce, 1 – 2 volte al dì.

(*) V. Note esplicative

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Tintura Madre di MELISSA OFFICINALIS

Tintura

La Melissa officinalis è una piccola pianta perenne erbacea aromatica dai delicati fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiacee. È una pianta che non supera l’altezza di 8 dm. I suoi rami portano le foglie picciolate cuoriformi, di colore verde chiaro e pelose il cui aspetto delle foglie ricorda molto quelle della pianta di ortica. Le foglie, di consistenza leggermente membranosa, hanno un profumo simile a quello del limone. Esse contengono principalmente oli essenziali, flavonoidi, acidi fenolici e mucillagini.

Le sommità fiorite sono formate da verticilli più o meno distanziati composti da 2 – 14 fiori peduncolati all’ascella di foglie normali. I fiori, a volte unilaterali, sono sottesi da bratteole a forma lanceolata e contorno intero.

Tutte le parti della pianta hanno un gradevole odore di limone e bergamotto ed un sapore gradevolmente aromatico.

Molto ricercata dalle api è nota anche con i nomi di cedronella, erba limona, citraggine, appiastro, erba cedrata, ecc. E’ originaria dell’Asia, Sud dell’Europa e Mediterraneo. Cresce nei campi, ripe, torrenti, luoghi ombreggiati sia freschi sia caldi, ai margini del bosco, sugli argini dei canali, luoghi umidi, incolti, prati, vigneti. Frequentemente selvatica è molto frequente coltivata. Predilige climi temperati o temperato-caldi. Gradisce la semi-ombra e l’orientamento a mezzogiorno ma luoghi in cui non è troppo esposta. Vulnerabile alle gelate; sensibile al freddo e agli ambienti secchi. È consigliabile proteggere le radici durante gli inverni rigidi.

Relativamente al suolo è poco esigente però preferisce suoli ricchi di sostanza organica, freschi, umidi ma non eccessivamente e drenati (la sua crescita e l’aroma delle sue foglie sono pregiudicate dalla secchezza idrica), profondi, permeabili, alluvionali, argillosi, sabbiosi, di media consistenza. In suoli leggeri e anche secchi le foglie ingialliscono e la resa si riduce. In terreni irrigui la droga è meno profumata.

Pare che “melissa” fosse un titolo assegnato a donne sagge e dotate di grandi virtù. Ma Melissa era anche una ninfa, oggetto di veri e propri miti. Le sue leggende nascono nell’antico mondo mediterraneo, nella calda e selvaggia terra di Creta. La dea Vergine e libera, descritta in origine come una bellissima principessa cretese, si vide mutare dal corso degli eventi, subendo il rovesciamento degli antichi valori; così divenne col tempo una donna mortale e poi un’ape, come narra la leggenda del dio del Sole. Secondo la leggenda Apollo si innamorò della ninfa Melissa e il desiderio di stare con lei era così grande che gli fece dimenticare di svolgere il proprio lavoro, cioè quello di guidare il carro del sole. Così sulla terra scesero le tenebre.

Ma … Zeus infuriato punì Apollo trasformando la sua amata Melissa in un’ape.

Secondo un’altra leggenda Melissa fu incaricata di allevare il dio Zeus fanciullo, nascosto sul monte Ida dalla madre Rea per sfuggire al padre Crono, il quale divorava tutti i suoi figli neonati per evitare di essere spodestato da uno di loro, come aveva predetto un oracolo. Melissa ebbe il compito di nutrirlo con il miele, mentre la capra Amaltea lo allattava. Curò anche Amaltea quando il dio le spezzò per errore un corno, che poi divenne la cornucopia.

Preparazione

Per la “droga” si usano le foglie e le sommità fiorite. Le foglie vengono raccolte senza il picciolo, da maggio a settembre; le sommità fiorite vengono raccolte all’inizio della fioritura, cioè nel periodo compreso tra giugno e luglio.

Per la Tintura Madre (TM) si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 45°.

Proprietà

Azione ANTISPASMODICA, CARMINATIVA, RILASSANTE DEL SISTEMA NERVOSO, DIAFORETICA, BLANDA IPOTENSIVA.

Utilizzo

È usata nei casi di dispepsia associata a stati ansiosi o depressivi, dispepsia flatulenta, nevrastenia, malattie depressive.

Dosi

40 gocce dopo i pasti principali. La sera anche come rilassante.

Le T.M. di Matico-Melissa si ricavano dalle rispettive piante, per estrazione del principio attivo.

Matico-Melissa
Matico-Melissa

(*) V. Note esplicative

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Calcolosi biliare renale e salivare

Il termine calcolosi, o litiasi, indica l’esistenza di calcoli nell’organismo, cioè di aggregazioni di sali minerali e composti organici, di numero, dimensione e composizione variabile. I calcoli si depositano prevalentemente nel rene e nella cistifellea, nelle vie biliari, in quelle urinarie o nei dotti ghiandolari.

I calcoli renali possono essere costituiti da varie componenti chimiche, singole o in combinazione, ma nella maggior parte dei casi essi sono costituiti da ossalato di calci puro o associato a fosfato di calcio. L’ossalato di calcio è un sale, è un composto che si presenta in microscopici cristalli aghiformi, noti in botanica come rafidi. La presenza di questi microscopici cristalli è responsabile della sensazione di bruciore intenso alla bocca e alla gola che alcune persone avvertono dopo aver ingerito questi alimenti. Le fonti alimentari di ossalato di calcio sono le foglie di rabarbaro e di tè, gli spinaci, i kiwi, le barbabietole.

I calcoli biliari o della colecisti sono in genere formati da colesterolo, sali di calcio e pigmenti biliari in proporzioni variabili. Possono formarsi per diversi fattori. I più frequenti sono assimilabili a un difetto congenito del fegato che produce una bile troppo ricca di colesterolo e povera di sali biliari; a una cistifellea che tende a concentrarla troppo; a uno stile di vita non proprio equilibrato.

I calcoli urinari sono costituiti da un sale dell’acido urico, l’urato di calcio e ossalati di calcio.

Alla loro formazione concorrono vari fattori, diversamente intersecati tra loro. Una diuresi modesta rappresenta uno dei fattori più importanti. La diuresi modesta può derivare da disidratazione prodotta in vari modi (attività fisica, ambienti surriscaldati) nonché da uno scarso introito idrico che è la causa più frequente. La ridotta presenza di liquido nelle urine ne eleva la concentrazione (rendendone scuro il colore) riducendosi così la dissoluzione dei sali in esse contenuti.

Anche un eccessivo assorbimento intestinale di ossalato, inducendo alti livelli urinari, può facilitare l’insorgenza di calcoli; un’iperattività delle ghiandole paratiroidi, che controllano il metabolismo del calcio e del fosforo; l’obesità rappresenta un evidente fattore di rischio; una dieta ricca in proteine animali (manzo, alcuni pesci, maiale) aumenta il livello generale di acidità e ciò facilita la formazione di calcoli di “ossalato di calcio” e di “acido urico”. La degradazione stessa dei componenti della carne facilita la produzione di acido urico per cui la quantità di cibo assunto è comunque importante. Il calcio è un elemento cruciale nella formazione dei calcoli ma ciò che conta è la quantità della sua presenza nelle urine. Ridurre eccessivamente l’introito alimentare di calcio non è corretto: bisogna invece ridurre l’assunzione di sodio (sale) in quanto esso ostacola il riassorbimento del calcio, aumentandone la quantità presente nelle urine.

I calcoli salivari sono, nella maggior parte dei casi, aggregati solidi composti da sali di calcio. La loro formazione è favorita dalla stasi salivare, condizione che si verifica nei soggetti debilitati, disidratati o in terapia con anticolinergici. La calcolosi salivare può avere anche un’origine traumatica, metabolica o infiammatoria.

Il precedente riscontro di calcolosi in un familiare stretto (genitore, fratello o sorella) costituisce condizione di maggior rischio.

La calcolosi diventa sintomatica quando uno o più calcoli ostruiscono in maniera importante le vie di sbocco dei condotti dell’organo o della ghiandola.

L’omeopatia può trattare la calcolosi biliare, renale e salivare con diversi rimedi. Purtroppo però l’omeopatia non dispone di rimedi in grado di sciogliere i calcoli biliari, tutt’al più di rimedi capaci di evitarne l’accrescimento, di controllare i sintomi diretti e riflessi e di migliorare la funzionalità e la motilità della colecisti.

Tra i rimedi omeopatici potenzialmente indicati per la calcolosi biliare troviamo Belladonna, Berberis, Bryonia, Calcarea carbonica, China, Colocynthis, Galium, Lycopodium, Nux vomica, Phosphorus; per la calcolosi renale i rimedi diventano Cantharis, Calcarea carbonica, Lycopodium, Oxalicum acidum, Pareira brava, Sepia; per la calcolosi salivare Calcarea carbonica.

Calcolosi
Calcolosi
Belladonna: soggetti emotivi, agitati, pletorici e allegri se stanno bene, profondamente abbattuti quando sono ammalati. Il rimedio ha una lateralità destra.

Berberis vulgaris Le principali organospecificità sono: reni e vie urinarie, fegato, colecisti. Il rimedio è indicato nei casi di calcolosi biliari e renali, nonché di coliche epatiche. I principali sintomi patogenetici sono: dolori di schiena dovuti a calcoli biliari o renali, dolori al fegato, sub-ittero, reumatismi muscolari e articolari da diatesi artritica urica, renella, urine con sedimento rossastro. Le modalità generali sono: aggravamento con il movimento, camminando, in piedi o in vettura; miglioramento con il riposo, dopo una diuresi abbondante. La lateralità è sinistra.

Bryonia: miglioramento con il riposo, con la pressione, stando sdraiato sul lato dolente, con le bevande e le applicazioni fredde. Il rimedio ha una lateralità: destra.

Calcarea carbonica: è il più importante rimedio omeopatico che viene utilizzato nella calcolosi salivare. La sua azione spesso è duplice, sia nel contribuire alla riduzione dei calcoli e sia nel favorire la loro espulsione. Per quest’ultimo aspetto talvolta viene associato a Magnesia carbonica, che è un rimedio omeopatico in grado di lavorare sullo spasmo dei dotti salivari che potrebbe ostacolare il deflusso dei calcoli.

Cantharis: miglioramento dei sintomi con le applicazioni fredde, con la frizione.

China: miglioramento con una pressione forte e piegandosi in due

Colocynthis: miglioramento piegandosi in due, con la pressione forte e dura, con il calore.

Galium: è un rimedio omeopatico che ha tra le indicazioni cliniche varie forme di irritabilità della vescica, calcolosi e renella.

Lycopodium: è uno dei più importanti rimedi omeopatici, se non il più importante, per trattare la calcolosi biliare (soprattutto per le calcolosi biliari da colesterolo), innanzitutto per contrastare i dolori ed evitare le coliche, poi per impedire l’accrescimento dei calcoli.

Il rimedio evita l’accrescimento dei calcoli nei dotti biliari o nella cistifellea, controllando i sintomi primari e secondari e migliorando la funzionalità d’organo. Una modalità tipica del rimedio è l’aggravamento del fastidio o del dolore stando coricati sul lato destro. Ma è un rimedio utile anche per contrastare i calcoli renali.

Durante gli eventuali episodi acuti (coliche biliari) potrebbero essere utili anche rimedi come Chamomilla e Magnesia phosphorica per contrastare gli spasmi e i dolori delle coliche.

Nux vomica: una leggera sonnolenza dopo pranzo è abbastanza normale, però nel suo caso è diventata eccessiva perché quasi sicuramente è legata alla sclerotizzazione della colecisti dovuta al calcolo, che non consente uno sversamento tempestivo e sufficiente della bile utile alla digestione. Un grande rimedio omeopatico dell’apparato digerente, che potrebbe essere di aiuto per la calcolosi biliare.

Oxalicum acidum: regione renale dolente e sensibile alla pressione

Pareira brava: ha un’organospecificità su vescica, reni e vie urinarie, viene prescritto in caso di calcoli renali e vescicali.

Phosphorus: Dolori alla regione epatica < stando coricato sul lato destro e al tatto. Il rimedio ha una certa predisposizione alla lateralità destra. Il soggetto peggiora al crepuscolo, la sera, con il cambiamento del tempo ed in particolare con il temporale, al freddo, in una camera calda.

Sepia: miglioramento con l’esercizio, camminando in fretta, con la pressione, con il calore, stiracchiandosi.

Un’azione aggressiva su detti calcoli o comunque un’azione di maggior contenimento degli stessi è ipotizzabile aggiungendo degli organoterapici come Calcolo biliare e Cistifellea.

Gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata per la calcolosi biliare

In diversi casi si rivela utile l’associazione con qualche gemmoterapico della fitoterapia rinnovata (o gemmoderivato, si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana). Ad esempio viene considerata utile un’attività di drenaggio con un gemmoterapico come Rosmarinus officinalis, che ha un’azione elettiva sulla cistifellea e sulle vie biliari, essendo un ottimo antispastico che regolarizza la motilità della cistifellea stessa. È un eccellente colagogo e coleretico che regolarizza la motilità della cistifellea e possiede un’azione antispasmodica, è indicato nella calcolosi biliare, nelle colecistiti croniche e nella piccola insufficienza epatica. In diversi casi trovano impiego anche dei gemmoterapici come Rosmarinus officinalis, Betula verrucosa, Acer campestre, Opuntia ficus indica.

Ma tra i gemmoterapici troviano utilizzo anche Olea europaea, Prunus amygalus, Fraxinus excelsior, Fagus sylvatica, Juniperus communis e tra gli organoterapici Cholesterinum.

Gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata per la calcolosi salivare

Potrebbe essere utile anche associare qualche gemmoterapico della Fitoterapia rinnovata (si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia ), in gocce, come Betula pubescens M.G. D1 che è un ottimo drenante generale capace di stimolare il sistema reticoloendoteliale, ha proprietà toniche ed aumenta le difese dell’organismo o Quercus peduncolata M.G. D1 che ha un’azione simile e complementare a quella di Betula pubescens.

Altra possibilità interessante è l’utilizzo di un Isoterapico salivare, la cui preparazione deve essere effettuata da un laboratorio galenico omeopatico a partire dalla propria saliva. Potrebbe essere altresì utile, al fine di eliminare spontaneamente i calcoli, stimolare la produzione del flusso salivare (ovviamente in maniera controllata per evitare ogni spasmo), con ad es. il succo di limone, le caramelle dure, una buona idratazione, ecc. Sarebbe però opportuno rivolgersi ad un medico omeopata che possa prescrivere la terapia meglio confacente al caso specifico.

A quanto detto in precedenza logicamente occorrerà associare un corretto stile di vita, con particolare riguardo all’alimentazione ed all’attività fisica. Per quanto riguarda la diluizione e la relativa posologia sono strettamente personali, in quanto, oltre ad essere legate al grado di somiglianza rimedio-paziente, dipendono dalla reattività individuale del paziente e dal livello d’intervento terapeutico necessario.

Tuttavia come primo approccio, nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata e per un intervento prevalentemente sintomatico, in genere ci si orienta verso le basse diluizioni (ad es. fino a 7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose (3 granuli possono essere sufficienti), più volte al dì (ad es. 3-6 volte), lontano dai pasti. Ovviamente la prescrizione appropriata al caso specifico la può garantire solo un medico omeopata con la visita.

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(*) V. Note esplicative

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