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Ortica – Parietaria

Sommario di Ortica e Parietaria:

◊ TM di Ortica o ortica comune, Nettle o anche Stinging Nettle

◊ TM di Parietaria o Erba Vetriola, Erba dei muri o anche Muraiola

Tintura Madre di Ortica

Dosi

L’Ortica (Urtica dioica L.) è una pianta erbacea spontanea e perenne, originaria dell’Asia occidentale e dell’Africa, oggi presente in tutte le regioni temperate del mondo. È la più conosciuta e diffusa specie del genere Urtica. Il termine Urtica deriva dal latino urere, cioè bruciare e sta a indicare l’effetto delle sostanze irritanti contenute nei peli.

L’irritazione per contatto provoca la formazione di piccoli eritemi sulla pelle, accompagnati ad una sensazione di bruciore, di prurito e anche di intorpidimento. Quest’effetto dura da pochi minuti ad alcune ore.

Il colore della pianta è verde, l’odore è debole, il gusto è amaro.

Tra i componenti principali ci sono: Clorofilla A e B; sostanze azotate, nitrati, ammine, aminoacidi; flavonoidi; acido salicilico; glucidi: mono, di e trisaccaridi, cellulosa; vitamine B2, K1, A; derivati dell’acido caffeico; Olio essenziale: metileptenone, acetofenone ed altri chetoni, esteri, alcoli; oligoelementi; Sali minerali, in particolare quelli di calcio e di potassio; carotenoidi e in particolare licopene, xantofilla, isoxantina; acidi formico ed acetico; acidi ascorbico, folico e pantotenico; tannini; mucillagini.

I semi della pianta sono ricchi di acido linoleico, nell’insaponificabile vi è beta-sitosterolo e beta-carotene.

Il tempo di raccolta è da aprile a settembre. La pianta si recide 10 cm. al di sopra del terreno, ma si devono proteggere le mani con dei guanti per evitare dolorose irritazioni.

Nella medicina popolare i preparati a base di radice di ortica erano utilizzati come diuretici, astringenti e per gargarismi.

Questa pianta è utilizzata ancora oggi per scopi culinari (previa bollitura). È considerato un alimento ad alto valore nutritivo. I valori nutrizionali variano a seconda del periodo di raccolta e diminuiscono con la preparazione e anche con la cottura.

Dall’ortica (Urtica) deriva il termine “orticaria”. Le foglie di queste piante presentano, infatti, una sostanza ad azione revulsiva contenuta nei tricomi, una sorta di peli dell’ortica. Questa sostanza risulta irritante per la pelle e dà una reazione pomfo-eritematosa immediata.

L’eruzione cutanea, può dipendere da una reazione allergica IgE-mediata, con attivazione dei mastociti e il rilascio di mediatori chimici. In un soggetto suscettibile, i pomfi diventano evidenti qualche minuto dopo il contatto con questo specifico allergene.

La maggior parte degli episodi acuti di orticaria è temporanea e si risolve completamente entro poche settimane dall’esordio. Complessivamente, la durata può variare da pochi giorni fino a qualche settimana.

L’orticaria cronica invece dura per diverse settimane o addirittura per tutta la vita. Questa forma è caratterizzata da fasi di remissione, durante le quali i sintomi migliorano o scompaiono, a periodi di riacutizzazione.

Preparazione

La T. M. si prepara mettendo le foglie della pianta in infusione in alcol a 25° nella proporzione 1:5

Proprietà

DIURETICA, ANTINFIAMMATORIA, REVULSIVA. ANTIANEMICA, EMOSTATICA, ASTRINGENTE, GALATTOGOGA, IPOGLICEMICA. La pianta fresca è anche REVULSIVA e VESCICANTE.

Utilizzo

Eczema nervoso, emorragia uterina, eruzioni cutanee, eczema infantile, epistassi, dolori reumatici, artriti, dolori muscolari e dolori articolari, gotta, prurito cutaneo e del cuoio capelluto

Dosi

Secondo il parere medico.

(*) V. Note esplicative

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Tintura Madre di Parietaria

Ortica e Parietaria

In Italia la parietaria è nota anche con i termini di Vetriola, Erba dei muri, Muraiola. Il suo nome proviene dal latino paries. Il suo habitat preferito è costituito dai vecchi muri.

Fino a pochi anni fa, questa pianta veniva comunemente usata per pulire l’interno delle bottiglie e anche dei fiaschi grazie ai microscopici peli delle sue foglie (da qui il nome comune erba vetriola).

La parietaria (Parietaria officinalis L.)  fa parte della famiglia delle Urticaceae ed è una specie fortemente allergenica. Ha tra i principali componenti: Glicosidi flavonoidici; Sali minerali, tra cui il nitrato di potassio; mucillagini; sostanze solforate; ac. glicolico; ac. glicerico; tannini.

Il tempo di raccolta è da giugno a settembre; si recide la pianta ad alcuni cm. dalla base.

Caratteri organolettici:

ODORE: Debole.

SAPORE: Debole

Nella medicina popolare viene raccomandata per sgretolare ed espellere i calcoli renali.

Un altro utilizzo popolare di questa pianta è quello strofinare le foglie senza troppo vigore sulla parte lesa, per lenire il prurito dovuto al contatto con la sostanza urticante dell’ortica.

La parietaria, nel periodo di pollinazione, può causare allergie nei soggetti predisposti.

Il periodo di pollinazione della parietaria va da febbraio a ottobre.

I pollini sono le cellule riproduttive maschili (gametofiti) prodotte dalle piante durante la fioritura. Questi granelli piccoli e leggeri hanno il compito di fecondare altri vegetali della stessa specie.

Considerate le loro ridotte dimensioni, i pollini anemofili (trasportati dal vento) sono veicolati anche a grande distanza e possono essere facilmente inalati, quindi sono in grado di penetrare nelle vie respiratorie. Nel polline sono contenute particolari sostanze, dette antigeni, capaci di “sensibilizzare” i soggetti geneticamente predisposti.

I granuli di polline vagano nell’aria e gli allergeni sono liberati al contatto del granulo con la superficie umida delle vie respiratorie. Gli stessi pollini presentano attività enzimatiche che facilitano la penetrazione degli allergeni attraverso le mucose.

La pollinosi è una reazione allergica che si manifesta con cadenza stagionale in soggetti ipersensibili a pollini di specifiche famiglie di erbe, di fiori e di alberi. Tra le diverse aree italiane esistono differenze significative nella sensibilizzazione ai vari pollini: la presenza di granuli allergenici è influenzata dal clima e dalla diffusione della vegetazione nel territorio.

L’incidenza della sensibilizzazione alla parietaria è abbastanza elevata ed è spesso caratterizzata da crisi asmatiche.

Preparazione

La tintura si prepara dalle parti aeree della pianta lasciate a macerare in alcol 25° nel rapporto 1:5

Proprietà

DIURETICA, EMOLLIENTE, SUDORIFERE, DEPURATIVE ed ESPETORANTI.

Utilizzo

Cistite ricorrente con litiasi urinaria, pielite, disuria con cistite, edema di origine renale, oliguria, calcoli urinari o vescicali.

Dosi

Secondo il parere del medico

La T.M. di Ortica e anche la T. M. di Parietaria si ottengono dalle relative piante, per estrapolazione del principio attivo.

T. M. di Ortica e Parietaria

T. M. Ortica e Parietaria
T. M. Ortica e Parietaria

(*) V. Note esplicative

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Basilico

Il Basilico, noto anche con il nome comune di Basilico da giardino, è una pianta annuale il cui nome botanico è Ocimum basilicum. La specie Ocimum basilicum appartiene alla famiglia delle Labiatae o Laminaceae ed è normalmente coltivata come pianta aromatica. La pianta ha steli quadrangolari, foglie ovali e appuntite dal forte profumo di chiodo di garofano; fiorisce nel periodo che va da giugno a settembre e i suoi fiori sono bianchi, piccoli, profumati. Il suo habitat è terreni ben drenati e soleggiati dell’Asia e dei paesi Mediterranei. Si coltiva negli orti o anche in vaso.

Basilico
Basilico
Le foglie fresche hanno un profumo e un sapore più intenso di quelle essiccate.

Sono state classificate circa 60 varietà e cultivar con un numero variabile di oli essenziali che conferiscono alla pianta il tipico profumo nelle diverse sfumature. L’aroma caratteristico della specie comune in Italia è dovuto all’eugenolo, sostanza chimica presente in grande quantità anche nei chiodi di garofano. Alcune varietà condividono, anche se in entità diverse, le sostanze che danno il tipico profumo al limone, alla menta, alla liquirizia o alla canfora.

Il Basilico è una pianta “mitologia” da un certo punto vista, giacché la mitologia greca cita la pianta come antidoto del basilisco o “re dei serpenti”. Il basilisco è il serpente con il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.

Ha proprietà antispasmodiche, antiinfiammatorie, sedative, stimolanti, stomachiche (utili in caso di inappetenza), carminative e diuretiche. Da alcuni studi è emerso che l’estratto di basilico possiede attività antiossidante ed è anche in grado di esercitare un’azione citotossica in diversi tipi di cellule tumorali. Il suo olio essenziale ha mostrato di possedere attività antibatterica, fungicida e repellente per gli insetti. Gli estratti dalla pianta allontanano le zanzare.

La pianta, fortemente aromatica, è largamente utilizzata nelle cucine italiane e asiatiche. Viene inoltre impiegata tradizionalmente in erboristeria e nella medicina popolare.

In erboristeria

Le foglie e le sommità fiorite vengono utilizzate in campo erboristico per preparare infusi ad azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica, diuretica, antimicrobica, antinfiammatoria. Il basilico è utilizzato anche contro l’indigestione e come vermifugo, nonché come collutorio per l’igiene del cavo orale. L’inalazione di vapore, assoluto o con l’aggiunta di erbe aromatiche come eucalipto, menta piperita, timo, rosmarino, basilico, lavanda, ecc. aiuta contro il catarro: allevia il disturbo, ha un effetto decongestionante e fluidificante. I suffumigi aiutano nei casi di sinusite acuta o cronica.

Gli impacchi locali con foglie fresche di basilico, applicati sulla zona arrossata, placano le irritazioni cutanee; ma deve essere evitato sulle pelli sensibili e in gravidanza. Il profumo rinfresca la mente e stimola l’olfatto difettato.

L’olio essenziale contiene eucaliptolo ed eugenolo. È un tonico nervino e, diluito in oli vettori, è adoperato in massaggi per alleviare i dolori dovuti a stanchezza muscolare, quelli reumatici e quelli articolari; favorisce la cicatrizzazione delle ferite, aiuta nei casi di raffreddore ed è anche di utilità per la depressione. Nell’industria profumiera serve per la preparazione di alcuni profumi e saponi.

In medicina

Nella medicina popolare, al basilico si ascrive un’attività galattogena. Esso viene da sempre utilizzato anche per contrastare disturbi gastrointestinali come senso di pienezza e flatulenza, nonché per favorire la digestione, la diuresi e per stimolare l’appetito.

Le nostre nonne usavano il basilico contro la caduta dei capelli; in infusione con la camomilla, per riposare meglio; contro il mal di mare e il mal d’auto insieme a melissa, cannella e camomilla.

La medicina cinese usa il basilico per trattare le disfunzioni renali e i crampi allo stomaco.

La medicina indiana, invece, adopera il basilico per trattare una grande varietà di disturbi quali anoressia, artrite reumatoide, dolore alle orecchie, affezioni cutanee, amenorrea, dismenorrea, stati febbrili e malaria.

In omeopatia è usato per il trattamento di disturbi ansiosi, nausea e vomito, mal di movimento, spasmi intestinali, bronchite e tosse grassa.

Le informazioni riportate non sono consigli medici e i contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

In cucina

Il sapore caldo e speziato delle foglie si combina bene con aglio, pomodori, zucchine e con la cucina mediterranea in genere; il basilico aromatizza condimenti, liquori, olio, aceto, minestre e la famosa salsa al pesto. Il vino preparato con le foglie è tonico, digestivo ed è anche antibatterico.

Tra le varietà più note ci sono

Ocimum basilicum

Citriodorum ha il profumo di limone. È una specie annuale con foglie verdi e fiori bianchi, delizioso nelle salse e con il pollo

Minimum detto anche basilico greco è un cespuglio compatto e rotondeggiante con un aroma di media intensità. Tollera un clima più freddo rispetto al basilico usuale.

Sanctum è una specie dalla base legnosa, sacra per gli induisti. Viene piantata intorno ai templi. Allontana le zanzare.

Purple Ruffles è una cultivar di colore rosso-viola scuro per contorni colorati e aromatici. Può essere adoperata come il basilico normale.

Purpureum ha foglie rosso-viola scuro e aroma non intenso, fiori rosso pallido. Inalando il suo profumo, specialmente l’olio, si stimola l’olfatto danneggiato da infezioni virali.

Morpha ha foglie che profumano come una miscela di spezie, aromatizza un’ampia gamma di piatti della Malesia e dell’India.

Anise è un esile pianta di basilico con steli scuri e foglie dal profumo di anice, con nervatura viola.

Cinnamomum il profumo di queste foglie, più simile alla cannella che al chiodo di garofano, è piacevole nei pot-pourri.

Crispum ha foglie grandi e succulente dal profumo intenso, adatte all’aglio, pomodori, peperoni, pesce, uova e anche pollo.

Ma alla stessa famiglia appartiene anche la specie Ocimum Gratissimum o basilico dell’India orientale.

E’una pianta simile al nostro basilico. È una specie cespugliosa dal profumo di limone con una base legnosa, steli ramificati e spighe fiorali con verticilli di fiori bianchi. Le foglie sono pendule, ovate e appuntite. È alta fino a 2,5 metri. Cresce nelle zone tropicali soleggiate dell’India e dell’Africa occidentale. Per il suo caratteristico e marcato profumo aromatizza pietanze nella cucina del Sud-est asiatico ed è venduto su larga scala, soprattutto nel Vietnam.

Basilico

Secondo la medicina popolare, in alcune località asiatiche, le foglie eduli stimolano l’appetito, alleviano il mal di schiena di natura reumatica, contrastano la diarrea, la tosse, il raffreddore e la pertosse, riducono la temperatura corporea favorendo la traspirazione. Il succo serve per curare gli occhi arrossati. Con le foglie della pianta alcuni popoli preparano anche una bevanda simile al tè.

Le foglie venivano un tempo considerate un depurativo per le malattie veneree. Costituivano un antidoto contro i morsi dei serpenti e, in applicazioni locali, erano di utilità per la scabbia e per la rogna.

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Phosphorus

DESCRIZIONE

FosforiteIl fosforo, simbolo chimico P, è un non-metallo abbastanza abbondante in natura (0,12% della crosta terrestre), dove però non si trova allo stato elementare ma sotto forma di fosfato (sale dell’acido fosforico), specialmente nella rocce sedimentarie “fosforiti” e nei minerali “apatiti”. Il fosforo elementare è molto reattivo e combinandosi con l’ossigeno emette una tenue luminescenza (da qui il suo nome, che in greco significa “portatore di luce”). Esistono tre forme allotropiche identificate dal loro colore: il fosforo bianco, che si ossida rapidamente assumendo una colorazione giallognola, brucia spontaneamente all’aria alla temperatura di circa 35°C circa, è estremamente velenoso ed è la forma più commercializzata per le sue proprietà chimiche; il fosforo rosso, che è la forma più stabile, non è infiammabile spontaneamente ma si incendia solo per impatto o sfregamento e perciò utilizzata per la fabbricazione dei fiammiferi, è privo di tossicità; il fosforo nero, che è simile alla grafite ed ha pochissime applicazioni. Il fosforo è insolubile in acqua, poco solubile in alcool ed il fosforo bianco è solubile in oli e grassi ed in altri solventi organici.

Il rimedio omeopatico Phosphorus si ottiene da una soluzione saturata in alcool puro di fosforo bianco e dalle successive diluizioni-dinamizzazioni in soluzione idroalcolica.

Il fosforo è uno degli elementi essenziali alla vita animale e vegetale, in quanto svolge numerose funzioni biologiche di fondamentale importanza. Nel corpo umano è presente in tutte le cellule, sia in forma inorganica che organica, in quantità di poco inferiore all’1%. Si trova nelle ossa e nei denti (80-85%%), nel tessuto muscolare (10%), nel cervello (1%), nel sangue (0,5%) e la restante parte negli altri tessuti. Nelle ossa e nei denti si trova come fosfato di calcio, che è il costituente essenziale della frazione minerale. Nel sangue è presente sotto forma di fosfato di sodio, il quale funziona come sistema tampone per concorrere a mantenere l’equilibrio acido-base dell’organismo. Nelle cellule il fosforo è il costituente di importantissime molecole, tra cui l’acido desossiribonucleico (DNA) che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, e l’adenosintrifosfato (ATP) che è la principale forma di accumulo di energia immediatamente disponibile per svolgere qualsiasi tipo di lavoro biologico. Il fosforo sotto forma di acido fosforico assume un ruolo basilare nel metabolismo intermedio di tutte le cellule. Inoltre, composti del fosforo assicurano la funzionalità renale e la trasmissione degli impulsi nervosi, stimolano le contrazioni muscolari, compresa quelle del muscolo cardiaco, sono i costituenti fondamentali di molti enzimi per la loro attivazione, tra cui le fosfatasi e regolano tanti altri importanti processi biochimici.

Raramente nell’organismo si verificano casi di carenza di fosforo, in quanto i fosfati si trovano in una grande varietà di alimenti, quali ad es. cereali, legumi, uova, carne, pesce. L’industria alimentare utilizza ampiamente i polifosfati come additivi (classificati con la sigla che va da E400 a E495), per migliorare l’aspetto e la consistenza di vari alimenti (formaggi fusi, carni in scatola, prosciutto cotto, salumi, insaccati, salse, budini, surimi, bastoncini di pesce, ecc.) e come addensanti per aumentarne la quantità di acqua trattenuta. Nei prodotti industriali di pasticceria vengono utilizzati come agenti lievitanti. Anche le bibite a base di cola hanno un contenuto di fosfati abbastanza alto.

Il fabbisogno di fosforo per il nostro organismo dipende dall’assunzione di calcio e, come per quest’ultimo, il suo assorbimento nell’intestino è regolato dalla vitamina D. Il rapporto ideale fosforo/calcio dovrebbe essere di circa 1:1. Negli adulti il fabbisogno di fosforo è tra 800 e 1000 mg/die. Una pur improbabile carenza di fosforo può determinare difficoltà nella crescita, disturbi ossei come l’osteoporosi, alterazioni della conduzione nervosa, stanchezza mentale e fisica. Un eventuale eccesso può determinare un sovraccarico della funzionalità renale.

Composti del fosforo, in forma di fosfati, trovano utilizzo in diverse applicazioni industriali, come nella produzione di fertilizzanti, di detergenti, di dentifrici, di fiammiferi, di fuochi d’artificio, in metallurgia, nei veleni per topi ed altro ancora.

Per ulteriori informazioni sul fosforo, consultare l’articolo “Fosforo: proprietà, benefici, usi” nella sezione del sito “Approfondimenti”.

CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO

Phosphorus è uno dei più importanti policresti dell’omeopatia. La sua costituzione è fosforica ed il temperamento è nervoso–sanguigno. E’ principalmente il rimedio delle patologie acute e croniche dei parenchimi nobili, come cuore, fegato, rene, degli stati emorragici, delle affezioni polmonari, delle nevrastenie, delle nevriti, in particolare di quella ottica, delle alterazioni scheletriche e dentarie, in particolare del rachitismo.

Tre sono le metafore che si possono applicare al rimedio e che ci aiutano meglio a comprendere ed a memorizzare le sue principali caratteristiche, sia fisiologiche che psicologiche.

I) Phosphorus è il fiammifero dell’omeopatia. II) Phosphorus è il Paperino dell’omeopatia. III) Phosphorus è il combustibile utilizzato dall’organismo.

I) L’idea del fiammifero ci ricorda innanzitutto la struttura fisica di Phosphorus che è quella di una persona magra, slanciata, dal corpo esile, cioè, come già accennato, di costituzione fosforica. Ha il volto allungato, le occhiaie, gli zigomi ben pronunciati e le bozze frontali, un colorito giallastro, è anemico, ha le costole e le scapole ben evidenti, un torace poco sviluppato ed arti esili. E’ come si suol dire “tutto pelle ed ossa”. Ma come il fiammifero che fa una bella fiammata e poi piano piano si spegne ripiegandosi su se stesso, così il tipo Phosphorus “si accende” per un nonnulla, non solo dal punto di vista psichico ed emotivo ma anche dal punto di vista fisico, per cui tutti i suoi sintomi patologici sono connotati da ripetuti cicli di esasperazioni, violente ed improvvise, seguite da rapide attenuazioni, astenia e prostrazione. Il fiammifero ci ricorda anche che in Phosphorus tutto brucia e cioè che ogni sua manifestazione è accompagnata da bruciore. Un sintomo caratteristico è il bruciore ai palmi delle mani che il soggetto immerge in acqua fredda per trovare beneficio. Anche i piedi bruciano a tal punto che egli, di notte, preferisce tenerli  fuori dalle coperte.

II) L’idea di Paperino, il noto e amato personaggio dei cartoni animati di Walt Disney, richiama l’atteggiamento del tipo stanco, prostrato, astenico, apatico, svogliato, sempre assonnato, refrattario al lavoro. Ha paure ed ansie, è timoroso e si spaventa facilmente. Preferisce il “dolce far niente, guai però a disturbarlo, allora diventa estremamente reattivo. E’ stanco ma anche ipereccitabile, ipersensibile e ciò riguarda tutte le sue facoltà, mentali, sensitive, sensoriali e motorie. E’ pertanto un soggetto emotivamente instabile: alterna periodi in cui ha “voglia di fare”, ove è generoso ed anche passionale, a periodi di depressione, di debolezza e di svogliatezza.

Quanto sopra ci aiuta a ricordare la costituzione fosforica ed il temperamento nervoso-sanguigno del rimedio.

III) L’idea del combustibile richiama il concetto che il rimedio, così come il fosforo da cui prende origine, rappresenta l’energia chimica che il nostro organismo sa utilizzare per svolgere le proprie funzioni vitali (ricordiamoci l’ATP del paragrafo precedente), ha influenza su numerosissimi processi biologici e quindi la sua sfera d’azione è estremamente generale, Il rimedio pertanto è utile nei casi di disfunzioni e/o di degenerazione cellulare a livello di tutti gli organi e/o di tutti gli apparati, assumendo un’importanza fondamentale per l’organismo proprio come lo può essere un combustibile per produrre energia. Ciò fa comprendere perché Phosphorus è un policresto di prim’ordine.

Il rimedio agisce a livello del sistema nervoso, dei nervi e principalmente del nervo ottico, delle ossa, dei denti, del sangue, delle mucose, e, secondariamente come già detto, a livello di tutti i principali organi ed apparati.

Il tessuto più ricco di fosforo è quello nervoso (fosfolipidi e lecitine fosforate), ciò spiega l’importanza dei sintomi nervosi contenuti nella patogenesi del rimedio.

Il fosforo è presente nelle ossa e nei denti sotto forma di fosfato di calcio, con una fondamentale funzione plastica e ciò spiega l’azione importante che il rimedio esercita su tali strutture ed anche perché Phosphorus è uno dei principali rimedi omeopatici contro il rachitismo.

Il sangue contiene fosforo e ciò fa capire perché, sempre in osservanza della legge dei simili, il Phosphorus omeopatico è il rimedio degli stati emorragici, per cui le sue manifestazioni patologiche possono essere accompagnate da emorragie di ogni specie: nasali, gengivali, oculari, polmonari, gastriche, intestinali, vescicali, uterine, ecc. Inoltre incide sull’equilibrio acido-base del sangue ed ha effetti sulla coagulazione.

Il fatto che il fosforo sia presente nei globuli rossi, i quali hanno una grande affinità per l’ossigeno che gli stessi legano a livello dei polmoni, spiega invece l’influenza che il rimedio ha anche sull’apparato respiratorio.

Questa particolare affinità per l’apparato respiratorio e l’azione benefica nei casi di emottisi, rendono Phosphorus il rimedio per il tubercolinismo. Tuttavia esso non viene di solito utilizzato in soggetti che hanno avuto lesioni polmonari di natura tubercolare per non incorrere nel rischio di un’evoluzione grave della malattia con la riapertura di ferite non ancora ben cicatrizzate, qualora si venisse a determinare la condizione di un aggravamento omeopatico. In questo caso Phosphorus viene utilizzato come rimedio di terreno in una sola dose.

Agisce sui muscoli e sul cuore perché i composti del fosforo stimolano ogni contrazione muscolare. Secondo alcuni Autori Phosphorus è il “Re dei rimedi cardiaci”, proprio perché molto utile per tutte le patologie infiammatorie e degenerative del cuore.

Agisce sugli apparati urogenitale e gastroenterico, in modo particolare sul funzionamento dei reni che sono organi filtro deputati all’eliminazione, così come lo è l’intestino.

Nel fegato avviene il metabolismo del glucosio con una reazione di fosforilazione, inoltre  l’ingestione di dosi massicce di fosforo provoca, tra le altre cose, intossicazione e gravi lesioni al fegato: ciò spiega l’affinità che il rimedio ha per  le patologie del fegato sia strutturali che funzionali.

PHOSPHORUS-granuliIl soggetto Phosphorus ha quindi una tendenza verso il diabete e la tubercolosi, nel senso che ha generalmente una particolare predisposizione alle malattie epatiche ed a quelle polmonari. Altra nota caratteristica è che suda solo sulla testa ed al palmo delle mani, prova una sete intensa di acqua o bevande fredde ed a volte una fame vorace, però si sazia subito. Tra i soggetti che beneficiano di più del rimedio troviamo gli adolescenti cresciuti troppo in fretta, gli anziani oltre che gli adulti, gli artisti ed i mistici.

Il rimedio ha una certa predisposizione alla lateralità destra, possiede un aggravamento al crepuscolo, la sera, con il cambiamento del tempo ed in particolare con il temporale, al freddo, in una camera calda, con le emozioni, con lo sforzo fisico. Migliora con le applicazioni fredde, dopo il riposo e dopo il sonno (tranne che per la cefalea e la gastralgia). Poiché tutte le funzioni vitali avvengono con dispendio di energia, che durante il giorno si consuma e durante la notte si accumula, Phosphorus presenta un miglioramento al mattino ed un peggioramento invece la sera.

I suoi principali complementari sono: Allium cepa, Arsenicum album, Carbo vegetabilis, China, Ipeca, Lycopodium, Sanguinaria,  Silicea.

I suoi principali antidoti (ma che ne aiutano l’azione) sono: Calcarea carbonica, Camphora, Mezereum, Nux vomica, Sepia.

I suoi incompatibili sono: Apis, Causticum.

USO DEL RIMEDIO

Il rimedio omeopatico Phosphorus si usa nei seguenti principali casi, quando i sintomi corrispondono e si associano alle caratteristiche del rimedio descritte in precedenza.

1) SISTEMA NERVOSO. Debolezza nervosa che rende difficoltoso il lavoro cerebrale; tale debolezza ha come conseguenza i disturbi ad organi ed apparati di cui ai successivi punti. Debolezza irritabile che conferisce al soggetto instabilità emotiva e di umore; egli ha momenti brevi di eccitazione cui segue rapidamente la depressione. Astenia con irritabilità, ipersensibilità, senso di oppressione, ansia, fobie, paura delle malattie, angoscia, incapacità di pensare, repulsione verso qualsiasi tipo di attività sia fisica che mentale. Lo stato fisico e mentale subisce un aggravamento con le emozioni (si acuiscono in particolare i bruciori e le palpitazioni), con il temporale, con lo sforzo fisico e la sera. Disturbi del sonno; sonno difficile e non riposante. Tremori. Epilessia. Smemoratezza. Demenza. Condizioni di stress dovute a mancanza di forza fisica e mentale. Postumi del rammollimento cerebrale, sclerosi a placche. Forti nevralgie con sensazione di bruciore, che possono interessare il trigemino, gli occhi, le mascelle, i denti, le tempie, ecc. Polinevriti. Nevriti degenerative o sifilitiche.

2) TESTA. Cefalea pulsante con sensazione di bruciore, con congestione al volto (rosso come la capocchia di un fiammifero), con testa calda, preceduta o accompagnata da senso di fame e spesso da diminuzione delle urine, che peggiora con la luce, con il movimento e con il calore. Cefalea degli studenti che a fine giornata sentono la testa “fondere”. Vertigini degli anziani avvertite all’atto di alzarsi dal letto o da una sedia, talvolta accompagnate da senso di nausea: in questi casi spesso Phosphorus è associato ad altri rimedi quali ad esempio Conium o Baryta carbonica. Cuoio capelluto con forfora grassa (forfora che si stacca e cade a pioggia in grosse falde). Alopecia areata.

3) OCCHI. Oftalmie brucianti con macchie davanti agli occhi. Dolori agli occhi. Gonfiore delle palpebre. Orzaiolo. Emorragie retiniche. Atrofia del nervo ottico. Cataratta. Visione errata dei colori. Alone verdastro intorno a fonti luminose. Occhio pigro. Occhi che si stancano facilmente durante la lettura.

4) DENTI. Odontalgia di tutti i tipi. Gengive che sanguinano facilmente. Parodontite.

5) BOCCA. Escoriazione delle bocca. Lingua gonfia, secca, patinata e/o con articolazione difficile.

6) APPARATO RESPIRATORIO. Tutti i tipi di affezioni respiratorie. Raucedine o afonia degli oratori che compare o peggiora la sera, al termine della giornata (contrariamente a quella di Causticum che invece è più intensa la mattina), al risveglio. Faringite. Laringite sia acuta che cronica con dispnea ed escreato aderente, vischioso e striato di sangue, con senso di oppressione al petto e con bruciore. Tonsille e ugola molto gonfie. Tosse secca spasmodica e bruciante oppure produttiva, che peggiora respirando aria fresca. Bronchite con sensazione di bruciore al rachide e tra le scapole. Tabagismo. Emottisi. Irritazione e solletico a livello della trachea. Catarro cronico con emissione di muco striato di sangue.

7) APPARATO CARDIOVASCOLARE. Tachicardia con ansia che peggiora la sera, la notte, dopo un pasto o in seguito ad un’emozione, con sensazione di pressione, pesantezza, calore e bruciore. Arteriosclerosi. Ipertensione a causa di eretismo cardiaco; ipotensione per insufficienza cardiaca. Per tutte le patologie infiammatorie del cuore. Anemia. Emorragie di sangue rosso vivo. Epistassi (fuoriuscita di sangue dal naso). Ecchimosi. Malattie dove è presente un’alterazione della coagulabilità del sangue. Gonfiore della milza.

8) APPARATO DIGERENTE. Ulcera gastrica o gastroduodenale con tendenza emorragica. Reflusso gastroesofageo. Pirosi. Gastrite. Nausea in gravidanza che compare alla vista dell’acqua. Meteorismo. Le patologie gastriche si accompagnano a sintomi quali sensazione di vuoto allo stomaco e senso di fame anche dopo aver mangiato; il soggetto mangia con voracità ma si sazia subito, ha sete intensa di acqua fredda che però viene vomitata allorché diventa calda nello stomaco, ha avversione per le bevande calde. Diarrea o stipsi caratterizzata da feci lunghe, sottili e bianche. Fitte e prurito anale. Congestione del fegato. Ittero. Steatosi (degenerazione grassa del fegato). Gonfiore epatico. Atrofia del fegato. Transaminasi alte. Insufficienza pancreatica. Pancreatite (infiammazione del pancreas). Colecistite (infiammazione della colecisti). Diabete.

9) APPARATO URINARIO. Insufficienza renale. Nefrite con uremia, proteinuria, albuminuria, ematuria. Urine torbide e sedimentose. Stenosi dell’uretra. Pollachiuria. Infezioni delle vie urinarie.

10) APPARATO GENITALE MASCHILE. Perdite seminali, spossanti, involontarie, causate da eccitazione eccessiva cui segue la prostrazione. Eiaculazione precoce. Erezioni dolorose o impotenza.

11) APPARATO GENITALE FEMMINILE. Ipermenorrea con menorragia o con mestruazioni in anticipo, di sangue rosso vivo, con dismenorrea, ansia e depressione nervosa. Disturbi premestruali. Disturbi legati alla lattazione. Ninfomania.

12) APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO. Torace stretto con dolore osteoarticolare diffuso e bruciante e dorsalgia. In tutti i casi in cui occorre una riparazione dell’osso, una mineralizzazione, come ad esempio nelle fratture. Curvatura della colonna vertebrale. Rachitismo. Mineralizzazione insufficiente delle ossa (osteomalacia). Necrosi ossea specie della mandibola, per la quale Phosphorus ha una particolare affinità. Sensibilità alla pressione dei processi spinosi vertebrali ed intensa sensazione di calore alla schiena. Bruciore ai palmi delle mani tale da mettere le mani in acqua fredda per trovare beneficio ed ai piedi tanto da tenerli fuori dalle coperte del letto. Patereccio (processo infiammatorio e suppurativo delle estremità delle dita). Atrofia muscolare con conseguente debolezza muscolare.

13) PELLE. Bruciore della pelle. Piccole ferite che sanguinano facilmente. Perdita di elasticità della pelle. Ecchimosi. Foruncoli. Efelidi (soprattutto sul naso). Impetigine. Sudorazione diffusa al minimo esercizio. Geloni alle dita delle mani e dei piedi. Calli ai piedi, a volte molto dolorosi.

DOSI

In tutti i casi diluizione 5CH, 3 granuli 3-6 volte al dì.

Se utilizzato come rimedio di terreno o per curare nel profondo gli stati cronici, può essere prescritto a diluizioni più alte secondo il parere del medico.

(*) V. Note esplicative

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W i segreti della nonna

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Allontaniamo mosche e zanzare

• Per tenere lontane mosche e zanzare collochiamo in casa una pianta di Eucalyptus in vaso: da questo momento non ci saranno più insetti e quindi non più punture. L’Eucalipto infatti è ottimo per allontanare gli insetti e non è affatto tossico per l’uomo; inoltre è un disinfettante, aiuta a respirare meglio ed agisce da fortificante.

• Anche le foglie di basilico tengono lontane le zanzare.

• Il succo delle foglie di prezzemolo è altresì efficacissimo per allontanare zanzare ed insetti.

Stop al singhiozzo

• Per eliminare il singhiozzo assumere alcune gocce di aceto, da sole o su una zolletta di zucchero.

• Va bene anche inalare l’aroma rilasciato dai semi di anice scaldati a bagnomaria, dopo averli tritati e ridotti in polvere.

• Efficace altresì allo scopo è l’infuso di valeriana (15 g di foglie per 1 litro d’acqua bollente), di cui berne 3 bicchieri al dì.

• Si dimostra valido anche il vino di finocchio.

Per contrastare la balbuzie

• Può essere di valido aiuto per diminuire la balbuzie, l’assunzione dell’infuso di foglie e fiori di primula (2 – 3 g in 200 ml d’acqua bollente), alla dose di 1 tazza 2 – 3 volte al dì.

Contro il mal di mare ed il mal d’auto

• Per prevenire la nausea e tutti i malesseri tipici del mal di mare e del mal d’auto, è utile inalare dal fazzoletto qualche goccia di olio di menta piperita.

• Va bene anche annusare melissa, basilico, cannella, camomilla, a seconda delle preferenze.

• Per calmare la nausea, durante il viaggio si può assumere una tazza di infuso di semi di finocchio (1 cucchiaino in 200 ml d’acqua bollente), meglio se finocchio selvatico.

• In caso di vertigini si possono massaggiare dolcemente per alcuni minuti le fossette dietro i lobi delle orecchie; invece in caso di agitazione e inquietudine si possono stimolare i gomiti flessi.

• Qualche giorno prima di intraprendere il viaggio, si può bere una tazza mattino e sera dell’infuso di foglie di melissa e fiori di camomilla (1 cucchiaio della miscela a parti uguali in 1 tazza d’acqua bollente). E’ un’ottima prevenzione.

• Le foglie sbriciolate di angelica poste all’interno dell’automobile riducono il mal d’auto.

Come preparare una birra casalinga

La nonna ci tramanda una vecchia ricetta con cui si può preparare in casa un’ottima birra, molto economica, rinfrescante, diuretica, piacevole e sanissima, utilizzando la radice (rizoma) della gramigna. Si mettono in un tino di una certa capacità 5 kg di radici di gramigna sminuzzate, ben pulite e ben lavate, su cui si versa un po’ alla volta tanta acqua tiepida quanto basta perché siano sempre nello stesso stato di umidità. Dopo 3 giorni circa si vedono formare dei piccoli germogli biancastri. Quando questi germogli sono lunghi circa 1 cm, si pone il tutto in una damigiana con imboccatura larga, della capacità di circa 25 litri, si aggiungono 2,5 kg di zucchero, 1,5 kg di bacche di ginepro schiacciate e 75 g di lievito di birra. Quindi si versano 4 litri di acqua bollente, si agita energicamente con un bastone introdotto dall’apertura della damigiana e si lascia riposare una settimana. Di tanto in tanto si aggiunge un po’ d’acqua, bollita precedentemente, per compensare quella che si perde. Quindi si filtra e si travasa in un nuovo contenitore ben pulito, dopodiché la birra è pronta per l’uso.

 

Come preparare un ottimo maraschino

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Il maraschino è un liquore che deve il suo nome alle marasche, varietà di amarene originaria della Croazia e più precisamente della Dalmazia. E’ detto anche “rosolio di Zara” poiché in questa città ebbe inizio la produzione fin dal lontano medioevo. La nonna lo preparava così. Mettere in un recipiente con coperchio i noccioli di marasche (in mancanza si possono utilizzare le amarene nostrane), coprirli di alcool puro per alimenti e lasciarli macerare al buio per circa 3 mesi. Quindi filtrare l’alcool. Preparare uno sciroppo con acqua sterilizzata tiepida e zucchero in uguali quantità, a loro volta uguali alla quantità di alcool. Amalgamare bene, lasciar raffreddare e aggiungere l’alcool di cui in precedenza. Filtrare e imbottigliare. Dopo un paio di giorni filtrare di nuovo e ripetere tale operazione finché il liquore non diventa limpido.

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Come preparare ottimi digestivi

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La nonna amava preparare questo liquore alle prugne buonissimo ed ottimo digestivo. In un recipiente si fanno cuocere 30 – 40 prugne ridotte in pezzi (senza buccia e senza nocciolo) con 5 litri di buon vino bianco; dopo circa 20 min si toglie dal fuoco e si aggiungono 5 g di cannella frammentata; si fa macerare il tutto, per 3 – 4 giorni, in un recipiente coperto; quindi si filtra, si aggiunge 1 kg di zucchero e si fa bollire di nuovo per pochi minuti; si lascia raffreddare; infine si versa 1 litro d’alcool per alimenti, possibilmente a 90°, e si conserva in una bottiglia ben tappata.

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Digestivo alle ciliegie. Lavare, asciugare e privare del peduncolo 1 kg di ciliegie. Schiacciarle e porle con il loro nocciolo in un recipiente di coccio. Lasciarle asciugare all’aria per 3 – 4 giorni e quindi aggiungere 250 g di zucchero e 2 litri di alcool a 60° (1 litro e 1/4 di alcool per alimenti a 95° + 3/4 di litro d’acqua bollita e raffreddata). Lasciar fermentare in un luogo fresco e buio (sarebbe ideale la cantina) per almeno 1 mese. Filtrare e conservare in bottiglie con tappo.

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Ratafià di ipericoRatafià di iperico, ottimo aperitivo e digestivo (stimola l’appetito, facilita la digestione, impedisce l’acidità di stomaco, ecc.). Si mettono a macerare, per circa 15 giorni, in una bottiglia ben chiusa, 2 litri di acquavite e 30 g di fiori secchi di iperico con 2 limoni tagliati. Si filtra, comprimendo bene il residuo, si aggiungono 150 g di zucchero e si imbottiglia per la conservazione.

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Sciroppo liquoroso di noce, efficacissimo per favorire la digestione, per eliminare i gas intestinali, per lenire il mal di testa conseguente a pesantezza digestiva. Togliere il mallo a 50 noci fresche e porle in un recipiente di coccio insieme a 2 litri di buona acquavite, 1 g di cannella, 1 g di chiodi di garofano, 1 g di macis (nome commerciale dell’involucro carnoso, arillo, che avvolge il seme della noce moscata, di colore rosso da fresco, giallo da secco). Dopo un mese circa di macerazione, si filtra e si aggiunge uno sciroppo costituito da 1 litro di acqua bollita in cui si scioglie zucchero a piacere, fino ad un massimo di 1 kg. Si mescola il tutto e si versa in una bottiglia con tappo per la conservazione e per l’uso.

Altre ottime preparazioni casalinghe

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Come preparare l’acqua di melissa. Far cuocere per 5 min in 500 ml d’acqua 25 g di foglie di melissa, cui si aggiungono 5 g di ciascuna delle seguenti piante: scorza di limone grattugiata, chiodi di garofano, cannella, noce moscata. Si aggiunge poi 500 ml di buona acquavite. Si pone il tutto in un recipiente di vetro ben chiuso e si espone al sole o in un luogo caldo. Dopo 4 settimane si filtra e si conserva in bottiglia ben tappata. Se ne prende 1 cucchiaino da caffè, in poca acqua, prima dei pasti nei casi di problemi di stomaco, nelle debolezze nervose, nei disturbi del cuore di origine nervosa, nella nevrastenia, nei vomiti nervosi, nella malinconia, nei disturbi del ventre e delle regole, nei dolori uterini.

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.comCome preparare una crema di alchemilla. La nonna la usava moltissimo perché ne apprezzava le molteplici virtù e ne teneva in casa sempre una scorta. Oggi alle creme di questa pianta si riconoscono diverse proprietà terapeutiche, come quelle di curare e lenire le infiammazioni e le irritazioni cutanee, di donare tonicità ed elasticità alla pelle, di idratare, di cicatrizzare, di normalizzare l’eccessiva produzione sebacea ed altro ancora. La  nonna la preparava così. Si prendono 2 g di estratto fluido di alchemilla (la comune tintura madre), 12 g di idrolato di rosa (costituisce la parte acquosa della crema e oltre a dare la profumazione aiuta a donare tonicità alla pelle), 10 g di lanolina e 30 g di vasellina, che costituiscono la base grassa (eccipiente). Si sciolgono la lanolina e la vasellina in un contenitore scaldato a bagnomaria. Si aggiungono l’idrolato di rosa e l’estratto fluido di alchemilla e si fa bollire il tutto a fuoco lento per pochi minuti, mescolando continuamente per evitare che si attacchi. Prima che il composto si raffreddi si versa in vasetti non trasparenti con coperchio per la conservazione ed il successivo uso.

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Come preparare un’acqua di colonia, ottima per la toilette. Mettere a macerare, per 15 giorni, 15 g di sommità fiorite di lavanda in 200 ml di alcool a 80° (167 ml di alcool per alimenti a 95° + 33 ml d’acqua bollita e raffreddata). Dopo si filtra, comprimendo bene il residuo, e si aggiungono 1 g di essenza (sinonimo di olio essenziale) di limone, 1 g di essenza di cedro, 1,5 g di essenza di bergamotto, 0,5 g di essenza di rosmarino, 1 g di essenza di neroli (olio essenziale dei fiori di arancio amaro), 1 g di tintura di benzoino, 3 g di alcolato di melissa. Si versa in una bottiglietta con coperchio per la conservazione e l’uso.

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Per preparare un unguento alla salvia, macerare un pugno di foglie fresche di salvia sminuzzate in 1/2 litro di alcool per 24 ore. Filtrare e mescolare con 500 g di burro sciolto, o strutto o altro grasso. Amalgamare bene e utilizzare l’unguento per frizioni locali. E’ un ottimo antisettico e cicatrizzante.

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Per preparare un unguento di calendula occorre il succo fresco della pianta o delle sue foglie e, nella proporzione 1:6, burro fresco, o strutto, o altra sostanza grassa. Il tutto si fa amalgamare con una cottura a bagnomaria. Le applicazioni locali di tale unguento sono utili per lesioni cutanee, piaghe, punture d’insetti, calli, funghi, vene varicose.

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Il decotto di crusca di grano, che si prepara facendo bollire un pugno di crusca in acqua per 3/4 d’ora, è un cibo leggero e molto nutriente per anziani, fanciulli e convalescenti. Un tempo veniva dato, addolcito con poco miele o zucchero e fatto cuocere per un altro quarto d’ora, alle persone debole e malaticce, alla dose di 1/2 litro al dì, da solo o con il pane (a zuppa).

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Un vino alla quercia è una bevanda tonica ed indicata per chi soffre di incontinenza urinaria. Si prepara mettendo a macerare, per 3 – 4 giorni, 30 – 60 g di corteccia di giovani rami di quercia ridotti in frammenti in 1 litro di vino rosso. Si filtra e si assume alla dose di 1 bicchierino prima dei pasti.

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Invece con le ghiande di quercia è possibile preparare una bevanda sia nutriente che tonica per lo stomaco e per l’intestino. Si prendono 10 – 15 g di ghiande secche o torrefatte e si mettono a bollire, per 15 – 20 min, in 1 litro d’acqua o di latte. Si può aggiungere una piccola dose (un cucchiaino) di orzo leggermente abbrustolito e macinato. Le ghiande prima della torrefazione devono essere private della buccia. La bevanda di ghiande di quercia è un alimento di prim’ordine per i convalescenti.

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Un vino di noce è tonico, depurativo e stomachico, nonché vermifugo. Macerare 50 – 60 g di foglie fresche di noce finemente tritate in 1 litro di vino bianco, per 3 – 4 giorni. Filtrare e assumerne 2 – 3 cucchiai 2 volte al dì prima dei pasti principali.

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Come preparare una conserva di rose, utilizzando rose rosse non completamente sbocciate. Togliere ai petali l’unghia (punta inferiore bianca del petalo), macinarli in un mortaio insieme al triplo del loro peso di zucchero ed a tanto idrolato di rosa da ottenere una pasta della consistenza del miele. Assumere alla dose di 50 –100 g al dì. Rinforza i polmoni.

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Con i ricettacoli delle rose si prepara invece la marmellata. Si passano questi al setaccio e si mettono a bollire in poca acqua, schiumando di tanto in tanto, finché non diventano filamentosi. Si aggiunge una uguale quantità di zucchero e si lascia cuocere fino alla consistenza desiderata. Si versa subito in vasetti sterilizzati muniti di chiusura ermetica e si conserva in luogo fresco e buio.

Lo sapete che …

• Per eliminare il sapore della cipolla, basta masticare del caffè in polvere o in chicchi.

• Mangiare le fragole aiuta a sciogliere il tartaro dei denti.

• Per tenere lontani i topi basta mettere nei luoghi a rischio una pianta di ruta, che emana un odore a loro sgradevole.

• La saponaria è una pianta che contiene un glucoside, la saponina, che si trova in tutte le parti della pianta e che agitata in acqua la rende spumosa come fa il sapone; perciò il suo decotto era usato per sbiancare e smacchiare tessuti di seta, di lana e merletti.

• La cottura delle piante nel vino ne aumenta l’efficacia terapeutica. Anticamente venivano messe nel mosto in fermentazione mazzi di piante diverse, sì da avere vini con proprietà medicinali diverse. A mosto fermentato venivano tolte le parti vegetali e quindi si procedeva nella solita maniera per ottenere il vino. Esistevano così vini di salvia, rosmarino, assenzio, finocchio, anice, sambuco, gramigna, ecc. Questi vini medicamentosi servivano per trattare le stesse malattie curate dalle piante che vi si immettevano.

• I fiori del carciofo coagulano il latte.

• Con l’acqua dei fiori d’arancio si prepara il cosiddetto latte di gallina, che è ottimo per le affezioni respiratorie e come nutrimento che giova agli ammalati. Si sbattono 1 o 2 tuorli d’uova fresche in un po’ di latte zuccherato e si aggiunge un po’ di acqua di fiori d’arancio.

• Se si deve prendere olio di ricino oppure olio di fegato di merluzzo, si può masticare prima un po’ di scorza d’arancia per rendere più gradevole l’assunzione.

• Il sale di acetosella (che si estrae dalle foglie della pianta), sciolto in acqua, è ottimo per togliere le macchie difficili da tessuti, legno, ecc.

• Per preparare un’ottima polvere dentifricia che mantiene i denti bianchi e lucidi, aromatizza la bocca e rinforza le gengive, mescolare uguali quantità di semi di anice ridotti in polvere con polvere di carbone di pioppo o di china grigia.

• L’unghia bianca dei petali di rosa ha proprietà astringenti, mentre il lembo ha proprietà lassative.

• I semi di girasole, torrefatti e macinati, consentono di preparare un caffè utile nei casi di emicrania.

• Le foglie del noce hanno un’azione parassiticida.

• Con le patate raschiate e riscaldate lentamente si forma una pasta che è una specie di sapone usato in passato per dare biancore e splendore alla biancheria.

• Il mosto d’uva combatte la stitichezza.

• I vecchi medici prescrivevano il bagno di ginepro ai malati di gotta.

• Un tempo era consuetudine, specie in Inghilterra e Svezia, fumare le foglie di farfaro a guisa di sigaro, nei casi di tosse e asma.

• Il crescione è un antidoto della nicotina. Tale pianta si usa sempre cruda perché cotta perde le sue proprietà curative. Inoltre è un vermifugo ed è controindicato per le donne incinte.

• I semi e le foglie fresche dell’ortica, ridotte in piccoli frammenti, mescolati con cibo delle galline e delle oche, stimolano la produzione delle uova. Inoltre le foglie di ortica, sia fresche che secche, sono un ottimo foraggio per il bestiame, come mucche e pecore, ed aumentano la produzione di latte.

• Il rizoma del rabarbaro rimuove le macchie di ruggine e disincrosta le padelle. Usato fresco è utile per pulire l’ottone.

• Il succo delle foglie di acetosa toglie le macchie di ruggine, di muffa, di inchiostro da lenzuola, da mobili di vimini e da argento.

• L’acqua di cottura dei fagiolini ravviva i tessuti di lana.

• L’acqua di cottura delle patate pulisce l’argento e restituisce brillantezza alla lana ed al cuoio.

• Se vicino alle rose si coltiva del prezzemolo, questo ne migliora il profumo e la salute.

• L’olio essenziale di origano è un potente antisettico, adatto a disinfettare gli ambienti in cui si soggiorna.

• La regola generale per impostare correttamente la temperatura del forno per la cottura dei dolci è la seguente: quanto più zucchero contiene l’impasto, tanto più bassa deve essere la temperatura.

• Per eliminare dalla bistecchiera l’odore dei cibi cucinati, basta strofinarvi a caldo una manciata di farina gialla e poi sciacquare sotto l’acqua corrente.

• La cenere del camino, opportunamente vagliata, può essere utilizzata per pulire e lucidare l’acciaio, come piani cottura, lavelli, pentole, stoviglie, rubinetteria, ecc. Se ne pone una piccola quantità su una spugnetta umida, si passa sugli oggetti e poi si sciacqua.

• Per decongestionare le palpebre gonfie ed arrossate a causa della stanchezza, vi si applica sopra una fetta di patata cruda per circa mezz’ora.

• Per eliminare il giallo dai denti o certe altre macchie antiestetiche, si spazzolano i denti con lo spazzolino su cui si è apposto un pizzico di bicarbonato.

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Curiamo piaghe, ferite, ulcere

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.comLa piaga è una lesione della pelle o di una mucosa di origine non traumatica, di data antica, che tende alla guarigione per cicatrizzazione. La cosiddetta piaga da decubito è la conseguenza di una elevata o prolungata pressione su di una parte del corpo che, determinando la strozzatura dei vasi sanguigni, comporta la necrosi dei tessuti. Interessa l’epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, muscoli ed ossa.

La ferita è un’interruzione di continuità della pelle e/o delle altre strutture molli del corpo, di data recente, prodotta da un agente vulnerante. In relazione al percorso ed alla profondità le ferite possono essere distinte in: superficiali, se interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo; profonde, se coinvolgono anche il muscolo e le strutture sottostanti; penetranti, se si aprono su una delle grandi cavità dell’organismo (cranio, torace, addome); interne, se riguardano organi interni. A seconda del mezzo vulnerante si possono distinguere in: ferite da taglio, ferite da punta, ferite lacere (dovute ad un’azione di strappamento o stiramento, oltre che di taglio), ferite contuse (ove l’azione vulnerante è quella di contusione con la formazione di ecchimosi), ferite lacero-contuse (tra le più ricorrenti), ferite da arma da fuoco ed altre ancora. I fattori da controllare sono l’emorragia ed il rischio di infezioni. Le ferite hanno tendenza alla guarigione spontanea che avviene mediante la cicatrizzazione. I tempi e gli esiti della guarigione, sotto l’aspetto estetico e funzionale, sono legati all’entità ed alle tipologie summenzionate.

L’ulcera è una lesione della pelle o di una mucosa che non tende a guarire spontaneamente, cioè è a lenta o difficoltosa o assente cicatrizzazione.

I rimedi della nonna qui proposti risultano utilissimi per curare piaghe, ferite e ulcere della pelle, accelerandone la cicatrizzazione e quindi la guarigione.

Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, impacchi, cataplasmi, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.

□ Aceto di vino: messo con cotone idrofilo sulle ferite sanguinanti ferma il sangue e accelera la cicatrizzazione. A tal fine l’aceto si può anche diluire in acqua precedentemente bollita.

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□ Achillea: le foglie pestate applicate sui tagli e sulle ferite le disinfetta ed arresta la fuoriuscita di sangue. Si può utilizzare anche l’infuso acquoso (50 g di foglie fresche sminuzzate in 200 ml d’acqua bollente) o vinoso nel quale si imbeve del cotone idrofilo o una garza con cui tamponare la ferita.

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.com□ Alchemilla (o Erba stella o Erba ventaglia): la pianta possiede molteplici virtù, ha proprietà astringente, antisettica, antinfiammatoria, antispasmodica, antiemorragica, cicatrizzante, diuretica e depurativa. Si utilizzano le foglie o le parti aeree. L’infuso (2 –4 g di foglie essiccate in una tazza d’acqua bollente), di cui se ne bevono fino a 3 tazze al dì lontano dai pasti, è indicato nei casi di dismenorrea, ipermenorrea, emicrania, dolori reumatici, febbre, forme lievi di diarrea e di coliti con tendenza diarroica, Il decotto (1 g di parti aree essiccate in una tazza d’acqua) può essere utilizzato per fare sciacqui o gargarismi nei casi di infiammazioni del cavo orale (gengiviti, tonsilliti, faringite, raucedine) oppure per fare impacchi allo scopo di frenare emorragie, detergere ferite, donare elasticità alla pelle e combattere le smagliature. La pomata di alchemilla, per uso esterno, può servire per calmare le irritazioni degli organi genitali femminili.

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□ Aloe: il gel delle foglie guarisce le ferite, tanto vecchie che recenti, perché ne facilita la cicatrizzazione. Non è mai nocivo, in qualunque caso venga usato, a meno che non si è allergici alla pianta.

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□ Bardana (o Lappa): cataplasmi con le foglie bollite in acqua o applicate direttamente sulla ferita, da rimuovere mattina e sera, facilitano la cicatrizzazione.

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.com□ Borragine (o Consolida): la polpa di radice e foglie fresche, ridotte in poltiglia, oppure le lavande o gli impacchi di queste, entrambi preparati con l’infuso (30 – 100 g di radice e foglie, anche secche, in 1 litro d’acqua bollente), si applicano più volte al dì su ferite, lesioni, graffi, piaghe, ustioni, scottature, gonfiori gottosi. L’azione è ancora più efficace se, oltre alle applicazioni esterne, si assume l’infuso alla dose di 1 cucchiaio 3 volte al dì. Il decotto non si usa perché con l’ebollizione il tannino (polifenolo presente in molte piante vascolari) con la mucillagine (sostanza che aiuta la pianta a trattenere l’acqua) formano un precipitato inutile.

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□ Cardo santo: il decotto concentrato di foglie e rami (3 –4 g in 150 – 200 ml d’acqua) può essere utilizzato per praticare impacchi sulla parte lesa. E’ possibile usare direttamente le foglie fresche.

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□ Carote: la nonna consiglia altresì di preparare un decotto con le foglie delle carote e di applicare lo stesso sulla parte lesa utilizzando delle garze.

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□ Cavolo cappuccio, Broccoli, Cavolfiore: procurarsi le foglie del cavolo cappuccio o dei broccoli o del cavolfiore. Lavarle bene, privarle delle nervature più sporgenti, schiacciarle e metterle a macerare per qualche ora in acqua boricata. Porre sulla parte lesa delle garze imbevute di questo liquido, rinnovando le stesse 2 – 3 volte al dì. Il trattamento dà subito una sensazione di sollievo ed in poco tempo guarisce la piaga.

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.com□ Echinacea: la radice di questa pianta ha una marcata attività immunostimolante (favorisce i meccanismi di difesa mediante una maggiore produzione di anticorpi), antinfiammatoria e cicatrizzante (combatte le infezioni e rigenera le cellule per la guarigione delle ferite), antitossica (aiuta le funzionalità di fegato e reni per l’eliminazione delle tossine), antibiotica e antivirale (combatte la proliferazione dei batteri e dei virus), per cui i suoi preparati sono particolarmente indicati nella cura di raffreddori, bronchiti, influenza, febbre, infezione delle vie aeree, dermatiti, herpes, infezioni del tratto urinario. In commercio sono reperibili diverse prodotti di tale pianta (radice), quali: estratto secco, tintura, capsule, pomata, crema, triturato di radice secca, ecc. La nonna preparava il decotto (30 –50 g di radice secca triturata in1 litro d’acqua), da assumere alla dose di 2 – 3 tazze al dì. Le applicazioni di pomata o di crema sono utilissime per il trattamento delle affezioni cutanee di tipo infiammatorio con rischio di infezioni, come ulcere, ferite, ustioni, dermatiti, herpes, punture di insetti (aiutano a neutralizzare il veleno e ne evitano la diffusione) ed hanno un’efficace azione cosmetica sulla pelle in quanto sono depurative, rassodanti, antirughe, antismagliature. Sempre per uso esterno, vanno bene anche gli impacchi e le lozioni che utilizzano il decotto preparato per uso interno.

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□ Equiseto: preparare un decotto con 5 g di rami giovani e foglie in 200 ml d’acqua e lavare con il liquido, ottenuto per filtrazione, le ferite. Si rimarginano presto ed in modo meraviglioso.

□ Fagiolini: gli impacchi fatti con una garza imbevuta nell’acqua di cottura dei fagiolini sono utili per guarire le ulcere.

Ortica - Parietaria - image  on https://rimediomeopatici.com□ Iperico (o Hypericum perforatum o Erba di San Giovanni): l’oleolito con tale pianta è utile nel trattamento di ulcere, piaghe, ferite, punture di insetti, scalfiture della pelle, ustioni, bruciature. La nonna lo preparava così. Mettere 2 pugni di sommità fiorite, insieme ai semi della pianta, in un recipiente di vetro trasparente con coperchio e versare olio di oliva fino a coprire. Esporre al sole per 3 settimane. Filtrare avendo cura di spremere bene la parte solida. Versare in altro contenitore di vetro però scuro, tappare e conservare in luogo fresco e buio. Le applicazioni con tale olio leniscono il dolore, moderano l’infiammazione, proteggono i tessuti lesi, evitano la suppurazione e favoriscono la rimarginazione.

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□ Issopo: per facilitare l’assorbimento di lividi, sono utili gli impacchi fatti con l’infuso di foglie e fiori (2 g in 100 ml d’acqua bollente).

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□ Piantaggine: sia la varietà major che quella lanceolata sono efficaci per la cura delle ferite, per le proprietà antinfiammatorie, astringenti, cicatrizzanti, batteriostatiche. La nonna racconta che i contadini quando nel loro lavoro si ferivano, mettevano subito sulla ferita un po’ del suo succo, oppure una fascia pulita imbevuta con esso, ottenendo una guarigione rapida senza suppurazione. Tale pratica veniva utilizzata anche per guarire dai morsi di cani, di serpenti (non velenosi), di insetti.

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□ Salvia: lavare localmente la parte lesa 3 – 4 volte al dì con acqua in cui sia stata bollita della salvia. Per un effetto più rapido bere anche l’infuso di salvia: è tonica, antisettica, cicatrizzante.

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□ Scolopendrio: le foglie fresche pestate ed applicate localmente facilitano la cicatrizzazione.

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□ Tormentilla (o Potentilla): va bene il decotto di radice (4 g in 200 ml d’acqua) per le lavande ed il filtrato per cataplasmi da usare localmente e da rinnovare 3 – 4 volte al dì.

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□ Verbasco: gli impacchi con il decotto delle foglie bollite in acqua o latte, applicati sulla parte di pelle interessata, sono utilissimi nei casi di scottature, foruncoli, ulcere, flebiti (queste ultime com’è noto sono infiammazioni che colpiscono soprattutto le vene superficiali, in particolare delle gambe), ecc.

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□ Verbena: curano le piaghe, ulcere ed i gonfiori in genere, i cataplasmi che si ottengono cuocendo in aceto le foglie sminuzzate della pianta. Vanno bene anche gli impacchi con il decotto di radice (5 g in 200 ml d’acqua), da rinnovare più volte al dì, che disinfettano ed accelerano la cicatrizzazione di piaghe, ulcere e ferite.

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