Sommario:
□Infuso □Decotto □Tisana □Tinture Madri □Sciroppo □Succo □Capsule □Pillole □Pasticche □Compresse □Pomate □Unguenti e Creme □Supposte □Linimenti □Impacco □Cataplasma
La classificazione dei preparati fitoterapici, effettuata sulla base delle metodiche utilizzate per la lavorazione delle droghe vegetali o secondo il loro utilizzo, è consultabile all’articolo “Preparati fitoterapici” della presente sezione.
Di seguito si descrivono i tipi di preparati fitoterapici più comuni e più usati, evidenziandone le caratteristiche e le modalità di preparazione.
Gli oleoliti e gli oli essenziali sono trattati a parte nell’articolo “Oleoliti e Oli essenziali” sempre della presente sezione.
Molti prodotti fitoterapici sono utilizzati come base di partenza per la preparazione dei rimedi omeopatici (in particolar modo le Tinture Madri).
Infuso
L’infuso è un tipo di tisana che consente di estrarre i principi attivi delle parti più tenere della pianta officinale, quali fiori, foglie e parti erbacee.
Si segue tale procedimento: si porta ad ebollizione l’acqua, a fuoco spento si immergono le parti selezionate e sminuzzate della pianta , si lascia il tutto in infusione per un certo tempo (in genere da 5 a 15 min), tenendo il contenitore coperto, quindi si filtra spremendo bene il residuo (si può usare il normale colino). Si può dolcificare a piacere con zucchero o preferibilmente miele.
Poiché l’estrazione non avviene durante l’ebollizione dell’acqua, l’infuso risulta più adatto per estrarre componenti che si possono facilmente degradare o perdere con l’ebollizione stessa (quali gli oli essenziali che sono molto volatili), per cui le erbe aromatiche vanno generalmente preparate in infuso. Inoltre considerati i ridotti tempi di infusione le parti della pianta, come detto, devono essere le più tenere e delicate.
Quando si prepara un infuso è bene adoperare un recipiente costituito da materiale inerte, generalmente porcellana, ceramica o vetro e non acciaio o alluminio, dotato di coperchio per evitare la perdita delle sostanze più volatili.
In genere il rapporto in peso tra le parti della pianta da sottoporre all’infusione ed il volume di acqua varia da 1:50 a 1:5, cioè da 2 a 20 g per ogni 100 ml di acqua.
Gli infusi possono essere conservati in frigorifero per max 24 ore, oppure conservati in termos per essere consumati durante il dì.
Decotto
Il decotto è un altro tipo di tisana che si utilizza per estrarre i principi attivi dalle parti più dure e resistenti della pianta officinale, quali radici, semi, corteccia e fusto, che sono poco termolabili.
Si segue tale procedimento: si immergono le parti selezionate e sminuzzate della pianta in acqua, si porta il tutto all’ebollizione a fuoco lento, si lascia bollire per un certo tempo (in genere da 10 a 20 min), poi si lascia intiepidire per circa 15 min e quindi si filtra spremendo bene il residuo (si può usare il normale colino). Si può dolcificare a piacere con zucchero o preferibilmente miele.
Per rendere ancora più efficace l’estrazione, sarebbe meglio se, prima della cottura, le parti sminuzzate della pianta si lasciassero macerare per due o tre ore nella stessa acqua a temperatura ambiente.
I decotti servono quindi ad estrarre principi attivi come mucillagini (proteine che aiutano le piante a trattenere l’acqua), tannini (composti polifenolici presenti nelle piante vascolari), oli amari o altri elementi poco volatili contenuti nelle parti più coriacee della pianta.
Solitamente il rapporto in peso tra le parti della pianta e l’acqua di cottura non è superiore 1:20, cioè non più di circa 5 g per ogni 100 ml di acqua.
I decotti, come gli infusi, possono essere conservati in frigorifero per max 24 ore, oppure conservati in termos per essere consumati durante il dì.
In genere un cucchiaino da dessert di decotto equivale ad un cucchiaio da minestra di infuso.
Tisana
E’ il termine generico di una soluzione acquosa preparata mediante la tecnica di infusione o di decozione viste prima, con la differenza però che l’infuso e il decotto derivano da una sola pianta, mentre la tisana utilizza una miscela di piante, generalmente essiccate.
Tinture Madri
Trattasi di preparazioni liquide che risultano dall’azione dissolvente di un mezzo idroalcolico sulle droghe vegetali. Per i dettagli consultare l’omonima sezione del sito “Tinture Madri”.
Spesso in Omeopatia le Tinture Madri sono utilizzate come base di partenza (ceppo omeopatico) per la preparazione di molti rimedi omeopatici, cioè la base da cui procedere con il metodo hahnemanniano delle diluizioni (ovverossia diluizioni intervallate da dinamizzazioni, fino alla potenza desiderata). In tal caso la droga può essere anche di origine animale.
Sciroppo
Lo sciroppo si ottiene introducendo il principio attivo della pianta officinale in uno sciroppo semplice, che è una soluzione acquosa zuccherina molto concentrata in acqua, preparata a caldo. Si può utilizzare indifferentemente sia dello zucchero che del miele (quest’ultimo però è da preferire), ad una concentrazione di almeno il 45%. Il gusto è molto dolce, la viscosità è elevata. L’alto contenuto di zucchero, oltre che per il gusto, serve per conferire allo sciroppo la stabilità, nel senso che le sue proprietà essenziali non devono cambiare per un lungo periodo di tempo ed inoltre a renderlo resistente alla crescita microbica.
Gli sciroppi si possono preparare a partire dalla Tintura Madre (TM) o dalla tisana (infuso o decotto).
□ Sciroppo con TM
Dosi: 500 g di miele;
300 ml di acqua potabile, meglio se demineralizzata;
TM nel rapporto 1:9.
Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Vi si versano poi i 300 ml di acqua e si mescola continuamente fino a ben amalgamare. Si lascia raffreddare. A freddo si unisce la TM nella proporzione 1:9, cioè 1 parte di TM e 9 parti di sciroppo.
□ Sciroppo con tisana
Dosi: 500 g di miele;
300 g di tisana.
Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Quando il miele è diventato liquido, si versano i 300 g di tisana e si mescola bene per amalgamare il tutto. Si lascia raffreddare e si imbottiglia a freddo. L’imbottigliamento a freddo evita che, a causa dei vapori che si produrrebbero sulle pareti più fredde del recipiente, si formi una porzione di sciroppo più diluita e quindi più facilmente attaccabile dai batteri.
Gli sciroppi si conservano a temperatura ambiente o preferibilmente in frigorifero, al riparo dalla luce. E’ sempre bene agitare prima dell’uso.
Sono generalmente somministrati alla dose di 10 – 30 ml, 2 – 3 volte al dì.
Succo
Il succo si ottiene dalla spremitura a freddo della pianta fresca. In casa si può preparare strizzando le parti della pianta interessate con un telo fino a farne uscire la parte acquosa. Lo stesso risultato si ottiene adoperando una centrifuga. Si assume appena fatto.
Capsule
Le capsule contengono circa 0,5 g di erbe finemente polverizzate, racchiuse in un contenitore di gelatina rigida, composto da due parti che si incastrano una nell’altra. Si preparano in laboratorio.
Pillole
Le pillole si preparano amalgamando le parti della pianta officinale contenente il principio attivo, finemente polverizzate, con gomma arabica e polvere di liquirizia. Da questo impasto si formano le pillole che si fanno essiccare prima di essere inserite nei contenitori ambrati, sterili, per la conservazione e commercializzazione. Si preparano in laboratorio.
Pasticche
Le pasticche sono una combinazione di erbe, zucchero, miele, resine e mucillagini di vario tipo. Si preparano in laboratorio. Per una preparazione casalinga si può seguire tale procedimento.
Si prepara dell’acqua bollente nella quale viene sciolta la resina, ad es. la resina di Astragalo (pianta erbacea perenne ricca di resine). Si lascia a bagno 24 h, mescolando con un agitatore. Si aggiunge poi l’erba polverizzata, l’edulcorante e si impasta. Si stende la pasta su di un piano di marmo utilizzando dell’amido o dello zucchero, per evitare che lo stesso si attacchi al piano. Successivamente si tagliano le pasticche, si fanno essiccare all’aria, quindi si conservano in contenitori ambrati sterili e ben chiusi.
Le pasticche sono ideali come rimedi per la bocca, per la gola e per l’apparato respiratorio (vie aeree superiori).
Compresse
Le compresse si ottengono pressando le polveri delle droghe od i loro estratti secchi con dei leganti come l’amido e il lattosio.
Pomate
Le pomate si preparano in laboratorio e sono costituite da una base grassa (eccipiente) contenente una modica percentuale di acqua, alla quale si aggiunge il principio attivo della pianta officinale. Sono indicate in qualunque localizzazione e nel trattamento delle superfici cutanee delicate, sia secche che non eccessivamente umide. Una pomata si definisce tale se possiede il carattere di idrofilia (capacità delle molecole di legarsi con l’acqua) e di delicatezza. La base grassa, per le sue proprietà occlusive, esplica infatti una vantaggiosa azione emolliente che permette al principio fitoterapico di agire in profondità ed inoltre assicura alla pelle un appropriato apporto lipidico, senza bloccarne la traspirazione e gli scambi di calore.
Le basi grasse più comunemente utilizzate sono vasellina, lanolina, olio di oliva, altri oli vegetali, burro di karité, burro cacao, cera d’api, miscele di oli diversi, ecc. Per una preparazione casalinga si può seguire questo procedimento.
La base grassa viene sciolta in un contenitore a bagnomaria o a fuoco lento. La dose è 200 g di base e 50 g di erba, oppure 200 g di base e 30 g di TM al 20%. Quando la base si è liquefatta si aggiunge l’erba o la TM e si fa bollire il tutto a fuoco lento per 10 min, mescolando continuamente per evitare che si attacchi o che si bruci. Quindi si filtra a caldo, comprimendo il residuo. Prima che il composto si raffreddi si può aggiungere qualche goccia di olio essenziale per la profumazione e si versa in vasetti non trasparenti.
Unguenti e Creme
□ Gli unguenti sono pomate in cui la base (eccipiente) è formata oltre che da sostanze grasse anche da sostanze resinose. Sono particolarmente indicati per il trattamento delle dermatosi secche e squamose. Nella fabbricazione degli unguenti come eccipienti oggi vengono utilizzati, tra gli altri, olio di arachidi, olio di mandorle, amido, glicerina, vasellina, lanolina e cera d’api.
□ Le creme invece sono usualmente costituite da emulsioni poco grasse. Per il loro più elevato contenuto acquoso, sono particolarmente indicate nel trattamento di lesioni e di zone cutanee umide, come la zona dell’inguine e quella delle ascelle, ove permettono il deflusso del secreto ed un rapido essiccamento della pelle.
Supposte
Le supposte utilizzano una base di burro di cacao o di burro di karité, alla quale viene mescolata la paste selezionata della pianta officinale finemente triturata tale da essere ridotta in polvere. Si può anche usare la tisana (infuso o decotto) o la tintura madre. In tal caso l’eccipiente è costituito da glicerina e gelatina. Si preparano in laboratorio. Per una preparazione casalinga si può seguire questo procedimento.
Dosi: 10 parti di gelatina;
40 parti di tisana;
15 parti di glicerina.
Procedimento: la gelatina viene messa un po’ a bagno nell’acqua, poi viene sciolta a bagnomaria o a fiamma bassa. Si aggiunge la glicerina e quindi la tisana, si riscalda a fuoco lento per far evaporare l’acqua, mescolando di continuo. Si dispone il preparato su fogli di alluminio o su stampi già predisposti a forma di piccoli siluri lunghi 2,5 cm e si lascia raffreddare.
Linimenti
I linimenti sono prodotti di consistenza liquida o semiliquida, costituiti da miscele di erbe con alcool o con aceto o con oli vegetali. Sono utilizzati per praticare massaggi di parti doloranti, per lenire il dolore causato da contusioni o da traumi muscolari e più in generale nei casi di infiammazioni di origine traumatica. Sono pertanto un ottimo rimedio esterno contro il dolore.
La basi vegetali usualmente adoperate sono farina di semi di lino, di senape, di peperoncino, di mirra.
Impacco
L’impacco è una preparazione casalinga che fa uso di una garza, oppure un panno pulito di cotone o di lino, imbevuta di infuso o di decotto caldo ed applicata sulla parte del corpo interessata. Il calore favorisce l’azione delle erbe. Per mantenere il calore più a lungo, è preferibile coprire con una pellicola su cui si appone una borsa d’acqua calda.
Cataplasma
Il cataplasma ha indicazioni ed effetti molto simili all’impacco. Mentre nell’impacco si utilizza l’estratto liquido della pianta ben caldo (la tisana), nel cataplasma si usano le parti della pianta fresche o secche (meglio se fresche) tritate e scaldate a bagnomaria, poste quindi tra due garze o in un sacchetto di tela da applicare sulla zona interessata. Le erbe calde possono essere applicate anche direttamente sulla pelle, previa spalmatura di una piccola quantità di olio. Anche questa volta la zona del cataplasma va tenuta in caldo apponendo una pellicola e la borsa d’acqua calda.
(*) V. Note esplicative