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Rimedi Omeopatici

Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

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Noce moscata

La noce moscata o Nutmeg è, in botanica, la Myristica fragrans Houtt o semplicemente Myristica. L’epiteto fragrans significa “fragrante” e il termine Hott proviene dal botanico olandese Martinus Houttuyn che nel 1774 la descrisse per la prima volta. La noce m. è un albero della famiglia Myristicaceae originario delle isole Molucche (Indonesia) e oggi coltivato nelle zone intertropicali.

Myristica

Il nome noce moscata significa “noce di Mascate” e fa riferimento alla capitale dell’Oman, luogo dal quale la pianta cominciò a essere commercializzata.

È un albero sempreverde, dioico (i fiori maschili e quelli femminili sono portati su diverse piante), alto 5–10 m ma può raggiungere occasionalmente l’altezza di 20 metri.

Le foglie sono a fillotassi alterna, di colore verde scuro, lunghe 5–15 cm e larghe 2–7 cm con piccioli lunghi circa 1 cm. I fiori sono a forma di campana, giallo pallido e un po’ cerosi e carnosi. I fiori maschili, portanti gli stami, sono disposti in gruppi da uno a dieci, ciascuno lungo 5–7 mm; i fiori femminili, che daranno il frutto, sono in gruppi più piccoli, da uno a tre, e un po’ più lunghi, fino a 10 mm.

I frutti sono delle drupe.

Il seme della pianta, di forma ovaleggiante simile appunto a una noce, è una spezia usata in cucina. Si utilizza sotto forma di polvere già macinata oppure si grattugia il seme.

Dal seme della pianta si ricavano due spezie le cui caratteristiche organolettiche sono: Odore aromatico, sapore aromatico ed amaro.

Le due spezie sono la noce decorticata e l’involucro esterno che ricopre il seme.

  • Il seme decorticato è la noce moscata usata in cucina come ingrediente in preparazioni sia dolci (es. budini e creme) sia salate (es. salsa besciamella, purè e verdure lesse).

La polvere rosso-bruno oleosa è spesso, nella cucina italiana, aggiunta nei ripieni per tortellini, cappelletti, ravioli e cannelloni fatti a base di carne, formaggio o spinaci. Il suo aroma, in quantità moderate, è gradevole, caldo, piccante, esotico.

  • La parte esterna che ricopre il seme fornisce il macis chiamato anche mace o fiore della noce moscata, di gusto più delicato. Il macis è di uso meno frequente nella cucina italiana. Di color rosso brillante nel frutto fresco, diventa di colore arancione con l’essiccazione. Il suo sapore è più delicato di quello della noce moscata ed è utilizzato in cucina per piatti salati composti di colore chiaro e luminoso, giallo o arancione, in modo analogo allo zafferano (conferisce un colore giallo-arancione, simile allo zafferano). È altresì utilizzato nella preparazione di miscele di spezie (ad esempio il curry), negli aceti speziati, per la conservazione delle verdure o nella preparazione di liquori casalinghi come il nocino. È gradevole nelle salse di formaggio, grattugiato fresco.

Nel campo erboristico e in cucina si usano i semi essiccati e polverizzati, per le loro innumerevoli proprietà benefiche.

E’ CARMINATIVA, SPASMOLITICA, ANTIEMETICA, APERITIVA, STIMOLANTE DELLA SECREZIONE GASTRICA. Viene usata nei casi di dispepsia, nervosa, flatulenza, nausea, diarrea, dissenteria alle dosi di Max 1 g di polvere in uso alimentare o in tisane.

In uso topico è un buon prodotto ANTIREUMATICO

Noce moscata
Noce moscata

La noce moscata è una spezia preziosa, rinomata per le sue proprietà afrodisiache. Il seme rappresenta una fonte di beta-carotene, di beta-criptoxantina e di oli essenziali. Inoltre esso contiene proteine, lipidi, carboidrati, fibre, vitamine, Sali minerali.

In diverse medicine tradizionali viene utilizzata anche come antimicotico, antidepressivo, afrodisiaco, digestivo e carminativo. Ciò è dovuto alla presenza, al suo interno di carotenoidi, vitamina A e manganese, molecole dall’attività antiossidante.

Questa spezia si conserva a lungo, purché sia posta all’interno di un barattolo di vetro ben chiuso, per non disperderne l’aroma.

Il suo sapore dolce ma intenso si sposa bene con preparazioni a base di latte come la besciamella, e si utilizza spesso in abbinamento alla ricotta, sia nel ripieno di pasta e torte salate, ma anche nei dolci. La noce moscata è indicata come spezia nelle ricette a base di carne, soprattutto per i piatti più elaborati, come arrosti, polpette, sughi o ripieni. Spesso arricchisce brodi sia di carne che vegetali, ma anche purè di patate, vellutate, o verdure gratinate. Ottima nei dolci insieme ad altre spezie come la cannella, i chiodi di garofano, zenzero.

Dal punto di vista nutrizionale, si tratta di una buona fonte di molecole alleate del metabolismo (le vitamine del gruppo B), di minerali necessari per la produzione dei globuli rossi (rame e ferro), di sostanze alleate della salute di ossa e denti (calcio, fosforo e magnesio) e di alleati della salute cardiovascolare (potassio e fibre).

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(*) V. Note esplicative

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Amenorrea

S’intende per amenorrea l’assenza della mestruazione in un periodo della vita in cui questa funzione è normalmente presente. Si distinguono due forme di a.: le amenorree fisiologiche e le amenorree patologiche.

Le prime sono quelle della gravidanza e dell’allattamento, le seconde sono classificate nelle seguenti maniere:

  1. le amenorree consecutive ad un’evidente lesione dell’apparato genitale femminile;
  2. quelle consecutive ad una malattia generale;
  3. le amenorree la cui origine è chiaramente un’endocrinopatia;
  4. le amenorree di origine psichica.

Un corretto inquadramento nosografico delle amenorree e irregolarità da cause locali impone una distinzione tra forme primarie e forme secondarie. Le prime sono conseguenza di irregolarità o di malformazioni congenite interessanti l’apparato sessuale (mancanza o insufficiente sviluppo dell’ovaio o dell’utero); le seconde vengono invece dopo un periodo di flussi normali.

Amenorrea primaria

Tra le cause più frequenti di a. primaria ci sono:

  • il difetto o l’assenza dell’utero o della vagina o di entrambi
  • la condizione in cui si trovano le ragazze in età puberale che non hanno la prima mestruazione o menarca, pur avendo crescita e  caratteri sessuali secondari normali.

Amenorrea secondaria

L’a. secondaria è la cessazione della funzione mestruale dopo un periodo in cui questa si è svolta regolarmente, cioè le amenorree secondarie sono quelle che compaiono dopo un periodo di flussi mestruali normali.

Al di fuori del periodo di gravidanza ed allattamento, durante il quale l’interruzione delle mestruazioni è fisiologica, l’amenorrea secondaria è espressione di uno stato patologico. Tra le cause più importanti dell’amenorrea secondaria, figura quella legata all’alterazione della funzionalità ipofisaria. In questi casi cessano gli stimoli causati dagli ormoni ipofisari sull’ovaio ed insieme ad essi anche la sua normale funzione. Questa patologia è accompagnata da una grave diminuzione dell’attività di tutte le ghiandole endocrine che si trovano sotto il controllo dell’ipofisi. Altre cause di a. sono di tipo locale.

Amenorrea
Amenorrea
Amenorree secondarie da cause locali

A parte le amenorree da isterectomia totale o parziale (asportazione chirurgica delle ovaie o dell’utero), la causa più frequente di irregolarità mestruali e di a. è rappresentata da

  • aderenze uterine postraumatiche, postabortive e anche a. postgravidiche
  • da casi di fibrosi endometriali senza segni di aderenze uterine;
  • secondaria da scarsa recettività endometriale

Quest’ultima, ovvero l’a. secondaria da scarsa recettività endometriale, è una condizione che sembra poco frequente come causa di a.; è più spesso presente nei casi si ipomenorrea.

Altre cause locali che meritano di essere considerate sono

  • l’endometrite tubercolare, anche se spesso il processo flogistico finisce con l’interessare altri distretti viciniori;
  • le irregolarità mestruali da applicazione di radium in assenza di lesioni ovariche.
Amenorree e altre irregolarità mestruali da cause ovariche

Accanto alle irregolarità da cause locali restano le irregolarità da cause ovariche. Anche in questo caso è un buon criterio clinico riconoscere forme primarie e forme acquisite.

Tra le prime hanno rilevanza le irregolarità da disgenesie gonadiche (sindrome di Turner) che si manifestano quasi sempre con a., nonché le forme disendocrine primitivamente ex-tetragoniche come quelle da malattie endocrine sistemiche.

Tra le irregolarità ovariche acquisite, le forme patogenetiche prevalenti sono la sindrome policistica dell’ovaio e le irregolarità da prolattinemia.

In omeopatia l’amenorrea viene gestita secondo il principio dei simili con i seguenti principali rimedi

Aconitum, Actaea racemosa, apis, argentum nitricum, arsenicum, asterias rubens, Aurum, belladonna, berberis, bryonia, Calcarea, Carboneum sulfuratum, carbo v., cardus marianus, caulophyllum, causticum, chamomilla, Colocynthis, Conium, cyclamen, Cypripedium, Dulcamara, euphrasia, Ferrum metallicum, gelsemium, gossypium, Graphites, Hepar sulp., ignatia a., kali ars., Kali carbonicum, kali iod., kali ph., lachesis, Lycopodium, magnesia carb., natrum c., Natrum muriaticum, niccolum, nux m., plumb., Phosphoricum acidum, Podophyllum, Polygonum punctatum, Polygonum punctatum, Pulsatilla, Sabadilla, sarsap., Senecio, Sepia, Silicea, Staphysagria, Sulphur, thuya, Veratrum v. , Viburnum opulus.

Omeopatia

 

Amenorrea
Amenorrea

Casi

 

 

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(*) V. Note esplicative

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Abbronzatura sicura

Ecco alcuni accorgimenti da adottare prima della esposizione al sole, per un’abbronzatura sicura.

Per prevenire ogni eritema solare è consigliabile usare dei filtri solari biologici che utilizzano molecole organiche contenenti anelli aromatici aventi la proprietà di bloccare le radiazioni ultraviolette, sia UVA che UVB.

Almeno un mese prima dell’esposizione solare è importante privilegiare un’alimentazione ricca di frutta a polpa gialla e rossa e di verdure che sono fonti di vitamina A, C, E e di antiossidanti (carote, melone, albicocca, fragole, uva, olio extravergine d’oliva, pomodori, spinaci, germe di grano, ecc.), di omega-3 e omega-6 (pesce azzurro), di selenio (cereali integrali, aglio, alghe, frutti di mare, ecc.) e di zinco (lievito di birra, verdura a foglia verde e insalata, patate, mele, pesche, banane, ecc.), nonché idratarsi bene bevendo molta acqua.

Abbronzatura sicura
Abbronzatura sicura

Effetti delle radiazioni solari sulla pelle

Le radiazioni ultraviolette aumentano il numero di melanociti attivi, stimolando di conseguenza la produzione di melanina. Questa sostanza (presente nei capelli e in alcune parti dell’occhio) viene sintetizzata dai melanociti. Essa è responsabile dell’abbronzatura a medio e lungo termine. Nel primo caso, osservabile generalmente solo nelle persone con carnagione moderatamente scura, si verifica una foto ossidazione della melanina che tende a diventare più scura. Tale fenomeno si manifesta immediatamente dopo l’esposizione solare e recede nel giro di pochi minuti.

La melanina, se da un lato ci garantisce un colorito più scuro, dall’altro protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari agendo come un vero e proprio filtro. Tale sostanza è in grado infatti di ostacolare la penetrazione dei raggi ultravioletti negli strati più profondi della cute. I cheratinociti intervengono invece in un secondo sistema di protezione: l’ispessimento cutaneo. I raggi ultravioletti stimolano la proliferazione delle cellule che formano lo strato più esterno della pelle in modo da impedire ai raggi ultravioletti di penetrare in profondità e danneggiare le cellule.

A seguito dell’esposizione al sole (raggi UVB in particolare) la cute può sintetizzare la vitamina D.

Alcune regole fondamentali per un’abbronzatura sicura

È opportuno adottare una serie di comportamenti, suggeriti di seguito, per prevenire i pericoli di un’esposizione prolungata ai raggi solari:

  • Esporsi al sole gradatamente: il primo giorno è quello più pericoloso perché la pelle non è preparata all’esposizione solare intensa e prolungata;
  • Non esporsi al sole nelle ore calde: si stima che circa il 50% dei raggi ultravioletti raggiunga la Terra tra le ore 11,00 e le ore 15,00;
  • Fare attenzione alle superfici riflettenti: il rischio di eritemi aumenta nelle vicinanze di queste superfici. La neve è in grado di riflettere circa l’80% dei raggi ultravioletti, la sabbia più del 25%;
  • Stare attenti alle abbronzature in quota: l’intensità delle radiazioni aumenta del 12% ogni 100 m di altezza ed è quindi più pericolosa l’esposizione in montagna che al mare;
  • Applicare creme fotoprotettive in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione ai raggi solari.

Nei casi di pelle arrossata per esposizione prolungata

Bere molta acqua per prevenire la disidratazione;

Idratare la pelle arrossata con lozioni o creme specifiche (per un maggior sollievo, è possibile raffreddare il prodotto in frigorifero prima di applicarlo);

Dopo la doccia, si consiglia di tamponare la pelle umida delicatamente, anziché asciugare la superficie del corpo strofinando panni di spugna ruvida;

Non manipolare o rompere eventuali bolle formatesi sulla pelle: potrebbe aumenterebbe il rischio d’infezione;

Scegliere un’alimentazione ricca di alimenti con betacarotene e vitamina E, come frutta e verdura, che aiutano a rigenerare la pelle e stimolano la produzione di melanina (es. carote, albicocche, melone, pomodori; spinaci, asparagi e frutti di bosco).

In ogni caso, è necessario evitare l’ulteriore esposizione alla luce solare, fino alla completa guarigione della scottatura solare.

Tra gli antichi rimedi della nonna che si possono rivelare utili per l’eccessivo arrossamento cutaneo dovuto ad un’esposizione al Sole prolungata ci sono:

Impacchi con estratti vegetali, come quelli di aloe, amamelide, tè verde, malva e camomilla, Borragine, Cipolla, Verbasco, olio d’oliva, che hanno un effetto calmante ed addolcente.

Applicazioni di fette di patate crude e impacchi di amido di riso nel periodo immediatamente successivo all’evento. Infatti è importante raffreddare la pelle scottata dal sole con degli impacchi di acqua fresca e amido.

Per contrastare prurito e bruciore, tenere sulla zona interessata una borsa del ghiaccio avvolta in un panno di cotone.

Per un’abbronzatura sicura:

Quando si riprende nuovamente ad abbronzarsi, l’approccio deve essere graduale, in quanto la pelle rimane a lungo sensibilizzata. In particolare, nella prevenzione di nuove scottature, è fondamentale evitare le esposizioni eccessive rispetto alla tolleranza del soggetto ed utilizzare schermi solari adatti al proprio fototipo.

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(*) V. Note esplicative

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W i segreti della nonna

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Allontaniamo mosche e zanzare

• Per tenere lontane mosche e zanzare collochiamo in casa una pianta di Eucalyptus in vaso: da questo momento non ci saranno più insetti e quindi non più punture. L’Eucalipto infatti è ottimo per allontanare gli insetti e non è affatto tossico per l’uomo; inoltre è un disinfettante, aiuta a respirare meglio ed agisce da fortificante.

• Anche le foglie di basilico tengono lontane le zanzare.

• Il succo delle foglie di prezzemolo è altresì efficacissimo per allontanare zanzare ed insetti.

Stop al singhiozzo

• Per eliminare il singhiozzo assumere alcune gocce di aceto, da sole o su una zolletta di zucchero.

• Va bene anche inalare l’aroma rilasciato dai semi di anice scaldati a bagnomaria, dopo averli tritati e ridotti in polvere.

• Efficace altresì allo scopo è l’infuso di valeriana (15 g di foglie per 1 litro d’acqua bollente), di cui berne 3 bicchieri al dì.

• Si dimostra valido anche il vino di finocchio.

Per contrastare la balbuzie

• Può essere di valido aiuto per diminuire la balbuzie, l’assunzione dell’infuso di foglie e fiori di primula (2 – 3 g in 200 ml d’acqua bollente), alla dose di 1 tazza 2 – 3 volte al dì.

Contro il mal di mare ed il mal d’auto

• Per prevenire la nausea e tutti i malesseri tipici del mal di mare e del mal d’auto, è utile inalare dal fazzoletto qualche goccia di olio di menta piperita.

• Va bene anche annusare melissa, basilico, cannella, camomilla, a seconda delle preferenze.

• Per calmare la nausea, durante il viaggio si può assumere una tazza di infuso di semi di finocchio (1 cucchiaino in 200 ml d’acqua bollente), meglio se finocchio selvatico.

• In caso di vertigini si possono massaggiare dolcemente per alcuni minuti le fossette dietro i lobi delle orecchie; invece in caso di agitazione e inquietudine si possono stimolare i gomiti flessi.

• Qualche giorno prima di intraprendere il viaggio, si può bere una tazza mattino e sera dell’infuso di foglie di melissa e fiori di camomilla (1 cucchiaio della miscela a parti uguali in 1 tazza d’acqua bollente). E’ un’ottima prevenzione.

• Le foglie sbriciolate di angelica poste all’interno dell’automobile riducono il mal d’auto.

Come preparare una birra casalinga

La nonna ci tramanda una vecchia ricetta con cui si può preparare in casa un’ottima birra, molto economica, rinfrescante, diuretica, piacevole e sanissima, utilizzando la radice (rizoma) della gramigna. Si mettono in un tino di una certa capacità 5 kg di radici di gramigna sminuzzate, ben pulite e ben lavate, su cui si versa un po’ alla volta tanta acqua tiepida quanto basta perché siano sempre nello stesso stato di umidità. Dopo 3 giorni circa si vedono formare dei piccoli germogli biancastri. Quando questi germogli sono lunghi circa 1 cm, si pone il tutto in una damigiana con imboccatura larga, della capacità di circa 25 litri, si aggiungono 2,5 kg di zucchero, 1,5 kg di bacche di ginepro schiacciate e 75 g di lievito di birra. Quindi si versano 4 litri di acqua bollente, si agita energicamente con un bastone introdotto dall’apertura della damigiana e si lascia riposare una settimana. Di tanto in tanto si aggiunge un po’ d’acqua, bollita precedentemente, per compensare quella che si perde. Quindi si filtra e si travasa in un nuovo contenitore ben pulito, dopodiché la birra è pronta per l’uso.

 

Come preparare un ottimo maraschino

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Il maraschino è un liquore che deve il suo nome alle marasche, varietà di amarene originaria della Croazia e più precisamente della Dalmazia. E’ detto anche “rosolio di Zara” poiché in questa città ebbe inizio la produzione fin dal lontano medioevo. La nonna lo preparava così. Mettere in un recipiente con coperchio i noccioli di marasche (in mancanza si possono utilizzare le amarene nostrane), coprirli di alcool puro per alimenti e lasciarli macerare al buio per circa 3 mesi. Quindi filtrare l’alcool. Preparare uno sciroppo con acqua sterilizzata tiepida e zucchero in uguali quantità, a loro volta uguali alla quantità di alcool. Amalgamare bene, lasciar raffreddare e aggiungere l’alcool di cui in precedenza. Filtrare e imbottigliare. Dopo un paio di giorni filtrare di nuovo e ripetere tale operazione finché il liquore non diventa limpido.

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Come preparare ottimi digestivi

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La nonna amava preparare questo liquore alle prugne buonissimo ed ottimo digestivo. In un recipiente si fanno cuocere 30 – 40 prugne ridotte in pezzi (senza buccia e senza nocciolo) con 5 litri di buon vino bianco; dopo circa 20 min si toglie dal fuoco e si aggiungono 5 g di cannella frammentata; si fa macerare il tutto, per 3 – 4 giorni, in un recipiente coperto; quindi si filtra, si aggiunge 1 kg di zucchero e si fa bollire di nuovo per pochi minuti; si lascia raffreddare; infine si versa 1 litro d’alcool per alimenti, possibilmente a 90°, e si conserva in una bottiglia ben tappata.

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Digestivo alle ciliegie. Lavare, asciugare e privare del peduncolo 1 kg di ciliegie. Schiacciarle e porle con il loro nocciolo in un recipiente di coccio. Lasciarle asciugare all’aria per 3 – 4 giorni e quindi aggiungere 250 g di zucchero e 2 litri di alcool a 60° (1 litro e 1/4 di alcool per alimenti a 95° + 3/4 di litro d’acqua bollita e raffreddata). Lasciar fermentare in un luogo fresco e buio (sarebbe ideale la cantina) per almeno 1 mese. Filtrare e conservare in bottiglie con tappo.

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Ratafià di ipericoRatafià di iperico, ottimo aperitivo e digestivo (stimola l’appetito, facilita la digestione, impedisce l’acidità di stomaco, ecc.). Si mettono a macerare, per circa 15 giorni, in una bottiglia ben chiusa, 2 litri di acquavite e 30 g di fiori secchi di iperico con 2 limoni tagliati. Si filtra, comprimendo bene il residuo, si aggiungono 150 g di zucchero e si imbottiglia per la conservazione.

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Sciroppo liquoroso di noce, efficacissimo per favorire la digestione, per eliminare i gas intestinali, per lenire il mal di testa conseguente a pesantezza digestiva. Togliere il mallo a 50 noci fresche e porle in un recipiente di coccio insieme a 2 litri di buona acquavite, 1 g di cannella, 1 g di chiodi di garofano, 1 g di macis (nome commerciale dell’involucro carnoso, arillo, che avvolge il seme della noce moscata, di colore rosso da fresco, giallo da secco). Dopo un mese circa di macerazione, si filtra e si aggiunge uno sciroppo costituito da 1 litro di acqua bollita in cui si scioglie zucchero a piacere, fino ad un massimo di 1 kg. Si mescola il tutto e si versa in una bottiglia con tappo per la conservazione e per l’uso.

Altre ottime preparazioni casalinghe

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Come preparare l’acqua di melissa. Far cuocere per 5 min in 500 ml d’acqua 25 g di foglie di melissa, cui si aggiungono 5 g di ciascuna delle seguenti piante: scorza di limone grattugiata, chiodi di garofano, cannella, noce moscata. Si aggiunge poi 500 ml di buona acquavite. Si pone il tutto in un recipiente di vetro ben chiuso e si espone al sole o in un luogo caldo. Dopo 4 settimane si filtra e si conserva in bottiglia ben tappata. Se ne prende 1 cucchiaino da caffè, in poca acqua, prima dei pasti nei casi di problemi di stomaco, nelle debolezze nervose, nei disturbi del cuore di origine nervosa, nella nevrastenia, nei vomiti nervosi, nella malinconia, nei disturbi del ventre e delle regole, nei dolori uterini.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.comCome preparare una crema di alchemilla. La nonna la usava moltissimo perché ne apprezzava le molteplici virtù e ne teneva in casa sempre una scorta. Oggi alle creme di questa pianta si riconoscono diverse proprietà terapeutiche, come quelle di curare e lenire le infiammazioni e le irritazioni cutanee, di donare tonicità ed elasticità alla pelle, di idratare, di cicatrizzare, di normalizzare l’eccessiva produzione sebacea ed altro ancora. La  nonna la preparava così. Si prendono 2 g di estratto fluido di alchemilla (la comune tintura madre), 12 g di idrolato di rosa (costituisce la parte acquosa della crema e oltre a dare la profumazione aiuta a donare tonicità alla pelle), 10 g di lanolina e 30 g di vasellina, che costituiscono la base grassa (eccipiente). Si sciolgono la lanolina e la vasellina in un contenitore scaldato a bagnomaria. Si aggiungono l’idrolato di rosa e l’estratto fluido di alchemilla e si fa bollire il tutto a fuoco lento per pochi minuti, mescolando continuamente per evitare che si attacchi. Prima che il composto si raffreddi si versa in vasetti non trasparenti con coperchio per la conservazione ed il successivo uso.

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Come preparare un’acqua di colonia, ottima per la toilette. Mettere a macerare, per 15 giorni, 15 g di sommità fiorite di lavanda in 200 ml di alcool a 80° (167 ml di alcool per alimenti a 95° + 33 ml d’acqua bollita e raffreddata). Dopo si filtra, comprimendo bene il residuo, e si aggiungono 1 g di essenza (sinonimo di olio essenziale) di limone, 1 g di essenza di cedro, 1,5 g di essenza di bergamotto, 0,5 g di essenza di rosmarino, 1 g di essenza di neroli (olio essenziale dei fiori di arancio amaro), 1 g di tintura di benzoino, 3 g di alcolato di melissa. Si versa in una bottiglietta con coperchio per la conservazione e l’uso.

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Per preparare un unguento alla salvia, macerare un pugno di foglie fresche di salvia sminuzzate in 1/2 litro di alcool per 24 ore. Filtrare e mescolare con 500 g di burro sciolto, o strutto o altro grasso. Amalgamare bene e utilizzare l’unguento per frizioni locali. E’ un ottimo antisettico e cicatrizzante.

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Per preparare un unguento di calendula occorre il succo fresco della pianta o delle sue foglie e, nella proporzione 1:6, burro fresco, o strutto, o altra sostanza grassa. Il tutto si fa amalgamare con una cottura a bagnomaria. Le applicazioni locali di tale unguento sono utili per lesioni cutanee, piaghe, punture d’insetti, calli, funghi, vene varicose.

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Il decotto di crusca di grano, che si prepara facendo bollire un pugno di crusca in acqua per 3/4 d’ora, è un cibo leggero e molto nutriente per anziani, fanciulli e convalescenti. Un tempo veniva dato, addolcito con poco miele o zucchero e fatto cuocere per un altro quarto d’ora, alle persone debole e malaticce, alla dose di 1/2 litro al dì, da solo o con il pane (a zuppa).

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Un vino alla quercia è una bevanda tonica ed indicata per chi soffre di incontinenza urinaria. Si prepara mettendo a macerare, per 3 – 4 giorni, 30 – 60 g di corteccia di giovani rami di quercia ridotti in frammenti in 1 litro di vino rosso. Si filtra e si assume alla dose di 1 bicchierino prima dei pasti.

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Invece con le ghiande di quercia è possibile preparare una bevanda sia nutriente che tonica per lo stomaco e per l’intestino. Si prendono 10 – 15 g di ghiande secche o torrefatte e si mettono a bollire, per 15 – 20 min, in 1 litro d’acqua o di latte. Si può aggiungere una piccola dose (un cucchiaino) di orzo leggermente abbrustolito e macinato. Le ghiande prima della torrefazione devono essere private della buccia. La bevanda di ghiande di quercia è un alimento di prim’ordine per i convalescenti.

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Un vino di noce è tonico, depurativo e stomachico, nonché vermifugo. Macerare 50 – 60 g di foglie fresche di noce finemente tritate in 1 litro di vino bianco, per 3 – 4 giorni. Filtrare e assumerne 2 – 3 cucchiai 2 volte al dì prima dei pasti principali.

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Come preparare una conserva di rose, utilizzando rose rosse non completamente sbocciate. Togliere ai petali l’unghia (punta inferiore bianca del petalo), macinarli in un mortaio insieme al triplo del loro peso di zucchero ed a tanto idrolato di rosa da ottenere una pasta della consistenza del miele. Assumere alla dose di 50 –100 g al dì. Rinforza i polmoni.

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Con i ricettacoli delle rose si prepara invece la marmellata. Si passano questi al setaccio e si mettono a bollire in poca acqua, schiumando di tanto in tanto, finché non diventano filamentosi. Si aggiunge una uguale quantità di zucchero e si lascia cuocere fino alla consistenza desiderata. Si versa subito in vasetti sterilizzati muniti di chiusura ermetica e si conserva in luogo fresco e buio.

Lo sapete che …

• Per eliminare il sapore della cipolla, basta masticare del caffè in polvere o in chicchi.

• Mangiare le fragole aiuta a sciogliere il tartaro dei denti.

• Per tenere lontani i topi basta mettere nei luoghi a rischio una pianta di ruta, che emana un odore a loro sgradevole.

• La saponaria è una pianta che contiene un glucoside, la saponina, che si trova in tutte le parti della pianta e che agitata in acqua la rende spumosa come fa il sapone; perciò il suo decotto era usato per sbiancare e smacchiare tessuti di seta, di lana e merletti.

• La cottura delle piante nel vino ne aumenta l’efficacia terapeutica. Anticamente venivano messe nel mosto in fermentazione mazzi di piante diverse, sì da avere vini con proprietà medicinali diverse. A mosto fermentato venivano tolte le parti vegetali e quindi si procedeva nella solita maniera per ottenere il vino. Esistevano così vini di salvia, rosmarino, assenzio, finocchio, anice, sambuco, gramigna, ecc. Questi vini medicamentosi servivano per trattare le stesse malattie curate dalle piante che vi si immettevano.

• I fiori del carciofo coagulano il latte.

• Con l’acqua dei fiori d’arancio si prepara il cosiddetto latte di gallina, che è ottimo per le affezioni respiratorie e come nutrimento che giova agli ammalati. Si sbattono 1 o 2 tuorli d’uova fresche in un po’ di latte zuccherato e si aggiunge un po’ di acqua di fiori d’arancio.

• Se si deve prendere olio di ricino oppure olio di fegato di merluzzo, si può masticare prima un po’ di scorza d’arancia per rendere più gradevole l’assunzione.

• Il sale di acetosella (che si estrae dalle foglie della pianta), sciolto in acqua, è ottimo per togliere le macchie difficili da tessuti, legno, ecc.

• Per preparare un’ottima polvere dentifricia che mantiene i denti bianchi e lucidi, aromatizza la bocca e rinforza le gengive, mescolare uguali quantità di semi di anice ridotti in polvere con polvere di carbone di pioppo o di china grigia.

• L’unghia bianca dei petali di rosa ha proprietà astringenti, mentre il lembo ha proprietà lassative.

• I semi di girasole, torrefatti e macinati, consentono di preparare un caffè utile nei casi di emicrania.

• Le foglie del noce hanno un’azione parassiticida.

• Con le patate raschiate e riscaldate lentamente si forma una pasta che è una specie di sapone usato in passato per dare biancore e splendore alla biancheria.

• Il mosto d’uva combatte la stitichezza.

• I vecchi medici prescrivevano il bagno di ginepro ai malati di gotta.

• Un tempo era consuetudine, specie in Inghilterra e Svezia, fumare le foglie di farfaro a guisa di sigaro, nei casi di tosse e asma.

• Il crescione è un antidoto della nicotina. Tale pianta si usa sempre cruda perché cotta perde le sue proprietà curative. Inoltre è un vermifugo ed è controindicato per le donne incinte.

• I semi e le foglie fresche dell’ortica, ridotte in piccoli frammenti, mescolati con cibo delle galline e delle oche, stimolano la produzione delle uova. Inoltre le foglie di ortica, sia fresche che secche, sono un ottimo foraggio per il bestiame, come mucche e pecore, ed aumentano la produzione di latte.

• Il rizoma del rabarbaro rimuove le macchie di ruggine e disincrosta le padelle. Usato fresco è utile per pulire l’ottone.

• Il succo delle foglie di acetosa toglie le macchie di ruggine, di muffa, di inchiostro da lenzuola, da mobili di vimini e da argento.

• L’acqua di cottura dei fagiolini ravviva i tessuti di lana.

• L’acqua di cottura delle patate pulisce l’argento e restituisce brillantezza alla lana ed al cuoio.

• Se vicino alle rose si coltiva del prezzemolo, questo ne migliora il profumo e la salute.

• L’olio essenziale di origano è un potente antisettico, adatto a disinfettare gli ambienti in cui si soggiorna.

• La regola generale per impostare correttamente la temperatura del forno per la cottura dei dolci è la seguente: quanto più zucchero contiene l’impasto, tanto più bassa deve essere la temperatura.

• Per eliminare dalla bistecchiera l’odore dei cibi cucinati, basta strofinarvi a caldo una manciata di farina gialla e poi sciacquare sotto l’acqua corrente.

• La cenere del camino, opportunamente vagliata, può essere utilizzata per pulire e lucidare l’acciaio, come piani cottura, lavelli, pentole, stoviglie, rubinetteria, ecc. Se ne pone una piccola quantità su una spugnetta umida, si passa sugli oggetti e poi si sciacqua.

• Per decongestionare le palpebre gonfie ed arrossate a causa della stanchezza, vi si applica sopra una fetta di patata cruda per circa mezz’ora.

• Per eliminare il giallo dai denti o certe altre macchie antiestetiche, si spazzolano i denti con lo spazzolino su cui si è apposto un pizzico di bicarbonato.

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Cistite senza più scampo

CISTITELa cistite è l’infiammazione acuta, subacuta o cronica della mucosa vescicale. Essa rappresenta l’infezione più diffusa delle basse vie urinarie, presentandosi nel circa 80% dei casi. Tra l’altro le infezioni delle basse vie urinarie (cioè di vescica e/o di uretra) sono processi infiammatori piuttosto comuni che colpiscono tutte le fasce di età e rappresentano, dopo le infezioni dell’apparato respiratorio, le affezioni più frequenti del genere umano.

La causa della cistite può essere dovuta a fattori semplicemente irritativi, ma è quasi sempre dovuta ad enterobatteri del tipo Escherichia coli, che normalmente popolano l’ultimo tratto dell’intestino. Tali germi possono raggiungere la vescica dall’esterno, per “via ascendente”, passando attraverso l’uretra. La patologia pertanto, per la diversa conformazione anatomica femminile, colpisce prevalentemente le donne e l’insorgenza è spesso dovuta a carenza di igiene. Infatti nella donna l’uretra è molto più breve che nell’uomo (in media 3 cm contro i 16 cm dell’uomo) e ciò facilita la risalita dei germi presenti nell’ambiente vaginale e nell’intestino retto.

Si calcola che circa il 40-50% delle donne è destinato a soffrire di un episodio acuto di cistite nel corso della vita e di queste poco meno della metà presenterà recidive. Il divario con il sesso maschile tende a colmarsi con il passare degli anni in quanto l’ipertrofia prostatica, frequente nell’uomo anziano, favorisce il ristagno dell’urina nella vescica e la conseguente insorgenza di infezioni.

I sintomi della cistite sono variabili a seconda della sua gravità e possono essere dolore e bruciore durante la minzione, senso di peso, bisogno continuo di urinare, ridotto flusso urinario e gocciolamento, difficoltà ad urinare, a volte sangue e pus nelle urine, mal di schiena ed alla parte bassa dell’addome, mal di testa, nausea o vomito, febbre e sudorazione.

Per prevenire la cistite (ed in generale le infezioni delle basse vie urinarie) è importante osservare alcune regole comportamentali:

• bere molta acqua nell’arco della giornata per favorire la diuresi e ridurre la carica batterica vescicale;

• urinare spesso e non trattenere l’urina per lungo tempo;

• rispettare le norme di igiene intima;

• le donne devono lavarsi i genitali procedendo dall’avanti all’indietro soprattutto dopo l’eliminazione delle feci, usando detergenti a pH fisiologico (4 o 5) ed evitando i deodoranti;

• adottare una dieta alimentare appropriata, cioè ricca di liquidi e fibre ma povera di zuccheri e grassi, in modo da evitare la stitichezza e tenere quindi l’intestino libero; ridurre il consumo di cibi piccanti, frittura, grassi animali, cioccolato, caffè, tè, alcool che possono irritare la mucosa vescicale; limitare l’uso di bevande gassate che possono rendere le urine alcaline favorendo così la moltiplicazione dei germi;

• evitare l’uso di indumenti stretti (pantaloni, collant, slip) che impediscono la traspirazione in sede genito-urinaria e non tenere addosso il costume bagnato, in quanto sudorazione ed umidità favoriscono la proliferazione dei batteri;

• evitare la vita sedentaria e tenere una costante attività fisica moderata.

I rimedi naturali che la nonna qui consiglia combattono efficacemente la cistite (ma anche l’uretrite) con la loro azione specificamente diuretica e/o depurativa e/o antispastica e/o antinfiammatoria e/o antibatterica ed altro. Possono essere utilizzati anche per prevenire l’insorgenza della malattia. Per completezza sono stati aggiunti anche ritrovati naturali di conoscenza più recente.

Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, capsule, pillole, pasticche, compresse, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.com□ Mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea): il succo dei frutti di Mirtillo rosso si dimostra un ottimo antinfiammatorio ed antibatterico soprattutto per l’apparato urinario. E’ ricco di polifenoli, in particolare delle proantocianidine (PAC), che contrastano e respingono l’adesione dei batteri patogeni alla parete della mucosa vescicale, formando una sorta di strato molecolare protettivo. Per questo motivo l’uso della pianta può esercitare anche un’ottima azione preventiva nei confronti della cistite. Al succo si attribuisce anche la proprietà di rendere acide le urine, creando così un ambiente meno recettivo allo sviluppo dei germi. Durante la fase acuta è utile bere fino a circa 500 g al giorno di succo di Mirtillo rosso; per una buona prevenzione se ne possono bere circa la metà. Sono valide anche le altre forme di preparati fitoterapici dei frutti di Mirtillo rosso quali l’infuso, la tintura madre, il macerato glicerico, l’estratto secco in capsule, compresse, pasticche o bustine. I frutti del Mirtillo rosso, come d’altronde le altre specie ciascuna con la propria misura, forniscono un valido aiuto alla circolazione sanguigna, aumentando la resistenza capillare e riducendo la permeabilità, sono indicati per gli occhi, riducendo l’affaticamento visivo e migliorando la visione notturna, ed infine per le loro proprietà astringenti, dovute all’elevato contenuto di tannini, possono essere utilizzati come antidiarroici.

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□ Cranberry, Mirtillo rosso americano (Vaccinium macrocarpon): detto anche “mirtillo rosso di palude”, è una varietà americana del mirtillo rosso che presenta le stesse caratteristiche e proprietà, anzi con un’azione antibatterica più sviluppata nei confronti delle vie urinarie dovuta ad una maggiore concentrazione di proantocianidine. Si può utilizzare nelle stesse forme del mirtillo rosso di cui in precedenza.

□ Uva ursina (Arctostaphylos uva ursi): le foglie della pianta vengono utilizzate per la preparazione di eccellenti rimedi contro la cistite grazie alle loro proprietà antibatteriche, antinfiammatorie, diuretiche, calmanti lo stimolo continuo della minzione ed il dolore. Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.comAssieme al Mirtillo rosso americano è ritenuto il miglior rimedio naturale per combattere la cistite, tant’è che spesso entrambe le piante si trovano associate nei preparati
per la cura e la prevenzione della malattia. La pianta deve il suo nome al fatto che gli orsi sono particolarmente ghiotti dei suoi piccoli frutti rossi. Le foglie sono ricche di arbutina, un glicoside fenolico che costituisce il più importante principio attivo della pianta, che a contatto con gli enzimi intestinali libera idrochinone, il quale prima di venire espulso con le urine esplica un’energica azione antibatterica sulle basse vie urinarie. Tale attività batteriostatica è tanto più marcata quanto più le urine sono alcaline, per cui è buona norma associare all’Uva ursina del bicarbonato di sodio o una dieta alimentare alcalinizzante (come ad es. latte e patate). I rimedi a base di Uva ursina sono sconsigliati per chi soffre di patologie gastriche a causa dell’alto contenuto di tannini che irritano la mucosa dello stomaco e per le donne in gravidanza a causa della capacità di indurre contrazioni uterine. Dopo la somministrazione le urine possono assumere una colorazione bruno-verde. I preparati fitoterapici di Uva ursina possono essere i decotti (2 g di droga per 150 ml d’acqua), gli infusi (3 g di droga per 200 ml d’acqua bollente), la polvere, l’estratto secco, l’estratto fluido, la tintura madre ed altri.

□ D-Mannosio: è uno zucchero semplice originario degli USA che si ottiene dalla fermentazione di specifiche essenze di legno (in genere larice e betulla). E’ scientificamente riconosciuta la sua straordinaria efficacia nel prevenire e curare le infezioni vescicali quali la cistite recidivante e le patologie correlate. Funziona come un antibiotico naturale con il vantaggio di non avere controindicazioni. Infatti agisce passando direttamente nelle urine, non essendo assimilabile dall’intestino, ed una volta giunto nella vescica aderisce ai batteri infettivi impedendo che questi si attacchino alla mucosa vescicale o li eradica dalla stessa, per poi lasciarsi espellere, insieme ai batteri, con la minzione. E’ disponibile in diverse forme, ma le più comuni sono la polvere e le capsule. La dose spesso consigliata è di 1 cucchiaino da tè di polvere, o 1 capsula, 2-3 volte al dì come profilassi e 3-6 volte al dì nella fase acuta.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.com□ Pilosella (Hieracium pilosella): le parti aeree della pianta (fiori e foglie) contengono sostanze preziose (flavonoidi, cumarine, terpeni, tannini) che consentono di promuovere un’importante azione terapeutica sull’apparato urinario e non solo. La pianta è innanzitutto un potente diuretico, favorendo così l’eliminazione di tossine e di agenti patogeni attraverso le urine e quindi in grado di riequilibrare l’organismo nei casi di alimentazione troppo ricca di proteine animali, nonché di contrastare la formazione di tessuti adiposi e l’accumulo di liquidi. Ma è anche un ottimo depurativo grazie all’azione coleretica e colagoga che, aiutando l’escrezione ed il deflusso della bile, contribuisce a disintossicare il fegato. E’ un rimedio specifico per combattere efficacemente la cistite e le altre infezioni del tratto urinario, grazie alle attività antinfiammatorie e antibiotiche, ma anche per la capacità di promuovere i processi protettivi e riparativi della mucosa vescicale e dei tessuti delle vie urinarie. Infine per le proprietà astringenti ed emostatiche si rivela utile anche come antidiarroico e antiemorragico. Si può preparare l’infuso con 1 cucchiaio raso di parti aeree di Pilosella in 1 tazza d’acqua bollente, lasciare in infusione 10 min, filtrare e bere lontano dai pasti. Si possono utilizzare anche le altre forme, come l’estratto secco in compresse o capsule, da assumere 2 volte al dì lontano dai pasti, oppure la tintura madre alla dose di 30-40 gocce diluite in un poco d’acqua 2 volte al dì sempre lontano dai pasti. La pianta alle dosi consigliate è sicura e non presenta controindicazioni, però un suo uso sconsiderato potrebbe comportare disordini nel ricambio idro-elettrolitico, soprattutto se si associano diuretici e lassativi.

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□ Solidago (Solidago virgaurea): detta anche “Verga d’oro”, è una pianta erbacea perenne che cresce nelle zone submontane fino a quelle montane di tutte le regioni italiane ad eccezione della Sicilia. Le sommità fiorite ed il rizoma conferiscono alla pianta virtù diuretiche, antinfiammatorie, decongestionanti, antisettiche, aperitive, astringenti. La Solidago viene principalmente utilizzata per le affezioni infiammatorie dell’apparato uro-genitale, per stimolare la diuresi e favorire l’espulsione dei calcoli renali o vescicali, per stimolare la digestione, per normalizzare le funzioni intestinali, per la cura delle enteriti, enterocoliti e diarrea, nonché in uso esterno per le infiammazioni del cavo orale. L’infuso è un valido rimedio contro la cistite e si può preparare con 1 cucchiaio di sommità fiorite essiccate in 200 ml circa d’acqua bollente, lasciare in infusione 10 min, filtrare, dolcificare a piacere e berne 2 tazze al giorno, preferibilmente mattino e pomeriggio. Va bene anche la tintura madre con 20-30 gocce in poca acqua, da 1 a 3 volte al dì. L’infuso o il decotto si utilizzano per effettuare i gargarismi.

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□ Cipolla (Allium cepa): sono note le proprietà diuretiche, depurative, antinfiammatorie e antibiotiche della pianta, per cui essa non deve mancare nel menù anti-cistite. Se ne può preparare un brodo facendo cuocere 4 o 5 cipolle bionde affettate in 1 litro d’acqua per 15-20 min, filtrare e bere a piccole quantità nel corso della giornata.

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□ Malva (Malva silvestris): le foglie, i fiori e le radici della pianta hanno proprietà diuretiche, antinfiammatorie e antibiotiche, per cui i suoi decotti o le tisane sono un valido rimedio naturale contro la cistite. In erboristeria si possono trovare anche estratti secchi titolati e tinture. Si rivela utile l’associazione con altre piante quali gramigna, echinacea, e/o camomilla. Il decotto si può preparare con 5 g di droga per 100 ml d’acqua, bollire qualche minuto, filtrare e bere all’occorrenza lontano dai pasti.

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□ Gramigna (Triticum repens): questa pianta infestante dimostra di possedere una particolare attività antinfiammatoria sulle vie urinarie, alte e basse, oltre ad avere proprietà diuretiche, depurative e sedative. Una tisana con il suo rizoma è un ottimo rimedio contro la cistite. Si può preparare con 2 o 3 cucchiaini di rizoma essiccato e triturato in 1 tazza d’acqua bollente (circa 150-200 ml), lasciare riposare 10 min, filtrare e bere lontano dai pasti. Va bene utilizzare anche la tintura madre, 20-30 gocce in un poco d’acqua da1 a 3 volte al dì. Spesso si associa ad altre erbe quali malva, echinacea, e/o camomilla.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.com□ Echinacea (Echinacea angustifolia, Echinacea purpurea): la radice di questa pianta ha una marcata attività immunostimolante, in quanto favorisce i meccanismi di difesa dell’organismo mediante una maggiore produzione di anticorpi ed ha anche proprietà antinfiammatorie, depurative, cicatrizzanti, antibiotiche e antivirali. I suoi preparati sono particolarmente indicati per la cura e la prevenzione di varie affezioni tra cui quelle del tratto urinario come la cistite. In erboristeria sono reperibili diversi prodotti, quali estratto secco, tintura, succo, ecc. La nonna ne preparava il decotto (30-50 g di radice secca triturata in1 litro d’acqua), da assumere alla dose di 2-3 tazze al dì. Spesso si ritrova associata ad altre piante quali malva, gramigna, e/o camomilla.

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□ Piantaggine (Plantago lanceolata): è una pianta molto diffusa ed in Italia la si può trovare come germinazione spontanea nelle aree di pianura e di bassa montagna. Le foglie hanno proprietà diuretiche, antinfiammatorie e antibatteriche, per cui vengono utilizzate per combattere efficacemente molti stati infiammatori anche di natura allergica (cute, vie respiratorie, occhi, ecc.), tra cui le infiammazioni dell’apparato urogenitale, cistite compresa. Le forme di maggiore impiego sono gli infusi, le tinture, o le pastiglie. L’infuso lo si può preparare con 1 cucchiaio di foglie in 1 tazza d’acqua bollente, si lascia riposare 10 min, si filtra e se ne bevono 2 tazze al giorno lontano dai pasti. In caso di tintura madre, possono bastare 40 gocce in mezzo bicchiere d’acqua da bere 2 volte al dì lontano dai pasti.

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□ Equiseto (Equisetum arvense): detto anche “coda cavallina”, è una pianta erbacea molto comune che in Italia vive sull’arco alpino e di cui si utilizzano i ramoscelli sterili verdi che, per le proprietà diuretiche, depurative, antibatteriche, antisettiche, emostatiche, cicatrizzanti e remineralizzanti, risultano particolarmente attivi sull’apparato genito-urinario. Infatti la pianta è indicata negli stati infiammatori e nelle infezioni delle basse vie urinarie (cistite, uretrite), nelle prostratiti, nel trattamento della renella e per le gambe e le caviglie gonfie. E’ particolarmente efficace in caso di cistite ricorrente anche per la capacità di cicatrizzare le lesioni della mucosa vescicale. Si può utilizzare sotto forma di infuso: 2 cucchiai di equiseto essiccato in 1 tazza d’acqua bollente, lasciar riposare 10 min, filtrare e bere 2-3 volte al dì lontano dai pasti. Oppure si può assumere la tintura madre: 30 gocce 2 volte al dì in un poco d’acqua. Oppure ancora l’estratto secco o la polvere in capsule: 2 volte al dì. L’equiseto si utilizza anche in preparati cosmetici per il trattamento di cellulite, smagliature, edemi, cicatrici, mancanza di elasticità della pelle, prevenzione delle rughe ed invecchiamento cutaneo.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.com□ Achillea (Achillea millefolium): è una pianta erbacea molto comune che cresce su tutto il territorio italiano nei prati, ai margini dei fossi, lungo le siepi. Le foglie e le estremità fiorite contengono sostanze che conferiscono alla pianta proprietà antispastiche, diuretiche, antinfiammatorie, antibatteriche, astringenti, cicatrizzanti, ipotensive, che ne consigliano l’uso per il trattamento delle infiammazioni o infezioni delle basse vie urinarie (cistite, uretrite) e dei disturbi urinari in genere. L’Achillea si rivela utile anche nei mal di stomaco, dispepsie con fermentazioni, stati di atonia generale, dismenorrea (mestruazioni dolorose), disturbi circolatori, affezioni della pelle, foruncoli, ferite, varici, emorroidi, dolori reumatici e nevralgie. Per uso interno può essere utilizzata sotto forma di infuso (10 g di sommità fiorite in 250 ml d’acqua bollente), di tisana (1 cucchiaino di erba essiccata in 1 tazza d’acqua bollente), o di tintura. Per uso esterno sotto forma di succo della pianta fresca, decotto, oleolito, olio essenziale, polvere. La pianta potrebbe provocare, nei soggetti particolarmente sensibili ad alcuni suoi componenti, una dermatite allergica.

Noce moscata - image  on https://rimediomeopatici.com□ Timo (Thymus vulgaris, Thymus serpillum): le sommità fiorite e le foglie di questa pianta aromatica sono ricche di fenoli, in particolare timolo e carvacloro, cui si attribuiscono le innumerevoli virtù e proprietà terapeutiche, tra cui l’attività antisettica, antispasmodica, antinfiammatoria, antimicrobica, balsamica ed espettorante. Il timo è utilizzato, da solo o in associazione con altre piante medicinali, per le infezioni dell’apparato urinario (cistite, uretrite) e dell’apparato gastrointestinale, per stimolare l’appetito e favorire la digestione, per le infiammazioni dell’apparato respiratorio, in particolare asma, bronchite, laringite, tonsillite, tosse e raffreddore. L’infuso si può preparare con 1 cucchiaino di timo essiccato in 1 tazza d’acqua bollente, lasciare in infusione 10 min, filtrare e berne 1 tazza 3-4 volte al giorno, tra i pasti o dopo i pasti. Per uso esterno lo stesso infuso può essere usato per effettuare gargarismi contro laringiti e tonsilliti, come collutorio per l’igiene del cavo orale e per detergere piccole ferite. In cosmetica il timo è impiegato in preparazioni per pelli grasse ed i suoi oli essenziali per shampoo, lozioni, deodoranti.

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