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Rimedi Omeopatici

Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

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Ossiuriasi

L’ossiuriasi è una verminosi intestinale molto comune che colpisce in special modo i bambini in età scolare e pre-scolare.

La verminosi è provocata da un parassita: l’Enterobius vermicolari, comunemente noto con il termine di ossiuro. Gli ossiuri sono vermi di colore bianco e facilmente visibili a occhio nudo, sono di forma affusolata. Le femmine sono lunghe circa 1 centimetro e i maschi 5 millimetri. Le femmine depositano le uova nelle pieghe anali, immerse in una sostanza vischiosa. Questa sostanza è la responsabile del prurito perianale. Le uova sono prodotte dalla femmina che può deporre fino a 10.000 uova depositandole nella zona perianale (intorno all’ano) per poi morire. Le larve possono risalire verso il colon oppure, per lo sfregamento legato al prurito, possono essere ingerite e schiudersi nell’intestino.

L’intero ciclo vitale del parassita avviene all’interno dell’intestino umano: le uova, giunte nell’intestino tenue, si schiudono e le larve maturano nell’arco di 2 – 6 settimane.

Il maschio ha vita breve e muore dopo aver fecondato la femmina. Gli ossiuri femmine, invece, sopravvivono nell’intestino alcune settimane, aderiscono alla mucosa intestinale e si nutrono con parte del cibo che raggiunge l’intestino. Possono contenere dalle 11 alle 16 mila uova. Quando le uova sono mature, le femmine si staccano dalla parete dell’intestino e si dirigono verso l’ano, muovendosi soprattutto nelle ore notturne, per deporre le uova nelle pieghe della pelle. Poi muoiono dopo poco.

Le uova contengono vermi che a distanza di 4-6 ore dalla deposizione diventano infestanti, cioè in grado di infettare una persona. In questa fase è frequente “l’autocontagio”, vale a dire che una persona può infettarsi nuovamente portando alla bocca le mani dopo essersi grattato per alleviare il prurito, o aver toccato propri indumenti, biancheria e lenzuola contaminati dalle uova stesse. Il prurito è il principale disturbo che questi parassiti provocano.

L’infestazione si contrasta con una pulizia accurata degli ambienti e un’attenta igiene personale. È buona norma, se il membro di una famiglia si infetta, che anche tutti gli altri si curino perché le infestazioni da ossiuri sono molto contagiose.

Di solito l’ossiuriasi viene contratta nel soggetto che ne è affetto per via oro-fecale. La verminosi si verifica anche conseguentemente al trasferimento delle uova ad un nuovo ospite per mezzo di cibi, capi di vestiario, biancheria, giocattoli. Le uova possono sopravvivere a temperatura ambiente sugli oggetti e capi di vestiario anche per alcune settimane.

La sua incidenza nella popolazione infantile generale è pari al 20%, ovvero di un bambino su cinque. Il rischio aumenta per i bambini che frequentano comunità. Nelle comunità infatti la percentuale aumenta considerevolmente.

Ossiuriasi
Ossiuriasi

Cina è certamente uno dei rimedi omeopatici che viene prescritto in caso di ossiuriasi, soprattutto al cospetto di sintomi nervosi dovuti ai vermi, fame esagerata, prurito nasale e anale.

La presenza dei vermi provoca un’irritabilità nervosa che si traduce in movimenti spasmodici e che si accompagna a disturbi digestivi.

Spigelia è l’altro rimedio omeopatico spesso adoperato nei casi di elmintiasi, soprattutto in presenza di contrazioni provocate dai vermi, sensazione di qualcosa che striscia nell’ano, prurito locale. Tra gli altri rimedi omeopatici sintomatici altresì adoperati si citano:

Teucrium marum: frequente prurito e formicolio nell’ano, spesso dopo le evacuazioni. Il prurito si presenta in special modo la sera a letto, e si accompagna ad agitazione nervosa e insonnia;

Urtica urens: bruciore, prurito e dolore pungente intorno all’ano, se l’infestazione è associata a orticaria;

Ratanhia: bruciore e sensazione di schegge di vetro nell’ano, ano secco e pruriginoso, ragadi anali. Il rimedio esercita un’azione profonda sull’apparato digerente e più particolarmente sul retto;

Sabadilla: formicolio e prurito all’ano, bruciore violento dopo averlo grattato, prurito dell’ano alternato a prurito del naso e dell’orecchio. Tremori, convulsioni e disturbi nervosi dovuti ai vermi.

Ai rimedi sopra citati talvolta viene associato un rimedio omeopatico di fondo da scegliere in base alla somiglianza costituzionale, quali Sulphur, Calcarea carbonica, Graphites, Lycopodium, Psorinum, Silicea…, come modificatore del terreno del paziente, allo scopo di rendere stabilmente l’organismo refrattario all’infestazione.

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(*) V. Note esplicative

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Ferrum iodatum

DESCRIZIONE di Ferrum iodatum

Il rimedio omeopatico Ferrum iodatum si ottiene a partire dalla soluzione preparata con i cristalli di Ioduro di Ferro la cui formula chimica è Fe I2

 CARATTERISTICHE

Organospecifità: Gli organi e in particolare la milza, gli apparati, le ghiandole e soprattutto il fegato.

Indicazioni cliniche: Albuminuria. Alcool, effetti dell’alcool. Amenorrea. Anasarca ovarico. Broncorrea. Catarro. Corizza. Crampo dello scrivano. Dispepsia. Epatomegalia. Fibroadenomi. Gastrite. Gonorrea. Ingrossamento dei linfonodi. Leucorrea. Nefropatie. Oftalmia. Periostite. Pletora. Prolasso uterino. Scoliosi. Scrofola. Splenomegalia. Tumore mammario benigno.

Ferrum iodatum
Ferrum iodatum

Ferrum iodatum è un rimedio della scrofola ed è indicato nella cura delle affezioni scrofolose, degli ingrossamenti ghiandolari e anche dei tumori benigni.

Colui che richiede Ferrum i. è facilmente irritabile, confuso, ansioso, triste, isterico, indifferente e irresoluto; ha un umore mutevole ed ha avversione per la compagnia; è pletorico, caldo e irrequieto; ma è irrequieto anche nel sonno durante il quale ha spesso incubi. Ferrum i. è un tipo molto coscienzioso nelle piccole cose.

Fisicamente ha il viso gonfio ed eczematoso e un’espressione malaticcia; ha le ghiandole sottomascellari gonfie; il suo addome è gonfio; lo stomaco duole e brucia. La congiuntiva è infiammata; gli occhi, arrossati e protrusi, lacrimano e prudono; il soggetto ha gonfiore e sensazione di bruciore alle palpebre.

Ferrum i. ha mal di gola, come di una scheggia; ha raucedine.

Il soggetto ha corizza con copiosa emissione di muco dal naso, specie al mattino; muco abbondante anche alla trachea e alla laringe; epistassi soffiandosi il naso e con la tosse; sensazione di secchezza al naso; ostruzione del naso; ulcerazioni al naso; dolore tagliente alla radice del naso che si estende all’occipite: starnuti di notte. Il naso è gonfio e tumefatto. Ferrum i. sente una pressione al petto, sotto lo sterno.

La sua urina è scura, ma con un odore dolce. L’uomo ha la sensazione come se l’urina fosse fermata nella fossa navicolare: ha difficoltà a trattenere l’urina. Il rimedio è utilizzato anche per l’incontinenza.

La donna, seduta o nell’atto del sedersi, sente come se qualcosa premesse verso l’alto nella vagina. L’utero è retroverso e prolassato, la leucorrea sembra amido bollito. Le mestruazioni sono scarse o addirittura soppresse, c’è prurito e indolenzimento della vulva e della vagina. Ferrum i. si rivela un rimedio utilissimo in caso di prolasso.

Il soggetto la cui milza è ingrossata ha la sensazione di aver mangiato troppo, avverte una sorta di pressione ascendente ed ha la sensazione di pienezza nell’addome, come se non potesse chinarsi in avanti; soffre di costipazione.

L’ingrossamento del fegato o della milza è associato a malattie ematiche o del sistema linfatico, infezioni, patologie epatiche o alla presenza di un tumore benigno. Il rimedio è prescritto per lo più nei casi non accompagnati da febbre.

Ferrum iodatum è un rimedio omeopatico potenzialmente indicato per il fibroadenoma della mammella, anche se non è l’unico, rivelandosi più adatto quando il tumore (benigno nel caso del fibroadenoma) è posizionato vicino al capezzolo destro, inizialmente piccolo e indolore, successivamente si ingrandisce provocando dolori acuti e lancinanti dal seno all’ascella.

I dolori agli occhi, alle orecchie, e dalla radice del naso, alla testa, all’occipite sono taglienti e lancinanti. Il dolore va dal ponte del naso all’occipite e si estende a tutta la testa, principalmente al lato sinistro. La testa è pesante, dolente ed iperemica. Ferrum i. ha pulsazioni alla testa; ha mal di testa con dolore alla fronte, peggio a destra e la sera. Il mal di testa è peggiorato dalla tosse, dalla pressione del cappello, dalla lettura, dalla scrittura, dal movimento, in una stanza calda, dal fumo.

Ferrum i. ha vertigini quando cammina ed ha crampi muscolari. Il rimedio è utilizzato per i cattivi effetti dell’alcool.

Il soggetto ha la sensazione di compressione dell’ano; sente di avere vermi nell’ano; avverte come se una vite fosse avvitata nell’ano; sensazione come se l’ano fosse compresso; come di vermi nel retto; ha la sensazione che una corda che lega ano e ombelico venga tirata.

Un sintomo caratteristico è «Il cibo sembra sembra risalire come se non fosse stato ingoiato»; «urina dall’odore dolce» sembra essere un sintomo guida.

Modalità generali: L’atto di camminare e il movimento in generale aggravano i sintomi. Molti sintomi peggiorano la notte e anche al mattino. Il tatto e anche il calore aggravano il soggetto, l’aria aperta lo migliora.

USO del rimedio

Ghiandole e organi linfoidi: ingrossamento, indurimento, gonfiore dei linfonodi e delle ghiandole; tumore mammario benigno; splenomegalia; epatomegalia.

Testa: dolore pulsante; dolore alla fronte, sopra gli occhi, dal ponte nasale all’occipite; vertigini.

Occhi: oftalmia; congiuntivite; fotofobia; gonfiore.

Orecchie: rumori nelle orecchie; dolore alle orecchie; compromissione dell’udito.

Naso: catarro con secrezione abbondante di muco, naso gonfio e ulcerato.

Viso: Eczema e vescicole sul viso; viso gonfio; ghiandole sottomascellari gonfie.

Apparato gastro-enterico: dispepsia; epatomegalia; gastrite; gengive sanguinanti; secchezza in bocca e gola; dolore ai denti. Ghiandole cervicali gonfie; gozzo esoftalmico; bruciore di stomaco; pesantezza dopo aver mangiato; nausea; vomito; fegato ingrossato; stipsi alternata a diarrea; costrizione dell’ano; prurito dell’ano.

Apparato urinario: nefropatie; albuminuria; minzione frequente, involontaria, con tenesmo; dolore in entrambi i reni ma peggio a sinistra; bruciore durante la minzione.

Pelle: La pelle brucia o è fredda; macchie di natura epatica; pelle secca; orticaria; eczema e  anche vescicole.

Apparato genitale: gonorrea; prolasso uterino; amenorrea; anasarca ovarico; leucorrea; prurito e dolore della vulva gonfia; metrorragia; erezioni fastidiose e dolorose di notte; desiderio sessuale aumentato.

Apparato respiratorio: broncorrea; catarro; corizza; irritazione e molto muco nella laringe e nella trachea; dolore alla laringe; ardente; solletico nel passaggio dell’aria; raucedine e afonia; asma; tosse; raffreddore con espettorazione abbondante con possibile sanguinamento.

Sistema muscolare: crampi, crampo dello scrivano.

Dolori: mal di testa; dolore alla schiena durante le mestruazioni nella regione lombare; dolore nella regione dorsale, nell’osso sacro, su ciascun lato della colonna vertebrale, che si estende attraverso il torace, rigidità alla schiena quando ci si alza dal letto; dolori e gonfiori agli arti, alle articolazioni, alle spalle.

Tumori: splenomegalia, epatomegalia, fibroadenomi; gonfiore delle ghiandole; tumori benigni.

Periostite; Pletora; Scoliosi.

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(*) V. Note esplicative

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Rhus toxicodendron

DESCRIZIONE di Rhus toxicodendron

Il rimedio si prepara a partire dalla tintura madre del Somacco velenoso o Rhus toxicodendron.

La reazione che si ha quando si viene a contatto con le foglie della pianta è una dermatite. Rhus trasuda, corrode, brucia.

Toxicodendron è un genere di alberi, arbusti e rampicanti legnosi che hanno foglie molto belle, sì, ma irritanti; fanno parte della famiglia delle Anacardiaceae e sono comunemente noti come sommacchi o sommachi*. Una di esse è Rhus toxicodendron.

La pianta di Rhus tox cresce sulle falesie; è nota anche coi nomi di “edera velenosa”, di “edera del Canada” e di “ortica del climber” .

I principali componenti dell’edera velenosa sono presenti in ogni parte della pianta. Essi sono gli alchilfenoli, fra cui spicca l’urusciolo, i tannini e i flavonoidi. Il principale responsabile della tossicità attribuita all’edera velenosa è dovuta all’urisciolo, che non è una singola sostanza, bensì è un’oleoresina costituita da una miscela di derivati catecolici. Si presenta come un liquido di colore giallo, limpido e immiscibile con l’acqua.

L’urusciolo è un potente allergene ed esercita un effetto di tipo indiretto mediato da una risposta immunitaria indotta.

Basta il semplice contatto con la pelle per scatenare una dermatite da contatto. Una volta sulla pelle, infatti, l’urusciolo attacca le proteine di membrana delle cellule cutanee più superficiali con cui si trova a diretto contatto, provocandone l’alterazione strutturale. Queste alterazioni portano il sistema immunitario a considerare le cellule cutanee interessate come corpi estranei che, pertanto, devono essere eliminati. S’innesca così una risposta immunitaria cellulo-mediata che prevede l’attivazione dei linfociti T e a cui consegue la reazione allergica.

La dermatite si rivela con arrossamento, gonfiore, formazione di papule e vescicole a distribuzione lineare e dal contenuto sieroso, prurito, bruciore.

Il contatto con gli occhi può provocare grave congiuntivite, infiammazione corneale e perdita della vista.

L’ingestione è assolutamente da evitarsi. L’unico utilizzo consentito dell’edera velenosa è quello in ambito omeopatico.

*Il sommacco o sommaco è il materiale conciante costituito dalle foglie e dai giovani rami delle piante dei generi Rhus Coriaria, spontanee o coltivate in alcuni regioni, tra cui la Sicilia.

Le parti raccolte vengono essiccate all’aria e quindi commerciate in balle come sommaco in foglie. Questa varietà di sommaco serve alla produzione dell’estratto o, previa ulteriore essiccatura in appositi essiccatoi e molitura, a produrre il somaco mollito. Quest’ultimo contiene sino al 30% di tannino, e circa il 22% di altre sostanze solubili in acqua dette non-yannino e il 5% di ceneri.

L’estratto di sommaco, ottenuto trattando con acqua le foglie macinate contiene il 30% di tannino, il 17% di non-tannino e il rimanente di acqua.

Sia il sommaco mollito che l’estratto trovano impiego in conceria per la produzione di cuoi chiari.

Esistono numerose piante che producono sostanze molto utili per difendersi dagli animali erbivori. Alcuni di loro sono usati oggi per fare medicine per gli esseri umani, di solito per alleviare il dolore intenso. Ma dobbiamo stare attenti, perché sebbene possano essere delle ottime piante da giardino, possono anche essere molto pericolose se non le conosciamo bene.

CARATTERISTICHE

Rhus toxicodendron è un rimedio della psora e del tubercolinismo ed è tra i principali policresti omeopatici di origine vegetale.

Organospecificità: Muscoli, articolazioni, tendini e legamenti, pelle, nervi periferici, mucose particolarmente quelle dell’apparato gastro-enterico, apparato urinario, Sistema Nervoso Centrale.

Indicazioni cliniche: Reumatismo acuto e sub-acuto delle articolazioni, rigidità articolare, artrosi; disturbi dolorosi dell’apparato osteoarticolare e muscolare, traumi, mal di schiena, cervicalgia, fibromialgia; paralisi e paresi facciali, torcicollo, lombaggine, lussazione, strappo, tendinite, coxalgia, geloni; nevriti e nevralgie, la sciatica in particolare; afonia, disfonia, raucedine, disturbi della voce e della gola; dermatite con vescicole ed eczemi pustolosi, dermatite con ponfi, dermatite con papule e pustole, eritema solare, orticaria, erisipela, eruzioni suppuranti, herpes e zona, verruche, prurito, reazioni allergiche cutanee, dermatite atopica, piodermite; parestesie, insonnia; febbre e influenza; Ritenzione idrica, edema e gotta; Stasi venosa, cellulite, esantema, couperose, ecchimosi; tosse; disturbi infiammatori dell’apparato gastroenterico, glossite, dissenteria.

Il soggetto Rhus è un intossicato. L’intossicazione di Rhus ha manifestazioni di tipo reumatico e colpisce i tendini, i legamenti, i muscoli, i nervi, il midollo spinale; i tessuti periarticolari, aponevrotici, muscolari, nervosi, ghiandolari, connettivi ed elastici; le mucose e la pelle.

Rhus toxicodendron ha un’azione elettiva nei confronti dei tendini e dei legamenti, quindi può essere indicato per l’infiammazione degli stessi.

Grande caratteristica di Rhus è che, con poche eccezioni, i dolori migliorano con il movimento e peggiorano con il riposo.

In particolare il rimedio è adatto a coloro che sono affetti da problematiche reumatiche acute o croniche e ai cattivi effetti dopo una sudata o dopo aver preso umidità, specie se sovraccaldati.

Rhus toxicodendron è principalmente il rimedio omeopatico dell’indolenzimento generale con rigidità, dei dolori di origine reumatica, dei dolori artrosici o conseguenti a un esercizio violento, accompagnati da una agitazione estrema fisica e mentale. Ma Rhus è anche uno dei rimedi della pelle e in particolare dell’eczema in fase acuta.

Il soggetto ha grande agitazione, ansia e apprensione, non riesce a stare nel letto o in una qualsiasi posizione e deve cambiare frequentemente posizione per ottenere sollievo dal dolore. Rhus non sopporta l’aria fresca, né di scoprirsi; ha grande sete con secchezza della gola, della bocca e della lingua. La lingua è secca, dolente, rossa e spaccata ed ha un triangolo rosso sulla punta.

I disturbi di Rhus spesso insorgono o si acutizzano la notte, anche tutte le sue paure e l’ansia peggiorano di notte. I sintomi psichici di Rhus sono lo scoraggiamento, la depressione psichica, l’incapacità di sostenere uno sforzo intellettuale, il disgusto per la vita. Il soggetto è ossessionato da pensieri suicidi, desidera morire ma ha paura della morte; è triste e piange senza sapere perché; è irritabile e ansioso; ha una grande sensibilità all’aria aperta.

Rhus toxicodendron
Rhus toxicodendron

Riporto nel dettaglio le caratteristiche delle sue due azioni principali:

Omeopatico

Rhus toxicodendron
Rhus toxicodendron

Omeopatico

DOSI

In caso di reumatismi 5CH: 3 granuli 3-6 volte al dì.

Nei casi di afonia e raucedine 9CH: 3 granuli 2-3 volte al dì.

In tutti gli altri casi 5CH: 3 granuli 3 volte al dì.

(*) V. Note esplicative

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Dulcamara

DESCRIZIONE di Dulcamara

Il rimedio si ottiene dalla pianta di Solanum dulcamara delle Solanacee, in particolare dalla tintura preparata a partire dai gambi verdi e dalle foglie, raccolti prima della fioritura della pianta. La pianta cresce nei luoghi ombreggiati e freschi in Europa, Asia e Africa boreale.

Solanum dulcamara o dulcamara è nota anche con il nome di morella rampicante. L’epiteto specifico, cioè dulcamara, significa letteralmente “dolce-amaro” ed è il sapore conferitole dalla solaceina contenuta nei giovani rametti appena germogliati. Se messi in bocca, i rametti hanno un sapore prima amaro, poi dolce.

È una pianta vascolare perenne con semi, della famiglia delle Solanaceae, appartenente alle angiosperme dicotiledoni.

È un arbusto rampicante velenoso molto diffuso fino a 1400 m. in ambienti con clima temperato, in Asia occidentale e nord America. Predilige luoghi freschi e incolti fra siepi o cespugli o boschi umidi in ambienti ombreggiati su terreno umido e calcareo o siliceo. Le radici sono ben sviluppate; il fusto è molto ramoso, non è spinoso ed ha una sezione cilindrica.

Le foglie sono alterne, prive di stipole e disposte lungo il fusto. La lamina è cuoriforme, scarsamente pubescenza e di colore verde intenso. Le foglie cauline superiori sono sagittate, a forma astato-triloba in quanto ai lati della base del segmento centrale (e quindi del picciolo) sono presenti due orecchiette ovate o lanceolate; le foglie inferiori sono generalmente intere, ovate e appuntite.

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice, corolla, androceo e gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). I fiori emanano un profumo sgradevole.

I frutti sono del tipo a piccola bacca ovata. Le bacche maturano in autunno ed il loro colore, dapprima verde, diventa rosso. Ciascun frutto è diviso in diverse logge che contengono i diversi semi, sia glabri che pelosi, a forma lenticolare.

Molte parti della pianta (le foglie e i frutti in particolare) contengono dei glucoalcaloidi tossici (solanina, solaceina e altri). La pianta contiene anche delle saponine steroiche e acidi (dulcamarico e altri). La parte più velenosa sono le bacche (specialmente immature) che, se ingerite, possono causare vomiti, diarrea o stitichezza, dolori addominali e reumatici, sopore, dermatosi, dolori muscolare e articolari, problemi respiratori anche gravi. La solanina in particolare è una sostanza narcotizzante che colpisce il sistema nervoso centrale.

CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO

Dulcamara è il rimedio tipico dei reumatismi che dipendono dall’umidità. È usato per i dolori articolari acuti conseguenti ad esposizione a tempo freddo e umido, che appaiono bruscamente durante un cambiamento del tempo.

Organospecificità: Sistema nervoso Centrale, muscoli e articolazioni, vescica, reni, pelle, bronchi e occhi.

Il rimedio esplica la sua azione anche sulle ghiandole e sulle mucose di cui aumenta considerevolmente la secrezione e si rivela idoneo a trattare i cattivi effetti risultanti dal freddo o dal soggiorno in locali umidi.

Principali indicazioni cliniche: Adeniti; afonia; amenorrea; angina; balbuzie; catarro; tosse; cefalea; Reumatismo muscolare e articolare come conseguenza di raffreddamento; lombalgia; nevralgia; mialgia; cervicalgia; congiuntivite; rigidità nucale; orticaria; paralisi; incontinenza e problemi nella minzione, problemi vescicali; gastroenterite acuta; dermatite; verruche.

Il soggetto Dulcamara è un intossicato; spesso è un tubercolinico, un artritico, uno psorico.

Il malato è soggetto a stati catarrali, prende freddo facilmente ed è estremamente sensibile al freddo umido. La lenta intossicazione del suo organismo provoca una completa mancanza di resistenza. Il freddo umido, il raffreddamento e l’azione dell’umidità si materializza sempre su una mucosa o su un organo.

Dulcamara
Dulcamara

Nello stato che richiede il rimedio, soprattutto nello stadio catarrale, l’organismo tenta di difendersi, così vi è spesso un aumento delle secrezioni e delle escrezioni: secrezioni mucose, diarrea, salivazione, aumentata traspirazione, eczema trasudante o umido, aumento della diuresi. Ma in seguito, man mano che l’intossicazione progredisce il soggetto elimina meno bene, i suoi reni possono diventare insufficienti, aggravando così lo stato artritico e gli altri sintomi. In uno stadio più avanzato di quello artritico l’intossicazione è profonda, colpisce il Sistema Nervoso e provoca paralisi localizzate.

La donna ha mestrui ritardati, corti, poco abbondanti, preceduti da orticaria generalizzata senza febbre; soppressione dei mestrui con il tempo freddo e umido.

Il rimedio è prescritto per uso sintomatico e anche come rimedio di fondo; in questo secondo caso è usato in qualità di rimedio costituzionale.

Parola chiave: Tutto è provocato dal freddo umido, per i raffreddamenti dopo l’esposizione al freddo umido oppure con i cambiamenti climatici dal caldo al freddo specie se improvvisi.

Modalità: Il soggetto peggiora con il freddo e con l’umidità, migliora con il calore, si aggrava d’estate.

La sensibilità al freddo e all’umidità è tipica delle Solanacee ed è notevole in Belladonna e in Capsicum, ma è massima in Dulcamara. Questa caratteristica rende i suddetti rimedi buoni antidoti di Mercurius.

Baryta carbonica e Natrum sulfuricum sono suoi complementari.

Camphora, Cuprum, Ipeca, Kali carbonicum e Mercurius sono suoi antidoti.

In estrema sintesi al rimedio è possibile attribuire l’etichetta: Dulcamara è il rimedio del macellaio che entra sudato nella camera frigo.

USO DEL RIMEDIO

Afonia e raucedine: in seguito ad esposizione a freddo umido. disfonia e sintomi concomitanti

Balbuzie, paralisi o paresi facciali localizzate alla lingua, alla mascella inferiore, al nervo facciale, alla laringe.

Cefalea: Cefalea muscolo-tensiva. Emicrania. Cefalea che compare con l’umido, che si irradia dall’interno all’esterno, a tempie e fronte; cefalea stordente con pesantezza della testa, che dalla nuca sale all’occipite; aggravamento con il tempo freddo e umido, sdraiandosi e prima di mezzanotte; miglioramento con il tempo secco, con il calore, parlando ed allo scoppiare del raffreddore che libera il naso.

Dolori: lombalgia; nevralgia; mialgia; cervicalgia; rigidità nucale.

Febbre: E’ il corrispettivo di Aconitum nel caso di esposizione a freddo umido. Miglioramento con il calore.

Gastroenterite acuta (diarrea estiva). Dolori prima dell’evacuazione che spariscono immediatamente dopo.

Infezione delle vie urinarie: Cistite subacuta che peggiora con il freddo umido. Vescica irritabile delle donne. Uretrite. Vescica iperattiva con minzioni frequenti, senza bruciore o dolore. Incontinenza urinaria. Il rimedio è usato anche nella cistotrigonite i cui sintomi sono molto simili a quelli della cistite interstiziale, sono il dolore nell’area vescicale, un’elevata pollachiuria (abnorme aumento del numero di minzioni giornaliere), desiderio continuo di urinare, ridotta capacità di trattenere l’urina, nicturia (bisogno di urinare di notte), maggiore sensibilità della vescica, ecc.

Occhi: Congiuntivite. Infiammazione delle palpebre con abbondante secrezione giallastra.

Pelle: pelle secca delicata e sensibile al freddo. Eruzioni cutanee. Dermatite con pomfi. Orticarie generalizzate senza febbre, prima dei mestrui o all’inizio dell’inverno.

Poliposi nasale: Come rimedio per intervenire nella fase acuta

Raffreddore e rinite allergica: Catarro e catarro retronasale. Ostruzione nasale eventualmente seguita dalla secrezione. Rinite allergica. Vari disturbi delle prime vie aeree, come la rinite vasomotoria, la congestione nasale. Il rimedio è utile anche nei casi di ipertrofia dei turbinati ove vanno ricercati tra quelli che hanno un’attività terapeutica elettiva nei confronti delle prime vie respiratorie ed in particolare quelli indicati per la rinite e la rinite allergica, considerato che tra le maggiori cause del disturbo vi sono l’iperattività nasale caratterizzata da rinorrea e conseguente ostruzione nasale.

Reumatismi: Disturbi dolorosi dell’apparato osteo-articolare e muscolare, tra cui il reumatismo muscolare e articolare, la cervicalgia e il torcicollo muscolo-tensivo. Miglioramento con il calore.

Tosse: secca, roca, spasmodica, passando dal caldo al freddo umido

Amenorrea: mestrui soppressi o ritardati, corti, poco abbondanti, preceduti da orticaria generalizzata senza febbre.

Verruche: verruche piane, al dorso delle mani o alle spalle). Il rimedio è particolarmente indicato per quelle piane sul viso.

Vertigini: se dovute a cefalea muscolo tensiva. Il rimedio è utilizzato anche nella sintomatologia che innesca la sincope vasovagale

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(*) V. Note esplicative

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Matico-Melissa

Sommario Matico-Melissa:

◊ TM di Matico o Piper angustifolium

◊ TM di Melissa officinalis

Tintura Madre di MATICO o PIPER ANGUSTIFOLIUM

Tintura

Il Matico leaves o Piper angustifolium è noto anche con il termine di erba del soldato. La pianta è un arbusto che cresce in America meridionale. Le sue foglie sono verdi, oblunghe e coriacee, hanno un odore fortemente aromatico ed hanno un sapore pungente, simile al pepe. Le foglie contengono diversi oli essenziali tra cui la canfora che è il componente principale. Ma le foglie contengono anche altre sostanze tra cui azulene, asarone, cineolo o eucaliptolo, terpeni, etere maticico, maticina, acido artantico, tannini, mucillagini e resina.

In particolare

L’azulene, un idrocarburo aromatico. In uso topico è utilizzato come calmante e lenitivo delle irritazioni cutanee. Per le pelli più secche aiuta a ristabilire il film lipidico e un corretto livello di idratazione. È in grado di aiutare la guarigione di rossori e irritazioni della pelle post-depilazione, post-rasature e da eccessiva esposizione solare donando sollievo immediato.

L’asarone, un composto chimico della classe fenilpropanoide. È un olio profumato volatile , viene utilizzato per uccidere parassiti e batteri;

La maticina è un principio attivo dal sapore amaro

L’etere maticico è composto dall’apiolo dell’Anethum graveolens e dall’apiolo del Petroselinum sativum.

Preparazione

La parte attiva è costituita dalle foglie

Per la Tintura si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 60°.

Proprietà

Azione Astringente, antidiarroica, antisettica dell’apparato urinario.

Utilizzo

È usata per la diarrea con stato di debilitazione generale, per la colite spastica, per le infiammazioni dell’apparato urinario.

Dosi

15-20 gocce, 1 – 2 volte al dì.

(*) V. Note esplicative

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Tintura Madre di MELISSA OFFICINALIS

Tintura

La Melissa officinalis è una piccola pianta perenne erbacea aromatica dai delicati fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiacee. È una pianta che non supera l’altezza di 8 dm. I suoi rami portano le foglie picciolate cuoriformi, di colore verde chiaro e pelose il cui aspetto delle foglie ricorda molto quelle della pianta di ortica. Le foglie, di consistenza leggermente membranosa, hanno un profumo simile a quello del limone. Esse contengono principalmente oli essenziali, flavonoidi, acidi fenolici e mucillagini.

Le sommità fiorite sono formate da verticilli più o meno distanziati composti da 2 – 14 fiori peduncolati all’ascella di foglie normali. I fiori, a volte unilaterali, sono sottesi da bratteole a forma lanceolata e contorno intero.

Tutte le parti della pianta hanno un gradevole odore di limone e bergamotto ed un sapore gradevolmente aromatico.

Molto ricercata dalle api è nota anche con i nomi di cedronella, erba limona, citraggine, appiastro, erba cedrata, ecc. E’ originaria dell’Asia, Sud dell’Europa e Mediterraneo. Cresce nei campi, ripe, torrenti, luoghi ombreggiati sia freschi sia caldi, ai margini del bosco, sugli argini dei canali, luoghi umidi, incolti, prati, vigneti. Frequentemente selvatica è molto frequente coltivata. Predilige climi temperati o temperato-caldi. Gradisce la semi-ombra e l’orientamento a mezzogiorno ma luoghi in cui non è troppo esposta. Vulnerabile alle gelate; sensibile al freddo e agli ambienti secchi. È consigliabile proteggere le radici durante gli inverni rigidi.

Relativamente al suolo è poco esigente però preferisce suoli ricchi di sostanza organica, freschi, umidi ma non eccessivamente e drenati (la sua crescita e l’aroma delle sue foglie sono pregiudicate dalla secchezza idrica), profondi, permeabili, alluvionali, argillosi, sabbiosi, di media consistenza. In suoli leggeri e anche secchi le foglie ingialliscono e la resa si riduce. In terreni irrigui la droga è meno profumata.

Pare che “melissa” fosse un titolo assegnato a donne sagge e dotate di grandi virtù. Ma Melissa era anche una ninfa, oggetto di veri e propri miti. Le sue leggende nascono nell’antico mondo mediterraneo, nella calda e selvaggia terra di Creta. La dea Vergine e libera, descritta in origine come una bellissima principessa cretese, si vide mutare dal corso degli eventi, subendo il rovesciamento degli antichi valori; così divenne col tempo una donna mortale e poi un’ape, come narra la leggenda del dio del Sole. Secondo la leggenda Apollo si innamorò della ninfa Melissa e il desiderio di stare con lei era così grande che gli fece dimenticare di svolgere il proprio lavoro, cioè quello di guidare il carro del sole. Così sulla terra scesero le tenebre.

Ma … Zeus infuriato punì Apollo trasformando la sua amata Melissa in un’ape.

Secondo un’altra leggenda Melissa fu incaricata di allevare il dio Zeus fanciullo, nascosto sul monte Ida dalla madre Rea per sfuggire al padre Crono, il quale divorava tutti i suoi figli neonati per evitare di essere spodestato da uno di loro, come aveva predetto un oracolo. Melissa ebbe il compito di nutrirlo con il miele, mentre la capra Amaltea lo allattava. Curò anche Amaltea quando il dio le spezzò per errore un corno, che poi divenne la cornucopia.

Preparazione

Per la “droga” si usano le foglie e le sommità fiorite. Le foglie vengono raccolte senza il picciolo, da maggio a settembre; le sommità fiorite vengono raccolte all’inizio della fioritura, cioè nel periodo compreso tra giugno e luglio.

Per la Tintura Madre (TM) si adopera un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e una gradazione della soluzione idroalcolica di 45°.

Proprietà

Azione ANTISPASMODICA, CARMINATIVA, RILASSANTE DEL SISTEMA NERVOSO, DIAFORETICA, BLANDA IPOTENSIVA.

Utilizzo

È usata nei casi di dispepsia associata a stati ansiosi o depressivi, dispepsia flatulenta, nevrastenia, malattie depressive.

Dosi

40 gocce dopo i pasti principali. La sera anche come rilassante.

Le T.M. di Matico-Melissa si ricavano dalle rispettive piante, per estrazione del principio attivo.

Matico-Melissa
Matico-Melissa

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