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Rimedi Omeopatici

Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

Risultati della ricerca per: aglio

Calendula

DESCRIZIONE

Il rimedio omeopatico Calendula si ottiene dalla Tintura Madre di foglie e fiori di Calendula officinalis e dalle successive diluizioni-dinamizzazioni in soluzione idroalcolica.  

Per ulteriori informazioni sulla preparazione, consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione del sito “Approfondimenti”.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.comCalendula officinalis è una pianta erbacea perenne, con varietà ornamentali annue, appartenente alla famiglia delle Composite. Selvatica, cresce qua e là nei campi e soprattutto nei luoghi erbosi di tutt’Italia, principalmente nelle regioni meridionali. Spesso adorna le tombe nei cimiteri, donde il nome popolare di Fiore dei morti o Erba dei morti. E’ nota volgarmente anche col nome di Calendola o Fiorrancio. Può essere coltivata nei giardini. Fiorisce quasi tutto l’anno (da aprile a ottobre). Presenta un fusto angoloso, striato, alto 20 – 50 cm, coperto di peluria; foglie, anch’esse pelose, lanceolate, acuminate, di colore verde chiaro; fiori simili a margherite, gialli o aranciati, odorosi, in capolini con disco centrale; frutti ad achenio ricurvo. Per le diverse proprietà terapeutiche la pianta è utilizzata in medicina naturale. E’ antisettica, antifungina e contiene ormoni e precursori della vitamina A I petali tonificano la pelle, ne curano le screpolature, le ustioni e gli eczemi. Inoltre con essi è possibile preparare lavaggi calmanti per gli occhi e un colorante giallo. I fiori del disco mostrano effetti che riducono lo sviluppo dei peli, utili nelle creme per il viso. Per uso interno cura dolori di stomaco, infiammazioni dei nodi linfatici e stimola il fegato, aiutando gli alcolisti a disintossicarsi. Le foglie si usano nelle insalate e i fiori per decorare piatti di riso e di pesce.

CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO

Calendula è un rimedio che agisce sul sistema linfatico e sugli organi emopoietici. Ha una particolare affinità per l’apparato genitale femminile. Ha proprietà antisettiche, antiflogistiche (antinfiammatorie) e cicatrizzanti: è un vulnerario della stessa famiglia di Arnica e di Bellis perennis. Però a differenzia di questi, per uso esterno, può essere applicato sulla cute lesa, sulle ferite lacerocontuse e sulle bruciature di qualsiasi parte del corpo, portando alla guarigione ed evitando la suppurazione.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.comIl rimedio è utile anche nei casi di adenite tubercolare, mastopatia (noduli alle mammelle), ulcere, eruzioni erpetiche, indurimento delle ghiandole con tendenza alla suppurazione, ascessi tonsillari, difficoltà ad urinare degli anziani. Si rivela un rimedio prezioso in ostetricia e in odontoiatria.

Calendula è etichettato come l’antisettico dell’omeopatia.

Il soggetto Calendula è irritabile, depresso, nervoso, ha un udito molto acuto, si spaventa facilmente e l’atto del bere gli provoca brividi con pelle d’oca.

I sintomi peggiorano all’aria aperta, con il freddo, con l’umidità, con il tempo nuvoloso (i fiori della pianta si chiudono al passaggio di una nuvola scura). Migliorano con il riposo o, nel caso di malattia con febbre, se il soggetto passeggia.

I principali sinergici (complementari) di Calendula sono Hepar e Sulfuricum acidum. Nei casi di ferite con sensazione di dolore non sopportabile, è utile l’associazione con Hypericum o Chamomilla.

USO DEL RIMEDIO

Il rimedio omeopatico Calendula si usa nei seguenti principali casi, quando i sintomi corrispondono e si associano alle caratteristiche del rimedio stesso.

1) GHIANDOLE. Adenite tubercolare conseguente ad una febbre dovuta a malattia virale. Gonfiore e indurimento dei linfonodi di qualsiasi parte del corpo (sottomandibolari, ascellari, inguinali, ecc.), meglio se in associazione con Phytolacca.

2) PELLE. Eritema, eczema, tagli, bruciature, punture d’insetti, arrossamenti in generale, ferite infette, orticaria, calli, micosi, piaghe, fistole, herpes (in associazione con Rhus toxicodendron). Per maturare gli ascessi in via di formazione e portarli a definitiva guarigione (con applicazioni calde locali di Calendula).

3) OCCHI. Congiuntivite o blefarite, con sensazione di punzecchiamento e secchezza delle palpebre, come dovuta a esposizione a fumo.

4) BOCCA. Piccole vescicole agli angoli della bocca.

5) GOLA. Tonsillite con ghiandole sottomascellari gonfie e dolenti ad ogni movimento della testa.

6) DENTI. Nei casi di estrazioni dentarie con lacerazione delle gengive         

7) APP. GASTROENTERICO. Gastrite e ulcera gastroduodenale. Escoriazioni dell’esofago dovute ad ingestione di alimenti troppo duri o bruciature dovute a bevande e/o cibi eccessivamente caldi.

8) APP. GENITALE FEMMINILE. Infiammazione ed infezione uterina conseguenti a parto, compreso il taglio cesareo, ad aborto o a qualsiasi intervento chirurgico, con rigonfiamento delle ghiandole e tendenza alla suppurazione. Nel post-partum l’applicazione locale di una soluzione calda di Calendula, apporta sollievo alla partoriente. Ragadi al seno e noduli mammari.

9) APP. GENITALE MASCHILE. Nel post intervento chirurgico di fimosi (per prepuzio troppo stretto) o per qualsiasi altra ferita.

10) APP. RESPIRATORIO. Raffreddore che compare dopo aver preso freddo umido, con adenite tubercolare delle ghiandole sottomascellari o cervicali. Polmonite.

11) APP. URINARIO. Difficoltà urinarie negli anziani, con sensazione di lacerazione nell’uretra.

12) DOLORI. Reumatismo della colonna vertebrale. Dolori nevralgici e reumatici avvertiti solo durante il movimento (come Bryonia). Lombaggine. Dolori muscolari con sensazione di bruciore e lacerazione ai polpacci quando si è seduti. Cefalea che fa seguito ad un trauma (il rimedio attenua la sonnolenza per un trauma alla testa). Dolori all’addome o al basso ventre, avvertiti durante il movimento.

DOSI

□ Uso interno: per tutti i casi, diluizione 3CH, 3 granuli o 5 gocce da 3 a 6 volte al dì.

□ Uso esterno: per tutti i casi, pomata o soluzione da applicare sulla parte interessata 2 – 3 volte al dì.

(*) V. Note esplicative

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com

Belladonna

DESCRIZIONE

Belladonna, il cui nome scientifico è Atropa belladonna, è una pianta erbacea perenne appartenente, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae. E’ caratterizzata da un grosso rizoma e da un fusto robusto, eretto e ramificato, sottilmente scanalato, che può raggiungere l’altezza di 150 cm ed oltre. Le foglie sono semplici, di Calendula - image  on https://rimediomeopatici.comforma ovale-lanceolata, alterne, con una più piccola dell’altra nella zona superiore. Come il fusto, esse sono ricoperte di una peluria responsabile dell’odore sgradevole emanato dalla pianta. I fiori, che compaiono nel periodo estivo, sono piccoli, caliciformi, poco attraenti, di colore porporino-violaceo. Il frutto è una bacca nera lucida, contornata da un calice a stella, delle dimensioni di un’amarena, dall’aspetto invitante e può essere confusa con i frutti del sottobosco come i mirtilli. La pianta cresce sporadica nelle zone montane e submontane dell’Europa centrale, Africa settentrionale ed Asia occidentale. In Italia la si può trovare nei boschi delle Alpi e degli Appennini. L’intera pianta è velenosa ed in modo particolare le sue bacche, nonostante abbiano un sapore dolciastro e gradevole. L’ingestione di solo alcune di esse può provocare la morte. I sintomi sono contenuti in una vecchia filastrocca inglese, che recita: “caldo come una lepre” (febbre), “cieco come un pipistrello” (dilatazione pupillare e inibizione dell’accomodazione), “secco come un osso” (blocco di salivazione e sudorazione), “rosso come una barbabietola” (congestione di volto e collo), “matto come una gallina” (allucinazioni, eccitazione). Proprio a questi effetti letali si deve il termine Atropa che compone il nome della pianta. Atropa infatti, era una figura della mitologia greca che aveva il compito di recidere il filo della vita. Il termine Belladonna, che è il nome comune dato alla pianta, invece deriverebbe dall’uso cosmetico che ne facevano le donne del Rinascimento, le quali la utilizzavano per migliorare il colorito del viso e per dilatare le pupille allo scopo di rendere lo sguardo più luminoso ed ammaliante.

La pianta contiene tre alcaloidi, che sono i suoi principi attivi, e precisamente: l’atropina, la iosciamina e la scopolamina. L’atropina agisce sul sistema nervoso parasimpatico ed espleta attività sedative ed anestetiche, ma è pericolosissima in quanto è proprio questa la sostanza mortale. Ancora oggi è usata nel campo dell’oculistica per dilatare le pupille onde osservare il fondo oculare. La iosciamina è uno stimolante del sistema nervoso centrale. La scopolamina è un depressivo del sistema nervoso centrale. Entrambe hanno capacità antispasmodiche. Alle opportune dosi, le parti della pianta (foglie, radici, semi) possono essere utilizzate nella cura di diverse malattie, come asma, nevralgie, cefalea, dolori reumatici e muscolari, spasmi e coliche gastrointestinali e biliari.

Il rimedio omeopatico Belladonna si ottiene dalle diluizioni, intervallate dalle dinamizzazioni, della Tintura Madre di tutta la pianta Atropa belladonna quando comincia a fiorire.

Per ulteriori informazioni sulla preparazione, consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione “Approfondimenti”.

CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO

Belladonna è uno dei principali policresti dell’omeopatia. Il rimedio è adatto per tutti i problemi in cui c’è una forte stimolazione del sistema nervoso. Caldo, rossore e bruciore sono i tre grandi sintomi chiave che si manifestano costantemente nella patogenesi. Si tratta di malattie con congestione localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, accompagnati dall’arrossamento (che è visibile solo nei casi di malattia delle parti esterne del corpo), da sensazione di calore, bruciore e dolore pulsante, da ipereccitabilità di tutti i sensi, spesso da febbre a volte accompagnata da delirio e allucinazione. Il soggetto non sopporta il minimo rumore o il minimo urto, non sopporta particolarmente la luce. Il rimedio è adatto anche per qualsiasi problema, esterno o interno al corpo, che si manifesta con tumefazione (gonfiore) rapida.

Il tipo Belladonna è estremamente influenzabile, è una persona gradevole, di compagnia, ma solo quando sta bene; al Calendula - image  on https://rimediomeopatici.comcontrario quando si ammala diventa violento e spesso delira: guai a dargli fastidio. Il più delle volte si tratta di donne e bambini con capelli chiari ed occhi azzurri, carnagione chiara, cute delicata, nervosi con tendenza alle convulsioni. Possiamo immaginare Belladonna proprio come una bella donna, formosa e piacente nell’aspetto ma estremamente sensibile, che scatta e si tinge di rosso se viene disturbata, facilmente influenzabile e stimolabile dal punto di vista emotivo.

Belladonna è particolarmente indicato per coloro che sono molto sensibili al freddo, che non sopportano di scoprirsi. Inoltre il rimedio non ha profondità di azione, cioè non penetra abbastanza profondamente nell’organismo e la sua azione dura qualche giorno. Il dolore di Belladonna si manifesta con fitte che vanno dall’alto verso il basso e compaiono dopo aver preso freddo alla testa (a differenza di Aconitum e Pulsatilla i cui disturbi cominciano dopo essersi bagnati i piedi e vanno dal basso verso l’alto ed anche di Rhus toxicodendron i cui malesseri compaiono dopo che il soggetto si è bagnato ed i dolori si localizzano sulle parti bagnate). Altra caratteristica di Belladonna è che il soggetto non può rimanere coricato sul fianco malato, sulla parte infiammata, al contrario di Bryonia che invece deve coricarsi sul lato dolente.

Belladonna è l’acuto di Calcarea carbonica, che è il suo sinergico, ma è anche l’antidoto di Lachesis. E’ un rimedio destro (cioè agisce meglio per i problemi che interessano la parte destra del corpo) ed ha costituzione carbonica.

Riepilogando i sintomi di Belladonna si aggravano al tatto, con il movimento, con il rumore, con la luce, con le correnti d’aria, stando sdraiati, di notte, scoprendosi il corpo, con il taglio dei capelli, con gli urti e le scosse (il soggetto non sopporta che gli si tocchi il letto su cui è sdraiato). Migliorano con il riposo, stando in posizione eretta, in una camera calda.

Uno degli usi più appropriati e più conosciuti di Belladonna è quello inerente alle affezioni dell’apparato respiratorio, tipiche dell’influenza con i suoi vari sintomi. Quindi come Aconitum, che è un altro grande policresto dell’omeopatia, è il rimedio delle situazioni acute, che scoppiano all’improvviso. E’ altresì il rimedio delle malattie esantematiche dei bambini, ove le eruzioni della pelle si allargano rapidamente.

USO DEL RIMEDIO

Il rimedio omeopatico Belladonna si usa nei seguenti principali casi, quando i sintomi corrispondono e si associano alle caratteristiche del rimedio stesso.

1) APP. RESPIRATORIO. Tendenza a raffreddarsi con facilità, specie se dopo aver tagliato i capelli o dopo aver lasciato la testa scoperta. Nei casi di raffreddore, rinite allergica, tosse, influenza, pneumopatie di origine batterica o virale con febbre che si manifesta improvvisamente e può raggiungere i 40°C. Nel raffreddore con interessamento oculare è utile l’associazione con Euphrasia; nella rinite allergica con Hydrastis, Kalium bichromicum e Sambucus; se la febbre è accompagnata da indolenzimento e dolore muscolare con Arnica; se la tosse è stizzosa e spasmodica con Drosera; se la tosse è accompagnata da nausea e vomito e abbondante salivazione con Cina o Coccus cacti o Ferrum phosphoricum o Ipecacuana; se la tosse è cronica ed è accompagnata da espettorazione con Solidago; se la tosse è secca ed insistente con Cuprum metallicum.

2) GOLA. Nei casi di gola molto arrossata e secca, angina di gola, tosse senza senso di costrizione, deglutizione difficile, dolore che si irradia verso le orecchie (più forte a dx). Se c’è gonfiore dell’ugola e senso di soffocamento è utile l’associazione con Apis; se c’è presenza di pus con Phytolacca o Mercurius.

3) ORECCHIE. Nei casi di otite sia interna che esterna, soprattutto dell’orecchio dx. Dolore alle parotidi (le grosse ghiandole salivari poste nel retrobocca, dietro la mandibola). Parotite.

4) OCCHI. Nei casi di congiuntivite con dilatazione pupillare.

5) MALATTIE ESANTEMATICHE. Nei casi di scarlattina, morbillo e rosolia.

6) APP. GENITALE. Nei casi di mestruazioni in anticipo o in ritardo, ipermenorrea con perdite ematiche di colore rosso chiaro (come Sabina), dismenorrea. Secchezza della vagina. Dolori all’ovaio dx, al sopraggiungere delle mestruazioni, che compaiono e scompaiono bruscamente. Vampate di calore della menopausa con rossore del viso e sudorazione. Mammelle gonfie, infiammate o dure.

7) SISTEMA NERVOSO. Nei casi di convulsioni infantili, epilessia, depressione, insonnia, delirio con ipereccitazione motoria e verbale accompagnato da allucinazioni, nevralgie atroci attenuate da pressione esterna, cefalea con sensazione che il sangue affluisca e pulsi dentro la testa e che migliora apponendovi una fascia stretta. Belladonna è un rimedio eccellente per le cefalee.

8) PELLE. Nei casi di eczema, erisipela, acne, ascessi, foruncoli, che insorgono con rapido gonfiore, bruciore, dolore battente, calore e rossore. Eritema solare, geloni.

9) APP. GASTRO-INTESTINALE. In  tutti  i  casi  di  sindromi  gastro-intestinali,  in  special  modo  gastrite  e  ulcera gastroduodenale, coliti con coliche accompagnate da stitichezza e gonfiore al ventre, senso di pienezza. Si può associare con Arsenicum album, Bryonia, Colocinthis, Magnesium phosphoricum ed altri.

10) DOLORI. Nei casi di dolori articolari causati da eccessiva esposizione al freddo umido, che peggiorano con il contatto e migliorano con il riposo. Dolori ai denti con gengive gonfie, rosse e sanguinanti, al lato dx.

DOSI

In tutti i casi diluizione 4CH, 3 granuli o 5 gocce da 3 a 6 volte al dì a seconda delle necessità.

(*) V. Note esplicative

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com

Cipolla

FAMIGLIA: Liliaceae                                GENERE: Allium                                     SPECIE: Allium cepa

DESCRIZIONE

La Cipolla, il cui nome latino è Allium cepa, è una pianta erbacea bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae, anche se una classificazione più recente ne attribuisce l’appartenenza, insieme all’aglio, alla nuova famiglia delle Alliaceae. Ha origini antichissime ed oggi è coltivata in tutto il mondo. E’ utilizzata prevalentemente quale alimento e condimento, per le sue qualità organolettiche e nutritive, ma è anche adoperata a scopo terapeutico per le numerose proprietà benefiche e curative.

CipollaE’ una pianta a ciclo biennale, che diventa annuale in coltivazione. Le radici sono fascicolate e superficiali, crescono nel terreno non oltre i 30-40 cm di profondità sviluppandosi per lo più in orizzontale per 20-25 cm dal fusto. Il fusto della cipolla, che si trova sottoterra, è molto corto e fortemente appiattito, largo 1 – 2 cm e per questo è denominato girello o disco. Attorno al girello crescono molto strette le foglie che sono cilindriche, alterne ed opposte. Esse nella parte basale si ingrossano, si ispessiscono, divengono carnose, a forma di guaina, bianche o leggermente colorate, formando il bulbo, che è la parte edule (commestibile) della pianta. Le guaine fogliari più esterne però rimangono sottili, cartacee, variamente colorate, dal bianco al dorato, al rosso, a seconda delle varietà di cipolla, ed hanno la funzione di protezione della parte interna.

 Il bulbo, in sostanza, è la grossa gemma sotterranea (quella che noi chiamiamo cipolla) formata dall’ingrossamento della parte basale delle foglie, dette tuniche. Invece la parte alta delle tuniche forma una sorta di strozzatura, denominata collo o colletto, che costituisce il punto di passaggio tra il bulbo ed i tratti di foglie che proseguono fuori dal terreno (parte aerea) a forma di lamine tubolari.

Nel secondo anno di vita della pianta, dal centro del girello nasce uno stelo fiorale, vuoto all’interno, alto dai 40 ai 100 cm, che porta un’infiorescenza ad ombrella con fiori di colore bianco, giallo-verdognolo o roseo. Il frutto è una capsula trilobata con 2-3 semi per lobo, che sono piatti, angolosi e di colore nero.

VARIETA’

Esistono diverse varietà di cipolle, circa sessanta, che si differenziano tra di loro essenzialmente per le seguenti caratteristiche:

□      colore delle tuniche esterne, che può variare dal bianco, al dorato, al rosso;

□      forma del bulbo, che può essere sferico, ovoidale, allungato, appiattito, ecc.;

□      periodo di raccolta, che può essere primaverile-estivo o autunno-invernale;

□      utilizzo finale, che può essere il consumo fresco (in genere si usano i cipollotti, che sono cipolle bianche raccolte quando il bulbo è ancora immaturo, o le varietà primaverili),  lo stoccaggio (si usano le varietà tardive, raccolte a fine estate e in autunno-inverno, che si conservano fino alla primavera successiva), la produzione industriale per sottaceti (si usano bulbi di piccolo diametro che si raccolgono spesso immaturi).

La classificazione più tipica è quella relativa al colore e riguarda le tre varietà:

■        Cipolla Bianca: si distingue per un bulbo di grandi dimensioni e tuniche esterne di colore bianco. Ha sapore dolce con un retrogusto piccante che la rende ancora più appetitosa. La raccolta inizia a fine aprile e continua per buona parte dell’estate.

■        Cipolla Dorata: presenta diversi strati di tuniche esterne, molto consistenti, dal colore giallo dorato. Il bulbo è di forma regolare, ovoidale ed il gusto è più pungente e deciso. La raccolta solitamente è autunnale. Le variètà precoci, la cui raccolta inizia a maggio, mostrano un colore giallo paglierino ed hanno un sapore più dolce.

■        Cipolla Rossa: ha come segni distintivi le tuniche esterne di colore rosso intenso e quelle interne di colore bianco ramato. Il gusto è straordinariamente dolce e più delicato rispetto alle altre varietà. Si presta per essere consumata a crudo anche per l’alta digeribilità. Contiene una maggiore quantità di sostanze aromatiche rispetto a quella bianca, ma dal punto di vista nutrizionale non vi sono differenze sensibili. Il periodo di raccolta è invernale.

Tra le varietà più rinomate e commercializzate troviamo la cipolla rossa di Tropea (colore rosso più o meno intenso), la cipolla di Suasa (colore rosso-dorato), la cipolla di Breme (colore rosso), la cipolla ramata di Montoro (color rame), la cipolla Borettana (colore paglierino), la cipolla di Barletta (colore bianco).

La cipolla, com’è facilmente immaginabile, è un ortaggio di larghissimo consumo. La produzione mondiale si aggira intorno ai 3 milioni di tonnellate l’anno, di cui il 65% proviene dall’Asia e dall’Europa. I principali produttori sono Cina e India e, per quanto riguarda i paesi europei, troviamo in ordine Spagna, Polonia, Olanda, Italia e Francia. Nel nostro paese la produzione annua si attesta sulle 450.000 tonnellate, provenienti in buona parte dall’Emilia e Romagna (circa il 30%), ma anche da Campania, Sicilia e Puglia. Le cipolle italiane sono disponibili sul mercato tutto l’anno. Occorre sceglierle ben sode, compatte, prive di macchie e senza germogli verdi.

UN PO’ DI STORIA

La cipolla è uno degli ortaggi più antichi utilizzati dall’uomo. Probabilmente è originaria dell’Asia occidentale e la sua coltivazione risale agli Egizi già nel IV millennio a.c. Fu introdotta più tardi in Europa dai Greci. Anche i Romani ne apprezzarono presto le proprietà e le virtù. Cristoforo Colombo la portò in America con il viaggio del 1493 ad Haiti.

Gli Egizi raffiguravano la cipolla nelle tombe dei faraoni e la usavano come oggetto di culto, in quanto ritenevano che la forma sferica ed i cerchi concentrici prodotti dalle tuniche fossero simbolo di vita eterna. Sembra che durante le costruzioni delle piramidi la cipolla costituì l’alimento principale degli schiavi addetti ai lavori. Era anche parte del salario dei soldati. I Greci ed i Romani la consumavano cruda per favorire la diuresi, cotta come lassativo e soprattutto sottoforma di decotti e macerati alcolici in quanto le attribuivano marcate proprietà afrodisiache. Inoltre gli atleti greci mangiavano grandi quantità di cipolle perché ritenevano che “alleggerissero” il sangue. I gladiatori romani usavano strofinarsi il corpo con cipolle per rassodare i muscoli. Nel medioevo la cipolla assumeva grande importanza come alimento, tanto che veniva utilizzata per pagare i fitti e per fare doni. I medici la prescrivevano per curare il mal di testa, la caduta dei capelli ed i morsi di serpente. Veniva altresì considerata un efficace rimedio contro la peste ed il colera. Nel XVI secolo veniva utilizzata per curare l’infertilità.

Dopo tale periodo la cipolla subì un declino, probabilmente perché la classe sacerdotale ne proibì il consumo nei giorni non festivi. Nell’Europa orientale invece se ne è continuato a fare un largo consumo, tant’è che ancora oggi, specialmente nei Balcani, in Polonia, in Bulgaria ed in Russia, la cipolla costituisce l’ingrediente principale della cucina locale. Studi condotti su tali popolazioni mostrerebbero l’influenza di tale tipo di alimentazione sull’allungamento della vita media e su una significativa riduzione dei casi di  cancro.

Attualmente in molte parti d’Italia ogni anno vengono dedicate alla cipolla sagre e manifestazioni che hanno lo scopo di celebrare e di valorizzare le innumerevoli virtù di questo meraviglioso ortaggio, non solo dal punto di vista organolettico e gastronomico, ma anche dal punto di vista nutrizionale e terapeutico.

HABITAT, RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La pianta di cipolla predilige un clima temperato, anche se è abbastanza resistente alle basse temperature. Ama terreni leggeri, di medio impasto, molto fertili, cioè ricchi di sostanze organiche come fosforo e potassio, con valori di pH tra 6 e 7 , cioè leggermente acidi o neutri. Richiede appropriate condizioni di luminosità che devono andare da un minimo di 10 – 12 ore di luce al giorno per le varietà primaverili – estive (precoci), ad un massimo di 14 – 16 ore per le varietà autunnali – invernali (tardive). Ha bisogno inoltre di discrete quantità di acqua, ma teme i ristagni d’acqua per cui è poco adatta a zone eccessivamente piovose. Dalla semina alla raccolta trascorrono circa 4 – 6 mesi.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.comLa cipolla viene raccolta quando le foglie che fuoriescono dal terreno appassiscono, divenendo gialle e ricurve, prima che la pianta fiorisca. I bulbi vengono estirpati con apposite macchine escavatrici, lasciati sul posto una settimana per completare l’essiccazione delle radici e della parte aerea, quindi recuperati con una macchina raccoglitrice e messi in contenitori. Le cipolle così raccolte possono essere destinate al consumo fresco, alle industrie di trasformazione o alla conservazione. In genere le varietà tardive sono quelle che meglio si conservano.

La conservazione delle cipolle deve avvenire in magazzini o in luoghi bui e ben ventilati, per evitare marciumi e l’insorgere di malattie. La temperatura di stoccaggio deve essere inferiore ai 25°C per rallentare il processo di germogliazione, ma superiore agli 0°C per scongiurare i danni del gelo. In queste condizioni il periodo di conservazione arriva ai 60 – 90 giorni.

VALORI NUTRITIVI E PROPRIETA’ TERAPEUTICHE

La cipolla ha un consistente valore nutritivo, grazie alla sua composizione fatta essenzialmente di:

◊      Acqua (90%)

◊      Carboidrati (6%)

◊      Grassi (0,2%)

◊      Proteine (1%)

◊      Fibre (2%)

◊      Vitamine, come le vitamine A, C, E che esplicano un’importante attività antiossidante (aumentano, cioè, le difese immunitarie, proteggono le cellule dell’organismo dall’azione nociva dei radicali liberi, prevengono i rischi delle malattie cardiovascolari e di molti tumori); le vitamine del gruppo B che aiutano e proteggono il sistema nervoso e l’apparato gastrointestinale.

◊      Oligoelementi, come calcio, ferro e fosforo, che sono indispensabili per combattere la stanchezza fisica e mentale; potassio, sodio e zinco, che mantengono i tessuti elastici ed il colorito sano.

◊      Flavonoidi, come antocianine e quercetina, che sono sostanze antiossidanti ad azione diuretica. Le antocianine conferiscono la colorazione alle diverse varietà di cipolla rossa, mentre la quercetina a quelle dorate. Tali pigmenti vegetali sono molto meno presenti nelle cipolle bianche. La loro concentrazione comunque diminuisce dalle tuniche più esterne a quelle più interne.

◊      Altre sostanze benefiche, quali le prostaglandine che sono utilissime per controllare la pressione arteriosa ed il colesterolo e per l’azione antinfiammatoria; alcuni enzimi che stimolano la secrezione dei succhi gastrici, favorendo la digestione e l’assimilazione del cibo; l’adenosina che insieme ad altre sostanze agisce sulle piastrine e stimola la disgregazione dei coaguli di sangue (azione anticoagulante); la glucochinina che possiede una forte azione antidiabetica in quanto stimola il pancreas a produrre insulina e quindi abbassa il livello di glucosio nel sangue; sostanze sulfuree (contenenti uno o più atomi di zolfo) alle quali si devono le proprietà antinfiammatorie e antibiotiche, che rendono la cipolla molto utile nella cura delle infiammazioni delle vie respiratorie e delle influenze in genere, un valido disinfettante e cicatrizzante, un efficace rimedio per alleviare le irritazioni cutanee e vitalizzare il cuoio capelluto.

◊      Olio essenziale dall’azione lassativa e regolatrice delle funzioni intestinali, maggiormente concentrato nella cipolla cotta.

100 g di cipolla fresca forniscono 26 Calorie.

La cipolla, pertanto, oltre ad avere un importante contenuto nutritivo, possiede innumerevoli proprietà terapeutiche, per cui agisce con i seguenti effetti:

■        ANTIBIOTICO: è sufficiente applicare il succo sulla parte da disinfettare per evitare l’uso di alcool o di altre sostanze disinfettanti. Inoltre il consumo di cipolle elimina i parassiti dannosi presenti nell’intestino e contemporaneamente favorisce la crescita della flora batterica intestinale.

■        ANTINFIAMMATORIO: ad es. in caso di puntura d’insetto se si strofina la parte lesa con una fetta di cipolla cruda si riesce ad alleviare o addirittura eliminare il prurito e l’infiammazione.

■        ESPETTORANTE: lo sciroppo di cipolla con il miele è efficace per le affezioni respiratorie; invece i gargarismi con il decotto decongestionano la faringe e combattono le tonsilliti.

■        ANTITUMORALE: previene la formazione di alcuni tumori, specie quelli del colon e del retto.

■        DIURETICO E ANTIREUMATICO: favorisce la diuresi, cioè aumenta la produzione di urina facilitando l’eliminazione delle scorie, combattendo il fenomeno della ritenzione idrica e stimolando l’attività dei reni. Cotta o bollita si rivela un ottimo rimedio contro i dolori reumatici.

■        IPOTENSORE: abbassa la pressione arteriosa del sangue, in quanto esercita un’azione vasodilatatrice.

■        IPOGLICEMIZZANTE: abbassa il livello di glucosio nel sangue, per cui consente di ridurre le dosi di farmaci specifici come l’insulina.

■        FLUIDIFICANTE DEL SANGUE: rende il sangue più fluido facilitandone la circolazione, specie quella periferica.

■        REGOLATORE DEL COLESTEROLO: abbassa quello cattivo LDL ed aumenta quello buono HDL.

■        PROTETTORE DEL SISTEMA CARDIOVASCOLARE: mantiene l’elasticità delle arterie e protegge dalle malattie cardiovascolari, tra cui le più temute sono l’ictus e l’infarto.

■        ANTIANEMICO: stimola la produzione dei globuli rossi nel sangue, apportando ferro ed altri oligoelementi.

■        DEPURATIVO: stimola la funzionalità del fegato e ne esercita un’azione disintossicante.

■        DIGESTIVO: la cipolla cruda aiuta la digestione e l’assimilazione del cibo, anche se è sconsigliata a chi soffre di gastrite o di ulcera gastroduodenale; protegge e tonifica l’apparato gastro-intestinale.

■        LASSATIVO: mangiata cotta diventa un ottimo lassativo regolando l’attività intestinale.

■        VERMIFUGO: il suo consumo a crudo è efficace contro i piccoli vermi intestinali dei bambini.

■        COSMETICO: in uso esterno ammorbidisce e rende più bella la pelle, combatte le irritazioni cutanee di tipo infiammatorio, cura foruncoli, ascessi, geloni, scottature, punture d’insetti e acne, stimola la crescita dei capelli.

 

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E CUCINA

La cipolla per il suo gusto particolare, facilmente riconoscibile (del resto come l’aglio, che appartiene alla stessa famiglia), aggiunge alle pietanze un aroma ed un sapore gradevole ed insostituibile. Viene utilizzata in cucina in moltissimi modi (è sicuramente tra gli aromi più adoperati al mondo) e funge sia da condimento che da alimento a sé stante. Infatti può servire come ingrediente per la preparazione di numerose pietanze (minestre, sughi, soffritti, carni, insalate, ecc.), ma anche da sola in molte ricette ormai diventate notissime come la zuppa di cipolle, le cipolle ripiene, la frittata di cipolla, gli anelli di cipolla fritti in pastella, le cipolle crude o lesse in insalata, le cipolline in agrodolce, la marmellata di cipolle che si va sempre più diffondendo. Per sfruttare però al meglio tutte le proprietà ed i benefici della cipolla, occorrerebbe mangiarla cruda: un ottimo modo per farlo è tagliarla a fettine e condirla con olio extravergine di oliva e limone.

In genere le cipolle rosse (in modo particolare la pregiatissima cipolla rossa di Tropea) sono più adatte per essere mangiate crude e per le insalate, sia per il loro gusto più dolce, che soprattutto per il maggior contenuto di flavonoidi che la cottura, specie se drastica, contribuisce a ridurre. Le cipolle bianche invece sarebbero più indicate per essere cotte.

Per le persone che soffrono di iperacidità, di gastrite o di ulcera gastroduodenale è preferibile che la cipolla venga mangiata cotta, in quanto la cottura la rende per tali soggetti più tollerabile.

Sarebbe opportuno accompagnare sempre i pranzi che fanno uso di molti grassi con contorni di cipolle (meglio se crude), le quali contrastano la trasformazione degli stessi in un aumento di colesterolo.

UN RIMEDIO NATURALE

□      Decotto di cipolla. E’ un  ottimo diuretico, utile anche nel caso di reumatismo e di dolore articolare. I gargarismi sono efficaci per faringiti e tonsilliti. Con l’aggiunta di miele diventa un valido espettorante. Sbucciare alcune cipolle (ossia togliere le tuniche esterne), affettarle e farle bollire per circa 15 min in una pentola d’acqua, lasciare intiepidire e filtrare. Berne tre tazze al giorno, possibilmente lontano dai pasti.

□      Cataplasma di cipolla: E’ utile per curare pelli secche e rovinate, ascessi, geloni, smagliature ed altro. Tritare una cipolla ed applicarla tramite una garza sulla parte interessata.

□      Succo di cipolla. E’ utilizzato nella cosmesi a mo’ di frizione per stimolare il bulbo pilifero e ritardare la caduta dei capelli. Strizzare pezzi di cipolla sbucciata con un telo fino a farne uscire la parte acquosa. Lo stesso risultato si ottiene adoperando una centrifuga. Utilizzare il succo appena fatto.

□      Vino di cipolla. Costituisce una bevanda indicata per coloro che soffrono di affezioni urinarie e di diabete. Tagliare a fettine 500 g di cipolle e metterle a macerare per 3 giorni in 1 litro di vino bianco, quindi filtrare. Berne 2 bicchierini al giorno lontano dai pasti.

CURIOSITA’

☺     L’odore caratteristico della cipolla, che si sprigiona quando viene tagliata, è dovuto all’abbondanza di composti contenenti zolfo, chiamati solfossidi, che si combinano con un enzima sprigionato dal taglio, chiamato alliinasi, per formare un composto aromatico (volatile) percepito dal nostro olfatto.

☺     Ma non solo. Quando affettiamo una cipolla cruda i nostri occhi lacrimano perché il composto aromatico di cui in precedenza, raggiungendo gli occhi si combina con il velo acquoso presente dando luogo alla formazione di acido solforico. L’occhio perciò si difende lacrimando, ma ciò fa aumentare la produzione di acido solforico in una sorta di reazione a catena. Si tratta comunque di un acido molto blando e quindi per niente dannoso. Per evitare l’inconveniente basta tagliare la cipolla sotto l’acqua corrente.

☺     Per eliminare l’alito sgradevole che può determinarsi dopo aver mangiato le cipolle crude, basta masticare del caffè in chicchi o in polvere oppure qualche chiodo di garofano. Nessun problema se vengono mangiate cotte.

☺     Per togliere dalle mani l’odore pungente delle cipolle basta strofinarle con del limone e lavarle con acqua fredda e non calda che altrimenti contribuirebbe a fissare l’odore.

☺     I vecchi orologi con catena, quelli da taschino, venivano chiamati “cipolle” per la loro struttura: infatti si aprivano proprio come i veli di una cipolla.

☺     Anche il modo di abbigliarsi indossando più indumenti sovrapposti viene detto “vestirsi a cipolla”, in quanto è fatto a strati e consente di potersi alleggerire, in caso di aumento delle temperature, o viceversa appesantirsi.

☺     Il succo di cipolla ridona brillantezza agli oggetti di cuoio. Le macchie di mosche dall’ottone possono essere eliminate passandoci sopra pezzi di cipolla.

La cipolla non è solo “la regina della cucina” ma un eccezionale rimedio naturale per il benessere, la bellezza e la salute. Verrebbe da dire: una cipolla al giorno …

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Solo per il viso

Contro l’acne

L’acne è una dermatosiCalendula - image  on https://rimediomeopatici.com che colpisce il viso, raramente il tronco. E’ caratterizzata dalla formazione di comedoni (piccole masse di sebo e cheratina all’interno dei follicoli, noti come punti neri se aperti o punti bianchi se chiusi), papule (piccole chiazze rosse rilevate), pustole (piccole protuberanze contenenti pus) che si formano allo sbocco delle ghiandole pilo-sebacee per ristagno della secrezione e che possono lasciare anche delle cicatrici. E’ un tipo di malattia della pelle molto comune nell’adolescenza e si ipotizza che possa essere provocata dall’aumento di ormoni, da predisposizione genetica e dallo stress.

I rimedi della nonna di seguito riportati esercitano un’azione depurativa, tonica, cicatrizzante e disinfettante.

Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, impacchi, cataplasmi, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.

 

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Agrimonia, prepararne l’infuso: 5 g di foglie e sommità fiorite entrambe sminuzzate in 200 ml di acqua bollente, lasciare in infusione 15 min, filtrare spremendo bene il residuo. Bere alla dose di 2 – 3 tazze al dì a digiuno. Inoltre effettuare impacchi o cataplasmi di foglie fresche appassite in acqua calda, due volte al dì. E’ tonico, decongestionante e cicatrizzante.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Bardana (o Lappa), prepararne un decotto: 50 g di foglie sminuzzate in 1 litro d’acqua, bollire 15 min, filtrare comprimendo bene la parte solida. Bere alla dose di una tazza al mattino e una tazza la sera a digiuno. Effettuare inoltre applicazioni locali con impacchi bagnando della garza nel decotto oppure direttamente con le foglie fresche, cotte in acqua. E’ depurativo e cicatrizzante.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Gramigna, preparare il decotto della radice sminuzzata: 5 g in 200 ml d’acqua, bollire per 3 – 4 min, filtrare spremendo bene il residuo. Bere alla dose di 1 tazza 2 – 3 volte al dì. Applicare inoltre cataplasmi con il filtrato oppure impacchi usando la stessa radice direttamente sulla pelle. E’ depurativo, emolliente, disinfettante e diuretico.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Nocciolo, prepararne il decotto: 5 g di foglie sminuzzate in 250 ml d’acqua, bollire per 15 min, filtrare comprimendo bene la parte solida. Berne una tazza 3 volte al dì. Effettuare inoltre impacchi locali imbevendo una garza con il decotto, oppure cataplasmi utilizzando il filtrato. E’ depurativo e cicatrizzante.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Noce: effettuare bagni e cataplasmi localmente sulle eruzioni, utilizzando il decotto di noce per i bagni ed il suo filtrato per i cataplasmi. Il decotto si prepara con 5 g di foglie sminuzzate in 250 ml d’acqua, bollire per 15 min, filtrare spremendo bene il residuo. Inoltre l’infuso di noce, assunto alla dose di 3 tazze al dì tutti i giorni, funziona da depurativo e cicatrizzante. L’infuso si prepara con 20 g di foglie sminuzzate in 1 litro di acqua bollente, lasciare in infusione 15 min, filtrare spremendo bene il residuo.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Trifoglio fibrino (o Menyanthes trifoliata o Trifoglione d’acqua), prepararne l’infuso: 5 g di foglie sminuzzate in 200 ml di acqua bollente, lasciare in infusione 15 min, filtrare spremendo bene il residuo. Assumere alla dose di 1 – 3 cucchiai al dì prima dei pasti. Effettuare inoltre impacchi bagnando nell’infuso. E’ un depurativo.

◊ Sono altrettanto utili: Aglio, Arnica, Betulla, Calendula, Camomilla, Centaurea minore, Crescione, Equiseto, Farfaro, Ginepro, Mirtillo, Piantaggine, Pino, Quercia, Pratolina, Sambuco, Saponaria, Tarassaco, Viola tricolore.

Tutte le piante utili per l’acne lo sono anche per tutti gli altri casi di eruzioni cutanee.

Contro le efelidi

Le efelidi sono macchie brune che compaiono in alcuni individui per accumulo di pigmento dopo esposizione al sole, soprattutto sul volto.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Arancia: il succo di arancia amara, cui aggiungere un po’ di sale, è utile per lavaggi della pelle del viso nei casi di lentiggini e di macchie scure. Da praticare spesso.

Calendula - image  on https://rimediomeopatici.com◊ Tarassaco (o Dente di leone): infuso dei fiori da applicare localmente a mo’ di impacchi. E’ un ottimo depurativo il decotto di radice e foglie (50 g in 1 litro d’acqua) da far bollire a lungo. Berne 2 – 3 tazze al dì. L’azione si migliora se si aggiungono cicoria, bardana, centaurea, saponaria. E’ utilissimo anche per le malattie eruttive della pelle. I fiori si consigliano contro le efelidi.

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Glossario F

NOTA: i termini con l’asterisco costituiscono altrettante voci del Glossario e quindi sono eventualmente consultabili nelle sottosezioni alfabeticamente corrispondenti.

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Faringe: tratto della gola* che va dalle cavità nasali all’esofago*.

Faringite: chiamata comunemente mal di gola è un’infiammazione* della faringe*, acuta o cronica. E’ causata nella maggioranza dei casi da virus*, meno da batteri* (il più comune è lo streptococco), ma anche da altri fattori come l’azione prolungata di sostanze irritanti (polvere, tabacco, alcool, ecc.).

Farmaco omeopatico: V. Rimedio omeopatico.

Febbre: innalzamento anomalo della temperatura corporea che di per sé non è una malattia ma una risposta ad una malattia, cioè è il sintomo di un’alterazione dei parametri fisiologici dell’organismo, dovuta nella maggioranza dei casi ad aggressioni di virus* e batteri*. La febbre diventa quindi la risposta del nostro sistema immunitario a tali aggressioni, cioè è il mezzo di difesa che l’organismo adotta per combattere l’infezione dei microbi.

Febbre adinamica: febbre caratterizzata da esaurimento delle forze.

Febbre da fieno: V. Rinite allergica.

Febbrifugo: V. Antipiretico.

Fenoli: sono composti aromatici aventi proprietà antisettiche e disinfettanti; sono molto presenti nelle piante.

Ferita: è un’interruzione di continuità della pelle* e/o delle altre strutture molli del corpo, di data recente, prodotta da un agente vulnerante. In relazione al percorso ed alla profondità, le ferite possono essere distinte in: superficiali, se interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo; profonde, se coinvolgono anche il muscolo e le strutture sottostanti; penetranti, se si aprono su una delle grandi cavità dell’organismo (cranio, torace, addome); interne, se riguardano organi interni. A seconda del mezzo vulnerante si possono distinguere in: ferite da taglio, ferite da punta, ferite lacere (dovute ad un’azione di strappamento o stiramento, oltre che di taglio), ferite contuse (ove l’azione vulnerante è quella di contusione* con la formazione di ecchimosi*), ferite lacero-contuse (tra le più ricorrenti), ferite da arma da fuoco ed altre. I fattori da controllare sono l’emorragia ed il rischio di infezioni. Le ferite hanno tendenza alla guarigione spontanea che avviene mediante la cicatrizzazione. I tempi e gli esiti della guarigione, sotto l’aspetto estetico e funzionale, sono legati all’entità ed alle tipologie summenzionate.

Ferro: (simbolo chimico Fe) è un oligoelemento* che si trova nei globuli rossi* ed è il pigmento rosso del sangue*. E’ indispensabile alla vita sia vegetale che animale. Serve per la sintesi dell’emoglobina* (proteina contenuta nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno alle cellule) e del collagene* (fibra strutturale contenuta nel tessuto connettivo*), per i processi di respirazione cellulare. La concentrazione di ferro nel sangue, chiamata sideremia, deve oscillare da 60 a 160 mg/dl per l’uomo e da 20 a 140 mg/dl per la donna. I vegetali lo traggono dal terreno, gli animali invece dai vegetali. Gi alimenti più ricchi di ferro sono carne, pesce, fagioli e ceci. La carenza di ferro determina astenia, affaticabilità e nei casi più gravi cefalea, palpitazioni cardiache, nevralgie, turbe vasomotorie, faciltà alle infezioni. Un deficit di ferro può essere causa di una forma di anemia* chiamata anemia sideropenica.

Fibrina: è una proteina filamentosa utilizzata nella coagulazione del sangue*, per la qual cosa costruisce una maglia, insieme alle piastrine*, sopra il luogo della ferita. Si forma anche nel corso dei processi infiammatori ove interviene per bloccare l’agente responsabile dell’infiammazione*. E’ presente nel sangue in una forma inattiva precorritrice, il fibrinogeno*, che è sintetizzato dal fegato.

Fibrinogeno: è una proteina solubile sintetizzata dal fegato, presente nel plasma* del sangue*, che nel processo di coagulazione viene convertita in fibrina*. Il livello normale è in media 225 mg/dl.

Fibrinolitico: anticoagulante del sangue*.

Fitoterapia: è la disciplina terapeutica con cui si utilizzano le piante* od estratti di esse per curare malattie o per mantenere lo stato di benessere. Essa ha origini antichissime ed è comune a tutte le culture e popolazioni; probabilmente è il primo esempio di terapia umana. Se ne trovano tracce, difatti, nelle antiche civiltà degli egizi, indù, greci, cinesi, romani. Il termine deriva dal greco phyton (pianta) e terapeia (cura). I farmaci adoperati in fitoterapia sono i preparati fitoterapici*, denominati anche rimedi o prodotti fitoterapici. Le piante sono le principali fornitrici di sostanze medicamentose, che contengono il cosiddetto principio attivo*, cioè che hanno la capacità di esercitare una ben specifica azione terapeutica, o come di solito avviene più di una. Per questo le piante utilizzate a scopi farmaceutici sono dette piante officinali*. I principi attivi (sostanze) contenuti sono molteplici, tra cui si citano fenoli*, polifenoli* (quali tannini* e flavonoidi*), glicosidi*, terpeni*, oli essenziali*, resine*, saponine*, alcaloidi*, alcamidi*, ecc. Anche le proprietà terapeutiche sono molteplici, tra cui si ricordano quelle ad azione antiossidante*, antinfiammatoria (V. Infiammazione), lassativa*, antimicrobica, antispastica*, depurativa*, diuretica*, ormone-regolatrice, di incidenza sul sistema nervoso centrale e periferico, ecc. ecc.

Flatulenza: è la miscela di gas intestinali rilasciata all’esterno attraverso l’ano, accompagnata solitamente da un suono caratteristico e da un odore sgradevole. Può essere la manifestazione tipica dell’aerofagia* oppure essere dovuta ad un aumento dei processi fermentativi o putrefattivi, che provocano un’eccessiva sintesi di gas a livello gastrointestinale, in conseguenza dell’assunzione di alcune tipologie di alimenti o di farmaci.

Flavoni: sono composti chimici di origine naturale appartenenti alla classe dei flavonoidi*. Sono ampiamente diffusi nel mondo vegetale ed in particolare in molte famiglie erbacee.

Flavonoidi: (o bioflavonoidi) appartengono alla famiglia dei polifenoli* (sostanze antiossidanti) e sono pigmenti vegetali di solito presenti nella pianta come glicosidi*; talvolta sono raggruppati con la denominazione di vitamina P.

Flebite: è un’infiammazione* che colpisce soprattutto le vene superficiali, in particolare delle gambe e più spesso quelle già in condizioni varicose (V. anche Vene varicose). Si parla di tromboflebite quando l’infiammazione è dovuta ad un coagulo di sangue* che ostruisce la vena.

Flogosi: V. Infiammazione.

Fluidificante: rende più liquide le secrezioni bronchiali, facilitando l’espettorazione.

Fluorico: V. Costituzione fluorica.

Follicolite: infezione del follicolo pilifero che si manifesta con papule rossastre senza pelo esterno; nella gran parte dei casi è dovuta al batterio* Staphylococcus aureus; la forma più lieve può essere dovuta ad una rasatura troppo profonda.

Foresta mediterranea: è la fitta vegetazione sempreverde* originaria delle terre costiere che si affacciano sul bacino del Mare Mediterraneo, costituita da alberi* secolari, poderosi, di alto fusto (fino a 30 m), tra cui in netta prevalenza il leccio (Quercus ilex). Lo sviluppo progressivo delle grandi civiltà antiche (fenici, greci, romani), specie lungo le coste e la conseguente intensificazione dei disboscamenti legati alle attività antropiche* (incendi intenzionali, consumo di legna per accendere i fuochi e per le costruzioni, necessità di ricavare pascoli e campi per l’agricoltura) comportano la graduale sostituzione della foresta con la macchia mediterranea*, cioè con una vegetazione più bassa e con minori esigenze.

Foruncolo: è una piodermite, cioè è un’infiammazione* suppurativa e necrotica di un apparato pilosebaceo, causata in genere dal batterio* stafilococco, che normalmente si trova sulla superficie della pelle*, quando penetra in un follicolo del pelo. Si manifesta come un rilievo arrossato e purulento della pelle, a volte doloroso. Quando perviene a maturazione si verifica la fuoriuscita del pus e quindi la guarigione. I foruncoli possono verificarsi in qualsiasi follicolo pilifero del corpo, ma più spesso interessano viso, collo, ascelle, glutei e cosce.

Foruncolosi: infezione cutanea da parte dello stafilococco aureus, consistente in una disseminazione di foruncoli. Le sedi più colpite sono collo, volto, braccia e natiche. E’ recidivante e spesso dovuta a reinfezione da un primo focolaio per mancanza di igiene.

Fosforico: V. Costituzione fosforica.

Fosforo: (simbolo chimico P) è un oligoelemento* molto utile ai muscoli ed alle ossa, alla funzionalità renale, al sistema nervoso ed ai processi metabolici. Fonti alimentari di fosforo sono cereali, verdure, latte, carni bovine, pesce pollami e legumi.

Fotosintesi clorofilliana: è il processo secondo il quale le piante* imprigionano la luce solare per mezzo della clorofilla* (pigmento verde) contenuta nelle foglie e contemporaneamente assorbono l’anidride carbonica attraverso le foglie (dagli stomi, organi situati prevalentemente nella pagina inferiore della foglia) e l’acqua attraverso le radici. La luce serve come fonte di energia per separare nelle molecole di acqua gli atomi di idrogeno da quelli di ossigeno. L’idrogeno reagisce chimicamente con l’anidride carbonica per formare gli zuccheri, necessari alla vita biologica delle piante. L’ossigeno viene liberato nell’atmosfera come prodotto di scarto (sempre attraverso gli stomi), che invece risulta indispensabile alla vita animale tramite la respirazione, la quale in effetti è il processo inverso a quello di fotosintesi clorofilliana.

Frutto: organo vegetale derivante dall’accrescimento e dalla trasformazione dell’ovario del fiore in genere dopo la fecondazione, con la funzione di proteggere i semi e contribuire alla loro dispersione nell’ambiente. Tale definizione è appropriata per i veri frutti, come ad es. la drupa*, la bacca*, l’achenio*, la cariosside*. Se invece a svilupparsi non è l’ovario ma altre parti del fiore (es. ricettacolo), si parla di falsi frutti. E’ il caso dei pomi, come la mela e la pera, in cui il vero frutto in realtà è quello chiamato comunemente torsolo. Nel frutto maturo la parete dell’ovario prende il nome di pericarpo* (è in effetti la parte esterna del frutto che avvolge e protegge i semi). Se il pericarpo è membranoso o coriaceo, povero di acqua e non molto sviluppato, si hanno i frutti secchi; viceversa se è più o meno succulento, costituito da tessuti molli ed acquosi, si hanno i frutti carnosi. Esempi di frutti secchi sono noci, nocciole, ghiande, ecc.; esempi di frutti carnosi sono la drupa (pesca, ciliegia, ecc.) e la bacca (pomodoro, cachi, banana, arancia, ecc.). Se il pericarpo giunto a maturità si apre spontaneamente liberando i semi, il frutto dicesi deiscente; viceversa se resta unito ai semi senza aprirsi, il frutto  dicesi indeiscente. Esempi di frutti secchi deiscenti sono i legumi; esempi di frutti secchi indeiscenti sono le cariossidi (es. frumento), le nocciole. Infine se il frutto deriva dalla maturazione di più ovari appartenenti allo stesso fiore, si parla di frutto composto; se invece deriva dalla trasformazione di più ovari appartenenti a fiori diversi molto ravvicinati, si parla di infruttescenza. Esempi di frutti composti sono mora, lampone, fragola, melograno, ecc.; esempi di infruttescenze sono ananas, fico, ecc.

Fruttosio: monosaccaride* (zucchero semplice formato da una sola molecola) che si trova nella frutta e nel miele. Essendo uno zucchero semplice è facilmente assimilabile e subito bruciato dall’organismo per il fabbisogno energetico. V. anche Zuccheri.

Funghi: (o miceti) sono organismi vegetali, microscopici o macroscopici, privi di clorofilla* che vivono come saprofiti (che si nutrono di materia organica in decomposizione),  o parassiti (che se immessi dall’esterno nell’organismo sottraggono nutrimento alle cellule, emettendo rifiuti tossici), o simbionti (che sono in grado di stabilire rapporti simbiotici con altri organismi in modo da ottenere reciproco vantaggio) di animali e vegetali. Possono essere unicellulari o pluricellulari. Si riproducono tramite spore, che possono essere asessuate o sessuate. Ai funghi asessuati appartengono i funghi imperfetti che costituiscono la maggior parte dei generi patogeni per l’uomo. Le micosi* ad es. sono infezioni della pelle dovute a funghi.

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