Esistono tre diversi metodi di prescrizione che fanno capo ad altrettante scuole omeopatiche, che sono la Unicista, la Pluralista e la Complessista.
L’omeopatia unicista (sviluppatasi soprattutto in Gran Bretagna), rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato “simillimum”. Questo rimedio è capace di coprire tutti i sintomi del paziente.
L’omeopatia pluralista (legata allo sviluppo della cosiddetta Scuola francese) prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra loro. Dei rimedi prescritti, generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo.
L’omeopatia complessista (adottata da alcune Scuole tedesche) prescrive più rimedi sinergici contemporaneamente, realizzando i cosiddetti “complessi”. I rimedi complessi sono di solito tutti sintomatici, cioè fatti per curare i sintomi e per questo più superficiali nella loro azione terapeutica.
Quando si utilizzano più rimedi, per evitare che le reazioni dell’organismo siano disarticolate e contraddittorie, bisogna stare attenti che i rimedi siano tutti sinergici, cioè che l’uno migliori o completi l’azione dell’altro. Indubbiamente la scuola unicista è quella che meglio interpreta lo spirito ed i principi fondamentali dell’omeopatia.

Ma, delle tre scuole omeopatiche, l’omeopatia unicista è anche quella più impegnativa.
E’ più impegnativa in quanto la sua applicazione richiede bravura, preparazione, esperienza, aggiornamento, capacità di una corretta anamnesi omeopatica del paziente ed un’ottima conoscenza della Materie Mediche e dei Repertori dei principali Autori.
Sono comunque tutte e tre dei metodi di prescrizione validi; la prevalenza dell’uso di uno su un altro dipende molto anche dalla formazione e dalle abitudini dell’omeopata. L’importante è che sia applicata correttamente la Legge di Similitudine, l’unica dalla quale non si può prescindere.
L’omeopatia non è rimasta ferma ai tempi di Hahnemann, ma si è aggiornata ed evoluta fino ai giorni nostri, sia introducendo nuovi rimedi omeopatici, nuove patogenesi, nuove costituzioni, nuove diatesi, ecc. e sia aprendosi ad altri bioterapici, in particolare ai gemmoterapici ed agli organoterapici, senza però mutare il suo principio terapeutico.
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