DESCRIZIONE
Il fosforo, simbolo chimico P, è un non-metallo abbastanza abbondante in natura (0,12% della crosta terrestre), dove però non si trova allo stato elementare ma sotto forma di fosfato (sale dell’acido fosforico), specialmente nella rocce sedimentarie “fosforiti” e nei minerali “apatiti”. Il fosforo elementare è molto reattivo e combinandosi con l’ossigeno emette una tenue luminescenza (da qui il suo nome, che in greco significa “portatore di luce”). Esistono tre forme allotropiche identificate dal loro colore: il fosforo bianco, che si ossida rapidamente assumendo una colorazione giallognola, brucia spontaneamente all’aria alla temperatura di circa 35°C circa, è estremamente velenoso ed è la forma più commercializzata per le sue proprietà chimiche; il fosforo rosso, che è la forma più stabile, non è infiammabile spontaneamente ma si incendia solo per impatto o sfregamento e perciò utilizzata per la fabbricazione dei fiammiferi, è privo di tossicità; il fosforo nero, che è simile alla grafite ed ha pochissime applicazioni. Il fosforo è insolubile in acqua, poco solubile in alcool ed il fosforo bianco è solubile in oli e grassi ed in altri solventi organici.
Il rimedio omeopatico Phosphorus si ottiene da una soluzione saturata in alcool puro di fosforo bianco e dalle successive diluizioni-dinamizzazioni in soluzione idroalcolica.
Il fosforo è uno degli elementi essenziali alla vita animale e vegetale, in quanto svolge numerose funzioni biologiche di fondamentale importanza. Nel corpo umano è presente in tutte le cellule, sia in forma inorganica che organica, in quantità di poco inferiore all’1%. Si trova nelle ossa e nei denti (80-85%%), nel tessuto muscolare (10%), nel cervello (1%), nel sangue (0,5%) e la restante parte negli altri tessuti. Nelle ossa e nei denti si trova come fosfato di calcio, che è il costituente essenziale della frazione minerale. Nel sangue è presente sotto forma di fosfato di sodio, il quale funziona come sistema tampone per concorrere a mantenere l’equilibrio acido-base dell’organismo. Nelle cellule il fosforo è il costituente di importantissime molecole, tra cui l’acido desossiribonucleico (DNA) che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, e l’adenosintrifosfato (ATP) che è la principale forma di accumulo di energia immediatamente disponibile per svolgere qualsiasi tipo di lavoro biologico. Il fosforo sotto forma di acido fosforico assume un ruolo basilare nel metabolismo intermedio di tutte le cellule. Inoltre, composti del fosforo assicurano la funzionalità renale e la trasmissione degli impulsi nervosi, stimolano le contrazioni muscolari, compresa quelle del muscolo cardiaco, sono i costituenti fondamentali di molti enzimi per la loro attivazione, tra cui le fosfatasi e regolano tanti altri importanti processi biochimici.
Raramente nell’organismo si verificano casi di carenza di fosforo, in quanto i fosfati si trovano in una grande varietà di alimenti, quali ad es. cereali, legumi, uova, carne, pesce. L’industria alimentare utilizza ampiamente i polifosfati come additivi (classificati con la sigla che va da E400 a E495), per migliorare l’aspetto e la consistenza di vari alimenti (formaggi fusi, carni in scatola, prosciutto cotto, salumi, insaccati, salse, budini, surimi, bastoncini di pesce, ecc.) e come addensanti per aumentarne la quantità di acqua trattenuta. Nei prodotti industriali di pasticceria vengono utilizzati come agenti lievitanti. Anche le bibite a base di cola hanno un contenuto di fosfati abbastanza alto.
Il fabbisogno di fosforo per il nostro organismo dipende dall’assunzione di calcio e, come per quest’ultimo, il suo assorbimento nell’intestino è regolato dalla vitamina D. Il rapporto ideale fosforo/calcio dovrebbe essere di circa 1:1. Negli adulti il fabbisogno di fosforo è tra 800 e 1000 mg/die. Una pur improbabile carenza di fosforo può determinare difficoltà nella crescita, disturbi ossei come l’osteoporosi, alterazioni della conduzione nervosa, stanchezza mentale e fisica. Un eventuale eccesso può determinare un sovraccarico della funzionalità renale.
Composti del fosforo, in forma di fosfati, trovano utilizzo in diverse applicazioni industriali, come nella produzione di fertilizzanti, di detergenti, di dentifrici, di fiammiferi, di fuochi d’artificio, in metallurgia, nei veleni per topi ed altro ancora.
Per ulteriori informazioni sul fosforo, consultare l’articolo “Fosforo: proprietà, benefici, usi” nella sezione del sito “Approfondimenti”.
CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO
Phosphorus è uno dei più importanti policresti dell’omeopatia. La sua costituzione è fosforica ed il temperamento è nervoso–sanguigno. E’ principalmente il rimedio delle patologie acute e croniche dei parenchimi nobili, come cuore, fegato, rene, degli stati emorragici, delle affezioni polmonari, delle nevrastenie, delle nevriti, in particolare di quella ottica, delle alterazioni scheletriche e dentarie, in particolare del rachitismo.
Tre sono le metafore che si possono applicare al rimedio e che ci aiutano meglio a comprendere ed a memorizzare le sue principali caratteristiche, sia fisiologiche che psicologiche.
I) Phosphorus è il fiammifero dell’omeopatia. II) Phosphorus è il Paperino dell’omeopatia. III) Phosphorus è il combustibile utilizzato dall’organismo.
I) L’idea del fiammifero ci ricorda innanzitutto la struttura fisica di Phosphorus che è quella di una persona magra, slanciata, dal corpo esile, cioè, come già accennato, di costituzione fosforica. Ha il volto allungato, le occhiaie, gli zigomi ben pronunciati e le bozze frontali, un colorito giallastro, è anemico, ha le costole e le scapole ben evidenti, un torace poco sviluppato ed arti esili. E’ come si suol dire “tutto pelle ed ossa”. Ma come il fiammifero che fa una bella fiammata e poi piano piano si spegne ripiegandosi su se stesso, così il tipo Phosphorus “si accende” per un nonnulla, non solo dal punto di vista psichico ed emotivo ma anche dal punto di vista fisico, per cui tutti i suoi sintomi patologici sono connotati da ripetuti cicli di esasperazioni, violente ed improvvise, seguite da rapide attenuazioni, astenia e prostrazione. Il fiammifero ci ricorda anche che in Phosphorus tutto brucia e cioè che ogni sua manifestazione è accompagnata da bruciore. Un sintomo caratteristico è il bruciore ai palmi delle mani che il soggetto immerge in acqua fredda per trovare beneficio. Anche i piedi bruciano a tal punto che egli, di notte, preferisce tenerli fuori dalle coperte.
II) L’idea di Paperino, il noto e amato personaggio dei cartoni animati di Walt Disney, richiama l’atteggiamento del tipo stanco, prostrato, astenico, apatico, svogliato, sempre assonnato, refrattario al lavoro. Ha paure ed ansie, è timoroso e si spaventa facilmente. Preferisce il “dolce far niente, guai però a disturbarlo, allora diventa estremamente reattivo. E’ stanco ma anche ipereccitabile, ipersensibile e ciò riguarda tutte le sue facoltà, mentali, sensitive, sensoriali e motorie. E’ pertanto un soggetto emotivamente instabile: alterna periodi in cui ha “voglia di fare”, ove è generoso ed anche passionale, a periodi di depressione, di debolezza e di svogliatezza.
Quanto sopra ci aiuta a ricordare la costituzione fosforica ed il temperamento nervoso-sanguigno del rimedio.
III) L’idea del combustibile richiama il concetto che il rimedio, così come il fosforo da cui prende origine, rappresenta l’energia chimica che il nostro organismo sa utilizzare per svolgere le proprie funzioni vitali (ricordiamoci l’ATP del paragrafo precedente), ha influenza su numerosissimi processi biologici e quindi la sua sfera d’azione è estremamente generale, Il rimedio pertanto è utile nei casi di disfunzioni e/o di degenerazione cellulare a livello di tutti gli organi e/o di tutti gli apparati, assumendo un’importanza fondamentale per l’organismo proprio come lo può essere un combustibile per produrre energia. Ciò fa comprendere perché Phosphorus è un policresto di prim’ordine.
Il rimedio agisce a livello del sistema nervoso, dei nervi e principalmente del nervo ottico, delle ossa, dei denti, del sangue, delle mucose, e, secondariamente come già detto, a livello di tutti i principali organi ed apparati.
Il tessuto più ricco di fosforo è quello nervoso (fosfolipidi e lecitine fosforate), ciò spiega l’importanza dei sintomi nervosi contenuti nella patogenesi del rimedio.
Il fosforo è presente nelle ossa e nei denti sotto forma di fosfato di calcio, con una fondamentale funzione plastica e ciò spiega l’azione importante che il rimedio esercita su tali strutture ed anche perché Phosphorus è uno dei principali rimedi omeopatici contro il rachitismo.
Il sangue contiene fosforo e ciò fa capire perché, sempre in osservanza della legge dei simili, il Phosphorus omeopatico è il rimedio degli stati emorragici, per cui le sue manifestazioni patologiche possono essere accompagnate da emorragie di ogni specie: nasali, gengivali, oculari, polmonari, gastriche, intestinali, vescicali, uterine, ecc. Inoltre incide sull’equilibrio acido-base del sangue ed ha effetti sulla coagulazione.
Il fatto che il fosforo sia presente nei globuli rossi, i quali hanno una grande affinità per l’ossigeno che gli stessi legano a livello dei polmoni, spiega invece l’influenza che il rimedio ha anche sull’apparato respiratorio.
Questa particolare affinità per l’apparato respiratorio e l’azione benefica nei casi di emottisi, rendono Phosphorus il rimedio per il tubercolinismo. Tuttavia esso non viene di solito utilizzato in soggetti che hanno avuto lesioni polmonari di natura tubercolare per non incorrere nel rischio di un’evoluzione grave della malattia con la riapertura di ferite non ancora ben cicatrizzate, qualora si venisse a determinare la condizione di un aggravamento omeopatico. In questo caso Phosphorus viene utilizzato come rimedio di terreno in una sola dose.
Agisce sui muscoli e sul cuore perché i composti del fosforo stimolano ogni contrazione muscolare. Secondo alcuni Autori Phosphorus è il “Re dei rimedi cardiaci”, proprio perché molto utile per tutte le patologie infiammatorie e degenerative del cuore.
Agisce sugli apparati urogenitale e gastroenterico, in modo particolare sul funzionamento dei reni che sono organi filtro deputati all’eliminazione, così come lo è l’intestino.
Nel fegato avviene il metabolismo del glucosio con una reazione di fosforilazione, inoltre l’ingestione di dosi massicce di fosforo provoca, tra le altre cose, intossicazione e gravi lesioni al fegato: ciò spiega l’affinità che il rimedio ha per le patologie del fegato sia strutturali che funzionali.
Il soggetto Phosphorus ha quindi una tendenza verso il diabete e la tubercolosi, nel senso che ha generalmente una particolare predisposizione alle malattie epatiche ed a quelle polmonari. Altra nota caratteristica è che suda solo sulla testa ed al palmo delle mani, prova una sete intensa di acqua o bevande fredde ed a volte una fame vorace, però si sazia subito. Tra i soggetti che beneficiano di più del rimedio troviamo gli adolescenti cresciuti troppo in fretta, gli anziani oltre che gli adulti, gli artisti ed i mistici.
Il rimedio ha una certa predisposizione alla lateralità destra, possiede un aggravamento al crepuscolo, la sera, con il cambiamento del tempo ed in particolare con il temporale, al freddo, in una camera calda, con le emozioni, con lo sforzo fisico. Migliora con le applicazioni fredde, dopo il riposo e dopo il sonno (tranne che per la cefalea e la gastralgia). Poiché tutte le funzioni vitali avvengono con dispendio di energia, che durante il giorno si consuma e durante la notte si accumula, Phosphorus presenta un miglioramento al mattino ed un peggioramento invece la sera.
I suoi principali complementari sono: Allium cepa, Arsenicum album, Carbo vegetabilis, China, Ipeca, Lycopodium, Sanguinaria, Silicea.
I suoi principali antidoti (ma che ne aiutano l’azione) sono: Calcarea carbonica, Camphora, Mezereum, Nux vomica, Sepia.
I suoi incompatibili sono: Apis, Causticum.
USO DEL RIMEDIO
Il rimedio omeopatico Phosphorus si usa nei seguenti principali casi, quando i sintomi corrispondono e si associano alle caratteristiche del rimedio descritte in precedenza.
1) SISTEMA NERVOSO. Debolezza nervosa che rende difficoltoso il lavoro cerebrale; tale debolezza ha come conseguenza i disturbi ad organi ed apparati di cui ai successivi punti. Debolezza irritabile che conferisce al soggetto instabilità emotiva e di umore; egli ha momenti brevi di eccitazione cui segue rapidamente la depressione. Astenia con irritabilità, ipersensibilità, senso di oppressione, ansia, fobie, paura delle malattie, angoscia, incapacità di pensare, repulsione verso qualsiasi tipo di attività sia fisica che mentale. Lo stato fisico e mentale subisce un aggravamento con le emozioni (si acuiscono in particolare i bruciori e le palpitazioni), con il temporale, con lo sforzo fisico e la sera. Disturbi del sonno; sonno difficile e non riposante. Tremori. Epilessia. Smemoratezza. Demenza. Condizioni di stress dovute a mancanza di forza fisica e mentale. Postumi del rammollimento cerebrale, sclerosi a placche. Forti nevralgie con sensazione di bruciore, che possono interessare il trigemino, gli occhi, le mascelle, i denti, le tempie, ecc. Polinevriti. Nevriti degenerative o sifilitiche.
2) TESTA. Cefalea pulsante con sensazione di bruciore, con congestione al volto (rosso come la capocchia di un fiammifero), con testa calda, preceduta o accompagnata da senso di fame e spesso da diminuzione delle urine, che peggiora con la luce, con il movimento e con il calore. Cefalea degli studenti che a fine giornata sentono la testa “fondere”. Vertigini degli anziani avvertite all’atto di alzarsi dal letto o da una sedia, talvolta accompagnate da senso di nausea: in questi casi spesso Phosphorus è associato ad altri rimedi quali ad esempio Conium o Baryta carbonica. Cuoio capelluto con forfora grassa (forfora che si stacca e cade a pioggia in grosse falde). Alopecia areata.
3) OCCHI. Oftalmie brucianti con macchie davanti agli occhi. Dolori agli occhi. Gonfiore delle palpebre. Orzaiolo. Emorragie retiniche. Atrofia del nervo ottico. Cataratta. Visione errata dei colori. Alone verdastro intorno a fonti luminose. Occhio pigro. Occhi che si stancano facilmente durante la lettura.
4) DENTI. Odontalgia di tutti i tipi. Gengive che sanguinano facilmente. Parodontite.
5) BOCCA. Escoriazione delle bocca. Lingua gonfia, secca, patinata e/o con articolazione difficile.
6) APPARATO RESPIRATORIO. Tutti i tipi di affezioni respiratorie. Raucedine o afonia degli oratori che compare o peggiora la sera, al termine della giornata (contrariamente a quella di Causticum che invece è più intensa la mattina), al risveglio. Faringite. Laringite sia acuta che cronica con dispnea ed escreato aderente, vischioso e striato di sangue, con senso di oppressione al petto e con bruciore. Tonsille e ugola molto gonfie. Tosse secca spasmodica e bruciante oppure produttiva, che peggiora respirando aria fresca. Bronchite con sensazione di bruciore al rachide e tra le scapole. Tabagismo. Emottisi. Irritazione e solletico a livello della trachea. Catarro cronico con emissione di muco striato di sangue.
7) APPARATO CARDIOVASCOLARE. Tachicardia con ansia che peggiora la sera, la notte, dopo un pasto o in seguito ad un’emozione, con sensazione di pressione, pesantezza, calore e bruciore. Arteriosclerosi. Ipertensione a causa di eretismo cardiaco; ipotensione per insufficienza cardiaca. Per tutte le patologie infiammatorie del cuore. Anemia. Emorragie di sangue rosso vivo. Epistassi (fuoriuscita di sangue dal naso). Ecchimosi. Malattie dove è presente un’alterazione della coagulabilità del sangue. Gonfiore della milza.
8) APPARATO DIGERENTE. Ulcera gastrica o gastroduodenale con tendenza emorragica. Reflusso gastroesofageo. Pirosi. Gastrite. Nausea in gravidanza che compare alla vista dell’acqua. Meteorismo. Le patologie gastriche si accompagnano a sintomi quali sensazione di vuoto allo stomaco e senso di fame anche dopo aver mangiato; il soggetto mangia con voracità ma si sazia subito, ha sete intensa di acqua fredda che però viene vomitata allorché diventa calda nello stomaco, ha avversione per le bevande calde. Diarrea o stipsi caratterizzata da feci lunghe, sottili e bianche. Fitte e prurito anale. Congestione del fegato. Ittero. Steatosi (degenerazione grassa del fegato). Gonfiore epatico. Atrofia del fegato. Transaminasi alte. Insufficienza pancreatica. Pancreatite (infiammazione del pancreas). Colecistite (infiammazione della colecisti). Diabete.
9) APPARATO URINARIO. Insufficienza renale. Nefrite con uremia, proteinuria, albuminuria, ematuria. Urine torbide e sedimentose. Stenosi dell’uretra. Pollachiuria. Infezioni delle vie urinarie.
10) APPARATO GENITALE MASCHILE. Perdite seminali, spossanti, involontarie, causate da eccitazione eccessiva cui segue la prostrazione. Eiaculazione precoce. Erezioni dolorose o impotenza.
11) APPARATO GENITALE FEMMINILE. Ipermenorrea con menorragia o con mestruazioni in anticipo, di sangue rosso vivo, con dismenorrea, ansia e depressione nervosa. Disturbi premestruali. Disturbi legati alla lattazione. Ninfomania.
12) APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO. Torace stretto con dolore osteoarticolare diffuso e bruciante e dorsalgia. In tutti i casi in cui occorre una riparazione dell’osso, una mineralizzazione, come ad esempio nelle fratture. Curvatura della colonna vertebrale. Rachitismo. Mineralizzazione insufficiente delle ossa (osteomalacia). Necrosi ossea specie della mandibola, per la quale Phosphorus ha una particolare affinità. Sensibilità alla pressione dei processi spinosi vertebrali ed intensa sensazione di calore alla schiena. Bruciore ai palmi delle mani tale da mettere le mani in acqua fredda per trovare beneficio ed ai piedi tanto da tenerli fuori dalle coperte del letto. Patereccio (processo infiammatorio e suppurativo delle estremità delle dita). Atrofia muscolare con conseguente debolezza muscolare.
13) PELLE. Bruciore della pelle. Piccole ferite che sanguinano facilmente. Perdita di elasticità della pelle. Ecchimosi. Foruncoli. Efelidi (soprattutto sul naso). Impetigine. Sudorazione diffusa al minimo esercizio. Geloni alle dita delle mani e dei piedi. Calli ai piedi, a volte molto dolorosi.
DOSI
In tutti i casi diluizione 5CH, 3 granuli 3-6 volte al dì.
Se utilizzato come rimedio di terreno o per curare nel profondo gli stati cronici, può essere prescritto a diluizioni più alte secondo il parere del medico.
(*) V. Note esplicative
Patrizia dice
gentile dottoressa, vorrei sapere se l’omeopatia può essermi di aiuto per curare un fibroma all’utero.
Grazie
Patrizia
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Patrizia, solo in casi eccezionali l’Omeopatia riesce a far regredire un fibroma uterino, piuttosto riesce a fermarne l’evoluzione e ad eliminare gli inconvenienti che ne derivano (emorragie in particolare). I rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati sono Silicea, Thuya, Calcarea fluorica, Lachesis, Sepia, Aurum muriaticum natronatum, Conium maculatum, Lapis albus, cui a volte si associano organoterapici come Follicolinum e Utero. Com’è noto, nel rispetto della legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio più adatto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella del paziente. Molto sinteticamente: Silicea si adopera soprattutto se il flusso mestruale è abbondante e accompagnato da sensazione di freddo, l’utero è aumentato di volume e duro; Thuya se vi è la sensazione di avere qualcosa di vivo nel ventre; Calcarea fluorica se vi sono dolori addominali e/o mammelle dolenti prima delle mestruazioni e vi è miglioramento con l’acqua fredda e l’aria fresca; Lachesis se i cicli abbondanti migliorano i sintomi e la paziente è logorroica e intollerante ai vestiti stretti; Sepia se l’utero è gonfio, le mestruazioni possono essere brevi e in ritardo, la ptosi uterina provoca un marcato “bearing-down” che a volte è responsabile di una lombo-sciatalgia ostinata; Aurum muriaticum natronatum se l’utero è indurito, a volte solo in una parte, le ovaie possono essere ingrossate e vi è un generale miglioramento con il tempo freddo-umido; Conium maculatum se vi sono fitte o crampi dolorosi all’addome e senso di bearing-down, specialmente durante le mestruazioni; Lapis albus se vi sono dolori, fitte e bruciori all’utero ed a volte mestruazioni dolorose. È consigliabile un’alimentazione sana ed equilibrata, con poco o senza sale, non irritante e ricca di vitamine, in particolare vitamine A, B1 e C, come pure controllare il funzionamento dell’intestino ed evitare gli esercizi fisici violenti. Il consiglio comunque è di non fare da sola ma di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita medica omeopatica sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Gianni dice
Gent. le dr.ssa Rita, le Sue risposte valgono più di una visita omeopatica, con cosa posso ricambiare?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, mi ha già ricambiato con questo bel complimento. Grazie. Cordiali saluti.
Gianni dice
Gentile dr.ssa Rita della Volpe, faccio seguito alla sua chiara risposta dell’8 luglio 2015 per chiederle ancora
un consiglio:
Per disturbi di stress, difficoltà di concentrazione, affaticamento intellettivo, debolezza psichica, nervoso, secondo lei è più indicato assumere Kalium Phosphoricum (fosfato di potassio, sali di Schussler) oppure Acidum Phosphoricum (derivato dal fosfato tricalcico con l’acido solforico, omeopatia Hahnemann ?.
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, come rilevabile dalle note descrittive dell’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”, che l’ho invitata a consultare in occasione di una risposta precedente, i due rimedi omeopatici sono molto simili ma presentano comunque delle differenze che, ovviamente, risultano determinanti ai fini della individuazione del rimedio adatto. Kalium phosphoricum è il rimedio dell’esaurimento nervoso conseguente ad un sovraffaticamento intellettuale, ove predomina lo stato depressivo. Con la dizione “esaurimento nervoso” si intende una condizione clinica che ha molti sintomi della depressione, che rimane il disturbo prevalente, ma anche alcuni sintomi dei disturbi d’ansia. Phosphoricum acidum è il rimedio della depressione nervosa conseguente ad un sovraffaticamento intellettuale, ma anche a prolungate preoccupazioni o dispiaceri, ove predomina l’apatia, il disinteresse per tutto. Altra differenza è che Kalium phosphoricum migliora con un moderato esercizio fisico e si aggrava con il riposo, mentre Phosphoricum acidum migliora con un breve sonno e si aggrava con l’esercizio fisico. Entrambi i rimedi manifestano una stanchezza psichica con gli inevitabili riflessi negativi sulla concentrazione, sulla memoria, ecc., ma in Phosphoricum acidum è maggiormente accentuata la difficoltà di comprensione, di pensiero e di espressione. Cordiali saluti.
mari dice
Buongiorno Dottoressa
sto assumendo aphis mercurio wala per una forte orticaria,
di recente la mia dottoressa mi ha prescritto phosphours fiale potenziate,
ho letto che sono incompatibili
possono assumere tranquillamente
grazie infinite
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Mari, Apis/Belladonna cum Mercurio è un rimedio complesso omotossicologico, ossia è un rimedio dell’Omotossicologia, che è una medicina che si ispira all’Omeopatia ma con orientamenti terapeutici differenti. Tale complesso è una formulazione composta dai rimedi omeopatici unitari Apis, Belladonna e Mercurius, in diverse diluizioni decimali e troverebbe indicazione in caso di infiammazioni localmente circoscritte, anche con suppurazioni che tendono a formare ascessi, quali ad esempio tonsillite, ascesso tonsillare, difterite, angina tonsillare, infiammazioni della mucosa della bocca (stomatite), eruzioni cutanee suppuranti (piodermite), foruncolosi, ascessi. Non sembrerebbe quindi particolarmente indicato per l’orticaria. Il risultato terapeutico di un complesso non è la somma dei singoli componenti, ma è qualcosa di diverso, sicuramente superiore alla somma, che produce un particolare effetto globale dovuto all’opportuna combinazione degli stessi componenti, per sinergismo, complementarietà e completezza d’azione. Il comportamento terapeutico del singolo componente è quindi differente da quello che esso tiene normalmente quando agisce da solo. Pertanto l’Apis all’interno del complesso andrebbe valutato in maniera diversa dall’Apis unitario. Ciò nonostante, è preferibile evitare l’assunzione congiunta di un rimedio complesso con un rimedio omeopatico unitario, quando quest’ultimo risulta essere incompatibile con uno dei suoi componenti. Sarebbe comunque opportuno parlarne con la dottoressa. Cordiali saluti.
giuseppe dice
salve
ho letto nelle caratteristiche del Phosphorus che può essere utile agli occhi.
lavoro per 8/9 ore al videoterminale e ci sono molti giorni in cui arrivo a casa con gli occhi doloranti ed irritati. mi capita spesso di vedere degli aloni che scompaiono dopo che apro/chiudo le palpebre molte volte. soffro anche di occhio pigro e sono miope (5,75 diottrie).
un medico omeopata ha consigliato a mia moglie (per altre motivazioni) il phosphorus 12ch in granuli. potrei utilizzarlo anche io per aiutare gli occhi??
con che posologia?
grazie
saluti
giuseppe
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Giuseppe, se lei si riconosce nelle caratteristiche generali di Phosphorus, ampiamente rilevabili dal presente articolo, allora il rimedio può considerarsi adatto. Ciò, com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia fonda il suo principio terapeutico. Infatti Phosphorus, laddove esiste la suddetta somiglianza, riferita agli aspetti essenziali delle caratteristiche ed alla sintomatologia, è un rimedio omeopatico adatto a trattare le oftalmie, ossia le infiammazioni degli occhi di vario tipo con dolori pressanti e urenti, la stanchezza degli occhi, i vari disturbi della vista come gli aloni, la miopia ed altro. Sempre a titolo informativo, altri rimedi omeopatici potenzialmente idonei per le oftalmie sono Aconitum napellus, Aethiops antimonialis, Ammonium bromatum, Apis, Aurum iodatum, Belladonna, Conium maculatum, Euphrasia, Kali bichromicum, Lachesis, Mercurius, Silicea, ecc. Per quel che concerne la diluizione e la posologia, anche queste sono personali, non generalizzabili, in quanto legate alle peculiarità individuali del paziente, in particolare alla reattività e sensibilità del singolo organismo allo stimolo del rimedio omeopatico, al livello d’intervento terapeutico necessario, nonché al grado di somiglianza rimedio-paziente. Per un’azione prevalentemente sintomatica, come primo approccio e nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata, generalmente ci si orienta verso le basse diluizioni (quelle ad es. fino a 7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose più volte al dì, lontano dai pasti, salvo diversa prescrizione medica. Per quanto riguarda la Fitoterapia, diversi preparati utili sono riportati nell’articolo “Vediamoci chiaro” della sezione del sito “Rimedi della nonna”. Il consiglio comunque, come già accennato, è di rivolgersi ad un medico omeopata che saprà prescrivere la terapia più appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Gianni dice
Buonasera Dr.ssa Rita della Volpe, le chiedo con franchezza, dato che lei trasuda di esperienza
in questo campo, quale rimedio omeopatico è più indicato per l’ipertrofia prostatica benigna,
tra Phosphorus e Arsenicum Album.
Ringrazio anticipatamente, cordiali saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, probabilmente nessuno dei due. I rimedi omeopatici potenzialmente utili a trattare l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) sono Argentum nitricum, Chimaphila umbellata, Conium maculatum, Digitalis, Ferrum picricum, Medorrhinum, Pareira brava, Sabal serrulata, Staphysagria, Thuya ed altri. Sempre relativamente all’apparato genitale maschile, Phosphorus è più che altro indicato per le polluzioni, che, com’è noto, sono le emissioni involontarie e incontrollate di liquido seminale non generate da alcuna apprezzabile stimolazione fisica sessuale (infatti si parla più spesso di polluzioni notturne) e per l’eiaculazione precoce, che invece si verifica a seguito di stimolazione o eccitazione sessuale anche minima o comunque molto prima di quanto il soggetto desidererebbe. Arsenicum album è indicato per la prostatorrea, che è la fuoriuscita di liquido prostatico dall’uretra senza eiaculazione (ad es. per sforzi durante la defecazione o per una patologia della prostata) e per le polluzioni notturne. Ovviamente, come lei sa, nel rispetto della Legge di Similitudine, un rimedio omeopatico per essere curativo deve assomigliare al paziente, nelle caratteristiche e nella sintomatologia, sia a livello fisico che psichico, altrimenti gli effetti terapeutici non saranno quelli auspicati. Cordiali saluti.
Fernanda dice
Buongiorno dr.ssa Rita Della Volpe
le volevamo chiedere consiglio a proposito del rimedio omeopatico phosphorus d 15 che vogliamo provare per la ns bimba di 4 anni in quanto l’omeopata ha riconosciuto in lei una costituzione fosforica.
A causa della diluizione le farmacie non hanno potuto reperire il rimedio (dicono non + in produzione) ma, on-line tramite sito di una farmacia tedesca abbiamo ordinato il phosphorus d 15 della ditta dhu in globuli.
il ns problema e’ che non sappiamo il dosaggio corrispondente ai 3 granuli che ci erano stati assegnati dall’omeopata che ora e’ in vacanza.
Lei ci potrebbe illuminare?
La ringraziamo anticipatamente.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Fernanda, in Omeopatia è molto più importante la distanza tra le assunzioni piuttosto che la quantità della singola dose. Il rimedio omeopatico deve poter veicolare uno stimolo per l’organismo, una sorta di segnale o di messaggio, cioè una bio-informazione, la quale è meno legata alla quantità del prodotto (ovviamente deve superare una quantità minima) ed è maggiormente legata alla ripetizione delle somministrazioni, una volta individuata la diluizione del rimedio. Giusto per farla orientare occorre tenere presente che i globuli sono mediamente 10 volte più piccoli dei granuli (quindi a un granulo corrisponderebbero 10 globuli), però i globuli posseggono un maggiore effetto di superficie e quindi una migliore risposta diluizione/dose/effetto, per cui quantitativamente ci si potrebbe mantenere leggermente al di sotto. Appena le è possibile chieda conferma all’omeopata. Cordiali saluti.
Gianni dice
Complimenti dr.ssa Rita della Volpe, da profano quale sono posso dire che Lei dimostra una
elevata professionalità per la specificità e per le distinzioni che usa nel suo esercizio per descrivere le metodiche omeopatiche differenti tra loro, per l’interesse della salute della persona e non di
qualcuno.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, grazie per gli apprezzamenti. Cordiali saluti.
Gianni dice
Gentile dr.ssa Rita, comprendo che in certe sue risposte deve essere un po generica per il fatto che non tutti possono ottenere buoni risultati con un’unica diluizione anche se io li ho ottenuti solo con basse diluizioni. Ho provato anche le alte come la 30 CH ma sono dovuto tornare alle basse diluizioni che però devo assumere quotidianamente, da alcuni anni. Da profano quale sono per me è semplice dedurre che l’efficacia della sostanza di origine cura se si evidenzia l’esistenza di molecole. Dunque Gentile dr.ssa, se io curo i disturbi del sistema nervoso con “Phosphorus” perchè al mio fisico mancano delle sostanze, Le chiedo perchè non dovrebbe essere più efficace e risolutiva la cura, ad esempio, assumendo il Sale Kalium Phosphoricum, o Calcium Phosphoricum, dove sicuramente vengono aggiunte le sostanze deficitarie?
Grazie e cordiali saluti.
Gianni.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, credo di avere già dato risposta alle sue considerazioni e le ho anche detto che i rimedi omeopatici ed i sali di Schussler possono essere associati, anche se, com’è noto, appartengono a due metodiche terapeutiche differenti. I rimedi omeopatici traggono il loro principio terapeutico dalla “legge di similitudine”, in base alla quale sono in grado di curare la sintomatologia (o quadro clinico) del paziente simile a quella contenuta nella patogenesi del rimedio, al di là della diluizione. La loro azione terapeutica consiste nello stimolare ed incanalare correttamente la capacità propria di guarigione dell’organismo, andando a ripristinare l’efficienza e la funzionalità dei sistemi di difesa e di regolazione generale dell’organismo (essenzialmente il sistema immunitario, il sistema endocrino ed il sistema nervoso). I sali di Schussler, che sono in preparazione omeopatica (con diluizione D6 o D12), traggono il loro principio terapeutico dall’ipotesi che i tessuti si ammalano perché le cellule non contengono più le sostanze minerali (sali) nelle quantità necessarie alla buona salute. Impiegano la diluizione omeopatica per entrare più facilmente in circolo ed arrivare direttamente, attraversando la membrana cellulare, a portare l’informazione del sale carente, che poi l’organismo assorbirebbe meglio dagli alimenti Altra differenza è che i rimedi omeopatici sono classificati come farmaci, invece i sali di Schussler sono classificati come integratori alimentari. Tra l’altro il sale di Schussler Kalium phosphoricum (fosfato di potassio) è essenzialmente impiegato in caso di nervosismo, esaurimento sia fisico che psichico, stati depressivi, oltre che nelle malattie infettive con febbre alta. Phosphorus omeopatico ha una patogenesi molto più ricca e quindi ha molteplici indicazioni terapeutiche, come si può rilevare dal presente articolo. Ma ripeto non è vietato associarli. Cordiali saluti.
Gianni dice
Gentile dr.ssa, si legge spesso nelle sue risposte che con l’omeopatia unicista non si introducono
sostanze nell’organismo. A me sembra che in omeopatia il calcolo con il numero di Avogadro ha definito che fino alla 12° diluizione si riscontra l’esistenza di particelle nel rimedio omeopatico
per cui io propendo più per la cura con basse diluizioni visto che ho ottenuto dei buoni risultati per i miei disturbi fisici in generale, con questo intendo chiederle se possono coesistere e rafforzare l’effetto benefico, assumendo nella stessa giornata, due terapie diverse per curare lo stesso disturbo, ad esempio: Kalium phosphoricum D6 o D12 sali di Schuessler e Acidum Phosphoricum oppure Phosphorus di Hahnemann.
Grazie molte per la risposta.
Cordiali saluti.
Gianni
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, nelle risposte ho sempre inteso dire che i rimedi omeopatici non introducono sostanze a livello ponderale ma solo a livello infinitesimale, a causa della loro diluizione molto spinta. Ciò vale a dire che nel rimedio omeopatico la sostanza di origine è presente in quantità insignificante, anzi, come riportato anche in diverse pagine del sito, al di sopra della 12CH, ove si supera il numero di Avogadro, le preparazioni omeopatiche non contengono alcuna molecola della sostanza di origine. La medicina omeopatica pertanto non si affida alla chimica ma piuttosto alla fisica ed alla bio-cibernetica, in quanto ciascun rimedio omeopatico veicola una ben precisa bio-informazione che è proprio quella necessaria ai sistemi di difesa e di regolazione dell’organismo per agire e quindi per portare alla guarigione. Se lei ottiene dei buoni risultati con le basse diluizioni, che dal punto di vista terapeutico restano delle diluizioni validissime, è perché evidentemente esse sono in grado di sintonizzarsi bene sulla reattività del suo organismo per la tipologia delle patologie che sta curando e per il livello di azione terapeutica necessario. D’altro canto bisogna anche osservare, al di là delle tante regole enunciate, che la modalità di prescrizione delle diluizioni omeopatiche è diventata una sorta di scuola di pensiero, legata alla formazione, all’esperienza e alle abitudini del medico omeopata. Certi omeopati qualificati sono dei “bassi diluizionisti”, mentre altri non meno qualificati sono quasi esclusivamente degli “alti diluizionisti”. Poi ci sono gli omeopati altrettanto bravi che adoperano tutte le diluizioni, individuando caso per caso quelle più attive per il paziente. L’unica regola fondamentale irrinunciabile, valida sempre e per tutti, consiste nella corretta applicazione della “legge di similitudine”, su cui l’omeopatia, com’è noto, fonda il suo principio terapeutico. Venendo all’ultima parte del suo commento, sappia che i rimedi omeopatici ed i sali di Schussler hanno in genere una buon grado di convivenza. Cordiali saluti.