I rimedi omeopatici (o anche farmaci omeopatici o prodotti omeopatici) sono i farmaci adoperati nelle cure omeopatiche che agiscono secondo la legge “SIMILIA SIMILIBUS CURANTUR”, chiamata Legge di Similitudine, che vuol dire che il simile è curato dal simile.
Secondo questa legge una sostanza naturale, che assunta in grandi dosi da un individuo sano provoca una serie di sintomi, è in grado, se opportunamente diluita, cioè assunta in dosi omeopatiche (infinitesimali), di curare quegli stessi sintomi in un individuo malato.
Ecco perché parlare delle caratteristiche della sostanza o di quelle della malattia è la stessa cosa e quindi i rimedi omeopatici devono essere scelti in base alla somiglianza tra gli effetti che producono nell’individuo sano ed i sintomi che l’individuo malato manifesta.
Processo di individualizzazione
All’interno del quadro dei sintomi occorre tenere conto non solo dei sintomi fisici ma anche delle caratteristiche individuali del malato, costituite dall’insieme delle caratteristiche morfologiche, fisiologiche (metaboliche-funzionali) e psicologiche in grado di influenzarne la reattività.
Si analizzeranno quindi la costituzione, che comprende anche lo studio del temperamento laddove si includono anche le caratteristiche somatiche, il carattere e la diatesi, che rappresentano il cosiddetto terreno dell’individuo.
L’analisi di tale terreno, diverso da persona a persona, assume un notevole interesse clinico perché consente di ricavare informazioni indispensabili sulle caratteristiche del paziente e sulle sue predisposizioni patologiche, al fine di prescrivere il rimedio più adatto, il rimedio più “simile” a lui. Ciò permetterà di attuare sia una terapia nei confronti delle malattie in atto, rimuovendone le cause profonde, sia una a carattere preventivo particolarmente mirata nei confronti delle predisposizioni morbose. Il concetto base, di ispirazione ippocratica, è che l’omeopatia è la medicina del malato più che della malattia.
Quindi in presenza di una qualsivoglia malattia, occorre analizzare l’individuo nel suo insieme e valutarne tutti gli aspetti, non limitandosi al solo quadro dei sintomi fisici (processo di individualizzazione). E’ tale tipo di indagine e di analisi che deve condurre il medico omeopata per poter giungere alla individuazione del rimedio omeopatico più adatto all’individuo affetto da una determinata patologia.
Caratteristiche del rimedio omeopatico
Ciascun rimedio omeopatico possiede delle caratteristiche proprie che lo distinguono dagli altri e lo rendono esclusivo. Anche qui tali caratteristiche sono indicative non solo della malattia che il rimedio è in grado di curare in relazione ai sintomi fisici, ma di un quadro molto più ampio ed articolato, che comprende le modalità di comparizione dei sintomi, la loro localizzazione, le sensazioni, gli aggravamenti ed i peggioramenti, le manifestazioni tipiche, gli aspetti psicologici ed emotivi, i comportamenti, la sfera di azione, la compatibilità con altri rimedi ed altro ancora.
La scelta del rimedio omeopatico “giusto” deve essere, quindi, fatta cercando di sovrapporre il più possibile l’insieme dei sintomi fisici e delle caratteristiche individuali (vale a dire gli esiti del processo di individualizzazione) con le caratteristiche del rimedio. Solo in questo modo tra i tanti rimedi omeopatici potenzialmente in grado di curare la stessa patologia, si sarà individuato quello più adatto alla persona che ne è affetta.
Preparazione dei rimedi omeopatici
Le sostanze attive da cui traggono origine i rimedi omeopatici appartengono ai tre regni della natura: animale, vegetale, minerale.
Al medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755–1843), considerato il fondatore della Medicina Omeopatica, si deve il processo di preparazione dei rimedi omeopatici ancora oggi utilizzati.
Tale processo deve seguire procedimenti ben codificati, tali da garantire ai rimedi l’assenza di tossicità e la preservazione dell’efficacia.
Il processo consiste essenzialmente di due fasi: la diluizione e la dinamizzazione (o succussione). La prima fase serve per ridurre a dosi omeopatiche (infinitesimali) la sostanza attiva, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. La seconda fase, intervallata con la prima, serve per conferire al rimedio il potere omeopatico in concomitanza con la suddetta legge. Viene presa, quindi, la pianta o la sostanza minerale o la sostanza di origine animale, la si elabora preventivamente e la si diluisce, nella maggioranza dei casi, in una soluzione idroalcolica (acqua depurata + alcool etilico) con opportuna titolazione, tante volte quant’è la diluizione desiderata, pervenendo alle diluizioni decimali, contrassegnate dalla sigla D, o alle diluizioni centesimali, contrassegnate da CH (fase di diluizione). Si scuote e si percuote energicamente la provetta ad ogni diluizione (fase di dinamizzazione o succussione).
L’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base, che forma il cosiddetto ceppo omeopatico, si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione i principi attivi contenuti nella sostanza stessa. Tale trattamento si differenzia a seconda della natura della materia prima utilizzata e tiene principalmente in considerazione il grado di solubilità della sostanza in acqua o in alcool. Più usualmente per le sostanze di origine vegetale, abbastanza solubili, si ricorre alla Tintura Madre, per quelle di origine minerale o animale, in genere solide non completamente solubili, si ricorre alla Triturazione con lattosio. Ovviamente, anche se meno ricorrenti, sono possibili situazioni diverse.
I rimedi omeopatici sono confezionati in vario modo. Quelli più utilizzati sono sotto forma di granuli, gocce, pomate, creme. Esistono anche fiale orali, globuli, compresse, capsule, ovuli, colliri, supposte, ecc.
Fasce di diluizione
A scopo puramente indicativo, e quindi con la dovuta flessibilità, è possibile distinguere schematicamente tre fasce di diluizione dei rimedi omeopatici:
Basse diluizioni: D2 – D8, 1CH – 4CH.
Medie diluizioni: D9 – D23, 5CH – 11CH.
Alte diluizioni: > D24, >12CH ove si supera il numero di Avogadro e le preparazioni non contengono alcuna molecola della sostanza originale.
Somministrazione dei rimedi omeopatici
Al momento della somministrazione, occorre tenere presente che i rimedi omeopatici si assumono lontano dai pasti (in genere mezz’ora prima o due ore dopo) e non necessariamente di notte. I granuli non vanno toccati con le mani e si assumono o ponendoli direttamente sotto la lingua tramite il coperchio dell’apposito contenitore e lasciandoli sciogliere lentamente o si sciolgono in un poco d’acqua. In tal caso prima dell’assunzione occorre effettuare il travaso rapido del liquido dal contenitore di origine ad un altro contenitore idoneo per un numero pari di volte (in genere si ritengono sufficienti 20 – 30 travasi). Se invece il preparato è in gocce, occorre agitare più volte il contenitore prima dell’assunzione.
Denominazione dei rimedi omeopatici
I rimedi omeopatici possono assumere le seguenti denominazioni, che aiutano a comprenderne meglio il tipo di azione.
◊ Rimedi omeopatici sinergici: si dice “sinergico” un rimedio che agisce completando o migliorando l’azione del rimedio che lo precede. I rimedi sinergici usualmente vengono distinti nelle due categorie: Rimedi complementari, che sono quelli con grado di sinergia alto e Rimedi che seguono bene, che sono quelli con grado di sinergia medio e basso. I sinergici possono essere adoperati nelle cure omeopatiche che già si prevedono lunghe, come quelle per guarire completamente da un’affezione cronica. In tal caso il processo curativo va avanti per gradi ed ogni grado richiede un adattamento terapeutico particolare che avviene proprio con i sinergici.
◊ Rimedi omeopatici asinergici: si dice “asinergico” un rimedio che ha la caratteristica di controllare o annullare l’azione di un altro rimedio. I rimedi asinergici si dividono nelle seguenti due categorie:
• Rimedi omeopatici antidoti: si dice “antidoto” un rimedio che ha la proprietà di controllare l’azione del rimedio somministrato in precedenza, attenuandone o eliminandone le manifestazioni esagerate. Si ricorre al rimedio antidoto per contrastare gli effetti disturbanti del primo rimedio quando ci si trova di fronte o ad un eccesso di uso o ad un aggravamento omeopatico, del tutto naturale ma non sopportabile dal paziente, che possono entrambi tradursi in una condizione di tracollo generale, fisico e psichico. Questo in genere si verifica con le alte diluizioni. Si ricorre altresì ad un rimedio antidoto quando nel corso della terapia omeopatica compaiono nuovi sintomi fastidiosi e sgradevoli che è opportuno attenuare o eliminare. In tal caso il rimedio antidoto sarà individuato tra quelli in grado di curare questi nuovi sintomi. L’antidoto omeopatico non annulla l’azione del rimedio precedente, ma incanala correttamente le reazioni del malato e per questo ne rafforza lo stato generale.
• Rimedi omeopatici incompatibili: si dice “incompatibile” un rimedio completamente opposto ad un altro rimedio, cioè che ha una patogenesi diametralmente opposta. Un rimedio è incompatibile con un altro rimedio quando è in grado di attenuare o annullare l’azione di quest’ultimo. Pertanto è di fondamentale importanza conoscere l’incompatibile di ciascun rimedio omeopatico se la cura prescrive più rimedi. Anche alcuni alimenti possono avere tali caratteristiche. Ad es. gli incompatibili generali sono caffè, tisane di menta e di camomilla, caramelle a menta, aceto, spezie dal profumo molto forte.
◊ Rimedi omeopatici sintomatici o ad azione locale: si dice “sintomatico” o “ad azione locale” un rimedio per la cui scelta si è avuto maggiore riguardo al quadro sintomatologico, pur considerando altri fattori quali la causalità, le modalità, le concomitanze, le sensazioni del paziente ed altro. In genere sono rimedi somministrati per gli eventi acuti e solitamente hanno una bassa diluizione: la loro azione è locale, di organo, più superficiale, non sistemica ma più veloce. Possono essere adoperati anche per le malattie croniche, in tal caso però occorre allungare i tempi ed il periodo di somministrazione.
◊ Rimedi omeopatici costituzionali o di fondo: si dice “costituzionale” un rimedio omeopatico le cui caratteristiche principali corrispondono ai caratteri morfologici, fisiologici e psicologici propri della costituzione del paziente. La scelta del rimedio viene fatta analizzando, oltre il quadro sintomatologico, tutte le altre manifestazioni del soggetto che consentono di individuare la sua costituzione ma anche la sua datesi, verificando quindi le sue tendenze morbose acquisite e congenite, le malattie pregresse, le modalità proprie di reazione, gli aspetti mentali ed altro. Viene osservato quindi quello che è chiamato il terreno del paziente. In genere si tratta di rimedi somministrati per curare le malattie croniche e solitamente hanno un’alta diluizione: la loro azione è più generale, più profonda, anche se non completamente sistemica, ma più lenta. Il rimedio costituzionale è pertanto un rimedio “di fondo”.
◊ Rimedio omeopatico simillimum: si dice “simillimum” un rimedio per la cui scelta si è avuto scrupoloso riguardo alla globalità delle manifestazioni del paziente, cioè oltre al quadro sintomatologico si sono analizzate tutte le altre caratteristiche individuali (somatiche, psichiche, ereditarie, acquisite, ecc.) di cui al processo di individualizzazione. Si tratta in sostanza di un rimedio altamente personalizzato, cioè simile al paziente e per questo può essere somministrato alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce. La Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, che prescrive un solo rimedio alla volta, fa uso proprio del simillimum.
◊ Rimedi omeopatici acuti: si dice “acuto” un rimedio in grado di curare meglio i sintomi di una malattia che inducono reazioni forti e/o improvvise, tipiche degli stati acuti, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo cronico. Il rimedio omeopatico acuto in genere ha un’azione rapida e breve e per questo nelle cure precede il suo cronico. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum. Viceversa Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis.
◊ Rimedio omeopatico cronico: si dice “cronico” un rimedio che è in grado di curare meglio i sintomi di una malattia quando questi hanno superato la fase acuta, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo acuto. Il rimedio omeopatico cronico in genere ha un’azione lenta e lunga e per questo nelle cure segue il suo acuto. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis. Viceversa Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum.
◊ Rimedi omeopatici policresti: si dice “policresto” un rimedio ad ampia azione, cioè un rimedio che ha un’azione generale riequilibrante utilizzabile per curare varie patologie. I policresti sono i grandi rimedi della Materia Medica Omeopatica.
Cure omeopatiche
Nelle cure omeopatiche la regola che in generale si segue è che per le malattie che si trovano nello stato acuto si prescrivono rimedi omeopatici a bassa diluizione (ad azione più superficiale), mentre per le malattie allo stato cronico si assumono rimedi a media ed alta diluizione (ad azione più profonda). Più grande è la sovrapponibilità di cui in precedenza (lo ripetiamo dell’insieme dei sintomi fisici e delle altre caratteristiche individuali, con le caratteristiche del rimedio), più ci si può spingere con le diluizioni e quindi l’azione del rimedio sarà tanto più profonda.
La guarigione avviene seguendo un iter scandito da una legge ben precisa di eliminazione dei sintomi: dall’alto al basso, dall’interno all’esterno ed in ordine inverso rispetto all’apparizione dei sintomi stessi. Spariranno prima i sintomi comparsi più recentemente e successivamente, con un’eventuale nuova prescrizione, quelli che hanno un’origine più remota. Il miglioramento avviene prima a livello mentale poi a livello fisico. E’ possibile inizialmente un certo peggioramento di alcuni sintomi.
Le cure omeopatiche si rifanno a diverse scuole di pensiero: la Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato simillimum, capace di coprire tutti i sintomi del paziente, la Scuola Medica Omeopatica Pluralista prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra di loro, di cui generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo, la Scuola Medica Omeopatica Complessista prescrive più rimedi sinergici insieme, i cosiddetti complessi, di solito tutti sintomatici.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione del sito “Approfondimenti” e per altri chiarimenti riguardanti l’omeopatia consultare gli articoli specifici della stessa sezione.
Nella presente sezione, per completezza e semplicità di consultazione, sono riportati in ordine alfabetico i principali rimedi omeopatici, organizzati in schede nelle quali si fornisce:
□ La DESCRIZIONE della sostanza di origine.
□ Le CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO, che come detto è opportuno riscontrare nella persona malata, secondo il citato processo di individualizzazione indispensabile per la individuazione del rimedio “giusto”.
□ L’USO DEL RIMEDIO, legato ai sintomi manifestati dal malato, che per essere meglio curati devono corrispondere e si devono associare alle caratteristiche del rimedio di cui immediatamente sopra.
□ Le DOSI relative consigliate dai medici omeopati, con l’indicazione delle diluizioni, delle quantità e dei tempi di somministrazione.
(*) V. Note esplicative
Barbara dice
Buongiorno Dottoressa Volpe,
Ho ritenuto assumere , dopo attente letture corrispondenti ai miei sintomi, sepia 30 ch e pulsatilla 30 ch,
Ma che altrettanto appreso essere rimedi “incompatibili”.
Sto sbagliando?
Nello specifico sepia per: malinconia, tristezza, lentezza, stanchezza, guardinga. Organi del bacino (tutto giù)
Utero e vagina prolassati (attendo intervento) ECC.
Pulsatilla 30 ch per: dolori concentrati alle ginocchia, mani piedi soprattutto notturni migliorano all aria aperta.
Dolore alla articolazione dell anca come ci fosse una dislocazione.
Sarei grata Lei volesse rispondere.
Cordiali saluti
Barbara
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Barbara, Sepia e Pulsatilla appartengono a quella categoria di rimedi omeopatici che hanno un effetto deleterio reciproco quando vengono somministrati in rapida successione. In tal senso Sepia è incompatibile con Pulsatilla, con il quale non dovrebbe mai essere alternato. Invece Pulsatilla “segue bene” dopo Sepia, ovvero quando viene terminata la somministrazione di Sepia, perché ha fatto tutto il possibile in un determinato caso, l’assunzione di Pulsatilla ne continuerà e completerà l’azione, quando entrambi sono correlati al caso. In definitiva, laddove sono verificate le somiglianze del caso, sarebbe opportuno utilizzare Sepia e Pulsatilla in somministrazioni disgiunte, adoperando prima Sepia e successivamente Pulsatilla. Ovviamente la prescrizione giusta per lei la può garantire solo un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Daniela dice
Buongiorno mi é stato consigliato per le vaccinazioni dei bambini assunzione di thuja mk della cemon prima e sulfur mk dopo. Cercando sul web vedo però che di solito fanno assumere sulfur la sera prima e thuja dopo. Che differenza c’è nelle due terapie? É errato invertire? E ad ogni iniezione vanno comunque ripetute? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Daniela, i rimedi omeopatici che trovano più larga applicazione per contrastare gli effetti iatrogeni dei vaccini sono Thuya, Sulphur e Silicea. Solitamente Thuya viene adoperato prima della vaccinazione se si tratta di una iniezione, dopo se si tratta di vaccini per escarificazione e comunque dopo la reazione locale. Sulphur, che è un rimedio ripulitore, generalmente viene adoperato prima, ma può essere adoperato anche subito dopo, riuscendo comunque ad espletare la sua azione. Silicea, che è un rimedio costituzionale, viene soprattutto adoperato se dovesse subentrare qualche complicazione, riguardante lo stato di salute generale o locale, come ad es. l’infiammazione dei linfonodi o se in conseguenza della vaccinazione per via cutanea dovesse iniziare a prodursi una suppurazione o un ascesso. Le altissime diluizioni, qual è una MK, in genere hanno una copertura terapeutica di circa un mese ed oltre. Però sull’opportunità d’uso di un rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, è necessario che si esprima un medico omeopata con l’esame del caso specifico. Cordiali saluti.
GIOVANNA dice
Gentile dottoressa da anni mi curo con la venlafaxine per depressione ansiosa e sbalzi d’umore; vorrei sapere se esiste un rimedio omeopatico che si avvicini a questa molecola.
Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giovanna, in Omeopatia non si bada alla molecola, bensì al rimedio omeopatico che “assomiglia al paziente”, nelle caratteristiche e nella sintomatologia, sia a livello fisico che psichico, ovvero al rimedio omeopatico che possiede un quadro patogenetico (l’insieme dei sintomi, dei modi e dei processi fisiopatologici che il rimedio è in grado di curare) sovrapponibile al quadro clinico del paziente e quanto più è esatta tale sovrapposizione (somiglianza) tanto migliori saranno i risultati. Ciò nel rispetto della Legge di Similitudine su cui tale medicina pone le basi del suo principio terapeutico. Una panoramica dei principali rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati nei vari disturbi emotivi o psichici è pertanto consultabile all’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico”, dove sono sintetizzati i relativi quadri patogenetici. Le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile Dottoressa, somministrando ad un soggetto sano un rimedio omeopatico, la persona in questione può sviluppare i sintomi della malattia che curerebbe tale rimedio nella persona ammalata? Ad es. somministrando Tubercolinum 30 ch ad una persona in perfetta salute questa può essere vittima di sintomi tipo febbre, tosse, ecc…?
So che Samuel Hahnemann provocava deliberatemente, e a scopo di studio, sintomi di malattie su persone sane, però se ho ben capito lo faceva somminstrando sostanze tossiche a dosi più o meno ponderali. Lo stesso principio è valido per le sostanze altamente diluite?
Cosa succede in un soggetto una volta guarito se si insiste nel somministrare il rimedio risolutore? C’è il rischio di una ricaduta? Grazie.
Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, la risposta alle sue domande è contenuta nella formulazione della Legge di Similitudine: «similia similibus curantur», i simili si curano con i simili, che, com’è noto, è una legge naturale di antichissima memoria, la cui valorizzazione si deve ad Ippocrate. Grazie a tale legge, la sostanza che a dosi ponderali provoca nell’individuo sano i sintomi di una malattia, è viceversa capace di curarli se assunta diluita dall’individuo malato. È ciò che avviene, per l’appunto, con i rimedi omeopatici, che contengono sostanze fortemente diluite, i quali sono quindi in grado di curare i sintomi della propria patogenesi che trovano riscontro nell’individuo malato (paziente). La dinamizzazione della diluizione, che si deve all’intuizione di Hahnemann, conferisce poi al rimedio omeopatico il noto “quid energetico” che ne completa e ne potenzia l’azione terapeutica. La somministrazione eccessivamente ripetuta di un rimedio omeopatico a un individuo sano, ossia ben oltre la posologia di cura, equivale, ai fini degli effetti sintomatici, alla somministrazione della sostanza a dosi ponderali e perciò, invocando sempre la Legge di Similitudine, tale modalità provoca i sintomi della patogenesi della sostanza di origine (fase patologica), ovvero del rimedio omeopatico (fase terapeutica). Però tali sintomi indotti non sono mai in grado di provocare la malattia ad essa ascrivibile: essi sono temporanei e quindi, terminate le somministrazioni, scompariranno senza lasciare alcuna conseguenza. In effetti i proving vengono effettuati proprio con tali modalità, al fine di rilevare la patogenesi del rimedio omeopatico. Se ad un paziente guarito si continua a somministrare il rimedio omeopatico con la posologia giusta, ossia con la posologia curativa, che com’è noto dipende dalla diluizione e dalla reattività dell’organismo, normalmente non succede niente. Un improbabile effetto iatrogeno, possibile solo con posologia sbagliata o con un’eccessiva sensibilità dell’organismo, come detto, scomparirà senza conseguenze. Cordiali saluti.
Fabio dice
Quindi una volta individuato il rimedio costituzionale appropriato, per mantere l’equilibrio ritrovato questo può essere assunto a vita purché con la giusta posologia e magari a cicli?
Cordialmente
Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, trattandosi pur sempre di farmaci, i rimedi omeopatici vanno assunti solo se è necessario. In tali casi, se dovesse richiedersi, possono essere adoperati per lungo tempo, anche per tutta la vita. Ovviamente ciò lo dovrà stabilire il medico omeopata con l’esame del caso specifico. Cordiali saluti.
Michela dice
Salve Dottoressa, potrebbe indicarmi una cura omeopatica per un bambino di 15 mesi che mostra dei segni di chiusura verso le persone, nel senso che se chiamato difficilmente si gira, tende a giocare da solo e a fare sempre i medesimi giochi, è facilmente irritabile e ha il sonno agitato, però ricerca la presenza delle persone che conosce e di essere consolato. È tendenzialmente ipereccitato. Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Michela, il primo rimedio omeopatico da prendere in considerazione è Chamomilla, che è il rimedio pediatrico per eccellenza, particolarmente adatto a bambini nervosi, agitati, irritabili, sensibili, poco socievoli, che esigono attenzione, che mal sopportano il distacco dalla madre, che preferiscono gli ambienti e le persone a loro familiari, che hanno disturbi del sonno. Con l’occasione consulti l’articolo omonimo nella presente sezione del sito. Però sull’opportunità d’uso del rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, è necessario che si esprima un medico omeopata previa visita. Cordiali saluti.
Antonella dice
Salve sono Antonella.
Volevo sapere se posso usare crema al mentolo per gambe specialmente d’estate mi farebbe tanto piacere. .
Io sono in cura con rimedi omeopatici
Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Antonella, com’è noto, gli incompatibili generali dei rimedi omeopatici sono caffè e sostanze con aromi forti, come mentolo, canfora, eucalipto, ecc., che se usati di frequente ed in abbondanza possono inficiarne l’efficacia, specialmente se trattasi di bevande che quindi vanno ad interessare la via sub-linguale, che è quella preferenziale di assunzione dei rimedi omeopatici. La crema al mentolo non dovrebbe provocare compromissioni significative, considerato che la via di assorbimento è quella cutanea, anche se è consigliabile farne uso lontano dalle somministrazioni dei rimedi omeopatici. Cordiali saluti.
Cinzia dice
Buongiorno,
mio figlio di quasi 6 anni ha problemi di linguaggio e nella comprensione dello stesso. Segue terapia logopedista e da cognitivo-comportamentale e presenta delle rigidità alla bocca che non gli permettono di emettere correttamente determinati suoni. Ci sarebbe un rimedio omeopatico che potrebbe aiutarlo?
Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Cinzia, il rimedio omeopatico che viene più classicamente prescritto è Baryta carbonica, che è per eccellenza il rimedio delle problematiche dei bambini che hanno uno sviluppo anomalo, sia fisico che psichico, che presentano un ritardo intellettivo e cognitivo, che hanno problemi di linguaggio, con buone possibilità di migliorare lo stato generale del paziente e quindi di facilitare il compito ai rieducatori specializzati. Però sull’opportunità d’uso del rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, è opportuno che si esprima un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Barbara dice
Buongiorno Dottoressa,
sono una donna di 46 anni e ho un calazio nella palpebra superiore dell’occhio sinistro,
Lo stesso problema si era presentato 3 anni fa, stesso punto della palpebra e ricordo che le scrissi; lei mi consigliò di applicare delle foglie di cavolo scottate in impasto sulla palpebra e nel giro di 2-3 mesi il calazio sparì.
Ora sono circa due mesi che tento con la stessa procedura, ma non riesco ad avere alcun risultato.
Sono di corporatura alta, esile, temperamento nervoso e facilmente stancabile; difficoltà a gestire lo stress ( in questo periodo come da 24 anni a questa parte, inizia una abbondante caduta di capelli).
Grazie per una sua gentile risposta
Luna
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Barbara, com’è noto, il calazio è una cisti (precisamente un lipogranuloma) dovuta alla infiammazione di una delle ghiandole sebacee localizzate lungo i bordi delle palpebre (ghiandole di Melbomio), a causa dell’ostruzione del dotto escretore. Il calore pertanto è uno dei segreti da utilizzare per la cura del calazio. L’applicazione di un panno caldo sull’occhio interessato può essere quindi molto utile. Delle foglie di cavolo e dell’acido borico abbiamo già detto. Un altro aiuto naturale può venire con gli impacchi caldi di bicarbonato di sodio sciolto in acqua, sterilizzata previa bollitura. Anche gli impacchi caldi con un infuso di camomilla o di malva sono in genere validi. Lo stesso dicasi per gli impacchi caldi con la diluizione in acqua degli oli essenziali (poche gocce) di ginepro o di calendula o di sambuco o di fiordaliso. Si ricordi di curare alimentazione con più frutta e verdura crude e di ridurre il più possibile il consumo di dolciumi, zuccheri semplici, fritti, grassi, alcool, caffè e di bere molta acqua. Per quanto riguarda l’Omeopatia, i rimedi omeopatici più comunemente utilizzati, che rispondono meglio in un’alta percentuale di casi, le sono stati già segnalati, tra cui si citano Staphysagria (calazi ripetitivi che sul finire lasciano dei piccoli noduli duri in paziente nervosa, dalle collere interiori, con alternanze di eccitazione e depressione, indignazione e dispiacere, irritazione e prostrazione) e Pulsatilla (calazi talvolta accompagnati da arrossamento della sclera e della congiuntiva in paziente timida, emotiva, piagnucolona, con umore mutevole). Nelle forme recidivanti generalmente si richiede un trattamento omeopatico di fondo, al fine di scongiurare le ricadute. Le consiglio quindi di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Rita dice
Sono una s ignora di 66 anni. Da circa 2 anni sono affetta da diverticoli intestinali.
Ora poi da un paio di mesi ho ricorrenti episodi di diverticolite.
Sto curando la patologia con alimentazione corretta , probiotici e antibiotici mirati per l’intestino 1 settimana al mese.
Volevo chiedervi se c’è un rimedio omeopatico per questa patologia.
Grazie della risposta !
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Rita, com’è noto, il trattamento più efficace della diverticolosi del colon, che è la semplice presenza dei diverticoli, è incentrato sulla prevenzione delle relative complicazioni, come le infiammazioni e le infezioni dei diverticoli, ossia la diverticolite. All’origine dell’anomalia, oltre ad una predisposizione genetica, è opinione diffusa che vi sia l’obesità, l’avanzare dell’età e le cattive abitudini alimentari protratte negli anni, come una dieta troppo squilibrata, eccessivamente ricca di grassi e zuccheri ed eccessivamente povera di fibre e acqua. Diventa quindi importante, come lei già starà facendo, aumentare il consumo di fibre (in particolare frutta, verdura e cereali integrali, da limitare però durante la fase acuta della diverticolite) e di liquidi, che in quantità adeguate favoriscono la motilità intestinale, interrompendo lo sviluppo dei diverticoli e riducendo il ristagno del contenuto intestinale negli stessi con abbassamento del possibile rischio di infiammazioni. I rimedi omeopatici idonei a trattare una diverticolosi/diverticolite sono tutti quelli che si mostrano adatti nelle coliche addominali e nelle infiammazioni. Ad esempio, tra i rimedi omeopatici dell’articolo “Disturbi gastrici” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”, potrebbero essere appropriati Arsenicum album, Asa foetida, Belladonna, Bismuthum subnitricum, Carbo vegetabilis, Chamomilla, Ignatia amara, Nux moschata, Nux vomica, Phosphoricum acidum. Ovviamente, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia fonda il suo principio terapeutico, il rimedio (o i rimedi) adatto sarà quello che assomiglia al paziente, nelle caratteristiche e nella sintomatologia, e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. A titolo sempre informativo, in diversi casi vengono associati dei gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata (trattasi di macerati glicerici di gemme vegetali alla prima diluizione decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia), in gocce, come Vaccinum vitis idaea M.G. D1 che è un ottimo regolatore della funzionalità intestinale, che trova prescrizione ogni qualvolta il transito intestinale è perturbato in senso “iper” (per le sindromi diarroiche) e in senso “ipo” (nella costipazione), essendo quindi il rimedio del meteorismo, dei crampi addominali, delle alterazioni dell’alvo, del colon irritabile, ecc. Le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Eva dice
Buongiorno, mi scuso per il disturbo ma ho un problema con il mio bambino di 3 mesi. E’ un bambino sempre contento, che sorride a tutti e non piange praticamente mai, chiacchiera tantissimo. Purtroppo però ha un problema di continui (davvero ogni 5 minuti o meno) di vomito e rigurgito.
Considerato che comunque cresce, i pediatri non vogliono approfondire le cause del reflusso perché lo ritengono come quella non patologico (ma nemmeno fisiologico, diciamo che lo considerano allo stadio intermedio).
Un pediatra specializzato in psichiatria infantile di e che può essere una conseguenza comportamentale perché comunque è un bambino che vuole partecipare, non vuole mai stare solo e quindi si agita quando da sveglio viene posizionato solo da qualche parte e ci vede intorno.
I sintomi di questa agitazione sono movimenti bruschi di gambe e braccia (sempre con grandi sorrisi e chiacchiere) e una specie di “ansimare” (una respirazione veloce).
Vi scrivo per questo: secondo voi c’è qualche rimedio omeopatico che potrebbe aiutarmi a non fargli vivere questa agitazione? O almeno a ridurla?
Scusatemi ma sono abbastanza disperata perché mi dispiace vederlo stare male…
Grazie mille in anticipo
A presto
Eva
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Eva, nella maggioranza dei casi il vomito occasionale dei neonati non desta eccessiva preoccupazione, soprattutto se il materiale rigurgitato è di scarsa entità, composto esclusivamente da latte cagliato emesso senza sforzi particolari, se non si associa ad altri sintomi, come difficoltà respiratorie, inappetenza, alterazioni delle feci, pianto o sonnolenza, se il piccolo cresce di peso e gode di buona salute. In tali circostanze il disturbo tenderà a scomparire con la crescita. Tuttavia se gli episodi sono molto frequenti è opportuno un approfondimento medico per cercare di individuarne la causa scatenante. Ciò premesso, il rimedio omeopatico pediatrico per eccellenza è Chamomilla, in grado di trattare vari disturbi gastrici e digestivi, adatto a bimbi particolarmente sensibili, che esigono attenzione, che vogliono essere accuditi e che richiedono la presenza della madre. Spesso in caso di rigurgito o vomito di latte risulta utile l’associazione con un rimedio omeopatico come Aethusa cynapium. Però sull’opportunità d’uso di un rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, è meglio che si esprima un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Anna dice
Buonasera,
non si trova più nelle farmacie il PASCOE Nux Vomica Similiaplex gocce. Posso sapere con che cosa posso sostituirlo?
Ringrazio anticipatamente per la risposta.
Saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Anna, potrebbe fare una ricerca online, dove ci sono diverse farmacie che lo hanno ancora disponibile. Nux vomica Similiaplex, come lei sa, non è un rimedio unitario dell’Omeopatia classica, bensì è un rimedio complesso dell’Omotossicologia, che pur avendo diversi punti di contatto con l’Omeopatia, alla quale si ispira (in particolare alla scuola complessista), adotta orientamenti terapeutici completamente differenti. Le indicazioni terapeutiche a corredo del farmaco sono la regolarizzazione del funzionamento dell’apparato gastrointestinale, favorendo il trattamento della gastrite e del colon irritabile. I farmaci complessi, per il tipo di formulazione, sono abbastanza unici nel loro genere, per cui non ammettono sostituti con lo stesso comportamento terapeutico, ma possono avere altri farmaci complessi che si avvicinano molto nell’azione terapeutica, ovvero che hanno le stesse indicazioni cliniche. Nel caso in parola, i complessi che riportano le indicazioni cliniche di Nux vomica Similiaplex sono davvero tantissimi (d’altro canto sono indicazioni a largo spettro), per cui è opportuno farsi consigliare da un farmacista omeopata o, ancora meglio, da un medico omeopata. Cordiali saluti.