I rimedi omeopatici (o anche farmaci omeopatici o prodotti omeopatici) sono i farmaci adoperati nelle cure omeopatiche che agiscono secondo la legge “SIMILIA SIMILIBUS CURANTUR”, chiamata Legge di Similitudine, che vuol dire che il simile è curato dal simile.
Secondo questa legge una sostanza naturale, che assunta in grandi dosi da un individuo sano provoca una serie di sintomi, è in grado, se opportunamente diluita, cioè assunta in dosi omeopatiche (infinitesimali), di curare quegli stessi sintomi in un individuo malato.
Ecco perché parlare delle caratteristiche della sostanza o di quelle della malattia è la stessa cosa e quindi i rimedi omeopatici devono essere scelti in base alla somiglianza tra gli effetti che producono nell’individuo sano ed i sintomi che l’individuo malato manifesta.
Processo di individualizzazione
All’interno del quadro dei sintomi occorre tenere conto non solo dei sintomi fisici ma anche delle caratteristiche individuali del malato, costituite dall’insieme delle caratteristiche morfologiche, fisiologiche (metaboliche-funzionali) e psicologiche in grado di influenzarne la reattività.
Si analizzeranno quindi la costituzione, che comprende anche lo studio del temperamento laddove si includono anche le caratteristiche somatiche, il carattere e la diatesi, che rappresentano il cosiddetto terreno dell’individuo.
L’analisi di tale terreno, diverso da persona a persona, assume un notevole interesse clinico perché consente di ricavare informazioni indispensabili sulle caratteristiche del paziente e sulle sue predisposizioni patologiche, al fine di prescrivere il rimedio più adatto, il rimedio più “simile” a lui. Ciò permetterà di attuare sia una terapia nei confronti delle malattie in atto, rimuovendone le cause profonde, sia una a carattere preventivo particolarmente mirata nei confronti delle predisposizioni morbose. Il concetto base, di ispirazione ippocratica, è che l’omeopatia è la medicina del malato più che della malattia.
Quindi in presenza di una qualsivoglia malattia, occorre analizzare l’individuo nel suo insieme e valutarne tutti gli aspetti, non limitandosi al solo quadro dei sintomi fisici (processo di individualizzazione). E’ tale tipo di indagine e di analisi che deve condurre il medico omeopata per poter giungere alla individuazione del rimedio omeopatico più adatto all’individuo affetto da una determinata patologia.
Caratteristiche del rimedio omeopatico
Ciascun rimedio omeopatico possiede delle caratteristiche proprie che lo distinguono dagli altri e lo rendono esclusivo. Anche qui tali caratteristiche sono indicative non solo della malattia che il rimedio è in grado di curare in relazione ai sintomi fisici, ma di un quadro molto più ampio ed articolato, che comprende le modalità di comparizione dei sintomi, la loro localizzazione, le sensazioni, gli aggravamenti ed i peggioramenti, le manifestazioni tipiche, gli aspetti psicologici ed emotivi, i comportamenti, la sfera di azione, la compatibilità con altri rimedi ed altro ancora.
La scelta del rimedio omeopatico “giusto” deve essere, quindi, fatta cercando di sovrapporre il più possibile l’insieme dei sintomi fisici e delle caratteristiche individuali (vale a dire gli esiti del processo di individualizzazione) con le caratteristiche del rimedio. Solo in questo modo tra i tanti rimedi omeopatici potenzialmente in grado di curare la stessa patologia, si sarà individuato quello più adatto alla persona che ne è affetta.
Preparazione dei rimedi omeopatici
Le sostanze attive da cui traggono origine i rimedi omeopatici appartengono ai tre regni della natura: animale, vegetale, minerale.
Al medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755–1843), considerato il fondatore della Medicina Omeopatica, si deve il processo di preparazione dei rimedi omeopatici ancora oggi utilizzati.
Tale processo deve seguire procedimenti ben codificati, tali da garantire ai rimedi l’assenza di tossicità e la preservazione dell’efficacia.
Il processo consiste essenzialmente di due fasi: la diluizione e la dinamizzazione (o succussione). La prima fase serve per ridurre a dosi omeopatiche (infinitesimali) la sostanza attiva, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. La seconda fase, intervallata con la prima, serve per conferire al rimedio il potere omeopatico in concomitanza con la suddetta legge. Viene presa, quindi, la pianta o la sostanza minerale o la sostanza di origine animale, la si elabora preventivamente e la si diluisce, nella maggioranza dei casi, in una soluzione idroalcolica (acqua depurata + alcool etilico) con opportuna titolazione, tante volte quant’è la diluizione desiderata, pervenendo alle diluizioni decimali, contrassegnate dalla sigla D, o alle diluizioni centesimali, contrassegnate da CH (fase di diluizione). Si scuote e si percuote energicamente la provetta ad ogni diluizione (fase di dinamizzazione o succussione).
L’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base, che forma il cosiddetto ceppo omeopatico, si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione i principi attivi contenuti nella sostanza stessa. Tale trattamento si differenzia a seconda della natura della materia prima utilizzata e tiene principalmente in considerazione il grado di solubilità della sostanza in acqua o in alcool. Più usualmente per le sostanze di origine vegetale, abbastanza solubili, si ricorre alla Tintura Madre, per quelle di origine minerale o animale, in genere solide non completamente solubili, si ricorre alla Triturazione con lattosio. Ovviamente, anche se meno ricorrenti, sono possibili situazioni diverse.
I rimedi omeopatici sono confezionati in vario modo. Quelli più utilizzati sono sotto forma di granuli, gocce, pomate, creme. Esistono anche fiale orali, globuli, compresse, capsule, ovuli, colliri, supposte, ecc.
Fasce di diluizione
A scopo puramente indicativo, e quindi con la dovuta flessibilità, è possibile distinguere schematicamente tre fasce di diluizione dei rimedi omeopatici:
Basse diluizioni: D2 – D8, 1CH – 4CH.
Medie diluizioni: D9 – D23, 5CH – 11CH.
Alte diluizioni: > D24, >12CH ove si supera il numero di Avogadro e le preparazioni non contengono alcuna molecola della sostanza originale.
Somministrazione dei rimedi omeopatici
Al momento della somministrazione, occorre tenere presente che i rimedi omeopatici si assumono lontano dai pasti (in genere mezz’ora prima o due ore dopo) e non necessariamente di notte. I granuli non vanno toccati con le mani e si assumono o ponendoli direttamente sotto la lingua tramite il coperchio dell’apposito contenitore e lasciandoli sciogliere lentamente o si sciolgono in un poco d’acqua. In tal caso prima dell’assunzione occorre effettuare il travaso rapido del liquido dal contenitore di origine ad un altro contenitore idoneo per un numero pari di volte (in genere si ritengono sufficienti 20 – 30 travasi). Se invece il preparato è in gocce, occorre agitare più volte il contenitore prima dell’assunzione.
Denominazione dei rimedi omeopatici
I rimedi omeopatici possono assumere le seguenti denominazioni, che aiutano a comprenderne meglio il tipo di azione.
◊ Rimedi omeopatici sinergici: si dice “sinergico” un rimedio che agisce completando o migliorando l’azione del rimedio che lo precede. I rimedi sinergici usualmente vengono distinti nelle due categorie: Rimedi complementari, che sono quelli con grado di sinergia alto e Rimedi che seguono bene, che sono quelli con grado di sinergia medio e basso. I sinergici possono essere adoperati nelle cure omeopatiche che già si prevedono lunghe, come quelle per guarire completamente da un’affezione cronica. In tal caso il processo curativo va avanti per gradi ed ogni grado richiede un adattamento terapeutico particolare che avviene proprio con i sinergici.
◊ Rimedi omeopatici asinergici: si dice “asinergico” un rimedio che ha la caratteristica di controllare o annullare l’azione di un altro rimedio. I rimedi asinergici si dividono nelle seguenti due categorie:
• Rimedi omeopatici antidoti: si dice “antidoto” un rimedio che ha la proprietà di controllare l’azione del rimedio somministrato in precedenza, attenuandone o eliminandone le manifestazioni esagerate. Si ricorre al rimedio antidoto per contrastare gli effetti disturbanti del primo rimedio quando ci si trova di fronte o ad un eccesso di uso o ad un aggravamento omeopatico, del tutto naturale ma non sopportabile dal paziente, che possono entrambi tradursi in una condizione di tracollo generale, fisico e psichico. Questo in genere si verifica con le alte diluizioni. Si ricorre altresì ad un rimedio antidoto quando nel corso della terapia omeopatica compaiono nuovi sintomi fastidiosi e sgradevoli che è opportuno attenuare o eliminare. In tal caso il rimedio antidoto sarà individuato tra quelli in grado di curare questi nuovi sintomi. L’antidoto omeopatico non annulla l’azione del rimedio precedente, ma incanala correttamente le reazioni del malato e per questo ne rafforza lo stato generale.
• Rimedi omeopatici incompatibili: si dice “incompatibile” un rimedio completamente opposto ad un altro rimedio, cioè che ha una patogenesi diametralmente opposta. Un rimedio è incompatibile con un altro rimedio quando è in grado di attenuare o annullare l’azione di quest’ultimo. Pertanto è di fondamentale importanza conoscere l’incompatibile di ciascun rimedio omeopatico se la cura prescrive più rimedi. Anche alcuni alimenti possono avere tali caratteristiche. Ad es. gli incompatibili generali sono caffè, tisane di menta e di camomilla, caramelle a menta, aceto, spezie dal profumo molto forte.
◊ Rimedi omeopatici sintomatici o ad azione locale: si dice “sintomatico” o “ad azione locale” un rimedio per la cui scelta si è avuto maggiore riguardo al quadro sintomatologico, pur considerando altri fattori quali la causalità, le modalità, le concomitanze, le sensazioni del paziente ed altro. In genere sono rimedi somministrati per gli eventi acuti e solitamente hanno una bassa diluizione: la loro azione è locale, di organo, più superficiale, non sistemica ma più veloce. Possono essere adoperati anche per le malattie croniche, in tal caso però occorre allungare i tempi ed il periodo di somministrazione.
◊ Rimedi omeopatici costituzionali o di fondo: si dice “costituzionale” un rimedio omeopatico le cui caratteristiche principali corrispondono ai caratteri morfologici, fisiologici e psicologici propri della costituzione del paziente. La scelta del rimedio viene fatta analizzando, oltre il quadro sintomatologico, tutte le altre manifestazioni del soggetto che consentono di individuare la sua costituzione ma anche la sua datesi, verificando quindi le sue tendenze morbose acquisite e congenite, le malattie pregresse, le modalità proprie di reazione, gli aspetti mentali ed altro. Viene osservato quindi quello che è chiamato il terreno del paziente. In genere si tratta di rimedi somministrati per curare le malattie croniche e solitamente hanno un’alta diluizione: la loro azione è più generale, più profonda, anche se non completamente sistemica, ma più lenta. Il rimedio costituzionale è pertanto un rimedio “di fondo”.
◊ Rimedio omeopatico simillimum: si dice “simillimum” un rimedio per la cui scelta si è avuto scrupoloso riguardo alla globalità delle manifestazioni del paziente, cioè oltre al quadro sintomatologico si sono analizzate tutte le altre caratteristiche individuali (somatiche, psichiche, ereditarie, acquisite, ecc.) di cui al processo di individualizzazione. Si tratta in sostanza di un rimedio altamente personalizzato, cioè simile al paziente e per questo può essere somministrato alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce. La Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, che prescrive un solo rimedio alla volta, fa uso proprio del simillimum.
◊ Rimedi omeopatici acuti: si dice “acuto” un rimedio in grado di curare meglio i sintomi di una malattia che inducono reazioni forti e/o improvvise, tipiche degli stati acuti, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo cronico. Il rimedio omeopatico acuto in genere ha un’azione rapida e breve e per questo nelle cure precede il suo cronico. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum. Viceversa Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis.
◊ Rimedio omeopatico cronico: si dice “cronico” un rimedio che è in grado di curare meglio i sintomi di una malattia quando questi hanno superato la fase acuta, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo acuto. Il rimedio omeopatico cronico in genere ha un’azione lenta e lunga e per questo nelle cure segue il suo acuto. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis. Viceversa Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum.
◊ Rimedi omeopatici policresti: si dice “policresto” un rimedio ad ampia azione, cioè un rimedio che ha un’azione generale riequilibrante utilizzabile per curare varie patologie. I policresti sono i grandi rimedi della Materia Medica Omeopatica.
Cure omeopatiche
Nelle cure omeopatiche la regola che in generale si segue è che per le malattie che si trovano nello stato acuto si prescrivono rimedi omeopatici a bassa diluizione (ad azione più superficiale), mentre per le malattie allo stato cronico si assumono rimedi a media ed alta diluizione (ad azione più profonda). Più grande è la sovrapponibilità di cui in precedenza (lo ripetiamo dell’insieme dei sintomi fisici e delle altre caratteristiche individuali, con le caratteristiche del rimedio), più ci si può spingere con le diluizioni e quindi l’azione del rimedio sarà tanto più profonda.
La guarigione avviene seguendo un iter scandito da una legge ben precisa di eliminazione dei sintomi: dall’alto al basso, dall’interno all’esterno ed in ordine inverso rispetto all’apparizione dei sintomi stessi. Spariranno prima i sintomi comparsi più recentemente e successivamente, con un’eventuale nuova prescrizione, quelli che hanno un’origine più remota. Il miglioramento avviene prima a livello mentale poi a livello fisico. E’ possibile inizialmente un certo peggioramento di alcuni sintomi.
Le cure omeopatiche si rifanno a diverse scuole di pensiero: la Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato simillimum, capace di coprire tutti i sintomi del paziente, la Scuola Medica Omeopatica Pluralista prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra di loro, di cui generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo, la Scuola Medica Omeopatica Complessista prescrive più rimedi sinergici insieme, i cosiddetti complessi, di solito tutti sintomatici.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione del sito “Approfondimenti” e per altri chiarimenti riguardanti l’omeopatia consultare gli articoli specifici della stessa sezione.
Nella presente sezione, per completezza e semplicità di consultazione, sono riportati in ordine alfabetico i principali rimedi omeopatici, organizzati in schede nelle quali si fornisce:
□ La DESCRIZIONE della sostanza di origine.
□ Le CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO, che come detto è opportuno riscontrare nella persona malata, secondo il citato processo di individualizzazione indispensabile per la individuazione del rimedio “giusto”.
□ L’USO DEL RIMEDIO, legato ai sintomi manifestati dal malato, che per essere meglio curati devono corrispondere e si devono associare alle caratteristiche del rimedio di cui immediatamente sopra.
□ Le DOSI relative consigliate dai medici omeopati, con l’indicazione delle diluizioni, delle quantità e dei tempi di somministrazione.
(*) V. Note esplicative
Pierfrancesco dice
Gentile dottoressa,
Ho 28 anni, e’ ormai dal 2014 che mi vengono continuamente calazi sia nell’occhio destro e sinistro, palpebra superiore e inferiore (uno anche asportato chirurgicamente). Ho effettuato numerosissime visite, tra cui una da uno specialista di patologie dell’occhio, che mi ha diagnosticato la mia tendenza a sviluppare questi calazi a causa della mia natura fisiologica. Negli ultimi anni, per non ricorrere a nuove asportazioni chirurgiche, mi sono avvicinato alla omeopatia, avendo benefici ( staphysagria 7 ch, thuya 5ch e hepar sulfur 30 ch). Ultimamente però ho due calazi, uno sulla palpebra superiore occhio dx ed uno nella palpebra inferiore occhio sx, che, nonostante abbia usato questi rimedi che avevano fatto effetto precedentemente, stavolta mi hanno lasciato due noduli duri al tatto ( sembra siano senza liquido) anche se ridotti notevolmente rispetto a 4 mesi fa. Cosa mi consiglia di assumere?grazie anticipatamente.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Pierfrancesco, i rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati per trattare i calazi sono Staphysagria e Pulsatilla, che in genere vengono somministrati insieme o alternati tra loro, in basse diluizioni (ad es. fino a 7CH), più volte al dì (ad es. 2-3 volte), lontano dai pasti. Nelle forme recidivanti si rende necessario un trattamento omeopatico di fondo con rimedi costituzionali, per un’azione profonda e sistemica, molto utile nella cura e nella prevenzione dei calazi, intervenendo sul terreno del paziente legato al patrimonio genetico e comportamentale. Ovviamente la prescrizione giusta per lei la può garantire solo un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Federica dice
Gentile dottoressa,
Ho 32 anni ho sempre sofferto fin da piccol di mal testa. Negli ultimi anni ho iniziato a soffrire di cervicale, noto che migliora con lo sport e magnesio. Ultimamente invece il mal di testa è diventato un appuntamento mensile… Durante il ciclo mestruale (il secondo giorno) arriva un forte dolore alla testa (da dietro fino a davanti, occhio sx), sono sensibile alle luci e rumori, ho nausea, confusione mentale, spossata, a volte una strana sensazione di agitazione come un formicolio alle mani.. in erboristeria mi hanno consigliato l agnocasto, ma nulla.. ho cercato un rimedio omeopatico ma non riesco a capire quale possa essere il più adatto. Chiedo consiglio in quanto vorrei evitare l uso di farmaci (uso moment), senza non passa, peggiora.
La ringrazio anticipatamente,
Un caro saluto
Federica
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Federica, i rimedi omeopatici utili a trattare il mal di testa sono tantissimi e pertanto occorrerà cercare di restringere il più possibile il campo di quelli che in prima analisi presentano la sintomatologia più somigliante, per poi, in seconda analisi, introducendo le peculiarità distintive, individuare il rimedio (o i rimedi) che dia la massima copertura. Bisognerà quindi considerare la tipologia del dolore, o meglio, la sensazione che si prova, la localizzazione precisa, le causalità, le modalità di aggravamento o di miglioramento, i sintomi concomitanti, i riflessi psicologici, ecc. Ad esempio, in base alla breve descrizione fornita, i rimedi omeopatici da prendere in considerazione potrebbero essere: Spigelia (dolori violenti e brucianti sul lato sx, sopra l’occhio sx, sensazione di avere conficcato un ago o un ferro rovente, aggravamento con il tocco, con la luce solare), Silicea (cefalea periodica che inizia dalla nuca, progredisce al vertice e si fissa nella regione sopraorbitaria, peggiora con la luce intensa), Gelsemium (cefalea di tipo congestizio che parte da dietro, testa pesante e difficile da sollevare, palpebre pesanti, peggioramento con il calore, spaventi ed eccitazioni), Zincum metallicum (cefalea che colpisce la nuca, la parte posteriore del cranio ed anche gli occhi e la radice del naso; miglioramento all’aria aperta), Cyclamen o Actaea racemosa (cefalee catameniali), Natrum sulphuricum (cefalea che non sopporta la luce, i rumori, con nausea, sensibilità al freddo), Bryonia (cefalea esplosiva e penetrante, maggiormente localizzata sul lato sinistro, che peggiora con il movimento, persino di quello degli occhi), Iris versicolor (mal di testa preannunciato da alterazioni visive, dolore più forte su un lato della testa che interessa un occhio o una tempia, con nausea o vomito intensi, con aggravamenti a cadenza settimanale), Argentum nitricum (cefalea accompagnata da fotofobia e sensazione di testa che scoppia), Chamomilla (cefalea con senso di pesantezza e di dolore come da contusione; il paziente non sopporta il dolore), Coffea cruda (il paziente invece riesce a sopportare il dolore), Cocculus (mal di testa pulsante con inclinazione a nausea e vomito, che si aggrava dopo aver dormito, mangiato o bevuto ed all’aria aperta), ecc. In diversi casi vengono associati dei gemmoterapici, come ad es. Ribes nigrum M.G. D1, Rosa canina M.G. D1, Tilia tormentosa M.G. D1. Non è escluso, inoltre, che debba rendersi necessaria una terapia omeopatica di fondo, con rimedi costituzionali, per un’azione profonda e sistemica, molto utile nella cura e nella prevenzione delle forme croniche o recidivanti. Le consiglio, pertanto, di non fare da sola ma di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Fabio dice
Egregia Dottoressa, nel tentativo da parte del medico di individuare il rimedio costituzionale più appropriato (diluizione 30 ch) dopo quanti giorni si può capire se si è sulla strada giusta? Se dopo 4 – 5 non si nota alcun miglioramento, anzi, ma solo un tangibile peggioramento è opportuno provare con un altro rimedio? Un eventuale aggravamento omeopatico di solito non supera i 3 gg.?
Volendo diluire 3 – 4 granuli in una bottiglietta d’acqua oligominerale da 1/2 L. riempita all’80% e dinamizzata 10 volte prima di ogni assunzione, il rimedio così ottenuto quanti giorni può durare? Ho letto al max 2 o 3 gg. ma non bevendo direttamente dalla bottiglia e usando ogni volta un bicchierino dedicato (che ogni volta verrà sciacquato sotto l’acqua corrente) tale tempo può esser protratto? E di quanto?
Cordialmente
Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, in linea del tutto generale, per comprendere la qualità di una cura omeopatica e quindi se la stessa sta conducendo il paziente alla guarigione, bisogna saper distinguere tra lo stato di salute generale e lo stato dei sintomi locali (quelli da curare). Si può parlare di cura appropriata solo quando lo stato di salute generale, che comprende i sintomi generali e la percezione interna della propria salute, fin dall’inizio della terapia incomincia progressivamente a migliorare, anche se non in maniera evidentissima, al di là di quello che può succedere in una fase interlocutoria ai sintomi locali. Questi, se non migliorano sin dall’inizio, sono comunque destinati a migliorare e quindi a risolversi, sempre nell’ipotesi di cura giusta. L’aggravamento omeopatico, qualora si manifesti, fermo restando che la reattività del singolo organismo può fare la differenza, nelle malattie acute generalmente è quasi immediato e di breve durata (da qualche ora a qualche giorno), mentre nelle malattie croniche si presenta più tardi, ma da più precocemente a più tardivamente con il crescere della diluizione del rimedio (in genere dura qualche giorno, ma può arrivare anche a qualche settimana). L’esistenza dei danni tissutali rende poi l’aggravamento omeopatico proporzionalmente più severo. Per quanto riguarda la diluizione dei granuli in acqua oligominerale (possono essere sufficienti circa 100-150 ml di acqua per 3 granuli), è preferibile evitare la plastica e usare il vetro, utilizzando o una bottiglietta o un bicchiere (serve poi altro bicchiere per il travaso, come descritto di seguito). In caso di bottiglietta, questa va scossa energicamente più volte (minimo 10 volte) prima di ogni assunzione (il sorso può avvenire direttamente dalla bottiglietta). In caso di bicchiere, la soluzione deve essere travasata rapidamente (minimo 20 volte) da un bicchiere all’altro, per poi effettuarne il sorso. In entrambi i casi il rimedio va usato per un massimo di 2-3 giorni, più che altro per motivi igienici, considerato che il tutto non è sterilizzato. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gent.ma Dottoressa, complimenti per la sua disponibilità, chiarezza e professionalità. Non è per fare sviolinate ma se tutti i medici avessero un pò del suo spirito credo che noi tutti staremmo davvero molto meglio e non solo fisicamente. Una mia curiosità personale (e se non sono indiscreto), come mai dal sito non traspare nulla della sua attività professionale e in quale città la svolge?
Le chiedo ora un suo parere su un’ulteriore metodica di assunzione dei rimedi omeopatici attuata da me sia per risparmiare un pò sia per pura soddisfazione personale. Chiaramente non ho inventato nulla ma è una metodica, che lei sicuramente conosce, trovata in rete da fonti più che autorevoli ma che io attuo con una piccola modifica.
Esempio pratico, riempio un flacone sterile di 50 ml (munito di contagocce) all’80% di soluzione alcolica a 30 gradi ca. (acqua depurata 70% +alcol buongusto 30%). Immetto poi nel flacone 5 granuli di (è solo un esempio) Histaminum 9 CH. A questo punto dinamizzo con 100 ca. decise succussioni. Per il perieodo primaverile assumo direttamente sulla lingua 5 gtt per 3 volte al di scuotendo ad ogni nuova somministrazione 10 volte il flacone. Al termine del rimedio così ottenuto, e quando nel flacone restano poche gtt. immetto DI NUOVO 5 granuli del rimedio in questione e riempio di nuovo con soluzione alcolica e così via all’infinito…!
Sperando di non dire scemenze, credo di ottenere qualcosa che è una via di mezzo tra il metodo Korsakov, e un rimedio (dopo diverse diluizioni) hommacord. Non ottengo qualcosa di miracoloso ma devo dire che i risultati sono tangibili. Cosa ne pensa sul fatto che ogni volta alla fine del rimedio, oltre ad aggiungere la soluzione alcolica, immetto di nuovo i granuli? E’ importante la scelta qualitativa dell’alcol? Ho notato piccole variazioni di gusto tra una marca e un altra. La ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, è utile precisare, come rilevabile dalla sezione del sito “Chi sono”, che non sono un medico bensì una biologa appassionata e studiosa di Omeopatia, che con questo sito web cerca di fornire un’informazione chiara, comprensibile, oggettiva, responsabile e disinteressata su ciò che il mondo dell’Omeopatia e del Naturale può fare per la nostra salute e il nostro benessere. Anche attraverso le risposte ai commenti cerco di offrire notizie e spunti utili, delucidazioni e riflessioni, ragionamenti e chiavi di lettura, sia agli interessati che agli altri visitatori, ma il medico rimane sempre la figura centrale di riferimento imprescindibile e insostituibile, cui consiglio sempre di rivolgersi. Ciò premesso, per quanto riguarda il confezionamento “in casa” di un rimedio omeopatico, il procedimento da lei adottato può considerarsi sostanzialmente corretto: sono appropriati la gradazione di 30° della soluzione con alcool alimentare, la proporzione tra alcool a 95° (30%) ed acqua (70%), la capacità di 50 ml (può essere anche di 30 ml) del flacone con contagocce (meglio se tutto di vetro) ed il riempimento all’80%, il numero di 5 granuli (possono essere sufficienti anche 3, specie se il flacone è da 30 ml), la dinamizzazione con 100 succussioni, lo scuotimento di 10 volte prima di ogni somministrazione. Volendo si può apportare qualche aggiustamento per rendere ancora più efficace l’assunzione del rimedio. Inizialmente i granuli possono essere messi nel contenitore sterile con un poco d’acqua (sempre demineralizzata o deionizzata), lasciati sciogliere e poi aggiungere la soluzione idroalcolica a 30°. Questo perché i granuli si sciolgono facilmente in acqua, mentre si sciolgono lentamente e difficilmente in soluzione idroalcolica. È preferibile assumere le gocce (che possono essere anche in numero di 10) sotto la lingua e non sopra, in quanto la via sublinguale è migliore per la maggiore vascolarizzazione. Infine è da tenere presente che il rimedio omeopatico così ottenuto ha una diluizione ed una dinamizzazione leggermente superiori a quelli del rimedio di partenza, ma tale variazione in pratica non modifica l’effetto terapeutico, anzi a volte è desiderabile. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile D.ssa Volpe, sempre in riferimento all’assunzione di rimedi in granuli sciolti in una bottiglietta d’acqua. Se nella bottiglietta si sciolgono insieme granuli dello stesso rimedio ma di diluizioni diverse, ad es. 5ch, 9ch, 15ch, 30ch, le potenze si sommano o ogni diluizione agirà per quanto riguarda il suo spettro d’azione? La ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, non si somma niente e neanche le diluizioni rimangono distinte, ma si viene a creare un rimedio omeopatico complesso, in questo caso una sorta di injeel, che ha un comportamento terapeutico tutto suo e diverso dai singoli componenti, inesplorato se la combinazione non è stata oggetto di test clinici. In mancanza quindi di una cognizione specifica conviene lasciar perdere ed affidarsi a mani esperte. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gent.ma Dottoressa, mi perdoni ma ritorno sull’argomento in quanto la sua risposta sui complessi injeel mi ha fatto sorgere più di un dubbio sulla correttezza del metodo che adotto per l’assunzione dei rimedi. Come le ho già detto in precedenza uso sciogliere i granuli in un flaconcino con soluzione idroalcolica al 30% ecc. ecc. Il punto sul quale vorrei esser rassicurato e che una volta che resta ca. 1 ml di soluzione REIMMETTO nello stesso flacone di nuovo i granuli insieme all’alcool a 30 gradi e scuoto di nuovo per 100 volte. Questo procedimento, che adotto all’infinito, fa si quindi che dopo qualche mese, partendo, ad es., da una 30ch, il flacone dovrebbe contenere una 30ch…31ch…32ch…ecc. ecc. Quanto ottenuto è una sorta di injeel che potrebbe distorcere l’effetto della diluizione di partenza 30ch? Oppure, così come in passato ho letto in rete, sono i tessuti che scelgono quella con cui entrare in risonanza e quindi quella più idonea? Non mi dia del pignolo ma questo per me è un punto focale e non vorrei che nel tentativo di far meglio avvenisse l’opposto. Un ultimo dubbio potrebbe dirmi la differenza sostanziale tra un complesso injeel e uno homaccord? Cordialmente
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, ma lei la volta scorsa ha chiesto un’altra cosa, precisamente cosa succede quando si sciolgono insieme i granuli di diluizioni diverse, ad es. 5CH, 9CH, 15CH, 30 CH, di uno stesso rimedio omeopatico. La risposta è stata che si viene a formare un rimedio omeopatico complesso, simile ad un injeel, che se non è stato clinicamente testato non è consigliabile adoperare. Relativamente al metodo che lei adotta per la trasformazione del rimedio dai granuli alla soluzione idroalcolica, il metodo è sostanzialmente corretto, come già confermato nella risposta ancora precedente. Quindi non si forma alcun complesso injeel, che invece richiede l’oculata scelta di diluizioni distanziate tra loro e appartenenti alle tre fasce (bassa, media, alta), come vedremo in seguito. Potrebbe solo evitare, ma farlo non è assolutamente pregiudizievole, di utilizzare ogni volta dei nuovi granuli del rimedio di partenza, che non aggiunge niente, data la stretta vicinanza delle diluizioni, semmai frena leggermente il crescere della diluizione complessiva e consuma inutilmente dei granuli. La differenza tra un rimedio omeopatico complesso injeel e uno homaccord è sintetizzabile nel fatto che negli injeel si adopera un solo rimedio, mentre negli homaccord più rimedi. Ma vediamo come. Gli injeel sono preparati unitari a diluizione scalare (bassa, media, alta), cioè sono complessi costituiti da dette diluizioni a scalare di un solo rimedio omeopatico. La bassa diluizione è per il tropismo tissutale, la media diluizione per il tropismo organico e metabolico, l’alta diluizione per gli aspetti psico-comportamentali. Sono quindi farmaci utili sia per la patologia acuta (bassa diluizione) che per quella cronica (alta diluizione). Inoltre l’azione a cascata delle diluizioni evita o riduce drasticamente l’aggravamento omeopatico. In genere nei preparati Heel l’accordo di potenza in diluizione decimale è D10, D30, D200. Gli homaccord sono complessi costituiti da un mix di rimedi sinergici, ossia sono preparati composti da un insieme selezionato di più rimedi omeopatici che hanno caratteristiche funzionali analoghe e tropismo tissutale affine. Anche qui ogni componente è presente in più diluizioni a scalare (bassa, media, alta), con le stesse azioni terapeutiche richiamate in precedenza. Sono farmaci che pur mantenendo una base sintomatologica vanno già sul profondo, cioè sull’etiologia anatomica, funzionale e costituzionale. Sono efficaci in tutte le patologie psicosomatiche. Nei preparati Heel la serie di potenze è ancora in diluizione decimale (ad es. D4, D10, D30, D200, D1000 o D4, D10, D30, D200 o D10, D30, D200, ecc.). Ovviamente, come lei sa, non stiamo parlando di rimedi dell’Omeopatia classica, la quale non adopera rimedi complessi ma esclusivamente rimedi omeopatici unitari, bensì di rimedi dell’Omotossicologia, che, nonostante abbia diversi punti di contatto con l’Omeopatia, alla quale si ispira (in particolare alla sua scuola complessista), adotta orientamenti terapeutici e criteri di scelta dei rimedi completamente differenti. Cordiali saluti.
Fabio dice
Dottoressa, lei dice che posso star tranquillo in quanto anche se ogni volta utilizzo il rimedio di partenza, le diluizioni sono talmente ravvicinate che non si può parlare di composto Injeel nel quale invece troviamo diluzioni oppurtunamente scelte tra la fascia bassa, media e alta. Quindi credo di aver capito che anche se parto da una 30ch e, per assurdo, tra 10 anni mi ritrovo nello stesso flacone diluizioni crescenti che partono dalla 30 e arrivano alla 200ch non ci sarebbero problemi in quanto si tratterebbe comunque di diluizioni appartenenti alla fascia alta e con effetti sovrapponibili.
Ma cosa accade se parto invece da una 5ch e, sempre per assurdo e con lo stesso metodo, tra 10 anni è più, mi ritrovo in uno spettro di diluizioni tra la 5ch e la 200ch, quindi fascia bassa, media e alta? E’ qui che forse entro in un campo inesplorato?
Sono pienamente daccordo con lei sul fatto di diradare l’immissione del rimedio di partenza e magari di reimmetterlo magari ogni 3 – 5 diluizioni.
Ultimo dubbio, il metodo sopra descritto è valido anche per preparazioni decimali?
Grazie per la disponibilità
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, dovrebbe essere chiaro che la diluizione di un rimedio omeopatico deve essere scelta in base alle specifiche necessità e non a caso, perché è essa che determina il livello di profondità d’azione terapeutica utile alla guarigione. Pertanto il metodo in parola, ossia la trasformazione del rimedio omeopatico dalla forma solida alla forma liquida in soluzione idroalcolica, è adottabile solo se si rimane nei pressi di detta diluizione, quella di partenza, che è quindi strategica per il successo della terapia. Ricordiamoci che vale la seguente regola di orientamento: basse diluizioni per acuto, lesionale, drenaggio; medie diluizioni per sub-acuto, funzionale, sintomi generali; alte diluizioni per cronico o recidivante, mentale o psichico, terreno. Il leggero aumento della potenza del rimedio ad ogni passaggio (leggero, si badi bene), quindi ad ogni assunzione, è auspicabile ai fini terapeutici, allo scopo di scongiurare ogni effetto iatrogeno e di limitare l’eventuale aggravamento omeopatico. Bisogna però, come detto, non allontanarsi troppo dalla diluizione giusta, quella terapeutica, che è stata scelta ad hoc con oculatezza. Inoltre a lungo andare viene il sospetto che il rimedio preparato artigianalmente in casa, con le inevitabili imperfezioni, possa aver perso, in tutto o in parte, il patrimonio terapeutico che invece dovrebbe possedere. Difatti un rimedio omeopatico mal preparato è inefficace, quantunque sia stato ben scelto. Il rischio che ciò avvenga è tanto superiore quanto più si protraggono le preparazioni casalinghe. Di conseguenza il procedimento va ricominciato daccapo, ossia ex novo, utilizzando i granuli di partenza (preparati da un’azienda farmaceutica e quindi in assoluta sicurezza), dopo alcune volte e comunque prima di invadere la fascia di diluizione immediatamente superiore. Perciò l’evenienza di continuare interrottamente per moltissimi anni, da lei prospettata a mo’ di esempio, è effettivamente utopica. Dal punto di vista più generale, non a caso il metodo korsakoviano, simile nelle conclusioni a quello in parola, è stato bandito da alcune Farmacopee omeopatiche nazionali, proprio perché è poco standardizzabile e perciò non dà sufficienti garanzie di precisione nella preparazione dei rimedi. Comunque, giusto per precisare e per stare al gioco, tra gli ipotetici 10 anni lei si ritroverebbe a mischiare nello stesso flacone la 5CH di partenza (nel caso in cui dovesse reimmettere i granuli) e la diluizione finale dei procedimenti fino ad allora effettuati, che dovrebbe essere con buona pace una sorta di media ponderale di tutto. Quindi non ci sarebbe l’associazione di una bassa, di una media e di un’alta diluizione, ben distinte tra loro e preparate singolarmente da parte, con le loro separate dinamizzazioni. Ma, per quanto detto finora, è meglio lasciar perdere un ragionamento del genere. Infine, in risposta all’ultimo dubbio, il metodo casalingo, con le precisazioni fornite, è valido per qualsiasi diluizione e quindi anche per quelle decimali. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile Dottoressa, da profano in materia avevo comunque intuito che, complice il tempo e la preparazione artigianale, il rimedio possa comunque subire delle contaminazioni e perdere parte o tutta la sua efficacia. Ed è proprio per questo che ogni volta, al termine della soluzione nel flacone mi ero riproposto di immettere di nuovo il rimedio di partenza lasciando magari solo il velo capillare all’interno del flacone stesso (korsakov) . In questo modo pensavo che, complice l’acool ed una accurata igiene, almeno la diluizione base sarebbe comunque restata attiva. Ma credo di aver capito che forse questo potrebbe esser d’aiuto ma non è detto che possa bastare…
Restando sempre nell’empiricità del metodo, lei dice che può esser valido per tutte le diluizioni comprese le decimali; lo stesso discorso vale per le Diluizioni cinquantamillesimali (LM)? Sempre grato. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, il metodo di riproduzione in casa di un rimedio omeopatico partendo dalla forma in granuli per arrivare alla forma liquida in soluzione idroalcolica, in linea di principio è applicabile a qualsiasi diluizione. Però bisogna considerare che esso è più agevolmente effettuabile con le diluizioni decimali e centesimali, dove i relativi rapporti hanno come fattori rispettivamente 1/10 e 1/100 e quindi sono più facilmente controllabili. Con le diluizioni cinquantamillesimali la situazione si complica notevolmente, innanzitutto perché i rapporti di diluizione hanno come fattore 1/50.000, quindi più difficilmente controllabile e poi perché, nei passaggi successivi, si richiede l’impiego di supporti intermedi (500 globulini di zucchero) con impregnazioni e diluizioni che realizzano, secondo un procedimento alquanto articolato, passaggi a 1/500 e successivamente a 1/100, in modo da ottenere il rapporto di diluizione cinquantamillesimale (1/500 x 1/100 = 1/50.000). Il metodo, quindi, per la sua complessità non è praticabile in casa per la riproduzione del rimedio. In casa si può realizzare la trasformazione, ossia la conversione della LM dai globuli/granuli alla forma liquida, lasciando sciogliere i globuli/granuli (basterebbe un solo globulo/granulo) in 10-30 ml di soluzione idroalcolica a circa 20-30° all’interno di un flacone in vetro, con contagocce in vetro inserito nel tappo, il tutto sterilizzato. Quindi si dinamizza ad ogni assunzione, fino all’esaurimento. Relativamente alla prima parte del suo commento, le confermo che i limiti della preparazione casalinga non possono ricondursi soltanto alla questione igienica, quand’anche importantissima o ritenersi superati dalla presenza dell’alcool, ma sono da attribuire anche alla difficoltà di garantire, specialmente a lungo andare, la precisione e la rispondenza dei risultati, sia in termini quantitativi che qualitativi, sia relativamente alle diluizioni che alle dinamizzazioni. Il metodo casalingo non è minimamente accostabile ai moderni sistemi di preparazione utilizzati dai laboratori galenici delle aziende farmaceutiche produttrici, che adottano procedimenti codificati e dispongono di strumenti ed apparecchiature sofisticate, tali da garantire gli standard richiesti dalla Farmacopea omeopatica di riferimento, sottoposti a controlli dettagliati durante il processo di produzione (controlli di processo) e quindi in grado di assicurare ogni rispondenza in merito a principi attivi, assenza di tossicità, igiene, precisione e preservazione dell’efficacia del rimedio omeopatico. Questo però non significa che il metodo casalingo non va praticato ed incoraggiato (le aziende farmaceutiche ne sarebbero felicissime), ma esso va realizzato con estrema cura e nei termini evidenziati nella risposta precedente. Cordiali saluti.
Fabio dice
Gentile Dottoressa, in riferimento alla replica casalinga delle diluizioni cinquantamillesimali lei dice che si può realizzare “…lasciando sciogliere i globuli/granuli (basterebbe un solo globulo/granulo) in 10-30 ml di soluzione idroalcolica a circa 20-30° all’interno di un flacone in vetro…”. Il tutto mi sembra di aver capito si può effettuare una sola volta. Le chiedo ora una cosa, credo, ovvia ma voglio esser sicuro, per avere una maggior durata del rimedio posso sciogliere 3…5 granuli (LM) in un falcone di 50 ml?
Per la replica delle diluizioni decimali ha senso lasciare nel flacone qualche ml. in più per avvicinarci quanto più possibile alla diluizione in questione?
Per un perieodo di tempo ho usato per l’allergia primaverile Orthohistaminum. Tra le peculiarità di tale rimedio ho letto che viene dianamizzato 200 volte anzichè le classiche 100, acquisendo quindi maggior potenza. Qual’è il suo pensiero in merito? Posso usare anche io tale metodica nelle preparazioni casalinghe, è preferibile? Ancora un grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, le risposte sono: 1) Diluizioni LM: possono andare bene 3-5 granuli in 50 ml. 2) Diluizioni decimali: può andar bene lasciare qualche ml in più. 3) Dinamizzazione: per i rimedi omeopatici, quelli classici, quelli veri e propri, vanno effettuate le canoniche 100 succussioni ad ogni passaggio di diluizione. Quello da lei citato non è un rimedio omeopatico classico bensì è un organoterapico, che risponde ad altre leggi ed esprime altri orientamenti terapeutici. Cordiali saluti.
Fabio dice
P.S.
Per quanto riguarda le diluizioni decimali, forse non sono stato chiaro, intendevo dire: dopo la prima replica in soluzione idroalcolica, quando la soluzione e quasi alla fine, conviene lasciare qualche ml. in più prima di replicare ulteriormente. Questo chiaramente con buona pace delle diluizioni di partenza…! Grazie
Fabio dice
Gentile Dottoressa, riprendo un attimo il discorso sulla replica dei rimedi omeopatici fatta in casa. Nella diluizione dell’alcool a 96 gradi, per evitare il fenomeno dell’intorpidimento della soluzione, ho sempre versato prima l’acqua e poi l’alcool. Es. alcool a 30 gradi ca.: 2/3 di acqua depurata e poi 1/3 di alcool. Così facendo la soluzione è stata sempre limpida. Nell’ultimo periodo non so perché la soluzione si opacizza. Ho cambiato marca di alcool e quella dell’acqua depurata ma non ho risolto. A cosa può esser dovuto ciò? Ha influenza sull’efficacia del rimedio? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, è molto probabile che l’acqua non sia completamente demineralizzata o sufficientemente povera di sali minerali, in particolare di calcio, che possono precipitare producendo un intorbidamento della soluzione, che però ha solo un effetto estetico e null’altro. Cordiali saluti.
Danilo dice
Bongiorno Dott.ssa. ssa Rita
Soffro da tempo di eiaculazione precoce
Ho acquistato il Selenium metallicum 15Ch , però non sono sicuro
sulla posologia
Vorrei un suo consiglio
Distinti saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Danilo, com’è noto, in Omeopatia ogni entità terapeutica (rimedio, diluizione, posologia, durata della cura, ecc.) è molto personale, non generalizzabile, in quanto legata ad una serie di fattori e di peculiarità individuali che rendono il paziente unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa patologia o dallo stesso disturbo. Quindi se il paziente è unico dovrà essere unica anche la cura con i relativi parametri terapeutici. La posologia, in particolare, oltre alla reattività individuale del singolo organismo allo stimolo del rimedio omeopatico, dipende soprattutto dalla durata di copertura terapeutica della diluizione omeopatica, secondo una legge di corrispondenza inversa che vede diminuire la frequenza delle assunzioni con il crescere della diluizione. Una 15CH è una media diluizione che ha una copertura terapeutica di alcuni giorni, per cui il più delle volte viene utilizzata in ragione di 3-5 granuli pro-dose, 1-2 volte al dì. Come accennato, ciò a meno di casi specifici legati alla situazione individuale del paziente e quindi secondo prescrizione medica. Cordiali saluti.
ROSA dice
Buonasera gentile Dott.ssa, ho una bimba di tre anni e mezzo,
la curo con l’omeopatia, ma i granuli li mastica non riesce a tenerli sotto la lingua, cosa mi consiglia? Sarebbe forse meglio scioglierli in un po’ di acqua?
Grazie
Rosa
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Rosa, è proprio così, generalmente per i bambini piccoli è preferibile lasciar sciogliere i granuli in un poco d’acqua. Cordiali saluti.
lorena dice
ormai ho una faringite cronica da tanti anni ho provato dei medicinali tante erbe della nonna e altri rimedi senza nessun risultato vorrei provare con l omeopatia mi dia un consiglio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Lorena, una faringite cronica è spesso un problema secondario a patologie o a fattori di rischio che possono interessare anche altri organi o apparati, quali ad es. scolo retronasale (rinite e rino-sinusite cronica), ipertrofia dei turbinati, polipi nasali, deviazioni del setto nasale, adenoidite e tonsillite cronica, allergie stagionali o a particolari sostanze, esposizione ad agenti irritanti, reflusso gastroesofageo, patologie sistemiche (renali, epatiche, gastrointestinali, ecc.), fumo di sigaretta, abuso di sostanze alcoliche e superalcoliche, bassa resistenza immunitaria, ecc. Sarebbe pertanto opportuno continuare con le indagini mediche e quindi pervenire ad una diagnosi precisa. Una volta individuata la causa dell’infiammazione ci si metterebbe nelle condizioni di allontanare o limitare la stessa, di evitarne i fattori scatenanti, di indirizzare più correttamente la terapia e di conoscere i risultati ottenibili con una cura omeopatica. Ciò premesso, una panoramica dei principali rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati è consultabile all’articolo “Mal di gola” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio (o i rimedi) adatto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Sempre a titolo informativo sappia che in diversi casi vengono adoperati, in associazione alla cura omeopatica o da soli, dei gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata (o gemmoderivati, si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali alla prima diluizione decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia), in gocce, come Ribes nigrum M.G. D1 che è un ottimo cortisone-like, con attività antinfiammatoria e antistaminica, è un ottimo regolatore del sistema immunitario e andrebbe bene anche per un’eventuale problema allergico e/o Carpinus betulus M.G. D1 che ha una specifica attività sul rino-faringe e sulle mucose respiratorie, ha un’azione antinfiammatoria, anticatarrale, sedativa di eventuale tosse, curativa delle mucose affette da processi flogistici e riduce gli spasmi delle prime vie respiratorie. Per quanto riguarda la Fitoterapia classica dia un’occhiata all’articolo “Mal di gola subito via” nella sezione del sito “Rimedi della nonna”. Sarebbe anche opportuno rafforzare le difese immunitarie, a cominciare dall’alimentazione che deve essere sana ed equilibrata, privilegiando i cibi ricchi di vitamine (in particolare le vitamine A, B5, B12, C, E), di acidi grassi polinsaturi (omega-3 e omega-6), di minerali (in particolare rame, manganese, selenio e zinco), di prebiotici (cibi ricchi di fibre) e probiotici (cibi fermentati). Le consiglio comunque di non fare da sola ma di rivolgersi ad un medico omeopata, o con la diagnosi medica preventivamente acquisita, di cui in precedenza, o seguendo le indicazioni dello stesso medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
PINA dice
gentile dottoressa sono affetta da una persistente fosfora al cuoio capelluto, vorrei sapere quale prodotto omeopatico debbo utilizzare.
la ringrazio per la sua gentile risposta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Pina, i rimedi omeopatici utili a trattare la forfora sono tanti, con patogenesi tutte diverse, tra i quali occorrerà individuare quello che più di ogni altro assomiglia al paziente, nelle caratteristiche e nella sintomatologia specifica, e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Ciò, com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico. La sintomatologia specifica che deve guidare per la corretta scelta del rimedio omeopatico terrà pertanto conto, ad esempio, del tipo di forfora (secca o grassa), della presenza o meno di prurito, di eventuali lesioni al cuoio capelluto, di altri sintomi concomitanti, delle circostanze di aggravamento o di miglioramento, delle sensazioni, dei riflessi psicologici, ecc. Riferendoci al tipo di forfora, generalmente in caso di forfora secca i rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati sono Arsenicum album, Aurum metallicum, Petroleum, Sulphur, Thallium aceticum, invece in caso di forfora grassa i rimedi diventano Graphites, Natrum muriaticum, Oleander, Phosphoricum acidum, Thuya. Ovviamente la prescrizione appropriata al caso specifico la può garantire solo un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
alessandro dice
Gent.ma Dott.ssa Rita Volpe,
sono andato in farmacia per prendere il Gelsemium 200K globuli unica dose, la farmacista mi ha chiesto se volevo quello da 1gr o quello da 2gr.
Volevo sapere quale era la differenze se la dose è unica ? A livello di efficacia è la stessa cosa ?
Grazie.
Saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Alessandro, la monodose di un rimedio omeopatico che viene normalmente utilizzata si presenta in un tubo-dose contenente 200 globuli, ciascuno di circa 5 mg, per un peso complessivo di circa 1 g. Tale monodose, così com’è, è studiata per ottenere la migliore risposta diluizione/dose/effetto, giacché traduce un maggiore effetto di superficie e quindi rende massima la “superficie di scambio” tra il rimedio omeopatico e l’organismo ricevente. La confezione da 2 g non corrisponde pertanto allo standard. Cordiali saluti.
Paola dice
Gentile dottoressa, avrei bisogno di un suo parere: sto facendo una cura prendendo Natrium muriaticum 1LM-3LM (30 capsule) per un mese. Mi sono resa conto di aver sbagliato il metodo di assunzione infatti per 14 giorni ho ingerito non solo i globuli ma anche la capsula. E’ una situazione grave? La capsula è di plastica? Quanto tempo impiega per venir degradata? Ora dovrò riniziare la cura? o sospenderla? La ringrazio anticipatamente. Buon pomeriggio.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Paola, dovrebbe stare tranquilla perché la sottile plastica della capsula viene agevolmente disgregata dai succhi gastrici durante la relativa fase digestiva, senza alcuna conseguenza. Generalmente i rimedi omeopatici, in qualsiasi forma farmaceutica si presentano, vanno assunti per via sublinguale, ossia vanno trasferiti dal contenitore alla bocca per essere lasciati sciogliere lentamente sotto la lingua. È questo il metodo più efficace di assunzione. Quindi per essere certi della sua corretta azione, la cura andrebbe ripetuta, salvo diverso avviso dell’omeopata che gliel’ha prescritta. Cordiali saluti.
Baschir dice
Buongiorno Dott.ssa Rita,
ho perso l’udito da 7 anni all’orecchio destro. Una sera guardando la televisione mi si e’ chiuso l’orecchio destro con un forte sibilo. Questo sibilo e’ rimasto e l’udito non e’ mai piu’ ritornato. Ho recuparato solo un po’ i toni bassi. Il sibilo e’ presente notte e giorno. Inoltre col tempo anche l’orecchio sinistro ha ricevuto la sua parte con il tinnito. Quindi capisce che sono circondato da suoni di vario genere e frequenza, notte e giorno. Ma ho dalla mia un carattere che riesce a ignorare il tutto. Si figuri che canto anche in un coro qui in Slovenia, dove vivo. Lei dottoresa, avrebbe forse in mente quajche rimedio omeopatico, che potrebba aiutarmi almeno ad affievolire questi suoni o chissa’, anche ad aumentare la circolazione sanguigna nella zona, al fine di svegliare qualche nervo acustico caduto in una pluriennale letargia ? La ringrazio anticipatamente per la sua risposta e le faccio i miei complimenti per la sua gentilezza, la sua preparazione e le sue risposte esaurienti. Buona giornata.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Baschir, sarebbe importante, se non l’avesse ancora fatto, pervenire ad una diagnosi medica precisa per dare un nome alla sua malattia. Ciò ovviamente consentirebbe di allontanare o limitare le cause della malattia o di evitare i fattori scatenanti, laddove possibile, di indirizzare più correttamente la terapia e di conoscere i risultati ottenibili con la cura omeopatica. I rimedi omeopatici che possono aiutare nei disturbi uditivi sono numerosi, diversi nelle caratteristiche e nelle patogenesi, tra i quali il rimedio (o i rimedi) più adatto sarà quello che contiene la sintomatologia più somigliante a quella del paziente. Ciò, com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia fonda il suo principio terapeutico. Ad esempio in caso di ipoacusia o di sordità i rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati sono Aurum metallicum, Cupressus australis, Graphites, Iodum, Phosphorus, Pulsatilla, Silicea, Thuya ed altri. In caso di acufeni i rimedi diventano Actaea racemosa, Chininum sulphuricum, Glonoinum, Ignatia amara, Kalium iodatum, Lachesis, Mercurius solubilis, Natrum salicylicum, Nux vomica, Phosphoricum acidum, Secale cornutum ed altri. In qualche caso vengono adoperati in associazione alcuni organoterapici, come Nervo acustico 5CH, con l’intento di stimolare il nervo omonimo e/o Arteria 7CH, Vena 7CH, Tessuto capillare 7CH, con l’intento di regolare la circolazione sanguigna. Le consiglio però di non fare da sé ma di rivolgersi ad un medico omeopata che, previa diagnosi, saprà prescrivere la terapia più appropriata al suo caso specifico. Grazie per i complimenti. Cordiali saluti.