DESCRIZIONE
Belladonna, il cui nome scientifico è Atropa belladonna, è una pianta erbacea perenne appartenente, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae. E’ caratterizzata da un grosso rizoma e da un fusto robusto, eretto e ramificato, sottilmente scanalato, che può raggiungere l’altezza di 150 cm ed oltre. Le foglie sono semplici, di forma ovale-lanceolata, alterne, con una più piccola dell’altra nella zona superiore. Come il fusto, esse sono ricoperte di una peluria responsabile dell’odore sgradevole emanato dalla pianta. I fiori, che compaiono nel periodo estivo, sono piccoli, caliciformi, poco attraenti, di colore porporino-violaceo. Il frutto è una bacca nera lucida, contornata da un calice a stella, delle dimensioni di un’amarena, dall’aspetto invitante e può essere confusa con i frutti del sottobosco come i mirtilli. La pianta cresce sporadica nelle zone montane e submontane dell’Europa centrale, Africa settentrionale ed Asia occidentale. In Italia la si può trovare nei boschi delle Alpi e degli Appennini. L’intera pianta è velenosa ed in modo particolare le sue bacche, nonostante abbiano un sapore dolciastro e gradevole. L’ingestione di solo alcune di esse può provocare la morte. I sintomi sono contenuti in una vecchia filastrocca inglese, che recita: “caldo come una lepre” (febbre), “cieco come un pipistrello” (dilatazione pupillare e inibizione dell’accomodazione), “secco come un osso” (blocco di salivazione e sudorazione), “rosso come una barbabietola” (congestione di volto e collo), “matto come una gallina” (allucinazioni, eccitazione). Proprio a questi effetti letali si deve il termine Atropa che compone il nome della pianta. Atropa infatti, era una figura della mitologia greca che aveva il compito di recidere il filo della vita. Il termine Belladonna, che è il nome comune dato alla pianta, invece deriverebbe dall’uso cosmetico che ne facevano le donne del Rinascimento, le quali la utilizzavano per migliorare il colorito del viso e per dilatare le pupille allo scopo di rendere lo sguardo più luminoso ed ammaliante.
La pianta contiene tre alcaloidi, che sono i suoi principi attivi, e precisamente: l’atropina, la iosciamina e la scopolamina. L’atropina agisce sul sistema nervoso parasimpatico ed espleta attività sedative ed anestetiche, ma è pericolosissima in quanto è proprio questa la sostanza mortale. Ancora oggi è usata nel campo dell’oculistica per dilatare le pupille onde osservare il fondo oculare. La iosciamina è uno stimolante del sistema nervoso centrale. La scopolamina è un depressivo del sistema nervoso centrale. Entrambe hanno capacità antispasmodiche. Alle opportune dosi, le parti della pianta (foglie, radici, semi) possono essere utilizzate nella cura di diverse malattie, come asma, nevralgie, cefalea, dolori reumatici e muscolari, spasmi e coliche gastrointestinali e biliari.
Il rimedio omeopatico Belladonna si ottiene dalle diluizioni, intervallate dalle dinamizzazioni, della Tintura Madre di tutta la pianta Atropa belladonna quando comincia a fiorire.
Per ulteriori informazioni sulla preparazione, consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione “Approfondimenti”.
CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO
Belladonna è uno dei principali policresti dell’omeopatia. Il rimedio è adatto per tutti i problemi in cui c’è una forte stimolazione del sistema nervoso. Caldo, rossore e bruciore sono i tre grandi sintomi chiave che si manifestano costantemente nella patogenesi. Si tratta di malattie con congestione localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, accompagnati dall’arrossamento (che è visibile solo nei casi di malattia delle parti esterne del corpo), da sensazione di calore, bruciore e dolore pulsante, da ipereccitabilità di tutti i sensi, spesso da febbre a volte accompagnata da delirio e allucinazione. Il soggetto non sopporta il minimo rumore o il minimo urto, non sopporta particolarmente la luce. Il rimedio è adatto anche per qualsiasi problema, esterno o interno al corpo, che si manifesta con tumefazione (gonfiore) rapida.
Il tipo Belladonna è estremamente influenzabile, è una persona gradevole, di compagnia, ma solo quando sta bene; al contrario quando si ammala diventa violento e spesso delira: guai a dargli fastidio. Il più delle volte si tratta di donne e bambini con capelli chiari ed occhi azzurri, carnagione chiara, cute delicata, nervosi con tendenza alle convulsioni. Possiamo immaginare Belladonna proprio come una bella donna, formosa e piacente nell’aspetto ma estremamente sensibile, che scatta e si tinge di rosso se viene disturbata, facilmente influenzabile e stimolabile dal punto di vista emotivo.
Belladonna è particolarmente indicato per coloro che sono molto sensibili al freddo, che non sopportano di scoprirsi. Inoltre il rimedio non ha profondità di azione, cioè non penetra abbastanza profondamente nell’organismo e la sua azione dura qualche giorno. Il dolore di Belladonna si manifesta con fitte che vanno dall’alto verso il basso e compaiono dopo aver preso freddo alla testa (a differenza di Aconitum e Pulsatilla i cui disturbi cominciano dopo essersi bagnati i piedi e vanno dal basso verso l’alto ed anche di Rhus toxicodendron i cui malesseri compaiono dopo che il soggetto si è bagnato ed i dolori si localizzano sulle parti bagnate). Altra caratteristica di Belladonna è che il soggetto non può rimanere coricato sul fianco malato, sulla parte infiammata, al contrario di Bryonia che invece deve coricarsi sul lato dolente.
Belladonna è l’acuto di Calcarea carbonica, che è il suo sinergico, ma è anche l’antidoto di Lachesis. E’ un rimedio destro (cioè agisce meglio per i problemi che interessano la parte destra del corpo) ed ha costituzione carbonica.
Riepilogando i sintomi di Belladonna si aggravano al tatto, con il movimento, con il rumore, con la luce, con le correnti d’aria, stando sdraiati, di notte, scoprendosi il corpo, con il taglio dei capelli, con gli urti e le scosse (il soggetto non sopporta che gli si tocchi il letto su cui è sdraiato). Migliorano con il riposo, stando in posizione eretta, in una camera calda.
Uno degli usi più appropriati e più conosciuti di Belladonna è quello inerente alle affezioni dell’apparato respiratorio, tipiche dell’influenza con i suoi vari sintomi. Quindi come Aconitum, che è un altro grande policresto dell’omeopatia, è il rimedio delle situazioni acute, che scoppiano all’improvviso. E’ altresì il rimedio delle malattie esantematiche dei bambini, ove le eruzioni della pelle si allargano rapidamente.
USO DEL RIMEDIO
Il rimedio omeopatico Belladonna si usa nei seguenti principali casi, quando i sintomi corrispondono e si associano alle caratteristiche del rimedio stesso.
1) APP. RESPIRATORIO. Tendenza a raffreddarsi con facilità, specie se dopo aver tagliato i capelli o dopo aver lasciato la testa scoperta. Nei casi di raffreddore, rinite allergica, tosse, influenza, pneumopatie di origine batterica o virale con febbre che si manifesta improvvisamente e può raggiungere i 40°C. Nel raffreddore con interessamento oculare è utile l’associazione con Euphrasia; nella rinite allergica con Hydrastis, Kalium bichromicum e Sambucus; se la febbre è accompagnata da indolenzimento e dolore muscolare con Arnica; se la tosse è stizzosa e spasmodica con Drosera; se la tosse è accompagnata da nausea e vomito e abbondante salivazione con Cina o Coccus cacti o Ferrum phosphoricum o Ipecacuana; se la tosse è cronica ed è accompagnata da espettorazione con Solidago; se la tosse è secca ed insistente con Cuprum metallicum.
2) GOLA. Nei casi di gola molto arrossata e secca, angina di gola, tosse senza senso di costrizione, deglutizione difficile, dolore che si irradia verso le orecchie (più forte a dx). Se c’è gonfiore dell’ugola e senso di soffocamento è utile l’associazione con Apis; se c’è presenza di pus con Phytolacca o Mercurius.
3) ORECCHIE. Nei casi di otite sia interna che esterna, soprattutto dell’orecchio dx. Dolore alle parotidi (le grosse ghiandole salivari poste nel retrobocca, dietro la mandibola). Parotite.
4) OCCHI. Nei casi di congiuntivite con dilatazione pupillare.
5) MALATTIE ESANTEMATICHE. Nei casi di scarlattina, morbillo e rosolia.
6) APP. GENITALE. Nei casi di mestruazioni in anticipo o in ritardo, ipermenorrea con perdite ematiche di colore rosso chiaro (come Sabina), dismenorrea. Secchezza della vagina. Dolori all’ovaio dx, al sopraggiungere delle mestruazioni, che compaiono e scompaiono bruscamente. Vampate di calore della menopausa con rossore del viso e sudorazione. Mammelle gonfie, infiammate o dure.
7) SISTEMA NERVOSO. Nei casi di convulsioni infantili, epilessia, depressione, insonnia, delirio con ipereccitazione motoria e verbale accompagnato da allucinazioni, nevralgie atroci attenuate da pressione esterna, cefalea con sensazione che il sangue affluisca e pulsi dentro la testa e che migliora apponendovi una fascia stretta. Belladonna è un rimedio eccellente per le cefalee.
8) PELLE. Nei casi di eczema, erisipela, acne, ascessi, foruncoli, che insorgono con rapido gonfiore, bruciore, dolore battente, calore e rossore. Eritema solare, geloni.
9) APP. GASTRO-INTESTINALE. In tutti i casi di sindromi gastro-intestinali, in special modo gastrite e ulcera gastroduodenale, coliti con coliche accompagnate da stitichezza e gonfiore al ventre, senso di pienezza. Si può associare con Arsenicum album, Bryonia, Colocinthis, Magnesium phosphoricum ed altri.
10) DOLORI. Nei casi di dolori articolari causati da eccessiva esposizione al freddo umido, che peggiorano con il contatto e migliorano con il riposo. Dolori ai denti con gengive gonfie, rosse e sanguinanti, al lato dx.
DOSI
In tutti i casi diluizione 4CH, 3 granuli o 5 gocce da 3 a 6 volte al dì a seconda delle necessità.
(*) V. Note esplicative
Sabrina dice
Salve vorrei iniziare le gocce di belladonna perché da giorni ho tosse e un abbassamento della voce.
Attualmente sto seguendo una terapia con nux vomica x la colite?posso prendere entrambe o entrano in conflitto tra loro?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, Belladonna e Nux vomica non sono rimedi omeopatici tra loro incompatibili, per cui possono coesistere. Cordiali saluti.
Caterina dice
Buongiorno dottoressa,
ho 45 anni e da qualche mese sto affrontando il periodo del climaterio.
Ho sempre considerato la menopausa come un periodo naturale della vita e quindi mi sento tranquilla e serena, l’unico problema sono le vampate di calore al viso accompagnate da una forte sudorazione e da rossore sul viso e sul collo. Non voglio curarmi con la TOS per ovvi motivi e quindi preferisco scegliere cure alternative come l’omeopatia o la fitoterapia.
Il problema delle vampate però mi causa molto disagio soprattutto nei periodi più caldi dell’anno. Lei potrebbe aiutarmi a trovare la cura giusta? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Caterina, com’è noto, i disturbi legati alla premenopausa o alla menopausa sono talmente svariati e molteplici che si configurano come una e vera propria sindrome, tant’è che nel loro insieme sono indicati come “sindrome climaterica”. In questa fase si verificano una serie di alterazioni biologiche e psicologiche, vampate di calore in primis, dalle connotazioni diversificate e individuali, dalla minore o maggiore severità, dovute al calo ed alla fluttuazione dei livelli degli estrogeni ed al rallentamento dell’attività ormonale in generale. Relativamente all’Omeopatia, tra i rimedi che vengono solitamente adoperati nella sindrome climaterica troviamo Actaea racemosa, Arnica montana, Belladonna, Graphites, Ignatia amara, Lachesis. Sanguinaria, Sepia, Sulphur. Si tratta di rimedi omeopatici che rispondono meglio in un’alta percentuale di casi. Tra questi i due che trovano più spesso prescrizione sono Lachesis e Sepia. Molto sinteticamente: Lachesis si usa prevalentemente per una donna che si aggrava al mattino, sia a livello fisico che psichico, che è depressa al mattino e nervosa la sera, che è gelosa e diffidente, che soffre di forti manifestazioni vasomotorie, come la vampate di calore, di senso di soffocamento, di palpitazioni cardiache, di insonnia, di addome dilatato, sensibile e dolente, ecc. Sepia per una donna in stato depressivo permanente, debole, stanca sia fisicamente che moralmente, inquieta, indifferente, tendente all’isolamento, con organi allentati e privi di tono, con vampate di calore talvolta accompagnate da vertigini al mattino alzandosi, con insonnia di notte e spesso sonnolenza durante la giornata, ecc. Sempre a titolo informativo, in diversi casi vengono associati dei gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata (trattasi di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia), in gocce, come ad es. Sorbus domestica M.G. D1 che è indicato nei disturbi circolatori della menopausa o Rubus idaeus M.G. D1 che è particolarmente indicato nelle disendocrinie della menopausa. Per quanto riguarda la Fitoterapia classica possono rivelarsi utili il Trifoglio rosso, nei vari preparati erboristici, i frutti rossi in genere, ricchi di antiossidanti e le tisane di Melissa, Malva, Passiflora, Biancospino, Camomilla, Salvia (specifica per limitare la sudorazione eccessiva), ecc. È anche importante una dieta alimentare sana ed equilibrata, con più frutta e verdura, con più calcio, vitamine del gruppo B, vitamina C e vitamina D, in particolare di calciferolo o vitamina D3. Occorrerà quindi un’adeguata esposizione al sole, per la sintesi cutanea di detta vitamina ed anche una regolare attività fisica, che aiuta anche sul piano psichico e che se praticata all’aperto coniuga entrambe le esigenze. Se lei intende avvalersi dell’Omeopatia e del Naturale, le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con l’esame del caso specifico sarà in grado di prescriverle quant’è necessario. Cordiali saluti.
Sonia dice
Buonasera per il dosaggio 30 ch quanti granuli vanno dati e a quanto tempo di distanza ? (E nei bambini di 3 anni come sono le dosi di somministrazione in caso di cefalea, febbre alta, raffreddore e tosse? ) grazie. Aspetto un vostro parere.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sonia, la posologia di una 30CH, che come tutte le altre entità terapeutiche omeopatiche è comunque personale, non sempre generalizzabile, è uguale sia per gli adulti che per i bambini e può essere di 3-5 granuli pro-dose, da una volta al dì a una volta a settimana, in dipendenza del grado di acutizzazione della patologia o del disturbo e di sensibilità dell’organismo. Ovviamente la prescrizione a misura del singolo caso la può garantire solo un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Giorgia dice
Salve Dottoressa, ho mia figlia di 4 mesi che sta mettendo i primi dentini, al mio primo figlio avevano consigliato belladonna e chamomilla vulgaris, mi ero trovata bene, non ricordo però i dosagi.
Ho provato a guardare un Po in internet, ma non scrivono nulla al riguardo.
Sarebbe così gentile da aiutarmi?
La ringrazio di cuore
Giorgia
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giorgia, anche se la diluizione e la posologia, come del resto tutte le altre entità terapeutiche omeopatiche, sono comunque personali, non sempre generalizzabili, per un intervento prevalentemente sintomatico e nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata, solitamente ci si orienta verso le basse diluizioni (ad es. fino a 7CH), che si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose (3 granuli possono essere sufficienti), più volte al dì (ad es. 3-5 volte), lontano dai pasti. Però sull’opportunità d’uso di un rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, è sempre opportuno che si esprima un medico omeopata previa visita. Cordiali saluti.
Elisa dice
Buongiorno,
innanzitutto complimenti per questo sito!
Da qualche giorno ho un dolore terribile, una nevralgia, come se avessi una pistola conficcata nella testa, che si manifesta improvvisamente in un punto del lato dx della zona occipitale e scende fin sotto il gluteo dx irradiandiandosi sotto forma di intorpidimento anche alla gamba dx. Arriva solitamente dopo poco che sono a letto ed è così forte da farmi contorcere. Ho dovuto prendere un brufen che nonostante non prenda medicinali tranne casi eccezionali tipo questo in cui non so resistere al dolore. Inizialmente davo la colpa alle tossine che potevano essere state rilasciate a causa della dieta disintossicante che ho fatto (è iniziato dopo due giorni dall’inizio della dieta, che poi ho interrotto dopo tre giorni e questo è il quarto giorno che sto male), ma adesso credo che non sia per quello. Patisco molto il freddo ma non mi sembra di aver preso freddo in questi ultimi giorni. Mi sembra di avere anche la mano destra più fredda.
Cosa potrebbe consigliarmi?
Ringraziando per l’attenzione
porgo cordiali saluti
Elisa
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Elisa, sarebbe opportuno, se non l’avesse ancora fatto, consultare il proprio medico di famiglia per cercare di pervenire a una diagnosi precisa o per essere indirizzata verso uno specialista. Potrebbe trattarsi di una neuropatia periferica, con il coinvolgimento dei nervi cranici e dei nervi spinali, di cui occorrerà comprenderne la causa, ma ciò ovviamente richiede una conferma medica specifica. Se così fosse i rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati sono: Magnesia phosphorica in primis, in particolare se il dolore è violento, si manifesta bruscamente e migliora con il caldo e/o esercitando una forte pressione sulla zona dolente; Bryonia, se il dolore è pungente, aggravato dal minimo movimento e migliorato coricandosi, con tendenziale lateralità destra; Hypericum, che è un ottimo rimedio del dolore e di tutte le conseguenze legate a traumi dei nervi, con aggravamenti da contatto e scosse; Kalmia latifolia, se il dolore, improvviso come un lampo, risale lungo il tragitto dei nervi interessati; Nux vomica, se si avvertono sensazioni di crampi con marcata lateralità destra; Gnaphalium, in caso di intorpidimento e parestesie; Colocynthis, se il dolore è errante; Phytolacca decandra, se il dolore è come una scossa elettrica; Arsenicum album, se il dolore urente è migliorato dal caldo; Coffea, se è migliorato da applicazioni fredde. Relativamente alla Fitoterapia, dia un’occhiata agli articoli “Stop reumatismi-nevralgie-ecc.” e “Sollievo per lombalgie e coliche” nella sezione del sito “Rimedi della nonna”, cui è possibile aggiungere piante come Acero, Boswellia, Frassino, Gelsemio, Ginseng, Passiflora, Piscidia, Sambuco, Verbena blu, particolarmente utili nelle neuropatie. Se lei intende avvalersi dell’Omeopatia e del Naturale, il consiglio comunque è di rivolgersi ad un medico omeopata, o con la diagnosi già acquisita, di cui in precedenza, o seguendo le indicazioni dello stesso medico che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Claudia dice
Buongiorno dottoressa
Le chiedo un grande favore ! Entrambi i miei bimbi di 7 anni e 18 mesi soffrono di dermatite atipica molto ma molto fastidiosa sopratutto in inverno ! Pelle sempre secca nonostante tutte le creme fatmaceutiche provate e oli X lavarli e dopo aver speso fior di quattrini X farli vedere a dottori dermatologi ma nessuno che mi ha dato la cura giusta ! Si grattano ovunque e la loro pelle fragile si ricopre di graffi e tagli ! Non so più a che santo rivolgermi ! Adesso ho letto sul suo articolo la cura omeopatica ma prima di iniziare volevo sapere se sono troppo piccoli loro X farla e cosa mi consiglia di prenderli? Voglio farle presente che sono molto salutista anche nel cibo quindi mangiamo un po’ tutto ma bene e di qualità ! Latte poco perché anche quello ho paura le faccia ancora più male X la dermatite .. la ringrazio anticipatamente se mi può aiutare ! Sono una mamma disperata ma che vuole
Aiutare i suoi bimbi
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Claudia, com’è noto, la dermatite atopica è una malattia infiammatoria della pelle caratterizzata da intenso prurito, rossore e secchezza cutanea. È una sindrome multifattoriale, poiché le cause che la scatenano sono molteplici e di varia natura, dove intervengono fattori immunologici e non immunologici. I primi sono costituiti dagli allergeni da inalazione, da contatto o alimentari, i secondi da irritanti esterni, clima freddo, polvere, indumenti sintetici o di lana, sudorazione. La genetica e le condizioni ambientali giocano un ruolo fondamentale nella dermatite atopica, lavorando quasi in simbiosi, talché potenziano l’iperattività infiammatoria della pelle verso gli allergeni. La malattia esordisce spesso in età pediatrica, ha una maggiore incidenza nei mesi invernali e nella maggioranza dei casi tende a scomparire spontaneamente durante l’adolescenza. I rimedi omeopatici sintomatici che trovano spesso prescrizione sono: Belladonna (eritema accompagnato da calore, dolore e prurito), Apis (rossore meno intenso, pelle meno liscia che in Belladonna, miglioramento con le applicazioni fredde), Hamamelis (eritema di colore rosso scuro), Alumina (secchezza estrema della pelle, senza sudorazione), Arsenicum album (pelle secca, rugosa, squamosa), Petroleum (pelle secca e screpolata). Poiché la dermatite atopica è una malattia a decorso cronico-recidivante, il trattamento va completato con una cura omeopatica di terreno per evitare che le manifestazioni si ripetano successivamente. Le cure omeopatiche non hanno particolari controindicazioni e possono essere effettuate a qualsiasi età. Per alleggerire la situazione si possono adoperare pomate o creme a base di Calendula o di Avena o di Aloe vera che hanno proprietà antipruriginose, lenitive, calmanti, idratanti, disarrossanti, antisettiche, antinfiammatorie, cicatrizzanti. Sarà utile adottare anche alcuni accorgimenti: usare detergenti delicati e non aggressivi, con pH non troppo basso e che non siano eccessivamente schiumosi, per evitare di attaccare il film idrolipidico e quindi rendere la pelle più secca, cosa che fa aumentare il prurito; preferire detergenti oleosi e privi di profumazione; evitare di fare bagni troppo lunghi; evitare il contatto della pelle con tessuti sintetici o di lana e preferire cotone, lino, seta, viscosa; evitare l’esposizione al freddo o al caldo eccessivo; evitare ambienti con polvere o altre sostanze irritanti; evitare il più possibile di grattare le zone interessate per non aggravare ulteriormente il problema. Il consiglio comunque è di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere le terapie appropriate ai casi specifici dei suoi bambini. È questa la migliore forma di garanzia. Cordiali saluti.
Paola dice
Gentile Dottoressa,
le scrivo dopo aver letto l’articolo relativo a Belladonna per chiederle un consiglio.
Sono più di 6 mesi che convivo con un fastidio che si sta ormai cronicizzando. Ho provato svariate terapie sia omeopatiche che allopatiche senza ottenere nessun risultato.
Dallo scorso mese di maggio ho iniziato a sentire un senso di ovattamento all’orecchio sx, poiché avevo da poco fatto un viaggio in aereo ed in quanto sono molto sensibile alle variazioni di altitudine non mi sono preoccupata, ma le settimane continuavano a passare e il sintomo non accennava a diminuire, anzi, contestualmente al senso di ovattamento ho iniziato a lamentare un prurito gengivale in corrispondenza del taglio effettuato per estrarre la mola del giudizio (arcata bassa/lato sinistro).
Mi sono rivolta ad un’omeopata che mi ha prescritto Eklalava, pur utilizzando questo rimedio non sono riuscita ad ottenere nessun risultato.
Mi sono rivolta in seguito al mio medico curante e ho svolto un esame specialistico presso un otorino.
Dopo svariati tentativi di lavaggi nasali con soluzione fisiologica e acqua termale e uno sprai al cortisone, che non hanno sortito nessun effetto, ho tentato di nuovo un’altra terapia omeopatica con Pryogenium granuli e Otiol gocce; anche questa terapia non ha sortito nessun effetto.
Non sapendo più cosa fare mi sono rassegnata a passare alla terapia antibiotica, 8 giorni di Augmentin per due volte al dì, neanche questa terapia si è rivelata efficace.
Mi sono rivolta ad un altro omeopata che mi ha prescritto Ignatia LM1 gocce, ma dopo 10 giorni di somministrazione non è cambiato nulla.
I sintomi peggiorano e adesso la gengiva sanguina in continuazione, l’orecchio è sempre otturato e l’unico momento in cui sento un leggero sollievo è quando soffio il naso.
Alla fine, di mia iniziativa, ho deciso di ritornare dalla dentista che ha praticato l’estrazione per farmi visitare, sfortunatamente non potrà vedermi prima della prossima settimana.
A questo punto, facendo alcune ricerche su internet e consultando due manuali mi sono imbattuta in Belladonna, vorrei provare a prendere i granuli per qualche giorno per cercare di arginare il problema fino alla prossima visita, però prima volevo chiederle una conferma.
Spero di non essere stata troppo prolissa e che mi possa aiutare, non so davvero più in che modo affrontare questo problema.
La ringrazio. Cordialmente,
Paola
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Paola, relativamente all’orecchio, l’otorino avrebbe dovuto emettere una diagnosi, ossia dare un nome al suo disturbo. Il sospetto è che possa trattarsi di una forma di “otite media secretiva”, comunemente denominata “catarro tubarico”, che è una condizione infiammatoria dell’orecchio medio caratterizzata dalla presenza di secreto mucoso nella cassa del timpano, derivante da infezione batterica o da reazioni allergiche. Il sintomo principale è il senso di ovattamento e l’abbassamento uditivo con necessità di eseguire manovre di compensazione a naso chiuso per liberarsi dell’ovattamento. Per le forme croniche con base allergica gli antibiotici sono inefficaci: occorre infatti individuare e quindi curare le reazioni allergiche che determinano l’infiammazione. Ovviamente si tratta soltanto di un’ipotesi che richiede, come accennato, una conferma medica con esame specifico dell’orecchio. Relativamente all’Omeopatia i rimedi sintomatici che vengono più spesso prescritti sono Mercurius solubilis, Pulsatilla, Silicea, Arsenicum album e Kali muriaticum. Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui tale medicina pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio omeopatico adatto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Molto sinteticamente: Mercurius solubilis si adopera prevalentemente se con l’ovattamento risulta concomitante un fastidio gengivale (gengive sanguinanti, spugnose e dolenti, ascessi dentali), alito cattivo, lingua coperta da una patina bianca, salivazione abbondante, sudorazione maleodorante; Pulsatilla in caso di orecchie ovattate o tappate e con i sintomi di un raffreddore, secrezioni dall’orecchio, otalgia che si irradia ai denti dell’arcata inferiore; Silicea in caso di orecchie ovattate o tappate che migliorano sbadigliando o deglutendo, otiti croniche, linfonodi ingrossati, traspirazione eccessiva e precedenti disturbi dentali; Arsenicum album se alle orecchie ovattate o tappate si accompagna una sensazione di bruciore, con miglioramenti da applicazioni calde e netta recrudescenza notturna; Kali muriaticum per stati catarrali cronici dell’orecchio medio con ipoacusia ed a volte con scricchiolii o rumori nell’orecchio. Belladonna è anch’esso un rimedio omeopatico che trova indicazione per le otiti, in particolare se è maggiormente colpito l’orecchio destro, con dolori intensi e pulsanti e congestione cefalica. Ovviamente mi preme sottolineare che la prescrizione appropriata al suo caso specifico la può garantire solo un bravo medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.
Salvatore dice
Gentile Dottoressa, dopo due giorni di febbre alta (38-39) ho consultato la mia dottoressa (tradizionalista) che mi ha prescritto Oki e Aulin. Io sono contrario alla medicalizzazione classica e ho iniziato a fare ricerche sul web, arrivando alla belladonna. Ho acquistato una confezione 9CH ma prima di assumerla volevo il parere di un’esperta. Intanto ho iniziato una confezione di oscillococcinum e utilizzo olio essenziale di eucalipto per respirare meglio. Che dosaggio consiglia? Grazie mille
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Salvatore, in genere per fronteggiare le fasi acute si privilegiano le basse diluizioni (da 4 a 6CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli (3 possono essere sufficienti), più volte al dì (ad es. 3-6 volte) secondo necessità. La 9CH è una media diluizione che si presta meglio a trattare le fasi sub-acute, anche se ha effetto comunque sulle fasi acute, ma con minore tempestività. In tal caso la singola dose può essere la stessa, ma con somministrazioni più distanziate (ad es. 3-4 volte al dì). Con l’occasione consulti l’articolo “Febbre e Influenza” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Il consiglio comunque è di rivolgersi ad un medico omeopata, che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Connie dice
Gentile Dott.ssa Volpe,
Mi chiamo Connie ed attualmente vivo a Melbourne, AU.
Le scrivo perche’ leggendo qua e la’ nelweb ho letto che la Belladonna puo’ essere letale??? Sono alquanto sbalordita giacche’ non credevo i rimedi omeopatici potessero avere consueguenze del genere.
Potrebbe chiarificare se si tratta, come credo, di un equivoco?
Grazie mille
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Connie, si tratta proprio di un equivoco. Infatti è la pianta Atropa Belladonna ad essere velenosa (in particolare per la presenza dell’alcaloide “atropina”), invece il rimedio omeopatico Belladonna, che si ottiene dalla stessa pianta, è assolutamente privo di tossicità e quindi non ha controindicazioni o effetti collaterali e indesiderati (come del resto tutti i rimedi omeopatici). Ciò è dovuto alla diluizione molto spinta cui è sottoposta la sostanza di origine (la tintura madre della pianta Atropa Belladonna), la quale è presente nel rimedio omeopatico in quantità estremamente basse, pressoché infinitesimali, ampiamente al di sotto di qualsiasi possibile soglia pericolosa. D’altro canto molti rimedi omeopatici sono ottenuti da sostanze velenose (si pensi, ad esempio, ai preziosissimi rimedi omeopatici come Lachesis, ottenuto dal veleno dell’omonimo serpente, o Aconitum napellus, ottenuto dalla velenosa pianta omonima). Ricordiamoci che, come diceva Paracelso (il noto medico naturalista e filosofo del Rinascimento), «è la dose che fa il veleno». Pertanto, ripeto, tutti i rimedi omeopatici ottenuti da sostanze velenose sono decisamente sicuri. Ritornando alla pianta Atropa Belladonna, è utile comunque precisare che essa risulta pericolosa per l’uomo solo se vengono superati determinati quantitativi, mentre sotto forma di estratto titolato e standardizzato viene adoperata come specialità medicinale. Infatti in Fitoterapia e in Medicina tradizionale vengono sfruttate le numerose proprietà terapeutiche che la pianta possiede, quali: anticolinergica, narcotica, midriatica, sedativa, antispasmodica, antiasmatica, antidiaforetica. Invece il rimedio omeopatico Belladonna possiede le proprietà terapeutiche rilevabili dal presente articolo. Cordiali saluti.
Alessandra dice
Dott.ssa delle Volpe buongiorno, il mio non è un commento, ma umilmente la richiesta di un consiglio che urge. Da sette anni io e la mia bimba ci curiamo unicamente con rimedi omeopatici seguite da un omeopata unicista, purtroppo non potrà più essere il nostro medico. Nella provincia di Ragusa dove viviamo, non ci sono altri omeopati unicisti e, io non so a chi rivolgermi, il fai da te per temporeggiare ovviamente ha funzionato relativamente ed il bisogno di trovare uno specialista altrettanto preparato di cui fidarmi si rivela sempre più imminente. La pregherei di contattarmi e aiutarmi, grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Alessandra, mi dispiace non poterla aiutare direttamente, se proprio non ha alcun riferimento potrebbe fare una ricerca sul web relativamente a siti sicuri e ad associazioni omeopatiche accreditate, molte delle quali hanno un’organizzazione sul territorio nazionale, oppure rivolgersi ad una farmacia di fiducia con vendita omeopatica per essere indirizzata verso un bravo medico omeopata che sicuramente esisterà nella sua zona. Se non riuscirà a trovare un unicista non abbia preclusioni per un omeopata pluralista, la cui formazione si rifà alla scuola omeopatica francese, com’è noto prestigiosa, affermata e innovatrice. Le due scuole sono entrambe validissime. Quella unicista è rimasta apparentemente più fedele al pensiero di Hahnemann, prescrivendo un solo rimedio omeopatico (nella condizione ideale il simillimum, che laddove esistente per il paziente rimane comunque il rimedio di eccellenza), ma disponibile a cambiarlo se nel corso della cura i risultati non dovessero essere quelli attesi. La scuola omeopatica pluralista invece, è vero che utilizza più rimedi omeopatici nell’arco temporale della cura, però in somministrazioni separate, talché risulta maggiormente assicurata la copertura dell’intero quadro clinico del paziente e la capacità di seguirne l’evoluzione, per cui probabilmente in molte situazioni detta scuola risulta essere meglio compatibile con l’attuale pratica medica quotidiana. Comunque l’Omeopatia si può praticare bene con entrambe le scuole, l’importante è che si faccia una corretta applicazione della Legge di Similitudine, che rimane l’unica regola fissa e imprescindibile, qualunque sia il metodo al quale il medico accorda la propria preferenza. Cordiali saluti.