MENUMENU
  • |
  • Rimedi omeopatici
    • Abies canadensis
    • Aconitum napellus
    • Achillea millefolium
    • Actaea racemosa o Cimicifuga
    • Aesculus hippocastanum
    • Aethusa cynapium
    • Agaricus muscarius
    • Allium cepa
    • Allium sativum
    • Aloe socotrina
    • Alumina
    • Ammonium carbonicum
    • Anacardium orientale
    • Antimonium crudum
    • Antimonium tartaricum
    • Apis
    • Aralia racemosa
    • Argentum nitricum
    • Arnica montana
    • Arsenicum album
    • Aurum metallicum
    • Badiaga
    • Baryta carbonica
    • Belladonna
    • Bellis perennis
    • Bismuthum subnitricum
    • Borax
    • Bryonia
    • Calcarea carbonica
    • Calendula
    • Camphora
    • Cantharis
    • Carbo animalis
    • Carbo vegetabilis
    • Causticum
    • Chamomilla
    • Cicuta virosa
    • Cineraria maritima
    • Crocus sativa
    • Cuprum metallicum
    • Dulcamara
    • Ferrum iodatum
    • Ferrum phosphoricum
    • Gelsemium
    • Graphites
    • Hekla lava
    • Hepar sulphur
    • Hypericum
    • Ignatia amara
    • Iodium
    • Kali carbonicum
    • Kalium chloratum
    • Kalmia latifolia
    • Lachesis
    • Ledum palustre
    • Lilium tigrinum
    • Lycopodium
    • Manganum aceticum e Manganum sulphuricum
    • Mercurius solubilis
    • Mezereum
    • Moschus
    • Nux vomica
    • Petroleum
    • Phosphorus
    • Phytolacca decandra
    • Pulsatilla
    • Rhus toxicodendron
    • Sambucus nigra
    • Secale cornutum
    • Sepia
    • Silicea
    • Staphysagria
    • Sulphur
    • Teucrium
    • Veratrum album e Veratrum viridis
  • Affezioni-Rimedi
    • Acufene
    • Aerofagia
    • Affaticamento mentale
    • Afonia e Raucedine
    • Afte
    • Allucinazioni
    • Alopecia Calvizie
    • Alterazione dell’appetito
    • Amenorrea
    • Ansia, Depressione, Attacchi di panico
    • Ascessi
    • Asma
    • Balbuzie
    • Borborigmi
    • Calazio e Orzaiolo
    • Calcolosi biliare renale e salivare
    • Cataratta
    • Cefalea, Emicrania, Mal di testa
    • Cellulite
    • Cervicalgia
    • Colon irritabile
    • Congestione nasale 
    • Corea
    • Deficit di Attenzione e Concentrazione
    • Dermatite, Eczema, Dermatosi
    • Dismenorrea
    • Disturbi associati alla mestruazione
    • Disturbi gastrici
    • Disturbi Specifici del Linguaggio
    • Emorroidi
    • Erisipela
    • Esofagite
    • Fame nervosa
    • Febbre e Influenza
    • Geloni
    • Gengivite
    • Herpes simplex
    • Herpes zoster
    • Infezioni delle vie urinarie
    • Insonnia
    • Ipertensione arteriosa
    • Irritabilità nervosa e fisica
    • Lichen ruber planus
    • Mal di gola
    • Occhio secco
    • Ossiuriasi
    • Parodontosi e parodontite
    • Perdita di memoria
    • Prurito
    • Punture di insetti
    • Raffreddore e Rinite allergica
    • Reumatismi
    • Rinite vasomotoria
    • Russare
    • Sciatica
    • Sinusite
    • Tic
    • Tosse
    • Tremore
    • Ulcere varicose
    • Varicocele
    • Verruche
    • Vertigine
    • Vestibolite vulvare
  • Tinture Madri
    • Achillea – Agrimonia
    • Alchemilla – Altea
    • Amamelide – Anice
    • Arnica – Artemisia
    • Bardana – Betulla
    • Biancospino – Bistorta
    • Borragine – Borsa del pastore
    • Calendula – Camomilla
    • Cannella – Carciofo
    • Crespino – Drosera
    • Echinacea – Edera comune
    • Edera terrestre – Eleuterococco
    • Elicriso – Equiseto
    • Euforbia – Farfaro
    • Finocchio – Fumaria
    • Gramigna – Idraste
    • Iperico – Issopo
    • Lattuga – Lavanda
    • Liquirizia – Lobelia
    • Luppolo – Marrubio
    • Matico-Melissa
    • Menta piperita – Mimosa
    • Mirra-Mitchella
    • Noce cineraria – Olmo rosso
    • Ortica – Parietaria
    • Passiflora-Peperoncino
  • Piante & Salute
    • Aglio
    • Alloro
    • Aloe
    • Arancio
    • Basilico
    • Carciofo
    • Cipolla
    • Fragola
    • Limone
    • Macchia mediterranea
    • Malva
    • Melo
    • Noce moscata
    • Patata
    • Rucola
    • Salvia
  • Rimedi della nonna
    • A bada contusioni e distorsioni
    • Abbasso la febbre
    • Abbronzatura sicura
    • Addio mal di testa
    • Bocca sorridente
    • Capelli a posto
    • Cistite senza più scampo
    • Controlliamo l’ipertensione
    • Curiamo piaghe, ferite, ulcere
    • Digestione facile
    • Digestione senza tante arie
    • Emorroidi e vene varicose ko
    • Fermiamo la diarrea
    • Liberi da calli, verruche, geloni
    • Mai più stitichezza
    • Mal di gola subito via
    • Ok con depurativi e diuretici
    • Pelle sempre bella
    • Per maturare foruncoli e ascessi
    • Per riposare meglio
    • Per scottature-punture d’insetti
    • Per solo donne
    • Repellente per zanzare e formiche
    • Ritorna la voce
    • Se l’alito è pesante
    • Sollievo per lombalgie e coliche
    • Solo per il viso
    • SOS Vaginite
    • Spegniamo le infiammazioni
    • Stop reumatismi-nevralgie-ecc.
    • Vediamoci chiaro
    • Via raffreddore-tosse-influenza-ecc.
    • W i segreti della nonna
  • Approfondimenti
    • Aggravamento omeopatico
    • Carbonati: funzioni nell’organismo, benefici
    • Cure omeopatiche: principi
    • Diatesi in Omeopatia
    • Diluizioni omeopatiche D, CH, K, LM
    • Fosforo: proprietà, benefici, usi
    • Gerarchia dei sintomi
    • Individualità
    • La guarigione
    • La medicina del malato
    • Le basi della fitoterapia
    • Mercurio: composti, usi, effetti
    • Oleoliti e Oli essenziali
    • Omeopatia e Costituzioni
    • Potassio: biochimica, funzioni
    • Preparati fitoterapici
    • Prevenzione omeopatica
    • Relazione corpo mente
    • Repertorio e repertorizzazione
    • Rimedi omeopatici: origine
    • Rimedio simillimum
    • Scuole omeopatiche
    • Sintomo concomitante
    • Tipi di preparati fitoterapici
  • Glossario
    • Glossario A
    • Glossario B
    • Glossario C
    • Glossario D
    • Glossario E
    • Glossario F
    • Glossario G-H
    • Glossario I
    • Glossario L-M
    • Glossario N-O
    • Glossario P-Q
    • Glossario R
    • Glossario S
    • Glossario T-U
    • Glossario V-Z
  • Chi sono

Rimedi Omeopatici

Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

Risultati della ricerca per: acqua

Parodontosi e parodontite

Parodontosi e parodontite sono due malattie parodontali che spesso vengono confuse tra loro. Entrambe colpiscono i legamenti del parodonto, ma sono distinte per sintomi, cause e metodi di trattamento.

Il parodonto o tessuto parodontale è l’apparato di sostegno del dente, è il tessuto grazie al quale i denti sono attaccati alla mascella. Il parodonto è costituito dalla gengiva, da fibre elastiche di collegamento*, dal cemento radicolare e dall’osso alveolare di sostegno. Le sue principali funzioni sono tre:

  • sensitiva di contatto e di pressione,
  • mantenere attaccato il dente al tessuto osseo,
  • conservare l’integrità dei tessuti coinvolti nella masticazione.
Si può dire che la parodontosi possa essere considerata come una sorta di degenerazione della parodontite.

Differenze tra Parodontosi e Parodontite

La vera differenza consiste nelle situazioni nelle quali i due disturbi tendono a emergere. Infatti, nella maggioranza dei casi, la parodontite viene preceduta dalla gengivite. Essa è cioè preceduta da una forte infiammazione dei tessuti gengivali; i sintomi della parodontosi invece emergono in caso di malattie croniche e non vengono preceduti da alcuna infiammazione.

Molte differenze riguardano anche la natura stessa dei sintomi. Se la parodontosi prevede un rientro delle gengive, una fuoriuscita delle ossa e una serie di spostamenti dei denti, la parodontite coincide con un fenomeno ben più elaborato.

Infatti, nel caso specifico, le gengive iniziano a sanguinare con una certa frequenza e i denti acquisiscono una maggiore sensibilità agli sbalzi di temperatura. La sensazione di avere denti allungati si fa notare in maniera celere, con un cambio repentino delle loro posizioni.

Inizialmente la malattia si manifesta con un’infiammazione delle gengive (gengivite) che compare in seguito a interruzione delle quotidiane pratiche di igiene orale. La gengiva diventa rossa, sanguinante e con gonfiori anomali. La remissione della fenomenologia si può avere con il ritorno alle normali abitudini igieniche; una gengivite trascurata porta ad una retrazione del normale solco gengivale, fino a formare, unitamente alla placca batterica che l’ha generata, le cosiddette tasche parodontali.

Parodontosi e parodontite
Parodontosi e parodontite

Parodontosi

La parodontosi o malattia parodontale o piorrea alveolare parte dal margine gengivale ed è provocata, almeno inizialmente, dagli effetti tossici determinati dalla presenza della placca batterica. Nei primi giorni di formazione, le forme batteriche prevalenti nella placca sono costituite da quelle gram-positive, mentre, successivamente, verso il 10° giorno, cominciano a prevalere le forme gram-negative, che si dispongono preferibilmente verso gli strati più esterni. Il primo sintomo che allarma il paziente consiste nell’aumento della mobilità dentale.  La malattia presenta un carattere lentamente evolutivo con iniziale interessamento dei tessuti marginali e successive manifestazioni a livello dei tessuti profondi.

La causa primaria della malattia è la placca dentale.

La placca dentale

La placca dentale, o placca batterica, è rappresentata da una formazione strettamente aderente alla superficie dei denti, composta in gran parte da microrganismi con i loro prodotti, da una matrice microbica, cellule epiteliali di sfaldamento e cellule ematiche.

Per quanto riguarda la sua formazione, essa è inizialmente legata alla precipitazione, sulla superficie dentale, di glicoproteine e lipidi di origine salivare, che danno luogo ad una pellicola. Tra la gengiva e il dente si forma il tartaro. La placca batterica così formatasi, tende ad aumentare gradualmente in spessore e in numero di microbi, costituendo il fattore etiologico comune della carie dentale e della malattia parodontale.

L’azione meccanica di uno spray o quella di un getto d’acqua non rimuove la placca batterica in quanto, per definizione, essa è tenacemente aderente alle superfici dentarie.

I numerosi studi, anche di tipo epidemiologico, fanno ritenere che la placca batterica costituisca il fattore etiologico primario della malattia parodontale; essa, infatti, è in grado di concentrare un’innumerevole massa di microrganismi, evitando la dispersione del loro metabolismo.

In letteratura, le definizioni, oltre che le classificazioni, delle malattie parodontali (parodontopatie) sono numerose e comprendono le alterazioni dei tessuti parodontali della più varia origine: infiammatoria, distrofica, ecc.

Materia alba e macchie dei denti

La placca batterica va in ogni modo distinta sia dalla materia alba che dalle macchie dei denti. Per materia alba s’intende una formazione di colorito grigio-biancastro o giallastro, composta da detriti alimentari, batteri e detriti cellulari. Essa si differenzia dalla placca batterica, sia perché risulta priva di una propria matrice organizzata, sia perché scarsamente aderente alla superficie dentaria e quindi facilmente rimovibile mediante uno spray o da un getto d’acqua.

Le macchie dei denti, a differenza della placca batterica, sono formazioni prive di una struttura ben definita. Esse risultano prodotte dall’azione di batteri cromogeni, da residui catramosi del tabacco e da prodotti di reazione che si verificano sia in seguito all’ingestione di alcuni farmaci che in seguito all’accumulo di residui alimentari.

Parodontite

La parodontite è caratterizzata dalla formazione delle tasche parodontali sopraossee e/o infraossee, con distruzione progressiva di tutti i tessuti parodontali. È bene distinguere tale forma di parodontite da quella apicale caratterizzata dal fatto che i microbi arrivano all’apice del dente attraverso il canale radicolare. In tale forma la flora microbica contenuta nella polpa oltrepassa l’apice radicolare, determinando la reazione infiammatoria dei tessuti parodontali circostanti. La parodontite apicale, generalmente, costituisce l’evoluzione di una carie penetrante che determina la necrosi pulpare.

La tasca parodontale

Per quanto riguarda la tasca parodontale sopraossea, questa è caratterizzata da una parete dentale e da una parete gengivale.

  • La parete dentale è rappresentata dal cemento radicolare esposto, ricoperto da placca batterica e depositi calcificati.
  • La parete gengivale è formata dall’epitelio giunzionale proliferato in direzione apicale. Questo epitelio presenta numerose ulcerazioni. Le ulcerazioni permettono il passaggio dei prodotti microbici nell’interno del connettivo sottostante, con allargamento della zona di distruzione. La zona di distruzione, a sua volta, consentirà un’ulteriore proliferazione apicale dell’epitelio della tasca: ne seguirà aumento di profondità e aggravamento della lesione parodontale.

Nelle tasche infraossee, la proliferazione apicale del tessuto epiteliale avverrà tra radice dentale e osso alveolare, con concomitante distruzione delle fibre del legamento parodontale.

All’aumento della zona coinvolta dal processo infiammatorio corrisponderà un aumento della fuoriuscita di essudato a livello della zona marginale della tasca.

Sintomi

La progressione della malattia può non essere accompagnata da particolari sintomi. A volte l’andamento cronico delle lesioni può subire un’improvvisa acutizzazione, dando luogo a veri e propri ascessi parodontali. La sintomatologia, in tali casi, sarà data dal dolore localizzato intorno all’elemento dentario coinvolto. Il dente apparirà allungato, con aumento della sua mobilità e più dolente alla pressione. L’ulteriore evoluzione della malattia parodontale porterà gradatamente alla distruzione del legamento e dell’osso alveolare, fino a che gli elementi dentari non più sostenuti da adeguato supporto diventeranno mobili e infine verranno espulsi nella cavità orale.

Rimedi omeopatici per parodontosi e parodontite

Se la parodontosi si trova in uno stadio abbastanza avanzato, non esiste alcun rimedio che possa far recuperare completamente la distruzione del parodonto, ripristinando l’osso e la gengiva mancanti.

Però esistono rimedi naturali che possono senz’altro arrestare la progressione della malattia ed alleviarne i sintomi, agevolando anche la cicatrizzazione della gengiva. Relativamente all’Omeopatia, tra i principali rimedi omeopatici più utilizzati si citano Aurum metallicum, Borax veneta, Calcarea carbonica, Carbo vegetabilis, Cinnamonum zeylanicum, Cuprum metallicum, Hekla lava (necrosi ossea in particolare della mandibola); Hepar sulphur, Mercurius solubilis, Phosphorus, Pyrogenium, Silicea, Staphysagria, Symphytum, Thuya.

* Le fibre elastiche di collegamento sono il legamento parodontale che consente al dente, sollecitato per esempio dagli atti masticatori, di effettuare dei microspostamenti.

Segui https://riciclareperrisparmiare.it/alimenti/verdure-ed-ortaggi/

Segui https://ricettedirita.it/contorni/cottura-senza-olio/

… e segui anche https://schedescuola.it/schede/scienze/le-grandezze-e-le-unita-di-misura/

(*) V. Note esplicative

logo-rimedi-omeopatici
logo-rimedi-omeopatici

Aurum metallicum

DESCRIZIONE di Aurum metallicum

Aurum metallicum si ottiene dalla polvere d’oro metallico, ricavata per triturazione.

L’utilizzazione dell’oro in omeopatia esige tutta una speciale preparazione mediante varie tecniche, perlopiù lunghe e complesse.

Elemento chimico di simbolo Au, appartiene al I gruppo B del sistema periodico. Benché sia un elemento raro, fu il primo metallo a essere conosciuto dall’uomo. Esso, infatti, per la sua scarsa tendenza a combinarsi con gli altri elementi, si rinviene di solito in natura allo stato metallico. Per la scarsa reattività che presenta, l’oro viene considerato un “metallo nobile”. L’oro non si ossida all’aria e rimane lucido per miglia di anni. Questa cosa, unitamente al suo gradevole colore giallo, lo rese apprezzato per ornamenti e altri usi decorativi, nonché come utile mezzo di scambio.

L’oro si trova nella litosfera soprattutto allo stato nativo, raramente in cristalli ottaedrici, più spesso in gruppi di cristalli arborescenti, o in sottili lamelle, o in aggregati filiformi. Quantunque esso sia un elemento raro, tuttavia è largamente distribuito in piccole concentrazioni. Generalmente si trova in rosse silicee e nel quarzo filoniano di origine idrotermale associato a pirite, arsenopirite e altri solfuri. In giacimenti di origine secondaria si trova in pagliuzze e noduletti nelle sabbie di diversi fiumi. Solo raramente lo si trova in ammassi di diverse entità: in Australia è stata trovata una pepita d’oro alluvionale del peso di circa 250 Kg.

Proprietà fisiche dell’oro

L’oro puro, poco più duro del piombo, è, tra tutti i metalli, il più duttile e malleabile. Può essere ridotto in fogli sottilissimi di 0,00001 mm di spessore e in fili che pesano solo 0,5 mg/m.

L’oro dà cristalli misti con l’argento in tutte le proporzioni e si scioglie nel mercurio dando un amalgama. Esso ha una densità elevata ed è assai tenero e poco resistente. L’aggiunta di rame lo indurisce e le leghe con rame, argento, nichel e raramente zinco, lo rendono più resistente e ne modifica il colore.

Proprietà chimiche dell’oro

L’oro è un metallo estremamente poco reattivo; viene attaccato da una miscela di acido nitrico e cloridrico concentrati (acqua regia) e dal cloro umido con formazione di acido cloroaurico. In presenza di acidi alogenidrici può essere attaccato anche da altri ossidanti quali il bromo, i perossidi, i nitrati, i clorati, ecc.

L’oro viene sciolto anche in una soluzione di cianuro alcalino in presenza di ossigeno formando lo ione complesso (Au(CN)2)– Effettuando una riduzione con cloruro di stagno si ottiene una soluzione colloidale di oro, , di intensa colorazione rossa, detta polvere di Cassio. Riducendo il cloruro d’oro con tannino o con altre sostanze organiche si ricavano soluzioni colloidali d’oro assai stabili. L’acido cloroaurico dà, per aggiunta di ammoniaca, un composto insolubile esplosivo detto oro fulminante.

L’oro dà luogo a composti di oro (I), aurosi, e a composti di oro (III), aurici. Quelli più importanti sono i primi, cioè i composti aurosi e tra questi ci sono gli alogenuri AuCl, AuBr, AuI e il cianuro complesso K(Au(CN)2).

Estrazione e raffinazione dell’oro

Levigazione

Dopo la sua estrazione l’oro viene raffinato. Notevoli quantità d’oro si ricavano da materiali di recupero, come ad esempio gli sfridi di lavorazione orafe, dai fanghi delle raffinazioni elettrolitiche o come sottoprodotto della metallurgia del piombo, del rame e del nichel.

Sfruttando la differenza di peso tra l’oro e lo sterile, l’oro si separa dalle sabbie aurifere; ciò si effettua rimuovendo con una corrente di acqua le parti più leggere, mentre il residuo si arricchisce in oro.

Cianurazione

Ma il principale processo di estrazione è la cianurazione. Il processo ideato nel 1887 da J. S. Mac Arthur consiste nel trattare il materiale macinato ed eventualmente arricchito mediante flottazione o arrostito, con una soluzione diluita di cianuro di sodio, facendovi gorgogliare dell’aria e tenendo in agitazione per due o tre giorni. Durante l’agitazione si controlla il pH con aggiunta di calce per ridurre l’effetto dannoso dei solfuri di rame, ferro, arsenico, antimonio, ecc. che consumano cianuro sodico.

La soluzione viene poi filtrata, disaerata, in camere a vuoto (processo Crowe) e l’oro viene precipitato con zinco.

Dall’oro precipitato si elimina lo zinco per fusione. Resta una lega di oro e argento che si raffina mediante attacco nitrico (inquartazione) o solforico, per sciogliere il solo argento.

Amalgamazione

È una tecnica usata solo quando l’oro è in forma di granuli o come complemento al processo di levigazione. Il minerale, frantumato finemente, scorre su piani di mercurio formando un amalgama. Il mercurio poi si separa dall’oro per distillazione.

Raffinazione elettrolitica

È la raffinazione mediante elettrolisi a caldo con soluzioni cloridriche, durante la quale il platino resta in soluzione e l’argento precipita come cloruro insolubile.

Aurum metallicum
Aurum metallicum

CARATTERISTICHE

Policresto, è un rimedio della serie luetica (Diatesi luesinica); insieme al mercurio è stato impiegato per generazioni per il trattamento della sifilide.

Organospecificità: S.N.C., tessuto connettivo, ossa, occhi, cuore, vasi, ghiandole, genitali

Principali indicazioni cliniche: Stenocardia, ipertensione, poliglobulia, arteriosclerosi, postumi da lue; cheratite, irite, pterigio, tracoma, retinite, coroidite, diplopia, blefarite, congiuntivite, calazio e cisti delle palpebre; ozena; carie ossee, esostosi; depressione, malinconia, disturbi del S.N.C. di diverso genere; atrofia dei testicoli, idrocele, orchite; cirrosi epatica, poliuria, nefrite; congestione e atrofia ovarica, prolasso uterino, miomi e fibromi, cisti ovariche, sterilità, lupus; ipertrofia delle ghiandole; spasmi.

Costituzionalmente Aurum metallicum è un congestionato, con cianosi facciale. Congestione ed ipertrofia sono i caratteri principali del rimedio.

Le caratteristiche di A. si riassumono in due stadi: il primo di congestione e di ipertrofia è seguito dal secondo di sclerosi e di distruzione.

La tunica muscolare dei vasi sanguigni ed il cuore sono ipertrofizzati. I vasi perdono la loro elasticità e, alla lunga, irritati dalla loro stessa congestione, producono degli spasmi che sono tanto più forti quanto più la tunica muscolare arteriosa è ipertrofica. Seguono le palpitazioni con ansietà, gli spasmi aortici e coronarici, gli spasmi cardiaci, con la sensazione che il cuore che si arresta per cominciare a battere a scatti, o la sensazione che il cuore sta per essere proiettato fuori dal petto (le pulsazioni alle carotidi e alle temporali sono frequentemente ben visibili). Il soggetto ha dilatazione delle vene, sensazione di pulsazione in diverse parti del corpo ed elevazione della pressione arteriosa.

Appena il malato fa un movimento compare lo spasmo: se cammina, parla, ride, sale una scala, si muove un po’ in fretta, è colpito da uno spasmo e deve arrestarsi immediatamente. Pertanto, tutti i dolori di Aurum peggiorano col movimento.

Aurum metallicum è principalmente un rimedio cardiovascolare: è un eccellente rimedio per l’ipertensione arteriosa e dell’aterosclerosi.

Questo cattivo stato circolatorio si ripercuote naturalmente sull’albero respiratorio, perché il semplice fatto di respirare crea il movimento del diaframma e la dispnea del paziente peggiora. La dispnea attacchi di soffocamento con oppressione soffocante nel torace non gli permette di restare coricato, ma lo obbliga a trascorrere la notte in poltrona, piegato in avanti per poter respirare.

Anche i reni sono interessati da questo stato di congestione e irritazione dei vasi sanguigni. Ecco che compare la poliuria. In uno stadio più avanzato, le urine diminuiscono molto e si concentreranno maggiormente. Il processo di sclerosi renale fa comparire l’albuminuria e il malato evolve verso la nefrite cronica ipertensiva.

Il soggetto Aurum in un primo stadio è ipersensibile al freddo ed è eccitato, nervoso, attaccabrighe, esigente. In secondo stadio, la congestione e l’ipertrofia delle arterie dell’encefalo produce lo spasmo e le vampate di calore. Ecco sopraggiungere il mal di testa con dolori battenti e martellanti e aggravamento notturno. Segue la vertigine e la sensazione di essere ubriaco quando cammina all’aperto. Il soggetto diventa malinconico, il lavoro intellettuale diventa penoso e poi impossibile. Allora si tormenta per ogni cosa, diventa ansioso, inquieto, pessimista, inquieto, angosciato, lo assale l’idea della morte che diventa quasi un’ossessione. È depresso al punto da pensare al suicidio anche se teme la morte.

Le affezioni di Aurum metallicum sul tessuto osseo sono quasi sempre lente a comparire, lente ad evolversi, lente a guarire, hanno cioè un carattere cronico.

Ecco quindi, in un primo stadio, la comparsa di dolori osteocopi. I dolori alle ossa sono laceranti, terebranti, acuti, più intensi di notte, con fenomeni di osteite e di osteo-periostite. Questi dolori sono frequenti nelle ossa corte e nelle ossa piatte ed in particolare nelle ossa del cranio e della faccia (arcata zigomatica, mastoide, mascellare superiore, osso frontale, palatino, vomere, sterno). Lo stadio di congestione si accompagna talvolta ad ipertrofia dell’osso con la comparsa di esostosi. Le esostosi compaiono spesso all’interno dell’orbita dove provocano la protrusione del globo oculare, oppure sono intra-articolari. A livello intra-articolare provocano una specie di reumatismo deformante e coxalgia.

Il secondo stadio di Aurum metallicum vede l’installarsi di uno stato distruttivo e suppurativo del setto nasale e dell’impalcatura ossea delle cavità nasali, di carie del vomero, cosa che ne fa un rimedio per l’ozena e per le nodosità il cui contenuto è costituito da un liquido denso e filante, di aspetto gommoso; carie mastoidee e carie degli ossicini del cranio e della faccia, con suppurazioni croniche, otorrea cronica, ecc.

Aurum è un rimedio per le affezioni ossee croniche che si impiantano in un terreno luetico o mercurializzato con dolori osteocopi notturni, esostosi e ulcerazioni.

Congestione e ipertrofia interessano anche gli occhi che sono arrossati. La congestione oculare finisce per produrre il glaucoma. La cornea potrà infiltrarsi, gonfiandosi, presentare cheratite, panno, pterigio, tracoma. Aurum si rivela particolarmente indicato anche nei casi di irite con ipertensione intraoculare nei con fotofobia. Anche le membrane dell’occhio possono essere interessate e determinare retinite, coroidite, diplopia e, raramente, emiopia. Il soggetto vede solo la metà inferiore degli oggetti come se un velo nero ne ricoprisse la metà superiore, tensione oculare, segni di sclerosi del fondo oculare.

Palpebre, congiuntiva, sclerotica, non sfuggono alla congestione e possono manifestare blefarite, congiuntivite, calazio e cisti delle palpebre; in breve a tutte le manifestazioni che implicano i caratteri essenziali di Aurum: congestione e ipertrofia. I dolori alle ossa delle orbite molto sensibili alla pressione.

A livello genitale si può assistere in un primo stadio alla comparsa dell’orchite, dell’indurimento dei testicoli che può accompagnarsi all’idrocele con dolori ai testicoli e ai cordoni; poi, con il secondo stadio, quello ipertrofico e congestizio, atrofia testicolare e sclerosi. i testicoli sono aumentati di volume e dolenti. A. è un eccellente rimedio per l’orchite.

Nella donna, la congestione ovarica provoca dolori.

L’utero si congestiona, si ipertrofizza e conseguentemente si verifica un prolasso e può installarsi la fibromatosi. La sterilità è la regola nella donna Aurum. Le mestruazioni sono in ritardo e poco abbondanti a causa dell’ipertrofia del tessuto muscolare Le ovaie, prima congeste, spesso in seguito si sclerotizzano e diventano cistiche o si atrofizzano e conducono alla sterilità.

Anche le altre ghiandole si ipertrofizzano: quelle salivari si induriscono e c’è molta salivazione; le tonsille possono gonfiarsi ed ulcerarsi; i gangli linfatici possono congestionarsi, indurirsi, ipertrofizzarsi e poi ulcerarsi. Anche il fegato è congestionato, può diventare grosso e duro, ed evolve prima verso la cirrosi ipertrofica, poi verso la sclerosi e l’atrofia.

È sempre lo stesso processo: congestizio inizialmente, distruttore in seguito.

Le emorroidi sanguinano dopo la defecazione.

Modalità: aggravamento notturno, con il freddo, con il rumore, con l’alcol e con il sovraffaticamento mentale. Miglioramento all’aria fresca anche se freddoloso, con la musica.

Nella normale cura della lue e della tubercolosi.

USO di Aurum metallicum

S.N.C.: depressione, malinconia, disturbi del S.N.C. di diverso genere;

Tessuto connettivo: ozena, spasmi

Ossa: carie ossee, esostosi

Occhi: cheratite, irite, pterigio, tracoma, retinite, coroidite, diplopia, blefarite, congiuntivite, calazio e cisti delle palpebre

Cuore e vasi sanguigni: Stenocardia, ipertensione, poliglobulia, arteriosclerosi, postumi da lue;

Ghiandole: ipertrofia delle ghiandole

Genitali: atrofia dei testicoli, idrocele, orchite; congestione e atrofia ovarica, prolasso uterino, miomi e fibromi, cisti ovariche, sterilità, lupus;

Apparato urinario: poliuria, nefrite, congestione

(*) V. Note esplicative

logo-rimedi-omeopatici
logo-rimedi-omeopatici

Segui https://riciclareperrisparmiare.it/alimenti/limoni/

Segui https://ricettedirita.it/dolci/

e segui anche https://schedescuola.it/schede/compiti-autentici-e-di-realta/

Leggi https://rimediomeopatici.com/affezioni-rimedi/afonia-raucedine/

Gengivite

La gengivite è un’infiammazione che riguarda i tessuti gengivali, cioè le gengive. Si manifesta con irritazione, arrossamento, gonfiore, sensibilità e talvolta anche dolore delle stesse quando si introducono nella bocca alimenti e bevande caldi o freddi. Il disturbo può portare, gradualmente, al sollevamento delle gengive, al sanguinamento e all’alito cattivo.

La causa della g. è l’accumulo di batteri nel cavo orale. I batteri provenienti dai residui di cibo formano una pellicola sottile sui denti e ciò favorisce la formazione della placca e del tartaro. Placca e tartaro a lungo andare causano l’infiammazione delle gengive e il sollevamento dei tessuti; il sollevamento dei tessuti espone la base dei denti all’aggressione dei batteri. A lungo andare questo mette a rischio la tenuta dei denti, li indebolisce fino alla caduta.

La causa principale di g. è, quindi, una scarsa igiene orale che andrebbe eseguita quotidianamente usando spazzolino e scovolino.

Gengivite
Gengivite

Altre condizioni che possono aumentare il rischio di gengivite sono: predisposizione genetica, gravidanza, fumo, età, uso di alcuni farmaci (tra cui alcuni antiipertensivi, cortisonici, antidepressivi e antiepilettici), diabete, stress, infezioni del cavo orale, malattie immunitarie, protesi dentarie, squilibri ormonali, carenze vitaminiche e nutrizione non adeguata, ecc.

I prodotti microbici provocano un’interruzione della barriera protettiva epiteliale a livello del sottile strato epiteliale del solco gengivale, dando luogo a fenomeni infiammatori del connettivo sottostante. Tali fenomeni portano ad uno scompaginamento delle fibre collagene, con conseguente alterazione dei normali caratteri dei margini gengivali. I sintomi sono, almeno inizialmente, rappresentati da dolore, cambiamento di colore verso il rosso, edema, con conseguente perdita del caratteristico aspetto a buccia d’arancio a livello della gengiva aderente, iperplasia delle papille, rigonfiamento dei margini gengivali con perdita della loro normale festonatura. Le ulcerazioni presenti a livello dell’epitelio sulculare (epitelio squamoso stratificato di rivestimento, che copre il solco gengivale, poco profondo, localizzato tra lo smalto e il margine della gengiva libera) determinano facilità al sanguinamento, dapprima legato al solo trauma dello spazzolamento, successivamente anche spontaneo.

Il soggetto, per non provocare fuoriuscita di sangue, tende spesso a limitare le quotidiane pratiche di igiene orale con conseguente maggiore accumulo di placca batterica che determina un aumento delle lesioni.

L’infiammazione può diventare di tipo cronico con crescita eccessiva di tessuto e con caratteristico colore rosso-magenta; altre volte, la reazione può essere di tipo prevalentemente fibroso con scarso sanguinamento e frequentemente senza dolore. In seguito all’infiammazione connettivale si ha una prodizione di essudato che fuoriesce dal solco gengivale. L’aumento di volume dei margini e delle papille gengivali provoca frequentemente una parziale copertura della corona dentale dando luogo a una tasca gengivale (falsa tasca) senza proliferazione apicale dell’epitelio giunzionale (epitelio che circonda il colletto dentale creando un sigillo nel solco gengivale proteggendo i tessuti parodontali e l’osso alveolare dalla possibile infiltrazione di agenti patogeni).

Quadri di questo tipo possono rimanere come tali per lungo tempo. Fino a che l’infiammazione rimane localizzata ai tessuti gengivali, queste alterazioni possono, con appropriata terapia, guarire perfettamente senza perdita di attacco alla superficie del dente. A volte invece, per motivi non ancora perfettamente chiari, lo scompaginamento delle fibre connettivali in prossimità della radice dentaria può determinare la proliferazione in direzione apicale dell’epitelio giunzionale, con formazione di una tasca parodontale vera e un interessamento delle componenti più profonde dei tessuti parodontali. Così, da una gengivite si può passare ad una parodontite.

La g., se trascurata e non curata, può quindi diventare la prima manifestazione della malattia parodontale.

Principali rimedi omeopatici utilizzati per ridurre gli effetti dovuti alla gengivite e cure omeopatiche

Arsenicum album: gengive gonfie, dolenti, sanguinanti, e con sensazione di bruciore. Miglioramento con le bevande calde o con applicazioni di acqua tiepida in bocca, in pazienti ansiosi, irrequieti e freddolosi.

Belladonna: gengive arrossate, tumefatte e dolenti in modo pulsante. Congestione è localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, specialmente a destra. Migliora con il calore.

Borax: gengive arrossate e dolenti, in soggetti tendenti alle afte.

Hepar sulphur: gengive gonfie, sanguinanti e dolenti al tatto.

Mercurius solubilis: gengive gonfie, spugnose e sensibili.

Phosphorus: gengive gonfie, dure, arrossate e sanguinanti.

Silicea: gengive arrossate, dolenti e gonfie in soggetti che mancano di calore vitale (per loro tutto è freddo) aggravamento con le bevande fredde.

Staphisagria: gengivite in soggetti irritabili e collerici

Sulphur: gengive gonfie, dure, arrossate e sensazione di bruciore.

A questi si possono aggiungere

Arnica: rimedio traumatico per eccellenza, per ridurre la congestione ed il sanguinamento delle gengive.

Carbo vegetabilis: particolarmente utile nei casi settici con colorito cianotico delle gengive, emorragie venose passive a livello delle mucose.

Nux vomica: iperestesia (sensibilità esagerata)

Marum verum: in soggetti che soffrono di insonnia a causa di eccitazione nervosa.

Segui https://riciclareperrisparmiare.it/alimenti/lattuga/

Segui https://ricettedirita.it/secondi-piatti/carne/

e segui anche https://schedescuola.it/schede/scienze/pianeta-blu/esercizi-pianeta-blu/

(*) V. Note esplicative

Logo rimediomeopatici.com
Logo rimediomeopatici.com

Mirra-Mitchella

Sommario di Mirra-Mitchella:

◊ TM di Mirra o Commiphora momol English, Cammiphora resin, Balsamodendron, Myrrha

◊ TM di Mitchella repens L.

Mirra-Mitchella

Tintura Madre di Mirra

Mirra TM
Mirra TM

La pianta da cui si estrae la M. è un arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. La Mirra è una gommoresina aromatica dal sapore amaro ed acre, la sua polvere ha un colore che va dal giallo-bruno al rosso-bruno. Alla fine dell’estate l’arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle (gommoresina) che vengono raccolte una volta seccate.

La Mirra è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni e, nel Vangelo secondo Matteo, è uno dei doni portati dai Magi al Bambino Gesù.

Ma la mirra è anche un prodotto naturale antico e sacro, l’olio antisettico e anti-infiammatorio della Commiphora myrrha veniva adoperato per l’imbalsamazione. Ora, in alcuni Paesi, la mirra si usa come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto in profumeria per la preparazione di dentifrici e di profumi.

Le tribù indigene delle Americhe impiegavano tutte le piante medicinali per curare le malattie, sotto la guida dello sciamano. Egli insegnava ad “ascoltare” le piante, divinizzava le cure, usando i totem fatti con le piante medicinali e anche con l’incenso. Per la purificazione venivano impiegate capanne per sudare simili a quelle in cui si effettua oggi la sauna.

Una leggenda narra che il re di Cipro Cinira aveva una bellissima figlia chiamata Mirra.

Mirra nutriva una scarsa devozione per la dea Afrodite. La dea, adirata, per punire la principessa fece sì che ella si innamorasse perdutamente di suo padre. Mirra riuscì a trascorrere dodici notti di fila con il padre Cinira, inconsapevole dell’identità della fanciulla.

La dodicesima notte il re riconobbe la figlia che fuggì. Cinira si arrabbiò e quindi la inseguì per ucciderla.

Dopodiché Mirra invocò l’aiuto degli dei pregandoli di renderla invisibile e costoro, impietositi, la tramutarono in un albero dalla resina profumata: la mirra. Dopo nove mesi il troco dell’albero si aprì e dalla sua cavità venne alla luce il bellissimo Adone, figlio di Cinira e di Mirra.

Preparazione

Per la “droga” si usa la gommoresina ricavata dalla pianta.

La tintura madre (TM) si prepara ponendo la droga in infusione in alcol 90° nella proporzione 1 : 5, cioè una parte di droga e cinque parti di alcol.

Proprietà

ANTIMICROBICA, ASTRINGENTE, CARMINATIVA, ESPETTORANTE, ANTICATARRALE, ANTISETTICA, VULNERARIA.

Utilizzo

È usata nella cura delle Ulcere del cavo orale; nei casi di gengivite, faringite, parodontosi, raffreddore, foruncolosi. Risulta di grande aiuto nella cura delle pustole e anche di inconvenienti analoghi.

In uso esterno si rivela utile per la cura di ferite e di abrasioni.

In associazione con la ratania al 50% è una tintura dalle proprietà analgesiche, antinfiammatorie e anche antimicrobiche è utilizzata per curare le afte e ulcerazioni della bocca. È a tal fine adoperata sia pura, da mettere delicatamente sulle piaghe, sia diluita con acqua per risciacquare la bocca.

Dosi

20 gocce, 2 – 3 volte al dì lontano dai pasti. Per gargarismi e applicazioni locali è consigliata alla dose di 40 gocce diluite in mezzo bicchiere l’acqua tiepida.

(*) V. Note esplicative

Logo rimediomeopatici.com
Logo rimediomeopatici.com

Mirra-Mitchella

Tintura Madre di Mitchella

Mitchella TM
Mitchella TM

M. è un genere di piante della famiglia delle Rubiaceae. Mitchella repens L. è una specie erbacea sempreverde strisciante presente in Nord America soprattutto in tutto il Nord America orientale, dal Canada sudorientale a sud fino alla Florida e al Texas e al Guatemala.

Cresce come una vite non rampicante, alta non più di 6 cm con steli striscianti lunghi da 15 a 30 cm., boschi secchi o umidi, lungo gli argini dei torrenti e sui pendii sabbiosi. Le sue foglie di colore verde scuro e lucide sono appaiate in modo opposto e sono attaccate agli steli mediante piccoli piccioli.

Le radici sono avventizie e possono crescere ai nodi e gli steli radicanti possono ramificarsi e radicarsi ripetutamente, producendo stuoie espanse.

I fiori sono piccoli e ascellari; hanno la forma di una tromba, e sono prodotti in coppia. Ogni coppia di fiori nasce da un calice comune che è coperto di peli fini. Ogni fiore ha quattro petali bianchi, un pistillo e quattro stami.

Le piante posseggono un bimorfismo e possono avere anche fiori con pistilli lunghi e stami corti (fiori macrostili), oppure hanno pistilli corti e stami lunghi (fiori microstili).

Gli ovari dei fiori gemelli si fondono insieme, in modo che ci siano due fiori per ogni bacca.

Il frutto, che ha un diametro di circa 8 mm, matura tra luglio e ottobre e può persistere durante l’inverno. Il frutto è una drupa contenente fino a otto semi.

Ha un odore debole e un sapore leggermente amaro. La sua polvere ha un colore grigio – verde chiaro.

La Mitchella repens veniva usata un tempo per facilitare il parto.

Preparazione

Per la “droga” si usa l’erba colta nei mesi da aprile a giugno, quando cioè è in fiore.

La tintura madre (TM) si prepara ponendo la droga in infusione in alcol 25° nella proporzione 1 : 5, cioè una parte di droga e cinque parti di alcol.

Proprietà

PREPARATORIA AL PARTO, EUTOCICA (facilita il parto spontaneo), ANTIDISMENORREAICA, ASTRINGENTE.

Utilizzo

Contrasto dei disturbi del ciclo mestruale. Regolarità del transito intestinale. Funzionalità del sistema digerente.

Dosi

Secondo la prescrizione del medico.

(*) V. Note esplicative

Logo rimediomeopatici.com
Logo rimediomeopatici.com

Mirra-Mitchella

Segui https://riciclareperrisparmiare.it/varie/ulivo/

Segui https://ricettedirita.it/dolci/dessert-piccola-pasticceria/ e segui anche https://schedescuola.it/schede/scienze/pianeta-blu/laboratorio/

Leggi https://rimediomeopatici.com/luppolo-marrubio/

 

Mezereum

DESCRIZIONE DI MEZEREUM

Daphne mezereum, Mezereon, Uva nera (varietà di), Dafne è un arbusto cespuglioso sempreverde o deciduo, appartenente alla famiglia delle Thymelaeaceae. Vive in Europo, Siberia, Nord America. Allo stato selvatico cresce nei sottoboschi, nei terreni calcarei, e può raggiungere l’altezza di 1 m. Dafne m. può essere coltivata nei giardini. La pianta porta i nomi popolari di legno-grazioso, legno gentile e fior di stecco, a causa dei suoi fiori che spuntano prima delle foglie nei mesi tra febbraio e maggio. Sono fiori molto profumati somiglianti a quelli del lillà e nascono direttamente dal gambo legnoso. La fioritura è abbastanza precoce tra È il primo fiore di primavera, molto profumato, di odore soave. L’epiteto specifico (mezereum) deriva da una radice araba e significa “mortale”, in riferimento alla velenosità della pianta.

La pianta ha un fusto legnoso il cui colore è tra il grigio ed il rosa e le foglie lungo il fusto sono alternate e raggruppate a ciuffi specialmente alla sommità dei rami. La loro forma è lanceolata piuttosto allungata, in particolare le foglie inferiori sono ellittiche, mentre le superiori sono oblanceolato-spatolate. Le infiorescenze sono a gruppi di diversi fiori riuniti in grappoli o fascetti laterali; generalmente sono in gruppi di 3 all’ascella delle foglie, di colore che varia dal bianco al rosa.

Il frutto è una drupa con un solo seme, ha l’aspetto di una bacca rosso-corallo o ruggine scuro a superficie liscia ed è poggiata su un peduncolo. Le bacche pur essendo velenose sono mangiate dai tordi (uccelli) che evidentemente sono immuni dal veleno; in questo modo disperdono i semi della pianta con i loro escrementi.

In alcuni paesi asiatici la corteccia di alcune varietà di Dafne (Dafne papyracea) veniva fatta essiccare, immersa in acqua, fatta bollire, lavata, battuta e fatta nuovamente essiccare per produrre la tradizionale carta nepalese spessa, ma delicata. Questo tipo di carta è un antisettico ed era applicata su piccole ferite. La corteccia era assunta come decotto per abbassare la febbre, ma si utilizzava anche per produrre funi. Il succo proveniente dalla radice si riteneva curasse i problemi intestinali ed i suoi semi, tossici, per espellere le tenie.

La Dafne m. possiede bacche tossiche e purganti, oltre ad una corteccia velenosa.

Dafne o Daphne è un personaggio mitologico greco. Dafne, figlia del dio-fiume Peneo e della naiade Creusa, era una ninfa amante della propria libertà.  La legenda narra che a causa della sua estrema bellezza Dafne attirò l’attenzione del dio Apollo che se ne innamorò, non ricambiato.  Rifiutato l’amore divino ella cominciò a fuggire via lontano; Apollo la inseguì ma poco prima che la raggiungesse, la fanciulla supplicò i genitori di salvarla. Gli Dèi ascoltarono la preghiera ed ecco che, in un attimo, la giovinetta si trasformò in una pianta. Il dio Apollo, ormai impotente, decise di rendere questa pianta sempreverde.

Il rimedio omeopatico Mezereum si ottiene dalla Tintura della corteccia fresca raccolta proprio prima che la pianta fiorisca a febbraio e marzo.

La corteccia contiene una sostanza chiamata mezerina ed anche un glucoside che le conferiscono un sapore amaro e la capacità di provocare sternuti, oltre alle proprietà caustiche e vescicatorie. L’avvelenamento produce irritazione, aridità e bruciore dello stomaco e della gola con tosse secca e persistente; sete intensa; convulsione degli occhi e degli arti superiori; gonfiore e rossore delle labbra e della lingua; difficoltà di deglutizione; gonfiore e prurito intollerabile su tutto il corpo e in particolare alle palpebre, al naso e al cuoio capelluto; occlusione del naso con starnutazione violenta; dolori insopportabili alla fronte; emissione di urine brucianti; polso febbrile; stato di narcosi e morte.

CARATTERISTICHE

Mezereum è un rimedio ad azione locale. Come Rhus provoca, a contatto della pelle, un’eruzione bruciante e pruriginosa. Mezereum si differenzia da Rhus solo per il contenuto purulento delle vescicole.

Come Rhus è un idrogenoide molto aggravato dal tempo umido e freddo.

Organospocificità: Pelle, nervi periferici, mucose, ossa.

Principali indicazioni cliniche: Eczema; eritema; prurito; impetigine; herpes, pitiriasi versicolor; zona; nevralgia ciliare, facciale, dentaria; malattie delle ossa, periostite, osteite, osteoporosi; necrosi; croste con pus; ulcere e varicose; vaccinazione (cattivi effetti della); otorrea e problemi uditivi; cefalee, vertigini, sinusiti.

Mezereum
Mezereum
M. è un ottimo rimedio della pelle, un rimedio delle sinusiti e delle nevralgie facciali, un discreto rimedio dei reumatismi. Il rimedio ha un’azione elettiva anche sul periostio e sulle ossa.

Ma M. è anche un caustico per le mucose dove provoca infiammazioni violente simili a bruciature, con escoriazioni e ulcere. Il paziente può presentare infiammazioni o anche ulcere lungo tutto il tubo digerente; vescicole brucianti sulle guance e sulla lingua, lingua gonfia, spaccata o screpolata oppure ruvida e bruciante; bruciore alla gola con dolore e difficoltà alla deglutizione; bruciore e dolore dell’esofago; bruciore allo stomaco con possibile nausea e vomito, anche ematico; secchezza dell’intestino, crampi e diarrea irritante, prolasso rettale; corizza fluente con abbondanti starnuti, bruciore alla laringe; tosse secca e dolorosa; infiammazione cronica dell’orecchio; infiammazione  degli occhi con rossore e grande secchezza; sensazione di bruciore all’uretra, al prepuzio, alla vagina con possibile leucorrea irritante, urina bruciante.

Il rimedio è al contempo neurotropo e dermotropo: questa è un’importante chiave del rimedio per il trattamento delle affezioni dovute a tossine o a infezioni virali che manifestano un’azione neurotropa e dermotropa (zona, della crosta lattea, delle eruzioni dovute ai cattivi effetti dei vaccini….)

Il soggetto è malinconico, triste, depresso, indeciso, inquieto, angosciato, ansioso, spossato.

Le eruzioni cutanee di M. sono vescicolose e tendono a formare croste massicce sotto le quali, spesso, c’è del pus denso e giallastro e possono ulcerarsi formando croste biancastre. Le eruzioni danno un prurito insopportabile che peggiora con il calore; grattarsi lo allevia però fa trasudare e sanguinare l’eruzione, poi il prurito ricompare in un altro punto. La caratteristica della trasudazione e del sanguinamento sotto la crosta risulta un sintomo-guida molto affidabile. Ma il rimedio è usato anche in assenza di eruzioni, per il prurito vagante. Le localizzazioni preferite sono il cuoio capelluto, il volto, il dorso della mano.

Le sinusiti di M. interessano essenzialmente i seni mascellari e si manifestano con dolori brucianti nel naso, a livello dell’osso malare.

Le nevralgie interessano il volto a livello dello zigomo e del trigemino. I dolori sono violenti e vanno dal viso ai denti fino alle orecchie. Il dolore peggiora mangiando, è aggravato dall’acqua fredda, la notte, al tatto, con il bagno; il calore migliora. Il rimedio è oltremodo utile per le nevralgie conseguenti la soppressione di un’eruzione cutanea e per i dolori post-erpetici.

I dolori reumatici di M. interessano soprattutto il collo e la nuca, la schiena e gli arti; sono aggravati dal movimento, dall’umidità e dal freddo, ma anche dal calore del letto.

I dolori ossei interessano maggiormente le ossa del volto e del naso in particolare, le ossa lunghe e in particolare la tibia, le ossa del cranio e i denti; sono aggravati dal calore del letto. M. è utilizzato nei casi di osteoporosi, di periostite e di osteite non suppurativa.

Le cefalee e le vertigini sono violente.

Il rimedio è oltremodo utile nei problemi uditivi sopraggiunti in seguito alla crosta lattea, contro la secchezza degli occhi e della bocca, contro gli effetti iatrogeni delle vaccinazioni.

Modalità: M. ha una grande ipersensibilità. Peggiora con il freddo ma anche con il forte caldo, con l’umidità, col movimento, mangiando. Migliora solo con il calore irradiato e coprendosi bene la testa.

Sulfur e Syphillinum sono suoi complementari.

USO omeopatico di MEZEREUM

Pelle: crosta lattea; herpes zoster; zona; eruzioni crostose, eruzioni croniche, impetigine, desquamazione, ulcere.

Mucose: secchezza e ulcere a livello di qualsiasi organo e apparato.

Ossa: Periostite, osteite, carie, osteoporosi

Dolori: brucianti

Nevralgie: facciali, mascellari, sotto-orbitali, ciliari, cefalea,

Apparato urogenitale: bruciore, leucorrea.

Segui https://riciclareperrisparmiare.it/bellezza-salute/cera-dapi/

Segui https://ricettedirita.it/contorni/zucchine/ e segui anche https://schedescuola.it/schede/imparare-giocando/figure/

Leggi https://rimediomeopatici.com/rimedi-omeopatici/nux-vomica/

(*) V. Note esplicative

Logo rimediomeopatici.com
Logo rimediomeopatici.com
  • « Pagina precedente
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
  • …
  • 29
  • Pagina successiva »

Cerca

Alcuni suggerimenti:


CHI SONO

Rimedi Omeopatici | Affezioni - Rimedi | Tinture Madri | Piante e Salute | Rimedi della Nonna

Copyright © 2023 RimediOmeopatici.com. Note esplicative. Privacy e Cookie. Gestione iscrizione ai commenti
Protected by Copyscape Web Copyright Protection Software

Powered by: Web Station - realizzazione siti web