Premessa
Nell’articolo “Omeopatia e Costituzioni” della presente sezione, si è avuto modo di argomentare diffusamente sulla indispensabilità della conoscenza e della individuazione delle costituzioni umane in coerenza con i principi terapeutici su cui si basa la medicina omeopatica. Con tale profilo è stato approfondito il rapporto natura umana – malattia ed è stato fatto un excursus sui vari modelli costituzionali, a partire da quello di ispirazione ippocratica del V secolo a.c. sino ad arrivare ai giorni nostri, evidenziando le correlazioni tra loro esistenti. Ciò ha consentito di comprendere meglio la validità delle analisi, delle impostazioni, dei modelli adottati e dei loro risvolti terapeutici in una visione olistica (unitaria) di un sistema complesso qual è l’uomo.
Per costituzione si intende l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici e psicologici di un individuo, legati prevalentemente all’ereditarietà e poco condizionati dall’ambiente, in grado di influenzare la sua reattività e che rendono gli uomini tutti diversi tra loro, soprattutto nell’aspetto esteriore.
Nella medicina omeopatica lo studio delle costituzioni umane diventa indispensabile perché la conoscenza di quella peculiare del paziente, rivelatrice delle sue proprietà vitali e delle predisposizioni patologiche (il cosiddetto terreno), risulta essere fondamentale per la scelta del rimedio più “simile” a lui, cioè di quello che più si avvicina al simillimum, al fine di praticare nel profondo sia una terapia risolutiva nei confronti delle malattie in atto e sia una di prevenzione nei confronti di quelle per le quali si è predisposti.
Le malattie acute e croniche
Fu proprio Samuel Hahnemann (1755-1843), il medico tedesco considerato il padre dell’omeopatia, ad osservare, mediante le sue continue e numerosissime esperienze cliniche, che le cure omeopatiche fino ad allora adottate avevano una notevole azione terapeutica nelle malattie acute, mentre nei casi cronici si registravano mancate guarigioni e ricadute. Già nel 1810 con la pubblicazione della prima delle sue opere più importanti, “L’Organon della medicina razionale” (le successive edizioni ulteriormente arricchite escono con il titolo “L’Organon dell’arte del guarire”), nel riportare i principi fondamentali dell’omeopatia, delinea con grande precisione la distinzione tra malattie acute e croniche. Per Hahnemann le malattie acute, quando non dovute a fattori traumatici o ad errori alimentari, derivano da fattori esterni occasionali (quelli che oggi chiamiamo agenti patogeni) che causano una perturbazione improvvisa della “forza vitale” interna all’organismo. E’ questa forza vitale, immateriale, spirituale e dinamica, che consente all’essere umano di svolgere tutte le sue funzioni vitali. Se essa viene disturbata si provoca uno squilibrio che conduce alla malattia, la quale si manifesta attraverso i sintomi. I sintomi non sono quindi la malattia ma sono lo sforzo di reazione dell’organismo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio perduto, per andare naturalmente verso la guarigione. La suddetta forza o energia vitale è rinvigorita dalle stimolazioni deboli, cioè fatta con dosi basse, come appunto agiscono i farmaci omeopatici che, com’è noto, vengono sottoposti a diluizioni spinte.
Tale fenomeno è stato enunciato nel 1899, dopo la morte di Hahnemann ed è noto come la Legge di Arndt-Shulz, dai nomi dei due ricercatori tedeschi, il psichiatra e omeopata Rudolph Arndt(1835-1900) e il farmacologo Hugo Schulz(1853-1932), che l’hanno formulata. Si riferisce all’ormesi, fenomeno secondo cui molte sostanze nell’interagire con gli organismi biologici possono esercitare effetti opposti a seconda della loro dose: un’azione di stimolazione a basse dosi e di inibizione ad alte dosi. Questa legge, che fu aspramente avversata dal mondo scientifico, è stata riconosciuta solo nel 1984.
Sempre secondo Hahnemann rientrano altresì nelle malattie apparentemente acute quelle condizioni legate all’inasprimento di malattie croniche, cioè di patologie più profonde, più radicate che esaurita la fase acuta ritornano in uno stato di quiescenza, per poi presentarsi nuovamente. Il riconoscimento di tali malattie croniche può essere fatto solo attraverso la valutazione della qualità e della intensità dei disturbi che sono capaci di scatenare, cioè da quei sintomi che indicano una predisposizione a soffrire in modo caratteristico, particolare, ripetitivo, propria di ciascuna categoria di individui.
Il concetto di diatesi (o miasma)
Hahnemann ipotizzò quindi l’esistenza di una predisposizione costituzionale, congenita o acquisita, ad ammalarsi di ben determinate malattie con caratteristiche e modalità proprie, differenti da individuo a individuo, la quale deriverebbe dall’alterazione dell’energia vitale non dipendente da fattori esterni occasionali (come invece avviene per le vere malattie acute), tale da rendere l’organismo sensibile ad alcune patologie. Questa predisposizione costituzionale e la sua persistenza nell’organismo, questa “alterata condizione di salute latente” è definita da Hahnemann la causa della malattia cronica e ad essa attribuisce il nome di “miasma” (più modernamente “diatesi”). La sua origine è ereditaria ma può essere anche acquisita a seguito della soppressione antinaturale delle malattie acute. Miasma in greco significa macchia, contaminazione (dalla parola miasmein) e sta proprio ad indicare che le malattie croniche derivano da questo stato di contaminazione dell’organismo.
Tali concetti vengono esposti in un’altro suo testo fondamentale per l’omeopatia, “Le malattie croniche: la loro natura specifica e il trattamento omeopatico”, pubblicato in quattro volumi tra il 1828 e il 1830, che fa seguito a “La materia medica pura” pubblicato nel 1821.
Per Hahnemann i sintomi dovuti alla recrudescenza dello stato alterato di salute latente (che non vanno confusi con quelli delle patologie acute vere e proprie) non sono la malattia ma sono l’espressione della malattia che si manifesta all’esterno sulla base del miasma (o diatesi) di appartenenza del soggetto. I sintomi sono, lo ripetiamo, lo sforzo di reazione dell’organismo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio energetico perduto, per andare naturalmente verso la guarigione, cercando cioè di liberarsi del miasma interno. Per questo motivo l’approccio terapeutico della medicina omeopatica non è quello della soppressione dei sintomi, che come visto sarebbe controproducente, a differenza di quanto avviene nella medicina allopatica, ma di agire sullo squilibrio che ha provocato i sintomi, sulla causa profonda della malattia, sul miasma. Il trattamento omeopatico deve quindi basarsi sul riconoscimento e sulla rimozione del miasma interno, attraverso l’adozione di rimedi che cerchino di sostenere e di favorire lo sforzo di guarigione dell’individuo, dagli organi più interni a quelli più esterni. L’utilizzo del simillimum porta proprio a questo risultato: l’eliminazione dei sintomi diventa la conseguenza della terapia e non il suo obiettivo, che con la rimozione del miasma profondo resta la guarigione.
La diatesi è quindi la modalità, propria di ciascun individuo, di sviluppo e di evoluzione della malattia verso la quale egli presenta una sua predisposizione, congenita o acquisita (il terreno) ed una particolare debolezza costituzionale. Essa in pratica è la causa delle malattie croniche, cioè rappresenta le condizioni che precedono e predispongono allo sviluppo delle malattie croniche, responsabili delle ricadute cui il soggetto può andare incontro, per effetto dell’ereditarietà o della soppressione antinaturale e reiterata delle malattie acute che ne determina nel tempo un sempre maggior approfondimento. Più recentemente per diatesi si intende la tendenza dell’organismo di liberarsi delle tossine o di neutralizzarle, per ristabilire l’equilibrio perduto.
Le diverse diatesi
Hahnemann arrivò alla conclusione che gli individui potevano essere raggruppati in “categorie reazionali” in base alla loro tendenza ad ammalarsi di una malattia piuttosto che di un’altra, alle proprie modalità di comparizione e di evoluzione della malattia, alla periodicità degli eventi, al tipo di manifestazione, se cioè cutanea o più profonda, ecc.
Tutto ciò si traduce nella classificazione degli individui secondo tre diatesi: la “psora”, la “sicosi” e il “luesinismo”, che sono le fondamentali, cui successivamente si aggiungono il “tubercolinismo” ed il “cancerinismo” con il lavoro dei medici Antoine Nebel (1870-1954) e Léon Vannier(1880-1963) della scuola omeopatica francese.
Ogni diatesi è collegata ad una manifestazione patologica caratteristica, che ricorda la modalità reattiva dell’organiamo, il “modo” di fare la malattia: la diatesi psorica è collegata alla scabbia (dalla parola greca psora), la diatesi sicotica alla blenorragia (dalla parola greca sycon, fico, escrescenza) e la diatesi luesinica alla sifilide (da lue). Esse rappresentano tre stadi patologici di alterazione funzionale, dalla gravità progressivamente crescente, le cui manifestazioni esprimono le modalità di difesa dell’organismo sempre più insufficienti alla conservazione dello stato di salute. Corrispondono alle manifestazioni cutanee pruriginose nel caso della psora, al secreto blenorragico nel caso della sicosi ed all’ulcera genitale nel caso del luesinismo, che stanno ad indicare un progressivo grado di approfondimento. Le diatesi si associano alle modulazioni della forza vitale per costituire altrettante modalità reattive dell’organismo nel tentativo di andare verso la guarigione e precisamente:
■ la psora è associata all’inibizione, al difetto, a reazioni del tipo “ipo”, che producono alterazioni cellulari come ipoplasie, ipotrofie, ecc. e mentali come ansia, insicurezza, timidezza, ecc. Si tratta di reazioni caratterizzate da una tendenza esonerativa dei processi vitali;
■ la sicosi è associata all’eccesso, all’espansione, a reazioni del tipo “iper”, che producono alterazioni cellulari come iperplasie, ipertrofie, ecc. e mentali come ambizione, audacia, impazienza, ecc. Si tratta di reazioni contraddistinte dalla presenza di processi a carattere produttivo-proliferativo;
■ il luesinismo è associato alla perversione, alla distruzione, a reazioni del tipo “dis”, che producono alterazioni cellulari come displasie, distrofie, ecc. e mentali come aggressività, violenza, irrequietezza, ecc. Si tratta di reazioni segnate dalla presenza di processi a carattere distruttivo nei confronti di organi e apparati con la conseguente perdita funzionale definitiva.
Come si vede sono situazioni patologiche sempre più gravi e profonde cui corrispondono reazioni di difesa dell’organismo sempre più inadeguate a restituire lo stato di salute e ad assicurare la salvaguardia degli organi vitali. La psora è la diatesi principale, quella che concorre alla formazione di tutte le malattie e senza la quale non potrebbero esistere la altre due. Essa precede sempre la sicosi ed il luesinismo.
Il tubercolinismo ed il cancerinismo sono delle diatesi di transizione. Precisamente il tubercolinismo si può considerare l’anello di congiunzione tra la psora e la sicosi, tra la modalità reattiva a carattere esonerativo e quella a carattere produttivo e proliferativo. Il cancerinismo esprime la modalità reattiva di passaggio tra la sicosi ed il luesinismo, nel corso della quale i processi produttivi e proliferativi smettono di essere benigni e manifestano un’aggressività di accrescimento e di disseminazione tipica delle alterazioni maligne.
Nel suo percorso patologico un individuo che instaura una terapia finalizzata alla sola soppressione dei sintomi tipici della psora, che sono a carattere esonerativo e quindi limitati principalmente alla cute ed alla parte superficiale delle mucose aeree e digestive, o che perseveri nello stile di vita errato, passa al tubercolinismo in cui si verifica un primo approfondimento dei processi patologici con l’interessamento anche della parte più profonda delle suddette mucose. Lo stadio successivo diventa la sicosi nel corso della quale l’organismo si difende con processi a carattere produttivo-proliferativo ad andamento benigno, coinvolgendo le mucose urogenitali. Proseguendo si passa per il cancerinismo in cui incominciano a deteriorarsi i meccanismi riparativi dell’organismo per giungere all’ultimo stadio, il luesinismo, ove si instaurano processi morbosi irreversibilmente aggressivi e distruttivi che si manifestano con malattie ulcerative e necrotiche di pelle, mucose, ossa, legamenti, polmoni, ecc.
Ogni diatesi presenta un quadro preciso che si basa sulla genesi delle patologie, sulle loro caratteristiche e sui rimedi omeopatici di reazione. Esaminiamole meglio nell’ordine che, come visto, rappresenta la loro modalità di approfondimento patologico, dalla periferia al centro.
Psora o Diatesi psorica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla scabbia (che è una malattia contagiosa della pelle provocata dall’acaro sarcoptes scabiei che scava cunicoli sotto l’epidermide per deporre le uova fecondate, che causano lesioni di vario tipo, con possibili croste e infezioni e un fastidioso prurito). E’ associata all’inibizione, all’ipofunzione. Esprime la tendenza ad eliminare le tossine attraverso la cute, le mucose o gli emuntori fisiologici (reni, fegato, ecc.). Provoca principalmente manifestazioni cutanee periodiche e alternanti con tendenza ad aggravamenti in senso centripeto, ossia verso l’interno dell’organismo. A livello mentale induce timidezza, insicurezza, ansia, paura, debolezza psichica, tendenza alla depressione. Presenta aggravamento con il freddo, specie al mattino e miglioramento con il riposo. Nella fase iniziale prevale l’eliminazione verso l’esterno delle tossine, per cui si riscontrano patologie come foruncoli, prurito, eczema, psoriasi, rinite allergica, diarrea. Nella fase successiva le tossine vengono convogliate verso organi interni per cui è possibile arrivare a lesioni quali ad es. il diabete o la cirrosi. La diatesi psorica in genere appartiene a soggetti di costituzione carbonica o sulfurica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Calcarea carbonica, Nux vomica, Sulphur, Antimonium crudum, Hepar sulfur, Lycopodium, Sepia, Graphites, Petroleum, Nitricum acidum, Kalium carbonicum, Carbo vegetabilis, Psorinum, Baryta carbonica.
Tubercolinismo o Diatesi tubercolinica
E’ il miasma che deriva dall’approfondimento della psora, con cui ha in comune la grande variabilità morbosa e comportamentale, arrivando ad intaccare prevalentemente le mucose respiratorie (da qui il suo nome). E’ la diatesi di transizione verso la sicosi. Fu introdotta dal medico svizzero Antoine Nebel (1870-1954). Esprime la tendenza dell’organismo ad accelerare i processi catabolici, cioè ad attivare i processi di degradazione delle tossine. E’ molto probabile che gli avi abbiano avuto problemi tubercolari. Tra le predisposizioni patologiche troviamo le malattie broncopolmonari, i disturbi da cattiva circolazione venosa periferica, i dimagrimenti, la demineralizzazione. A livello mentale provoca introversione, instabilità emotiva, alternanza dell’umore (dall’euforia alla depressione), tendenza alla malinconia, difficoltà di concentrazione, scarsa capacità mnemonica, affaticabilità intellettiva. Presenta aggravamento con il freddo e miglioramento con il riposo, all’aria aperta, con il movimento moderato. La diatesi tubercolinica in genere si riscontra nei soggetti a costituzione fosforica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Tuberculinum, Sulfur iodatum, Calcarea phosphorica, Ferrum metallicum, Pulsatilla, Natrum muriaticum, Iodum, Natrum phosphoricum, Argentum iodatum, Phosphorus, Silicea, Arsenicum album, Arsenicum iodatum.
Sicosi o Diatesi sicotica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla blenorragia (detta anche gonorrea, è una malattia venerea contagiosa provocata dal batterio gonococco,consistente nell’infiammazione, acuta o cronica, delle vie urinarie che si manifesta con l’emissione di pus, più evidente nell’uomo, congestione, bruciore, dolore, febbre). Attualmente si dà molta importanza anche all’abuso di vaccini e di farmaci come il cortisone. E’ associata all’eccesso, alla iperfunzione. Esprime un rallentamento degli scambi e la tendenza all’accumulo delle tossine, con conseguente formazione in zona di vere e proprie escrescenze. Le predisposizioni patologiche sono le forme catarrali croniche (es. bronchite cronica), uretrite cronica, ritenzione idrica, arteriosclerosi, obesità, cellulite, neoformazioni benigne dalle semplici verruche ai fibromi e papillomi. A livello mentale si caratterizza per ambizione, eccesso di audacia, impazienza, inquietudine, autoritarietà, fissazioni, fobie, depressione. Presenta aggravamento con l’umidità e miglioramento con il movimento lento. La diatesi sicotica prevale nei soggetti a costituzione carbonica o sulfurica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Thuya, Kalium sulphuricum, Sepia, Pulsatilla, Natrum sulphuricum, Silicea, Antimonium crudum, Causticum, Medorrhinum.
Cancerinismo o Diatesi cancerinica
E’ il miasma di transizione tra la sicosi ed il luesinismo, con cui inizia il sovvertimento dei meccanismi difensivi e riparativi dell’organismo, verificandosi una maggiore aggressività dei processi morbosi e la suscettibilità verso le formazioni maligne. La diatesi cancerinica fu introdotta dal medico francese Léon Vannier(1880-1963). In essa esiste una familiarità di forme tumorali maligne. Le predisposizioni patologiche sono le formazioni di noduli a prostata, utero, mammella, linfonodi, colon, processi infiammatori localizzati, malattie polmonari, malattie renali e uro-genitali. A livello mentale si registrano torpore intellettuale, affettività morbosa, idee ossessive, tristezza, paura di avere un tumore. Le modalità di aggravamento e di miglioramento sono contraddittorie. I rimedi omeopatici di reazione sono Carcinosinum, Kreosotum, Arsenicum album, Argentum nitricum, Conium maculatum, Iodum, Nitricum acidum, Carbolicum acidum, Lachesis mutus, Naja tripudians, Vipera, Crotalus horridus.
Luesinismo o Diatesi luesinica
E’ il miasma che Hahnemann collegò alla sifilide (che è una malattia infettiva a prevalente trasmissione sessuale, causata dal batterio Treponema pallidum, che tipicamente evolve in tre stadi: la sifilide primaria ove compare una piaga indolore sui genitali, la sifilide secondaria ove si verifica l’estensione ad altre parti del corpo con eruzioni cutanee e febbre, la sifilide terziaria ove, dopo una lunga latenza, iniziano i danni agli organi interni fino alla morte). E’ associata alla perversione, alla distruzione, alla disfunzione. Esprime la fissazione delle tossine o degli agenti patogeni in una zona del corpo con conseguente alterazione e/o distruzione dei tessuti interessati. Negli antenati è possibile ritrovare la sifilide o l’alcoolismo. Le predisposizioni patologiche sono il tropismo per il tessuto connettivo e osseo, con irritazioni, ulcerazioni, necrosi, sclerosi, distrofie e dismorfismi, come l’artrite reumatoide, varici, occlusione delle arteriole, scarlattina, disturbi della dentizione, stomatite, disfunzioni ormonali. A livello mentale si riscontrano aggressività, violenza, irrequietezza, angoscia, pessimismo, rancore, invidia, instabilità psichica, disturbi del sonno. Presenta aggravamenti al mare, per gli eccessi di temperatura, di notte e miglioramenti in montagna. La diatesi luesinica è in genere presente nei soggetti di costituzione fluorica. I principali rimedi omeopatici di reazione sono Mercurius solubilis, Argentum nitricum, Kalium bichromicum, Nitricum acidum, Calcarea fluorica, Fluoricum acidum, Aurum metallicum, Baryta carbonica, Iodum, Luesinum, Phytolacca.
Conclusioni
Ovviamente, come per le costituzioni, le diatesi (o miasmi) possono essere presenti nello stesso organismo variamente miscelate fra loro ed una può prevalere sulle altre, secondo un intreccio che è caratteristico di ciascun individuo.
Una buona terapia omeopatica deve essere in grado di liberare l’individuo delle sue diatesi, rimuovendole l’una dopo l’altra e ciò può avvenire solo con la somministrazione di rimedi omeopatici scelti in base alle modalità reattive del paziente. In altri termini bisogna accordare lo sforzo terapeutico con quello di un organismo già orientato naturalmente alla guarigione ma che non riesce a pervenirvi autonomamente per insufficienza dei processi vitali, ovvero per alterazione della reattività organica tale da non rendere più possibile il ripristino dell’equilibrio energetico perduto, cioè di liberarsi spontaneamente del miasma interno.
L’utilizzo del simillimum ad “orientamento antimiasmatico”, assieme alle correzioni dello stile di vita, conduce proprio a questo risultato agendo sul terreno profondo dell’individuo.
Marco dice
Buona sera D,sa Rita rispondendo alla sua del 06/02/2021 alle 12:11
” biotipo, è l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici (metabolici-funzionali) e psicologici in grado di influenzare la sua reattività.”
Um Carbonico puó essere solamnete Psorico ? O anche Psicotico
Un carbonico tende ad avere alterazioni cellulari é per questo ,che con la constituzione, potrebbe arrivare
con le alterazioni cellulari ad un diabete non constituzionale , ma a livello cellulare mitocondriale?
nel caso di un biotipo Carbonico con diatesi psorica ?
E nel caso di diatesi psicotica ?
grato
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Marco, le risposte alle sue domande sono deducibili dal presente articolo. Può essere utile anche la consultazione dell’articolo “Omeopatia e Costituzioni” nella medesima sezione del sito. Come riportato, sia la diatesi psorica che la diatesi sicotica sono prevalentemente associate, ma non esclusivamente, alla costituzione carbonica. Di conseguenza un soggetto con costituzione carbonica può avere probabilmente, ma ripeto non unicamente, una diatesi psorica o una diatesi sicotica, oppure passare dalla diatesi psorica alla diatesi sicotica, in un percorso di peggioramento. Ricordiamo che le diatesi rappresentano un diverso modo di classificare gli individui in categorie reazionali, in base alla predisposizione costituzionale, congenita o acquisita, ad ammalarsi di ben determinate malattie con caratteristiche e modalità proprie. Anche la classificazione degli individui nelle sole costituzioni riprende sostanzialmente gli stessi concetti nei confronti delle malattie. In tal caso partendo dalle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e psicologiche, si riesce a individuare il terreno dell’individuo su cui la malattia ha possibilità di insediarsi, esprimendo ciò la sua tendenza potenziale a contrarre determinate malattie, ossia la sua predisposizione patologica. Il diabete, da lei citato, può essere concomitante alla fase di aggravamento della diatesi psorica, ove le tossine non vengono più eliminate verso l’esterno dell’organismo, ma vengono convogliate verso gli organi interni dando luogo a un tale tipo di lesione. Non a caso lo stesso diabete può essere presente negli individui con costituzione carbonica, ove frequentemente, ma non assolutamente, si associa come detto la diatesi psorica e dove lo stadio successivo potrebbe degenerare nella diatesi sicotica, passando così da reazioni con carattere esonerativo (psora) a reazioni con carattere produttivo-proliferativo (sicosi). Nella pratica sia le costituzioni che le diatesi possono presentarsi variamente miscelate nello stesso organismo, secondo un intreccio caratteristico di ciascun individuo e dove spesso una prevale sulle altre. Cordiali saluti.
Marco dice
Dott.sa Rita buon poemriggio Marco dal Brasile
dove sto studiando con l´universita federale di Viçosa Minas Gerais
Ho iniziato a studiare l´omeopatia dopo aver preso master in Cristalloterapia
e adesso qui in Brasile ho trovato il canale giusto per apprendere l´omeopatia ,
ma riprendendo il suo discorso si effetivamente é strettamente personale e ogni singolo caso é un caso differente, anche se il rimedio potrebbe andare benissimo per due persone di costituzioni differenti.
La mia domanda e curiositá sendo un paziente pediatrico costituzionalmente Carbonico col crescere puó
il paziente approdare ad un cistituzionale differente ?Camphora annulla medicamento omeopatico
mi scriva […]
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Marco, la costituzione di un individuo, che ne definisce il biotipo, è l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici (metabolici-funzionali) e psicologici in grado di influenzare la sua reattività. Tali caratteri, legati prevalentemente all’ereditarietà e poco condizionati dall’ambiente, rendono gli individui tutti diversi tra di loro, soprattutto nell’aspetto esteriore. Pertanto, ad esempio, se un individuo è di costituzione carbonica in età pediatrica rimarrà tale anche da adulto, oppure, a causa dell’influenza dell’ambiente in cui vive, con il crescere potrà evolvere verso una costituzione mista, dove però la componente carbonica resta predominante. La canfora è uno degli incompatibili generali dei rimedi omeopatici, come tutte le altre sostanze con aromi forti (caffè, mentolo, eucalipto, ecc.). Tali sostanze se usate di frequente e in abbondanza possono inficiare l’efficacia dei rimedi omeopatici, specialmente se, come le bevande, viene interessata la via sub-linguale, che, com’è noto, è quella preferenziale per l’assunzione dei rimedi omeopatici. Il caffè è comunque la sostanza maggiormente incriminata: in individui particolarmente sensibili anche modeste quantità di questo ingrediente possono compromettere una cura omeopatica. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Ha ragione dottoressa le chiedo scusa mi era sfuggito l’articolo. Quindi direi prevalentemente linfatico/ nervoso. Mi può solo confermare il natrum muriaticum e licopodium di che costituzione appartengono? Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, Natrum muriaticum appartiene alla costituzione fosforica e Lycopodium a quella fosfo-fluorica. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Buonasera dottoressa volevo chiederle un informazione riguardo le costituzioni dette anche naturopatiche ( flemmatico,sanguigno,collerico e linfatico). Se una persona omeopaticamente corrisponde alla costituzione sulfurico magro e fosforico quindi rimedi come Pulsatilla,Licopodium,Sepia e Natrum Muriaticum a quale delle costituzioni naturopatiche può corrispondere ? Perché leggendo le caratteristiche psicofisiche uno sembra appartenere a tutte. Grazie mille .
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, nell’articolo “Omeopatia e Costituzioni” di questa stessa sezione del sito potrà trovare la risposta alla sua domanda. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Praticamente se non ho capito male tutti quelli indicati per ogni gruppo ( diatesi) possono corrispondere ai dei costituzionali.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, in sintesi è proprio così. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Bell’articolo dottoressa! Solo una cosa però,questi rimedi fanno parte ognuno di una diatesi precisa com lei ha ben indicato e comprendono anche i rimedi situazionali diciamo,se invece si dovesse indicare solo i rimedi di terreno di ognuno? Tra questi quali sarebbero per ogni diatesi indicata ? Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, la diatesi individua proprio il terreno del paziente, per cui i relativi rimedi omeopatici sono rimedi di terreno e lo saranno sempre meglio quanto più il biotipo che essi rappresentano si avvicina al biotipo del paziente. Infatti la nozione di terreno comprende sia quella di “modalità reattiva” che quella di “tipo sensibile”. La modalità reattiva indica, per l’appunto, la diatesi di appartenenza. Si ricorda quindi che le diatesi sono legate al modo reazionale del paziente che rispecchia nella sua evoluzione la fisiopatologia e l’anatomia patologica della malattia. Si ricorda ancora che le diatesi non sono mai pure, ma spesso intersecate fra loro. Il tipo sensibile è invece rappresentato da soggetti che rispondono regolarmente e costantemente alla somministrazione del rimedio omeopatico, tenendo presente che laddove il biotipo trova adeguata corrispondenza essi saranno più sensibili di altri all’azione del rimedio stesso. Cordiali saluti.
Lorenzo dice
Salve, la diatesi cancerinica, in quale costituzione è maggiormente presente??
Esistono libri che insegnano a mangiare in base alla propria costituzione?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Lorenzo, la diatesi cancerinica è abbastanza trasversale, nel senso che si adatta a qualsiasi costituzione. Non conosco testi che insegnano a mangiare in base alla costituzione, che fanno riferimento al mondo dell’Omeopatia, non credo neppure che esistano, anche perché non ce ne sarebbe bisogno, considerato che vale la regola generale di un’alimentazione sana ed equilibrata, giustamente calorica, compatibile con eventuali patologie, disturbi o intolleranze. Cordiali saluti.
Loredana dice
Buongiorno dottoressa, Ho una piccola Yorkshire Terrier di 11 mesi e due mesi fa ha iniziato a zoppicare e qualche volta a lamentarsi. Dai rx risulta necrosi della testa del femore con una piccola frattura a sinistra e dall’altra parte sta incominciando a manifestarsi anche lì. La patologia è congenita. Dev’essere operata tra 6 mesi. In attesa del intervento ho pensato di curarla per prevenire il peggio con omeopatia dandole Silicea 5CH, Symphytum 5CH e Luesinum 5CH da dare 2 granuli di ciascun prodotto 3 volte al giorno sciolti in poca acqua. Ma non so per quanti giorni somministrare per poi passare a 9CH e successivamente a 30CH. E non so quanti giorni di intervallo è meglio rispettare tra un ciclo all’altro….Sono molto in pensiero per questa mia piccola e le chiedo gentilmente se mi può dare qualche suggerimento e se la terapia che ho in mente di dare potrebbe andare bene per il suo caso. Lei già prende un farmaco che mi ha prescritto il veterinario e lo prende per 7 giorni e che poi lo devo sospendere e aspettare il più lungo possibile prima di darglielo di nuovo per altri 7 giorni. Non mi aspetto miracoli ma ho provato sulla mia pelle e sulla mia precedente Yorkina che l’omeopatia fa molto effetto, anzi, me l’ha guarita completamente da una otite che stava per diventare cronica e dove nessun antibiotico ha funzionato! La ringrazio in anticipo per la sua cortesia. Saluti. Loredana
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Loredana, com’è noto, l’Omeopatia applicata agli animali richiede tecniche, strategie e pratiche terapeutiche completamente differenti da quelle per l’uso umano, con riflessi sulla scelta dei rimedi omeopatici, sulle diluizioni, sulle posologie, sui tempi di cura, ecc. Gli animali hanno anatomia, fisiologia e patologia generale diverse dalla specie umana e ciò indispensabilmente richiede un approccio terapeutico differente. Di tanto si occupa l’Omeopatia Veterinaria. Sarebbe pertanto opportuno porre la domanda a un sito veterinario che tratta l’Omeopatia o direttamente a un veterinario omeopata. Ciò che posso dirle, che ovviamente riguarda l’uomo, è che in genere il ricorso a una diluizione superiore si giustifica quando, dopo un certo periodo di sollievo dei sintomi, il paziente torna a soffrire di nuovo, sebbene in maniera più blanda, oppure, dopo un iniziale miglioramento, entra in una fase di stallo in cui, benché attenuati, persistono gli stessi sintomi che hanno indotto la prima prescrizione. Cordiali saluti.
Giulia dice
Gentile dottoressa ho preso un rimedio che mi ha provocato specialmente a luvello psicologico , la ricomparsa di tutti i sintomi che che contraddistinguono la mia mala ttia depressiva. Sono passati 4 giorni da quando ho preso ignazia 200 ch e sto molto male. Quanto tempo puo durare l aggravamrnto omeopatico e questo si risolve portando alla guarigione o ovcorre intervenire ? Sono molto preoccupaya.grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giulia, se non l’avesse ancora fatto si legga l’articolo “Aggravamento omeopatico” nella presente sezione del sito “Approfondimenti”, che potrebbe dare risposta alle sue domande. Se dovesse trattarsi di aggravamento omeopatico (consistente nella temporanea esasperazione dei sintomi da curare o nella temporanea ricomparsa dei sintomi del proprio passato patologico), questo dovrebbe gradualmente regredire e risolversi in un arco di tempo non facilmente valutabile a priori con precisione, poiché proporzionalmente dipendente dalla sensibilità del singolo organismo, dalla profondità e cronicità della patologia, dalla presenza di danni tissutali, dalla diluizione del rimedio omeopatico, nonché dal grado di somiglianza rimedio-paziente. Quanto più alti sono tali parametri tanto più severo potrà essere l’aggravamento. Comunque, nella generalità dei casi esso dura alcuni giorni, ma può arrivare anche a qualche settimana. Sempre nell’ipotesi che si tratti di aggravamento omeopatico, qualora il peggioramento del quadro clinico non sia tollerabile dal paziente, si può prendere in esame la possibilità di adoperare qualche antidoto omeopatico sui sintomi specifici di maggiore sofferenza. Si ricorda che gli antidoti di Ignatia amara sono Gelsemium e Phosphoricum acidum nella depressione e Aceticum acidum, Arnica montana, Camphora, Chamomilla, Cocculus, Coffea, Nux vomica e Pulsatilla (che è l’antidoto principale) nella generalità dei sintomi nervosi. Se la situazione non accenna spontaneamente a migliorare, allora non si tratta di aggravamento omeopatico, ma verosimilmente di un’evoluzione della patologia depressiva, per la qual cosa occorrerà un intervento medico. In ogni caso non le consiglio di prendere iniziative personali. Quindi, se Ignatia 200CH è stato oggetto di prescrizione medica, allora sarà opportuno informare il medico di quanto accade. Se invece non è stato prescritto da un medico omeopata, allora sarà opportuno ricorrervi. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Buonasera dottoressa, io vorrei proprio capire perché alcuni omeopati sostengono di poter guarire il paziente direttamente coi propri costituzionali da tutte le sue problematiche psicofisiche e molti invece dicono di no…non credo l’omeopatia sia un opinione.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, infatti non si tratta di opinione, perché con le opinioni non si va da nessuna parte e tantomeno si riesce a curare le persone. Si tratta di accettare il concetto che l’Omeopatia è una medicina molto particolare, molto individuale, dove non esistono cure standardizzate o protocolli terapeutici universalmente validi, dove con c’è posto per la routine, dove il tutto è strettamente personale e legato a singolo caso. Entra qui in gioco la bravura e la competenza del medico omeopata, ma anche la sua formazione e la sua esperienza. L’unica legge inderogabile ed imprescindibile, che rimane fissa, è la Legge di Similitudine, ma ogni volta occorrerà stabilire come applicarla a quel malato. Non sempre il rimedio costituzionale può essere la panacea di tutti i mali, in particolare quando non riesce a coprire l’intero quadro clinico del paziente. In tal caso è la patogenesi del rimedio che fa legge e quindi un rimedio non costituzionale può comunque produrre gli effetti terapeutici necessari. Va da sé che laddove esiste la corrispondenza tra il biotipo costituzionale rappresentato dal rimedio omeopatico e quello del paziente, questi si mostrerà più sensibile all’azione terapeutica del rimedio stesso. Ciò però, ripeto, non vuol dire che il rimedio non agirà su biotipi differenti, ma esso può essere prescritto anche se appartiene ad una categoria costituzionale diversa da quella del paziente. L’importante è che il quadro patogenetico del rimedio combaci con il quadro clinico del paziente, sia a livello fisico che psichico. Tuttavia la clinica insegna che certi rimedi si ritrovano più di sovente in certi tipi di malati, ma ciò, come detto, non preclude il buon esito della terapia omeopatica in situazioni diverse. Cordiali saluti.