Contenuti:
- Premessa
- Principi fondamentali della medicina omeopatica
- Aggravamento omeopatico: motivi e caratteristiche
- Modalità di attenuazione dell’aggravamento omeopatico
- Apparizione di nuovi sintomi: l’aggravamento iatrogeno
- Modalità di attenuazione o di elusione dell’aggravamento iatrogeno
- Apparizione di vecchi sintomi
- Conclusioni
Premessa
Per semplicità di esposizione e per una migliore comprensione dei fenomeni partiremo dall’aggravamento che riguarda i sintomi da curare.
Nel corso di una cura omeopatica può succedere che i sintomi da curare, alcuni o tutti, invece di migliorare, peggiorino: si verifica quello che viene chiamato l’aggravamento omeopatico. Tale situazione che può presentarsi nella fase iniziale della terapia, in genere non deve preoccupare perché è assolutamente naturale e sta ad indicare la reazione positiva dell’organismo sotto lo stimolo del rimedio omeopatico. E’ una situazione transitoria, ma se dovesse perdurare è opportuno avvisare il proprio medico omeopata.
Per comprendere meglio tale fenomeno occorre ricordare i principi terapeutici ed i meccanismi d’azione della medicina omeopatica.
Principi fondamentali della medicina omeopatica
La medicina tradizionale adopera prioritariamente sistemi di cura che sfruttano l’azione dei principi contrari a quelli che hanno provocato la malattia, con l’obiettivo di sopprimere la sintomatologia che caratterizza la malattia. Per questo motivo è detta anche “medicina allopatica” o “allopatia”. Il termine, che fu coniato proprio da Hahnemann, deriva dal greco allos = diverso e pathos = malattia, cioè malattia del diverso, del contrario. E’ quindi una medicina che identifica prevalentemente la malattia nei sintomi della malattia stessa. Di solito viene prescritto un farmaco per ogni sintomo, che ha un’azione contrapposta al sintomo stesso, cioè provoca effetti direttamente contrari a quelli della malattia (es. in caso di febbre si somministra un antipiretico, in caso di pressione alta un antipertensivo o un diuretico, in caso di diarrea un astringente, in caso di cefalea un analgesico e così via). Se il paziente presenta più malattie dovrà assumere più farmaci. Il più delle volte le varie malattie, sia che si presentino contemporaneamente che in successione, vengono considerate ognuna a sé stante, senza cercare alcuna correlazione tra di loro.
La medicina omeopatica, o semplicemente omeopatia, invece si basa sul concetto di “simile”. Il termine deriva dalle parole greche ómois = simile e pàthos = malattia. Si deve a Samuel Hahnemann (1755–1843), il medico tedesco considerato il padre dell’omeopatia, la riscoperta del principio di similitudine già teorizzato da Ippocrate nel V secolo a.c. (“similia similibus curantur”: i simili si curano con i simili). Secondo tale principio è possibile curare una malattia con la stessa sostanza che la induce nel soggetto sano. Una sostanza (di origine vegetale, animale o minerale) può avere un effetto tossico o curativo a seconda della quantità ingerita. Ossia, un quadro sintomatologico, provocato da una sostanza assunta in dosi ponderali dall’individuo sano, è curato dalla stessa sostanza se viene assunta in dosi diluite dall’individuo che ne è ammalato. Questo quadro sintomatologico, che riguarda sia l’aspetto fisico che mentale, è unico e caratteristico per ciascuna sostanza.
Hahnemann, che provava su di sé le sostanze tossiche prudenzialmente diluite, si rese conto che quanto più continuava a diluire la sostanza di origine, tanto più si riduceva la sua azione tossica a vantaggio di una reazione dell’organismo, prima nascosta dall’azione tossica, che portava alla guarigione. Ricordiamoci che dopo la diluizione 12CH siamo oltre il numero di Avogadro e pertanto la soluzione non contiene più alcuna molecola della sostanza originale. Per conferire maggiore omogeneità alla soluzione in termini energetici, inoltre, ogni volta scuoteva energicamente il contenitore (si racconta che lo sbatteva 100 volte sulla Sacra Bibbia), dotando la soluzione della dinamizzazione. Nascono così i rimedi omeopatici. La diluizione e la dinamizzazione, senza le quali non si può parlare di rimedio omeopatico, conferiscono al rimedio la potenza terapeutica. Questa tecnica di preparazione dei rimedi omeopatici è tuttora ancora utilizzata.
Diventa fondamentale però individuare correttamente la sostanza di origine, ovverosia il rimedio omeopatico capace di produrre l’effetto terapeutico desiderato nella persona ammalata. Sono ancora gli studi e le osservazioni di Hahnemann che ci confortano in questa scelta.
Il criterio che si segue è che bisogna individuare un rimedio la cui sostanza di origine è in grado di sviluppare una complessità di sintomi, fisici e psichici, simili a quelli presenti nella persona affetta da quella determinata malattia, cioè un rimedio (ovvero la persona) che presenta un modo di ammalarsi simile. L’essenza e la straordinaria originalità dell’omeopatia è che “ogni rimedio è una persona”, capace cioè di personificare il malato in tutte le sue manifestazioni.
Non bastano quindi i soli sintomi del paziente, ma occorre tenere conto di tutte le altre peculiarità che rendono il soggetto unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa malattia. Sarà il medico omeopata a cercare nella storia del paziente e nelle sue manifestazioni somatiche e psichiche, il rimedio omeopatico più “simile” a lui. Si valuteranno quindi le caratteristiche ereditarie, le patologie passate, le cure effettuate, gli aspetti somatici, i sintomi psichici, lo stile di vita, i comportamenti, l’ambiente, la reattività, la sensibilità e quant’altro, senza trascurare niente (processo di individualizzazione). Si va cioè ad indagare in modo particolare il “terreno” caratteristico di quel paziente, di cui la manifestazione patologica ne è l’espressione. Il concetto è che l’omeopatia non prescrive il rimedio considerando la malattia, ma lo prescrive considerando il malato affetto da quella malattia.
Si riesce così ad individuare, tra i tanti possibili, il rimedio omeopatico che ha caratteristiche simili a quelle del paziente, a fronte di una certa patologia. Tanto più alta è questa similitudine, tanto maggiore sarà l’azione terapeutica. Il rimedio omeopatico perfettamente simile al paziente è chiamato simillimum ed è quello teorizzato e privilegiato da Hahnemann. La scuola di Medicina Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero del medico tedesco, prescrive un solo rimedio alla volta che è proprio il simillimum. Tale rimedio è molto personalizzato, è <<l’abito su misura>> e per questo può essere prescritto alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce.
Aggravamento omeopatico: motivi e caratteristiche
I sintomi non sono quindi la malattia ma sono lo sforzo di reazione dell’organismo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio perduto, per andare naturalmente verso la guarigione. Nel caso delle malattie croniche, citando ancora Hahnemann, i sintomi sono l’espressione della malattia che si manifesta all’esterno sulla base del miasma predominante (l’odierna diatesi, che ricordiamo è la modalità propria di sviluppo e di evoluzione della malattia verso la quale esiste una predisposizione acquisita o congenita).
Per ulteriori informazioni in merito consultare l’articolo “Diatesi in omeopatia” della presente sezione.
Per i motivi esposti l’approccio terapeutico della medicina omeopatica non è quello della soppressione dei sintomi, che addirittura sarebbe controproducente, come invece avviene nella medicina allopatica, ma di agire sullo squilibrio che ha provocato i sintomi, sulla causa profonda della malattia. L’utilizzo del simillimum porta proprio a questo risultato: l’eliminazione dei sintomi diventa la conseguenza della terapia e non il suo obiettivo, che resta la guarigione.
Per il fatto che il rimedio provoca gli stessi sintomi da curare (ossia, come visto, la sostanza di origine a dosi ponderali o lo stesso rimedio omeopatico somministrato ripetutamente), è possibile che all’inizio della cura si produca un’esaltazione di questi sintomi, un loro aggravamento temporaneo. Il fenomeno è noto in omeopatia sotto la denominazione di “aggravamento omeopatico” e va considerato in senso positivo, anche se a volte fastidioso e opposto alla psicologia del malato che dalla terapia si aspetta solo il miglioramento. Esso è la misura concreta di quanto il rimedio stia agendo correttamente e stia mettendo in atto la sua azione terapeutica. Quindi l’aggravamento omeopatico consiste in un’esaltazione temporanea dei sintomi da curare, che si manifesta nella fase iniziale della terapia ed è di tipo terapeutico, nel senso che sta ad indicare l’inizio di un percorso terapeutico favorevole. Lo stato di salute generale del paziente nel frattempo incomincia a migliorare, trasmettendo quella sensazione interna, non meglio precisabile, di inizio di benessere.
Diciamo subito che generalmente tale aggravamento temporaneo nelle malattie acute si manifesta quasi subito e dura poche ore, mentre nelle malattie croniche si manifesta più o meno tardivamente e dura qualche giorno. Però la situazione relativa al suo presentarsi, alla sua durata ed alla sua entità è piuttosto articolata. Tutto è strettamente legato in misura proporzionale a diversi fattori individuali (come al solito in campo omeopatico), quali ad es. la reattività e sensibilità dell’organismo allo stimolo del rimedio omeopatico, la profondità della patologia o del disturbo (acuto, sub-acuto, cronico), il livello d’azione terapeutica (drenaggio, lesionale, funzionale, generale, mentale, diatesico), la diluizione del rimedio (bassa, media, alta, altissima), la presenza o meno di danni tissutali, le caratteristiche intrinseche del rimedio, ecc. In linea del tutto generale e in estrema sintesi, fermo restando che la diversa reattività del singolo organismo potrebbe fare la differenza, quando il rimedio omeopatico è ben scelto (nella condizione ideale il simillimum), nelle malattie acute, solitamente curate con le basse diluizioni, l’aggravamento omeopatico è quasi immediato e di breve durata, invece nelle malattie croniche, solitamente curate con le alte diluizioni, l’aggravamento si manifesta comunque più tardi, ma da più precocemente a più tardivamente con il crescere della diluizione. L’esistenza dei danni tissutali rende poi l’aggravamento proporzionalmente più severo.
Inoltre l’aggravamento omeopatico è tanto più sensibile quanto più il rimedio si avvicina al simillimum, in quanto questo riesce a coprire sempre più sintomi e ad agire più in profondità. Invece quando, secondo il pensiero della cosiddetta Scuola francese, si adoperano i rimedi sintomatici (che ricordiamo sono i rimedi caratterizzati da pochi sintomi, in bassa diluizione e che quindi hanno un’azione locale, di organo, non sistemica) per la cura delle malattie acute, l’aggravamento omeopatico è quasi del tutto assente o poco significativo. Può essere presente, ovviamente in una forma più blanda, solo se il rimedio sintomatico viene utilizzato per curare le malattie croniche (ricordiamo che il rimedio è lo stesso, si allungano solo i tempi ed il periodo di somministrazione): questo si verifica perché nella malattia cronica, che dura da molto tempo, c’è un coinvolgimento più profondo dell’individuo e quindi è possibile riscontrare un numero più alto di sintomi caratteristici, per cui il rimedio sintomatico si avvicina di più al simillimum.
Modalità di attenuazione dell’aggravamento omeopatico
Abbiamo detto che l’aggravamento omeopatico, ovverosia l’esaltazione dei sintomi da curare contenuti nel rimedio somministrato, che può presentarsi all’inizio di una terapia, è una situazione transitoria del tutto naturale che in genere non deve preoccupare in quanto rappresenta proprio l’efficacia dell’azione terapeutica del rimedio omeopatico.
Nel caso che l’aggravamento sia particolarmente molesto per il paziente, ma ancora sopportabile, si potranno momentaneamente allungare i tempi delle somministrazioni.
Quando invece siamo in presenza di un aggravamento omeopatico non sopportabile dal paziente, al punto tale da determinare una condizione di tracollo generale, fisico e psichico, è opportuno far valutare dal medico omeopata se è il caso di sospendere le somministrazioni o di ricorrere ad un antidoto omeopatico per i sintomi disturbanti. Ricordiamo che l’antidoto di un rimedio omeopatico, per determinati sintomi, non è l’antidoto allopatico, ossia non è il controveleno, ma è un rimedio omeopatico che controlla l’azione del rimedio principale, controllando proprio quei sintomi per i quali si rivela antidoto. In altre parole l’antidoto omeopatico è il rimedio che incanala gli effetti troppo impetuosi, troppo violenti del rimedio principale prescritto, relativamente ad alcuni sintomi. Nelle cure omeopatiche l’antidoto omeopatico può essere affiancato al rimedio principale, aiutandone l’azione nella fase acuta della patologia e riducendo sensibilmente l’entità dell’aggravamento omeopatico.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM, preconizzate da Hahnemann nella VI e ultima edizione dell’Organon, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire notevolmente l’entità dell’aggravamento omeopatico.
Apparizione di nuovi sintomi: l’aggravamento iatrogeno
Nel corso di una cura omeopatica, il più delle volte nella fase iniziale ma a volte anche più tardi, possono comparire dei nuovi sintomi, completamente estranei ai sintomi da curare. In tali casi bisogna saper leggere attentamente questi nuovi sintomi, nel senso di saperli opportunamente riconoscere per attribuirne l’origine e quindi adottare i provvedimenti conseguenti. Vediamo cosa può succedere.
Escludendo ovviamente che questi nuovi sintomi siano i sintomi evolutivi della malattia, perché in tal caso vorrebbe significare che il rimedio prescritto non è quello giusto, bisogna stare attenti a non confondere i nuovi sintomi con il ritorno di vecchi sintomi del proprio passato patologico, di cui diremo nell’apposito paragrafo successivo.
Una volta accertato che il nuovo sintomo (o i nuovi sintomi) può definirsi tale, ossia che non è un sintomo patologico e non è un vecchio sintomo, è importante notarlo bene e con tutte le sue caratteristiche, perché la prima cosa da fare è di controllare se tale sintomo appartiene alla patogenesi del rimedio omeopatico. Nella stragrande maggioranza dei casi la verifica di tale riscontro è positiva, nel senso che il nuovo sintomo è contenuto nel rimedio, ossia rientra tra i sintomi che il rimedio normalmente è in grado di curare. Ma che è in grado anche di provocare qualora venga ripetuto incautamente con frequenza elevata, vale a dire con intervalli di tempo troppo brevi. Ciò si verifica in particolare con le alte diluizioni, quando la posologia, ovverosia la distanza tra le assunzioni, viola di molto la durata di copertura terapeutica del rimedio, quando, in parole più povere, il rimedio è ripetuto troppo spesso, anche giornalmente nelle diluizioni medie e alte.
L’aggravamento iatrogeno è dovuto quindi allo sviluppo del potere patogeno del rimedio, come conseguenza di un uso troppo ripetuto dello stesso durante la sua copertura terapeutica, che è crescente con la diluizione. Ecco perché il fenomeno è molto più probabile con le alte diluizioni.
Ovviamente è un aggravamento da evitare perché non è terapeutico, è disturbante e complica inutilmente il percorso di guarigione.
Per evitare il rischio di incorrere nell’aggravamento iatrogeno bisognerebbe astenersi dal ripetere la dose durante la fase di copertura terapeutica del rimedio, ossia finché lo stesso fa registrare dei miglioramenti ed assumerla perciò solo verso la fine di tale fase quando i miglioramenti incominciano a non progredire più.
Nella sporadica eventualità che il nuovo sintomo non figura nella patogenesi del rimedio prescritto e lo stato di salute generale del paziente è buono, nel senso che si sta comunque procedendo verso la guarigione, allora si tratta ancora di aggravamento iatrogeno perché certamente nuovi provings che saranno fatti in futuro mostreranno che il nuovo sintomo appartiene alla patogenesi del rimedio.
Un’altra eventualità, abbastanza singolare, di poter incorrere nell’aggravamento iatrogeno è quando il paziente possiede una sensibilità eccessiva, una suscettibilità estrema nei confronti dei rimedi omeopatici, per cui manifesta i sintomi del rimedio somministrato qualsiasi esso sia. Il fenomeno è noto con il termine “idiosincrasia”, che in campo omeopatico intende descrivere un soggetto che presenta una ipersensibilità, una reazione eccessiva e violenta verso i rimedi omeopatici. In altre parole, ci troviamo al di sopra della normale soglia di reazione dell’organismo. Dal punto di vista della ricerca pura, questi pazienti si dimostrano essere degli eccellenti “provers”, però sono difficili da curare. L’azione da mettere in atto, prima di stabilire la terapia vera e propria, è di tentare di diminuire tale sensibilità esagerata utilizzando certi rimedi omeopatici che possono apportare una desensibilizzazione generale, quali ad es. Asarum europaeum, Chamomilla, Coffea, China, Ignatia amara, Nux vomica, Pulsatilla, Teucrium marum, Valeriana.
L’aggravamento iatrogeno è comunque temporaneo e sparirà, senza altre conseguenze, in un arco di tempo che generalmente va da qualche giorno a qualche settimana.
Modalità di attenuazione o di elusione dell’aggravamento iatrogeno
Ovviamente la prima modalità da mettere in atto è quella di evitare che l’aggravamento iatrogeno insorga, ossia di stare attenti a non ripetere eccessivamente il rimedio con le diluizioni più alte in particolare, tenendo in debito conto la durata di copertura terapeutica che è crescente con la diluizione.
La modalità di carattere generale per ridurre il rischio dell’aggravamento iatrogeno è adottabile con il rimedio omeopatico in forma liquida, che consente di poter accrescere ad ogni assunzione la potenza del rimedio, accrescendo leggermente o la diluizione o la dinamizzazione. In tal modo si fornisce al paziente ogni volta uno stimolo non sempre uguale, anche se simile e quindi una risposta di reazione dell’organismo sempre un po’ diversa, con il risultato che si scongiura o si attenua l’aggravamento in parola. Vediamo come.
Il sistema, adoperato dai Maestri del passato, consiste nel lasciar sciogliere alcuni granuli (3 sono sufficienti) in mezzo bicchiere d’acqua e poi berne un sorso nel numero di volte giornaliero prescritto. Si rabbocca di volta in volta l’acqua che viene bevuta, allo scopo di aumentare leggermente la diluizione della soluzione e quindi la sua potenza terapeutica, come raccomandava Hahnemann, per evitare qualsiasi effetto iatrogeno. Se non si effettua il rabbocco, la soluzione, prima di ogni assunzione, o deve essere travasata rapidamente più volte (almeno 20 volte) da un bicchiere all’altro, oppure deve essere scossa energicamente più volte (almeno 10 volte) ed in quest’ultimo caso occorre una bottiglietta. Ciò sempre allo scopo di aumentare ad ogni assunzione la potenza energetica della soluzione, aumentando in tal caso la dinamizzazione.
Se si dispone del rimedio già in forma liquida basta avere la sola accortezza di scuotere energicamente la bottiglietta ad ogni assunzione.
Tale modalità di assunzione è in grado di ridurre anche l’aggravamento omeopatico vero e proprio, quello terapeutico, di cui in precedenza.
Anche stavolta se i sintomi iatrogeni, comunque verificatesi, sono particolarmente disturbanti e debilitanti si può adottare un antidoto omeopatico per i sintomi in questione.
Le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane LM, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di evitare l’eventuale aggravamento iatrogeno, mantenendo sempre l’accortezza di scuotere energicamente, ad ogni assunzione, la bottiglietta del rimedio in forma liquida.
Apparizione di vecchi sintomi
Nel corso di una cura omeopatica può succedere che ritornino dei vecchi sintomi che appartengono al proprio passato patologico. Tale apparizione non deve preoccupare, conviene astenersi da qualsiasi terapia specifica, perché questo ritorno è un’eccellente prognosi. Ci troviamo nel pieno rispetto della legge di guarigione naturale di Hering (da Constantin Hering, uno dei più brillanti allievi di Hahnemann), secondo la quale la guarigione terapeutica segue una direzione ben precisa: “dall’alto al basso, da dentro a fuori, nell’ordine inverso a quello dell’apparizione dei sintomi”. Nella fattispecie ci interessa considerare “nell’ordine inverso a quello dell’apparizione dei sintomi”, per cui durante la terapia sono riapparsi i vecchi sintomi del passato, che però non sono in grado di riproporre la malattia e quindi saranno solo passeggeri. Infatti dopo un arco di tempo variabile, da una a qualche settimana, questi vecchi sintomi scompaiono, senza che si intervenga, non lasciando alcuna conseguenza e contemporaneamente si instaura il processo di miglioramento del paziente. In tale evenienza ci si trova nell’ambito del naturale aggravamento omeopatico (quello terapeutico) di cui in precedenza.
Nella sporadica circostanza che i vecchi sintomi persistano con la stessa intensità, occorrerà procedere ad una seconda prescrizione di un rimedio omeopatico diverso mettendo in primo piano nella ricerca repertoriale i vecchi sintomi.
Conclusioni
Nel corso di una cura omeopatica può presentarsi un aggravamento sintomatico temporaneo che può risultare di due tipi: l’aggravamento omeopatico vero e proprio e l’aggravamento iatrogeno. Il primo è terapeutico, il secondo no.
L’aggravamento omeopatico, consistente in un’esaltazione transitoria dei sintomi da curare, è da considerarsi terapeutico, nel senso che indica la reazione positiva dell’organismo sotto lo stimolo del rimedio omeopatico e quindi è indice prognostico di percorso terapeutico favorevole. Nelle malattie acute si manifesta quasi subito e dura poche ore, mentre nelle malattie croniche si manifesta più o meno tardivamente e dura qualche giorno. I modi per contenerlo sono il diradamento delle assunzioni, la loro sospensione o l’uso di un antidoto omeopatico.
L’aggravamento iatrogeno, consistente nell’apparizione transitoria di nuovi sintomi contenuti nel rimedio come sviluppo del suo potere patogeno, è dovuto ad un uso eccessivo e ripetuto del rimedio durante la sua fase di copertura terapeutica, che è crescente con la diluizione. E’ un aggravamento assolutamente da evitare perché non è terapeutico e complica inutilmente il percorso di guarigione. Generalmente scompare in un arco di tempo variabile da qualche giorno a qualche settimana. I modi per contenerlo o per evitarlo si traducono nell’uso proprio della diluizione senza eccessi, nelle somministrazioni a potenze crescenti o nel ricorso ad un antidoto omeopatico.
L’apparizione temporanea di vecchi sintomi del proprio passato patologico è da considerarsi di natura terapeutica, in quanto in sintonia con la legge di guarigione di Hering e con il naturale aggravamento omeopatico.
Simona dice
Gent.ma Dott.ssa, sto assumendo ignatia heel da circa 10 giorni per problemi di ansia generalizzata. Negli ultimi 2 giorni però ho avuto 2 forti attacchi di panico a distanza di un giorno l”uno dall’altro. Può trattarsi di aggravamento omeopatico di cui parla nell’articolo?sono un po’ preoccupata perché quando arrivano ho la sensazione che mi possa succedere di tutto.Premetto che in passato ne ho sofferto,ma da molto tempo ormai riuscivo a gestirli con molta tranquillità.La ringrazio per l’attenzione.Cordiali saluti,Simona.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Simona, legga su questa stessa pagina la risposta del 21/01/2019 al commento della visitatrice Nicole, che tratta una problematica analoga. Cordiali saluti.
Christian dice
Buona sera,
Volevo chiederle un parere riguardo all’assunzione del ficus Carica.
Causa gastrite e scompensi intestinali da cambio di stagione ho deciso di fare una cura con”FICO fee di Cemon”.
Lo prendo da circa una settimana ma da ieri ho iniziato a soffrire di forti bruciori di stomaco.
Posso essere attribuiti all’assunzione del prodotto?!
Leggo che non ha alcun affetto collaterale e neanche di aggravamenti terapeutici ma…
La ringrazio e attendo risposta.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Christian, il fitoembrioestratto non dovrebbe causare i sintomi da lei avvertiti, anzi li dovrebbe proprio combattere. Provi a cambiare la posologia, prima in diminuzione e poi sempre più aggiustandola in base alle risposte che si ottengono. Cordiali saluti.
Nicole dice
Buonasera volevo dirle che alla fine ho preferito andare da uno psicologo omeopata e ho raccontato un po’ le mie paure ansie e ho parlato un po’ della mia vita in generale, questo omeopata che mi ha in cura molto bravo secondo me .. mi ha prescritto kalium carbonicum 200 ch da prendere subito ..poi magnesia carbonica 200ch dopo 3 settimane e poi di nuovo kalium e dopo 3 settimane di nuovo magnesia .. perché comunque ha detto che la mia è una cosa cronica ormai che mi portò dietro da anni infatti ero già stata in cura da questa persona quando ero più piccolina non avendo però finito la cura ..avevo una testa un po’ così … adesso sono a metà quasi alla fine del mio percorso mi manca da prendere l’ultima monodose . Ora sto molto meglio, questa persona mi ha aiutato molto .. però l’unica cosa che mi turba oltre al peggioramento dei sintomi che c’è stato all’inizio ..ora a metà percorso una comparsa di nuovi sintomi .. soprattutto a livello psicologico mentale .. tanta paura nellinconscio, non so bene spiegare questa cosa.. paura del soffocamento .. e parlando in famiglia è uscito fuori che da piccola mi stavo per strozzare non una volta .. quindi ho subito un trauma che forse il mio inconscio facendo questa cura sta tirando fuori dal passato .. può essere ? Io ovviamente sono in contatto con il mio psicologo ma si trova distante da me e non vorrei assillarlo con le mie paure ogni settimana quindi vorrei un parere in più a riguardo .. secondo lei può essere che questa cura ad alte diluizioni possa avermi scombussolato molto a livello mentale quasi ad avere paura di uscire pazza .. ? Poi un’altra cosa da affiancare a queste monodosi mi ha dato anche delle gocce che si chiamano geminis da prendere 2 volte al giorno .. queste gocce servono per caso per farmi sentir meglio durante l’aggravamento ?? Non trovò il foglietto illustrativo da nessuna parte neanche su interne .. Grazie mille e cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Nicole, come riportato nel presente articolo, durante una cura omeopatica possono comparire dei sintomi diversi, dei vecchi sintomi del proprio passato, che però sono solo temporanei e quindi scompariranno senza lasciare alcuna conseguenza. Relativamente alle alte diluizioni, tenga presente che esse sono le più adatte per intervenire a livello mentale e psichico, ma per curare non per “scombussolare”. Infine, per quanto riguarda il Geminis gocce, che appartiene alla categoria degli integratori alimentari, da quel che mi risulta esso viene utilizzato per l’apparato digerente. Cordiali saluti.
giuseppe dice
salve sono un uomo di 40 anni sposato con figli, fino a qualche mese fa ero un super sportivo poi per qualche problema di ipocondria mi è subbentrata ansia e depressione e non riesco a fare sport. Sto facendo un percorso di tipo congnitivo con uno psicologo ma da 2 settimane sto prendendo Ignatia Heel 1 pastiglia per 3 volte al giorno . Ho visto che mi è subbetrata una agitazione ed un peggioramento soprattutto la mattina e qualche ora del pomeriggio. E’ possibile che tuto questo è dovuto al farmaco? Forse è meglio staccare?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Giuseppe, legga su questa pagina la risposta del 21/01/2019, appena sottostante, al commento della visitatrice Nicole del 19/01/2019, che tratta una problematica analoga. Cordiali saluti.
Nicole dice
Salve dottoressa vorrei chiederle, sono una ragazza di 24 anni, dopo la perdita del lavoro quasi un anno fa e altre cose successe, sono accadute delle cose strane anzi inizialmente la cosa del lavoro non mi turbava anzi l’ho presa come un riposo forzato .. e la cosa non mi turbava .. adesso a distanZa di molti mesi la cosa inizia a stufarmi .. stare sempre a casa .. non avere un lavoro e sentirsi quasi un peso .. il fatto che vedo tutto storto non amo la mia vita ecc non ho amiche per colpa degli orari del vecchio lavoro che facevo ho perso ogni legame non uscivo mai .. l’unica persona che ho e che mi sta vicino e il mio fidanzato non che convivente …il tutto mi ha fatto venire attacchi di panico tra cui pianti improvvisi tristezza nausea vertigini continue … non vedere la luce in fondo al tunnel … mi sento sola anche se so di avere una famiglia che mi aiuta e che mi sta vicino …comunque un omeopata mi ha prescritto igniatia hell 3 volte al giorno e all’occorrenza quiet fee gocce .. ora sono 6 giorni che faccio la cura di igniatia (le gocce non le conto perché le ho prese di rado proprio quando mi trovavo sola nel panico) la mia domanda è se dopo appunto 6 giorni è possibile che la mia nausea e le mie vertigini siano aumentate .??? E poi secondo lei .. è possibile soffrire di ansia dopo tutti questi mesi ? Forse trattenevo tutto dentro e ora è esploso qualcosa in me ? .. grazie mille mi scuso per il poema .. ma non so più dove sbattere la testa , non credevo di arrivare al punto di stare così male ..
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Nicole, Ignatia Heel è un rimedio complesso dell’Omotossicologia, la quale pur avendo diversi punti di contatto con l’Omeopatia classica, cui si ispira, adotta orientamenti terapeutici, rimedi e criteri di scelta degli stessi completamente differenti. In particolare Ignatia Heel è un composto semplice, costituito cioè da un selezionato mix di rimedi omeopatici unitari a basse e medie diluizioni decimali (Ignatia amara D4, Phosphoricum acidum D4, Sepia D4, Psorinum D12, Kali bromatum D4, Zincum valerianicum D4), che troverebbe indicazione per disordini psicosomatici e sindrome ansioso-depressiva. L’uso di rimedi complessi omotossicologici, ai fini della valutazione di eventuali effetti secondari indesiderati, comunque transitori, rende piuttosto indecifrabile qualsiasi situazione, proprio per il tipo di formulazione. Di conseguenza è difficile dire se quanto le succede è da attribuire o no al rimedio in questione, anche se con gli omotossicologici l’aggravamento omeopatico è alquanto improbabile. Tuttavia bisogna considerare che quando si utilizza una terapia omotossicologica si può andare incontro alla cosiddetta “vicariazione regressiva”, ossia ad un ricomparire temporaneo di sintomi pregressi, di vecchia data, di cui si è sofferto per lunghi periodi in precedenza. Se così fosse, allora ciò starebbe ad indicare la normale reazione dell’organismo alla terapia omotossicologica e quindi bisogna solo attendere che il fenomeno si esaurisca spontaneamente. Se invece non fosse così, allora sarà opportuno ricontattare il medico omeopata, che comunque andrebbe già informato di quanto le accade. Infine tenga presente che quando è in gioco la componente psicologica è più che possibile che vi sia una dilatazione di tutti i tempi, sia relativamente alla sintomatologia che alla terapia: in genere gli effetti terapeutici significativi si manifestano in tempi mai brevi, come pure mai brevi saranno i tempi del trattamento, dove facilmente si possono alternare alti e bassi e dove ciò è tanto più pronunciato quanto più il disturbo è radicato o cronicizzato. Occorre quindi avere pazienza. Cordiali saluti.
Marika dice
Buongiorno, ho un bambino di 10 anni che è stato trattato con tarentula hispanica per 5 mesi, un mese granuli da 200ch,due mesi monodose MK mezza a sett, ultimi 2 mesi doveva essere monodose 10MK mezza a sett ma non trovando la monodose ma solo granuli più piccoli di quelli soliti e più grandi dei granuli i monodose un cucchiaino raso a sett, durante questo percorso mio figlio ha cominciato a soffrire di agitazioni, l omeopata ha detto che non era niente. Terapia finita fine agosto, a sett inizia la scuola e al mattino ha sempre nausea, agitazione e mal di stomaco, ho cambiato omeopata, ha provato 2 rimedi, l ultimo medorrhinum 200 ch monodose, mezza e l altra mezza dopo 5 giorni(il 2 gennaio 2019),a oggi oltre a agitarsi, alla nausea e al mal di stomaco ha frequenti mal di testa, e queste agitazioni lo accompagnano in ogni cosa che fa anche le cose belle come andare al parco… Secondo lei può essere il risultato di un trattamento errato? Ho paura a tornar dall omeopata perché non vorrei “avvelenare” mio figlio, però allo stesso tempo non saprei come fare ad aiutarlo
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Marika, in genere non è possibile che una diversa forma farmaceutica di un rimedio omeopatico possa provocare quanto accade a suo figlio. Si potrebbe solo ipotizzare un legame con l’uso di altissime o alte diluizioni, quali sono rispettivamente 10MK e 200CH, nell’ambito di un possibile effetto iatrogeno, considerato che la sintomatologia subentrata appartiene sia alla patogenesi di Tarentula hispanica che di Medorrhinum. Se così fosse, con la sospensione dei rimedi, il fenomeno dovrebbe comunque gradualmente esaurirsi nel giro di qualche settimana. Se invece dovesse persistere, allora verosimilmente si tratta di una condizione completamente estranea all’assunzione dei rimedi omeopatici. Le consiglio pertanto di ritornare dal medico omeopata e rifare con lui il punto della situazione. Cordiali saluti.
Ettore dice
Gentile dott.ssa Buongiorno!
Ho un fratello affetto da schizofrenia da quando era adolescente e le volevo chiedere: se fosse stato curato con la medicina omeopatica, sarebbe potuto guarire? Leggendo qua e là sul web non sono mai riuscito a trovare una risposta chiarificatrice ed esaustiva. Avendo 2 figli adolescenti (che curo da oltre 10 anni con l’omeopatia unicista) mi preoccupa il fatto che,questa malattia, potesse essere in qualche maniera ereditaria.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Ettore, le cause della schizofrenia sono ancora oggi poco note. È probabile che siano diversi i fattori che possono contribuire in modo determinante allo sviluppo della malattia e perciò si parla di eziopatogenesi multifattoriale. Tra questi sembrano assumere un ruolo rilevante fattori come ereditarietà, stress ambientali, eventi durante la gestazione, complicazioni del parto, stress psicologico ed altro. L’Omeopatia può solo fornire un contributo, può essere un utile coadiuvante, ma certamente non è in grado di gestire da sola una siffatta forma di psicosi. Ad esempio, se nella persona affetta da schizofrenia coesistono anche disturbi come la depressione e l’ansia, può essere di aiuto qualche rimedio omeopatico di cui all’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Come pure può risultare utile l’associazione Omeopatia e Psicoterapia nella forma “cognitivo-comportamentale”. Ovviamente per un trattamento omeopatico si rende indispensabile il ricorso ad un medico omeopata. Cordiali saluti.
Ettore dice
Buonasera dott.ssa, mia figlia,16 anni, in nostra assenza, ha assunto una quantità rilevante di pulsatilla xmk gocce, che è il suo rimedio personale,perché a suo dire non si sentiva bene. È possibile che si possono verificare disturbi della sua psiche?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Ettore, può stare tranquillo: l’Omeopatia non funziona secondo un principio di quantità, poiché il meccanismo di azione non è chimico e quindi non può esistere il sovradosaggio. Assume invece rilevanza, ai fini terapeutici, la distanza tra le dosi, ovvero la frequenza delle assunzioni. Cordiali saluti.
Alessandra dice
Salve,ho un bimbo di 2 anni che spesso soffre di tosse sia grassa che secca con raffreddore e senza febbre. Solitamente si risolve da sola ma questa volta vorrei provare con un rimedio omeopatico. Ora ha iniziato con tosse secca,da ieri,ma oggi sembra già più grassa e mi sembra che abbia anche un inizio di raffreddore…il tutto soprattutto da sdraiato…cosa mi consiglia?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Alessandra, consulti l’articolo “Tosse” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”, dove sono riportati i principali rimedi omeopatici che vengono allo scopo utilizzati e dove potrebbe trovarsi il rimedio adatto, ovvero quello maggiormente somigliante. Ovviamente la prescrizione giusta per il suo bimbo la può garantire solo un medico omeopata, previa visita, al quale sarà opportuno rivolgersi. Cordiali saluti.
Manuela dice
Buon giorno, soffro di rigidità alle gambe, ho fatto diverse visite neurologiche e neurochirurgiche ma non ho risolto il problema, inoltre ho fatto anche terapie ma con scarsi risultati, giovedì scorso mi ha visitata una reumatologa dicendomi che il mio problema è cronico, mi ha prescritto cuprum hell compresse, chiedo è normale avere un peggioramento anche della cervicale se si quanto può durare? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Manuela, come riportato nel presente articolo, l’aggravamento omeopatico è un fenomeno transitorio abbastanza normale ed in caso di patologie croniche può avere una durata relativamente maggiore, dell’ordine di qualche giorno, senza lasciare alcuna conseguenza. Se invece il peggioramento dei sintomi dovesse persistere e non accennare a diminuire, allora si tratta di un fenomeno completamente estraneo all’assunzione del rimedio, probabilmente si tratta di sintomi patologici, ossia appartenenti al quadro evolutivo della malattia. Le consiglio di informare, se non l’avesse ancora fatto, la reumatologa. Cordiali saluti.