La pelle (o cute) costituisce l’involucro esterno del nostro corpo a protezione dei tessuti e degli organi interni. Infatti rappresenta la prima barriera di difesa contro le infezioni da microrganismi che possono provenire dall’ambiente esterno. Inoltre protegge dalle radiazioni dei raggi solari perché dotata di particolari pigmenti come la melanina. Ha
anche l’importante funzione di regolazione termica ed è un organo particolarmente sensibile attraverso cui, grazie alla presenza dei recettori nervosi, si sviluppa il senso del tatto. E’ composta dall’epidermide, che è lo strato più superficiale, dal derma, che è lo strato intermedio separato dall’epidermide dalla membrana basale, e dall’ipoderma o tessuto adiposo, che è lo strato più profondo avente la funzione di riserva energetica, di isolante termico e di cuscinetto contro i traumi. Si calcola che mediamente la superficie cutanea di un individuo adulto misura circa 2 m2, il suo peso varia da 2,5 a 4,5 kg e lo spessore va da un minimo di 0,5 mm (palpebre) ad un massimo di 5 mm (pianta del piede). Il pH della pelle è acido e oscilla tra 4,2 e 5,6. La composizione della pelle è approssimativamente di 70% acqua, 25% proteine, 2% grassi, 0,5% minerali ed il restante 2,5% altre sostanze. Nel derma si trovano il collagene e l’elastina, che sono delle fibre proteiche, responsabili, la prima della resistenza delle pelle, la seconda della morbidezza e dell’elasticità. L’organismo smette di produrre elastina con il raggiungere della maturità (circa 30 anni), per cui già da questa età incomincia il fenomeno dell’invecchiamento. Nel derma sono altresì presenti la ghiandole sebacee, le ghiandole sudoripare, i bulbi piliferi, i vasi sanguigni e le terminazioni nervose. La pelle, se danneggiata (tagli, ferite, ecc.), tende a guarire formando una cicatrice, spesso con perdita di pigmentazione.
La pelle subisce dei progressivi cambiamenti che dipendono dall’età. Nell’adolescenza possono comparire foruncoli, comedoni (piccole masse di sebo e cheratina all’interno dei follicoli, noti come punti neri se aperti o punti bianchi se chiusi), pelle lucida a causa di una maggiore produzione di sebo per i cambiamenti ormonali. Dai 25 ai 30 anni la pelle appare nella sua forma migliore, anche se già incomincia a perdere elasticità e idratazione. Intorno ai 40 anni appaiono le prime rughe, specie intorno agli occhi ed alla bocca (le cosiddette “rughe di espressione”), dove i movimenti muscolari sono più ricorrenti. Dai 50 anni in poi la pelle diventa sempre più secca, disidratata, poco elastica e con più rughe, in quanto le fibre di collagene tendono ad irrigidirsi ed a perdere acqua; incomincia ad essere sempre più sottile e fragile per la progressiva diminuzione dell’attività di rigenerazione cellulare.
Per rallentare questi fenomeni naturali, rendere la pelle meno vulnerabile e mantenerla quanto più è possibile tonica, soda e giovane, è necessario averne estrema cura. Le precauzioni da adottare possono essere così sintetizzabili: 1) tenere sempre acida l’epidermide per non favorire malattie e altri problemi (non usare saponi molto alcalini); 2) evitare stress fisici e meccanici che possono comportare il danneggiamento o la diminuzione di produzione delle fibre di collagene (infortuni, aumenti o cali di peso rapidi, esposizione prolungata al sole, ecc.); 3) adottare una dieta alimentare che comprenda frutta e verdura, cioè ricca delle vitamine antiossidanti A, C, E (rigenerano le cellule e le proteggono dall’azione nociva dei radicali liberi, che danneggiano anche il collagene; la vitamina C inoltre è indispensabile per la sintesi del collagene stesso); 4) fare attenzione alle sostanze fotosensibilizzanti contenute in molti farmaci, cosmetici ed alimenti, che possono provocare disturbi alla pelle quando ci si espone al sole; 5) pulire periodicamente la pelle per mantenere un adeguato livello di igiene tale da impedire il diffondersi di elementi patogeni e per rimuovere le cellule morte in modo da stimolare la produzione di collagene. Se però il lavaggio dell’epidermide viene fatto in maniera intensa o con detergenti aggressivi si può avere anche l’asportazione dello strato sebaceo, strato protettivo superficiale che mantiene la pelle morbida e soffice, lasciando la stessa temporaneamente indifesa.
Nonostante queste precauzioni, la pelle può essere soggetta ad una serie di alterazioni e di malattie di diversa natura. Le principali sono:
• Dermatite • Orticaria • Crosta lattea • Acne • Psoriasi • Lichen planus • Erisipela
• Impetigine • Foruncolosi • Verruche • Herpes labiale • Herpes zoster • Micosi • Candidosi
• Tigna • Scabbia • Pediculosi • Vitiligine • Efelidi • Efflorescenze • Smagliature
I rimedi della nonna di seguito proposti risultano efficacissimi per una risposta positiva alle varie problematiche che possono interessare la pelle.
Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, impacchi, cataplasmi, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.
□ Alchemilla (o Erba stella o Erba ventaglia): la pianta possiede molteplici virtù, ha proprietà astringente, antisettica, antinfiammatoria, antispasmodica, antiemorragica, cicatrizzante, diuretica e depurativa. Si utilizzano le foglie o le parti aeree. L’infuso (2 – 4 g di foglie essiccate in una tazza d’acqua bollente), di cui se ne bevono fino a 3 tazze al dì lontano dai pasti, è indicato nei casi di dismenorrea, ipermenorrea, emicrania, dolori reumatici, febbre, forme lievi di diarrea e di coliti con tendenza diarroica, Il decotto (1 g di parti aree essiccate in una tazza d’acqua) può essere utilizzato per fare sciacqui o gargarismi nei casi di infiammazioni del cavo orale (gengiviti, tonsilliti, faringite, raucedine) oppure per fare impacchi allo scopo di frenare emorragie, detergere ferite, donare elasticità alla pelle e combattere le smagliature. La pomata di alchemilla, per uso esterno, può servire per calmare le irritazioni degli organi genitali femminili.
□ Arancia: il succo di arancia amara, cui aggiungere un po’ di sale, è utile per lavaggi della pelle nei casi di lentiggini e di macchie scure. Praticarli spesso.
□ Arnica: gli impacchi preparati con il liquido del decotto di fiori oppure i cataplasmi con la parte solida dello stesso, applicati in loco, sono utili per assorbire i lividi ed i gonfiori superficiali dovuti a traumi.
□ Avena: la farina è utile come frizione esfoliante (pulente) per il corpo e come lavaggio calmante per pelle secca ed eczemi.
□ Calendula: le applicazioni di pomata o delle foglie fresche pestate in cataplasmi, esplicano azione antinfiammatoria, antisettica e cicatrizzante per i traumi della pelle.
□ Echinacea: la radice di questa pianta ha una marcata attività immunostimolante (favorisce i meccanismi di difesa mediante una maggiore produzione di anticorpi), antinfiammatoria e cicatrizzante (combatte le infezioni e rigenera le cellule per la guarigione delle ferite), antitossica (aiuta le funzionalità di fegato e reni per l’eliminazione delle tossine), antibiotica e antivirale (combatte la proliferazione dei batteri e dei virus), per cui i suoi preparati sono particolarmente indicati nella cura di raffreddori, bronchiti, influenza, febbre, infezione delle vie aeree, dermatiti, herpes, infezioni del tratto urinario. In commercio sono reperibili diverse prodotti di tale pianta (radice), quali: estratto secco, tintura, capsule, pomata, crema, triturato di radice secca, ecc. La nonna preparava il decotto (30 – 50 g di radice secca triturata in 1 litro d’acqua), da assumere alla dose di 2 – 3 tazze al dì. Le applicazioni di pomata o di crema sono utilissime per il trattamento delle affezioni cutanee di tipo infiammatorio con rischio di infezioni, come ulcere, ferite, ustioni, dermatiti, herpes, punture di insetti (aiutano a neutralizzare il veleno e ne evitano la diffusione) ed hanno un’efficace azione cosmetica sulla pelle in quanto sono depurative, rassodanti, antirughe, antismagliature. Sempre per uso esterno, vanno bene anche gli impacchi e le lozioni che utilizzano il decotto preparato per uso interno.
□ Equiseto (nome comune Coda cavallina): il decotto per uso esterno (70 g di rami verdi con foglie in 500 ml d’acqua) è efficace nei casi di efflorescenze (eruzioni) della pelle e del viso. Lavare la parte interessata più volte con il decotto oppure effettuare impacchi bagnando una garza nel decotto caldo, avendo cura di rinnovarla continuamente quando si raffredda, in quanto il calore favorisce l’azione delle erbe.
□ Farfaro: le foglie ammorbidite in acqua calda, applicate localmente, tolgono l’infiammazione e, se rinnovate spesso, portano a completa guarigione, nei casi di erisipela e di altre malattie simili.
□ Fumaria: lo sciroppo di tale pianta è eccellente contro la crosta lattea e contro i vermi intestinali. Si prepara mettendo a bollire lentamente per 30 min, 60 g di fumaria sminuzzata (tutta la pianta tranne le radici); filtrare e poi sciogliere 800 g di zucchero; filtrare nuovamente e conservare. Assumere alla dose di 1 cucchiaio 3 – 4 volte al dì. Le parti aeree della pianta applicate sulla pelle schiariscono le lentiggini e le macchie cutanee.
□ Issopo: per facilitare l’assorbimento di lividi, sono utili gli impacchi fatti con l’infuso di foglie e fiori (2 g in 100 ml d’acqua bollente).
□ Lupino: per guarire dalle malattie della pelle, specie da quelle croniche e pruriginose (es. lichen planus, eczema, ulcere, crosta lattea ed in particolare scabbia) è utile un decotto con semi di lupino, al quale si può aggiungere un po’ di aceto. Il decotto si prepara con 30 g di semi in 1 litro di acqua, da far bollire per circa 5 – 10 min e da lasciare a bagno per altrettanti 5 – 10 min, per poi filtrare. Per uso interno si assume la dose di 1 cucchiaio 3 – 4 volte al dì e per uso esterno si applica localmente il succo e si friziona, oppure si fanno dei cataplasmi con i semi del filtraggio.
□ Olmo: il decotto di corteccia di olmo, sia per via interna che per via esterna, è utile per curare le malattie della pelle (eczema, impetigine, ecc.).
□ Tarassaco: è un ottimo depurativo il decotto di radice e foglie (50 g in 1 litro d’acqua) da far bollire a lungo. Berne 2 – 3 tazze al dì. L’azione si migliora se si aggiungono cicoria, bardana, centaurea, saponaria. E’ utilissimo anche per le malattie eruttive della pelle. Il decotto dei fiori (un pugno di fiori in 1 litro d’acqua) con cui lavarsi il viso la mattina e la sera, è indicato per schiarire le efelidi e le altre macchie della pelle.
□ Tormentilla (o Potentilla): per le mani e le labbra screpolate può essere molto utile l’unguento di tale pianta. Macerare 1 cucchiaio di rizoma di tormentilla, essiccato e sminuzzato, in 250 ml d’alcool per 24 ore. Filtrare e mescolare, scaldando a bagnomaria, con 250 g di burro o strutto. Amalgamare bene e usare l’unguento all’occorrenza.
□ Trifoglio fibrino (o Menyanthes trifoliata o Trifoglione d’acqua): l’infuso di foglie (5 g in 200 ml d’acqua bollente) utilizzato per impacchi è utile per tutte quelle malattie della pelle che richiedono attività depurative e antinfiammatorie.
□ Verbasco: gli impacchi con il decotto delle foglie bollite in acqua o latte, applicati sulla parte di pelle interessata, sono utilissimi nei casi di scottature, foruncoli, ulcere, flebiti (queste ultime com’è noto sono infiammazioni che colpiscono soprattutto le vene superficiali, in particolare delle gambe), ecc.
□ Veronica: altrettanto utili sono gli impacchi con l’infuso di fiori e foglie (10 g in 200 ml d’acqua bollente), applicati sulla parte lesa, per tutte le malattie della pelle, compreso l’herpes labiale.
□ Viola tricolore: come depurativo nei casi di malattie della pelle (eczema, impetigine, psoriasi, ecc.). Si usa sia in decotto (80 g di fusto e foglie, con e senza fiori, in 250 ml di acqua o latte) da assumere per 3 – 4 settimane, sia in infuso (2 – 4 g di fusto e foglie, con e senza fiori, in una tazza di latte bollente) addolcito con zucchero, da prendere la mattina. Sono utili inoltre, nei casi di crosta lattea, i cataplasmi da applicarsi localmente, ottenuti utilizzando la pianta pestata a poltiglia e mescolata con il latte.
















Le affezioni delle vie respiratorie, in particolar modo quelle delle prime vie respiratorie, costituiscono i malanni che colpiscono più frequentemente il genere umano. Trattasi nella maggioranza dei casi di patologie di modesta pericolosità, sempreché non vengano sottovalutate e trascurate ma adeguatamente trattate e curate onde evitare spiacevoli complicanze. Per la loro grande diffusione epidemiologica hanno anche un forte impatto sociale, a causa delle indisponibilità che molte volte creano. Raffreddore e rinite allergica sono le affezioni più comuni.
Eupatorium perfoliatum 7CH: 3 granuli 2 volte al dì. Congestione della mucosa nasale, starnuti, tosse, dolori alle ossa, febbre e cefalea, come i sintomi dell’influenza. La sudorazione calma tutti i dolori. Freddolosità. Periodicità E’ simile ed analogo a Bryonia con la differenza che in E. la sudorazione è scarsa durante la febbre ed i dolori causano irrequietezza.



La presente sezione è configurata come un ricettario omeopatico: sono riportate in ordine alfabetico le AFFEZIONI più ricorrenti a ciascuna delle quali corrisponde una scheda contenente i principali RIMEDI OMEOPATICI in grado di curarla, con le relative diluizioni e dosi indicative, nonché una sintesi delle caratteristiche più significative al fine di indirizzare meglio la scelta.
Si deve al medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), considerato il padre dell’omeopatia, la riscoperta di tale principio e la messa a punto della tecnica di preparazione dei rimedi omeopatici, tuttora adottata, consistente essenzialmente nella diluizione della sostanza di origine, eventualmente pre-elaborata, in soluzione idroalcolica e nella dinamizzazione ad ogni passaggio. Tra le tante sostanze esistenti in natura diventa importantissimo, al fine di ottenere l’effetto curativo desiderato, scegliere quella più adatta alla situazione del malato. Per quest’attività le osservazioni e gli studi di Hahnemann sono stati fondamentali ed hanno decretato, con la citata preparazione dei rimedi, la nascita della medicina omeopatica.
Fu proprio Ippocrate nel V secolo a.c. l’autore di un’analisi biologico-costituzionale che, rifacendosi al pensiero delle scuole medico-filosofiche nate in Magna Grecia un secolo prima di lui e soprattutto a quello di Empedocle di Agrigento (492-432 a.c.), estese la dottrina dei quattro elementi fondamentali (Aria, Fuoco, Terra e Acqua) alla natura umana introducendo la teoria dei quattro umori, secondo cui quattro umori base (flegma, sangue, bile nera e bile gialla) governano il corpo umano determinandone lo stato di salute o di malattia. La predominanza di un umore sugli altri, che egli poi legò alle strutture anatomiche degli organi ed alle loro funzionalità, determinava la configurazione di quattro tipi psicosomatici fondamentali (flegmatico, sanguigno, melanconico e collerico). Autori successivi ed in particolare Galeno (129-199 d.c.) codificarono ulteriormente questa suddivisione senza però modificarne i principi. Bisogna arrivare a tempi molto più moderni, intorno alla metà del XIX secolo, per veder formulare con diversi contributi la classificazione dei temperamenti (comprensivi della fisicità) tuttora adottata:
Solo in tempi ancora più recenti e precisamente nella seconda metà del secolo scorso, proprio quando la medicina omeopatica viveva un momento di declino sia in Europa che negli Stati Uniti d’America, si avverte l’esigenza di procedere verso un’analisi costituzionale che, partendo sempre dalle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e psicologiche, potesse meglio identificare il terreno dell’individuo su cui la malattia ha possibilità di insediarsi, cioè la tendenza potenziale di un individuo a contrarre determinate malattie, la sua predisposizione patologica. La classificazione delle costituzioni più accettata, tuttora vigente, si deve alla scuola omeopatica francese e precisamente al medico Antoine Nebel (1870-1954), alla relativa elaborazione del suo allievo Léon Vannier (1880-1963) ed al più recente contributo del dott. Henri Bernard. Essa prevede l’esistenza di quattro costituzioni che trovano riscontro in altrettanti rimedi omeopatici capostipiti.
Altri studi, dello stesso periodo e degli ani successivi, hanno proposto altre interessanti classificazioni che hanno ulteriormente ampliato e completato la materia. Si deve al medico endocrinologo italiano Nicola Pende (1880-1970) il merito di aver elaborato, riprendendo la dottrina costituzionalistica del suo maestro Giacinto Viola (1870-1943), un’analisi della costituzione in cui viene rintracciata la connessione tra le caratteristiche morfologie, fisiologhe e psicologiche e le funzioni endocrine degli organismi umani, gettando così le basi per l’introduzione dell’endocrinologia costituzionale. In altri termini viene osservato come il funzionamento delle ghiandole endocrine può agire sull’aspetto fisico e sulla disposizione psicologica del singolo individuo. Secondo Pende la costituzione è la risultante morfologica, fisiologica e psicologica, variabile da individuo a individuo, delle proprietà di tutti gli elementi cellulari ed umorali del corpo e delle loro combinazioni, determinata dalle leggi dell’ereditarietà ed accessoriamente dalle azioni perturbatrici esercitate dall’ambiente. Sono evidenti in tale tesi, come egli stesso sosterrà pubblicamente, i legami tra la moderna medicina clinica veramente ippocratica, la “medicina del malato più che della malattia” e la medicina omeopatica di Hahnemann tesa alla continua ricerca della “individualizzazione” del malato, attraverso lo studio delle sue caratteristiche psico-somatiche e delle predisposizioni patologiche, finalizzata alla scelta della terapia singola e personalizzata a lui corrispondente, secondo la Legge di Similitudine.
1) la faccia morfologica che evidenzia appunto la forma e la struttura della costituzione, cioè che identifica la costituzione fisica. Rappresenta ciò che si è fisicamente;
Successivamente il medico francese Marcel Martiny (1897-1982), il più brillante dei discepoli di Pende, introduce un’analisi costituzionale di tipo embriogenetico che cerca di dare una risposta sulle origini dei segni morfologici, fisiologici, neuroendocrini, psicologici che caratterizzano il biotipo. Secondo Martiny la costituzione di ciascun individuo dipende dallo sviluppo del disco germinativo e quindi dei foglietti embrionali che daranno origine, differenziandosi, a tutte le strutture dell’essere umano. Nelle prime tre settimane di gestazione, in seguito al processo di gastrulazione, si sviluppa il disco germinativo composto da tre strati sovrapposti di cellule, i foglietti embrionali, da cui avranno origine i diversi organi e apparati.
In conclusione la costituzione umana, qualunque sia l’approccio con cui viene individuata, deve intendersi l’insieme dei caratteri morfologici, fisiologici (metabolici-funzionali) e psicologici di un individuo in grado di influenzare la sua reattività. Tali caratteri, legati prevalentemente all’ereditarietà e poco condizionati dall’ambiente, rendono gli individui tutti diversi tra di loro, soprattutto nell’aspetto esteriore.