I rimedi omeopatici (o anche farmaci omeopatici o prodotti omeopatici) sono i farmaci adoperati nelle cure omeopatiche che agiscono secondo la legge “SIMILIA SIMILIBUS CURANTUR”, chiamata Legge di Similitudine, che vuol dire che il simile è curato dal simile.
Secondo questa legge una sostanza naturale, che assunta in grandi dosi da un individuo sano provoca una serie di sintomi, è in grado, se opportunamente diluita, cioè assunta in dosi omeopatiche (infinitesimali), di curare quegli stessi sintomi in un individuo malato.
Ecco perché parlare delle caratteristiche della sostanza o di quelle della malattia è la stessa cosa e quindi i rimedi omeopatici devono essere scelti in base alla somiglianza tra gli effetti che producono nell’individuo sano ed i sintomi che l’individuo malato manifesta.
Processo di individualizzazione
All’interno del quadro dei sintomi occorre tenere conto non solo dei sintomi fisici ma anche delle caratteristiche individuali del malato, costituite dall’insieme delle caratteristiche morfologiche, fisiologiche (metaboliche-funzionali) e psicologiche in grado di influenzarne la reattività.
Si analizzeranno quindi la costituzione, che comprende anche lo studio del temperamento laddove si includono anche le caratteristiche somatiche, il carattere e la diatesi, che rappresentano il cosiddetto terreno dell’individuo.
L’analisi di tale terreno, diverso da persona a persona, assume un notevole interesse clinico perché consente di ricavare informazioni indispensabili sulle caratteristiche del paziente e sulle sue predisposizioni patologiche, al fine di prescrivere il rimedio più adatto, il rimedio più “simile” a lui. Ciò permetterà di attuare sia una terapia nei confronti delle malattie in atto, rimuovendone le cause profonde, sia una a carattere preventivo particolarmente mirata nei confronti delle predisposizioni morbose. Il concetto base, di ispirazione ippocratica, è che l’omeopatia è la medicina del malato più che della malattia.
Quindi in presenza di una qualsivoglia malattia, occorre analizzare l’individuo nel suo insieme e valutarne tutti gli aspetti, non limitandosi al solo quadro dei sintomi fisici (processo di individualizzazione). E’ tale tipo di indagine e di analisi che deve condurre il medico omeopata per poter giungere alla individuazione del rimedio omeopatico più adatto all’individuo affetto da una determinata patologia.
Caratteristiche del rimedio omeopatico
Ciascun rimedio omeopatico possiede delle caratteristiche proprie che lo distinguono dagli altri e lo rendono esclusivo. Anche qui tali caratteristiche sono indicative non solo della malattia che il rimedio è in grado di curare in relazione ai sintomi fisici, ma di un quadro molto più ampio ed articolato, che comprende le modalità di comparizione dei sintomi, la loro localizzazione, le sensazioni, gli aggravamenti ed i peggioramenti, le manifestazioni tipiche, gli aspetti psicologici ed emotivi, i comportamenti, la sfera di azione, la compatibilità con altri rimedi ed altro ancora.
La scelta del rimedio omeopatico “giusto” deve essere, quindi, fatta cercando di sovrapporre il più possibile l’insieme dei sintomi fisici e delle caratteristiche individuali (vale a dire gli esiti del processo di individualizzazione) con le caratteristiche del rimedio. Solo in questo modo tra i tanti rimedi omeopatici potenzialmente in grado di curare la stessa patologia, si sarà individuato quello più adatto alla persona che ne è affetta.
Preparazione dei rimedi omeopatici
Le sostanze attive da cui traggono origine i rimedi omeopatici appartengono ai tre regni della natura: animale, vegetale, minerale.
Al medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755–1843), considerato il fondatore della Medicina Omeopatica, si deve il processo di preparazione dei rimedi omeopatici ancora oggi utilizzati.
Tale processo deve seguire procedimenti ben codificati, tali da garantire ai rimedi l’assenza di tossicità e la preservazione dell’efficacia.
Il processo consiste essenzialmente di due fasi: la diluizione e la dinamizzazione (o succussione). La prima fase serve per ridurre a dosi omeopatiche (infinitesimali) la sostanza attiva, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. La seconda fase, intervallata con la prima, serve per conferire al rimedio il potere omeopatico in concomitanza con la suddetta legge. Viene presa, quindi, la pianta o la sostanza minerale o la sostanza di origine animale, la si elabora preventivamente e la si diluisce, nella maggioranza dei casi, in una soluzione idroalcolica (acqua depurata + alcool etilico) con opportuna titolazione, tante volte quant’è la diluizione desiderata, pervenendo alle diluizioni decimali, contrassegnate dalla sigla D, o alle diluizioni centesimali, contrassegnate da CH (fase di diluizione). Si scuote e si percuote energicamente la provetta ad ogni diluizione (fase di dinamizzazione o succussione).
L’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base, che forma il cosiddetto ceppo omeopatico, si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione i principi attivi contenuti nella sostanza stessa. Tale trattamento si differenzia a seconda della natura della materia prima utilizzata e tiene principalmente in considerazione il grado di solubilità della sostanza in acqua o in alcool. Più usualmente per le sostanze di origine vegetale, abbastanza solubili, si ricorre alla Tintura Madre, per quelle di origine minerale o animale, in genere solide non completamente solubili, si ricorre alla Triturazione con lattosio. Ovviamente, anche se meno ricorrenti, sono possibili situazioni diverse.
I rimedi omeopatici sono confezionati in vario modo. Quelli più utilizzati sono sotto forma di granuli, gocce, pomate, creme. Esistono anche fiale orali, globuli, compresse, capsule, ovuli, colliri, supposte, ecc.
Fasce di diluizione
A scopo puramente indicativo, e quindi con la dovuta flessibilità, è possibile distinguere schematicamente tre fasce di diluizione dei rimedi omeopatici:
Basse diluizioni: D2 – D8, 1CH – 4CH.
Medie diluizioni: D9 – D23, 5CH – 11CH.
Alte diluizioni: > D24, >12CH ove si supera il numero di Avogadro e le preparazioni non contengono alcuna molecola della sostanza originale.
Somministrazione dei rimedi omeopatici
Al momento della somministrazione, occorre tenere presente che i rimedi omeopatici si assumono lontano dai pasti (in genere mezz’ora prima o due ore dopo) e non necessariamente di notte. I granuli non vanno toccati con le mani e si assumono o ponendoli direttamente sotto la lingua tramite il coperchio dell’apposito contenitore e lasciandoli sciogliere lentamente o si sciolgono in un poco d’acqua. In tal caso prima dell’assunzione occorre effettuare il travaso rapido del liquido dal contenitore di origine ad un altro contenitore idoneo per un numero pari di volte (in genere si ritengono sufficienti 20 – 30 travasi). Se invece il preparato è in gocce, occorre agitare più volte il contenitore prima dell’assunzione.
Denominazione dei rimedi omeopatici
I rimedi omeopatici possono assumere le seguenti denominazioni, che aiutano a comprenderne meglio il tipo di azione.
◊ Rimedi omeopatici sinergici: si dice “sinergico” un rimedio che agisce completando o migliorando l’azione del rimedio che lo precede. I rimedi sinergici usualmente vengono distinti nelle due categorie: Rimedi complementari, che sono quelli con grado di sinergia alto e Rimedi che seguono bene, che sono quelli con grado di sinergia medio e basso. I sinergici possono essere adoperati nelle cure omeopatiche che già si prevedono lunghe, come quelle per guarire completamente da un’affezione cronica. In tal caso il processo curativo va avanti per gradi ed ogni grado richiede un adattamento terapeutico particolare che avviene proprio con i sinergici.
◊ Rimedi omeopatici asinergici: si dice “asinergico” un rimedio che ha la caratteristica di controllare o annullare l’azione di un altro rimedio. I rimedi asinergici si dividono nelle seguenti due categorie:
• Rimedi omeopatici antidoti: si dice “antidoto” un rimedio che ha la proprietà di controllare l’azione del rimedio somministrato in precedenza, attenuandone o eliminandone le manifestazioni esagerate. Si ricorre al rimedio antidoto per contrastare gli effetti disturbanti del primo rimedio quando ci si trova di fronte o ad un eccesso di uso o ad un aggravamento omeopatico, del tutto naturale ma non sopportabile dal paziente, che possono entrambi tradursi in una condizione di tracollo generale, fisico e psichico. Questo in genere si verifica con le alte diluizioni. Si ricorre altresì ad un rimedio antidoto quando nel corso della terapia omeopatica compaiono nuovi sintomi fastidiosi e sgradevoli che è opportuno attenuare o eliminare. In tal caso il rimedio antidoto sarà individuato tra quelli in grado di curare questi nuovi sintomi. L’antidoto omeopatico non annulla l’azione del rimedio precedente, ma incanala correttamente le reazioni del malato e per questo ne rafforza lo stato generale.
• Rimedi omeopatici incompatibili: si dice “incompatibile” un rimedio completamente opposto ad un altro rimedio, cioè che ha una patogenesi diametralmente opposta. Un rimedio è incompatibile con un altro rimedio quando è in grado di attenuare o annullare l’azione di quest’ultimo. Pertanto è di fondamentale importanza conoscere l’incompatibile di ciascun rimedio omeopatico se la cura prescrive più rimedi. Anche alcuni alimenti possono avere tali caratteristiche. Ad es. gli incompatibili generali sono caffè, tisane di menta e di camomilla, caramelle a menta, aceto, spezie dal profumo molto forte.
◊ Rimedi omeopatici sintomatici o ad azione locale: si dice “sintomatico” o “ad azione locale” un rimedio per la cui scelta si è avuto maggiore riguardo al quadro sintomatologico, pur considerando altri fattori quali la causalità, le modalità, le concomitanze, le sensazioni del paziente ed altro. In genere sono rimedi somministrati per gli eventi acuti e solitamente hanno una bassa diluizione: la loro azione è locale, di organo, più superficiale, non sistemica ma più veloce. Possono essere adoperati anche per le malattie croniche, in tal caso però occorre allungare i tempi ed il periodo di somministrazione.
◊ Rimedi omeopatici costituzionali o di fondo: si dice “costituzionale” un rimedio omeopatico le cui caratteristiche principali corrispondono ai caratteri morfologici, fisiologici e psicologici propri della costituzione del paziente. La scelta del rimedio viene fatta analizzando, oltre il quadro sintomatologico, tutte le altre manifestazioni del soggetto che consentono di individuare la sua costituzione ma anche la sua datesi, verificando quindi le sue tendenze morbose acquisite e congenite, le malattie pregresse, le modalità proprie di reazione, gli aspetti mentali ed altro. Viene osservato quindi quello che è chiamato il terreno del paziente. In genere si tratta di rimedi somministrati per curare le malattie croniche e solitamente hanno un’alta diluizione: la loro azione è più generale, più profonda, anche se non completamente sistemica, ma più lenta. Il rimedio costituzionale è pertanto un rimedio “di fondo”.
◊ Rimedio omeopatico simillimum: si dice “simillimum” un rimedio per la cui scelta si è avuto scrupoloso riguardo alla globalità delle manifestazioni del paziente, cioè oltre al quadro sintomatologico si sono analizzate tutte le altre caratteristiche individuali (somatiche, psichiche, ereditarie, acquisite, ecc.) di cui al processo di individualizzazione. Si tratta in sostanza di un rimedio altamente personalizzato, cioè simile al paziente e per questo può essere somministrato alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce. La Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, che prescrive un solo rimedio alla volta, fa uso proprio del simillimum.
◊ Rimedi omeopatici acuti: si dice “acuto” un rimedio in grado di curare meglio i sintomi di una malattia che inducono reazioni forti e/o improvvise, tipiche degli stati acuti, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo cronico. Il rimedio omeopatico acuto in genere ha un’azione rapida e breve e per questo nelle cure precede il suo cronico. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum. Viceversa Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis.
◊ Rimedio omeopatico cronico: si dice “cronico” un rimedio che è in grado di curare meglio i sintomi di una malattia quando questi hanno superato la fase acuta, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo acuto. Il rimedio omeopatico cronico in genere ha un’azione lenta e lunga e per questo nelle cure segue il suo acuto. I due rimedi in effetti sono dei sinergici, cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis. Viceversa Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum.
◊ Rimedi omeopatici policresti: si dice “policresto” un rimedio ad ampia azione, cioè un rimedio che ha un’azione generale riequilibrante utilizzabile per curare varie patologie. I policresti sono i grandi rimedi della Materia Medica Omeopatica.
Cure omeopatiche
Nelle cure omeopatiche la regola che in generale si segue è che per le malattie che si trovano nello stato acuto si prescrivono rimedi omeopatici a bassa diluizione (ad azione più superficiale), mentre per le malattie allo stato cronico si assumono rimedi a media ed alta diluizione (ad azione più profonda). Più grande è la sovrapponibilità di cui in precedenza (lo ripetiamo dell’insieme dei sintomi fisici e delle altre caratteristiche individuali, con le caratteristiche del rimedio), più ci si può spingere con le diluizioni e quindi l’azione del rimedio sarà tanto più profonda.
La guarigione avviene seguendo un iter scandito da una legge ben precisa di eliminazione dei sintomi: dall’alto al basso, dall’interno all’esterno ed in ordine inverso rispetto all’apparizione dei sintomi stessi. Spariranno prima i sintomi comparsi più recentemente e successivamente, con un’eventuale nuova prescrizione, quelli che hanno un’origine più remota. Il miglioramento avviene prima a livello mentale poi a livello fisico. E’ possibile inizialmente un certo peggioramento di alcuni sintomi.
Le cure omeopatiche si rifanno a diverse scuole di pensiero: la Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato simillimum, capace di coprire tutti i sintomi del paziente, la Scuola Medica Omeopatica Pluralista prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra di loro, di cui generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo, la Scuola Medica Omeopatica Complessista prescrive più rimedi sinergici insieme, i cosiddetti complessi, di solito tutti sintomatici.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi consultare l’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della sezione del sito “Approfondimenti” e per altri chiarimenti riguardanti l’omeopatia consultare gli articoli specifici della stessa sezione.
Nella presente sezione, per completezza e semplicità di consultazione, sono riportati in ordine alfabetico i principali rimedi omeopatici, organizzati in schede nelle quali si fornisce:
□ La DESCRIZIONE della sostanza di origine.
□ Le CARATTERISTICHE DEL RIMEDIO, che come detto è opportuno riscontrare nella persona malata, secondo il citato processo di individualizzazione indispensabile per la individuazione del rimedio “giusto”.
□ L’USO DEL RIMEDIO, legato ai sintomi manifestati dal malato, che per essere meglio curati devono corrispondere e si devono associare alle caratteristiche del rimedio di cui immediatamente sopra.
□ Le DOSI relative consigliate dai medici omeopati, con l’indicazione delle diluizioni, delle quantità e dei tempi di somministrazione.
(*) V. Note esplicative
Rita dice
Buona sera !
Io soffro da 5 anni di neuropatia del nervo pudendo. Assumo farmaci antineuropatici e antidepressivi tricicli che oltre per la depressione sono indicati per le neuropatie periferiche.
Ho purtroppo bruciore e pizzicore costante alle piccole e grandi labbra e poi bruciore anche all’ano. Vorrei poter usare preparati omeopatici e con il tempo poter abbandonare questi farmaci che mi gonfiano, mi hanno portato una forte stitichezza che primo non avevo, stanchezza e confusione mentale. Insomma è una patologia cronica ed anche invalidante per vari motivi. Attendo cortesemente una risposta positiva per curare con l’omeopatia questo “nervaccio”!!
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Rita, l’omeopatia può riuscire a trattare le neuropatie periferiche, tra cui la neuropatia del nervo pudendo, a condizione però che si individui il rimedio giusto. Infatti i rimedi omeopatici utili a ciò sono numerosi e diversi per caratteristiche, tra cui quello che potrà produrre per sé gli effetti terapeutici auspicati sarà il rimedio che rispecchia meglio la globalità dei propri sintomi, sia quelli comuni della patologia (come ad es. nella fattispecie dolori vaghi, dolori simili a pugnalate, pungiglioni o spilli, bruciori, pizzicori, intorpidimento, torcimento, ecc.) e sia soprattutto quelli caratteristici individuali (quali ad es. sensazioni, percezioni, modalità delle manifestazioni, localizzazione precisa dei disturbi, circostanze di aggravamento e di miglioramento, sintomi concomitanti, riflessi psicologici, ecc.). I principali rimedi omeopatici che vengono più frequentemente utilizzati nelle neuropatie sono Aconitum napellus, Arsenicum album, Belladonna, Chamomilla, Colocynthis, Gelsemium, Hypericum, Kali bichromicum, Kalmia latifolia, Magnesia phosphorica, Nux vomica, Psorinum, Rhus toxicodendron, Sanguinaria, Spigelia anthelmia. Come già detto, il rimedio più adatto sarà quello che contiene la sintomatologia (comune e individuale) più somigliante alla propria, secondo la corretta applicazione della “legge di similitudine” su cui la medicina omeopatica fonda il suo principio terapeutico. Relativamente alla fitoterapia le piante più indicate e più utilizzate sono Acero, Aconito, Boswellia, Frassino, Gelsemio, Ginseng, Iperico, Luppolo, Passiflora, Peperoncino, Piscidia, Salice bianco, Sambuco, Spirea ulmaria, Verbena blu. L’alimentazione consigliata è quella ricca di vitamine, di sali minerali e di acidi grassi polinsaturi (omega-3 e omega-6), che combattono meglio i processi infiammatori. Sarebbe comunque opportuno rivolgersi ad un medico omeopata per la individuazione della terapia più appropriata al caso specifico, in termini di rimedio somigliante, di diluizione relativa (scelta anch’essa strategica per il successo della terapia), di posologia conseguente, di durata della cura, ecc. Cordiali saluti.
Carla79 dice
buongiorno….volevo chiedere un consiglio……mia figlia di quasi quattro anni è soggetta ad ammalarsi di raffreddore che inevitabilmente infiamma la gola con il formarsi di catarro che si deqosita fra faringe e naso……quale rimedio omeoqatico mi consiglia???grazie in anticiqo
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Carla, dalla breve descrizione fornita sembrerebbe che ogni qualvolta la sua bambina si ammala di raffreddore la quantità di muco prodotto in eccesso (catarro) invece di essere escreto dalla parte anteriore del naso discende nella parte posteriore dello stesso andando verso la gola. Tale affezione è denominata catarro retronasale o scolo retronasale. Poiché la presenza di catarro in gola è irritante e contiene sostanze infiammatorie, lo scolo retronasale può causare anche la tosse, che spesso si aggrava di notte, la raucedine e il mal di gola. Il catarro retronasale può essere dovuto a diverse cause, quali ad es. infezioni virali o batteriche, sinusite, rinosinusite, deviazione del setto nasale, spasmi della muscolatura della gola, allergie, alterazione della deglutizione, reflusso gastroesofageo, alcune tipologie di farmaci, ecc. Sarebbe quindi importante porre una diagnosi precisa, perché l’individuazione della causa consentirebbe, nei limiti del possibile, di allontanare o limitare la stessa, di indirizzare correttamente la terapia e di conoscere i risultati ottenibili con la cura omeopatica. Sarebbe pertanto opportuno, se non l’avesse ancora fatto, far vistare la bimba dal pediatra. Ciò premesso, i principali rimedi omeopatici che vengono frequentemente utilizzati per il raffreddore in genere ed anche per il catarro retronasale sono consultabili all’articolo “Raffreddore e Rinite allergica” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. I rimedi più specifici per il catarro retronasale potrebbero essere Ammonium carbonicum, Antimonium tartaricum, Baryta carbonica, Camphora, Dulcamara, Eucalyptus, Eupatorium perfoliatum, Ferrum phosphoricum, Hydrastis, Kalium bichromicum, Pulsatilla, Sabadilla, Sambucus nigra. Com’è noto, nel rispetto della “legge di similitudine” su cui l’omeopatia fonda il suo principio terapeutico, il rimedio (o i rimedi) più adatto risulterà quello con la sintomatologia più somigliante a quella del paziente. Sarebbe altresì importante rafforzare le difese immunitarie, anche come forma di prevenzione, a cominciare da un’alimentazione sana ed equilibrata, che, compatibilmente con l’età della bambina, privilegi i cibi ricchi di vitamine (in particolare le vitamine A, B5, B12, C, E), di grassi polinsaturi (omega-3, omega-6), di minerali (in particolare rame, manganese, selenio, zinco), di prebiotici (cibi ricchi di fibre) e probiotici (cibi fermentati). Sarebbe comunque opportuno, se intende ricorrere all’omeopatia, rivolgersi ad un medico omeopata che per il caso specifico saprà prescrivere la terapia più appropriata. Cordiali saluti.
Giulia dice
dottoressa, ho 55 anni, da tre, appena entrata in menopausa, soffro di tiroide di hashimoto e di alopecia areata. per quest’ultima patologia sto ora provando l’omopatia visto che le stesse infiltrazioni di cortisone non davano risultati e che le zone di alopecia sono ormai così estese da pensare ad una parruca. la tiroide, con l’eutirox da 25 è ben controllata e non mi dà problemi.
sto prendendo da poco l’arnica da 5ch che andrò ad a aumentare fino a 200 ch entro un mese.
mi piacerebbe avere un suo parere e consiglio in merito. un sentito grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giulia, com’è noto, l’alopecia areata è una patologia cronica infiammatoria che colpisce prevalentemente i follicoli piliferi del cuoio capelluto provocando un’improvvisa caduta dei capelli in piccole chiazze a contorno netto (da qui il nome areata). Le origini sono multifattoriali con una non trascurabile componente autoimmune e genetica che spesso si combina con altri elementi come ad es. lo stress psicologico. Nella grande maggioranza dei casi i capelli caduti per l’alopecia areata tendono a ricrescere spontaneamente, ma la malattia può recidivare. Tra i principali rimedi omeopatici che vengono utilizzati troviamo: Thuya se il cuoio capelluto si presenta ricoperto da piccole squame bianche ed i capelli sono secchi e fragili; Fluoricum acidum se i capelli sono secchi e sfibrati e la caduta peggiora con il caldo; Selenium se la perdita di capelli interessa un soggetto esaurito sia psichicamente che fisicamente; Phosphoric acidum se il soggetto è cresciuto troppo in fretta oppure è esaurito da eccessivo impegno o ancora per dispiaceri o malattie; Thallium metallicum se i capelli cadono molto rapidamente. Anche la fitoterapia potrebbe fornire il suo contributo con diversi preparati, come quelli di cui all’articolo “Capelli a posto” nella sezione del sito “Rimedi della nonna”. Tra i preparati erboristici troviamo: Betulla succo, da usare in frizioni più volte al dì; Equiseto succo, da usare in frizioni più volte al dì in presenza di seborrea; Pilocarpo TM (tintura madre) + Garofano TM + Olmo TM, in parti uguali, da usare in frizioni in caso di alopecia con cute secca; Nasturzio TM + Bardana TM, in parti uguali, da usare in frizioni in caso di alopecia con forte presenza di forfora; Alloro EF (estratto fluido), da usare in frizioni alle prime avvisaglie di cadute di capelli. Sarebbe importante avere riguardo anche per l’alimentazione che deve essere sana ed equilibrata, con cibi ricchi di vitamine (in particolare del gruppo B) e di oligoelementi (in particolare ferro, rame, manganese, magnesio, zinco, zolfo, iodio, litio). Sarebbe comunque consigliabile ed anche opportuno rivolgersi ad un medico omeopata per la garanzia di vedersi prescritta la terapia personalizzata più appropriata. Cordiali saluti.
Fabio dice
Dottoressa, grazie, molto esaustiva come sempre! Vengo però ora al mio caso specifico. Risulto, da prick test fatto anni addietro, allergico a: graminacee 4+; olivo 4+; parietaria 2+. La mia allergia inizia a farsi sentire ai primi di maggio per poi scemare nel mese di luglio. Trarrei giovamento nell’assumere a partire da ora rimedi omeopatici in diluizione 30 ch dei pollini, 5 granuli a giorni altern, delle piante prima citate? Tale procedura, con il tempo, potrebbe rivelarsi una una sorta di vaccino?
Una persona allergica agli acari della polvere, quindi un’allergia che si protrae tutto l’anno e in cui non è possibile disporre di una finestra di prevenzione, potrebbe anch’essa giovarsi, con il tempo, della modalità di assunzione prima descritta con POLVERE DI CASA GRN 30CH?
Ancora un grazie. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, a linee generali credo di averle già risposto. La terapia è valida, però la garanzia che possa essere adatta a lei, in termini soprattutto di diluizione e di posologia, che sono legate alla sensibilità individuale, la può fornire solo un medico omeopata con la visita medica omeopatica. Cordiali saluti.
Daniela dice
Buongiorno dottoressa volevo chiedere parere su che rimedi posso assumere per eliminare delle verruche che ho da diversi anni una sulla seconda falange sul dorso dell’anulare mano dx, e tre piccole verruche sul dito medio ultima falange sulla parte palmo della mano sempre dx.. So di persone che assumendo rimedio adeguato con fase lunare giusta e rimedio fitoterapico sono riusciti a debellarle. Io ho provato con cerotti salicilici. Ipoclorito di sodio solo in loco ma senza risultato alcuno. Non so se può servire ma l’omeopata che mi seguiva alcuni anni orsono mi aveva definito hepar sulfurea ( può essere un tipo di definizione momentanea di quel momento diagnostico o può essere il mio tipo di “costituzione”? Grazie Daniela.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Daniela, i principali rimedi omeopatici che vengono utilizzati nel trattamento delle verruche sono Antimonium crudum, Causticum, Natrum sulphuricum, Nitricum acidum, Silicea, Thuya. La diatesi hahnemanniana portatrice di verruche è la “sicosi” che esprime la predisposizione dell’organismo alla formazione localizzata di escrescenze benigne come verruche, condilomi, papillomi, fibromi, epiteliomi, pustole, polipi, ecc. (più recentemente chiamata “reticoloendoteliosi” cronica o “reticolosi”). La diatesi sicotica prevale nei soggetti a costituzione carbonica o sulfurica. Pertanto, se lei ha una costituzione sulfurica, tra i precedenti un rimedio omeopatico maggiormente adatto potrebbe essere Natrum sulphuricum. Potrebbero essere molto validi anche diversi preparati fitoterapici in uso esterno (tinture, creme, pomate, ecc.) a base di Calendula, Celidonia, Tarassaco, Thuya, oppure qualche preparato casalingo di cui all’articolo “Liberi da calli, verruche, geloni” della sezione del sito “Rimedi della nonna”. Metta comunque in conto che l’eliminazione delle verruche e quindi la durata della terapia potrebbe richiedere dei tempi relativamente lunghi, da diverse settimane ad alcuni mesi, a seconda della loro profondità. E’ inutile aggiungere che, per il caso specifico, la migliore garanzia la può offrire solo un medico omeopata. Cordiali saluti.
Fabio dice
Egregia Dottoressa, ho letto che per le persone che soffrono di pollinosi, a scopo preventivo e a partire da due mesi prima del previsto periodo delle manifestazioni acute, sarebbe utile assumere diluizioni omeopatiche del polline o della pianta a cui il soggetto risulta allergico. La posologia sarebbe di 5 granuli a giorni alterni, con una diluizione alla 30 CH. Trattasi di isopatia? Qual’è il suo parere? Grazie. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, si tratta di un’estensione moderna dell’isoterapia (da isopatia), ossia di un’applicazione particolare del “principio d’identità”, che prevede la somministrazione della stessa sostanza, diluita e dinamizzata, che induce la reazione allergica (allergene). Tale metodica terapeutica, almeno come principio, è recepita anche dalla medicina tradizionale nella lotta alle allergie e nella preparazione dei relativi vaccini, con modalità però diverse ed ovviamente più vicine a tale medicina. Vale a dire che si somministrano al paziente dosi bassissime e poi via via crescenti dell’allergene, che però non è diluito e dinamizzato, ma è solo diluito (a livelli inferiori delle preparazioni omeopatiche), allo scopo di abituare gradualmente il sistema immunitario alla presenza nell’organismo dell’allergene e quindi di non avere la reazione spropositata (la reazione allergica) nei confronti di sostanze che normalmente sono innocue. Tale metodica è molto vicina all’opoterapia. Invece l’isopatia è molto vicina all’omeopatia e nasce nella prima metà del ’800 (proprio al tempo di Hahnemann) ad opera del veterinario e omeopata tedesco Wilhelm Lux che curava l’affezione diluendo e dinamizzando lo stesso agente patogeno che l’aveva provocata, o con diluizioni del sangue o dell’urina prelevata dallo stesso malato. Il noto omeopata Constantin Hering, uno dei più brillanti allievi di Hahnemann, creò poi la nosodoterapia impiegando rimedi omeopatici preparati a partire da escrezioni o da secrezioni patologiche che egli battezzava “nosodi” (nascono rimedi come Luesinum, Medorrhinum, Psorinum, Tuberculinum). Arriviamo infine, in tempi più vicini a noi, alla messa a punto dell’organoterapia, grazie ai medici omeopati Antoine Nebel e del suo allievo Leon Vannier, della cosiddetta Scuola omeopatica francese, che fa uso di rimedi omeopatici ottenuti da estratti tissutali e ghiandolari di organi sani di animali che agiscono sull’omonimo organo malato del paziente correggendone il funzionamento. Oggi più correttamente si parla di bioterapie. Tali rimedi trovano valide applicazioni ed in particolare gli organoterapici vengono utilmente associati ai rimedi omeopatici classici. Cordiali saluti.
alessandro dice
Gent.ma Dott.ssa,
è circa un mese che soffro di reflusso gastroesofageo senza dolore e senza acidità.
Esiste un rimedio omeopatico per questo fastidio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Alessandro, i principali rimedi omeopatici che vengono più frequentemente utilizzati per i vari disturbi del digerente, tra cui il reflusso gastroesofageo, sono consultabili all’articolo “Disturbi gastrici” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Nel rispetto della “legge dei simili” su cui l’omeopatia fonda il suo principio terapeutico, il rimedio (o i rimedi) più adatto risulterà quello con la sintomatologia più somigliante alla propria. Tra i rimedi omeopatici più specifici per trattare il reflusso gastroesofageo e tutti i sintomi associati, troviamo Argentum nitricum, Arsenicum album, Calcarea carbonica, Ignatia amara, Iris versicolor, Kalium carbonicum, Nux vomica, Phosphoricum acidum, Phosphorus, Robinia pseudoacacia, Sanguinaria, Sulphuricum acidum. Relativamente alla fitoterapia, dia un’occhiata all’articolo “Digestione facile” nella sezione del sito “Rimedi della nonna”. E’ importante adottare anche un’alimentazione adeguata, che deve essere semplice e sana, evitando le pietanze eccessivamente condite o pesanti, privilegiando i cibi ricchi di vitamine (in particolare le vitamine A, C, E e del gruppo B), limitando gli alimenti che ritardano lo svuotamento dello stomaco (cibi ricchi di grassi, cioccolato, insaccati, fritture, ecc.), riducendo il consumo di alcool, caffè, tè e spezie piccanti, abolendo le bevande gassate, masticando lentamente e a lungo. Inoltre risulterebbe utile ridurre l’eventuale sovrappeso, evitare l’uso di cinture o abiti troppo stretti in vita che possano aumentare la pressione addominale, dormire con la testa sollevata, ecc. Occorrerebbe evitare anche la sedentarietà. Sarebbe però consigliabile che la terapia più adatta al caso specifico la prescrivesse un medico omeopata, al quale sarà opportuno rivolgersi. Cordiali saluti.
Monica dice
Gent.ma dottoressa, scrivo per chiedere un consiglio, mio figlio ha 11 anni da ottobre ha un problema nella pelle, i vari medici dermatologi mi hanno detto che ha il problema della pelle atopica, però tutte le creme che si mette non funzionano, questo è iniziato nella parte posteriore del collo e si è sparso su tutto il colo, occhi, mento, bracci e adesso nelle mani, e tra l’altro ha un prurito insopportabile.
Mi hanno consigliato la medicina omeopatica e di dare a mio figlio la tua occidentali 30 ch ( 5 granuli ogni 6 ore ) e di metterli sulle parte affette il olio di ricio, sono disperata non so cos’altro fare perché è a disagio, non vuole uscire di casa, li chiedo per favore di aiutarmi, cordiali saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Monica, l’omeopatia riesce a trattare efficacemente la dermatite atopica, a condizione però che si individui la terapia giusta e la giusta strategia terapeutica, legate intimamente al caso specifico. Bisogna anche considerare che la dermatite atopica è spesso associata ad allergie alimentari, ad allergeni da contatto o ad aeroallergeni, che sarebbe oltremodo utile identificare per potersi eventualmente sottrarre alla loro esposizione. Un protocollo omeoterapico di successo, spesso adottato, consiste nel muoversi lungo due linee di azione, una sintomatica e l’altra di fondo. La cura sintomatica si adotta per intervenire rapidamente sulle manifestazioni cutanee, tramite rimedi omeopatici che contengono una sintomatologia somigliante a quella del paziente, solitamente a basse diluizioni. La cura di fondo, profonda e sistemica, si adotta per intervenire sul “terreno” del paziente, legato al patrimonio genetico e comportamentale, tramite rimedi omeopatici costituzionali e temperamentali che cioè assomigliano al paziente nei caratteri morfologici, fisiologici e psicologici, solitamente ad alte diluizioni. Un “lavoro” del genere lo può svolgere solo un medico omeopata, al quale sarà opportuno rivolgersi se si vogliono avere delle concrete possibilità di dare una risposta risolutiva al problema. Thuya è un rimedio omeopatico più che altro indicato per curare le problematiche cutanee costituite da escrescenze benigne, quali verruche, condilomi, papillomi, fibromi, ecc. Tra l’altro la 30CH è una diluizione medio-alta che va adoperata sempre con grande cognizione di causa, anche in termini di posologia. Invece per le dermatiti i rimedi più adatti sono altri e sono anche numerosi e diversi per caratteristiche, tra cui, così come richiede l’omeopatia con la “legge dei simili”, il rimedio (o i rimedi) più adatto risulterà quello che presenta la manifestazione cutanea più prossima alla propria. Ovviamente stiamo parlando di rimedi omeopatici sintomatici, di cui in precedenza. Ad esempio tra i principali rimedi omeopatici sintomatici troviamo: Belladonna se la manifestazione cutanea è simile ad un eritema con rossore, calore e prurito; Apis se il rossore è meno intenso e la pelle è meno liscia che in Belladonna; Rhus toxicodendron se la pelle è dolente ed infiammata con piccole vescichette pruriginose a capocchia di spillo; Cantharis se le vescicole sono più grandi; Graphites se vi è una secrezione giallastra, viscosa e densa; Petroleum se le vescicole compaiono su pelle secca e rugosa, sono associate o seguite da croste e fessurazioni; Arsenicum album se vi è una desquamazione simile a forfora; e così via. In diversi casi vengono associati dei gemmoterapici della fitoterapia rinnovata (o gemmoderivati, si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana), in gocce, che oltre ad avere una propria attività terapeutica espletano un’importante azione di “drenaggio” che stimola gli organi emuntori (tra cui la pelle), libera l’organismo dalle tossine e rende lo stesso più recettivo all’azione della cura omeopatica o di qualsiasi altra terapia. I gemmoterapici che vengono utilizzati sono: Ribes nigrum M.G. D1 che è un ottimo cortisone-like, con attività antinfiammatorie e antistaminiche ed è un ottimo regolatore del sistema immunitario, per cui è indicato anche in caso di allergie; Cedrus libani M.G. D1 particolarmente adatto al trattamento degli eczemi secchi; Ulmus campestris M.G. D1 adatto agli eczemi umidi. Per alleggerire la situazione si potrebbe ricorrere a qualche preparato della fitoterapia classica in uso esterno, per un trattamento lenitivo ma non soppressivo, come, ad esempio, i bagni locali con un infuso che si ottiene miscelando Malva, Noce e Sambuco. Lavaggi locali possono realizzarsi anche diluendo in acqua la tintura madre di Calendula o l’olio essenziale di Melaleuca (noto anche come Tea Tree Oil), che hanno importanti proprietà antipruriginose, lenitive, calmanti, antisettiche, antinfiammatorie, cicatrizzanti, ecc. Si potrebbero usare anche gli impacchi con gli infusi di Bardana o di Tarassaco o di Echinacea o di Centella asiatica o di Consolida, oppure le spugnature con la farina di Avena o una crema idratante a base della stessa Avena o di Calendula, oppure l’olio di Mandorle dolci o di Borragine ed altro ancora. Sarebbe opportuno associare anche altri tipi di intervento, quali ad esempio un’alimentazione appropriata (fibre, vitamine, sali minerali), riducendo, in particolare, il consumo di dolci e di zuccheri semplici, una corretta igiene personale, l’uso di indumenti idonei (di cotone e traspiranti), non grattare le zone interessate per non aggravare ulteriormente il problema, ecc. Ovviamente tutto quanto detto finora richiede la conferma e l’approvazione di un medico omeopata, con valutazioni da fare sul caso specifico, per cui, ripeto, è consigliabile ricorrere ad un tale professionista per la terapia più appropriata (rimedi omeopatici, diluizioni, posologie, gemmoterapici, fitoterapici, tempi di cura, ecc.). Cordiali saluti.
Fabio dice
Gent.ma Dottoressa, mi perdoni ma vorrei ancora dei chiarimenti a proposito della poliposi vesciale riguardante mio padre. Non voglio assulutamente sostituirmi ad un medico omeopata ma quando qualcosa mi tocca da vicino cerco di capirne il più possibile, compatibilmente con tutti i limiti di non addetto ai lavori. Non tutti i medici sono disponibili in questo senso ma credo che lei esuli da questo atteggiamento.
Lei citava la sanguinaria come uno dei rimedi usati di solito nella costituzione carbonica, ho letto però che esistono di due tipi del rimedio, e cioè: la Canadensis e la Nitrica. In caso di poliposi vescicale qual’è quella più indicata?
Qual’è il suo pensiero rispetto all’Omeopatia uniscita e pluralista?
Riaggangiandomi alla domanda precedente, per quanto riguarda la poliposi, cosa ne pensa di un complesso omeopatico del genere che usa diluizioni decimali? “omissis”
Cordialmente. Fabio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Fabio, la Sanguinaria in questione è la canadensis, o Sanguinaria del Canada, che è una pianticella appartenente alla famiglia delle Papaveracee, che cresce nelle foreste degli Stati Uniti e del Canada, da cui si ottiene il rimedio omeopatico che assume semplicemente il nome di Sanguinaria. Per quanto riguarda la seconda domanda (ed anche per la successiva), forse è utile fare qualche richiamo. Esistono tre diversi metodi di prescrizione che fanno capo ad altrettante Scuole mediche omeopatiche, che sono la Unicista, la Pluralista e la Complessista. L’omeopatia unicista (sviluppatasi soprattutto in Gran Bretagna), rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, prescrive un solo rimedio chiamato “simillimum”, capace di coprire tutti i sintomi del paziente. L’omeopatia pluralista (legata allo sviluppo della cosiddetta Scuola francese) prescrive più rimedi sinergici associati, ma alternati tra loro, di cui generalmente almeno uno sintomatico e uno di fondo. L’omeopatia complessista (adottata da alcune Scuole tedesche) prescrive più rimedi sinergici contemporaneamente, di solito tutti sintomatici, che vengono pertanto individuati in base alla sintomatologia. Sul piano personale propendo tendenzialmente per l’omeopatia unicista, laddove si riesce a sintetizzare in un unico rimedio l’intero quadro clinico del paziente o quantomeno quello più significativo. In secondo ordine considero l’omeopatia pluralista, laddove la complessità del quadro clinico richiede realisticamente l’uso di più rimedi, la cui complementarietà e convergenza d’azione riescono a coprire la totalità o quantomeno la maggior parte dei sintomi del paziente. In ultimo, se necessario, considero anche l’omeopatia complessista, almeno per le manifestazioni acute o subacute. Sono quindi tutte e tre dei metodi di prescrizione validi e la prevalenza dell’uso di uno su un altro dipende molto anche dalla formazione, dalle abitudini e dalle esperienze personali dell’omeopata. L’importante è che sia applicata correttamente la “legge di similitudine”, l’unica dalla quale non si può prescindere. Per quanto riguarda infine l’ultima domanda, bisogna tener presente che il prodotto cui lei si riferisce non è un rimedio dell’omeopatia classica, bensì è un antiomotossico, ossia un rimedio dell’omotossicologia, la quale pur avendo diversi punti di contatto con l’omeopatia, alla quale si ispira, ha però degli orientamenti terapeutici e dei criteri di scelta dei rimedi completamente differenti. In effetti l’omotossicologia, formulata negli anni ’30 del secolo scorso dall’omeopata tedesco Hans Heinrich Reckeweg, rappresenta un’estensione e una forma espressiva dell’omeopatia complessista. In estrema sintesi l’omotossicologia parte dal concetto che la malattia è l’espressione della lotta tra l’organismo e una “tossina” (denominata anche “omotossina”) che ne sta turbando l’equilibrio, con la conseguenza che una cellula può attraversare un’evoluzione a sei stadi dal fisiologico al patologico, passando da una fase “umorale” di escrezione, reazione, deposito, a una fase “cellulare” di impregnazione, degenerazione e neoplastica. La terapia omotossicologica pertanto disintossica l’organismo nel suo insieme e provvede possibilmente a riparare i danni prodotti. Tale azione di disintossicazione si attua nei primi stadi con i rimedi come quello da lei citato, che è un rimedio complesso (o composto semplice), costituito da un mix selezionato di rimedi omeopatici a diluizioni decimali e, come tutti i complessi, esplica la migliore azione come sintomatico e quindi si adopera nei casi di patologie acute o subacute. Nella cronicizzazione della malattia, invece, i rimedi complessi vengono solitamente affiancati o sostituiti da rimedi di sostegno ad azione trofica più profonda. Cordiali saluti.
Stefania dice
Buonasera dottoressa sono Stefania,ho 48 anni e soffro da sempre di ansia bella forte.Quando ho periodi di stress mi ritorna fuori.La somatizzo con palpitazioni,tachicardia o nodo in gola e quindi mancanza di respiro.In questo periodo ho l’ultima ed è angosciante e invalidante nella vita quotidiana.Penso che ora possano influire anche gli anni pre menopausa.Ho fatto per parecchi mesi terapia cognitivo comportamentale,ma non è servita poi molto,quindi la psicologa mi ha consigliato di andare dalla psichiatra esclusivamente per prescrivermi i farmaci.Così ho fatto e mi ha detto di prendere l’escitalopram come antidepressivo per curare l’ansia generalizzata e il xanax come ansiolitico al bisogno.premetto che non ho mai preso farmaci o altri rimedi per curarmi.Dei farmaci ho proprio la fobia e non ne prendo mai,solo la tachipirina se ho un febbrone.Quindi quando ho letto il foglietto dell’antidepressivo e tutti le controindicazioni mi è venuto un colpo.Mia cognata ha preso la stessa cosa ed è ingrassata di 15 kg,gli si è alzato il colesterolo e le transaminasi!Nel suo caso aveva una forte depressione.Ma nel mio caso che soffro di ansia e non depressione,ci sono rimedi omeopatici o naturali,invece di prendere una roba simile?La mia ansia è anche posticipatoria quando devo andare per dire dal dentista,ecc e tendo a non allontanarmi molto da casa per paura mi venga.I rimedi hanno controindicazioni o aumentano l’ansia all’inizio?Questa sarebbe una cosa preoccupante per me.Non reggerei un ansia più forte!Sono allergica alla valeriana,pollini,graminacee,ecc.Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Stefania, l’omeopatia può riuscire a far superare uno stato di sofferenza emotiva perché dispone di una ricchezza di rimedi e di patogenesi in grado di fronteggiare qualsiasi disturbo psichico. L’importante però è individuare il rimedio omeopatico (o i rimedi omeopatici) “giusto”, cioè quello che assomiglia al paziente, nella sintomatologia e nelle caratteristiche, nelle causalità e nelle modalità delle manifestazioni, nelle sensazioni e nei sintomi concomitanti, sia a livello fisiologico che a livello psicologico, e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. In effetti l’omeopatia fonda il suo principio terapeutico sulla “legge dei simili”, in base alla quale il rimedio curativo dovrà essere scelto tra quelli che contengono un quadro patogenetico (ossia l’insieme dei sintomi e dei modi con cui si instaura il processo fisiopatologico che conduce alla malattia o disturbo) sovrapponibile al quadro clinico del paziente. Una volta individuato il rimedio omeopatico occorrerà scegliere la sua diluizione, tenendo conto della reattività del singolo organismo, delle specificità del rimedio e del livello d’intervento terapeutico che si richiede. Dopodiché si adotta la posologia che ne consegue. Come vede l’omeopatia è una medicina molto personalizzata, con la conseguenza che ogni paziente richiede la sua terapia facilmente diversa da quella di un altro affetto dalla stessa patologia o disturbo. Tale “lavoro” lo può svolgere con la dovuta precisione e sicurezza solo il medico omeopata, al quale le consiglio di rivolgersi se vuole dare una risposta risolutiva al suo malessere. Per quanto riguarda le controindicazioni, intese queste nel senso tradizionale del termine, generalmente i rimedi omeopatici non ne hanno perché non contengono sostanze a livello ponderale, ma solo a livello infinitesimale, e la loro azione terapeutica è rivolta unicamente a stimolare ed incanalare correttamente la capacità propria di guarigione o di regolazione dell’organismo. Questo però non significa che possono essere assunti senza cautela e senza prescrizione medica (si tratta pur sempre di farmaci), in quanto se si dovesse assumere un rimedio omeopatico sbagliato, specialmente alle alte diluizioni, si potrebbe andare incontro a inconvenienti abbastanza seri e fastidiosi. Una cura omeopatica potrebbe comportare inizialmente un moderato e temporaneo peggioramento dei sintomi da curare, che però, anche se in controcorrente, va accolto benevolmente perché sta ad indicare la reazione positiva dell’organismo sotto lo stimolo del rimedio omeopatico e quindi è indice prognostico di percorso terapeutico favorevole. Il fenomeno è noto sotto il nome di “aggravamento omeopatico”. I modi per scongiurarlo o per ridurlo ai minimi termini esistono e ciò lo può fare il medico omeopata scegliendo opportunamente la forma farmaceutica del rimedio e la diluizione più adatte per il paziente. Infine, tanto per orientarla ed informarla, dia un’occhiata all’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”, dove però, badi bene, i parametri terapeutici riportati sono inevitabilmente generici e non personalizzati come invece si richiederebbe per quando detto prima. Cordiali saluti.