La piaga è una lesione della pelle o di una mucosa di origine non traumatica, di data antica, che tende alla guarigione per cicatrizzazione. La cosiddetta piaga da decubito è la conseguenza di una elevata o prolungata pressione su di una parte del corpo che, determinando la strozzatura dei vasi sanguigni, comporta la necrosi dei tessuti. Interessa l’epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, muscoli ed ossa.
La ferita è un’interruzione di continuità della pelle e/o delle altre strutture molli del corpo, di data recente, prodotta da un agente vulnerante. In relazione al percorso ed alla profondità le ferite possono essere distinte in: superficiali, se interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo; profonde, se coinvolgono anche il muscolo e le strutture sottostanti; penetranti, se si aprono su una delle grandi cavità dell’organismo (cranio, torace, addome); interne, se riguardano organi interni. A seconda del mezzo vulnerante si possono distinguere in: ferite da taglio, ferite da punta, ferite lacere (dovute ad un’azione di strappamento o stiramento, oltre che di taglio), ferite contuse (ove l’azione vulnerante è quella di contusione con la formazione di ecchimosi), ferite lacero-contuse (tra le più ricorrenti), ferite da arma da fuoco ed altre ancora. I fattori da controllare sono l’emorragia ed il rischio di infezioni. Le ferite hanno tendenza alla guarigione spontanea che avviene mediante la cicatrizzazione. I tempi e gli esiti della guarigione, sotto l’aspetto estetico e funzionale, sono legati all’entità ed alle tipologie summenzionate.
L’ulcera è una lesione della pelle o di una mucosa che non tende a guarire spontaneamente, cioè è a lenta o difficoltosa o assente cicatrizzazione.
I rimedi della nonna qui proposti risultano utilissimi per curare piaghe, ferite e ulcere della pelle, accelerandone la cicatrizzazione e quindi la guarigione.
Nota: Per informazioni sulle modalità di preparazione dei rimedi che vengono utilizzati, quali infusi, decotti, tisane, sciroppi, succhi, impacchi, cataplasmi, ecc., consultare l’articolo “Tipi di preparati fitoterapici” della sezione del sito “Approfondimenti”.
□ Aceto di vino: messo con cotone idrofilo sulle ferite sanguinanti ferma il sangue e accelera la cicatrizzazione. A tal fine l’aceto si può anche diluire in acqua precedentemente bollita.
□ Achillea: le foglie pestate applicate sui tagli e sulle ferite le disinfetta ed arresta la fuoriuscita di sangue. Si può utilizzare anche l’infuso acquoso (50 g di foglie fresche sminuzzate in 200 ml d’acqua bollente) o vinoso nel quale si imbeve del cotone idrofilo o una garza con cui tamponare la ferita.
□ Alchemilla (o Erba stella o Erba ventaglia): la pianta possiede molteplici virtù, ha proprietà astringente, antisettica, antinfiammatoria, antispasmodica, antiemorragica, cicatrizzante, diuretica e depurativa. Si utilizzano le foglie o le parti aeree. L’infuso (2 –4 g di foglie essiccate in una tazza d’acqua bollente), di cui se ne bevono fino a 3 tazze al dì lontano dai pasti, è indicato nei casi di dismenorrea, ipermenorrea, emicrania, dolori reumatici, febbre, forme lievi di diarrea e di coliti con tendenza diarroica, Il decotto (1 g di parti aree essiccate in una tazza d’acqua) può essere utilizzato per fare sciacqui o gargarismi nei casi di infiammazioni del cavo orale (gengiviti, tonsilliti, faringite, raucedine) oppure per fare impacchi allo scopo di frenare emorragie, detergere ferite, donare elasticità alla pelle e combattere le smagliature. La pomata di alchemilla, per uso esterno, può servire per calmare le irritazioni degli organi genitali femminili.
□ Aloe: il gel delle foglie guarisce le ferite, tanto vecchie che recenti, perché ne facilita la cicatrizzazione. Non è mai nocivo, in qualunque caso venga usato, a meno che non si è allergici alla pianta.
□ Bardana (o Lappa): cataplasmi con le foglie bollite in acqua o applicate direttamente sulla ferita, da rimuovere mattina e sera, facilitano la cicatrizzazione.
□ Borragine (o Consolida): la polpa di radice e foglie fresche, ridotte in poltiglia, oppure le lavande o gli impacchi di queste, entrambi preparati con l’infuso (30 – 100 g di radice e foglie, anche secche, in 1 litro d’acqua bollente), si applicano più volte al dì su ferite, lesioni, graffi, piaghe, ustioni, scottature, gonfiori gottosi. L’azione è ancora più efficace se, oltre alle applicazioni esterne, si assume l’infuso alla dose di 1 cucchiaio 3 volte al dì. Il decotto non si usa perché con l’ebollizione il tannino (polifenolo presente in molte piante vascolari) con la mucillagine (sostanza che aiuta la pianta a trattenere l’acqua) formano un precipitato inutile.
□ Cardo santo: il decotto concentrato di foglie e rami (3 –4 g in 150 – 200 ml d’acqua) può essere utilizzato per praticare impacchi sulla parte lesa. E’ possibile usare direttamente le foglie fresche.
□ Carote: la nonna consiglia altresì di preparare un decotto con le foglie delle carote e di applicare lo stesso sulla parte lesa utilizzando delle garze.
□ Cavolo cappuccio, Broccoli, Cavolfiore: procurarsi le foglie del cavolo cappuccio o dei broccoli o del cavolfiore. Lavarle bene, privarle delle nervature più sporgenti, schiacciarle e metterle a macerare per qualche ora in acqua boricata. Porre sulla parte lesa delle garze imbevute di questo liquido, rinnovando le stesse 2 – 3 volte al dì. Il trattamento dà subito una sensazione di sollievo ed in poco tempo guarisce la piaga.
□ Echinacea: la radice di questa pianta ha una marcata attività immunostimolante (favorisce i meccanismi di difesa mediante una maggiore produzione di anticorpi), antinfiammatoria e cicatrizzante (combatte le infezioni e rigenera le cellule per la guarigione delle ferite), antitossica (aiuta le funzionalità di fegato e reni per l’eliminazione delle tossine), antibiotica e antivirale (combatte la proliferazione dei batteri e dei virus), per cui i suoi preparati sono particolarmente indicati nella cura di raffreddori, bronchiti, influenza, febbre, infezione delle vie aeree, dermatiti, herpes, infezioni del tratto urinario. In commercio sono reperibili diverse prodotti di tale pianta (radice), quali: estratto secco, tintura, capsule, pomata, crema, triturato di radice secca, ecc. La nonna preparava il decotto (30 –50 g di radice secca triturata in1 litro d’acqua), da assumere alla dose di 2 – 3 tazze al dì. Le applicazioni di pomata o di crema sono utilissime per il trattamento delle affezioni cutanee di tipo infiammatorio con rischio di infezioni, come ulcere, ferite, ustioni, dermatiti, herpes, punture di insetti (aiutano a neutralizzare il veleno e ne evitano la diffusione) ed hanno un’efficace azione cosmetica sulla pelle in quanto sono depurative, rassodanti, antirughe, antismagliature. Sempre per uso esterno, vanno bene anche gli impacchi e le lozioni che utilizzano il decotto preparato per uso interno.
□ Equiseto: preparare un decotto con 5 g di rami giovani e foglie in 200 ml d’acqua e lavare con il liquido, ottenuto per filtrazione, le ferite. Si rimarginano presto ed in modo meraviglioso.
□ Fagiolini: gli impacchi fatti con una garza imbevuta nell’acqua di cottura dei fagiolini sono utili per guarire le ulcere.
□ Iperico (o Hypericum perforatum o Erba di San Giovanni): l’oleolito con tale pianta è utile nel trattamento di ulcere, piaghe, ferite, punture di insetti, scalfiture della pelle, ustioni, bruciature. La nonna lo preparava così. Mettere 2 pugni di sommità fiorite, insieme ai semi della pianta, in un recipiente di vetro trasparente con coperchio e versare olio di oliva fino a coprire. Esporre al sole per 3 settimane. Filtrare avendo cura di spremere bene la parte solida. Versare in altro contenitore di vetro però scuro, tappare e conservare in luogo fresco e buio. Le applicazioni con tale olio leniscono il dolore, moderano l’infiammazione, proteggono i tessuti lesi, evitano la suppurazione e favoriscono la rimarginazione.
□ Issopo: per facilitare l’assorbimento di lividi, sono utili gli impacchi fatti con l’infuso di foglie e fiori (2 g in 100 ml d’acqua bollente).
□ Piantaggine: sia la varietà major che quella lanceolata sono efficaci per la cura delle ferite, per le proprietà antinfiammatorie, astringenti, cicatrizzanti, batteriostatiche. La nonna racconta che i contadini quando nel loro lavoro si ferivano, mettevano subito sulla ferita un po’ del suo succo, oppure una fascia pulita imbevuta con esso, ottenendo una guarigione rapida senza suppurazione. Tale pratica veniva utilizzata anche per guarire dai morsi di cani, di serpenti (non velenosi), di insetti.
□ Salvia: lavare localmente la parte lesa 3 – 4 volte al dì con acqua in cui sia stata bollita della salvia. Per un effetto più rapido bere anche l’infuso di salvia: è tonica, antisettica, cicatrizzante.
□ Scolopendrio: le foglie fresche pestate ed applicate localmente facilitano la cicatrizzazione.
□ Tormentilla (o Potentilla): va bene il decotto di radice (4 g in 200 ml d’acqua) per le lavande ed il filtrato per cataplasmi da usare localmente e da rinnovare 3 – 4 volte al dì.
□ Verbasco: gli impacchi con il decotto delle foglie bollite in acqua o latte, applicati sulla parte di pelle interessata, sono utilissimi nei casi di scottature, foruncoli, ulcere, flebiti (queste ultime com’è noto sono infiammazioni che colpiscono soprattutto le vene superficiali, in particolare delle gambe), ecc.
□ Verbena: curano le piaghe, ulcere ed i gonfiori in genere, i cataplasmi che si ottengono cuocendo in aceto le foglie sminuzzate della pianta. Vanno bene anche gli impacchi con il decotto di radice (5 g in 200 ml d’acqua), da rinnovare più volte al dì, che disinfettano ed accelerano la cicatrizzazione di piaghe, ulcere e ferite.
Laura dice
Gentilissima dottoressa, ho mio padre quasi ottantenne affetto da varie e gravi patologie, tra le quali ictus, k polmonare, ipertensione e diabete alimentare. Dopo 22 mesi di infermità dovuta all’ictus, purtroppo é comparsa una piccola lesione da compressione sull’acetabolo destro (dove lui dorme)
La lesione si presentò dapprima con un rossore e in seguito con una LEGGERISSIMA escoriazione della cute.
Purtroppo un’infermiera assai zelante, pensò bene di grattarla con una garza spessa e grezza adducendo che doveva sanguinare.
Da quel momento sono iniziati i guai.
All’inizio ho provato di tutto, spray all’argento, creme più o meno cortisoniche, betadine e tanto altri consigliato da medici allopatici. Ho speso tra l’altro una fortuna, senza raggiungere alcun risultato soddisfacente.
Poi un mio carissimo amico NATUROPATA mi ha consigliato la seguente terapia (che sto seguendo alla lettera con lenti, ma soddisfacenti risultati)
Detersione della piaga con ARGENTO COLLOIDALE, applicazione poi di 3 gocce di TM di calendula, 2 di TM di echinacea, 1 goccia di olio di lavanda e 1 goccia di tea tree oil, il tutto amalgamato in un cucchiaino di olio di glicerina
Poi una volta applicato questo unguento, ricopro la ferita stessa con una foglia di cavolo biologico, debitamente lavata.
Per bocca gli somministro due volte al giorno 3 granuli di CARBO ANIMALIS 5ch – 3 di STAPHYGRASIA 5 ch e 3 di PYROGENIUM 5ch
Procedo bene? O debbo aggiungere o togliere qualcosa.
La ringrazio anticipatamente per una sua cortese risposta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Laura, i rimedi sembrerebbero tutti appropriati e già sono troppi per pensare di aggiungere qualcosa, ma forse neanche di sottrarre perché i risultati anche se lenti ci sono. Infatti i fitoterapici come Calendula, Echinacea, Lavanda, Tea Tree (Melaleuca) hanno tutti attività lenitive, antisettiche, antinfiammatorie, cicatrizzanti, ecc. L’argento colloidale è un antibiotico naturale. Carbo animalis omeopatico è utile nelle ulcerazioni dove la circolazione venosa è disturbata, Staphysagria omeopatico nelle ferite, piaghe e ulcere dolorose e brucianti, Pyrogenium omeopatico nelle ulcere ostinate degli anziani. Tenga comunque presente che le piaghe da decubito sono sempre problematiche e lunghe da guarire e richiedono la sorveglianza medica. Cordiali saluti.
lucio dice
dottssa sempre Lucio lei mi da una scossa quando mi risponde sono molto preoccupato per il mio stato di salute mi trovo in un dilemma bestiale approdare alla”allopatica dopo che un dottore che frequento da 24anni mi dice se vai al centro antidiabetico io non posso più seguirla e poi dai farmaci orali vai alla”insulina e vero dottsa Rita della volpe? poi mi trovo con necrosi sopratutto piede DX con ulcere per ristagno venoso e danni tissutali anche con ozono e atsisclerol iniettati sotto cute da malasanità da un medico frettoloso e inesperto dolori tremendi e intervento pronto soccorso nel lontano 2002 sono 13anni d’ossa che tribolo con garze TNT che non si attaccano alle ulcere e poi il medico omeopata che minaccia di abbandonarmi se vado in centro antidiabetico la ringrazio per sua risposta saluti Lucio vicenza
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Lucio, non deve andare nel panico ma deve cercare di fare una valutazione oggettiva, che solo lei può fare. Se nel corso degli anni le cure prescrittele dal medico omeopata hanno prodotto risultati soddisfacenti tali da tenere sotto controllo la malattia, allora potrebbe continuare con il medico omeopata. Se invece, da quanto sembrerebbe, i sintomi della malattia stanno progredendo, allora è probabile che lei debba ricorrere alla medicina tradizionale e quindi rivolgersi al centro antidiabetico. Dobbiamo sempre tenere a mente che la Medicina (quella con la M maiuscola) è una sola, che ha come unico obiettivo la cura del malato con il miglior sistema terapeutico disponibile (medicina tradizionale o medicine complementari, tra cui l’omeopatia, impropriamente chiamate alternative) e, come ricorda il celebre giuramento di Ippocrate, la missione di ogni medico è quella di tutelare la salute dei pazienti e di fare di tutto per alleviarne le sofferenze, evitando non solo che corrano rischi eccessivi, ma anche che si illudano o che vengano illusi inutilmente. Pertanto il bravo medico, a cospetto dei limiti e dei confini della medicina complementare con la quale opera prevalentemente, non dovrebbe avere esitazioni a prescrivere anche un farmaco tradizionale o ad indirizzare il paziente verso la medicina tradizionale, laddove questa si dimostra più vantaggiosa e maggiormente curativa. Cordiali saluti.
lucio dice
dottoressa Rita della volpe
sono Lucio Vicenza sono lusingato delle sue ottime risposte volevo chiederle posso curare il diabete tipo 2 solo con es cannella tavolette ne assumo 2 al di per 360 mg CAD -una o devo riparare nella medicina allopatica che mi preoccupa e mi mette in ansia il mio medico omeopata mi dice dopo 24 anni di cura omeopatica e saltuariamente fitoterapica se lei si cura con allopatica non stia più venire da me cosa ne pensa lei dottssa ! mi trovo in un dilemma tremendo
lucio dice
Dottssa seguo sempre le sue buone risposte per stasi venosa dolorante e ulcera dopo danno da sclerosanti di 10anni fa un disastro dono risultato allergico all atisisclerol iniettato male da un facilitone per non dire di peggio dttssa mi dica se può darmi un consiglio ho messo le foglie di cavolo verza ma esce poco spurgo premetto ho 57anni non fumo sono a regime semi vegetariano solo carmi bianche sono alto 1.95 peso 125kg 30 anni che mi curo omeopaticamente e omotodsicologia la saluto aspetto sua gradita risposta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Lucio, tra i rimedi omeopatici utili a trattare le ulcere troviamo più frequentemente: Kali bichromicum, se l’ulcera è profonda, ha i bordi netti e solitamente si presenta come coperta da una pellicola; Mercurius solubilis, se l’ulcerazione è infetta ed ha i bordi irregolari; Carbo vegetabilis, se l’ulcerazione ha un essudato maleodorante e si accompagna a dolori; Nitricum acidum, se l’ulcera ha bordo irregolare ed è accompagnata da dolori pungenti; Arsenicum album, se l’ulcera è superficiale, è sanguinante, ha i bordi rossi ed è accompagnata da dolori brucianti; Lachesis, se l’ulcera è a cratere e violacea nei bordi periferici; Phosphoricum acidum, se l’ulcera ha tendenza necrotica in soggetti magri e denutriti; eccetera. Per le ulcere venose si dimostrano particolarmente valide anche le applicazioni locali di gel di Aloe vera, dell’oleolito di Iperico, dell’amido di mais e di crema all’ossido di zinco. Possono essere altresì utili le applicazioni con una pomata alla Calendula, dopo aver deterso la parte con la tintura madre di Echinacea, per un’azione lenitiva, calmante, antisettica, antinfiammatoria, cicatrizzante, ecc. Ovviamente per il caso specifico sarebbe opportuno rivolgersi ad un medico omeopata. Cordiali saluti.
lucio dice
Ho fatto il pompiere comi mi sono dato il nome di entro dritto pero mi sono ustionato li arti inferiori dottssa volpe la seguo spesso nel suo blog le allegherei in pdf magari la prossima volta una foto del mio problema adesso ho 57 anni diabete tipo 2 mi curo da 30anni solo con prodotti fitorepapici uso gliceval(ditta nutriva Padova) per glicemia valori medi 120al mattino abusando di cioccolata per ansia e solitudine dottssa mi sue formata un ulcera piede dx vicino caviglia con ristagno venoso secondo lei con cavolo foglie applicate spesso si dovrebbe risolvere o esiste cure omotossicologiche in grado di ristabilire salute grazie per sua risposta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Lucio, i preparati fitoterapici del presente articolo sono tutti utili per curare piaghe e ulcere, tra cui anche le foglie del cavolo. Per le ulcere venose si dimostrano particolarmente valide le applicazioni locali di gel di Aloe vera, dell’oleolito di Iperico, dell’amido di mais e di crema all’ossido di zinco. Possono essere altresì utili le applicazioni con una pomata alla Calendula, dopo aver deterso la parte con la tintura madre di Echinacea, per un’azione lenitiva, calmante, antisettica, antinfiammatoria, cicatrizzante, ecc. Risulta comunque utile il bendaggio elastocompressivo. Non trascuri di tenersi sotto controllo medico. Cordiali saluti.
Angela dice
Gentile Dott.ssa vorrei chiederle un informazione sull’Aloe.
Mia madre diversi anni fa ha avuto una trombosi della vena profonda con embolia polmonare, in trattamento con coumadin .
Da circa un anno ha dovuto sospendere il coumandin e sostituirlo con seleparina a causa della comparsa di 5 ulcere flebostatiche al piede dx,di dimensioni varie una molto grande ed estesa, secernano liquido e maleodoranti. Trattate con pomate e bendaggi non solo non abbiamo risolto nulla ma peggiorano.
Mi chiedevo se l’uso dell’Aloe Vera o Arborescens potesse essere un rimedio oppure se è controindicata?.
La ringrazio anticipatamente
Angela
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Angela, l’Aloe vera o l’Aloe arborescens è una pianta ragionevolmente sicura, anche se, come tutte le piante, non è priva di possibili effetti collaterali. Il succo della pianta in uso interno è da evitare in presenza di varici, emorroidi, problemi renali, patologie infiammatorie a carico dell’intestino, durante le mestruazioni, la gravidanza e l’allattamento. Invece il gel della pianta in uso esterno non ha dimostrato effetti collaterali ed ha, com’è noto, delle ottime proprietà cicatrizzanti (e non solo). E’ sconsigliabile solo alle persone allergiche alle Liliaceae, cosa comunque abbastanza rara. Cordiali saluti.
anna dice
In passato, Lei mi ha già consigliato Tintura Madre di Calendula per curare la cicatrice della biopsia e devo dire che i risultati sono stati visibilissimi. Mi ricorda, per favore quante gocce da sciogliere nel quantitativo d’acqua opportuno(distillata, preparata bollendola in casa?)e per quanto tempo è consigliabile prolungare l’applicazione?
La ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Anna, la TM (tintura madre) di Calendula la si può applicare così com’è, senza diluirla, direttamente sulle unghie o su una cicatrice. Nel caso invece che occorresse effettuare dei lavaggi, allora la TM di Calendula andrebbe diluita in acqua sterilizzata, previa bollitura, in ragione di 40-50 gocce per mezzo litro d’acqua. Non appena si risolve la problematica che ha richiesto l’impiego della Calendula, le applicazioni della TM possono tranquillamente terminare, mentre occasionalmente, per un’azione antisettica, calmante e lenitiva, si potrebbe ripetere qualche lavaggio. Cordiali saluti.
anna dice
errata corrige: un potenziamento del trofismo delle cellule.
Inoltre almeno in un caso, e cioè alla vista, l’alluce sinistro appare interessato dall’unghia incarnita o incarnata, in quanto essa si è fermata a metà nella ricrescita e il dito per l’altra metà appare gonfio, coprendo l’unghia come una protuberanza. Temo che vi sia la concreta possibilità di un intervento, con degenza ospedaliera e temo di comunicarlo al suo ematologo referente, contrario a qualsiasi intervento per ulteriori 20 mesi.
Circa 15 anni fa, il farmacista di mia fiducia mi curò con un preparato, rimasto ignoto, fatto da lui, un’importante micosi all’alluce sinistro, dopo la mia chemioterapia. Ai fatti mi è impossibile contattarlo, oggi.
La ringrazio di cuore.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Anna, sarebbe opportuno che lei confidasse di più sull’operato dei medici e sulle capacità naturali dell’organismo di andare verso la guarigione, che nel caso di sua figlia saranno un po’ ostacolate o rallentate ma comunque ci sono. Non sempre è utile ricorrere a farmaci, rimedi, preparati o integratori che siano, anzi in alcuni casi potrebbe essere addirittura controproducente, per cui l’uso di prodotti ai fini curativi richiede sempre la prescrizione ed il controllo medico. Il “fai da te” è sempre sconsigliabile. Comunque per quanto riguarda le sue domande, i flavonoidi e le vitamine sono contenute soprattutto in frutta e verdura, mentre la vitamina D è contenuta soprattutto in alcuni pesci (sgombro, trota, carpa, luccio, salmone, pesce spada, cernia, alici, tonno, aringa, ecc.). Per quanto riguarda le unghie, le applicazioni di tintura madre di Calendula sono utilissime per curare diverse alterazioni delle unghie grazie alle importanti proprietà medicamentose, lenitive, antisettiche, cicatrizzanti, antinfiammatorie, ecc. Lo stesso dicasi per il gel di Aloe vera. Ci sarebbe anche l’olio essenziale di Melaleuca (noto anche come Tea Tree Oil), di cui bastano 2 o 3 gocce da diluire nell’olio vegetale preferito per fare delle applicazioni locali una o due volte al giorno con bendaggio occlusivo. Bisogna comunque mettere in conto che i tempi di guarigione in genere sono abbastanza lunghi. Cordiali saluti.
anna dice
Carissima dottoressa
a distanza di 4 mesi dalla fine della chemioterapia, a mia figlia, non sono ricresciute alcune unghie, due dei piedi e due delle mani, sicché appare il bianco sottostante. Problema che non si ripete nelle altre dita, dove le unghie sono ricresciute regolarmente. L’unico rimedio impiegato è stata l’acqua ossigenata, da versare sulle unghie 2 volte al dì…consiglio dell’ematologo referente in contrasto con gli altri che prescrissero uno smalto. I capelli ricrescono velocemente, ma per le 4 unghie si nota un rallentamento che non dice niente di buono. Inoltre potrebbe consigliarmi dei rimedi omeopatici che contemplino i flavonoidi, le vitamine C e D, degli integratori, insomma un potenziamento che scongiuri il trofismo delle cellule? La ringrazio di cuore.
raffaella d'ambra dice
c’è un velo che divide la polpa dell aloe alla sua buccia ed è velenosa, come si gestisce questo problema datosi è anche una bevanda e come ci si accerta delle garanzie da parte dei fornitori di succhi artigianali o industriali che siano? grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Raffaella, com’è noto la gran parte delle proprietà benefiche dell’Aloe è contenuta nel gel, che si trova nella parte interna carnosa delle foglie. Tra la parte esterna delle foglie e il gel interno si trova uno strato giallastro ricco di antrachinoni (aloina in particolare), che sono sostanze (glucosidi) che stimolano la peristalsi intestinale e quindi agiscono come lassativi. Tali sostanze, solo se assunte in quantità elevate, sono altamente irritanti per l’intestino, ma non velenose. Per questo motivo il liquido dello strato giallastro, o l’estratto secco da esso ottenuto, non dev’essere assunto puro, bensì diluito. Volendo evitare completamente ciò, si potrebbe ricorrere ai preparati commerciali che contengono esclusivamente il gel di Aloe vera e non il succo, perché quest’ultimo viene prodotto centrifugando la foglia intera, da cui comunque, con un processo chimico, si toglie una parte dell’aloina per evitare l’effetto irritante di cui in precedenza. Se volesse maggiori informazioni sull’Aloe, la invito a consultare l’articolo “Aloe” nella sezione del sito “Piante & Salute”. Cordiali saluti.