Premessa
In quest’articolo si forniranno alcuni approfondimenti riguardanti le diverse diluizioni omeopatiche, se ne descriveranno sinteticamente le caratteristiche e le tecniche di preparazione, si riporteranno gli effetti terapeutici legati alla loro classificazione e si tenterà un confronto tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, che si ritiene molto utile per gli studiosi ed i praticanti dell’omeopatia. Per comodità si riproporranno alcune nozioni e informazioni già sviluppate in altre parti del sito.
Il ceppo omeopatico
Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione. Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata. In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione. Maggiori informazioni sono contenute nell’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della presente sezione del sito.
La diluizione
La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata. Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).
La dinamizzazione
La dinamizzazione è l’altra fase importante del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste in un’azione di forte agitazione e di percussione del flacone in cui è contenuto la diluizione omeopatica (succussioni in senso verticale). Le succussioni canoniche che vengono impresse sono pari a 100, prendendo spunto da quelle effettuate dallo stesso Hahnemann, che come si racconta, soleva sbattere 100 volte il suo contenitore sulla Sacra Bibbia. Ad ogni passaggio di diluizione deve seguire una dinamizzazione. La dinamizzazione conferisce al rimedio il potere omeopatico, il “quid energetico” in concordanza con la Legge di similitudine, che costituisce la base di azione del rimedio. Questo è il motivo per cui molti Autori, riferendosi ad un rimedio, preferiscono parlare di dinamizzazione piuttosto che di diluizione. Un sinonimo di dinamizzazione, molto usato dalla scuola tedesca ed anglosassone, è il termine “potenza”, proprio a ricordare il potere energetico posseduto dal rimedio omeopatico. Nel presente sito, come del resto è consuetudine in Italia, verrà utilizzato il termine unico “diluizione” sottintendendo che sia comprensivo anche della dinamizzazione.
Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH
Come già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco). Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione. Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio. Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.
Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa. Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.

In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.
Le diluizioni korsakoviane K
Le diluizioni korsakoviane, dal nome del loro ideatore Simeon Nicolaievitch Korsakov (1788-1853, consigliere di stato russo), connotate dalla sigla K, si preparano utilizzando sempre lo stesso flacone e per questo sono anche denominate “del flacone unico”. In tale unico flacone vengono eseguite tutte le diluizioni e le dinamizzazioni necessarie, impiegando come solvente dell’acqua distillata. Un possibile metodo di preparazione consiste nel riempire di ceppo omeopatico (ad es. di tintura madre) un flacone da 100 ml che poi si svuota per aspirazione. Sulle pareti del flacone si presuppone che sia rimasta adesa una quantità di sostanza pari a 1/100 del suo precedente contenuto. Dopo di che si riempie lo stesso flacone con acqua distillata, la cui quantità è pari a 99 volte la quantità di sostanza rimasta sulle pareti del flacone, si effettuano le 100 succussioni e si ottiene così la prima diluizione korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con le stesse modalità per le diluizioni successive 2K, 3K, 4K e così via. Anche qui la cifra numerica che precede la sigla K indica quante volte è stata operata la diluizione.
Il metodo korsakoviano risulta essere molto semplice e poco dispendioso (utilizza un solo flacone e come solvente dell’acqua distillata), per cui si presta meglio al raggiungimento delle altissime diluizioni, ma risulta essere alquanto impreciso e ciò costituisce il suo limite.
Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane
Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione. Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente. Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania. Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti. Ad ogni buon fine, solo a titolo orientativo e
con tutte le limitazioni accennate, si può dire che approssimativamente è possibile accettare la tabella di equivalenza, a lato riportata, in funzione della sola concentrazione molecolare e quindi della sola diluizione.
Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana. Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100). Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.
Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico. Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.
Effetti terapeutici delle diluizioni
Anche se in omeopatia non esiste la regola generale, in quanto gli effetti terapeutici dei rimedi omeopatici, gli inizi e le durate degli stessi dipendono, oltre che dalle caratteristiche proprie di ciascun rimedio, dalla capacità di reazione del singolo organismo, esiste comunque il seguente criterio, valido in molti casi, che può orientare l’omeopata nella scelta della diluizione.
● Basse diluizioni (quelle fino alla 7CH): hanno effetto rapido o rapidissimo, agiscono per qualche ora e devono essere assunte a distanza ravvicinata (ogni quarto d’ora, ogni mezz’ora, ecc.) per risolvere una patologia dalla sintomatologia acuta, per i sintomi locali e per il lesionale. Sono adatte anche per espletare un’attività di “drenaggio”, che stimola gli organi emuntori (reni, fegato, intestino, polmoni, pelle), libera l’organismo dalle tossine e lo rende più recettivo alla cura omeopatica.
● Medie diluizioni (ad es. la 9CH o la 15CH): hanno un effetto più lento, cioè abbisognano di 3-4 giorni per agire e coprono poi un tempo terapeutico di circa 10 giorni. Si usano soprattutto per le patologie organiche acute e subacute e per il funzionale.
● Medio-alte diluizioni (ad es. la 30CH che è una diluizione centrale, importantissima): impiegano alcuni giorni (5, 7, 10, 15 gg.) per esprimere la loro efficacia e poi mantengono i loro effetti terapeutici per circa 20-30 giorni. Si utilizzano prevalentemente per le malattie subcroniche e croniche, per i sintomi generali e per il funzionale, ma hanno effetto anche sui sintomi acuti e sullo psichismo.
● Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.) e coprono un tempo terapeutico di circa 1 mese o oltre. Hanno un’azione più sistemica e profonda. Generalmente si usano nelle patologie croniche ed in quelle che coinvolgono la componente psicologica del soggetto.
● Altissime diluizioni (prime fra tutte la 1.000CH, la MK e la XMK): agiscono sullo stato mentale e psichico, sulla diatesi e sul substrato di terreno del soggetto. Sono rimedi profondi, impiegano molti giorni per esprimersi (20, 30, 40 gg.) e durano poi terapeuticamente un tempo abbastanza lungo.
Le diluizioni hahnemanniane cinquantamillesimali LM
Un discorso a parte meritano le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, connotate dalla sigla LM. Per preparare una cinquantamillesimale si parte da un globulo o da una goccia di una diluizione data, generalmente dalla 6CH alla 60CH, e si mescola a 500 parti di solvente. Questo viene poi succusso e diluito ad ogni passaggio avendo così un rapporto costante di 1:50.000 (500 x 100) ed il rimedio in tal modo preparato si esprime con 6LM, o 12LM, o 18LM, o 24LM, o 30LM, o 50LM, o 60LM, che sono le diluizioni più usate in questa scala. In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì normali diluizioni basse-medie-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base.
L’uso delle cinquantamillesimali era stato preconizzato da Hahnemann (nella sesta edizione dell’Organon le definisce prossime alla perfezione, descrivendole per la prima volta), soprattutto perché si possono ripetere anche giornalmente nel corso delle affezioni croniche, senza incorrere nell’aggravamento omeopatico “iatrogeno”, che farebbe insorgere temporaneamente dei nuovi sintomi come conseguenza dello sviluppo del potere patogeno del rimedio. L’unica accortezza da adottare è di scuotere energicamente più volte il flacone contenente il rimedio, che in questi casi assume la forma liquida, prima di ogni assunzione allo scopo di variarne la potenza.
Ma le diluizioni cinquantamillesimali evitano o limitano l’entità anche dell’aggravamento omeopatico “terapeutico”, comunque indice prognostico di prossima guarigione, che comporterebbe un’esacerbazione temporanea dei sintomi da curare, tanto più sensibile quanto più elevata è la similitudine rimedio-paziente. Le cinquantamillesimali, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire l’entità dell’aggravamento.
Maggiori informazioni in merito sono contenute nell’articolo “Aggravamento omeopatico” della presente sezione del sito.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM hanno un’azione terapeutica più dolce e graduale, pur mantenendosi energiche, per cui vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o particolarmente sensibili.
Classificazione delle diluizioni D, CH, K, LM
In conclusione, si riepiloga la classificazione delle diluizioni omeopatiche, ovvero il quadro delle varie diluizioni omeopatiche suddiviso nelle classi che hanno comportamenti terapeutici simili, mantenendo comunque le differenze finora esaminate.
Se si considera che la dinamizzazione assume per certi versi un ruolo preminente nell’azione terapeutica, rispetto alla pura e semplice diluizione della sostanza di origine, le diluizioni D, CH, K, LM possono essere analogamente classificate in base al valore della cifra numerica che le accompagna, la quale traduce il livello della dinamizzazione, oltre ovviamente il livello della diluizione nella tipologia di appartenenza. Si ricorda che le diluizioni con la stessa cifra numerica hanno la stessa dinamizzazione, ossia lo stesso numero di succussioni.
Pertanto, dal punto di vista dell’effetto clinico, tutte le tipologie di diluizioni omeopatiche possono così classificarsi:
► «basse» le diluizioni fino a 7 (D o CH o K o LM);
► «medie» quelle superiori a 7 fino a 15 (D o CH o K o LM);
► «medio-alte» quelle superiori a 15 fino a 30 (D o CH o K o LM);
► «alte» quelle superiori a 30 fino a 200 (D o CH o K o LM);
► «altissime» quelle superiori a 200 (D o CH o K o LM).
Ad esempio, una 7CH si avvicina maggiormente a una D7, che non a una D14 (che equivarrebbe a una 7CH in base alla mera diluizione). Esse infatti hanno la stessa dinamizzazione, avendo subito un uguale numero di succussioni, pari a 7 x 100 = 700 e quindi hanno effetti terapeutici simili.

Silvia dice
Gent.ma dottoressa, le scrivo per avere un chiarimento circa l’ assunzione del rimedio omeopatico pulsatilla 35 k. Soffro di allergia stagionale da pollini ed il nuovo omeopata a cui mi sono rivolta mi ha prescritto l’ assunzione di due granuli di pulsatilla 35 K fino ad un massimo di 5 volte al giorno e di 1/4 di dose unica di Allium cepa a settimana. Leggendo delle schede in internet, ho visto che pulsatilla è sconsigliata alle donne che cercano una gravidanza (come me in questo periodo). Naturalmente durante la visita ho fatto presente all’omeopata questa mia esigenza. Secondo lei assumere pulsatilla in questo caso può essere nocivo?
Sono frastornata anche dal fatto che l’ omeopata che mi ha curato per l’ allergia fino all’ anno scorso, mi ha prescritto la tuia occidentalis in diverse diluizioni e l’ apis, che invece il nuovo omeopata non mi ha prescritto perché, a suo dire, nocivo per l’ eventuale impianto di un embrione. Non riesco a capire come mai ci possa essere una differenza così grande tra le due diagnosi. Fino ad ora ho avuto scarsi risultati, sia con la tuia, sia con la pulsatilla.
La ringrazio anticipatamente per la risposta.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Silvia, non mi risulta che rimedi omeopatici come Pulsatilla, Thuya o Apis siano controindicati per chi cerca una gravidanza o che possano ostacolare un’eventuale gravidanza. Devo ritenere che il nuovo medico omeopata non le ha confermato Thuya e Apis perché non li ha ritenuti adatti alla sua situazione attuale e quindi come tali avrebbero potuto creare o non risolvere una qualche condizione di disagio psico-fisico che indirettamente avrebbe potuto riflettersi sulla gravidanza cercata. Le prescrizioni diverse dei due medici omeopati dipendono molto anche dalla formazione, dall’esperienza e dall’abilità di ciascun professionista, che possono suggerire delle strategie terapeutiche differenti e dei protocolli terapeutici differenti. La prima differenza sta nella scuola omeopatica di appartenenza, cioè quella unicista o quella pluralista o quella complessista, che prevedono orientamenti terapeutici o, per meglio dire, metodi di prescrizione diversi. Inoltre alcuni medici omeopati prescrivono fin dalla prima visita i rimedi che appaiono più somiglianti ed altri invece hanno l’abitudine di prescrivere all’inizio della terapia dei rimedi rivelatori o interlocutori che possano meglio far emergere nel paziente quegli aspetti che poi indirizzano più facilmente la scelta dei rimedi curativi somiglianti. Come pure di prescrivere all’inizio dei rimedi preparatori che possano predisporre meglio l’organismo all’azione curativa dei rimedi somiglianti. Nel frattempo ed anche nel dopo si studiano e si analizzano i segnali che provengono dal campo per affinare la repertorizzazione e l’eventuale analisi differenziale tra più rimedi, onde procedere alle scelte con il minimo margine di errore e/o agli eventuali adattamenti. Ripeto è solo una questione di metodo e di bravura del medico omeopata nell’ascoltare, interrogare ed osservare il paziente durante le visite e durante la terapia. Una cosa dalla quale non si può prescindere è la corretta applicazione della “legge di similitudine”, qualunque sia il metodo al quale si accorda la propria preferenza. Tenga quindi costantemente informato il medico omeopata sull’andamento della terapia (il campo di cui in precedenza). Cordiali saluti.
sabrina dice
Buongiorno dottoressa io volevo chiederle delle cose riguardo l’omeopatia per togliermi dei dubbi.Sono andata da un omeopata unicista portando quella che voi chiamate la storia biopatografica.Lui ha detto che sicuramente ne avrebbe tenuto conto per darmi il rimedio ma che non si sarebbe fatto influenzare ma bensi valutava piú con le impressioni che io le avevo dato in visita, e cosi anche delle mie caratteristiche caratteriali che non ha voluto piú di tanto farsi condizionare da un questionario compilato da me.Secondo lei é giusto come atteggiamento terapeutico? E come tempi di guarigione completa ha parlato di un anno ,anno e mezzo. Ma l’omeopatia(in questo caso unicista)non aveva dei tempi rapidi seppur nella cronicitá? Una prescrizione 40 ch di solito xché si prescrive? Come diluizione intendo.Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, non deve affatto meravigliarsi, perché molto dipende dalla bravura, dalla formazione e dall’esperienza del medico omeopata, il quale forte di ciò potrebbe privilegiare l’osservazione diretta e il racconto del paziente. D’altro canto non tutti i pazienti si presentano dal medico omeopata con la storia biopatografica scritta da sé e non per questo per essi non si riesce a individuare il rimedio simillimum e portarli alla guarigione. Ripeto è solo una questione di metodo e di abilità del medico omeopata nel visitare, osservare, ascoltare e interrogare il paziente. Certamente una storia biopatografica ordinata, precisa, sintetica al punto giusto e soprattutto affidabile nella ricostruzione degli eventi agevolerebbe il lavoro del medico omeopata. Lo stesso dicasi per le note caratteriali scritte da sé, le quali però più facilmente possono essere connotate da soggettività. Tenga comunque presente che il cuore della visita medica omeopatica è la raccolta dei sintomi attuali descritti dal paziente, fisici, generali e psichici, che il medico vaglia, elabora e gerarchizza, approfondendo le causalità e le modalità degli stessi, in modo che ciò gli consente di estrapolare, da tutto il racconto del paziente, gli aspetti chiave che gli permettono poi di formulare la diagnosi e quindi, mettendo insieme gli altri elementi raccolti, di pervenire alla terapia appropriata, previa relativa repertorizzazione ed eventuale diagnosi differenziale tra più rimedi. Per quanto riguarda la tempistica di guarigione, questa è molto personale, in quanto legata alla reattività e sensibilità individuale del paziente allo stimolo del rimedio omeopatico e alla profondità della patologia o del disturbo. Sicuramente i casi cronici richiedono dei tempi relativamente maggiori rispetto ai casi acuti. Comunque quando è in gioco anche la componente psicologica i tempi di guarigione sono sempre abbastanza lunghi. Inoltre la tempistica è anche influenzata dalle caratteristiche proprie del simillimum. Ci sono rimedi omeopatici che hanno intrinsecamente dei tempi di azione più lunghi, si pensi ad es. a Lycopodium, Sulphur, Calcarea carbonica, Silicea, ecc., altri invece che agiscono prima, si pensi ad es. a Aconitum, Apis, Belladonna, Pulsatilla, ecc. Infine per quanto riguarda la diluizione, solitamente le diluizioni medio-alte (dalla 30 alla 60CH) si prescrivono per ottenere un’azione terapeutica sufficientemente ed esaustivamente profonda e sistemica. Infatti le medio-alte, che sono delle diluizioni centrali, importantissime, offrono un’azione terapeutica abbastanza completa, che va dai casi acuti a quelli cronici, dal lesionale al funzionale, dai sintomi generali al mentale. Cordiali saluti.
Stefania dice
Gentilissima Dott.ssa,
La ringrazio molto della Sua gentile risposta.
Per caso Lei opera nella zona di Como-Varese-Milano?
Oppure se la sentirebbe di raccomandarmi qualche bravo medico omeopata che potrebbe fare il caso mio, sempre da quelle parti?
Cordiali saluti
Stefania
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Stefania, come potrà rilevare nella sezione del sito “Chi sono”, non sono un medico bensì una biologa appassionata e studiosa di omeopatia che cerca di fornire con il presente sito web un’informazione chiara, comprensibile, oggettiva, disinteressata e responsabile su ciò che l’omeopatia e i rimedi naturali possono fare per la nostra salute e il nostro benessere. Anche attraverso le risposte ai commenti cerco di offrire notizie e spunti utili, ragionamenti e orientamenti, sia agli interessati che agli altri visitatori, ma il medico rimane sempre la figura centrale di riferimento imprescindibile e insostituibile. Se non ha altri riferimenti potrebbe fare una ricerca in rete relativamente a siti sicuri e associazioni omeopatiche accreditate, molte delle quali hanno un’organizzazione territoriale, oppure rivolgersi a una farmacia di fiducia con vendita omeopatica per essere indirizzata verso un bravo medico omeopata che sicuramente esisterà nella sua zona. Cordiali saluti.
Stefania dice
Gentile Dott.ssa,
sono nata con l’ipotiroidismo autoimmune (anti-TPO = 489) che negli anni mi ha provocato e continua a provocarmi crisi d’ansia, attacchi di panico, claustrofobia, dolori “inspiegabili” alla schiena – parti molli, stati depressivi senza un apparente motivo, emoglobina bassa, caduta di capelli, tachicardia…
Vorrei chiederle se l’omeopatia può essere d’aiuto anche in casi di malattie autoimmuni? E se si, nell’ipotiroidismo autoimmune è preferibile andare ad agire direttamente sulla tiroide, oppure sui singoli sintomi? In questo caso può servire un rimedio costituzionale? Se si, eventualmente quale?
La ringrazio per la sua gentile risposta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Stefania, se lei intende curare la sua tiroidite autoimmune, causa dell’ipotiroidismo, con l’omeopatia ed avere delle concrete possibilità di successo, le consiglio di rivolgersi ad un medico omeopata, perché le possibilità esistono a condizione però che si individui la terapia giusta e la giusta strategia terapeutica. Solo la visita medica omeopatica può riuscire a fare ciò, attraverso l’esame e lo studio approfondito del paziente, l’anamnesi, la valutazione del quadro clinico, il vaglio della sintomatologia, sia a livello fisico che a livello psichico e la valorizzazione di tutte quelle peculiarità che rendono il soggetto unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa patologia. La cura omeopatica personalizzata deve agire lungo due linee di azione terapeutica, una sintomatica e l’altra di fondo. La cura sintomatica serve per intervenire in tempi abbastanza contenuti sui sintomi (nel suo caso ansia, attacchi di panico, depressione, claustrofobia, tachicardia, sindromi dolorose, alopecia, ecc.), tramite rimedi che contengono la sintomatologia somigliante a quella del paziente. La cura di fondo serve per intervenire sul “terreno” del paziente (nel suo caso il sistema immunitario), legato al patrimonio genetico e comportamentale, per correggerne o regolarne il funzionamento, tramite rimedi costituzionali scelti accuratamente sulla base della somiglianza con i caratteri morfologici, fisiologici e psicologici del paziente. L’individuazione dei rimedi omeopatici giusti è fondamentale per il successo della terapia, ma altrettanto strategica è la scelta delle diluizioni degli stessi, cioè quelle più attive per il paziente, che devono coniugare le caratteristiche proprie dei rimedi con la sensibilità e reattività individuale del paziente e con i livelli d’intervento terapeutico necessari. Dopodiché ne conseguono le posologie, che devono tener conto dei tempi di copertura terapeutica dei rimedi. Potrebbe anche esserci una coincidenza tra i rimedi omeopatici costituzionali e quelli sintomatici ed in tal caso occorrerà lavorare sapientemente con le diluizioni e con le durate. Non è escluso che possa rendersi necessaria anche l’adozione di rimedi omeopatici sinergici e complementari, od ancora di bioterapici di supporto, come ad esempio gemmoterapici e/o organoterapici, allo scopo di rafforzare, completare e prolungare gli effetti terapeutici della cura omeopatica. Inoltre la cura stessa potrebbe essere suscettibile di adattamenti in corso d’opera sulla base dei segnali provenienti dal campo durante la terapia. Si renderà conto che un “lavoro” del genere, così delicato e articolato lo può svolgere solo un medico omeopata, altrimenti facilmente si va incontro a fallimenti. Cordiali saluti.
Alessandra dice
Gentile dott.ssa,
da un po’ di tempo ho sul collo un eczema e da qualche giorno a questa parte ho scoperto di aver contratto anche il papilloma virus. Il mio medico di fiducia mi ha prescritto 5 gocce mattina e sera di Thuya MK per 20gg e XMK per altri 20gg, più due granuli di sulphur 6CH da prendere subito dopo le gocce. Ieri ho preso la prima dose ma le gocce sono molto acide e quasi brucianti sul palato, mi chiedevo quindi se per caso bisognasse dinamizzare la boccetta di vetro in cui sono vendute e se si per quante volte.
La ringrazio in anticipo, cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Alessandra, il bruciore che lei avverte è dovuto al contenuto alcolico della soluzione. Potrebbe sciogliere le gocce in un poco d’acqua, senza così modificare l’effetto terapeutico del rimedio. Per le prossime volte si faccia prescrivere i granuli o i globuli. E’ preferibile dinamizzare la soluzione prima di ogni assunzione, scuotendo energicamente il contenitore per circa 10 volte. Cordiali saluti.
Graziella dice
Buongiorno Dott.ssa, ho interrotto l’assunzione di cortisone per i miei reumatismi ed ho iniziato da 3 giorni con il rimedio Bryonia 30 CH diluendo 5 granuli in 250 ml di acqua ed eseguo le dinamizzazioni, sbattendo con 5 colpi forti sul palmo della mano la bottiglietta. Bevo 1 sorso ogni 2 ore e aggiungo acqua per far durare di più il rimedio. Il mio dubbio è: quando la soluzione è finita dopo circa 3 gg, ne preparo un’altra? Per le malattie croniche è possibile assumere questi rimedi in modo continuativo anche per vari mesi? Secondo lei è possibile la guarigione completa dai reumatismi? Grazie per l’aiuto prezioso, cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Graziella, la metodologia di assunzione dei rimedi omeopatici che lei sta adottando è molto vicina a quella praticata dai Maestri del passato. Questa consiste nel lasciar sciogliere i granuli in mezzo bicchiere d’acqua e poi berne un sorso nel numero di volte giornaliero prescritto. Si rabbocca di volta in volta l’acqua che viene bevuta, allo scopo di aumentare la diluizione della soluzione e quindi la sua potenza terapeutica, come raccomandava Hahnemann, per evitare ogni effetto iatrogeno. La soluzione può essere usata per 2-3 giorni, dopodiché si butta via e si ricomincia daccapo se bisogna continuare. Si ricomincia daccapo anche se i rabbocchi sono quantitativamente inferiori ai sorsetti e quindi la soluzione si esaurisce. Se non si effettua il rabbocco, la soluzione, prima di ogni assunzione, o deve essere travasata rapidamente più volte (generalmente 20 volte) da un bicchiere all’altro, oppure deve essere scossa energicamente più volte (generalmente 10 volte) ed in quest’ultimo caso occorre la bottiglietta. Ciò sempre allo scopo di aumentare ad ogni assunzione la potenza terapeutica della soluzione, aumentando in tal caso la dinamizzazione. Per le malattie croniche una cura omeopatica si può protrarre, senza porsi limiti temporali particolarmente stringenti, finché si registrano benefici e si interrompe, ovviamente, alla guarigione o al raggiungimento di un risultato soddisfacente e stabile. Per quanto riguarda le possibilità di guarigione, molto dipende dalla natura, dalla gravità e dallo stadio di avanzamento dei reumatismi. Ad esempio, se si tratta di sindromi infiammatorie non autoimmuni a carico dell’apparato osteoarticolare si può anche guarire, invece se si tratta di artrosi si può solo rallentarne il progresso. In genere però trattandosi di malattie molto complesse e differenti da ammalato a ammalato, bisogna anche considerare che la terapia potrebbe non essere soltanto farmacologica. Una panoramica dei principali rimedi omeopatici e bioterapici più spesso utilizzati nei disturbi dolorosi dell’apparato muscolo-scheletrico è consultabile all’articolo “Reumatismi” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Cordiali saluti.
carmen dice
Buongiorno dottoressa, vorrei provare dei prodotti omeopatici con la mia cagnolina che nonostante abbia solo 5 anni ha già perso alcuni denti e gli i rimanenti sono istabili.Ho già provato con gocce D6 di Argentum nitricum ( 5 gocce 2 volte al di x un mese ).Ho visto che un po’ si è ammorbidito il tartaro e la cagnolina è diventata più allegra, ma i denti si muovono lo stesso.Vorrei tentare con Silicea D 4 (però ho trovato solo la D 6 ) e con Natrium Phosphoricum D 4 , che però non TROVO.Che diluizione mi consiglia per il Natrium? Oppure usare la diliuzione CH ,ma quale ? La ringrazio sentitamente Carmen
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Carmen, le consiglio di portare la sua cagnolina da un veterinario omeopata, perché, com’è noto, l’omeopatia è una medicina molto individuale, non generalizzabile e per gli animali in particolare richiede delle tecniche e delle pratiche completamente differenti da quelle per uso umano. Cordiali saluti.
Bruna dice
Buongiorno io soffro di ansia e ipocondria il mio medico mi ha prescritto lycopodium 42ml una goccia al giorno cosa ne pensa ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Bruna, se il suo medico omeopata le ha prescritto Lycopodium è perché ha fatto le proprie valutazioni e quindi ha potuto stabilire che il rimedio è il più adatto a lei. Comunque Lycopodium è un rimedio omeopatico che viene prescritto nella depressione e nell’ipocondria. Cordiali saluti.
andrea dice
Buonasera e Buon anno Dottoressa,
Vorrei chiederle al riguardo delle altissime diluizioni:ho assunto il rimedio Ignatia Amara XMK circa 30 giorni fa,i benefici dovrei iniziare ad avvertirli nelle prossime settimane?
Questa diluizione è possibile assumerla una volta al mese?
Mi scusi ha scritto qualche libro sull’omeopatia?Se si, mi potrebbe dire i titoli.
Grazie e complimenti per la sua professionalità,buonasera.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Andrea, è proprio così, come riportato nell’articolo la XMK è una diluizione altissima che impiega qualche settimana per agire ed ha un tempo di copertura terapeutica altrettanto lungo, per cui generalmente non si ripete prima di un mese. Però a distanza di 30 giorni dalla prima assunzione qualche beneficio avrebbe già dovuto manifestarsi. La ringrazio per i complimenti, ma non ho scritto alcun libro sull’omeopatia. Cordiali saluti.
Mariella dice
Gentile Dott.ssa,
devo.acquistare echinacea angus 5ch, è vero che equivale a d10?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Mariella, i due rimedi, cioè Echinacea angustifolia 5CH e Echinacea angustifolia D10, sono equivalenti dal punto di vista della concentrazione molecolare della sostanza di origine, ma non lo sono dal punto di vista della dinamizzazione. Infatti la diluizione 5CH subisce 5 x 100 = 500 succussioni, mentre la D10 subisce 10 x 100 = 1.000 succussioni. Quindi la 5CH è meno potente della D10 e perciò le due diluizioni non sono paragonabili sul piano terapeutico. Cordiali saluti.