Premessa
In quest’articolo si forniranno alcuni approfondimenti riguardanti le diverse diluizioni omeopatiche, se ne descriveranno sinteticamente le caratteristiche e le tecniche di preparazione, si riporteranno gli effetti terapeutici legati alla loro classificazione e si tenterà un confronto tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, che si ritiene molto utile per gli studiosi ed i praticanti dell’omeopatia. Per comodità si riproporranno alcune nozioni e informazioni già sviluppate in altre parti del sito.
Il ceppo omeopatico
Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione. Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata. In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione. Maggiori informazioni sono contenute nell’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della presente sezione del sito.
La diluizione
La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata. Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).
La dinamizzazione
La dinamizzazione è l’altra fase importante del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste in un’azione di forte agitazione e di percussione del flacone in cui è contenuto la diluizione omeopatica (succussioni in senso verticale). Le succussioni canoniche che vengono impresse sono pari a 100, prendendo spunto da quelle effettuate dallo stesso Hahnemann, che come si racconta, soleva sbattere 100 volte il suo contenitore sulla Sacra Bibbia. Ad ogni passaggio di diluizione deve seguire una dinamizzazione. La dinamizzazione conferisce al rimedio il potere omeopatico, il “quid energetico” in concordanza con la Legge di similitudine, che costituisce la base di azione del rimedio. Questo è il motivo per cui molti Autori, riferendosi ad un rimedio, preferiscono parlare di dinamizzazione piuttosto che di diluizione. Un sinonimo di dinamizzazione, molto usato dalla scuola tedesca ed anglosassone, è il termine “potenza”, proprio a ricordare il potere energetico posseduto dal rimedio omeopatico. Nel presente sito, come del resto è consuetudine in Italia, verrà utilizzato il termine unico “diluizione” sottintendendo che sia comprensivo anche della dinamizzazione.
Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH
Come già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco). Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione. Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio. Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.
Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa. Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.
In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.
Le diluizioni korsakoviane K
Le diluizioni korsakoviane, dal nome del loro ideatore Simeon Nicolaievitch Korsakov (1788-1853, consigliere di stato russo), connotate dalla sigla K, si preparano utilizzando sempre lo stesso flacone e per questo sono anche denominate “del flacone unico”. In tale unico flacone vengono eseguite tutte le diluizioni e le dinamizzazioni necessarie, impiegando come solvente dell’acqua distillata. Un possibile metodo di preparazione consiste nel riempire di ceppo omeopatico (ad es. di tintura madre) un flacone da 100 ml che poi si svuota per aspirazione. Sulle pareti del flacone si presuppone che sia rimasta adesa una quantità di sostanza pari a 1/100 del suo precedente contenuto. Dopo di che si riempie lo stesso flacone con acqua distillata, la cui quantità è pari a 99 volte la quantità di sostanza rimasta sulle pareti del flacone, si effettuano le 100 succussioni e si ottiene così la prima diluizione korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con le stesse modalità per le diluizioni successive 2K, 3K, 4K e così via. Anche qui la cifra numerica che precede la sigla K indica quante volte è stata operata la diluizione.
Il metodo korsakoviano risulta essere molto semplice e poco dispendioso (utilizza un solo flacone e come solvente dell’acqua distillata), per cui si presta meglio al raggiungimento delle altissime diluizioni, ma risulta essere alquanto impreciso e ciò costituisce il suo limite.
Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane
Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione. Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente. Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania. Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti. Ad ogni buon fine, solo a titolo orientativo e con tutte le limitazioni accennate, si può dire che approssimativamente è possibile accettare la tabella di equivalenza, a lato riportata, in funzione della sola concentrazione molecolare e quindi della sola diluizione.
Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana. Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100). Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.
Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico. Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.
Effetti terapeutici delle diluizioni
Anche se in omeopatia non esiste la regola generale, in quanto gli effetti terapeutici dei rimedi omeopatici, gli inizi e le durate degli stessi dipendono, oltre che dalle caratteristiche proprie di ciascun rimedio, dalla capacità di reazione del singolo organismo, esiste comunque il seguente criterio, valido in molti casi, che può orientare l’omeopata nella scelta della diluizione.
● Basse diluizioni (quelle fino alla 7CH): hanno effetto rapido o rapidissimo, agiscono per qualche ora e devono essere assunte a distanza ravvicinata (ogni quarto d’ora, ogni mezz’ora, ecc.) per risolvere una patologia dalla sintomatologia acuta, per i sintomi locali e per il lesionale. Sono adatte anche per espletare un’attività di “drenaggio”, che stimola gli organi emuntori (reni, fegato, intestino, polmoni, pelle), libera l’organismo dalle tossine e lo rende più recettivo alla cura omeopatica.
● Medie diluizioni (ad es. la 9CH o la 15CH): hanno un effetto più lento, cioè abbisognano di 3-4 giorni per agire e coprono poi un tempo terapeutico di circa 10 giorni. Si usano soprattutto per le patologie organiche acute e subacute e per il funzionale.
● Medio-alte diluizioni (ad es. la 30CH che è una diluizione centrale, importantissima): impiegano alcuni giorni (5, 7, 10, 15 gg.) per esprimere la loro efficacia e poi mantengono i loro effetti terapeutici per circa 20-30 giorni. Si utilizzano prevalentemente per le malattie subcroniche e croniche, per i sintomi generali e per il funzionale, ma hanno effetto anche sui sintomi acuti e sullo psichismo.
● Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.) e coprono un tempo terapeutico di circa 1 mese o oltre. Hanno un’azione più sistemica e profonda. Generalmente si usano nelle patologie croniche ed in quelle che coinvolgono la componente psicologica del soggetto.
● Altissime diluizioni (prime fra tutte la 1.000CH, la MK e la XMK): agiscono sullo stato mentale e psichico, sulla diatesi e sul substrato di terreno del soggetto. Sono rimedi profondi, impiegano molti giorni per esprimersi (20, 30, 40 gg.) e durano poi terapeuticamente un tempo abbastanza lungo.
Le diluizioni hahnemanniane cinquantamillesimali LM
Un discorso a parte meritano le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, connotate dalla sigla LM. Per preparare una cinquantamillesimale si parte da un globulo o da una goccia di una diluizione data, generalmente dalla 6CH alla 60CH, e si mescola a 500 parti di solvente. Questo viene poi succusso e diluito ad ogni passaggio avendo così un rapporto costante di 1:50.000 (500 x 100) ed il rimedio in tal modo preparato si esprime con 6LM, o 12LM, o 18LM, o 24LM, o 30LM, o 50LM, o 60LM, che sono le diluizioni più usate in questa scala. In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì normali diluizioni basse-medie-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base.
L’uso delle cinquantamillesimali era stato preconizzato da Hahnemann (nella sesta edizione dell’Organon le definisce prossime alla perfezione, descrivendole per la prima volta), soprattutto perché si possono ripetere anche giornalmente nel corso delle affezioni croniche, senza incorrere nell’aggravamento omeopatico “iatrogeno”, che farebbe insorgere temporaneamente dei nuovi sintomi come conseguenza dello sviluppo del potere patogeno del rimedio. L’unica accortezza da adottare è di scuotere energicamente più volte il flacone contenente il rimedio, che in questi casi assume la forma liquida, prima di ogni assunzione allo scopo di variarne la potenza.
Ma le diluizioni cinquantamillesimali evitano o limitano l’entità anche dell’aggravamento omeopatico “terapeutico”, comunque indice prognostico di prossima guarigione, che comporterebbe un’esacerbazione temporanea dei sintomi da curare, tanto più sensibile quanto più elevata è la similitudine rimedio-paziente. Le cinquantamillesimali, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire l’entità dell’aggravamento.
Maggiori informazioni in merito sono contenute nell’articolo “Aggravamento omeopatico” della presente sezione del sito.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM hanno un’azione terapeutica più dolce e graduale, pur mantenendosi energiche, per cui vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o particolarmente sensibili.
Classificazione delle diluizioni D, CH, K, LM
In conclusione, si riepiloga la classificazione delle diluizioni omeopatiche, ovvero il quadro delle varie diluizioni omeopatiche suddiviso nelle classi che hanno comportamenti terapeutici simili, mantenendo comunque le differenze finora esaminate.
Se si considera che la dinamizzazione assume per certi versi un ruolo preminente nell’azione terapeutica, rispetto alla pura e semplice diluizione della sostanza di origine, le diluizioni D, CH, K, LM possono essere analogamente classificate in base al valore della cifra numerica che le accompagna, la quale traduce il livello della dinamizzazione, oltre ovviamente il livello della diluizione nella tipologia di appartenenza. Si ricorda che le diluizioni con la stessa cifra numerica hanno la stessa dinamizzazione, ossia lo stesso numero di succussioni.
Pertanto, dal punto di vista dell’effetto clinico, tutte le tipologie di diluizioni omeopatiche possono così classificarsi:
► «basse» le diluizioni fino a 7 (D o CH o K o LM);
► «medie» quelle superiori a 7 fino a 15 (D o CH o K o LM);
► «medio-alte» quelle superiori a 15 fino a 30 (D o CH o K o LM);
► «alte» quelle superiori a 30 fino a 200 (D o CH o K o LM);
► «altissime» quelle superiori a 200 (D o CH o K o LM).
Ad esempio, una 7CH si avvicina maggiormente a una D7, che non a una D14 (che equivarrebbe a una 7CH in base alla mera diluizione). Esse infatti hanno la stessa dinamizzazione, avendo subito un uguale numero di succussioni, pari a 7 x 100 = 700 e quindi hanno effetti terapeutici simili.
Raffaella dice
Buongiorno Dottoressa.
Da poco mi sono avvicinata all’Omeopatia e sto ottenendo risultati straordinari. Avrei una domanda: quando un rimedio viene prescritto perché si è un certo tipo di persona con problemi caratteriali che pregiudicano la salute ( esempio rabbia, paura, insicurezza), la cura andrebbe ciclicamente ripetuta, si dovrebbe fare un mantenimento o come per i normali farmaci si torna a prendere il rimedio al bisogno? Spero di essere stata chiara. Grazie e cari saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Raffaella, in genere una cura omeopatica continua a praticarsi finché si registrano benefici e finché esistono margini di miglioramento, senza porsi dei limiti temporali particolarmente stringenti ed ovviamente si smette alla guarigione o al raggiungimento di un risultato soddisfacente e stabile. La cura si ripete se a distanza di tempo i disturbi si ripresentano, anche se di tipo psicosomatico, controllando ogni volta che risulti ancora adeguato il livello di somiglianza rimedio-paziente e quindi utilizzando il rimedio omeopatico precedente, se il quadro clinico psico-fisico è rimasto invariato, oppure ricorrendo a un nuovo rimedio, scelto sempre sul massimo grado di similitudine, se nel frattempo il quadro clinico si è modificato. Cordiali saluti.
Gianni dice
Buonasera dr.ssa , Considerato che in questi anni, con l’omeopatia , tengo a bada bene alcuni miei problemi di salute.
Vorrei però approfondire alcuni aspetti riguardanti le diluizioni omeopatiche ” D e CH” e se possibile ottenere alcune delucidazioni sintetiche in merito.
1- Nella trasmissione di presa diretta su Rai 3 del 3 marzo 2018 in contrapposizione alla scienza omeopatica è stato dimostrato che in nessun rimedio omeopatico c’è sostanza del principio attivo. Ora se nelle alte diluizioni la scienza omeopatica asserisce l’esistenza della memoria dell’acqua in quanto c’è il ricordo delle sostanze venute a contatto. Nelle basse diluizioni , mi sembra di aver letto che fino alla 12° diluizione c’è riscontro di molecole della sostanza, secondo il principio di Avogadro. Qual’è la verità?
2- Nelle diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH, quali contengono maggiori molecole del principio attivo nel rimedio in granuli?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Gianni, è sempre opportuno premettere alcune considerazioni, perché spesso le discussioni sulla medicina omeopatica sono influenzate da pregiudizi e non accompagnate da giudizi obiettivi, come invece dovrebbe essere. È oramai ampiamente documentato e scientificamente dimostrato che l’Omeopatia “funziona” sia in vitro che in vivo ed a livello clinico sono stati condotti accurati studi in ambito ospedaliero e universitario, pubblicati su autorevoli riviste mediche indipendenti, che comprovano la validità di questa medicina. Purtroppo molti si fermano alla domanda “come funziona” senza porsi prima l’altra domanda molto più importante “se funziona”. Per il “se” la risposta già esiste, per il “come” stiamo ancora aspettando una risposta definitiva. L’Omeopatia rimane al momento una medicina sperimentale per definizione, forte della conoscenza dei dati sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati ai fini terapeutici. Un dato però è certo, come già riferitole in passato: l’azione dei rimedi omeopatici non si basa su un principio chimico, ossia il meccanismo d’azione non è affatto chimico, piuttosto si basa su fenomeni di tipo fisico e bio-cibernetico che poco hanno a che fare con la quantità di principio attivo presente nel rimedio. È questo l’errore che commettono i detrattori della medicina omeopatica (chissà quanto in buona fede e quanto ad uso strumentale), i quali si ostinano a ragionare con le logiche della medicina tradizionale (medicina rispettabilissima, talvolta indispensabile e insostituibile) che confida molto nella chimica e quindi nell’azione chimica del principio attivo, dove la quantità dello stesso diventa importante. Un rimedio omeopatico veicola una bio-informazione, una sollecitazione energetica, esattamente quella che serve ai sistemi di difesa e di regolazione generale dell’organismo per stimolare la capacità propria di guarigione. Con l’Omeopatia cambia quindi il concetto di principio attivo, inteso nel senso finora adoperato dalla medicina tradizionale, ossia legato unicamente alla presenza di sostanze (molecole) dotate di una certa attività biologica. Di conseguenza parlare di concentrazione molecolare all’interno di una preparazione omeopatica non ha alcun senso. Infatti è vero che da 12CH o da D24, ove le diluizioni superano il limite rappresentato dal Numero di Avogadro, non è presente più alcuna molecola della sostanza di origine, ma è altrettanto vero che il farmaco omeopatico continua ad espletare la sua azione terapeutica e benefica. Credo quindi di aver dato risposta anche al suo secondo quesito: prima della 12CH, le diluizioni D, che hanno la stessa cifra numerica delle CH, contengono una maggiore quantità di molecole, ma ciò, come detto, non ha alcuna rilevanza ai fini terapeutici. Cordiali saluti.
Alessio dice
salve dovrei ordinare un CARBONEUM SULPHURATUM q1
vorrei però capire se posso ordinarlo in CH e in tal caso quale numerazione?
cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Alessio, le diluizioni cinquantamillesimali Q, che sono praticamente uguali alle LM, con la differenza che la loro preparazione parte dalla pianta fresca, non ammettono equivalenze in grado di poterle sostituire completamente, come spiegato nel presente articolo. Se si dovesse passare indispensabilmente ad una diluizione centesimale CH, per scegliere quest’ultima si potrebbe seguire il criterio di rimanere nella stessa classe di appartenenza e quindi la cifra numerica potrà essere identica a quella della diluizione Q (o LM) o quantomeno rientrante tra quelle del range relativo (V. sempre il presente articolo). Cordiali saluti.
Teresa dice
Buon giorno dottoressa sto prendendo il natrum muriaticum alla 9ch cique granuli due volte al giorno poi devo continuare con una monodpse alla 30ch settimanale .Ho chiesto al farmacista ma non conosce la monodose alla trenta esiste? grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Teresa, le confermo che la monodose 30CH globuli di Natrum muriaticum esiste e le aziende farmaceutiche che la producono sono diverse, come Unda, Boiron, Hering, Cemon, Oti … Cordiali saluti.
Cecilia dice
Buongiorno, non avendo trovato (qui dove ora vivo) né medico omeopata né veterinario omeopata, chiedo a lei un consiglio, anche se so che lei è un medico e non un veterinario. Ho letto che, come antiparassitario per il gatto, è molto efficace somministrare Ledum Palustre D200 una volta al mese. Me lo conferma? In caso affermativo, se ho letto correttamente, D200 corrispondono a 200CH, giusto? Ho un gatto molto delicato che ha avuto una pancreatite ed ha subito parecchi medicinali e non vorrei intossicarlo ulteriormente. Mi scuso se mi rivolgo a lei ma non so a chi altro chiedere. Grazie mille
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Cecilia, ciò che posso dirle, che ovviamente riguarda la specie umana, è che Ledum palustre è un rimedio omeopatico molto utile nel fare prevenzione ove sussista la possibilità di punture di insetti o di parassiti, tant’è che viene tipicamente adoperato dagli apicultori qualche tempo prima di avvicinarsi all’alveare. La D200 e la 200CH sono entrambe delle alte diluizioni che, dal punto di vista del potenziale terapeutico, possono ritenersi abbastanza vicine, avendo la stessa dinamizzazione, ma conservano le differenze legate alla dispersione della sostanza di origine, essendo la prima una diluizione decimale e la seconda una diluizione centesimale. Le alte diluizioni in genere richiedono somministrazioni sufficientemente distanziate, come ad esempio a cadenza mensile, se non addirittura un’unica somministrazione laddove la stessa possa risultare risolutiva, in funzione della patologia o del disturbo e della sintomatologia corrispondente. Cordiali saluti.
sofia dice
Buongiorno, vorrei sapere se la diluizione lycopodium 1 LM in gocce si può somministrare agli animali credo sia su base alcolica o se esiste un corrispondente in granuli.
Se vengono diluite successivamente in acqua le gocce perdono la base alcolica?
Grazie
Sofia
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sofia, le LM sono disponibili anche in granuli. Ovviamente la diluizione delle gocce in acqua non elimina l’alcool, ma riduce soltanto la gradazione alcolica. Cordiali saluti.
Max dice
Buongiorno dottoressa, vorrei chiederle un consiglio. Da anni soffro di emorroidi con tanto di prolasso. Ho provato rimedi come ippocastano, centella…. ma peggiorando la situazione a causa di eccesivo sanguinamento. Fortunatamente a causa della paraplegia non ho né dolore né fastidio. Vorrei tentare con Paeonia granuli. Potrebbe consigliarmi la diluzione? Ci sono da 5ch a 30ch e non ho idea con cosa iniziare. Cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Max, anche se la diluizione, come tutte le altre entità terapeutiche omeopatiche, è individuale, non sempre generalizzabile, per un intervento prevalentemente sintomatico e nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata, in linea di massima ci si orienta verso le basse diluizioni (ad es. quelle fino a 7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di 3-5 granuli pro-dose, più volte al dì (ad es. 3-6 volte), lontano dai pasti. Ovviamente, come accennato, la prescrizione giusta la può garantire solo un medico omeopata con l’esame del caso specifico. Cordiali saluti.
Antonella dice
Salve dottoressa.
La diluzione Q4 cosa significa?
Ad esempio Conium Q4
Graxie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Antonella, le Q sono diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, al pari delle LM, dalle quali si differenziano per il fatto che la preparazione viene effettuata partendo da una triturazione con la pianta fresca. Pertanto la diluizione Q4 (o 4Q) corrisponde alla diluizione LM4 (o 4LM), con la differenza precisata. Le diluizioni Q sono però di difficile reperibilità in Italia. Cordiali saluti.
Alessandra dice
Buongiorno dottoressa, vorrei sapere se sa indicarmi a quale diluizione korsakoviana (K) corrisponde la diluizione 1000CH. Grazie!
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Alessandra, evidentemente le sarà sfuggito: come riportato alla fine del paragrafo “Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane” del presente articolo, la diluizione korsakoviana che si avvicina di più alla diluizione hahnemanniana 1.000CH è la MK, avendo la stessa dinamizzazione. Cordiali saluti.
Mari dice
Salve dottoressa. Il mio medico omeopata mi ha dato una cura di Silicea 35K da assumere 3 volte al giorno. Vorrei sapere se devo far intercorrere necessariamente un tempo stabilito di ore tra una somministrazione e l’altra. Grazie anticipatamente!
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Mari, escludendo il periodo notturno, dove in genere si possono evitare le somministrazioni, i rimedi omeopatici vanno assunti a intervalli uguali durante il dì, lontano dai pasti, secondo il numero di volte giornaliero prescritto. Ovviamente il medico omeopata potrà meglio ragguagliarla relativamente al suo caso specifico. Cordiali saluti.