Premessa
In quest’articolo si forniranno alcuni approfondimenti riguardanti le diverse diluizioni omeopatiche, se ne descriveranno sinteticamente le caratteristiche e le tecniche di preparazione, si riporteranno gli effetti terapeutici legati alla loro classificazione e si tenterà un confronto tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, che si ritiene molto utile per gli studiosi ed i praticanti dell’omeopatia. Per comodità si riproporranno alcune nozioni e informazioni già sviluppate in altre parti del sito.
Il ceppo omeopatico
Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione. Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata. In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione. Maggiori informazioni sono contenute nell’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della presente sezione del sito.
La diluizione
La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata. Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).
La dinamizzazione
La dinamizzazione è l’altra fase importante del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste in un’azione di forte agitazione e di percussione del flacone in cui è contenuto la diluizione omeopatica (succussioni in senso verticale). Le succussioni canoniche che vengono impresse sono pari a 100, prendendo spunto da quelle effettuate dallo stesso Hahnemann, che come si racconta, soleva sbattere 100 volte il suo contenitore sulla Sacra Bibbia. Ad ogni passaggio di diluizione deve seguire una dinamizzazione. La dinamizzazione conferisce al rimedio il potere omeopatico, il “quid energetico” in concordanza con la Legge di similitudine, che costituisce la base di azione del rimedio. Questo è il motivo per cui molti Autori, riferendosi ad un rimedio, preferiscono parlare di dinamizzazione piuttosto che di diluizione. Un sinonimo di dinamizzazione, molto usato dalla scuola tedesca ed anglosassone, è il termine “potenza”, proprio a ricordare il potere energetico posseduto dal rimedio omeopatico. Nel presente sito, come del resto è consuetudine in Italia, verrà utilizzato il termine unico “diluizione” sottintendendo che sia comprensivo anche della dinamizzazione.
Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH
Come già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco). Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione. Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio. Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.
Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa. Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.
In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.
Le diluizioni korsakoviane K
Le diluizioni korsakoviane, dal nome del loro ideatore Simeon Nicolaievitch Korsakov (1788-1853, consigliere di stato russo), connotate dalla sigla K, si preparano utilizzando sempre lo stesso flacone e per questo sono anche denominate “del flacone unico”. In tale unico flacone vengono eseguite tutte le diluizioni e le dinamizzazioni necessarie, impiegando come solvente dell’acqua distillata. Un possibile metodo di preparazione consiste nel riempire di ceppo omeopatico (ad es. di tintura madre) un flacone da 100 ml che poi si svuota per aspirazione. Sulle pareti del flacone si presuppone che sia rimasta adesa una quantità di sostanza pari a 1/100 del suo precedente contenuto. Dopo di che si riempie lo stesso flacone con acqua distillata, la cui quantità è pari a 99 volte la quantità di sostanza rimasta sulle pareti del flacone, si effettuano le 100 succussioni e si ottiene così la prima diluizione korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con le stesse modalità per le diluizioni successive 2K, 3K, 4K e così via. Anche qui la cifra numerica che precede la sigla K indica quante volte è stata operata la diluizione.
Il metodo korsakoviano risulta essere molto semplice e poco dispendioso (utilizza un solo flacone e come solvente dell’acqua distillata), per cui si presta meglio al raggiungimento delle altissime diluizioni, ma risulta essere alquanto impreciso e ciò costituisce il suo limite.
Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane
Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione. Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente. Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania. Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti. Ad ogni buon fine, solo a titolo orientativo e con tutte le limitazioni accennate, si può dire che approssimativamente è possibile accettare la tabella di equivalenza, a lato riportata, in funzione della sola concentrazione molecolare e quindi della sola diluizione.
Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana. Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100). Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.
Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico. Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.
Effetti terapeutici delle diluizioni
Anche se in omeopatia non esiste la regola generale, in quanto gli effetti terapeutici dei rimedi omeopatici, gli inizi e le durate degli stessi dipendono, oltre che dalle caratteristiche proprie di ciascun rimedio, dalla capacità di reazione del singolo organismo, esiste comunque il seguente criterio, valido in molti casi, che può orientare l’omeopata nella scelta della diluizione.
● Basse diluizioni (quelle fino alla 7CH): hanno effetto rapido o rapidissimo, agiscono per qualche ora e devono essere assunte a distanza ravvicinata (ogni quarto d’ora, ogni mezz’ora, ecc.) per risolvere una patologia dalla sintomatologia acuta, per i sintomi locali e per il lesionale. Sono adatte anche per espletare un’attività di “drenaggio”, che stimola gli organi emuntori (reni, fegato, intestino, polmoni, pelle), libera l’organismo dalle tossine e lo rende più recettivo alla cura omeopatica.
● Medie diluizioni (ad es. la 9CH o la 15CH): hanno un effetto più lento, cioè abbisognano di 3-4 giorni per agire e coprono poi un tempo terapeutico di circa 10 giorni. Si usano soprattutto per le patologie organiche acute e subacute e per il funzionale.
● Medio-alte diluizioni (ad es. la 30CH che è una diluizione centrale, importantissima): impiegano alcuni giorni (5, 7, 10, 15 gg.) per esprimere la loro efficacia e poi mantengono i loro effetti terapeutici per circa 20-30 giorni. Si utilizzano prevalentemente per le malattie subcroniche e croniche, per i sintomi generali e per il funzionale, ma hanno effetto anche sui sintomi acuti e sullo psichismo.
● Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.) e coprono un tempo terapeutico di circa 1 mese o oltre. Hanno un’azione più sistemica e profonda. Generalmente si usano nelle patologie croniche ed in quelle che coinvolgono la componente psicologica del soggetto.
● Altissime diluizioni (prime fra tutte la 1.000CH, la MK e la XMK): agiscono sullo stato mentale e psichico, sulla diatesi e sul substrato di terreno del soggetto. Sono rimedi profondi, impiegano molti giorni per esprimersi (20, 30, 40 gg.) e durano poi terapeuticamente un tempo abbastanza lungo.
Le diluizioni hahnemanniane cinquantamillesimali LM
Un discorso a parte meritano le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, connotate dalla sigla LM. Per preparare una cinquantamillesimale si parte da un globulo o da una goccia di una diluizione data, generalmente dalla 6CH alla 60CH, e si mescola a 500 parti di solvente. Questo viene poi succusso e diluito ad ogni passaggio avendo così un rapporto costante di 1:50.000 (500 x 100) ed il rimedio in tal modo preparato si esprime con 6LM, o 12LM, o 18LM, o 24LM, o 30LM, o 50LM, o 60LM, che sono le diluizioni più usate in questa scala. In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì normali diluizioni basse-medie-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base.
L’uso delle cinquantamillesimali era stato preconizzato da Hahnemann (nella sesta edizione dell’Organon le definisce prossime alla perfezione, descrivendole per la prima volta), soprattutto perché si possono ripetere anche giornalmente nel corso delle affezioni croniche, senza incorrere nell’aggravamento omeopatico “iatrogeno”, che farebbe insorgere temporaneamente dei nuovi sintomi come conseguenza dello sviluppo del potere patogeno del rimedio. L’unica accortezza da adottare è di scuotere energicamente più volte il flacone contenente il rimedio, che in questi casi assume la forma liquida, prima di ogni assunzione allo scopo di variarne la potenza.
Ma le diluizioni cinquantamillesimali evitano o limitano l’entità anche dell’aggravamento omeopatico “terapeutico”, comunque indice prognostico di prossima guarigione, che comporterebbe un’esacerbazione temporanea dei sintomi da curare, tanto più sensibile quanto più elevata è la similitudine rimedio-paziente. Le cinquantamillesimali, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire l’entità dell’aggravamento.
Maggiori informazioni in merito sono contenute nell’articolo “Aggravamento omeopatico” della presente sezione del sito.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM hanno un’azione terapeutica più dolce e graduale, pur mantenendosi energiche, per cui vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o particolarmente sensibili.
Classificazione delle diluizioni D, CH, K, LM
In conclusione, si riepiloga la classificazione delle diluizioni omeopatiche, ovvero il quadro delle varie diluizioni omeopatiche suddiviso nelle classi che hanno comportamenti terapeutici simili, mantenendo comunque le differenze finora esaminate.
Se si considera che la dinamizzazione assume per certi versi un ruolo preminente nell’azione terapeutica, rispetto alla pura e semplice diluizione della sostanza di origine, le diluizioni D, CH, K, LM possono essere analogamente classificate in base al valore della cifra numerica che le accompagna, la quale traduce il livello della dinamizzazione, oltre ovviamente il livello della diluizione nella tipologia di appartenenza. Si ricorda che le diluizioni con la stessa cifra numerica hanno la stessa dinamizzazione, ossia lo stesso numero di succussioni.
Pertanto, dal punto di vista dell’effetto clinico, tutte le tipologie di diluizioni omeopatiche possono così classificarsi:
► «basse» le diluizioni fino a 7 (D o CH o K o LM);
► «medie» quelle superiori a 7 fino a 15 (D o CH o K o LM);
► «medio-alte» quelle superiori a 15 fino a 30 (D o CH o K o LM);
► «alte» quelle superiori a 30 fino a 200 (D o CH o K o LM);
► «altissime» quelle superiori a 200 (D o CH o K o LM).
Ad esempio, una 7CH si avvicina maggiormente a una D7, che non a una D14 (che equivarrebbe a una 7CH in base alla mera diluizione). Esse infatti hanno la stessa dinamizzazione, avendo subito un uguale numero di succussioni, pari a 7 x 100 = 700 e quindi hanno effetti terapeutici simili.
Roberta dice
Buongiorno dottoressa, hanno prescritto silicea k10.000 della Cemon per la mia chihuahua con un handicap, sorda dalla nascita, purtroppo piena di insicurezze e paure, mi ha detto una dose a settimana ma non capisco a quanti granuli equivalgono. Resto in attesa, grazie Roberta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Roberta, la dose standard di un rimedio omeopatico è di 3-5 granuli ad ogni assunzione. Cordiali saluti.
Claudia dice
Buonasera, per la mia tipologia mi è stata consigliata la calcarea phosphorica da 200 CH in un’unica soluzione e poi ripeterla dopo tre settimane.
Essendo per me la prima volta che mi curo con l’omeopatia volevo gentilmente un suo parere, grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Claudia, se il consiglio le è stato fornito da un medico omeopata può stare tranquilla, perché il medico avrà certamente fatto le opportune valutazioni, potendo quindi stabilire che Calcarea phosphorica, alla diluizione 200CH, è il rimedio omeopatico adatto al suo caso specifico. I rimedi omeopatici possono ritenersi farmaci sicuri, specialmente se vengono adoperati con cognizione di causa e quindi secondo prescrizione medica. Un’alta diluizione, qual è una 200CH, solitamente richiede un’unica somministrazione (monodose), eventualmente da ripetere per ribadire la cura o se la sintomatologia si ripresenta in forma significativa, mantenendo tuttavia una certa distanza tra le assunzioni (pertanto tre settimane possono ritenersi adeguate). Cordiali saluti.
Mariella dice
Buongiorno Dottoressa ……… Mia cugina ha un meningioma , parte cervelletto, vorrei sapere se c ‘ é un rimedio omeopatico per fare regredire questo tumore .E volevo sapere se 3ch è uguale a 3Dh……Grazie cordiali saluto ………….
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Mariella, in linea generale la risposta è negativa, in quanto la cura di un meningioma non rientra nelle prerogative dell’Omeopatia. Tuttavia esistono dei rimedi omeopatici (ad es. Thuya è uno di questi) che possono aiutare ad interrompere uno stato di tendenza a proliferazioni benigne, detto anche stato sicotico in campo omeopatico. Pertanto, se si vuole provare con l’Omeopatia, sarebbe opportuno rivolgersi ad un medico omeopata competente, che potrà indicare il modo più appropriato per intervenire sul caso specifico. Per quanto riguarda le diluizioni 3CH e 3DH (o D3), esse, come riportato nel presente articolo, sono diluizioni differenti. La 3CH è una terza diluizione centesimale (fattore di diluizione 1:100, applicato per 3 volte, ossia con 3 passaggi di diluizione), mentre la D3 è una terza diluizione decimale (fattore di diluizione 1:10, applicato per 3 volte, ossia con 3 passaggi di diluizione). Trattasi comunque di diluizioni appartenenti alla stessa classe, ovvero entrambe delle basse diluizioni, che hanno la stessa cifra numerica (il numero 3, cioè gli stessi passaggi di diluizione) e quindi la stessa dinamizzazione, per cui hanno comportamenti terapeutici simili (ma non uguali), mantenendo le differenze scaturenti dalla propria tipologia di preparazione. In genere, nell’ambito della stessa cifra numerica o della stessa classe, le diluizioni CH vengono prescritte a pazienti normalmente reattivi, avendo un’azione più forte e decisa, mentre le diluizioni D vengono prescritte a pazienti piuttosto sensibili, avendo un’azione più morbida e modulante. Cordiali saluti.
Andrea dice
Buongiorno dottoressa, volevo chiedere un informazione. Ho un piccolo polipo endometriale (7mm) e sto assumendo 5 granuli di thuja occidentalis 30 Ch 1-2 volte al giorno e una volta a settimana un tubo dose di thuja occidentalis 200 k . Il mio dubbio è se tale rimedio può in qualche modo ostacolare un concepimento o causare problemi in gravidanza.grazie in anticipo per la sua risposta
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Andrea, i rimedi omeopatici non hanno controindicazioni o effetti collaterali, sono sicuri in qualsiasi condizione, non comportano alcuna conseguenza indesiderata, specialmente se vengono adoperati con cognizione di causa e quindi secondo prescrizione medica. Cordiali saluti.
azzurra dice
Salve dottoressa io vorrei sapere qualcosa si più su follicolinum 200 k sopratutto quanti granuli assumere e ogni quanto
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Azzurra, come le sarà noto, Follicolinum non è un rimedio omeopatico classico, ossia non è un rimedio dell’Omeopatia classica, bensì è un organoterapico in preparazione omeopatica, ossia è un rimedio dell’Organoterapia, che pur avendo diversi punti di contatto con l’Omeopatia, alla quale si ispira, adotta principi, orientamenti terapeutici, rimedi e criteri di scelta degli stessi completamente differenti. L’Organoterapia utilizza rimedi (gli organoterapici, come detto) che fanno uso di estratti tissutali, ghiandolari o ormonali di organi sani di animali allevati biologicamente, diluiti e dinamizzati secondo il metodo hahnemanniano, i quali agiscono sull’omonimo organo malato correggendone il funzionamento, grazie all’innescarsi di un meccanismo immunitario che libera l’organo dai complessi a base dei suoi stessi auto-anticorpi inibitori in eccesso. Si tratta cioè di un’applicazione del Principio d’Identità («l’organo agisce sull’organo»). Follicolinum deriva dalla follicolina – l’ormone estrogeno dei follicoli ovarici – diluita e dinamizzata ed il suo impiego agisce sulla produzione di detto ormone. Un tale rimedio viene quindi adoperato quando bisogna intervenire su patologie, disfunzioni o disturbi dovuti ad un’alterazione della secrezione di follicolina. Occorrerà però scegliere oculatamente la diluizione dell’organoterapico, che per tale tipologia di farmaci assume un ruolo fondamentale, perché è quella che determina e indirizza l’attività terapeutica. In genere le basse diluizioni (3CH, 4CH, 5CH) sono stimolanti, le medie diluizioni (6CH, 7CH) sono regolatrici e le alte diluizioni (da 9CH a salire, quindi anche la 200K) sono inibenti. Tuttavia ciò non ha valore assoluto, nel senso che la soglia di variabilità dell’attività clinica delle diluizioni organoterapiche può cambiare in funzione della sensibilità individuale del paziente. Di conseguenza, per tutto quanto detto finora, per i riflessi che potrebbe avere una diluizione sbagliata, per l’impatto sulla sfera ormonale, sull’organo-bersaglio e sull’intero organismo, le consiglio di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata, che con l’esame del caso specifico sarà in grado di prescrivere la terapia giusta per lei. Cordiali saluti.
P.N. dice
Salve dottoressa, mi è stato prescritto un prodotto Pulsatilla XMK,, ma non lo prendo perché ho un po’ di paura dell’alta diluizione,, visto che sono abbastanza sensibile e anche abbastanza deboluccia ultimamente,, ho 50 anni,, credo che questo rimedio sia buono per me, ma così alto…
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile P.N., se il rimedio omeopatico Pulsatilla, con la diluizione XMK, le è stato prescritto da un medico omeopata, può stare tranquilla, perché il medico avrà fatto le opportune valutazioni, potendo quindi stabilire che tale formulazione è la più adatta al suo caso specifico. I rimedi omeopatici possono ritenersi farmaci sicuri, particolarmente quando vengono adoperati con cognizione di causa e quindi secondo prescrizione medica. Com’è noto, un rimedio omeopatico – scelto comunque sul massimo grado di similitudine con il paziente – viene generalmente utilizzato alle alte o altissime diluizioni per i casi cronici, per il mentale, per curare una diatesi o per modificare il terreno. Comunque, per vincere ogni preoccupazione, provi a chiedere al medico omeopata se in una fase interlocutoria le può prescrivere una o più diluizioni più basse, per poi passare, una volta verificatene gli esiti, a quella definitiva superiore. Cordiali saluti.
Rossana dice
Buongiorno
E’ corretto che la diluizione dei rimedi deve essere costantemente aumentata? Nel mio caso specifico sto usando una diluizione LM2. Finito il flaconcino in questione dovrò passare automaticamente alla diluizione LM3, poi LM4, e così di seguito ?
Grazie di cuore per un vostro riscontro.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Rossana, non necessariamente occorre cambiare la diluizione, dipende dall’andamento della cura omeopatica. La prima cosa di cui bisogna essere certi è che il rimedio omeopatico sia quello giusto, ovvero che sia stato individuato applicando correttamente la Legge di Similitudine e che la diluizione sia stata scelta tenendo conto della profondità del disturbo, del livello di intervento terapeutico occorrente, nonché del grado di sensibilità e reattività del proprio organismo. Quindi, finché il rimedio omeopatico continua a produrre benefici, non è opportuno toccare niente, tantomeno la diluizione. Eventualmente si può intervenire sulla frequenza delle somministrazioni, cercando quella più adatta, se il miglioramento dovesse durare troppo poco (per esempio qualche ora): in tal caso si può aumentare tale frequenza, almeno in una fase iniziale. Qualora in seguito si dovesse invece verificare una situazione di stallo, senza cioè alcun progresso, si può aumentare gradualmente la diluizione, verificandone di volta in volta i risultati. Ovviamente la prescrizione di un piano terapeutico a misura del singolo caso la può garantire solo un medico omeopata visitando e seguendo il paziente. Cordiali saluti.
Michele dice
Salve, siccome soffro di secchezza agli occhi, al naso, alla gola, nella bocca e alla faringe che mi costringe spesso a raschiare la gola ed a tossire per schiarirmi la voce (prima cantavo ma non posso più cantare per la raucedine dovuto alla secchezza) ho letto su vari siti che andrebbe bene prendere granuli di “Alumina” pero’ gradirei sapere esattamente in che diluizione e che tipo di posologia perché c’è chi dice di prendere la diluizione 9 CH, 5 granuli sublinguali 3 volte al giorno per un mese, e chi dice di prendere la diluizione 4CH o 5CH, 3 granuli ogni 3 ore fino a miglioramento. Secondo voi quale diluizione e posologia andrebbe bene nel mio caso? Devo precisare che ho una Tiroidite di Hashmito dal 1999 e probabilmente anche la Sindrome di Sjogren (ho le ghiandole parotidee e vescichette seminali atrofiche) con Testi di Schirmer e BUT positivi pero’ ANA ed ENA negativi.
Gradirei un vostro consiglio ringraziandovi in anticipo.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Michele, è molto probabile, come lei certamente saprà, che è proprio la sindrome di Sjogren la causa della secchezza agli occhi, al naso ed alla cavità orale. Com’è noto, la sindrome di Sjogren è una malattia infiammatoria autoimmune che colpisce le ghiandole esocrine, in particolare le ghiandole lacrimali e salivari, ma anche quelle di naso, pelle, ecc. Nella forma secondaria può comparire in associazione ad altre malattie autoimmuni, tra cui la tiroidite di Hashimoto. Ovviamente ciò richiede una conferma medica specifica. Alumina è uno dei rimedi omeopatici che può trovare prescrizione per lenire la secchezza. Per quanto riguarda la diluizione e la posologia, che come tutte le entità terapeutiche omeopatiche sono comunque individuali, non sempre generalizzabili, come primo approccio, per un intervento prevalentemente sintomatico e nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata, in genere ci si orienta verso le basse diluizioni (ad es. fino a 7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose (3 granuli possono essere sufficienti), più volte al dì (ad es. 3-6 volte), lontano dai pasti. Le consiglio tuttavia di non fare da solo, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia a lei appropriata, contestualizzandola nell’intero quadro clinico. Cordiali saluti.
Alessandro dice
Buongiorno, avrei una domanda da fare. Mia figlia sta facendo la cura del terreno con tuberculinum 6CH; prende due granuli al mattino e due la sera.
Un medico omeopata nostro conoscente quando ha sentito ciò si è un po’ “innervosito” affermando che la cura del terreno fatta così può solo peggiorare la situazione e che la cura del terreno si fa con soluzioni non più basse di 36 e comunque non tutti i giorni.
Ora siccome la bimba è piccola….chi dei due ha ragione?
Vi ringrazio
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Alessandro, è utile precisare che le tubercoline omeopatiche sono più di una e quelle che nella denominazione presentano il termine Tuberculinum sono due, precisamente T.K. (o con il solo nome Tuberculinum) e T.R. (o con il nome per esteso Tuberculinum Residuum). Il rimedio omeopatico o per meglio dire il nosodo-bioterapico T.K. è preparato dalla filtrazione del brodo di coltura di bacilli tubercolari di origine umana e bovina. Si tratta della “tubercolina vecchia” di Koch, che in seguito viene diluita e dinamizzata secondo il metodo omeopatico. Il suo uso implica una diagnosi approfondita, per una cura di terreno, perché se somministrato ad un soggetto fragile, ad esempio un asmatico o un eczematoso, presenta il rischio di un aggravamento. In genere si prescrive dalla 7CH alla 30CH o superiori, con somministrazioni a intervalli lontani, fino a una volta al mese. Il nosodo-bioterapico T.R. ha origine dalla “tubercolina residua” di Koch, poi diluita e dinamizzata, preparata attraverso la triturazione dei bacilli tubercolari bovini e successiva estrazione in mezzo liquido delle endotossine. Si tratta di un rimedio più dolce del T.K. In genere si prescrive dalla 4CH alla 30CH o superiori e le diluizioni 7CH e 9CH e soprattutto la 30CH o superiori sono consigliate per assunzioni ripetute e per lungo periodo. Le consiglio quindi di chiedere ogni delucidazione al medico omeopata che ha prescritto il rimedio a sua figlia. Cordiali saluti.
Giovanna dice
Salve..prendo gelsemium da circa 3 giorni perchè ho problemi ad addormentarmi data la paura in quanto faccio brutti sogni…la dottoressa mi ha consigliato 3 granuli..secondo lei va bene?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giovanna, 3 granuli sono la dose standard di ogni assunzione, qualunque sia la diluizione del rimedio. Per conoscere i principali rimedi omeopatici che vengono più spesso impiegati nei vari disturbi emotivi o psichici, tra cui Gelsemium, consulti l’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Ovviamente, se la dottoressa le ha prescritto Gelsemium è perché ha fatto le proprie valutazioni e quindi ha potuto stabilire che il rimedio è il più adatto al suo caso specifico. Cordiali saluti.