Premessa
In quest’articolo si forniranno alcuni approfondimenti riguardanti le diverse diluizioni omeopatiche, se ne descriveranno sinteticamente le caratteristiche e le tecniche di preparazione, si riporteranno gli effetti terapeutici legati alla loro classificazione e si tenterà un confronto tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, che si ritiene molto utile per gli studiosi ed i praticanti dell’omeopatia. Per comodità si riproporranno alcune nozioni e informazioni già sviluppate in altre parti del sito.
Il ceppo omeopatico
Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione. Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata. In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione. Maggiori informazioni sono contenute nell’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della presente sezione del sito.
La diluizione
La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata. Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).
La dinamizzazione
La dinamizzazione è l’altra fase importante del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste in un’azione di forte agitazione e di percussione del flacone in cui è contenuto la diluizione omeopatica (succussioni in senso verticale). Le succussioni canoniche che vengono impresse sono pari a 100, prendendo spunto da quelle effettuate dallo stesso Hahnemann, che come si racconta, soleva sbattere 100 volte il suo contenitore sulla Sacra Bibbia. Ad ogni passaggio di diluizione deve seguire una dinamizzazione. La dinamizzazione conferisce al rimedio il potere omeopatico, il “quid energetico” in concordanza con la Legge di similitudine, che costituisce la base di azione del rimedio. Questo è il motivo per cui molti Autori, riferendosi ad un rimedio, preferiscono parlare di dinamizzazione piuttosto che di diluizione. Un sinonimo di dinamizzazione, molto usato dalla scuola tedesca ed anglosassone, è il termine “potenza”, proprio a ricordare il potere energetico posseduto dal rimedio omeopatico. Nel presente sito, come del resto è consuetudine in Italia, verrà utilizzato il termine unico “diluizione” sottintendendo che sia comprensivo anche della dinamizzazione.
Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH
Come già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco). Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione. Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio. Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.
Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa. Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.
In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.
Le diluizioni korsakoviane K
Le diluizioni korsakoviane, dal nome del loro ideatore Simeon Nicolaievitch Korsakov (1788-1853, consigliere di stato russo), connotate dalla sigla K, si preparano utilizzando sempre lo stesso flacone e per questo sono anche denominate “del flacone unico”. In tale unico flacone vengono eseguite tutte le diluizioni e le dinamizzazioni necessarie, impiegando come solvente dell’acqua distillata. Un possibile metodo di preparazione consiste nel riempire di ceppo omeopatico (ad es. di tintura madre) un flacone da 100 ml che poi si svuota per aspirazione. Sulle pareti del flacone si presuppone che sia rimasta adesa una quantità di sostanza pari a 1/100 del suo precedente contenuto. Dopo di che si riempie lo stesso flacone con acqua distillata, la cui quantità è pari a 99 volte la quantità di sostanza rimasta sulle pareti del flacone, si effettuano le 100 succussioni e si ottiene così la prima diluizione korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con le stesse modalità per le diluizioni successive 2K, 3K, 4K e così via. Anche qui la cifra numerica che precede la sigla K indica quante volte è stata operata la diluizione.
Il metodo korsakoviano risulta essere molto semplice e poco dispendioso (utilizza un solo flacone e come solvente dell’acqua distillata), per cui si presta meglio al raggiungimento delle altissime diluizioni, ma risulta essere alquanto impreciso e ciò costituisce il suo limite.
Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane
Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione. Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente. Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania. Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti. Ad ogni buon fine, solo a titolo orientativo e con tutte le limitazioni accennate, si può dire che approssimativamente è possibile accettare la tabella di equivalenza, a lato riportata, in funzione della sola concentrazione molecolare e quindi della sola diluizione.
Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana. Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100). Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.
Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico. Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.
Effetti terapeutici delle diluizioni
Anche se in omeopatia non esiste la regola generale, in quanto gli effetti terapeutici dei rimedi omeopatici, gli inizi e le durate degli stessi dipendono, oltre che dalle caratteristiche proprie di ciascun rimedio, dalla capacità di reazione del singolo organismo, esiste comunque il seguente criterio, valido in molti casi, che può orientare l’omeopata nella scelta della diluizione.
● Basse diluizioni (quelle fino alla 7CH): hanno effetto rapido o rapidissimo, agiscono per qualche ora e devono essere assunte a distanza ravvicinata (ogni quarto d’ora, ogni mezz’ora, ecc.) per risolvere una patologia dalla sintomatologia acuta, per i sintomi locali e per il lesionale. Sono adatte anche per espletare un’attività di “drenaggio”, che stimola gli organi emuntori (reni, fegato, intestino, polmoni, pelle), libera l’organismo dalle tossine e lo rende più recettivo alla cura omeopatica.
● Medie diluizioni (ad es. la 9CH o la 15CH): hanno un effetto più lento, cioè abbisognano di 3-4 giorni per agire e coprono poi un tempo terapeutico di circa 10 giorni. Si usano soprattutto per le patologie organiche acute e subacute e per il funzionale.
● Medio-alte diluizioni (ad es. la 30CH che è una diluizione centrale, importantissima): impiegano alcuni giorni (5, 7, 10, 15 gg.) per esprimere la loro efficacia e poi mantengono i loro effetti terapeutici per circa 20-30 giorni. Si utilizzano prevalentemente per le malattie subcroniche e croniche, per i sintomi generali e per il funzionale, ma hanno effetto anche sui sintomi acuti e sullo psichismo.
● Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.) e coprono un tempo terapeutico di circa 1 mese o oltre. Hanno un’azione più sistemica e profonda. Generalmente si usano nelle patologie croniche ed in quelle che coinvolgono la componente psicologica del soggetto.
● Altissime diluizioni (prime fra tutte la 1.000CH, la MK e la XMK): agiscono sullo stato mentale e psichico, sulla diatesi e sul substrato di terreno del soggetto. Sono rimedi profondi, impiegano molti giorni per esprimersi (20, 30, 40 gg.) e durano poi terapeuticamente un tempo abbastanza lungo.
Le diluizioni hahnemanniane cinquantamillesimali LM
Un discorso a parte meritano le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, connotate dalla sigla LM. Per preparare una cinquantamillesimale si parte da un globulo o da una goccia di una diluizione data, generalmente dalla 6CH alla 60CH, e si mescola a 500 parti di solvente. Questo viene poi succusso e diluito ad ogni passaggio avendo così un rapporto costante di 1:50.000 (500 x 100) ed il rimedio in tal modo preparato si esprime con 6LM, o 12LM, o 18LM, o 24LM, o 30LM, o 50LM, o 60LM, che sono le diluizioni più usate in questa scala. In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì normali diluizioni basse-medie-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base.
L’uso delle cinquantamillesimali era stato preconizzato da Hahnemann (nella sesta edizione dell’Organon le definisce prossime alla perfezione, descrivendole per la prima volta), soprattutto perché si possono ripetere anche giornalmente nel corso delle affezioni croniche, senza incorrere nell’aggravamento omeopatico “iatrogeno”, che farebbe insorgere temporaneamente dei nuovi sintomi come conseguenza dello sviluppo del potere patogeno del rimedio. L’unica accortezza da adottare è di scuotere energicamente più volte il flacone contenente il rimedio, che in questi casi assume la forma liquida, prima di ogni assunzione allo scopo di variarne la potenza.
Ma le diluizioni cinquantamillesimali evitano o limitano l’entità anche dell’aggravamento omeopatico “terapeutico”, comunque indice prognostico di prossima guarigione, che comporterebbe un’esacerbazione temporanea dei sintomi da curare, tanto più sensibile quanto più elevata è la similitudine rimedio-paziente. Le cinquantamillesimali, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire l’entità dell’aggravamento.
Maggiori informazioni in merito sono contenute nell’articolo “Aggravamento omeopatico” della presente sezione del sito.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM hanno un’azione terapeutica più dolce e graduale, pur mantenendosi energiche, per cui vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o particolarmente sensibili.
Classificazione delle diluizioni D, CH, K, LM
In conclusione, si riepiloga la classificazione delle diluizioni omeopatiche, ovvero il quadro delle varie diluizioni omeopatiche suddiviso nelle classi che hanno comportamenti terapeutici simili, mantenendo comunque le differenze finora esaminate.
Se si considera che la dinamizzazione assume per certi versi un ruolo preminente nell’azione terapeutica, rispetto alla pura e semplice diluizione della sostanza di origine, le diluizioni D, CH, K, LM possono essere analogamente classificate in base al valore della cifra numerica che le accompagna, la quale traduce il livello della dinamizzazione, oltre ovviamente il livello della diluizione nella tipologia di appartenenza. Si ricorda che le diluizioni con la stessa cifra numerica hanno la stessa dinamizzazione, ossia lo stesso numero di succussioni.
Pertanto, dal punto di vista dell’effetto clinico, tutte le tipologie di diluizioni omeopatiche possono così classificarsi:
► «basse» le diluizioni fino a 7 (D o CH o K o LM);
► «medie» quelle superiori a 7 fino a 15 (D o CH o K o LM);
► «medio-alte» quelle superiori a 15 fino a 30 (D o CH o K o LM);
► «alte» quelle superiori a 30 fino a 200 (D o CH o K o LM);
► «altissime» quelle superiori a 200 (D o CH o K o LM).
Ad esempio, una 7CH si avvicina maggiormente a una D7, che non a una D14 (che equivarrebbe a una 7CH in base alla mera diluizione). Esse infatti hanno la stessa dinamizzazione, avendo subito un uguale numero di succussioni, pari a 7 x 100 = 700 e quindi hanno effetti terapeutici simili.
Angelo dice
Grazie dottoressa,
in realtà fra gli omissis credo ci fossero anche articoli e riviste da lei citati. Capisco che i moderatori debbano fare il loro lavoro, ma per trasparenza sarebbe bene pubblicare tutto. Altrimenti io mi fido degli studi a discredito e lei si fida solo di quelli a favore, che personalmente non ho ancora letto.
Immagino che questo commento sarà filtrato dai moderatori, ovviamente sempre in nome della trasparenza.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Angelo, l’omissis è stato messo per motivi di spazio e non certamente per censura, visto che non si aggiungeva nulla al contenuto della discussione. Tenga però presente che questo sito web non è un forum, bensì un luogo di conoscenza e di approfondimento, dove si cerca di fornire un’informazione chiara, comprensibile, obiettiva, responsabile e disinteressata su ciò che il mondo dell’Omeopatia e del Naturale può fare per la nostra salute e il nostro benessere. Si legga anche gli studi a favore, si faccia una sua opinione, possibilmente oggettiva e scevra da pregiudizi, e quindi decida come meglio crede, in piena coscienza e autonomia. Cordiali saluti.
Angelo dice
Nessun pregiudizio ma solo evidenze basate sulla scienza, poi come giustamente osserva ognuno è libero di curarsi come vuole, anche atttibuendo potere curativo allo zucchero.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Angelo, a questo punto la risposta più franca che le si può dare è: ben venga anche lo zucchero se per assurdo riuscisse effettivamente a curare e guarire. Cordiali saluti.
Angelo dice
Appunto…per assurdo! Ha risposto a tutti i miei dubbi.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Angelo, non so se ha compreso bene: il “per assurdo” è da intendersi a favore dell’Omeopatia, ragionando per antitesi. Cordiali saluti.
Angelo dice
Dottoressa,
mi cita uno studio ufficiale, serio, pubblicato su rivista scientifica internazionale, che dimostri l’efficacia di un rimedio omeopatico?
Date le sue affermazioni non dovrebbe avere difficoltà a farlo.
Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Angelo, la invito a leggere su questa pagina (poco sottostante) la risposta del 23 giugno u.s. al commento del visitatore Riccardo di pari data, che potrà esaudire la sua richiesta e dove potrà trovare diverse considerazioni utili, visto il tono sospettoso della sua domanda. Cordiali saluti.
Giuseppina dice
Gent.mi voglio congratularmi con Voi per la serieta’, chiarezza e disponibilita’!
Vi scrivo per l?attrite reumatoide che mi affligge da diversi mesi, la cura meccanicistica non la ritengo personalmente la mia via per ottimizzare la guarigione in scienza e coscienza e quindi chiedo a Voi cosa posso prendere per migliorare la salute.
Vi ringrazio e Buon Lavoro a Tutti|
Giuseppina
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giuseppina, relativamente all’Omeopatia, i principali rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati nei disturbi dolorosi dell’apparato osteoarticolare e muscolare sono riportati nell’articolo “Reumatismi” della sezione del sito “Affezioni-Rimedi” (link: https://rimediomeopatici.com/affezioni-rimedi/reumatismi/). Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio omeopatico giusto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Ad esempio, a titolo esclusivamente informativo, per l’artrite reumatoide i rimedi omeopatici da prendere in considerazione potrebbero essere Actaea spicata, Apis, Belladonna, Bryonia, Caulophyllum, Colchicum, Hypericum, Lithium carbonicum, Ruta graveolens. Oppure anche altri laddove si riscontri una migliore somiglianza rimedio-paziente, di cui in precedenza. Relativamente alla Fitoterapia, sempre a titolo informativo, diversi preparati utili sono riportati nell’articolo “Stop reumatismi-nevralgie-ecc.” nella sezione del sito “Rimedi della nonna” (link: https://rimediomeopatici.com/rimedi-della-nonna/reumatismi-nevralgie/). Se lei intende avvalersi dell’Omeopatia e del Naturale, le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Grazie per gli apprezzamenti. Cordiali saluti.
Angelo dice
Ho letto anche prima di scriverle, ma le evidenze mi sembrano vadano in direzione opposta a quella dell’efficacia: …«omissis».
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Angelo, se lei si fida ciecamente degli studi a discredito, senza che alcun dubbio le sfiori la mente, allora non le resta che curarsi con le altre medicine, perché nessuno vuole convincerla a fare altrimenti, tantomeno questo sito. Cordiali saluti.
Riccardo dice
Come è possibile che dei medici credano nell omeopatia? Tutto il metodo preparatorio non ha nulla di scientifico, assomiglia di più alla magia. Ho fatto I calcoli: con 1,4 litri di rimedio 1ch, se versato in un torrente ottengo che tutta l’acqua del pianeta terra (1,4 miliardi di km cubi) sarà diluita come un rimedio 30ch. Per non parlare delle diluizioni più alte. Considerando che ogni vegetale e minerale entra in contatto, si decompone o marcisce prima o dopo, nell’acqua (l’acqua di qualsiasi essere vivente con la morte ritorna nel ciclo) per legge di similitudine tutta l’acqua del pianeta dovrebbe già contenere abbastanza da essere considerata un rimedio omeopatico assoluto contro tutto. Quindi basta farsi un bel bagno al mare? E quanti soldi si possono fare proprio grazie a queste diluizioni infinitesimali che rendono impossibile individuare il principio attivo se analizzassi un rimedio omeopatico venduto in commercio? Potrebbe benissimo essere acqua e basta e nessuno può dimostrare il contrario. Per non parlare delle pastiglie di zucchero su cui una diluizione 30 ch viene nebulizzata e attesa l evaporazione avviene il confezionamento. È chiaro che si tratti di solo zucchero, privo di qualsiasi Traccia di principio attivo. Come si può vendere in buona coscienza tali rimedi? I rimedi omeopatici non sono soggetti ad alcun controllo come invece avviene per i farmaci. Qualsiasi individuo può mettersi a confezionare acqua e a venderla come rimedio omeopatico a 5 € al flacone e sono sicuro che otterreste gli stessi benefici, si chiama placebo.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Riccardo, la sua opinione è rispettabile, anche se affetta da pregiudizi e poco documentata, ma è altrettanto rispettabile l’opinione dei pazienti che si curano con l’Omeopatia e dei medici che la praticano, a ragion veduta. D’altro canto vige la libertà di cura, per cui ognuno, in scienza e coscienza, può decidere di curarsi come meglio crede. In genere chi è diffidente o parla male dell’Omeopatia è perché non la conosce, non ha mai aperto un libro di Omeopatia e non ha mai sperimentato egli stesso una cura omeopatica. Ovviamente anche l’Omeopatia ha i suoi limiti ed i suoi confini, non riesce ad intervenire su tutto, per cui è più corretto denominarla “medicina complementare” alla medicina tradizionale. Il campo di azione rimane comunque abbastanza ampio: con la medicina omeopatica si guariscono tutti i tipi di malattie eccettuate le malattie degenerative mentali e quelle con lesioni. È una medicina dolce, non invasiva, rispettosa delle leggi della Natura, priva di alcuna tossicità e senza controindicazioni o effetti collaterali. In Italia i medicinali omeopatici sono essenzialmente regolamentati dal D.lgs. n. 219/2006, che recepisce le direttive europee 2001/83/CE e 2003/94/CE, ove le case farmaceutiche sono vincolate a certificare la sicurezza e la qualità farmaceutica dei propri prodotti omeopatici, secondo i processi di preparazione stabiliti dalla Farmacopea Europea o dalle Farmacopee degli Stati membri. Le principali critiche che vengono mosse all’Omeopatia sono essenzialmente due: 1) l’estrema diluizione dei rimedi omeopatici che porta a ritenere che non sia presente alcun principio attivo; 2) la mancata conoscenza del meccanismo d’azione dei farmaci omeopatici. Tuttavia la ricerca scientifica finora effettuata e soprattutto l’esperienza clinica maturata in tutto il mondo in oltre 200 anni di pratica medica, con continui progressi e perfezionamenti, dimostrano l’efficacia dell’Omeopatia, che è una medicina che cura e guarisce. È oramai ampiamente documentato e scientificamente dimostrato che l’Omeopatia “funziona” sia in vitro che in vivo ed a livello clinico sono stati condotti accurati studi in ambito ospedaliero e universitario, pubblicati su autorevoli riviste mediche, che comprovano la validità di questa medicina. Purtroppo molti si fermano alla domanda “come funziona” senza porsi prima l’altra domanda molto più importante “se funziona”. Per il “se” la risposta già esiste, per il “come” stiamo ancora aspettando una risposta definitiva. L’Omeopatia rimane al momento una medicina sperimentale per definizione, forte della conoscenza dei dati sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati ai fini terapeutici. Un dato però è certo: l’azione del rimedio omeopatico non si basa su un principio chimico, ossia il meccanismo d’azione non è affatto chimico, piuttosto si basa su fenomeni di tipo fisico che poco hanno a che fare con la quantità di principio attivo presente nel rimedio. È questo l’errore che commettono i diffidenti o i detrattori della medicina omeopatica (non sappiamo quanto in buona fede e quanto strumentale), i quali si ostinano a ragionare con le logiche della medicina tradizionale (medicina rispettabilissima, talvolta indispensabile e insostituibile) che confida molto nella chimica e quindi nell’azione chimica del principio attivo, dove la quantità dello stesso diventa importante. L’Omeopatia non ha niente a che vedere con la chimica, ma probabilmente è più vicina alla fisica ed alla bio-cibernetica. Il rimedio omeopatico veicola una bio-informazione che stimola ed incanala correttamente la capacità propria di guarigione dell’organismo, andando a ripristinare l’efficienza e la funzionalità dei relativi sistemi di difesa e di regolazione generale (i sistemi immunitario, nervoso, endocrino, linfatico). La ricerca scientifica in campo omeopatico, che ha dato luogo a diverse pubblicazioni su riviste specialistiche del settore ed anche su riviste scientifiche di fama internazionale, ha seguito due filoni fondamentali: la cosiddetta ricerca di base, finalizzata a dimostrare l’attività biologica dei medicinali omeopatici e delle dosi infinitesimali; la ricerca clinica, finalizzata a dimostrare l’efficacia di un determinato rimedio omeopatico per una specifica patologia e la validità del metodo omeopatico in generale. Inoltre rivestono un particolare significato anche le cosiddette “meta-analisi”, che confrontano i dati presentati in importanti convegni medico-scientifici e/o pubblicati su varie riviste specializzate, giungendo a conclusioni relative alla qualità delle sperimentazioni effettuate ed all’affidabilità dei risultati, non mancando di effettuare una valutazione statistica sull’insieme dei dati desumibili dalle differenti sperimentazioni analizzate. Al riguardo sono significative, tra le tante, le meta-analisi di J. Kleijnen ed altri, pubblicata nel 1991 dal “British Medical Journal”, di D. Reilly, M. Taylor, N. Beattle ed altri, pubblicata nel 1994 su “The Lancet”, di K. Linde ed altri, pubblicata nel 1997 su “The Lancet” e nel 2000 quelle di A. Huntley, pubblicata su “Thorax”, di R. Hackman, pubblicata su “Journal of Asthma” e di M. Cucherat, pubblicata su “European Journal of Clinical Pharmacology”. Tali analisi, dopo aver esaminano diversi studi, concludono che i risultati ottenuti sono dotati di rigore scientifico ed escludono che gli effetti clinici dell’Omeopatia possano essere dovuti al placebo. Nonostante il conforto di queste ricerche vi è molto ancora da studiare e da comprendere, per cui gli studi proseguono, anche se la ricerca è ostacolata non solo dalla particolarità della materia ma anche, e soprattutto, dalle scarse risorse economiche disponibili nel settore. Molti altri studi sull’efficacia delle cure omeopatiche non aspettano altro che di essere finanziati. La stessa legge di Arndt-Shulz, tanto avversata dalla comunità scientifica internazionale e da essa poi riconosciuta in tempi abbastanza recenti, apre qualche scenario di possibile spiegazione. Infatti tale legge dimostra che molte sostanze nell’interagire con gli organismi biologici possono esercitare effetti opposti a seconda della loro dose: un’azione di stimolazione (terapeutica) a dosi deboli e di inibizione (patologica) a dosi forti. I medicinali omeopatici, che utilizzano sostanze fortemente diluite (e dinamizzate), potrebbero interpretare proprio un tale fenomeno e probabilmente qualcosa di più. In conclusione, giova fare ancora una considerazione: se l’Omeopatia è sopravvissuta fino ai giorni nostri (sono oltre 200 anni), curando e guarendo milioni di persone, qualcosa di buono l’avrà pure fatto, altrimenti sarebbe già scomparsa. Chi intende curarsi con l’Omeopatia lo deve fare non per una questione ideologica o come un atto di fede, ma con cognizione di causa, dopo aver constatato e sperimentato che la medicina omeopatica effettivamente cura e guarisce. Chi è sospettoso e diffidente, chi ha pregiudizi, chi è addirittura contro, è meglio che si curi con le altre medicine. Cordiali saluti.
Riccardo dice
Dottoressa la ringrazio di aver approvato il mio commento ma in quanto all’affermazione che sarei poco documentato mi permetto di dissentire. Di fatto i rimedi omeopatici sono certificati da un autocertificazione e non sono sottoposti ai livelli di controllo richiesti invece per i farmaci normali. Vista l’elevatissima diluizione non è possibile dire che nel prodotto commercializzato ci sia veramente un qualche principio attivo, di fatto (e questa non è un opinione) potrebbe essere solo acqua o zucchero (nel caso delle pastiglie) e lei non potrebbe in nessun modo affermare con certezza il contrario. Infine è sempre questione di matematica che la diluizione 30CH è equivalente a 1,4 litri di una qualsiasi sostanza in rapporto all’acqua dell’intero pianeta (1,4 miliardi di km cubi) si tratta sempre di matematica e la matematica non è un opinione.
A chi è interessato ad approfondire, perché il dubbio e la curiosità sono la base del progresso, a questo link c’è una bella sintesi delle argomentazioni che criticano l’omeopatia e a fine articolo link per approfondire.
Ringraziandola ancora per avermi concesso questa replica rispetto comunque la sua posizione, il fatto che conceda di commentare chi ha delle obiezioni come me forse è sinonimo di un certo buon senso che non ha avuto il medico Marchigiano che sconsigliando la terapia convenzionale per l’otite a un suo paziente bambino ne ha indirettamente facilitato il decesso avvenuto per una diffusione dell’infezione contro la quale l’omeopatia era totalmente inefficace e tale si è dimostrata.
(articolo di approfondimento: «omissis»)
ancora saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Riccardo, il “poco documentato” ovviamente si riferiva alle ricerche a sostegno dell’Omeopatia, perché per essere obiettivi e poter esprimere un giudizio imparziale occorre documentarsi su tutto, sui pro e sui contro. Le pubblicazioni, le opinioni e le posizioni a favore o a sfavore dell’Omeopatia sono tante, ce ne sono state, ce ne sono attualmente e ce ne saranno anche per il futuro, finché la comunità scientifica avversa non prenderà atto che l’Omeopatia, nella sua sfera di competenza, è una medicina che guarisce, con tanto di evidenze cliniche e di studi indipendenti. È facile o ingannevole dire che si tratta di acqua fresca o di zuccherini o di effetto placebo, ma ciò non produrrebbe alcuna guarigione, sistematica e replicabile. Può mai un metodo terapeutico basato sulla pura “suggestione” sopravvivere per ben due secoli, praticato da migliaia di medici su milioni di pazienti in tutto il mondo con risultati positivi? Relativamente alla diluizione, mi sembra di aver cercato di chiarire che l’azione dei farmaci omeopatici non si basa su un principio chimico: infatti al di sopra della 12CH essi non contengono più alcuna molecola in grado di agire chimicamente, per cui la quantità di sostanza o di principio attivo non è assolutamente influente. Bisogna quindi abbandonare il terreno della chimica ed entrare nel mondo della fisica, dove fenomeni di tipo quantistico, ondulatorio, di risonanza potrebbero essere implicati nell’effetto terapeutico dell’Omeopatia, come suggerito da diverse misurazioni di laboratorio. Ma lasciamo il compito della spiegazione scientifica agli addetti ai lavori, ai ricercatori, agli esperti del settore ed invece concentriamoci sugli effetti terapeutici che l’Omeopatia produce, di cui bisogna oggettivamente prenderne atto, a prescindere da qualsiasi giudizio, che evidentemente non può negare la veridicità di una realtà. La matematica, quindi, da lei menzionata per misurare la quantità di sostanza e quindi l’efficacia terapeutica, non c’entra niente. C’entrano invece la tipologia e la qualità della sostanza di origine, le proprietà terapeutiche alle dosi infinitesimali, le patogenesi, il processo di preparazione dei farmaci omeopatici, la dinamizzazione, la corretta applicazione della legge dei simili, la personalizzazione della cura, ecc. Ho cercato anche di spiegare che per poter giudicare serenamente l’Omeopatia bisogna averla studiata approfonditamente e provata personalmente, ovviamente dietro la prescrizione di un medico omeopata. Già perché non deve sfuggire che la medicina omeopatica è esercitata da medici, ossia da professionisti laureati in Medicina e Chirurgia, iscritti all’Ordine dei Medici ed iscritti a uno dei Registri accreditati dei Medici Omeopati, riconosciuto dallo stesso Ordine professionale. Il medico dovrebbe tenere bene a mente che la Medicina (quella con la M maiuscola) è una sola, che ha quale unico obiettivo la cura del malato con il miglior sistema terapeutico disponibile (medicina tradizionale o medicine complementari, tra cui l’Omeopatia, che non dovrebbero essere in contrapposizione) e, come ricorda il celebre giuramento di Ippocrate, la missione di ogni medico è quella di tutelare la salute dei pazienti e fare di tutto per guarirli o per alleviarne le sofferenze, evitando non solo che corrano rischi eccessivi, ma anche che si illudano o che vengano illusi inutilmente. Di conseguenza il bravo medico omeopata, al cospetto di una situazione clinica severa e rischiosa, non risolvibile o tempestivamente risolvibile con l’Omeopatia, non deve avere alcuna esitazione a prescrivere un farmaco tradizionale o indirizzare il paziente verso i presidi del sistema sanitario nazionale. Pertanto, il caso del bambino marchigiano da lei citato si deve intendere come un caso di cattivo esercizio medico, non certamente un fallimento dell’Omeopatia, ovvero una condizione probabilmente mal curata con l’Omeopatia e che quindi doveva richiedere l’uso dell’antibiotico, verso cui non bisogna avere alcun tipo di preclusione: gli antibiotici sono farmaci importantissimi che, quando risultano indispensabili, vanno prescritti senza alcun indugio, evitandone solo l’abuso o l’uso inappropriato. Ovviamente questa mia risposta non ha alcuna intenzione di farle cambiare idea sull’Omeopatia, ma solo di puntualizzare qualche ulteriore aspetto e di stimolare qualche riflessione in più. La storia dell’umanità è piena di clamorosi abbagli ed il mondo scientifico di parte, medico o farmacologico, non ne è immune, purtroppo non sempre in buona fede. Cordiali saluti.
Giulia dice
Buongiorno Dottoressa,
Le faccio un breve quadro clinico: sindrome premestruale grave 7/8 giorni prima della mestruazione; senso di ansia generalizzata; irritazione; esaurimento; BLOCCO DELLO STUDENTE o burnout (aimè!); tristezza; apatia; sudorazione troppo accentuata a piedi e mani e ultimamente anche ascellare; perdita capelli; pelle asfittica; gonfiore addominale a livello intestinale, ecc ecc… di corpo vado perfettamente e regolarmente, attualmente assumo due compresse di carbone vegetale che al mattino davanti allo specchio mi fanno notare meno gonfiore a livello dell’intestino, ma comunque presente.
Sono una runner e faccio mediamente 40 minuti di corsa moderata a giorni alternati, ma durante la fase luteale i tempi si dimezzano facendomi perdere allenamento per i successivi allenamenti… Peso 58kg e sono 1.70cm
Ho acquistato Sepia 200CH ma non so con quali dosaggi iniziare…
Ringrazio anticipatamente per il suo tempo e per i suoi consigli ;)
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Giulia, la sindrome premestruale comprende un insieme di sintomi abbastanza complesso ed eterogeneo, di alterazioni sia biologiche che psicologiche molto variabili, che solitamente si collocano nella seconda metà del ciclo mestruale, cioè dall’ovulazione fino alla comparsa del mestruo (fase luteale). A livello psichico possono manifestarsi ansia, agitazione, nervosismo, irritabilità, disturbi dell’umore, depressione, apatia, stanchezza, disturbi del sonno, ecc. Tra i rimedi omeopatici che vengono più spesso utilizzati si citano Actaea racemosa, Arsenicum album, Chamomilla, Cyclamen, Ignatia amara, Lachesis, Natrum muriaticum, Pulsatilla. Anche Sepia potrebbe essere un rimedio adatto, laddove esiste una buona somiglianza psico-fisica. Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio giusto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella della paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Per coglierne le differenze e ravvisarne le migliori somiglianze, consulti anche l’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Per quanto riguarda la diluizione, anch’essa comunque a carattere individuale, una 200CH, come tutte le alte diluizioni, richiede di solito un’unica somministrazione (monodose o 3-5 granuli pro-dose), eventualmente da ripetere se i sintomi si ripresentano in forma grave, mantenendo tuttavia una certa distanza tra le assunzioni. Ovviamente la prescrizione a lei appropriata la può garantire solo un medico omeopata con l’esame del caso specifico. L’alimentazione consigliata è quella semplice e sana, varia ed equilibrata, con un buon apporto di vitamine (in particolare A, B1, B6, C, E), antiossidanti, carboidrati complessi, cereali integrali, proteine vegetali, acidi grassi polinsaturi (omega-3) e sali minerali (in particolare magnesio, zinco, calcio, selenio) e perciò privilegiando il consumo di frutta e verdura, ortaggi, legumi, pane e pasta, riso, soia, pesce azzurro, carni bianche, yogurt, ricotta, ecc. Cordiali saluti.
Sergio dice
Buongiorno, dovendo passare una serata all’aperto con amici, per prevenire le punture di zanzara ho inavvertitamente ingoiato, quasi tutto, un tubetto di granuli di ledum palustre 200k. Che pericoli corro?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Sergio, nessun pericolo: l’Omeopatia non funziona secondo un principio di quantità, per cui non ha alcuna importanza se vengono assunti tutti i granuli o meno. La quantità della singola dose non è essenziale, mentre lo è la distanza tra le dosi, ovvero la frequenza delle assunzioni. Poiché il meccanismo d’azione non è chimico, non è possibile il sovradosaggio in Omeopatia: il rimedio omeopatico è solo un veicolo di informazione, quella che serve all’organismo per stimolare ed incanalare correttamente la capacità propria di guarigione, andando a ripristinare l’efficienza e la funzionalità dei relativi sistemi di difesa e di regolazione generale. Cordiali saluti.
Paolo dice
Buongiorno, volevo una informazione. Come facciamo a sapere se il Produttore del rimedio omeopatico ha prodotto nella maniera corretta il dispositivo? Hanno un controllo di qualità che emette un certificato di conformità? Come fanno a verificare che le dinamizzazioni sono state fatte tutte e nel modo corretto, visto che sono importanti tanto quanto o più delle diluizioni.
Grazie!
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Paolo, le aziende farmaceutiche produttrici di rimedi omeopatici adottano procedimenti codificati che rispondono agli standard richiesti dalla Farmacopea Omeopatica di riferimento, sottoposti a controlli dettagliati durante il processo di produzione a mezzo del Servizio Controllo di Qualità che emette le relative certificazioni, al fine di garantirne la rispondenza a principi attivi, assenza di tossicità, igiene, precisione e preservazione di efficacia. Alcune aziende riportano tali informazioni sul proprio sito web, per le altre se ne può fare esplicita richiesta. Cordiali saluti.
Paolo dice
Grazie della risposta. Approfitto ancora della sua gentilezza per un’ultima domanda. Durante il trasporto del preparato dal produttore al distributore, se si verificano degli urti, abbastanza frequenti durante i trasporti su strada, questi possono modificare il numero delle succussioni e quindi l’efficacia del preparato stesso? Grazie.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Paolo, nell’approfondimento delle tecniche di preparazione dei rimedi omeopatici, riepilogate in quest’articolo ed anche in altre parti del sito, troverà la risposta alla sua domanda e comprenderà quanto essa è inverosimile. Cordiali saluti.
Silvia dice
Buongiorno, ho 43 anni, dopo la terza gravidanza il mio metabolismo è rallentato molto e sono in sovrappeso (1,72 per 83 kg). Mi potrebbe consigliare un rimedio omeopatico?
Grazie mille
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Silvia, l’Omeopatia può aiutare a dimagrire, o per meglio dire a far perdere il peso superfluo, a condizione però che si individui il rimedio (o i rimedi) giusto, ossia quello che “assomiglia al paziente”, nelle caratteristiche e nella sintomatologia, sia a livello fisico che psichico, altrimenti i risultati non saranno quelli auspicati. Ciò, com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui tale medicina pone le basi del suo principio terapeutico. Stiamo però parlando di rimedi che non sono dei dimagranti nel senso classico del termine, in grado cioè di inibire l’assimilazione del cibo o altro, ma di rimedi che agiscono in maniera complessiva e sistemica, coinvolgendo l’intero organismo, ottimizzando le prestazioni di tutto il corpo, mantenendo gli equilibri corporei, potendo quindi intervenire a livello metabolico e gastro-intestinale, sulla fame eccessiva, sull’aspetto motivazionale, sull’atteggiamento mentale, ecc. L’altro fronte su cui agire più specificamente è cercare di contrastare e limitare il rallentamento fisiologico del metabolismo. Tutto ciò lo si può fare combinando sinergicamente la cura omeopatica, l’alimentazione e l’attività fisica. I rimedi omeopatici utili allo scopo sono diversi, con patogenesi differenti, tra i quali, ripeto, occorrerà individuare il rimedio (o i rimedi) maggiormente somigliante. Ad esempio, potrebbero essere presi in considerazione rimedi omeopatici come Antimonium crudum (in caso di attacchi di fame), Nux vomica (eccessi alimentari), Kali phosphoricum (fame che ricomincia poco dopo aver mangiato), Lycopodium (fame vorace, metabolismo lento con disturbi digestivi), Calcarea carbonica (fame morbosa), Sulphur (fame irresistibile e metabolismo lento), Hepar sulphur (fame inusuale, ritenzione idrica e metabolismo lento), Natrum sulphuricum (per stimolare il metabolismo degli zuccheri), Graphites (per stimolare il metabolismo dei grassi), Ignatia amara o Argentum nitricum o Gelsemium o Coffea cruda (in caso di fame nervosa). Inoltre, è molto probabile che occorrerà associare una cura omeopatica di fondo, per intervenire sul «terreno», in modo da raggiungere la condizione di forma ottimale, sia corporea che mentale e mantenerla nel tempo. Ovviamente, come accennato, con l’aiuto della cura omeopatica occorrerà anche avviare un percorso di miglioramento del proprio stile di vita, con particolare riguardo alla rieducazione alimentare ed all’attività fisica. Potrebbe quindi essere utile masticare lentamente e consumare cibi ad alto indice di sazietà, ma meno calorici, come quelli con molta acqua e fibre, quali frutta e verdura, cereali integrali, ecc., che garantiscono anche la regolarità delle funzioni intestinali, indispensabile per il dimagrimento. Per quanto riguarda l’attività fisica è importante che essa sia orientata ad aumentare il tono muscolare che aiuta sensibilmente a bruciare più calorie e quindi ad accelerare il metabolismo, specialmente il metabolismo dei grassi, che, com’è noto, è quello prevalente e quindi maggiormente favorente il dimagrimento. A tale scopo è consigliabile un’attività mista, caratterizzata da un lavoro ad alta intensità (pesi, macchine a corpo libero, ecc.), seguito da un’attività aerobica (corsa, ciclismo, nuoto, ecc.). Se lei intende avvalersi dell’Omeopatia con delle concrete possibilità di successo, le consiglio comunque di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere ciò che si addice al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Deborah dice
Buongiorno ho acquistato un tubetto di granuli di ledum palustre 200k essendo molto soggetta alle punture di insetti. Avrei bisogno di aiuto per la posologia… a quanto ho capito dal vostro articolo orientativamente i 200k corrispondono ai 7ch giusto? Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Deborah, non è proprio così: com’è riportato chiaramente nell’articolo una 200K può considerarsi equivalente ad un 7CH solo dal punto di vista della concentrazione molecolare della sostanza di origine e non anche dal punto di vista della dinamizzazione. Ricordiamoci che il potere terapeutico di un rimedio omeopatico è dovuto sia alla diluizione che alla dinamizzazione: anzi la dinamizzazione assume un ruolo prevalente rispetto alla diluizione, perché è quella che aggiunge un “quid energetico” al rimedio. A parità di concentrazione della sostanza di origine (facendo, ad esempio, riferimento alla tabella di equivalenza riportata nell’articolo), i rimedi omeopatici ottenuti con il metodo korsakoviano hanno una dinamizzazione molto più alta dei rimedi ottenuti con il metodo hahnemanniano, essendo stati sottoposti ad un numero di gran lunga superiore di succussioni verticali. Nel nostro caso la 200K subisce 20.000 succussioni verticali (200 x 100), mentre la 7CH subisce 700 succussioni verticali (7 x 100). Di conseguenza la 200K è molto più potente della 7CH ed essa, per la citata preminenza della dinamizzazione, si avvicina di più ad una 200CH che ha lo stesso numero di succussioni verticali, ovvero la stessa dinamizzazione. In genere una 200K (o una 200CH) si utilizza in ragione di 3-5 granuli pro-dose una volta al mese, salvo diversa prescrizione medica. Cordiali saluti.
susanna dice
Soffro da ormai 40 anni di eczema localizzato alle dita mano sinistra, a volte nei periodi di massima sensibilizzazione si estendono alla mano destra, labbra, occhi. Ho provato tutti i tipi di terapia e di specialisti, senza risultati duraturi, compreso cure omeopatiche. Sono molto scoraggiata. Cosa mi consiglia?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Susanna, relativamente all’Omeopatia, Graphites, Petroleum e Natrum sulphuricum sono i principali rimedi omeopatici che vedono le dita delle mani come localizzazione preferenziale dell’eczema. Graphites si adopera prevalentemente se l’eczema presenta un essudato (ad esempio caratteristicamente in caso di dermatite atopica o dermatite seborroica), che peggiora di notte, con il calore, con il lavaggio. Petroleum se l’eczema presenta delle vescicole da cui fuoriesce un liquido chiaro e acquoso, cui segue la formazione di croste (ad esempio caratteristicamente in caso di dermatite irritativa da contatto o dermatite atopica), con peggioramento in autunno-inverno. Natrum sulphuricum se l’eczema presenta delle bollicine piene di liquido che quando si seccano lasciano delle squame sulla pelle (ad esempio caratteristicamente in caso di disidrosi, psoriasi, dermatite allergica da contatto o dermatite atopica), con peggioramento lavandosi o con l’umidità e spesso con recidiva stagionale in primavera e autunno. Sarebbe opportuno adoperare anche alcuni accorgimenti: curare l’idratazione delle mani e delle altre zone in maniera costante e scrupolosa con prodotti naturali, usare guanti in vinile, non in lattice, per svolgere le faccende domestiche, evitare gli sbalzi di temperatura, coprendo bene le mani quando fa freddo e moderando la temperatura dell’acqua quando ci si lava, ove è molto meglio usare saponi a pH neutro e inodori. Inoltre possono essere utili applicazioni di olio di cocco, di olio di melaleuca (noto anche come tea tree oil), di creme a base naturale contenenti ossido di zinco, di lavaggi con sale di Epsom diluito in acqua tiepida. Ovviamente la prescrizione appropriata al suo caso specifico la può garantire solo un medico omeopata con la visita. Cordiali saluti.