NOTA: i termini con l’asterisco costituiscono altrettante voci del Glossario e quindi sono eventualmente consultabili nelle sottosezioni alfabeticamente corrispondenti.
Rachialgia: dolore del rachide, cioè della colonna vertebrale.
Raffreddore o Rinite acuta: infezione di tipo virale che interessa le prime vie respiratorie, in particolar modo naso e gola*. I sintomi della sua comparsa sono naso chiuso cui segue la fuoriuscita di muco* (rinorrea), che all’inizio è chiaro ed acquoso e nel giro di qualche giorno diventa denso e giallastro. Questa tipica manifestazione del raffreddore altro non è che la risposta di difesa dell’organismo all’infiammazione* della mucosa nasale, verso la quale si concentra una maggiore produzione di muco per effetto della relativa dilatazione dei vasi sanguigni, che così diventa catarro*. Spesso si accompagnano starnuti, tosse*, raucedine*, bruciore alla gola, gonfiore dei linfonodi del collo, stato febbrile, lacrimazione degli occhi, incapacità di percepire gli odori (anosmia), ecc. La malattia colpisce prevalentemente nella stagione invernale, in quanto l’aria fredda respirata dal naso e dalla bocca, provocando una perdita di mobilità delle ciglia vibratili con conseguente ristagno di muco, determina una riduzione dell’attività di pulizia delle vie aeree e quindi le condizioni per la proliferazione del virus* del raffreddore.
Raffreddore da fieno: V. Rinite allergica.
Rame: (simbolo chimico Cu) è un oligoelemento* metallico antiossidante* che costituisce un componente essenziale di vari enzimi* (proteine). E’ essenziale per la crescita e lo sviluppo del corpo umano, nel metabolismo per l’attività del cervello, del sistema nervoso, cardiovascolare e immunitario, per il trasporto del ferro*, per la protezione delle cellule dall’ossidazione, per rafforzare le ossa. Insieme al ferro è fondamentale per la sintesi dell’emoglobina* (proteina del sangue che trasporta l’ossigeno alle cellule). Il fabbisogno procapite di rame è fissato in 1,2 mg/die. Sono considerati normali i valori di rame nel sangue pari a 60 – 160 microgrammi/dl. Gli alimenti a maggior contenuto sono ostriche, granchi, aragoste, agnello, anatra, maiale, manzo, ma anche vegetali come mandorle, nocciole, germe di grano, crusca, semi di girasole e di soia.
Raucedine: variazione del timbro di voce e/o suo abbassamento fino all’afonia* totale. Si dice aspra se il suono emesso nel parlare è più stridulo e acuto, oppure secca se è più roco e velato. Di solito è associata alle affezioni del cavo orale dovute a stati di raffreddamento. Anche l’abuso o l’uso scorretto della voce può portare alla raucedine in quanto sono fattori in grado di causare infiammazioni* croniche della mucosa della laringe ed in particolare delle corde vocali. Ciò può riguardare cantanti, attori, insegnanti, oratori ed in genere tutte quelle persone che svolgono mestieri che comportano sforzi prolungati della voce.
Resine: sono sostanze odorose e appiccicose prodotte da alcune piante*.
Retinolo: V. Vitamina A.
Reumatismo: termine non specializzato che indica vari disturbi relativi a organi interni, muscoli, ossa e articolazioni. In genere per reumatismi si intendono le malattie che interessano le articolazioni (artrosi, reumatismi extra articolari che riguardano tendini e muscoli, artrite reumatoide, ecc.). I reumatismi sono quasi sempre cronici (V. anche Artrite e Artrosi).
Riboflavina: altra denominazione della vitamina B2 (V. Vitamina B).
Rimedio omeopatico: denominato anche prodotto o farmaco omeopatico, è il farmaco adoperato in omeopatia* che trae origine da sostanze appartenenti esclusivamente ai tre regni della natura: vegetale, animale e minerale. Per la preparazione dei rimedi omeopatici si utilizza una particolare tecnica che si deve al medico tedesco Samuel Hahnemann (1755–1843), considerato il fondatore della Medicina Omeopatica. La sostanza attiva di base subisce un trattamento preventivo, per formare il cosiddetto ceppo omeopatico*, che viene poi sottoposto ai processi di diluizione* (diluizioni in soluzione idroalcolica nei rapporti decimali, contrassegnati dalla sigla D, e centesimali, contrassegnati da CH) e di dinamizzazione* (forte agitazione e percussione della provetta ad ogni diluizione). I rimedi omeopatici basano le loro proprietà terapeutiche sulla Legge di Similitudine, secondo la quale una sostanza naturale assunta a grandi dosi da un individuo sano provoca una serie di sintomi che la stessa sostanza, assunta a dosi omeopatiche (infinitesimali), è in grado di curare nell’individuo malato (V. anche Omeopatia e Cura omeopatica). Ciascun rimedio omeopatico possiede delle caratteristiche proprie che lo distinguono dagli altri e lo rendono esclusivo. Tali caratteristiche sono indicative non solo della malattia che il rimedio è in grado di curare in relazione ai sintomi fisici, ma di un quadro molto più ampio ed articolato, che comprende le modalità di comparizione dei sintomi, la loro localizzazione, le sensazioni, gli aggravamenti ed i peggioramenti, le manifestazioni tipiche, gli aspetti psicologici ed emotivi, i comportamenti, la sfera di azione, la compatibilità con altri rimedi ed altro ancora. I rimedi omeopatici più utilizzati sono sotto forma di granuli*, gocce*, pomate*, creme*. Esistono anche fiale orali, globuli, compresse, capsule, ovuli, colliri, supposte, ecc.
Rimedio omeopatico acuto: dicesi acuto un rimedio omeopatico* che è in grado di curare meglio i sintomi di una malattia che inducono reazioni forti e/o improvvise, tipiche degli stati acuti, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo cronico. Il rimedio omeopatico acuto in genere ha un’azione rapida e breve e per questo nelle cure precede il suo cronico. I due rimedi in effetti sono dei sinergici (V. Rimedio omeopatico sinergico), cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum. Viceversa Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis.
Rimedio omeopatico ad azione locale: V. Rimedio omeopatico sintomatico.
Rimedio omeopatico antidoto: dicesi antidoto un rimedio omeopatico* che ha la proprietà di controllare l’azione del rimedio somministrato in precedenza, attenuandone o eliminandone le manifestazioni esagerate. Si ricorre al rimedio antidoto per contrastare gli effetti disturbanti del primo rimedio quando ci si trova di fronte o ad un eccesso di uso o ad un aggravamento omeopatico, del tutto naturale ma non sopportabile dal paziente, che possono entrambi tradursi in una condizione di tracollo generale, fisico e psichico. Questo in genere si verifica con le alte diluizioni. Si ricorre altresì ad un rimedio antidoto quando nel corso della terapia omeopatica compaiono nuovi sintomi fastidiosi e sgradevoli che è opportuno attenuare o eliminare. In tal caso il rimedio antidoto sarà individuato tra quelli in grado di curare questi nuovi sintomi. L’antidoto omeopatico non annulla l’azione del rimedio precedente, ma incanala correttamente le reazioni del malato e per questo ne rafforza lo stato generale. I rimedi omeopatici antidoti appartengono alla categoria degli asinergici (V.).
Rimedio omeopatico asinergico: dicesi asinergico un rimedio omeopatico* che ha la caratteristica di controllare o annullare l’azione di un altro rimedio. I rimedi omeopatici asinergici si dividono nelle due categorie antidoti e incompatibili (V. Rimedio omeopatico antidoto e Rimedio omeopatico incompatibile).
Rimedio omeopatico complementare: dicesi complementare un rimedio omeopatico che agisce completando o migliorando l’azione del rimedio che lo precede, con il quale possiede un elevato grado di sinergia. I rimedi omeopatici complementari appartengono alla categoria dei sinergici (V.).
Rimedio omeopatico costituzionale: dicesi costituzionale un rimedio omeopatico* le cui caratteristiche principali corrispondono ai caratteri morfologici, fisiologici e psicologici propri della costituzione* del paziente. La scelta del rimedio viene fatta analizzando, oltre il quadro sintomatologico, tutte le altre manifestazioni del soggetto che consentono di individuare la sua costituzione ma anche la sua datesi*, verificando quindi le sue tendenze morbose acquisite e congenite, le malattie pregresse, le modalità proprie di reazione, gli aspetti mentali ed altro. Viene osservato quindi quello che è chiamato il terreno* del paziente. In genere si tratta di rimedi somministrati per curare le malattie croniche e solitamente hanno un’alta diluizione: la loro azione è più generale, più profonda, anche se non completamente sistemica, ma più lenta. Il rimedio costituzionale è pertanto un rimedio di fondo.
Rimedio omeopatico cronico: dicesi cronico un rimedio omeopatico* che è in grado di curare meglio i sintomi di una malattia quando questi hanno superato la fase acuta, rispetto ad un altro rimedio ugualmente indicato che è il suo acuto. Il rimedio omeopatico cronico in genere ha un’azione lenta e lunga e per questo nelle cure segue il suo acuto. I due rimedi in effetti sono dei sinergici (V. Rimedio omeopatico sinergico), cioè che si completano vicendevolmente e l’azione dell’uno migliora quella dell’altro. Ad es. Sulphur è il cronico di Aconitum napellus, Natrum muriaticum è il cronico di Apis. Viceversa Aconitum napellus è l’acuto di Sulphur, Apis è l’acuto di Natrum muriaticum.
Rimedio omeopatico di fondo: V. Rimedio omeopatico costituzionale.
Rimedio omeopatico incompatibile: dicesi incompatibile un rimedio omeopatico* del tutto opposto ad un altro rimedio, cioè che ha una patogenesi diametralmente opposta. Un rimedio è incompatibile con un altro rimedio quando è in grado di attenuare o annullare l’azione di quest’ultimo. Pertanto è di fondamentale importanza conoscere l’incompatibile di ciascun rimedio omeopatico se la cura omeopatica prescrive più rimedi (Scuola Medica Omeopatica Pluralista e Complessista). Anche alcuni alimenti possono avere tali caratteristiche. Ad es. gli incompatibili generali sono caffè, tisane di menta e di camomilla, caramelle a menta, aceto, spezie dal profumo molto forte. I rimedi omeopatici incompatibili appartengono alla categoria degli asinergici (V.).
Rimedio omeopatico policresto: dicesi policresto un rimedio omeopatico* ad ampia azione, cioè un rimedio che ha un’azione generale riequilibrante utilizzabile per curare varie patologie. I rimedi policresti sono i grandi rimedi della Materia Medica Omeopatica.
Rimedio omeopatico simillimum: dicesi simillimum un rimedio omeopatico* per la cui scelta si è avuto scrupoloso riguardo alla globalità delle manifestazioni del paziente, cioè oltre al quadro sintomatologico si sono analizzate tutte le altre caratteristiche individuali (somatiche, psichiche, ereditarie, acquisite, ecc.) di cui al processo di individualizzazione. Si tratta in sostanza di un rimedio altamente personalizzato, cioè simile al paziente e per questo può essere somministrato alle alte ed altissime diluizioni. La sua azione terapeutica è sistemica, profonda e veloce. La Scuola Medica Omeopatica Unicista, rimasta fedele al pensiero di Hahnemann, che prescrive un solo rimedio alla volta, fa uso proprio del simillimum.
Rimedio omeopatico sinergico: dicesi sinergico un rimedio omeopatico* che agisce completando o migliorando l’azione del rimedio che lo precede. I rimedi sinergici usualmente vengono distinti nelle due categorie: Rimedi complementari, che sono quelli con grado di sinergia alto e Rimedi che seguono bene, che sono quelli con grado di sinergia medio e basso. I sinergici possono essere adoperati nelle cure omeopatiche che già si prevedono lunghe, come quelle per guarire completamente da un’affezione cronica. In tal caso il processo curativo va avanti per gradi ed ogni grado richiede un adattamento terapeutico particolare che avviene proprio con i sinergici (Scuola medica Omeopatica Pluralista e Complessista). V. anche Cura omeopatica.
Rimedio omeopatico sintomatico: dicesi sintomatico (o ad azione locale) un rimedio omeopatico* per la cui scelta si è avuto maggiore riguardo al quadro sintomatologico, pur considerando altri fattori quali la causalità, le modalità, le concomitanze, le sensazioni del paziente ed altro. In genere sono rimedi somministrati per gli eventi acuti e solitamente hanno una bassa diluizione: la loro azione è locale, di organo, più superficiale, non sistemica ma più veloce. Possono essere adoperati anche per le malattie croniche, in tal caso però occorre allungare i tempi ed il periodo di somministrazione.
Rinite acuta: V. Raffreddore.
Rinite allergica: infiammazione* della mucosa nasale dovuta a determinate sostanze allergizzanti presenti nell’aria. Il sintomo più caratteristico è la starnutazione ripetuta, prurito nasale e solletico faringeo, con lacrimazione e secrezione profusa a carattere acquoso (rinorrea acquosa), arrossamento delle congiuntive. Di solito segue dei cicli stagionali di comparsa legati alla presenza dell’allergene. Non è accompagnata da infezione delle vie respiratorie e questo è un indizio da utilizzare per diagnosticare la natura allergica dell’affezione. La rinite allergica acuta, che si verifica specie d’estate, causata dall’inalazione dei pollini è detta febbre da fieno o raffreddore da fieno.
Rinite cronica: processo infiammatorio a carico della mucosa nasale e dei seni paranasali che comporta una perdurante ostruzione nasale con o senza ipersecrezione di muco*. L’affezione in genere è secondaria ad altre patologie come rinite allergica*, sinusite*, deviazione del setto nasale, ingrossamento delle adenoidi.
Rinofaringite: infiammazione* acuta o cronica delle mucose del naso e della faringe*. Si manifesta con dolore*, tosse* e talora febbre*. Nella maggioranza dei casi è sostenuta da virus*, meno da batteri* (il più comune è lo streptococco), ma anche da altri fattori come l’azione prolungata di sostanze irritanti (polvere, tabacco, alcool, ecc.).
Rogna: V. Scabbia.
Rosolia: malattia virale contagiosa, più comune nell’età infantile, i cui sintomi comprendono febbre lieve e rigonfiamento doloroso delle ghiandole dietro al collo, cui segue un’eruzione cutanea, esantema, di breve durata fatta di piccole macchie rosa, prima dietro le orecchie, poi sulla fronte e su tutto il corpo.
Rubefacente: che irrita e arrossa la pelle.
Rutina: (comunemente nota anche come rutoside e da alcuni definita vitamina P) è un glicoside* del gruppo dei flavonoidi* che nell’organismo svolge un’importante funzione antiossidante* (evita la produzione di radicali liberi che danneggiano le cellule), di protezione da alcuni tipi di tumore, di rafforzamento delle pareti dei capillari, di riduzione del colesterolo* cattivo LDL. Essa è presente in numerose piante tra cui limone, uva, eucalipto, capperi, menta piperita, cipolla, carciofo, ecc.
Cristina dice
Buonasera Dott.ssa nel caso di assunzione di una monodose ad alta diluizione che da reazioni esagerate dopo quanto tempo l’antidoto che presumo sia anch’esso una monodose puo’ essere assunto e dopo quanto produrra’ i suoi effetti benefici
La ringrazio anticipatamente
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Cristina, per antidotare con efficacia, è importante utilizzare una diluizione diversa da quella del rimedio omeopatico la cui azione deve essere incanalata. Nello specifico, avendo adoperato una monodose ad alta diluizione, l’antidoto dovrà avere una diluizione bassa, da ripetere più volte al giorno, per diversi giorni. È questo il tempo necessario per ottenere i benefici. Cordiali saluti.
Silvia dice
D.ssa buonasera, volevo un consiglio su un rimedio che mi permetta di controllare gli sbalzi d’umore pre ciclo che avendo 50anni ultimamente sono più accentuati. Grazie saluti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Silvia, è molto probabile che lei stia andando incontro alla cosiddetta “depressione menopausale”, che può colpire le donne di mezza età che entrano nel periodo del climaterio. Come in tutti gli stati depressivi anche qui troviamo le fluttuazioni del tono dell’umore, dove a momenti di normalità subentrano momenti con pensieri negativi, senso di inadeguatezza e abbassamento dell’autostima. L’omeopatia può dare una mano a superare questa fase delicata della vita femminile, disponendo di una ricchezza di rimedi e di patogenesi in grado di coprire vastissime tipologie di disturbi emotivi. Per individuare però il rimedio omeopatico più adatto, che ricordiamolo deve assomigliare il più possibile al paziente per essere curativo, non bastano soltanto gli sbalzi di umore che, ripeto, sono abbastanza comuni agli stati ansiosi e depressivi, ma occorre molto di più della propria persona e della propria sintomatologia. La invito pertanto a consultare l’articolo “Ansia, Depressione, Attacchi di panico” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”, dove potrà trovare i principali rimedi omeopatici a ciò preposti e dove potrà trovare diverse informazioni che la potrebbero interessare. Ad esempio tra i rimedi particolarmente adatti a trattare le problematiche depressive (ed anche ansiose) legate all’avvicinarsi della menopausa troviamo Actaea racemosa, Graphites, Hypericum, Ignatia amara, Lachesis, Natrum muriaticum, Sepia. Ovviamente il rimedio (o i rimedi) che assomiglia di più sarà in grado di produrre i risultati migliori. Il consiglio rimane comunque sempre quello di rivolgersi ad un medico omeopata. Cordiali saluti.