Premessa
In quest’articolo si forniranno alcuni approfondimenti riguardanti le diverse diluizioni omeopatiche, se ne descriveranno sinteticamente le caratteristiche e le tecniche di preparazione, si riporteranno gli effetti terapeutici legati alla loro classificazione e si tenterà un confronto tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, che si ritiene molto utile per gli studiosi ed i praticanti dell’omeopatia. Per comodità si riproporranno alcune nozioni e informazioni già sviluppate in altre parti del sito.
Il ceppo omeopatico
Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione. Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata. In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione. Maggiori informazioni sono contenute nell’articolo “Rimedi omeopatici: origine” della presente sezione del sito.
La diluizione
La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata. Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).
La dinamizzazione
La dinamizzazione è l’altra fase importante del processo di preparazione dei rimedi omeopatici. Consiste in un’azione di forte agitazione e di percussione del flacone in cui è contenuto la diluizione omeopatica (succussioni in senso verticale). Le succussioni canoniche che vengono impresse sono pari a 100, prendendo spunto da quelle effettuate dallo stesso Hahnemann, che come si racconta, soleva sbattere 100 volte il suo contenitore sulla Sacra Bibbia. Ad ogni passaggio di diluizione deve seguire una dinamizzazione. La dinamizzazione conferisce al rimedio il potere omeopatico, il “quid energetico” in concordanza con la Legge di similitudine, che costituisce la base di azione del rimedio. Questo è il motivo per cui molti Autori, riferendosi ad un rimedio, preferiscono parlare di dinamizzazione piuttosto che di diluizione. Un sinonimo di dinamizzazione, molto usato dalla scuola tedesca ed anglosassone, è il termine “potenza”, proprio a ricordare il potere energetico posseduto dal rimedio omeopatico. Nel presente sito, come del resto è consuetudine in Italia, verrà utilizzato il termine unico “diluizione” sottintendendo che sia comprensivo anche della dinamizzazione.
Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH
Come già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco). Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione. Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio. Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.
Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa. Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.
In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.
Le diluizioni korsakoviane K
Le diluizioni korsakoviane, dal nome del loro ideatore Simeon Nicolaievitch Korsakov (1788-1853, consigliere di stato russo), connotate dalla sigla K, si preparano utilizzando sempre lo stesso flacone e per questo sono anche denominate “del flacone unico”. In tale unico flacone vengono eseguite tutte le diluizioni e le dinamizzazioni necessarie, impiegando come solvente dell’acqua distillata. Un possibile metodo di preparazione consiste nel riempire di ceppo omeopatico (ad es. di tintura madre) un flacone da 100 ml che poi si svuota per aspirazione. Sulle pareti del flacone si presuppone che sia rimasta adesa una quantità di sostanza pari a 1/100 del suo precedente contenuto. Dopo di che si riempie lo stesso flacone con acqua distillata, la cui quantità è pari a 99 volte la quantità di sostanza rimasta sulle pareti del flacone, si effettuano le 100 succussioni e si ottiene così la prima diluizione korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con le stesse modalità per le diluizioni successive 2K, 3K, 4K e così via. Anche qui la cifra numerica che precede la sigla K indica quante volte è stata operata la diluizione.
Il metodo korsakoviano risulta essere molto semplice e poco dispendioso (utilizza un solo flacone e come solvente dell’acqua distillata), per cui si presta meglio al raggiungimento delle altissime diluizioni, ma risulta essere alquanto impreciso e ciò costituisce il suo limite.
Equivalenza tra diluizioni hahnemanniane e korsakoviane
Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione. Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente. Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania. Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti. Ad ogni buon fine, solo a titolo orientativo e con tutte le limitazioni accennate, si può dire che approssimativamente è possibile accettare la tabella di equivalenza, a lato riportata, in funzione della sola concentrazione molecolare e quindi della sola diluizione.
Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana. Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100). Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.
Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico. Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.
Effetti terapeutici delle diluizioni
Anche se in omeopatia non esiste la regola generale, in quanto gli effetti terapeutici dei rimedi omeopatici, gli inizi e le durate degli stessi dipendono, oltre che dalle caratteristiche proprie di ciascun rimedio, dalla capacità di reazione del singolo organismo, esiste comunque il seguente criterio, valido in molti casi, che può orientare l’omeopata nella scelta della diluizione.
● Basse diluizioni (quelle fino alla 7CH): hanno effetto rapido o rapidissimo, agiscono per qualche ora e devono essere assunte a distanza ravvicinata (ogni quarto d’ora, ogni mezz’ora, ecc.) per risolvere una patologia dalla sintomatologia acuta, per i sintomi locali e per il lesionale. Sono adatte anche per espletare un’attività di “drenaggio”, che stimola gli organi emuntori (reni, fegato, intestino, polmoni, pelle), libera l’organismo dalle tossine e lo rende più recettivo alla cura omeopatica.
● Medie diluizioni (ad es. la 9CH o la 15CH): hanno un effetto più lento, cioè abbisognano di 3-4 giorni per agire e coprono poi un tempo terapeutico di circa 10 giorni. Si usano soprattutto per le patologie organiche acute e subacute e per il funzionale.
● Medio-alte diluizioni (ad es. la 30CH che è una diluizione centrale, importantissima): impiegano alcuni giorni (5, 7, 10, 15 gg.) per esprimere la loro efficacia e poi mantengono i loro effetti terapeutici per circa 20-30 giorni. Si utilizzano prevalentemente per le malattie subcroniche e croniche, per i sintomi generali e per il funzionale, ma hanno effetto anche sui sintomi acuti e sullo psichismo.
● Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.) e coprono un tempo terapeutico di circa 1 mese o oltre. Hanno un’azione più sistemica e profonda. Generalmente si usano nelle patologie croniche ed in quelle che coinvolgono la componente psicologica del soggetto.
● Altissime diluizioni (prime fra tutte la 1.000CH, la MK e la XMK): agiscono sullo stato mentale e psichico, sulla diatesi e sul substrato di terreno del soggetto. Sono rimedi profondi, impiegano molti giorni per esprimersi (20, 30, 40 gg.) e durano poi terapeuticamente un tempo abbastanza lungo.
Le diluizioni hahnemanniane cinquantamillesimali LM
Un discorso a parte meritano le diluizioni cinquantamillesimali hahnemanniane, connotate dalla sigla LM. Per preparare una cinquantamillesimale si parte da un globulo o da una goccia di una diluizione data, generalmente dalla 6CH alla 60CH, e si mescola a 500 parti di solvente. Questo viene poi succusso e diluito ad ogni passaggio avendo così un rapporto costante di 1:50.000 (500 x 100) ed il rimedio in tal modo preparato si esprime con 6LM, o 12LM, o 18LM, o 24LM, o 30LM, o 50LM, o 60LM, che sono le diluizioni più usate in questa scala. In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì normali diluizioni basse-medie-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base.
L’uso delle cinquantamillesimali era stato preconizzato da Hahnemann (nella sesta edizione dell’Organon le definisce prossime alla perfezione, descrivendole per la prima volta), soprattutto perché si possono ripetere anche giornalmente nel corso delle affezioni croniche, senza incorrere nell’aggravamento omeopatico “iatrogeno”, che farebbe insorgere temporaneamente dei nuovi sintomi come conseguenza dello sviluppo del potere patogeno del rimedio. L’unica accortezza da adottare è di scuotere energicamente più volte il flacone contenente il rimedio, che in questi casi assume la forma liquida, prima di ogni assunzione allo scopo di variarne la potenza.
Ma le diluizioni cinquantamillesimali evitano o limitano l’entità anche dell’aggravamento omeopatico “terapeutico”, comunque indice prognostico di prossima guarigione, che comporterebbe un’esacerbazione temporanea dei sintomi da curare, tanto più sensibile quanto più elevata è la similitudine rimedio-paziente. Le cinquantamillesimali, in forza della loro dispersione, permettono di addolcire l’impatto energetico del rimedio e quindi di diminuire l’entità dell’aggravamento.
Maggiori informazioni in merito sono contenute nell’articolo “Aggravamento omeopatico” della presente sezione del sito.
Le diluizioni cinquantamillesimali LM hanno un’azione terapeutica più dolce e graduale, pur mantenendosi energiche, per cui vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o particolarmente sensibili.
Classificazione delle diluizioni D, CH, K, LM
In conclusione, si riepiloga la classificazione delle diluizioni omeopatiche, ovvero il quadro delle varie diluizioni omeopatiche suddiviso nelle classi che hanno comportamenti terapeutici simili, mantenendo comunque le differenze finora esaminate.
Se si considera che la dinamizzazione assume per certi versi un ruolo preminente nell’azione terapeutica, rispetto alla pura e semplice diluizione della sostanza di origine, le diluizioni D, CH, K, LM possono essere analogamente classificate in base al valore della cifra numerica che le accompagna, la quale traduce il livello della dinamizzazione, oltre ovviamente il livello della diluizione nella tipologia di appartenenza. Si ricorda che le diluizioni con la stessa cifra numerica hanno la stessa dinamizzazione, ossia lo stesso numero di succussioni.
Pertanto, dal punto di vista dell’effetto clinico, tutte le tipologie di diluizioni omeopatiche possono così classificarsi:
► «basse» le diluizioni fino a 7 (D o CH o K o LM);
► «medie» quelle superiori a 7 fino a 15 (D o CH o K o LM);
► «medio-alte» quelle superiori a 15 fino a 30 (D o CH o K o LM);
► «alte» quelle superiori a 30 fino a 200 (D o CH o K o LM);
► «altissime» quelle superiori a 200 (D o CH o K o LM).
Ad esempio, una 7CH si avvicina maggiormente a una D7, che non a una D14 (che equivarrebbe a una 7CH in base alla mera diluizione). Esse infatti hanno la stessa dinamizzazione, avendo subito un uguale numero di succussioni, pari a 7 x 100 = 700 e quindi hanno effetti terapeutici simili.
Sabrina dice
Gentile dott.ssa Rita della Volpe , mia figlia che ora ha 17 anni soffriva da piccola di bronchite asmatica e’ guarita completamente all’eta’ di 10 anni con il rimedio silicea 200ch con una dose unica e’ il suo rimedio, pero’ a livello psicologico ha un miglioramento per circa un mese dall’assunzione del rimedio ( e’ piu’ sicura riesce meglio a scuola) e poi ritorna come prima (e’ molto passiva, stanca pigra, esce poco, ipercritica su se stessa e su di me ecc..) ho provato su indicazione del dottore la 1000ch ma questa diluizione non ha nessun effetto, io penso che il rimedio sia giusto perche’ corrisponde abbastanza l’unica cosa che discosta e’ che lei non e’ precisa e ordinata. Volevo chiederle se con l’omeopatia c’e’ anche una guarigione psicologica duratura oppure no, finito l’effetto del rimedio si ritorna come prima. Ora tra l’altro ha una lieve dermatite nelle pieghe delle braccia dovuta sicuramente ai suoi problemi di relazione .Leggendo questo articolo volevo provare a darle la diluizione 200k e Mk potrebbero farle di piu’ oppure dovrei darle piu’ dosi io le do’ una dose sola 200ch per la bronchite asmatica era bastata l’ho ripetuta l’anno dopo ma sempre gli effetti poco duraturi per la,sfera psicologica , oppure secondo lei bisogna cambiare rimedio ? Grazie se riesce a rispondermi. Cordiali saluti
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, se sua figlia è riconoscibile nelle caratteristiche psico-fisiche di Silicea, non c’è alcun motivo per cambiare il rimedio, tanto più che i benefici comunque esso li produce, pur se al momento non definitivi. Tra l’altro è utile precisare che il senso di precisione e di ordine non è un sintomo-chiave di Silicea, non appartiene alla patogenesi del rimedio, la quale nulla dice al riguardo. Se la 200CH è l’unica diluizione in grado di sortire degli effetti positivi, che a livello psicologico durano circa un mese, corrispondente all’incirca alla durata di copertura terapeutica, vorrà dire che la cura non può considerarsi ancora conclusa, deve poter proseguire e quindi la cosa più ragionevole da fare è somministrare un’altra monodose 200CH alla scadenza del mese, non appena i benefici accennano ad affievolirsi. D’altro canto tale prassi è alquanto ricorrente quando è in gioco la componente psicologica, dove i tempi di guarigione non sono mai brevi e dove facilmente si possono alternare alti e bassi e ciò è tanto più pronunciato quanto più il disturbo è radicato e cronicizzato. Si ricorda che in genere le cure omeopatiche possono continuare finché si registrano dei benefici e finché esistono dei margini di miglioramento, senza porsi dei limiti temporali particolarmente stringenti e logicamente si smettono alla guarigione o al raggiungimento di un risultato soddisfacente e stabile. Ovviamente il medico omeopata curante potrà essere più preciso relativamente al caso specifico di sua figlia. Cordiali saluti.
Sabrina dice
Grazie per la risposta, forse si dovevo continuare a darle la dose 200 ch ma siccome a livello fisico non ha piu’ avuto niente pensavo che piu’ di cosi’ non potesse fare. Ora invece con l’adolescenza i problemi sono aumentati (ho saputo che le piace da ben due anni un ragazzo che vede a scuola ma non e’ corrisposta) e poi ha anche la dermatite, mi preoccupa non l’ha mai avuta. Ho provato a richiamare il dottore ma non sono riuscita a trovarlo cosi’ ieri invece della silicea 200ch le ho dato la silicea 200k (dato che non l’ha mai presa ) , male non fara’ questa mattina mi ha detto che la notte ha sudato molto e vuole la coperta piu’ leggera sicuramente e’ un caso. Ormai ho fatto cosi’ io spero di risolvere, perche’ mi dispiace vederla cosi’ . Volevo poi darle anche la MK fra circa 10 giorni va bene secondo lei?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Sabrina, credo di aver già risposto alla sua domanda: ripeto, se la 200CH è la diluizione che nella storia recente ha prodotto degli effetti positivi, occorrerà continuare a somministrarla fino alla guarigione. Non è affatto detto che la MK, diluizione di valore superiore, possa essere indicata per sua figlia, anzi probabilmente non lo sarà, considerato che già la 1000CH ha fallito e che le due diluizioni (ossia la 1000CH e la MK) sono molto simili: sono entrambe altissime diluizioni centesimali ed hanno la stessa dinamizzazione. È bene tenere presente che la diluizione di un rimedio omeopatico, quella più attiva per il paziente, può lasciare non molto spazio a possibilità di scelta, poiché, come qualsiasi altra entità terapeutica omeopatica, è intimamente legata al caso personale, ovvero a quelle peculiarità individuali che rendono il paziente unico rispetto a tutti gli altri affetti dalla stessa patologia o dallo stesso disturbo. La strada in genere è abbastanza stretta. Sarebbe però meglio che tutto questo lo stabilisse, con la dovuta precisione, il medico omeopata curante. Cordiali saluti.
Davide dice
Salve Dottoressa,
il suo articolo è molto interessante.
Alte diluizioni (ad es. la 200CH o la 200K): impiegano un buon numero di giorni per agire (15, 20, 30 gg.)…quanto ha scritto mi ha fatto venire dei dubbi.
Le spiego: a settembre, massimo ottobre, subirò l’intervento di Ravitch. In pratica riposizionano lo sterno e tagliano alcune costole. Sentita una veterinaria che ha scritto una tesi per l’Università di Verona sul trattamento del dolore nella chirurgia toracica sui gatti, mi ha consigliato di usare Arnica 200CH sia in Ospedale che a casa. Anche il mio omeopata (tedesco) di fiducia qui a Cagliari non ha cambiato la ricetta. Ho sempre saputo che il rimedio alla 200 CH è potentissimo rispetto a una 5 CH…solo che il suo articolo mi fa venire il dubbio che la 200 CH non agirà immediatamente quando serve, oppure a livello fisico quest’alta diluizione farà sentire il suo effetto comunque? Visto l’importanza dell’argomento in questione, mi farebbe un grande piacere se mi desse qualche consiglio in proposito.
Grazie
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Davide, generalmente la situazione è quella da lei letta nel presente articolo, però occorre fare delle precisazioni, perché il ragionamento è molto più articolato ed ammette parzialmente più di una deroga, come viene accennato anche nell’articolo. I dati numerici da lei citati vanno quindi “presi con le molle”. Innanzitutto occorre sottolineare che in Omeopatia non esiste il concetto di forza o di potenza, inteso nel senso classico del termine cui siamo abituati, ma esiste il concetto della corretta scelta del rimedio omeopatico e poi della relativa diluizione, quella più attiva per il paziente, ossia della terapia giusta per quello specifico paziente, che presenta un suo particolare modo di essere e di manifestare i propri sintomi. Certi pazienti non reagiscono alle alte diluizioni (ad es. una 200 CH), ma hanno guarigioni spettacolari con le diluizioni meno alte o con le basse diluizioni (ad es. una 7CH), ovviamente sempre che il rimedio sia quello giusto. Relativamente ai tempi di entrata in azione di un rimedio omeopatico, una cosa è certa: esiste una correlazione diretta fra detti tempi e la diluizione del rimedio, nel senso che, a parità di tutte le altre condizioni, il rimedio a diluizione più bassa agirà sempre prima del rimedio a diluizione più alta. Questo perché le basse diluizioni trasmettono segnali più veloci e semplificati, le alte diluizioni segnali più complessi e lenti, le medie diluizioni segnali intermedi. Tale discorso di fondo però bisogna contestualizzarlo, incrociandolo con le caratteristiche intrinseche del rimedio omeopatico, con il grado di profondità della patologia o del disturbo, nonché con la reattività e sensibilità individuale del paziente. Ci sono rimedi che hanno intrinsecamente dei tempi di azione più lunghi, si pensi ad es. a Lycopodium, Sulphur, Bryonia, Calcarea carbonica, Silicea, ecc., altri che invece agiscono prima, si pensi ad es. a Aconitum, Apis, Belladonna, Kali bichromicum, Pulsatilla, ecc. Nei pazienti affetti da malattie croniche qualsiasi diluizione omeopatica impiega più tempo per agire rispetto ai casi di malattie acute. Vi è poi da considerare che il tempo di risposta di un rimedio omeopatico è influenzato dalla reattività e sensibilità dell’organismo del paziente, nel senso che nei pazienti più reattivi e sensibili allo stimolo del rimedio omeopatico, questo agirà comunque in un tempo inferiore rispetto alla norma. Il «simillimum» (com’è noto, il rimedio simile al paziente in tutto e per tutto, sia dal punto di vista fisico che psichico, capace di coglierne gli aspetti costituzionali e l’intero quadro clinico), o un rimedio molto prossimo ad esso, riesce a sintetizzare tutto ciò, vale a dire che è meno influenzato dalla diluizione e quindi agirà sempre abbastanza prontamente su tutte le tipologie di sintomi. Ad esempio, nella fattispecie, il “tipo Arnica” (che corrisponde allo sportivo, al normotipo, con costituzione sulfurico-carbonica, con un discreto sviluppo dell’apparato scheletrico, muscolare e cardio-respiratorio, con tendenza a prendere peso, dal temperamento sanguigno-nervoso, con predisposizione a cadere in uno stato depressivo per un trauma fisico e/o psichico) ha un terreno più sensibile all’azione dell’omonimo rimedio omeopatico e quindi l’attività terapeutica sarà più pronta ed efficace. Ciò però non esclude affatto che il rimedio possa agire quantunque bene anche su un paziente dal biotipo differente, nel quale ovviamente sia riscontrata la somiglianza tra il proprio quadro clinico ed il quadro patogenetico del rimedio. Quanto maggiore è tale somiglianza tanto più può essere utile aumentare la diluizione, ammesso che ciò sia vantaggioso per il paziente, come visto. Infine bisogna ancora tenere conto della formazione e dell’esperienza del medico omeopata: certi omeopati qualificati sono prevalentemente dei “bassi diluizionisti”, mentre altri non meno qualificati sono degli “alti diluizionisti” quasi esclusivi. L’importante è guarire il paziente, qualunque sia il metodo o la strategia terapeutica cui si accorda la propria preferenza. La regola fondamentale, unica, fissa, assoluta, irrinunciabile e imprescindibile, consiste nella corretta applicazione della Legge di Similitudine, su cui, com’è noto, l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico. Concludendo, fermo restando quanto finora esposto, se il suo medico omeopata curante ha valutato che Arnica 200CH si addice al suo caso specifico, basterà effettuare la prima somministrazione con un “congruo” anticipo rispetto alla data dell’intervento e poi continuare secondo prescrizione, anche nel post-operatorio, in modo che si possa rimanere sempre sotto copertura terapeutica. Cordiali saluti.
Rosanna dice
Buonasera , cortesemente vorrei chiederle perchè in alcuni casi vengono preferiti i rimedi in gocce a quelli in forma solida ( granuli ).
Grazie
Cordiali saluti
Rosanna
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Rosanna, dal punto di vista terapeutico le due forme farmaceutiche di rimedi omeopatici sono equivalenti ed il ricorso all’una o all’altra è più di carattere pratico che altro. I granuli sono piccole sfere di saccarosio e lattosio, presentati in tubi contenenti circa 80 granuli e sono disponibili in tutte le diluizioni. Si assumono direttamente o sciolti in un poco d’acqua. Essendo privi di alcool sono particolarmente adatti ai bambini. Le gocce sono preparate in veicolo idro-alcolico a circa 30°, si presentano in flaconcini di vetro ambrato da 15 o 30 ml e sono prevalentemente riservate alle basse diluizioni decimali. Si assumono direttamente o diluite in un poco d’acqua. Il loro uso è indispensabile ai pazienti allergici al lattosio. Cordiali saluti.
Adele dice
Buongiorno, mi chiamo Adele, soffro di fibromialgia con fasi acute molto pesanti che si manifestano con bruciore diffuso in tutto il tessuto connettivo e aghi in tutto il corpo ma il peggio è quando il dolore prende la cervice, da in mezzo alle scapole in su fino alla nuca, in questo caso è un dolore profondo simile al bruciore con la sensazione di non riuscire a reggere la testa, ottundimento celebrare e occhi dolenti.
Mi può aiutare?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Adele, considerato che la fibromialgia è una malattia cronica reumatica che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico, con dolori provenienti dai muscoli e dai tessuti fibrosi, come tendini e legamenti, i rimedi omeopatici che possono trovare impiego sono consultabili all’articolo “Reumatismi” nella sezione del sito “Affezioni-Rimedi”. Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio adatto sarà quello che contiene la sintomatologia somigliante a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. I dolori della sindrome fibromialgica possono concentrarsi a collo, spalle e braccia o coinvolgere tutto il corpo e la maggioranza dei pazienti avverte anche affaticabilità, stanchezza, confusione, stordimento e disturbi del sonno. In caso di dolori brucianti potrebbero essere presi in considerazione rimedi omeopatici come Apis, Arsenicum album, Bryonia, Lachnantes, Ruta graveolens, ma anche Rhus toxicodendron o Nux vomica, che sono abbastanza prescritti per la fibromialgia. Ripeto, solo il rimedio omeopatico che rispecchia meglio la globalità dei sintomi del paziente potrà produrre i risultati attesi. Con riferimento alla dieta alimentare, anche se non ve n’è una specifica, è preferibile limitare gli zuccheri semplici, ridurre i grassi saturi ed il sale, incrementare frutta, verdura e cereali integrali, evitare alcool e caffè, bere molta acqua. Relativamente all’esercizio fisico è consigliabile un’attività continuativa ma non troppo intensa e, nei limiti del possibile, praticare aerobica, stretching, massaggi, nuoto. Il consiglio comunque è di non fare da sola, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Christian dice
Buona sera,avrei bisogno di un consiglio riguardo una cura che ho intrapreso e finito con il rimedio di staphysagria.
Inizio,tempo fa,a utilizzare staphysagria alla 9 ch per un problema con delle verruche,che avevo bruciato del dermatologo più volte,senza trovare soluzione.
Dopo la cura con staphysagria le verruche hanno avuto il loro corso e sono sparite.
Decido autonomamente di riprendere la cura,prima con staphysagria 15 ch e soccessivamente anche alla 30 ch.
Questa decisione viene dal fatto che staphysagria rispecchia in tutto la mia persona e credevo che,visto il giovamento che avevo avuto con le verruche potesse risolvere altri problemi cronici che avevo.
Il problema si pone quando inizio ad avere nella gambe una sorta di micosi,che inizio a curare con una crema antimicotica,senza pensare che poteva dipendere dalla cura omeopatica protratta per troppo tempo.
La micosi si ritira ma poi torna in un altro punto,sempre della stessa gamba.
Decido di sospendere la cura omeopatica circa 20 giorni fa e iniziano i problemi,a mio avviso anche seri.
Sono riaffiorati attacchi di panico e stati d’ansia dei quali non soffrivo da tempo e la micosi riaffiora in punti diversi della stessa gamba,la destra.
Ne parlo con il mio farmacista ed anche lui sostiene che possa dipendere dal rimedio protratto per troppo tempo e a diluizioni abbastanza ampie.
Mi consiglia,ora che ormai il problema è condiderevole,e quindi da risolvere di iniziare una cura con staphysagria 35K,per riassestare il tutto.
Vorrei sapere cosa ne pensate.
Attendo risposta è ringrazio anticipatamente.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Christian, è alquanto improbabile che la micosi alle gambe sia dovuta all’uso di Staphysagria, pur se prolungato, considerato che la manifestazione non rientra nella patogenesi specifica del rimedio omeopatico. Quindi sarebbe da escludere, ma anche se per assurdo fosse apparso un effetto iatrogeno del genere, questo sarebbe dovuto spontaneamente scomparire, senza lasciare alcuna conseguenza. Invece occorre sempre tenere presente che la pelle rappresenta una via di eliminazione di sostanze tossiche e prodotti del metabolismo da parte dell’organismo, per cui ogni problema cutaneo va rispettato e non soppresso, con il rischio di non risolvere completamente o di provocare manifestazioni più dannose. Pertanto, se lei si riconosce in Staphysagria ed il rimedio le ha già giovato, anche sul piano psichico, si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di riutilizzarlo, alla diluizione più attiva per lei. Sarebbe altresì da valutare se non fosse attualmente utile associare un rimedio omeopatico richiesto a livello patogenetico dalle caratteristiche della manifestazione cutanea. Ad esempio, per le micosi il rimedio omeopatico che viene più spesso utilizzato è Arsenicum iodatum. Le consiglio comunque di non fare da solo, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Federico dice
Buongiorno Dottore, anche un medico endocrinologo della provincia di Imperia mi rivolgo a lei nella speranza che mi possa aiutare
Vivo con una golden Retriever di cinque mesi e vorrei portarla con me in qualsiasi occasione mi debba spostare purtroppo per me , però mi sono accorto che il mio cane soffre di cinetosi ho provato diversi rimedi senza incorrere in somministrazione di farmaci veri propri
Purtroppo il mio veterinario non prescrive farmaci omeopatici e non credo che il fai da te sia comunque una pratica corretta …«omissis»…
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Federico, com’è noto, l’Omeopatia applicata agli animali richiede tecniche, strategie e pratiche terapeutiche completamente differenti da quelle per l’uso umano, con ripercussioni anche sui criteri di scelta dei rimedi omeopatici, sulle diluizioni, sulle posologie, sui tempi di cura, ecc. Gli animali hanno anatomia, fisiologia e patologia generale diverse dal genere umano e ciò indispensabilmente richiede un trattamento terapeutico diverso. Di tanto si occupa l’Omeopatia Veterinaria. Sarebbe pertanto opportuno porre il quesito a un sito veterinario che tratta l’Omeopatia. Ciò che posso dirle, che ovviamente riguarda l’uomo, è che i rimedi omeopatici più spesso utilizzati nelle cinetosi sono Cocculus indicus (è il rimedio più comune) o Tabacum (quando il disagio è molto intenso), con somministrazioni alla vigilia e durante il viaggio, per prevenzione e cura. Cordiali saluti.
Agnese dice
Non riesco a trovare camomilla 30dh ,ho solo camomilla 5ch come posso fare ?Devo darla ad una bimba di quindici mesi per cui se fosse in gocce sarebbe meglio
La bimba è molto agitata per i denti.
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Agnese, se la forma farmaceutica del rimedio omeopatico è quella in granuli e se la bimba è in grado di trattenere almeno per un po’ i granuli in bocca, allora basta far cadere 3 granuli sulla lingua, lasciando che li succhi. Altrimenti si può ricorrere al biberon, lasciando ivi sciogliere 3 granuli in 100-150 ml di acqua, quindi si chiude con la tettarella e si scuote energicamente (almeno 10 volte) ad ogni somministrazione: ogni sorso è una dose. Ovviamente sull’opportunità d’uso di un rimedio, sulla diluizione e sulla posologia, sarebbe meglio che si esprimesse un medico omeopata. Cordiali saluti.
Maya dice
Articolo interessantissimo grazie!
Mi chiamo Daniela ho 46 anni e da quando avevo 17 soffro della sindrome da occhi secchi.
Poichè il 1 Marzo di quest’anno compirò 47 anni è dunque oramai trent’anni che convivo con questo disturbo,
Desideravo sapere l’omeopatia potrebbe aiutarmi eventualmente a risolverlo?
La ringrazio anticipatamente per la sua risposta
Daniela
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Maya (o Daniela), i rimedi omeopatici utili a trattare gli occhi secchi esistono e sono anche numerosi, diversi nelle caratteristiche e nelle patogenesi. Tra i più adoperati troviamo Aconitum napellus, Alumina, Arsenicum album, Belladonna, Lycopodium, Mezereum, Nux moschata, Opium, Pulsatilla, Sulphur, Veratrum album, Zincum metallicum. Com’è noto, nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio (o i rimedi) adatto sarà quello che contiene la sintomatologia specifica e concomitante somigliante a quella del paziente e quanto maggiore è tale somiglianza tanto migliori saranno i risultati. Le consiglio, pertanto, di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico. Cordiali saluti.
Francy dice
Salve
Sono celiaca,intollerante al lattosio, e diabetica.
Mi hanno dato questa lista di prodotti da prendere a gocce.
CHINA REGIA 5CH
CUPRUM METALLICUM 5CH
COLOCYNTHIS 7CH
MAGNESIA PHOSPORICA 7CH
THUYA 7CH
CLEMANTIS ERECTA 5CH
ACTAEA RACEMOSA 5CH
ARSENICUM ALBUM 7CH
PHOSPHORUS 7CH
NUX VOMICA 7CH
Purtroppo non le trovo nelle farmacie e sto cercando online.
Ho trovato ad esempio il cuprum metallicum in gocce, ma l estensione che legggo e’ di LM. cosa corrisponde il 5 ch con LM, visto che In generale, contrariamente ad una diffusa errata opinione, le cinquantamillesimali non sono altissime diluizioni, bensì diluizioni medio-alte, fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base??
Grazie in anticipo.
PS lei sa mica dove potrei trovare questi prodotti omeopatici in flaconi liquidi da 60 ml?di nuovo grazie infinite
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Gentile Francy, i rimedi omeopatici non si ripetono mai, sia per il tipo di formulazione che per il tipo di diluizione: ogni rimedio ha una propria ragione di essere e di esistere, che non ammette equivalenze. Al limite, possono esistere delle diluizioni omeopatiche che sono più vicine a delle altre, ma non sono mai perfettamente uguali, non sono mai la stessa cosa, hanno comunque dei comportamenti terapeutici differenti e quindi quando si è costretti ad optare si rinuncia sempre a qualcosa. Com’è rilevabile dal presente articolo, le LM sono delle diluizioni molto particolari ed anche se, dal punto di vista della mera classificazione, possono ritenersi fondamentalmente corrispondenti alle diluizioni centesimali di base, sono comunque diverse dalle CH. In estrema sintesi, le CH sono le diluizioni centesimali, tra le più adoperate, che hanno un’azione forte e decisa e quindi vengono prescritte a pazienti normalmente reattivi, mentre le LM sono le diluizioni cinquantamillesimali, come detto speciali, che hanno un’azione più graduale e dolce e quindi vengono soprattutto prescritte a pazienti deboli o piuttosto sensibili. Pertanto, per rispettare la prescrizione deve necessariamente avvalersi delle CH e non delle LM. La difficoltà di reperimento che lei incontra è dovuta al fatto che solitamente le gocce sono riservate alle basse diluizioni decimali (D o DH) e quindi molte aziende farmaceutiche seguono tale cliché, ma non tutte. Bisogna avere la pazienza di cercare, on-line o presso una farmacia che abbia una buona gamma di fornitori. In caso di impossibilità, l’unica strada da seguire è farsi cambiare la prescrizione, ricorrendo alle diluizioni D, scegliendo quelle più confacenti al proprio caso e ciò, ovviamente, comporterà qualche adattamento terapeutico con riflessi in particolare sulla posologia e sulla durata della cura. Cordiali saluti.
Giuseppe dice
Salve sono stato recentemente operato per poliposi nasali recidive (ricresciute dopo un anno dall’operazione), mi consiglia qualche cura omeopatica per prevenire la ricrescita?
Dott.ssa Rita della Volpe dice
Egregio Giuseppe, com’è noto, i polipi nasali sono morbide escrescenze tumorali benigne che colpiscono la mucosa nasale ed i seni paranasali. La causa che provoca tali formazioni non è completamente nota, però le evidenze cliniche dimostrano che si associano frequentemente a patologie infiammatorie della mucosa respiratoria, come allergie, sinusite, rinite, asma ed anche a intolleranza ad alcuni farmaci od a malattie da immunodeficienza e del connettivo. È comunque opinione diffusa che la predisposizione genetica copra un ruolo di primo piano nella comparsa dei polipi nasali. L’Omeopatia può fornire dei buoni risultati sia nella prevenzione che nella cura delle poliposi nasali, soprattutto quando la terapia omeopatica è orientata a modificare il «terreno» del paziente predisposto alla produzione di dette formazioni su causa scatenante, come visto. Infatti in campo omeopatico le poliposi sono considerate manifestazioni della diatesi hahnemanniana detta «sicosi», legata ad una predisposizione costituzionale che comporta un rallentamento degli scambi e la tendenza all’accumulo di tossine, con la conseguente formazione localizzata di escrescenze benigne. La costituzione di riferimento dove più facilmente possono nascere i polipi è quella carbonica (corrispondente al brachitipo, che ha tendenza a prendere peso, metabolismo rallentato, ritenzione idrica, lento, pigro, flemmatico, che ama mangiare e che tende a condurre una vita di routine) e per tale motivo i rimedi omeopatici più adatti per la correzione del terreno fanno capo a tale costituzione. Tra essi il più importante, il più grande di tutti nella cura della sicosi e quindi dei polipi nasali, è certamente Thuya, che è anche il più prescritto. Tra gli altri rimedi costituzionali carbonici o con un’importante componente carbonica, utili allo scopo, troviamo Baryta carbonica, Calcarea carbonica, Graphites, Natrum carbonicum, Natrum sulphuricum ed altri. Tra i rimedi omeopatici per un uso sintomatico, eventualmente da adoperare in fase di recrudescenza, troviamo Arum maculatum, Cadmium sulphuratum, Dulcamara, Hepar sulphur, Kali bichromicum, Nitricum acidum, Phosphorus, Sanguinaria, Staphysagria ed altri. Nel rispetto della Legge di Similitudine su cui l’Omeopatia pone le basi del suo principio terapeutico, il rimedio giusto sarà quello che assomiglia al paziente, nelle caratteristiche e nella sintomatologia, sia a livello fisico che psichico, altrimenti i risultati non saranno quelli auspicati. Le consiglio pertanto di non fare da solo, ma di rivolgersi ad un medico omeopata che con la visita medica omeopatica sarà in grado di prescrivere la terapia appropriata al suo caso specifico (rimedio, diluizione, posologia, tempi di cura, ecc.). Cordiali saluti.