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Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

Risultati della ricerca per: lattuga

Lattuga – Lavanda

Sommario:

◊ TM di Lattuga selvatica o Lactuca virosa

◊ TM di Lavanda o Lavandula officinalis

 

Tintura Madre di LATTUGA SELVATICA o LACTUCA VIROSA

Lattuga - Lavanda - image  on https://rimediomeopatici.comLattuga selvatica o Lactuca virosa è una pianta biennale appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Cresce spontaneamente nei boschi di tutt’Europa ed in Italia si trova un po’ ovunque fino a 100 m di altitudine. Cresce nei terreni sassosi e basici, lungo le strade ed i canali; fiorisce da luglio a settembre. Può arrivare a 2 m di altezza.

Preparazione

Per la “droga” si usano le foglie ed il lattice (di colore biancastro) che si ricava pestando la pianta in un mortaio. La raccolta delle foglie si effettua prima della fioritura, all’inizio dell’estate. Il lattice si ricava in luglio – agosto.

La Tintura Madre (TM) si prepara con un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 e gradazione della soluzione idroalcolica di 25°.

Proprietà

Azione EMOLLIENTE, RINFRESCANTE E LASSATIVA, CALMANTE, IPOTENSIVA.

Utilizzo

E’ usata nei casi di irritazione gastro-intestinale e si è dimostrata efficace anche contro l’ipertensione nei soggetti arteriosclerotici. Per la sua azione calmante e sedativa è stata spesso impiegata nei casi di tosse insistente, bronchite, crampi muscolari, iperattività e per la cura dell’insonnia, per la quale si dimostra particolarmente efficace.

La pianta è usata da secoli per le sue proprietà anestetiche. Gli estratti sono narcotici ed hanno l’effetto di un oppio debole, simile al papavero. Le parti della pianta possono essere tossici, per cui devono essere usati con attenzione e non senza il controllo di un professionista esperto.

Dosi

20 gocce, 2 volte al dì, dopo i pasti. Dose max giornaliera 10 ml (circa 200 gocce).

(*) V. Note esplicative Lattuga - Lavanda - image  on https://rimediomeopatici.com

Tintura Madre di LAVANDA o LAVANDULA OFFICINALIS

Lattuga - Lavanda - image  on https://rimediomeopatici.comLavanda o Lavandula officinalis è una pianta selvatica appartenente alla famiglia della Lamiaceae, originaria delle regioni mediterranee. Si trova nei luoghi aridi e sassosi, nei rilievi collinari asciutti e caldi e nelle isole. Si coltiva molto nei giardini per il suo gradevole profumo. Fiorisce da luglio ad agosto.

Preparazione

Per la “droga” si usano le sommità fiorite che si raccolgono all’inizio della fioritura.

La TM si prepara con un rapporto in peso droga:solvente di 1:5 ed una gradazione della soluzione idroalcolica di 60°.

Proprietà

Azione ANTISETTICA, CICATRIZZANTE, ANTINFIAMMATORIA, ANTIREUMATICA, ANTINEVRALGICA, ANTISPASTICA, CARMINATIVA (elimina i gas intestinali), ANTIDEPRESSIVA, SEDATIVA.

Utilizzo

Viene impiegata come tonico del sistema nervoso, per le vertigini, per problemi gastro-intestinali con flatulenza, per emicranie, dolori di testa di origine muscolo-tensiva, insonnia, disturbi delle vie respiratorie: tosse, asma, raffreddore, influenza. Adatta anche per le infezioni delle vie urinarie e intestinali, per la ritenzione idrica.

Per le sue proprietà antispastiche è particolarmente adatta per calmare la tosse convulsa, di tipo asmatico e quella dovuta a laringite.

Il dott. Leclerc ne suggerisce l’uso esterno mediante suffumigi.

I dott.ri Cadéac e Meunier hanno dimostrato che la sua essenza, a dose terapeutica, agisce come un narcotico molto attivo e che non è eccitante se non a dose tossica.

Dosi

30 gocce, 3 volte al dì, dopo i pasti. Dose max giornaliera consigliata 12 ml (circa 240 gocce).

(*) V. Note esplicative

Colon irritabile

La sindrome del Colon Irritabile o Colite Spastica o Colon Spastico (IBS in inglese) è una condizione molto comune. Si manifesta con stipsi o con diarrea o con alternanza fra stipsi e diarrea; dolore e crampi all’addome, gonfiore addominale, meteorismo e muco nelle feci. Il dolore migliora dopo l’evacuazione.

L’andamento è cronico con carattere fluttuante. Nel corso degli anni le riacutizzazioni dei sintomi coincidono spesso con eventi stressanti, sia di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche), che di tipo psichico (es. stress, separazioni, lutti). Le donne ne sono più interessate degli uomini.

Spastico

 

Chi soffre di Sindrome dell’Intestino Irritabile spesso presenta sintomi anche di emicrania, ansia, depressione, fibromialgia, fatica cronica, cistite e problemi nella sfera sessuale.

La sindrome può essere causata da molteplici fattori e spesso, nello stesso individuo, non è riconoscibile un singolo fattore scatenante.

Le precise cause della sindrome del colon irritabile sono sconosciute; ci sono alcune ipotesi, ma essa rimane una condizione clinica indefinita. L’ipotesi causale più attendibile pare sia quella di un’anomalia nella comunicazione tra encefalo, fibre nervose innervanti l’intestino e muscoli intestinali.

Avrebbero anche una discreta importanza la predisposizione del singolo individuo, le reazioni individuali verso le malattie, le alterazioni della motilità del tratto digestivo, la flora batterica ed infezioni intestinali, lo stress… Le condizioni di stress si riflettono sull’intestino e viceversa. Quindi una situazione di stress può complicare il quadro clinico del paziente; ma possono complicare la situazione anche le intolleranze e le allergie alimentari o l’utilizzo perpetuato nel tempo di farmaci.

La Sindrome dell’Intestino Irritabile si presenta spesso in associazione con altri disordini motori del tratto digestivo, come la dispepsia funzionale e la malattia da reflusso gastroesofageo, così come altre patologie, inclusa la malattia celiaca. Un’alta percentuale dei pazienti, inoltre, presenta cefalea, dolori alla schiena, insonnia, debolezza, …

IN SINTESI

La sindrome del colon irritabile è un insieme di disturbi intestinali cronici, riferibili al tratto di intestino crasso chiamato colon (come del resto si può intuire dal nome della patologia).

Ecco un piccolo prontuario omeopatico riportante i rimedi più frequentemente utilizzati per il trattamento del C. irritabile.

Aloe s., Antimonium c., Asa f., Carbo v., China, Colocynthis, Cuprum, Dioscorea v., Lycopodium, Ignatia, Nux v., Raphanus, Veratrum a.

Colite

Colon irritabile
Colon irritabile

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(*) V. Note esplicative

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Calazio e Orzaiolo

Calazio e Orzaiolo sono due disturbi spesso confusi tra loro. Sia l’uno che l’altro sono manifestazioni infiammatorie a carico del tarso. Le due manifestazioni si caratterizzano per l’improvvisa comparsa di una tumefazione focale della palpebra superiore o inferiore ed esordiscono con arrossamento, edema, gonfiore e anche dolore palpebrale.

Calazio e Orzaiolo
Calazio e Orzaiolo

Tuttavia, calazio e orzaiolo presentano alcune differenze che ne permettono la distinzione:

CALAZIO

Il termine calazio deriva dal greco chàlation “orzaiolo”, diminutivo di chàlaza “chicco”. Il calazio è una delle affezioni più frequenti della palpebra. Istologicamente esso è un granuloma infiammatorio cronico provvisto di capsula e privo di vasi, aspecifico, contenente numerose cellule giganti (non tubercolari). Il calazio è causato dalla ritenzione del secreto di una ghiandola tarsale di Meibomio che esercita un’azione irritante, soprattutto a opera dei suoi componenti lipidici. Si presenta come un nodulo unico o multiplo, duro, di grandezza variabile da una capocchia di spillo a un cece, circoscritto, indolente; compare sotto la cute o sotto la congiuntiva tarsale a carico di una delle due palpebre.

Il suo sviluppo avviene in alcune settimane, senza sintomi irritativi; può permanere indefinitivamente, può riassorbirsi e scomparire, o può infettarsi e suppurare, con insorgenza di edema, dolore e arrossamento della zona interessata. Abitualmente dà luogo a un cero fastidio con una leggera riduzione visiva per la comparsa di un lieve astigmatismo; a epifora se è situato in prossimità del puntino lacrimale inferiore e, soprattutto, a disturbi di ordine estetico.

Talvolta, il calazio può essere la conseguenza di una blefarite cronica. Se quest’infiammazione della palpebra viene trascurata, l’accumulo di piccoli frammenti di cute di desquamata (simile alla forfora) possono favorire l’ostruzione del dotto escretore.

In altri casi, il calazio dipende dall’uso di lenti a contatto. Queste intervengono come ostacoli esterni, in quanto possono provocare un traumatismo livello palpebrale, innescando un processo infiammatorio.

Infine, sembra che una predisposizione costituzionale, per lo più su base ereditaria, a presentare malattie allergiche (diatesi allergica) possa enfatizzare il disturbo.

ORZAIOLO

L’orzaiolo può essere esterno o interno.

Il primo è l’omologo di un foruncolo cutaneo, è un processo infiammatorio suppurativo che inizia in un follicolo ciliare, interessando soprattutto la ghiandola di Zeiss. È causato dallo stafilococco, può involvere spontaneamente ed ha tendenza a recidivare. Inizia con un edema solitamente circoscritto, ma può diffondersi a tutta la palpebra riducendo la rima palpebrale e nascondendo il punto infetto. Il soggetto avverte una sensazione di tensione e di calore, dolore assai vivo alla palpazione nella sede dell’infiammazione, fotofobia e facile lacrimazione. In poco tempo, sul bordo palpebrale, all’apice del processo suppurativo, compare un punto giallo che si ingrandisce fino a rompersi, lasciando fuoriuscire il pus e talora un cencio necrotico con immediata attenuazione del dolore, della tumefazione e della febbre, se presente.

Il secondo è, come il primo, un processo infiammatorio acuto di origine stafilococcica, ma è a carico della ghiandola di Meibomio. Il quadro clinico, essendo la ghiandola di Meibomio più grande di quella di Zeiss e racchiusa nello stesso tessuto fibroso del tarso, è lievemente più drammatico. Compare con edema più o meno esteso, dolore e lacrimazione. L’eversione della palpebra mette in evidenza un punto giallastro sotto la congiuntiva tarsale infiammata.

RIMEDI OMEOPATICI per Calazio e Orzaiolo

CALAZIO

Rimedi omeopatici maggiormente utili per i calazi

Omeopatia

I rimedi omeopatici maggiormente utilizzati per i calazi sono Aurum metallicum, Hepar sulphur, Mercurius solubilis, Pulsatilla pratensis, Rhododendron, Silicea, Staphysagria, Thuja occidentalis.

ORZAIOLO

I rimedi omeopatici utili e che vengono più spesso prescritti per trattare gli orzaioli sono: Apis, Arsenicum album, Borax, Hepar sulphur, Lycopodium, Pulsatilla, Silicea, Staphysagria, Sulphur.

Omeopatia

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(*) V. Note esplicative

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Badiaga

DESCRIZIONE di BADIAGA

Badiaga è un rimedio omeopatico di origine animale ed è il nome russo della Spongilla fluviatilis, un organismo pluricellulare che vive nelle acque dolci. Spongilla f. non è altro che una piccola spugna grigio-verdastra.

Spongilla f. è un invertebrato che appartiene all’ordine dei Poriferi e fa parte di un genere con oltre 200 specie diverse che vivono in laghi, stagni e torrenti lenti. La Spongilla fluviatilis, della famiglia Spongillidi, appartiene alle spugne Demospongiae, dette anche spugne silicee o spugne cornee.

Le Demospongiae sono spugne di tipo Leucon e rappresentano la classe più nutrita del phylum Porifera, comprendendo il 95% delle specie note, tra cui le familiari spugne da bagno.

Leucon in zoologia è il tipo di spugna la cui cavità gastrovascolare comunica con l’esterno per mezzo di canali rivestiti di flagelli; Il corpo ha pareti spesse e lo spongocele è formato da una sacca estremamente ramificata, con un gran numero di camere flagellate intercomunicanti. È la morfologia più evoluta, in cui lo spongocele è caratterizzato da un complesso sistema di concamerazioni, che potenzia l’efficacia filtratoria.

L’impalcatura è l’endoscheletro dell’animale ed è costituita da spicole costituite da fibre di spongina, una scleroproteina contenente aminoacidi alogenati. Le fibre di spongina sono flessibili ed elastiche, disposte in senso longitudinale e collegate tra loro da un gran numero di fibre secondarie che formano una serie di ponti. La spongina è una sostanza organica chimicamente affine alla seta ed è prodotta dalle cellule del mesenchima: gli spongioblasti.

Spongilla è un organismo sessile e si attacca a substrati duri come rocce, tronchi e talvolta al suolo. Spugne del genere Spongilla possono vivere in simbiosi con alcune alghe verdi, le zoochlorellae che conferiscono alle spugne l’aspetto verdastro.

Il rimedio omeopatico Badiaga si ottiene per triturazione della spugna secca raccolta in autunno. È molto utilizzato in otorinolaringoiatria, cioè di quella branca della medicina che si occupa delle malattie dell’orecchio, del naso e della gola.

Badiaga
Badiaga

CARATTERISTICHE e USO

Organospecifità: Organi di senso, tratto superiore dell’apparato respiratorio, ghiandole, sistema muscolo-scheletrico.

Principali indicazioni cliniche: Adeniti, cellulite, cefalea, corizza, laringite, oftalmia, palpitazioni, poliposi nasale, raffreddore da fieno, reumatismi, tosse pertussoide e pertosse.

Il rimedio ha un’azione profonda sugli organi respiratori e sulle ghiandole; agisce secondariamente sugli altri organi e apparati.

B.è utilizzato in tutti gli stati infiammatori che colpiscono l’ORL: poliposi nasale, coriza spasmodica con starnuti e rinorrea acquosa e fluente, anche associata all’influenza, con senso di oppressione; laringiti stagionali allergiche; dispnea asmatiforme, rinite allergica; infiammazioni oculari. Viene anche utilizzato in caso di starnuti ripetuti, tosse o per l’ingrossamento dei linfonodi. Indurimenti ghiandolari (adeniti), specialmente al seno, per il gonfiore alle gambe e per la cellulite.

Il soggetto B. è una persona sempre mentalmente attiva, con un pensiero chiaro e lucido, anche quando è ammalato.

La tosse di B. è di tipo pertussoide, con solletico alla laringe ed il malato ha la sensazione di avere dei granelli di zucchero in gola. La sua tosse aumenta nel pomeriggio, è accompagnata da starnuti ed è seguita anche emissione di muco dalla bocca e dal naso. Il soggetto può avere molto catarro da impedire un sonno tranquillo. La sua cefalea si manifesta con dolori vivi ai globi oculari e con spasmi alla palpebra superiore sinistra; inoltre egli sente di avere la testa pesante e aumentata di volume, con sensibilità al cuoio capelluto. Può avere poliposi nasale.

Il paziente ha palpitazione dopo piacevoli emozioni, palpitazioni più intense quando è coricato sul fianco destro; ha dolori alla parte posteriore del tallone destro che aumentano con un minimo movimento; ha una sensibilità dolorosa della pelle e dolenzia generale dei muscoli, come se fossero stati percossi. La dolenzia è una indicazione principale del rimedio.

Modalità: i sintomi si aggravano col freddo e migliorano col calore.

Rimedi complementari: Iodum, Sulfur.

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(*) V. Note esplicative

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Gengivite

La gengivite è un’infiammazione che riguarda i tessuti gengivali, cioè le gengive. Si manifesta con irritazione, arrossamento, gonfiore, sensibilità e talvolta anche dolore delle stesse quando si introducono nella bocca alimenti e bevande caldi o freddi. Il disturbo può portare, gradualmente, al sollevamento delle gengive, al sanguinamento e all’alito cattivo.

La causa della g. è l’accumulo di batteri nel cavo orale. I batteri provenienti dai residui di cibo formano una pellicola sottile sui denti e ciò favorisce la formazione della placca e del tartaro. Placca e tartaro a lungo andare causano l’infiammazione delle gengive e il sollevamento dei tessuti; il sollevamento dei tessuti espone la base dei denti all’aggressione dei batteri. A lungo andare questo mette a rischio la tenuta dei denti, li indebolisce fino alla caduta.

La causa principale di g. è, quindi, una scarsa igiene orale che andrebbe eseguita quotidianamente usando spazzolino e scovolino.

Gengivite
Gengivite

Altre condizioni che possono aumentare il rischio di gengivite sono: predisposizione genetica, gravidanza, fumo, età, uso di alcuni farmaci (tra cui alcuni antiipertensivi, cortisonici, antidepressivi e antiepilettici), diabete, stress, infezioni del cavo orale, malattie immunitarie, protesi dentarie, squilibri ormonali, carenze vitaminiche e nutrizione non adeguata, ecc.

I prodotti microbici provocano un’interruzione della barriera protettiva epiteliale a livello del sottile strato epiteliale del solco gengivale, dando luogo a fenomeni infiammatori del connettivo sottostante. Tali fenomeni portano ad uno scompaginamento delle fibre collagene, con conseguente alterazione dei normali caratteri dei margini gengivali. I sintomi sono, almeno inizialmente, rappresentati da dolore, cambiamento di colore verso il rosso, edema, con conseguente perdita del caratteristico aspetto a buccia d’arancio a livello della gengiva aderente, iperplasia delle papille, rigonfiamento dei margini gengivali con perdita della loro normale festonatura. Le ulcerazioni presenti a livello dell’epitelio sulculare (epitelio squamoso stratificato di rivestimento, che copre il solco gengivale, poco profondo, localizzato tra lo smalto e il margine della gengiva libera) determinano facilità al sanguinamento, dapprima legato al solo trauma dello spazzolamento, successivamente anche spontaneo.

Il soggetto, per non provocare fuoriuscita di sangue, tende spesso a limitare le quotidiane pratiche di igiene orale con conseguente maggiore accumulo di placca batterica che determina un aumento delle lesioni.

L’infiammazione può diventare di tipo cronico con crescita eccessiva di tessuto e con caratteristico colore rosso-magenta; altre volte, la reazione può essere di tipo prevalentemente fibroso con scarso sanguinamento e frequentemente senza dolore. In seguito all’infiammazione connettivale si ha una prodizione di essudato che fuoriesce dal solco gengivale. L’aumento di volume dei margini e delle papille gengivali provoca frequentemente una parziale copertura della corona dentale dando luogo a una tasca gengivale (falsa tasca) senza proliferazione apicale dell’epitelio giunzionale (epitelio che circonda il colletto dentale creando un sigillo nel solco gengivale proteggendo i tessuti parodontali e l’osso alveolare dalla possibile infiltrazione di agenti patogeni).

Quadri di questo tipo possono rimanere come tali per lungo tempo. Fino a che l’infiammazione rimane localizzata ai tessuti gengivali, queste alterazioni possono, con appropriata terapia, guarire perfettamente senza perdita di attacco alla superficie del dente. A volte invece, per motivi non ancora perfettamente chiari, lo scompaginamento delle fibre connettivali in prossimità della radice dentaria può determinare la proliferazione in direzione apicale dell’epitelio giunzionale, con formazione di una tasca parodontale vera e un interessamento delle componenti più profonde dei tessuti parodontali. Così, da una gengivite si può passare ad una parodontite.

La g., se trascurata e non curata, può quindi diventare la prima manifestazione della malattia parodontale.

Principali rimedi omeopatici utilizzati per ridurre gli effetti dovuti alla gengivite e cure omeopatiche

Arsenicum album: gengive gonfie, dolenti, sanguinanti, e con sensazione di bruciore. Miglioramento con le bevande calde o con applicazioni di acqua tiepida in bocca, in pazienti ansiosi, irrequieti e freddolosi.

Belladonna: gengive arrossate, tumefatte e dolenti in modo pulsante. Congestione è localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, specialmente a destra. Migliora con il calore.

Borax: gengive arrossate e dolenti, in soggetti tendenti alle afte.

Hepar sulphur: gengive gonfie, sanguinanti e dolenti al tatto.

Mercurius solubilis: gengive gonfie, spugnose e sensibili.

Phosphorus: gengive gonfie, dure, arrossate e sanguinanti.

Silicea: gengive arrossate, dolenti e gonfie in soggetti che mancano di calore vitale (per loro tutto è freddo) aggravamento con le bevande fredde.

Staphisagria: gengivite in soggetti irritabili e collerici

Sulphur: gengive gonfie, dure, arrossate e sensazione di bruciore.

A questi si possono aggiungere

Arnica: rimedio traumatico per eccellenza, per ridurre la congestione ed il sanguinamento delle gengive.

Carbo vegetabilis: particolarmente utile nei casi settici con colorito cianotico delle gengive, emorragie venose passive a livello delle mucose.

Nux vomica: iperestesia (sensibilità esagerata)

Marum verum: in soggetti che soffrono di insonnia a causa di eccitazione nervosa.

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