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Rimedi Omeopatici

Omeopatia - Rimedi della Nonna - Cure Omeopatiche

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Ulcere varicose

Le ulcere varicose sono denominate anche ulcere da stasi o ulcere venose o ulcere trofiche o ulcere crurali. Sono lesioni della pelle causate da una difficoltosa e precaria circolazione venosa e costituiscono l’ultimo livello di insufficienza venosa. Possono presentarsi come complicazioni delle vene varicose e possono accompagnare la dermatite da stasi, che è un’infiammazione cronica della cute degli arti inferiori spesso associata a insufficienza venosa.

Sono ferite della gamba che guariscono con difficoltà o che non guariscono affatto vengono denominate ulcere venose della gamba. Spesso compaiono sul malleolo mediale, cioè sull’osso interno della caviglia. Di regola, colpiscono le persone anziane con diverse malattie di base, la loro insorgenza è favorita dal diabete o dall’insufficienza cardiaca. La causa principale è di solito l’insufficienza venosa di lunga durata e le donne sono più colpite rispetto agli uomini.

Modalità di formazione di un’ulcera venosa della gamba

A causa della difficoltosa e precaria circolazione venosa, le vene non sono più in grado di trasportare il sangue rapidamente dalle gambe al cuore. Il sangue ristagna e dilata le vene. Questa stasi danneggia i capillari, cioè danneggia i vasi sanguigni più piccoli. Di norma, i capillari riforniscono le cellule di ossigeno e sostanze nutritive e trasportano i prodotti della degradazione metabolica lontano dai tessuti. I capillari danneggiati non possono più svolgere adeguatamente questa funzione. Prima di tutto, la cute delle aree affette diventa più sensibile, perde la sua elasticità e diventa più dura e può assottigliarsi. Quindi anche il trauma più lieve e inavvertito può provocare una ferita aperta essudativa. A causa della compromessa circolazione sanguigna il processo di cicatrizzazione non è in grado di rigenerare la pelle ed i tessuti.

La ferita aperta è molto dolorosa.

I microrganismi che colonizzano la ferita e i tessuti circostanti causano la formazione di un odore sgradevole. In molti casi, le persone affette non vogliono uscire ed evitano il contatto con gli altri. I pazienti assumono una postura di protezione a causa del dolore e muovono l’arto affetto il meno possibile. Questa mancanza di movimento, a sua volta, disattiva il meccanismo di pompa che trasporta il sangue in direzione del cuore e inizia un circolo vizioso.

Le ulcere varicose generalmente sono di impossibile guarigione spontanea per la loro localizzazione su tessuti che non sono più nutriti in maniera adeguata.

La prevenzione consiste principalmente nel tenere sotto controllo il peso corporeo e nell’adottare una dieta bilanciata. Inoltre è bene fare una costante attività fisica e correggere eventuali difetti posturali che possono causare problemi circolatori. Sarebbero utili anche altri accorgimenti, come un’alimentazione ricca di frutta e verdura, il riposo, tenere le gambe in posizione orizzontale ed i piedi sollevati, facendo contemporaneamente dei movimenti con le gambe, la notte tenere le gambe alzate rispetto al piano del letto, ecc.

La problematica quindi richiede la sorveglianza medica e la scelta oculata dei rimedi specificamente adatti, seguendo attentamente sia la sintomatologia che l’evoluzione delle formazioni patologiche. Relativamente all’omeopatia i rimedi potenzialmente utili a trattare le ulcere varicose sono numerosi, diversi per caratteristiche e patogenesi.

I rimedi omeopatici più utilizzati in assoluto per tali problematiche sono Aesculus hippocastanum e Hamamelis, che si rivelano particolarmente adatti per il trattamento delle varici in qualsiasi sede, giacché irrobustiscono le pareti dei vasi sanguigni ed aumentano l’elasticità dei capillari, ma soprattutto perché espletano una spiccata azione vasocostrittrice ed antinfiammatoria che si concentra in modo particolare sul sistema venoso.

Ulcere varicose
Ulcere varicose

Tra gli altri rimedi maggiormente adoperati troviamo:

Arsenicum album: se l’ulcera è superficiale, è sanguinante ed ha i bordi rossi.

Calcarea fluorica: varici e varicosità, dilatazioni venose. Migliorano con il calore, con il movimento e con il massaggio.

Carbo vegetabilis: se l’ulcerazione ha un essudato maleodorante.

Fluoricum acidum: vecchie ulcere non dolenti dai bordi rossi e induriti. Il rimedio ha un’azione profonda sui tessuti venosi. I sintomi migliorano con applicazioni fredde e camminando all’aria aperta.

Graphites: in soggetti apatici, grassi e freddolosi.

Hydrastis: ulcere dolorose.

Kali bichromicum: se l’ulcera è profonda, ha i bordi netti e solitamente si presenta come coperta da una pellicola.

Lachesis: il soggetto generalmente ha colorito rosso e congestionato, è robusta e muscolosa, è gelosa, è diffidente, è depressa al mattino e nervosa la sera. I sintomi peggiorano con il caldo intenso.

Lycopodium: insicurezza, paura di non riuscire, debolezza psico-fisica, emotività, irritabilità, irascibilità, senso di responsabilità, ambizione che guida nell’agire e nel prendere le decisioni. La lateralità è prevalentemente destra o da destra a sinistra, peggioramento con il calore.

Lachesis e Lycopodium sono rimedi sinergici di forte grado, per cui la loro associazione rafforza e completa la terapia.

Mercurius solubilis: se l’ulcerazione è infetta ed è a bordi irregolari.

Mezereum: ulcerazioni con secrezioni purulente, coperte di croste bianco-giallastre, circondate da vescicole brucianti molto pruriginose, ogni vescicola è circondata da un’aureola rosso brillante.

Nitricum acidum: ulcera con bordo irregolare.

Sepia: è pallida, è debole, ha forte pesantezza alle gambe, è aggravata da tutto ciò che peggiora la sua congestione venosa (come ad es. nella fase premestruale).

Sulphur: Miglioramento con il tempo secco e caldo, stando coricato sul lato destro. Odore sgradevole della pelle.

Tra i rimedi omeopatici spesso utilizzati ci sono anche Carbo animalis, Cardus marianus, Clematis vitalba, Poeonia e Silicea.

In diversi casi vengono utilizzati, in associazione o da soli, dei gemmoterapici M.G. D1 come Aesculus hippocastanum che è un flebotonico, per cui particolarmente indicato nell’insufficienza venosa e nella fragilità capillare e/o Castanea vesca, o Sorbus domestica, che sono indicati nelle turbe della circolazione venosa in generale e delle vene varicose in particolare. Sorbus domestica M.G. D1 è anche un tonico linfatico, per cui particolarmente adatto nel trattamento delle manifestazioni di insufficienza venoso-linfatica degli arti inferiori

Per quanto riguarda la diluizione, che è un parametro anch’esso molto personale, come primo approccio e nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata, in genere ci si orienta verso le basse o le medio-basse diluizioni (ad es. fino a 9CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose (3 possono essere sufficienti), più volte al dì secondo necessità (ad es. fino a 2-3 volte), lontano dai pasti.

(*) V. Note esplicative e la home-page della sezione

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SOS Vaginite

La vaginite non è altro che l’infiammazione della vagina. Essa può determinare sintomi come perdite vaginali e prurito intimo.

L’infiammazione può essere dovuta a vari fattori tra i quali le irritazioni, le alterazioni ormonali, i traumi e le infezioni. All’origine di una vaginite c’è quasi sempre una variazione dell’equilibrio e dell’acidità vaginale. La variazione può essere dovuta ad agenti patogeni, a malattie sistemiche come il diabete, e all’uso di alcuni farmaci come gli antibiotici e i corticosteroidi.

La vaginite può anche essere un sintomo di malattie provocate da un agente patogeno e trasmesse mediante il rapporto sessuale. È il caso della gonorrea e della clamidia, provocate rispettivamente dai batteri Neisseria gonorrhoeae e Clamydia trachomatis nonché dal virus erpetico.

L’alterazione della mucosa vaginale rende possibile un’infezione causata da un microrganismo che prende il sopravvento. I microrganismi responsabili dell’infezione possono essere i funghi come la Candida albicans, i batteri tra cui la Gardnerella vaginalis, o i protozoi quale ad esempio il Trichomonas vaginalis.

Le irritazioni della mucosa possono essere provocate da stimoli chimici, ovvero dai detergenti, dai profumi, dai profilattici e dagli spermicidi; o anche da stimoli meccanici prolungati come il parto e gli sfregamenti causati da indumenti troppo attillati o non traspiranti.

Un altro fattore predisponente è dovuto alle alterazioni ormonali. Dopo la menopausa, infatti, può insorgere una vaginite atrofica determinata dal calo degli estrogeni, detta perciò anche vaginite climaterica o senile. Tale alterazione dell’assetto ormonale può verificarsi anche in altre occasioni, come dopo il parto o durante l’allattamento, oppure dopo l’asportazione chirurgica delle ovaie.

I sintomi della vaginite sono il prurito, l’arrossamento ed il fastidio nell’area genitale (soprattutto in presenza di candidosi), dolori durante la minzione ed i rapporti sessuali, e piccoli sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale.

Ma i sintomi dipendono anche dalle sue origini; possono pertanto includere severo prurito associato a perdite vaginali biancastre e molto dense (candidosi), secrezioni maleodoranti (vaginosi batterica) o perdite vaginali giallo-verdognole (tricomoniasi).

La fitoterapia potrebbe fornire il suo contributo come coadiuvante con più di un preparato, come ad es.

Calendula

 

Le lavande vaginali con la tintura madre di Calendula (che è un fitoterapico) diluita in acqua, per un’azione antisettica e antinfiammatoria.

 

 

Lavanda

L’olio essenziale di Lavanda o anche l’olio essenziale di Melaleuca (noto anche come Tea Tree Oil), da diluire nelle opportune quantità in acqua sterilizzata previa bollitura, per praticare delle irrigazioni vaginali o per l’igiene intima, onde ottenere un’azione antisettica, antinfiammatoria, lenitiva, calmante, anestetica, ecc. (il Tea Tree Oil ha, tra l’altro, forti attività antimicotiche).

 

 

Vaginite
Vaginite

 

Le applicazioni del gel di Aloe vera o di aloe arborescens sono adatte per tenere sotto controllo le manifestazioni dovute alla candida genitale.

 

 

 

Possono essere altresì utili applicazioni locali con l’olio di Mandorle dolci o di Borragine od anche con una crema a base di Avena o di Echinacea o della stessa Calendula.

Sarebbe ancora opportuno associare altri tipi di intervento quali ad esempio:

  • l’uso di detergenti delicati e non troppo alcalini, a pH fisiologico (4 o 5);
  • un’alimentazione appropriata (fibre, vitamine, sali minerali);
  • l’uso di indumenti intimi idonei (di cotone e traspiranti);
  • una corretta igiene personale;
  • l’eliminazione di jeans o pantaloni troppo stretti;
  • l’attività fisica;
  • eventualmente l’uso di bioterapici di supporto, ecc

Se la vaginite è dovuta alla candidosi:

Le regole di base di qualsiasi dieta alimentare per sconfiggere la Candida albicans prevedono l’allontanamento degli zuccheri semplici, degli alcolici, dei cibi ricchi di lieviti e di conservanti. L’alimentazione consigliata è quindi quella ricca di vitamine, di sali minerali e di acidi grassi polinsaturi (omega-3 e omega-6 non ossidati dal calore), che combattono meglio i processi infiammatori, non facendo mancare lo yogurt senza zuccheri aggiunti che è un probiotico contenente fermenti lattici molto efficaci nell’evitare la crescita dei funghi.

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Calcolosi biliare renale e salivare

Il termine calcolosi, o litiasi, indica l’esistenza di calcoli nell’organismo, cioè di aggregazioni di sali minerali e composti organici, di numero, dimensione e composizione variabile. I calcoli si depositano prevalentemente nel rene e nella cistifellea, nelle vie biliari, in quelle urinarie o nei dotti ghiandolari.

I calcoli renali possono essere costituiti da varie componenti chimiche, singole o in combinazione, ma nella maggior parte dei casi essi sono costituiti da ossalato di calci puro o associato a fosfato di calcio. L’ossalato di calcio è un sale, è un composto che si presenta in microscopici cristalli aghiformi, noti in botanica come rafidi. La presenza di questi microscopici cristalli è responsabile della sensazione di bruciore intenso alla bocca e alla gola che alcune persone avvertono dopo aver ingerito questi alimenti. Le fonti alimentari di ossalato di calcio sono le foglie di rabarbaro e di tè, gli spinaci, i kiwi, le barbabietole.

I calcoli biliari o della colecisti sono in genere formati da colesterolo, sali di calcio e pigmenti biliari in proporzioni variabili. Possono formarsi per diversi fattori. I più frequenti sono assimilabili a un difetto congenito del fegato che produce una bile troppo ricca di colesterolo e povera di sali biliari; a una cistifellea che tende a concentrarla troppo; a uno stile di vita non proprio equilibrato.

I calcoli urinari sono costituiti da un sale dell’acido urico, l’urato di calcio e ossalati di calcio.

Alla loro formazione concorrono vari fattori, diversamente intersecati tra loro. Una diuresi modesta rappresenta uno dei fattori più importanti. La diuresi modesta può derivare da disidratazione prodotta in vari modi (attività fisica, ambienti surriscaldati) nonché da uno scarso introito idrico che è la causa più frequente. La ridotta presenza di liquido nelle urine ne eleva la concentrazione (rendendone scuro il colore) riducendosi così la dissoluzione dei sali in esse contenuti.

Anche un eccessivo assorbimento intestinale di ossalato, inducendo alti livelli urinari, può facilitare l’insorgenza di calcoli; un’iperattività delle ghiandole paratiroidi, che controllano il metabolismo del calcio e del fosforo; l’obesità rappresenta un evidente fattore di rischio; una dieta ricca in proteine animali (manzo, alcuni pesci, maiale) aumenta il livello generale di acidità e ciò facilita la formazione di calcoli di “ossalato di calcio” e di “acido urico”. La degradazione stessa dei componenti della carne facilita la produzione di acido urico per cui la quantità di cibo assunto è comunque importante. Il calcio è un elemento cruciale nella formazione dei calcoli ma ciò che conta è la quantità della sua presenza nelle urine. Ridurre eccessivamente l’introito alimentare di calcio non è corretto: bisogna invece ridurre l’assunzione di sodio (sale) in quanto esso ostacola il riassorbimento del calcio, aumentandone la quantità presente nelle urine.

I calcoli salivari sono, nella maggior parte dei casi, aggregati solidi composti da sali di calcio. La loro formazione è favorita dalla stasi salivare, condizione che si verifica nei soggetti debilitati, disidratati o in terapia con anticolinergici. La calcolosi salivare può avere anche un’origine traumatica, metabolica o infiammatoria.

Il precedente riscontro di calcolosi in un familiare stretto (genitore, fratello o sorella) costituisce condizione di maggior rischio.

La calcolosi diventa sintomatica quando uno o più calcoli ostruiscono in maniera importante le vie di sbocco dei condotti dell’organo o della ghiandola.

L’omeopatia può trattare la calcolosi biliare, renale e salivare con diversi rimedi. Purtroppo però l’omeopatia non dispone di rimedi in grado di sciogliere i calcoli biliari, tutt’al più di rimedi capaci di evitarne l’accrescimento, di controllare i sintomi diretti e riflessi e di migliorare la funzionalità e la motilità della colecisti.

Tra i rimedi omeopatici potenzialmente indicati per la calcolosi biliare troviamo Belladonna, Berberis, Bryonia, Calcarea carbonica, China, Colocynthis, Galium, Lycopodium, Nux vomica, Phosphorus; per la calcolosi renale i rimedi diventano Cantharis, Calcarea carbonica, Lycopodium, Oxalicum acidum, Pareira brava, Sepia; per la calcolosi salivare Calcarea carbonica.

Calcolosi
Calcolosi
Belladonna: soggetti emotivi, agitati, pletorici e allegri se stanno bene, profondamente abbattuti quando sono ammalati. Il rimedio ha una lateralità destra.

Berberis vulgaris Le principali organospecificità sono: reni e vie urinarie, fegato, colecisti. Il rimedio è indicato nei casi di calcolosi biliari e renali, nonché di coliche epatiche. I principali sintomi patogenetici sono: dolori di schiena dovuti a calcoli biliari o renali, dolori al fegato, sub-ittero, reumatismi muscolari e articolari da diatesi artritica urica, renella, urine con sedimento rossastro. Le modalità generali sono: aggravamento con il movimento, camminando, in piedi o in vettura; miglioramento con il riposo, dopo una diuresi abbondante. La lateralità è sinistra.

Bryonia: miglioramento con il riposo, con la pressione, stando sdraiato sul lato dolente, con le bevande e le applicazioni fredde. Il rimedio ha una lateralità: destra.

Calcarea carbonica: è il più importante rimedio omeopatico che viene utilizzato nella calcolosi salivare. La sua azione spesso è duplice, sia nel contribuire alla riduzione dei calcoli e sia nel favorire la loro espulsione. Per quest’ultimo aspetto talvolta viene associato a Magnesia carbonica, che è un rimedio omeopatico in grado di lavorare sullo spasmo dei dotti salivari che potrebbe ostacolare il deflusso dei calcoli.

Cantharis: miglioramento dei sintomi con le applicazioni fredde, con la frizione.

China: miglioramento con una pressione forte e piegandosi in due

Colocynthis: miglioramento piegandosi in due, con la pressione forte e dura, con il calore.

Galium: è un rimedio omeopatico che ha tra le indicazioni cliniche varie forme di irritabilità della vescica, calcolosi e renella.

Lycopodium: è uno dei più importanti rimedi omeopatici, se non il più importante, per trattare la calcolosi biliare (soprattutto per le calcolosi biliari da colesterolo), innanzitutto per contrastare i dolori ed evitare le coliche, poi per impedire l’accrescimento dei calcoli.

Il rimedio evita l’accrescimento dei calcoli nei dotti biliari o nella cistifellea, controllando i sintomi primari e secondari e migliorando la funzionalità d’organo. Una modalità tipica del rimedio è l’aggravamento del fastidio o del dolore stando coricati sul lato destro. Ma è un rimedio utile anche per contrastare i calcoli renali.

Durante gli eventuali episodi acuti (coliche biliari) potrebbero essere utili anche rimedi come Chamomilla e Magnesia phosphorica per contrastare gli spasmi e i dolori delle coliche.

Nux vomica: una leggera sonnolenza dopo pranzo è abbastanza normale, però nel suo caso è diventata eccessiva perché quasi sicuramente è legata alla sclerotizzazione della colecisti dovuta al calcolo, che non consente uno sversamento tempestivo e sufficiente della bile utile alla digestione. Un grande rimedio omeopatico dell’apparato digerente, che potrebbe essere di aiuto per la calcolosi biliare.

Oxalicum acidum: regione renale dolente e sensibile alla pressione

Pareira brava: ha un’organospecificità su vescica, reni e vie urinarie, viene prescritto in caso di calcoli renali e vescicali.

Phosphorus: Dolori alla regione epatica < stando coricato sul lato destro e al tatto. Il rimedio ha una certa predisposizione alla lateralità destra. Il soggetto peggiora al crepuscolo, la sera, con il cambiamento del tempo ed in particolare con il temporale, al freddo, in una camera calda.

Sepia: miglioramento con l’esercizio, camminando in fretta, con la pressione, con il calore, stiracchiandosi.

Un’azione aggressiva su detti calcoli o comunque un’azione di maggior contenimento degli stessi è ipotizzabile aggiungendo degli organoterapici come Calcolo biliare e Cistifellea.

Gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata per la calcolosi biliare

In diversi casi si rivela utile l’associazione con qualche gemmoterapico della fitoterapia rinnovata (o gemmoderivato, si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana). Ad esempio viene considerata utile un’attività di drenaggio con un gemmoterapico come Rosmarinus officinalis, che ha un’azione elettiva sulla cistifellea e sulle vie biliari, essendo un ottimo antispastico che regolarizza la motilità della cistifellea stessa. È un eccellente colagogo e coleretico che regolarizza la motilità della cistifellea e possiede un’azione antispasmodica, è indicato nella calcolosi biliare, nelle colecistiti croniche e nella piccola insufficienza epatica. In diversi casi trovano impiego anche dei gemmoterapici come Rosmarinus officinalis, Betula verrucosa, Acer campestre, Opuntia ficus indica.

Ma tra i gemmoterapici troviano utilizzo anche Olea europaea, Prunus amygalus, Fraxinus excelsior, Fagus sylvatica, Juniperus communis e tra gli organoterapici Cholesterinum.

Gemmoterapici della Fitoterapia rinnovata per la calcolosi salivare

Potrebbe essere utile anche associare qualche gemmoterapico della Fitoterapia rinnovata (si tratta di macerati glicerici di gemme vegetali con diluizione alla prima decimale hahnemanniana, che si pongono a cavallo tra la Fitoterapia classica e l’Omeopatia ), in gocce, come Betula pubescens M.G. D1 che è un ottimo drenante generale capace di stimolare il sistema reticoloendoteliale, ha proprietà toniche ed aumenta le difese dell’organismo o Quercus peduncolata M.G. D1 che ha un’azione simile e complementare a quella di Betula pubescens.

Altra possibilità interessante è l’utilizzo di un Isoterapico salivare, la cui preparazione deve essere effettuata da un laboratorio galenico omeopatico a partire dalla propria saliva. Potrebbe essere altresì utile, al fine di eliminare spontaneamente i calcoli, stimolare la produzione del flusso salivare (ovviamente in maniera controllata per evitare ogni spasmo), con ad es. il succo di limone, le caramelle dure, una buona idratazione, ecc. Sarebbe però opportuno rivolgersi ad un medico omeopata che possa prescrivere la terapia meglio confacente al caso specifico.

A quanto detto in precedenza logicamente occorrerà associare un corretto stile di vita, con particolare riguardo all’alimentazione ed all’attività fisica. Per quanto riguarda la diluizione e la relativa posologia sono strettamente personali, in quanto, oltre ad essere legate al grado di somiglianza rimedio-paziente, dipendono dalla reattività individuale del paziente e dal livello d’intervento terapeutico necessario.

Tuttavia come primo approccio, nelle more di rivolgersi ad un medico omeopata e per un intervento prevalentemente sintomatico, in genere ci si orienta verso le basse diluizioni (ad es. fino a 7CH), che solitamente si utilizzano in ragione di pochi granuli pro-dose (3 granuli possono essere sufficienti), più volte al dì (ad es. 3-6 volte), lontano dai pasti. Ovviamente la prescrizione appropriata al caso specifico la può garantire solo un medico omeopata con la visita.

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Verruche

Com’è noto, le verruche sono manifestazioni papulose piane o rilevate, di origine virale, trasmesse per contagio diretto o indiretto, da uno degli oltre settanta papilloma virus che interessano l’uomo (detti HPV, da Human Papilloma Virus). Il periodo d’incubazione del virus varia dai due ai nove mesi.

Le verruche possono essere cutanee e genitali. Le prime si localizzano preferibilmente sul dorso delle mani, alle piante dei piedi e nel contorno ungueale, cioè lungo il perimetro delle unghie; le seconde si palesano a livello degli organi sessuali. La manifestazione esordisce con una lenta iperproliferazione delle cellule del derma e/o dell’epidermide.

I fattori che procurano o che favoriscono l’insorgenza della manifestazione verrucosa sono diversi. Tra i principali ritroviamo:

L’indebolimento delle difese immunitarie dovuto a stress, cattiva alimentazione e patologie debilitanti aumentano notevolmente la suscettibilità all’infezione; i fattori predisponenti genetici; le interruzioni dello strato cutaneo protettivo, ovvero le lesioni cutanee (sono la principale porta d’ingresso del virus; per questa ragione le formazioni verrucose compaiono soventemente a livello di zone traumatizzate); un uso promiscuo di asciugamani, accappatoi e ciabatte o di oggetti per la cura delle unghie; l’utilizzo di calze o scarpe umide oppure bagnate; le calzature e le calze inadeguate perché fabbricate con materiali sintetici non traspiranti; l’atto di camminare a piedi nudi negli spogliatoi o in qualsiasi luogo di utilizzo pubblico.

Ma anche la scarsa igiene cutanea o l’eccessiva esposizione al sole e alle lampade abbronzanti facilitano, indirettamente, l’insorgenza delle verruche.

Le Verruche cutanee sono classificate in:

Volgari o comuni che compaiono più assiduamente sul dorso delle mani e delle dita, alle gambe ed alla pianta dei piedi. Quelle ai piedi sono generalmente dolorose, hanno una tipica forma tondeggiante e una superficie dura e scabra.

Piane che sono localizzate principalmente al volto o al dorso delle mani, ma possono manifestarsi anche a livello di mani, ginocchia e braccia. Solitamente sono di piccole dimensioni, piatte in cima e un po’ meno ruvide delle altre.

Plantari profonde che interessano la pianta dei piedi. Sono piatte, particolarmente fastidiose e dolorose quando si sta in piedi o quando si cammina a causa della pressione esercitata su di esse dal peso del corpo.

Periungueali la cui forma ricorda quella di un cavolfiore.

Filiformi si localizzano generalmente nelle aree intorno alla bocca, al naso e agli occhi. Hanno una forma allungata.

A mosaico solitamente localizzate sotto le dita dei piedi, sono simili a un gruppo di piccole croste e non sono dolorose.

In molti casi, le verruche vanno incontro a guarigione spontanea nell’arco di 1-5 anni.

Verruche
Verruche

L’omeopatia dispone di diversi rimedi per il trattamento delle verruche.

Senz’altro Antimonium crudum e Nitricum acidum sono tra i principali utilizzati con la differenza che

Antimonium crudum è maggiormente indicato per quelle plantari e per quelle ispessite, cornee, dure. Mentre

Nitricum acidum è maggiormente indicato per quelle che sanguinano facilmente.

Ma tra i principali rimedi ci sono anche

Causticum è il rimedio omeopatico che ha nella sua patogenesi le verruche sottoungueali, che sanguinano facilmente. Ha una lateralità destra e aggravamento con tempo chiaro e secco, aria fredda, movimento, in auto, passando da caldo a freddo, dopo un bagno e miglioramento con tempo umido e piovoso, aria calda.

Cinnabaris, verruche che sanguinano facilmente

Dulcamara (verruche piane, al dorso delle mani o alle spalle). Il rimedio è particolarmente indicato per quelle piane sul viso

Lycopodium  verruche brucianti, dentellate, frastagliate, peduncolate, dolorose, disseccate, vizze, talvolta sanguinanti, in soggetti intellettualmente vivi e fisicamente deboli

Natrum sulphuricum Tendenza alle verruche in varie parti del corpo: cuoio capelluto, faccia, palpebre, petto, genitali, intorno all’ano.

Nitricum acidum (verruche plantari, verruche di colore giallo-oro, facilmente sanguinanti, dolenti), vegetazioni molto dolenti ai genitali.

Sabina, verruche nelle regioni genitali e anali con bruciore e prurito intenso.

Sepia è un rimedio omeopatico che, come rilevabile dal presente articolo, risulta utile per trattare molte problematiche della pelle e diverse forme di eruzioni cutanee

Staphysagria è uno dei rimedi omeopatici della “sicosi”, che è la diatesi hahnemanniana portatrice di vari tipi di formazioni cutanee, tra cui le verruche. È adoperato per quelle a cavolfiore, che dolgono se toccate

Silicea, in soggetti con costituzione è quindi prevalentemente fosforica.

Thuya il grande rimedio di fondo più frequentemente utilizzato per il trattamento delle verruche. È il rimedio omeopatico principe delle vegetazioni verrucose e per questo è quello più frequentemente utilizzato in caso di comparsa di verruche di ogni tipo e in ogni sede. Thuya si usa in particolare quando la verruca ha uno o più dei seguenti aspetti: molle, molto grossa, rossastra o molto scura, frastagliata o dentellata, con cattivo odore. Anche le applicazioni locali con Thuya TM sono utilissime.

Thuya è il principale rimedio nella cura della diatesi hahnemanniana detta “sicosi”. Infatti la sicosi, più recentemente chiamata “reticoloendoteliosi” cronica o “reticolosi”, esprime la predisposizione dell’organismo alla formazione localizzata di escrescenze benigne, quali ad es. forme tumorali benigne cutanee, noduli, polipi, verruche, condilomi, papillomi, fibromi, epiteliomi, pustole, ecc. Tale diatesi prevale nei soggetti a costituzione carbonica o sulfurica.

La diatesi sicotica prevale nei soggetti a costituzione carbonica o sulfurica. Tra i precedenti un rimedio omeopatico maggiormente adatto a tale costituzione è Natrum sulphuricum.

E’ inutile aggiungere che, per il caso specifico, la migliore garanzia la può offrire solo un medico omeopata.

DILUIZIONE

Dovendo intervenire a livello sintomatico, ci si può orientare verso le basse diluizioni, ad es. la 7CH, in ragione di 3 granuli 3-4 volte al dì, allungando i tempi con i miglioramenti, oppure nel caso della 9CH 3 granuli 1-2 volte al dì.

L’eliminazione delle verruche e quindi la durata del trattamento, potrebbe richiedere diverse settimane ed a volte anche alcuni mesi, a seconda della loro profondità.

Tutti i rimedi omeopatici hanno piena compatibilità con i macerati glicerici o per meglio dire con i gemmoterapici.

Allo scopo di agevolare la guarigione, al trattamento omeopatico si potrebbe affiancare un trattamento fitoterapico in uso esterno a base, ad esempio, di Calendula (fiori e foglie), Tarassaco (foglie e radice), o Celidonia (foglie e fusto), Thuya.

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Limone

Il limone il cui nome botanico è Citrus limon è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae. Il termine limone si usa per indicare sia la pianta che il frutto.

La polpa e la buccia

I limoni sono frutti che appartengono al VII gruppo degli alimenti, in quanto ricchissimi di vitamina C (acido ascorbico). Essi sono fortemente dissetanti, sia per il contenuto in acqua, sia per la concentrazione in sali minerali ed acido citrico.

L’apporto energetico dei limoni è trascurabile. Essi forniscono all’organismo un ottimo contributo di sali minerali (potassio) e anche di antiossidanti. Tra questi ultimi i citroflavonoidi (esperidina, diosmina e rutina) che sono potenti antiossidanti, ipocolesterolemizzanti, capillaroprotettrici ed antineoplastici.  Sono un alimento fortemente alcalinizzante, indicato nelle diete depurative ed in quelle mirate alla prevenzione delle calcolosi renali da accumulo di cistina ed acido urico.

Il profumo dei limoni è dovuto alla presenza di oli essenziali, in particolare di limonene, un’altra molecola benefica.

L’imbrunimento della polpa di mela quando viene a contatto con l’aria è dovuto ad una reazione enzimatica di ossidazione dei polifenoli presenti. In quanto tale non comporta alcuna perdita delle proprietà, sia dal punto di vista nutrizionale che terapeutico, ma solo un problema estetico e volendo di gusto. Per rallentarlo sensibilmente basta aggiungere in po’ di succo di limone che funge da antiossidante.

Il succo di limone in genere è sconsigliato a stomaco vuoto per chi soffre di gastrite.

In campo erboristico, la buccia di limone è utilizzata per favorire la digestione; assumendone un decotto senza zucchero o altri edulcoranti, è possibile giovare dell’incremento secretivo a carico delle ghiandole esocrine annesse al tubo digestivo. È infatti percettibile un incremento della salivazione mentre, ancor più importante ma silente, è il miglioramento del rilascio di altri enzimi nelle fasi successive del processo.

L’assorbimento del ferro è favorito dalla vitamina C e dall’acido citrico, per cui è sempre bene accompagnare detti alimenti con succo di agrumi, soprattutto limone ed è anche favorito dagli zuccheri e dagli aminoacidi. Il ferro è assorbito facilmente dall’intestino quando è associato alla vitamina C, largamente presente negli agrumi e nei prodotti vegetali freschi.

La torrefazione della buccia consiste nel riscaldamento della stessa allo scopo di disidratarla e quindi di conservarla più a lungo. La torrefazione può essere fatta in casa o con il forno oppure con una bistecchiera sul fornello. La si riduce in polvere e se ne assume un cucchiaino da caffè più volte al dì secondo necessità. Ma i limoni, buccia e polpa, possono essere assunti anche freschi.

Il limone
Il limone

L’olio essenziale

La spremitura a freddo della buccia di limone, dopo averlo privati della parte bianca, consente di estrarre un olio essenziale. L’olio essenziale di limone, maggiormente concentrato nella buccia, contiene diversi principi attivi (flavonoidi, acido citrico, limonene, acido malico, acido tartarico, pectina, inositolo, zuccheri, vitamina C, vitamina PP, ecc.) dalle numerosissime proprietà terapeutiche e benefiche (antisettico, cicatrizzante, depurativo, diuretico, ipotensivo, digestivo, battericida, vermifugo, astringente, antireumatico, febbrifugo, ecc.), tra cui, appunto, anche quella di abbassare la temperatura corporea.

Gli oli essenziali degli agrumi (limone, bergamotto, arancio, mandarino), servono per placare gli stati ansiosi e nervosi.

Questi sono i motivi per cui le fette di scorza dei limoni da adoperare devono riguardare il più possibile la parte gialla, dove sono contenuti i preziosi oli essenziali dalle proprietà terapeutiche indicate.

Il limone: Usi

Una bevanda per contrastare le manifestazioni diarroiche e per contribuire a regolarizzare le funzioni intestinali è il tè con limone. Ma è altresì utile la camomilla con limone ed eventualmente con un po’ di zenzero.

Il limone uno degli alimenti più indicati per depurare il fegato. Tra gli altri alimenti troviamo: carciofo, cardo mariano, broccoli, cavolfiore, cavolo, asparagi, ortaggi a foglia verde, carote, barbabietole, aglio, lievito, cereali integrali, curcuma, olio extravergine di oliva, ecc.

I risciacqui con il succo di limone diluito in acqua sono tra i rimedi che possono aiutare in caso di bocca secca. Ma è anche importante bere acqua in modo regolare durante la giornata ed assumere cibi ricchi di vitamina C.

Il succo di limone è utile per trattare localmente le macchie brunastre sul viso (efelidi).

Una bevanda a base di acqua e limone con l’aggiunta di bicarbonato è utile per lo stomaco, in caso di reflusso.

Tra le preparazioni più casalinghe, risultano essere molto efficaci lo sciroppo di cipolla e limone. Lo sciroppo è di valido aiuto per combattere la tosse e per favorire l’espettorazione.

Le applicazioni locali del succo di limone sono utili per le smagliature

Per contrastare l’iperidrosi ascellare sarebbe opportuno adottare alcuni accorgimenti altrettanto utili ed efficaci, come ad es. sciacquare ogni sera le ascelle con acqua e succo di limone.

Il succo di limone con l’aggiunta di un cucchiaino di miele è un ottimo rimedio contro il mal di gola essenzialmente per le proprietà lenitive, antisettiche, antivirali e antibatteriche.

Per ridurre l’aspetto di un cheloide, per il trattamento delle cicatrici cheloidi e per evitare che il cheloide degeneri e per attenuarne ulteriormente l’aspetto, è comunque buona norma mantenere la cicatrice pulita ed applicare quotidianamente creme nutrienti ed antiossidanti, come ad esempio il succo di limone.

Il limone è un alimento consigliato anche in caso di oligoteratospermia, perché ricco di vitamina C

Una soluzione a base di succo di limone e acqua in cui imbibire un batuffolo di cotone è utile per un’azione abrasiva di pulizia della lingua nei casi di patina bianca. Detta soluzione limita la crescita batterica e riduce i processi infiammatori. In alternativa vengono adoperate le applicazioni locali di bicarbonato di sodio sciolto in acqua.

Alla buccia di limone si riconosce la capacità di contribuire a combattere le verminosi intestinali, in particolare per l’ossiuriasi. Gli ossiuri sono i piccoli vermi bianchi che più comunemente possono infestare l’intestino crasso dei bambini.

Il succo fresco di limone è impiegato anche nei casi di Epistassi (sanguinamento). Allo scopo di fermare il sanguinamento ed esercitare un’attività vasocostrittrice ed emostatica, viene applicato localmente un tampone di cotone imbevuto nel succo fresco.

Per contrastare efficacemente la pelle grassa e lucida il succo di limone (da diluire con acqua in parti uguali, da applicare con un batuffolo di cotone sul viso e risciacquare prima con acqua calda e poi con acqua fredda). Sono di valido aiuto anche gli impacchi di limone e rosmarino.

Un rimedio casalingo per rafforzare i capelli consiste nel preparare un composto con quattro cucchiai di olio extravergine di oliva e il succo di un limone; si lascia in posa sui capelli per circa mezz’ora e poi si procede al lavaggio, risciacquando bene con acqua tiepida

Un’alimentazione sana ed equilibrata, prevedendo un buon consumo di succo di limone, può fornire una limitazione della crescita e della formazione dei lipomi.

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